Napoli Comicon, Natangelo presenta “Pensavo fosse amore, invece era Matteo Renzi” (VIDEO)

Mario Natangelo (Napoli, 16/12/1985), in arte semplicemente ‘Nat’, vignettista attualmente in forza al Fatto Quotidiano....

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Mario Natangelo (Napoli, 16/12/1985), in arte semplicemente ‘Nat’, vignettista attualmente in forza al Fatto Quotidiano. E’ intervenuto al Comicon sabato 23 Aprile per presentare il suo ultimo libro “Pensavo fosse amore, invece era Matteo Renzi”, in cui narra la storia di una coppia di ragazzi che si conoscono e si innamorano al tempo dell’ultimo governo Berlusconi, e la cui storia entra in crisi durante il governo Renzi.

Mario Natangelo
Mario Natangelo

Il volume, edito da Magic Press, raccoglie molte delle vignette scritte da Nat negli ultimi 7 anni, e racconta la storia di un elettore italiano, alle prese con i bruschi cambiamenti politici degli ultimi tempi, da un punto di vista molto particolare, sempre molto ironico.

Dario Nappo:

“Volevo cominciare con una domanda classica: come ti è venuta l’idea di articolare la tua narrazione attorno a una storia d’amore e alla figura dell’attuale premier, Matteo Renzi?”

Mario Natangelo:

“Sostanzialmente ho provato a raccontare quella che era l’Italia politica, quella ‘grande’, quella che leggiamo ogni giorno sui giornali, insieme all’Italia ‘minima’, cioè quella di un ragazzo italiano di 30 anni, che si trova a vivere gli effetti delle scelte che vengono prese a livello più alto, istituzionale”

DN: “Quanto c’è della tua esperienza personale nel tuo protagonista?”

MN: “C’è tanto. Considera che il libro era nato originariamente come raccolta di vignette, poi a un certo punto ho trovato più divertente raccontare cosa c’era accanto alle vignette che venivano raccontate ogni giorno. Sono passato a raccontare la vita privata di una persona che si trovava a dover raccontare in vignetta le vicende che si svolgevano ogni giorno. Vediamo questa coppia di una ‘renziana’ e un ‘non renziano’ nascere ai tempi di Berlusconi, e vediamo come cresce e… muore?”

DN:

“Com’è nata la tua collaborazione col Fatto Quotidiano?”

MN:

“Io ho sempre fatto vignette. Inizialmente collaboravo con l’Unità, poi alla nascita del Fatto Quotidiano sono stato ‘chiamato alle armi’, insieme ad altri, per raccontare in modo, forse non convenzionale, i fatti, anche da un punto di vista satirico. L’esperienza con il Fatto è iniziata quando avevo circa 23 anni, questo libro esce 7 anni dopo. A trent’anni mi chiedo cosa rimane di questo periodo? Rimane una vita distrutta da una politica che assorbe tutto, e una Italia che va allo sbando. Pensavamo che dopo Berlusconi non potesse venire nulla di peggio. Adesso non voglio dire che sia peggio, ma probabilmente la situazione attuale è la naturale prosecuzione del periodo berlusconiano. Dopo Berlusconi, arriva Renzi.”

DN:

“Tu sei un vignettista, quindi ti occupi di notizie, perché il vignettista in fondo non fa altro che riportare e commentare le notizie dal suo punto di vista. Da questa prospettiva, in che modo è cambiato per te il rapporto tra te e chi rappresenta il Governo? In altre parole, com’è stato il passaggio da Berlusconi a Renzi, passando per Monti e Letta?”

MN: “Devo dire che io per motivi generazionali ho vissuto prevalentemente l’ultima fase del periodo berlusconiano, potrei dire di aver avuto la fortuna di raccontare la parte finale e più divertente della parabola politica di Berlusconi. Una volta finita quella, dico la verità, da un lato c’era un po’ di paura: ci trovavamo davanti Monti, che era un personaggio difficile da rappresentare satiricamente, sembrava non avere difetti. In realtà, proprio il suo rappresentarsi come personaggio perfetto è stata la cosa più divertente da raccontare, soprattutto vista poi la sua caduta politica.

Una volta arrivati a Renzi, noi ci troviamo di fronte a una sorta di Moloch, un enorme totem fantastico che assorbe in sé tutti i poteri: è come se non esistesse nessun altro al governo, oltre Renzi. In questa sua ansia di protagonismo, diventava il bersaglio perfetto per un disegnatore satirico. Potevi riversare su di lui tutto quello che succedeva. Prendi ad esempio l’ultima cosa accaduta con Carbone, la polemica relativa all’uso del #ciaone, diventa automaticamente trasmissibile a Renzi, che non ha preso le distanze da quella esternazione. In questo modo, ha di fatto avallato quella affermazione. Quindi raccontare Renzi è molto divertente, ma forse è persino più divertente raccontare noi, come ho cercato di fare in questo libro: nelle graphic novel che vanno molto di moda adesso c’è la tendenza all’autobiografia, al narrare una visione minima della vita. Io racconto l’elettore, il personaggio che con tutte le sue frustrazione deve poi pur sempre andare a votare. Non dimentichiamoci che tutti questi personaggi che prendiamo in giro, sono in fondo pur sempre i personaggi tra cui noi dobbiamo scegliere chi votare, e che ci rapprensentano.”

DN:

“In passato hai lavorato per l’Unità, ci torneresti oggi a lavorare?”

MN: “L’Unità di adesso non è più quella per cui ho lavorato io. Ai tempi il direttore era Antonio Padellaro, che poi è stato mio direttore al Fatto Quotidiano. Oggi c’è l’Unità di Erasmo D’Angelis e io non ci lavorerei mai, non per antipatia personale, ma semplicemente perché probabilmente lì non potrei avere lo stesso tipo di libertà che ho oggi al Fatto.”

DN:

“Potremmo dire che il cambio avvenuto all’Unità rappresenta un po’ il cambiamento politico degli ultimi tempi?”

MN:

“Assolutamente sì. Hanno cercato di fare di nuovo il giornale di partito, solo che quella roba lì non funziona più.”

DN:

“Un’ultima domanda: ma secondo te, Vauro questo libro lo comprerebbe?” MN: “Guarda, Vauro non lo comprerebbe, perché secondo me… (ride, ndr). No, forse non è che non lo comprerebbe… (ride di nuovo, ndr). Ecco, io ho sempre letto Vauro, da quando ero ragazzino, era il vignettista per eccellenza. Io provo a fare un discorso un po’ diverso: Vauro ha una visione molto politica delle cose, io invece sono molto più ‘cazzaro’, cerco di fare qualcosa di più leggero. Non è un atteggiamento studiato, il mio, è che proprio io in certe cose non ci credo, mentre Vauro ci crede ancora. E questo, forse, si vede anche nelle vignette che realizziamo.”

Dario Nappo

 

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