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Il Podio Gialloblu di Juve Stabia – Livorno 2 – 3

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La Juve Stabia incappa in una dolorosissima sconfitta interna, la seconda consecutiva dopo quella di Pescara. Analizziamola nel Podio Gialloblu.

PODIO

Medaglia d’oro: a Giacomo Calò, ancora cui si aggrappa la Juve Stabia. Anche in una serata storta non manca l’apporto del centrocampista triestino, capace di incidere nonostante la nuova posizione cui, stranamente, viene assegnato. Giocando da mezz’ala nell’inedito rompo di centrocampo, Calò sente la mancanza della zona centrale del campo, quella da cui è possibile smistare palloni come lui ben sa fare. La rete, ennesima su calcio piazzato che doveva essere forse un assist, lo sblocca mentalmente, permettendogli di salire in cattedra anche da mezz’ala. Nella ripresa arriva l’assist, riuscito, per la testa di Cissè.

Medaglia d’argento: a Simone Calvano, polpo e recupera palloni della mediana. Che la sua, inspiegabile, assenza a Pescara sia stata condizionante per la squadra, lo conferma l’ottima prestazione che il 37 sfoggia dopo oltre tre mesi di inattività, mostrando tra l’altro come il teorema “fisico possente = maggior tempo per trovare la giusta forma” sia vero ma fino a un certo punto. A protezione della difesa Calvano blocca bene il Livorno senza disdegnare accelerazioni e buone trame di passaggio. Non è un caso che dopo l’uscita del proprio lottatore, la Juve Stabia perda definitivamente la bussola.

Medaglia di bronzo: a Nicholas Allievi, in difesa ultimo a gettare la spugna. Il primo tempo del jolly difensivo stabiese è da incorniciare: con forza e velocità mette spalle e gambe per bloccare le folate offensive di Marras e compagni. In più di un’occasione funge da regista arretrato, sventagliando lanci mancini con buona precisione. Il blackout che dura per tutto il secondo tempo condiziona anche la sua gara ma resta il più positivo del pacchetto arretrato. Tra poco più di 48 ore, a Benevento, sarà costretto a tornare terzino sinistro.

CONTROPODIO

Medaglia d’oro: ad Alfredo Bifulco, frenetico e pasticcione ogni volta che ha la palla tra i piedi. Non è la prima volta che ci troviamo a constatare le lacune dell’esterno scuola Napoli che, però, continua a convincere Caserta a scendere in campo dal primo minuto. Come avvenuto molte altre volte in stagione, Bifulco si inceppa almeno in due occasione quando c’è tutto il tempo per far partire la conclusione verso la porta, scegliendo invece soluzioni egoiste quanto astruse. Testa a terra e corsa solitaria sono gli strumenti con cui l’11 gialloblu tenta di risolvere la gara, dimenticando che in campo ci sono altri dieci compagni e lasciando per strada tante buone occasioni poi pagate a caro prezzo.

Medaglia d’argento: a Bright Addae, lontanissimo da uno stato di forma accettabile. Con uno spirito inversamente proporzionale rispetto alla “garra” del compagno di reparto Calvano, il ghanese gioca a ritmi bassissimi, evidenziando come fisicamente sia tutt’altro che pronto. Macchinoso fisicamente e poco lucido palla al piede, Addae mostra letteralmente una condizione non all’altezza di un rush finale di stagione da giocare col coltello dei denti, non riuscendo nemmeno a fare da semplice muro per le iniziative del Livorno. Vista la sua condizione ci si chiede perchè di altri due incontristi, uno sia stato mandato in tribuna (Mezavilla) ed un altro continui ad essere un oggetto misterioso anche se aggregato puntualmente alla panchina (Izco).

Medaglia di bronzo: a Giacomo Ricci, che con le sue ingenuità rovina un’ottima gara. La fascia sinistra della Juve Stabia gioisce dopo il rientro in campo del terzino livornese, che a parte a razzo contro la squadra della sua città. Pronti via ed il 3 si fa ammonire per la prima baruffa con Marras, ignaro o indifferente della diffida che gli impedirà di essere a Benevento: prima leggerezza inaccettabile. Dopo una gara fatta di coraggio e sgroppate, Ricci rovina la sua prestazione, prima perdendosi Marras in occasione del sorpasso dei toscani, e poi facendosi cacciare fuori dopo che Cissè aveva trovato il pareggio. A proposito di terzini, la verve con cui Germoni pure si fa espellere dalla panchina (consapevole di come a Benevento sarebbe toccato a lui vista la squalifica di Ricci) è un errore forse più grave di quello commesso dall’ex Lazio a Pescara e rimarca tutte le perplessità sull’apporto, in campo e fuori, del 23 gialloblu.

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