U
n incontro con l’autore entusiasmante a Castellammare, il quinto della rassegna “Platealmente”, organizzato dal bravo giornalista e direttore artistico del Teatro Karol Pierluigi Fiorenza.
Sul palco Pino Imperatore col suo ultimo romanzo “I demoni di Pausilypon”, edito da HarperCollins.
A conversare con lo scrittore, giornalista e umorista napoletano, che ha vinto numerosi e significativi premi, Pierluigi Fiorenza e le proff. Carmen Matarazzo e Tiziana Esposito, mentre l’attore Gigi Longobardi ha letto alcuni passi significativi tratti dal testo.
Autore di numerose opere di grande successo (testi teatrali, racconti, saggi umoristici e romanzi) nei quali racconta con arguta ironia tematiche scottanti, Pino Imperatore è un osservatore attento del nostro tempo, di cui ci offre numerosi spunti di riflessione.
Anche in quest’ultima opera, un giallo storico ambientato nella Roma imperiale, precisamente a Neapolis nell’anno 22 a.C., l’autore non delude il suo numeroso pubblico per la capacità inventiva, le acute osservazioni, lo stile narrativo chiaro e coinvolgente.
I demoni di Pausilypon è un thriller ambientato nell’antichità con un finale sorprendente, ma anche un affresco della società dell’epoca con i suoi vizi e le sue virtù, le sue ingiustizie e i suoi valori positivi.
A Pausilypon, “locus amoenus” di Parthenope, nella lussuosa villa di un eques romano, si consuma un crimine efferato di cui non si conoscono né le motivazioni né il colpevole.
A dipanare l’intricata matassa uno straordinario investigatore, Publio Virgilio Marone, il più grande poeta latino, autore delle Bucoliche, delle Georgiche e dell’Eneide, coadiuvato da due assistenti: lo scriba Proculo e la domestica Petelia.
Come mai Pino Imperatore ha scelto proprio Virgilio come protagonista del romanzo nelle insolite vesti di un detective?
“Nell’ambito dell’invenzione, che sia essa letteraria o televisiva – afferma l’autore – Publio Virginio Marone, il più grande poeta latino, ha ricevuto scarsa attenzione: non c’è un solo film o una serie televisiva, a lui dedicati”.
Nel campo della letteratura, invece, Pino Imperatore rileva che solo in 4-5 romanzi moderni il grande poeta latino appare come personaggio storico. In uno solo è il protagonista, un’opera di Hermann Broch, un autore austriaco del secolo scorso, “La morte di Virgilio”, che in oltre 500 pagine racconta le ultime 18 ore di vita di Virgilio.
Di Virgilio sappiamo che è stato poeta del circolo di Mecenate, e le scarse notizie che abbiamo su di lui ci arrivano da un biografo vissuto quattro secoli dopo, il grammatico e retore Elio Donato.
Le leggende parlano di Virgilio come un mago, un taumaturgo capace di fare miracoli, e Dante Alighieri lo colloca come sua guida nell’Inferno e nel Purgatorio. Ma, fino a questo romanzo, nessuno lo aveva mai visto come un indagatore.
“È un indagatore sui generis – afferma l’autore – perché si trova coinvolto in questa faccenda molto complessa suo malgrado, lo fa con la sua intelligenza, con i suoi valori etici, con il suo tatto, la sua delicatezza, ma anche con la sua forza.”
La seconda motivazione della scelta è che Virgilio è vissuto a Neapolis. Egli amava Napoli e i napoletani amavano lui, tanto che gli hanno dedicato ben due parchi: il Parco Virgiliano e il Parco Vergiliano a Piedigrotta – e l’ambientazione napoletana nel romanzo non può mancare.
Il thriller storico ambientato nel 22 a.C. è uno spaccato della vita dell’epoca, con i personaggi che gravitano nella tenuta di Pausilypon e i suoi dintorni, ma è anche estremamente attuale, perché racconta tematiche moderne: una di queste la violenza.
Il I secolo a.C. è infatti quello delle guerre civili, delle lotte fratricide, delle stragi. Il secolo in cui fu ucciso Cesare Augusto e Ottaviano salì al potere, sbaragliando con la forza tutti i suoi avversari.
“Nel libro c’è la condanna di forme di violenza che c’erano e ci sono ancora adesso, come la schiavitù, che all’epoca era considerata un fenomeno normale e veniva esercitata con violenza. Secondo gli storici – sottolinea l’autore – un terzo della popolazione romana era composta da schiavi.”
“Stiamo parlando di milioni di persone che, tranne casi eccezionali, sono stati spazzati via dalla storia. I fasti di Roma sono stati straordinari. È stata forte in campo militare, in architettura, nell’ingegneria. Ancora oggi noi utilizziamo le strade costruite dagli antichi romani, gli acquedotti, ne ammiriamo i monumenti.”
“Ma tutti questi fasti sono stati realizzati col lavoro degli schiavi – commenta Pino Imperatore – considerati poco più che oggetti. Per questo all’interno del romanzo, tra i personaggi, ci sono più di venti schiavi, per ridare loro una dignità, un volto, dei pensieri, delle emozioni.”
“Per me non c’è differenza tra personaggi principali e secondari. Tutti i personaggi hanno la loro dignità e la qualità di essere umani, andando contro a quello che veniva deciso all’epoca, dove gli schiavi venivano definiti “instrumenta vocalia”, cioè oggetti parlanti, ma non avendo alcuno status giuridico, la loro parola non contava nulla.”
Secondo Pino Imperatore la massima di Cicerone “Historia magistra vitae”, la storia è maestra di vita, non è quasi mai seguita, infatti, se l’umanità avesse preso lezioni dagli errori del passato, oggi vivremmo in un mondo migliore, senza violenza o prevaricazioni.
“I demoni di Pausilypon”, edito da HarperCollins, è uno dei thriller storici più avvincenti, con tematiche dal notevole valore etico, morale, sociale.
Un coinvolgente viaggio nel passato, raccontato con un pizzico d’ironia, un romanzo che nella biblioteca degli amanti di questo genere letterario non può assolutamente mancare.
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