L’Aida di Giuseppe Verdi in scena all’Arena di Verona

L’edizione storica di Aida, per la regia di Gianfranco de Bosio, ispirata al primo allestimento del 1913 di Ettore Fagiuoli,...

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L’edizione storica di Aida, per la regia di Gianfranco de Bosio, ispirata al primo allestimento del 1913 di Ettore Fagiuoli, è in scena per 16 serate fino al 7 settembre 2019, come da tradizione a conclusione del Festival.

Il titolo, che dal suo esordio nel 1913 sul palcoscenico areniano conta ormai oltre 670 recite, è l’opera simbolo dell’Arena di Verona.

Nell’ambito degli eventi organizzati per celebrare i 50 anni dal debutto di Plácido Domingo all’Arena e in Italia, il grande artista madrileno sale sul podio per dirigere l’Orchestra e il Coro della Fondazione Arena per la recita di Aida del 28 luglio 2019.

Direttore d’orchestra: cambia a seconda della data di programmazione coem appresso indicato

Francesco Ivan Ciampa (12, 21, 24/7 – 3, 9, 18, 25, 28, 31/8)
Plácido Domingo (28/7)
Daniel Oren (3, 7/9)

Regia Gianfranco de Bosio

Coreografia Susanna Egri

Luci Paolo Mazzon

Maestro del Coro Vito Lombardi

Coordinatore del Ballo Gaetano Petrosino

Direttore allestimenti scenici Michele Olcese

Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici Dell’Arena di Verona

COME per i Direttori dell’Orchestra, a seconda della data di rappresentazione, cambia anche il cast per cui ve ne segnaliamo la composizione data per data:

Il Re
Romano Dal Zovo (22, 27/6 – 5, 9, 12, 21/7 – 31/8 – 3, 7/9)
Krzysztof Bączyk (24, 28/7 – 3, 9, 18, 25, 28/8)

Amneris
Violeta Urmana (22/6, 28/7 – 3, 9, 18/8)
Anna Maria Chiuri (27/6 – 5, 9, 12, 21, 24/7)
Judit Kutasi (25, 28, 31/8 – 3, 7/9)

Aida
Anna Pirozzi (22, 27/6 – 5, 9, 12/7)
Tamara Wilson (21, 24, 28/7)
Maria José Siri (3, 9, 18/8)
Saioa Hernández (25, 28/8)
Hui He (31/8)
Svetlana Kasyan (3, 7/9)

Radamès
Murat Karahan (22, 27/6 – 5, 9, 12 /7)
Mikheil Sheshaberidze (21, 24/7)
Fabio Sartori (28/7 – 9/8)
Martin Muehle (3, 18, 25/8)
Carlo Ventre (28, 31/8 – 3, 7/9)

Ramfis
Dmitry Beloselskiy (22, 27/6)
Giorgio Giuseppini (5, 9/7)
Rafał Siwek (12, 21, 24, 28/7 – 3, 9/8 – 3/9)
Gianluca Breda (18, 25, 28, 31/8)
Alessio Cacciamani (7/9)

Amonasro
Amartuvshin Enkhbat (22, 27/6)
Sebastian Catana (5, 9, 12, 21, 24, 28/7 – 7/9)
Badral Chuluunbaatar (3, 9, 28, 31/8 – 3/9)
Mario Cassi (18, 25/8)

Un messaggero
Carlo Bosi (22, 27/6 – 18, 25, 28/8)
Raffaele Abete (5, 9, 12, 21/7)
Francesco Pittari (24, 28/7 – 3, 9/8)
Antonello Ceron (31/8 – 3, 7/9)

Sacerdotessa
Yao Bo Hui

Primi ballerini
Petra Conti (22, 27/6 – 5, 9, 12, 21, 24, 28/7 – 3/8)
Eleana Andreoudi (9, 18, 25, 28, 31/8)
Mick Zeni
Alessandro Macario

La regia di Gianfranco de Bosio qui proposta, che riprende la prima edizione del capolavoro verdiano, si pregia di un “superamento” della messa in scena originaria ad opera di Ettore Fagiuoli. Negli anni Novanta infatti, grazie alla stretta collaborazione con Rinaldo Olivieri, de Bosio realizza un dettaglio scenico che compariva solo nei bozzetti di inizio secolo: l’imponente velario che nel quarto atto domina la scena finale e copre suggestivamente la tomba di Aida e Radamès. A completamento della messa in scena, il regista affida alla coreografa Susanna Egri il difficile compito di ricreare le parti coreografiche previste dalla partitura verdiana, di cui non resta alcuna nota storica dal 1913.

La Egri, che segue le edizioni di Aida in Arena dal 1982, intraprende dunque uno studio assiduo e ricerche accurate durate un intero anno, per portare in scena un lavoro minuzioso che sa richiamare il gusto ottocentesco del contesto di composizione dell’opera e, nel contempo, pone l’accento sull’innovazione che il balletto ha vissuto nel 1913 e mette in risalto l’eccezionalità delle dimensioni del palcoscenico areniano.

Si comprende quindi come Aida sia divenuta l’opera simbolo dell’Arena di Verona, un vero e proprio colossal: un successo senza tempo che, grazie all’alchimia tra la musica di Giuseppe Verdi, il libretto di Antonio Ghislanzoni e il grande palcoscenico all’aperto più grande al mondo, crea da oltre cento anni una magia senza tempo ricca di esoticità.

LA TRAMA

Atto I

A Menfi soffiano venti di guerra. Ramfis, capo dei sacerdoti e potenza occulta dello Stato, informa Radamès, capitano delle guardie, che gli etiopi stanno per invadere l’Egitto. La prospettiva di un conflitto stimola l’ambizione di Radamès. Il giovane spera di ricevere dalla dea Iside il comando supremo dell’esercito. È coraggioso, sogna la gloria. Tutto gli sembra possibile. La guerra, per lui, è anche un’occasione per apparire valoroso agli occhi della donna che ama in segreto: Aida, una schiava etiope al servizio di Amneris, la figlia del faraone.

Pure la principessa egizia è innamorata di Radamès. Intuitiva, Amneris sospetta subito di avere nella schiava una rivale, ma preferisce dissimulare la gelosia con scaltra doppiezza. Aida, intanto, si dibatte tra l’angoscia per la patria in armi e l’amore che ormai la lega al nuovo mondo.

Pochi squilli di fanfara e una grande scena corale sovrasta aspirazioni e conflitti individuali. I potenti dello Stato si riuniscono per decidere la guerra. Il Re e Ramfis si stagliano come personaggi senza identità, personificazioni di un potere che schiaccia chiunque tenti di opporsi.

Dopo che un messaggero conferma l’invasione degli etiopi guidati dal Re Amonasro, il Faraone annuncia che l’oracolo ha scelto il condottiero supremo, Radamès. Tutti si esaltano di furore bellico e lo incitano a tornare vincitore. Aida, rimasta sola, è contesa tra passioni inconciliabili: augura la vittoria a Radamès e spera allo stesso tempo che Amonasro, che è suo padre, distrugga le truppe egizie. Disperata, piena di angoscia repressa, si affida a una preghiera e alla pietà degli dèi.

Il passaggio allo stato di guerra è sancito dal rito dell’investitura nel tempio di Vulcano. Tra canti e danze, sul capo di Radamès viene steso un velo d’argento, mentre Ramfis consegna la spada consacrata. Per espandere il suo potenziale distruttivo e apparire giusta, la guerra si carica di sacralità.

Atto II

Nel suo appartamento, Amneris si prepara per la cerimonia del trionfo di Radamès. Il doppio gioco con Aida procede astutamente; con atteggiamento amichevole, porta il discorso sull’argomento che più le sta a cuore, mettendo alla prova i sentimenti della schiava: Radamès – la informa con studiata indifferenza – è morto in battaglia. La disperazione di Aida trasforma i sospetti in certezza. Amneris svela l’inganno e getta la maschera: Radamès è vivo e anche lei ne è innamorata. Furiosa, la figlia del faraone minaccia vendetta.

La coralità riprende il sopravvento sulle sorti individuali. Marce, danze, inni e fanfare accolgono a Tebe l’entrata dell’esercito vittorioso. Al termine del corteo trionfale entra Radamès; il Re si impegna a esaudire ogni suo desiderio. Sfilano anche i prigionieri etiopi, tra i quali Aida riconosce il padre Amonasro che, fingendosi un semplice ufficiale, chiede clemenza per gli ostaggi. Ramfis invita a non avere pietà, mentre Radamès chiede vita e libertà per gli sconfitti. Il Re trova un compromesso: Aida e Amonasro resteranno in Egitto come garanzia di pace, tutti gli altri saranno liberati. Si annunciano quindi le nozze tra il trionfatore e Amneris. Nel tripudio generale Amonasro medita vendetta, Aida e Radamès si disperano. Tra affetti individuali e grandi pulsioni collettive, manipolate e organizzate entro una ritualità fanatica, non è possibile alcuna conciliazione.

Atto III

Di notte, sulle sponde del Nilo, Amneris entra nel tempio di Iside per pregare alla vigilia delle nozze. Sul luogo arriva anche Aida: ha un appuntamento con Radamès. Carica di ansia e nostalgia, evoca gli spazi di una terra lontana, canta l’amore per la patria perduta, simbolo di una felicità promessa e svanita.

Inatteso, appare Amonasro, che progetta un’imboscata contro l’esercito egizio. Si è accorto del legame tra Aida e Radamès e approfitta dei sentimenti della figlia per un calcolo strategico. Con dolcezza ingannevole, le promette il ritorno in patria, la gloria e l’amore. Ma a un patto: dovrà farsi dire dall’amato il percorso delle truppe egizie. Aida tenta di opporsi, ma la maledizione del padre e i sensi di colpa per la possibile strage del suo popolo la portano a cedere. Plagiata, Aida affronta l’incontro con l’amante spiegandogli le ragioni per cui l’unica soluzione possibile è la fuga. Riesce a convincerlo con la seduzione e la sensualità. Radamès svela l’informazione militare desiderata, ma Amonasro non sa far di meglio che uscire allo scoperto e rivelare la sua vera identità, vanificando tutto.

La situazione precipita. Amneris esce dal tempio e grida al tradimento. Amonasro si scaglia contro di lei per ucciderla ma Radamès glielo impedisce e, consegnata la spada a Ramfis, si fa arrestare.

Aida fugge col padre. Il suo sogno d’amore si è infranto per sempre sulle rive del Nilo.

Atto IV

In una sala del Palazzo del Re, Amneris è disperata. Colpita nell’orgoglio, è combattuta tra rabbia e amore, tra il desiderio di salvare Radamès e di distruggerlo. Alla fine, decide di salvarlo. Lo fa condurre in sua presenza e lo supplica di discolparsi; lei chiederà la grazia al Re.

Radamès rifiuta, sostiene di aver tradito involontariamente e, avendo perduto Aida, preferisce la morte. Resiste alle lusinghe di Amneris anche quando questa gli rivela che Aida è ancora viva e gli promette la salvezza se rinuncerà all’amore della schiava.

Radamès viene ricondotto nella prigione, i sacerdoti lo raggiungono per il giudizio. In lontananza si sentono le accuse di Ramfis, seguite dai silenzi dell’imputato e dalle invettive dei sacri ministri. Rapida, arriva la condanna: Radamès sarà sepolto vivo. Inutili le maledizioni di Amneris di fronte alla crudeltà della casta sacerdotale, vera detentrice del potere. Nemmeno la figlia del faraone può opporsi agli apparati repressivi dello Stato, ai meccanismi implacabili dell’organizzazione militare e religiosa.

Nel tempio di Vulcano, i sacerdoti chiudono Radamès sotto la pietra tombale. Ad attenderlo c’è Aida, entrata di nascosto nella cripta per morire con l’uomo che ama. Lui si dispera, lei vede avvicinarsi l’angelo della morte e la gioia eterna. Nel tempio invaso dalla luce, Amneris sconfitta invoca la pace: una sola nota, ripetuta, cupa. Nell’oscuro sotterraneo in cui vengono sepolti, Aida e Radamès sono immersi in un mare di luce musicale: annuncio di un mondo ultraterreno nel quale si realizzerà la felicità negata in terra.

AIDA: durata dello spettacolo

I e II atto 94′ – intervallo – III atto 35′ – intervallo – IV atto 41’

La durata è indicativa e può subire variazioni.

I cancelli d’accesso aprono 2 ore e 30 minuti prima dell’inizio dello spettacolo.

Si invita il gentile pubblico a recarsi agli ingressi del Teatro con congruo anticipo per consentire l’espletamento dei controlli di sicurezza.

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