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Il CTB e 5e6 presentano il film sulla storia delle 8 vittime della strage di Piazza della Loggia a Brescia

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In occasione del Cinquantesimo anniversario della Strage di Piazza della Loggia, il Centro Teatrale Bresciano e la società di produzione 5e6 presentano il film intitolato “Non perché c’eravamo” realizzato per Associazione Casa della Memoria.Un’iniziativa inserita nel palinsesto di eventi 1974 – 2024.

Una strage ancora da raccontare: storia di una bomba e dei suoi effetti organizzato dall’Associazione Casa della Memoria, con l’obiettivo di allargare la riflessione su questo importante anniversario e invitare Brescia e i suoi cittadini a trasmettere il valore della memoria storica democratica alle nuove generazioni.Con “Non perché c’eravamo” il CTB presenta un omaggio, un affondo attraverso il linguaggio del teatro e del cinema in una pagina indelebile della storia di Brescia.

IL FILM

Il soggetto del lungometraggio è opera di Paolo Bignamini, regista riconosciuto a livello nazionale che da tempo collabora con lo stabile cittadino, ed è tratto dal romanzo Una specie di vento di Marco Archetti (edito da Chiarelettere), scrittore bresciano e consulente artistico del CTB.

La sceneggiatura porta la firma di Marco Archetti, Giulia Asselta e Paolo Bignamini; la regia è dello stesso Paolo Bignamini insieme a Marco Jeannin, regista cinematografico per 5e6.Interpreti sullo schermo, Andrea Soffiantini, Mario Cei, Marta Lucini, Matteo Bonanni, Jasmine Monti, Valentina Bartolo, Roberto Trifirò, Antonio Perretta, Katerina Haidukova.

Il film vede poi la partecipazione straordinaria di Simone Cristicchi, artista impegnato in diversi progetti produttivi di successo con il CTB, che per questa iniziativa ha composto il brano intitolato Brescia 74, colonna sonora di Non perché c’eravamo.La drammaturgia del film lavora su otto monologhi, raccontando otto personaggi.

Sono le vittime dell’attentato avvenuto a Brescia il 28 maggio 1974: Valentina Bartolo recita nel ruolo Livia Bottardi Milani, Matteo Bonanni impersona Alberto Trebeschi, Mario Cei Euplo Natali, Marta Lucini è Giulietta Banzi Bazoli, Jasmine Monti recita nel ruolo di Clementina Calzari Trebeschi, Antonio Perretta racconta la storia di Luigi Pinto, Andrea Soffiantini è Vittorio Zambarda, Roberto Trifirò Bartolomeo Talenti, Katerina Haidukova è sullo schermo nel ruolo della fisarmonicista.Otto testimonianze, ricostruite grazie all’intenso lavoro biografico e di interviste condotto da Marco Archetti per il suo romanzo.

“Per me si è trattato di un lavoro opposto a quello sperimentato durante la scrittura del libro – scrive Archetti” –: là si trattava di mettere insieme, di cercare tracce, di annusare indizi, di leggere materiali e brandelli di diari; qua, invece, si è trattato di partire dalla fine e di trovare a ritroso un aspetto, uno e uno solo, di identificarlo e di buttarcisi a capofitto perché ci portasse al racconto, insomma, di togliere tutto fino a trovare l’elemento, il frammento in cui ciascuna di quelle vite poteva essere concentrata.

Durante la scrittura del libro cercavo il respiro di una traiettoria; qua, l’intensità di un punto”.Sono le ore 10 e 12 del 28 maggio 1974: i personaggi, dal palco di un teatro vuoto, luogo del racconto, parlano direttamente all’oggi, a chi si accosta a quel frangente di storia, raccontando frammenti di ricordi personali, vite che si interrompono improvvisamente nello stesso momento, nello stesso luogo.

Tragicamente.Sono sempre gli stessi minuti che si ripetono nella storia diversa di ognuno.

Sono i minuti che precedono lo scoppio della bomba.La realtà del vissuto si contamina così con il ricordo.

Al termine, si ritorna sempre alle 10:12, e i personaggi lasciano lo spazio scenico per ritornare simbolicamente nella piazza.Una piazza vuota, in cui resta indelebile la testimonianza di quanto accaduto.

“Il tempo del racconto di quelle storie costantemente messo in discussione nel film – scrivono Paolo Bignamini e Marco Jeannin –, supera il tempo stesso in cui le loro vite sono state vissute: grazie al cinema è allora ma è anche qui, ora.

E grazie al teatro, il luogo da cui parte il racconto di ognuna delle loro vicende, quel tempo, quello spazio, quelle storie possono – e devono – essere detti.Persone prima che personaggi, donne e uomini prima che nomi da ricordare per aver perso la vita in una strage”.

LE PROIEZIONI APERTE AL PUBBLICO

Non perché c’eravamo sarà proiettato al Teatro Sociale di Brescia (via F.

Cavallotti, 20) il 29 maggio 2024, in doppia proiezione, alle ore 18.30 e alle ore 20.30.

VISIBILE DURANTE LA MOSTRA “SIAMO TESTIMONI”

Non perché c’eravamo è parte integrante della mostra a cura di Fondazione Brescia Musei e promossa dall’Associazione Casa della Memoria e dal Comune di Brescia, intitolata Siamo testimoni non perché c’eravamo ma perché non abbiamo mai smesso di esserci.L’esposizione allestita presso Palazzo Martinengo delle Palle (via San Martino della Battaglia, 18 – Brescia) dal 24 maggio al 16 dicembre 2024 prevede, infatti, una sala dedicata in cui il film verrà proiettato in loop per tutta la durata della mostra (info: www.bresciamusei.com).

Orari di apertura: dal 24 maggio al 30 giugno, dal lunedì alla domenica, ore 10 – 18; dall’1 luglio al 2 agosto, dal lunedì al venerdì, ore 10 – 18.

Note di Marco Archetti

Il teatro, prima e durante.Il teatro sempre.

Perché è il nostro mondo, l’acqua in cui nuotiamo e immaginiamo qualsiasi cosa riusciamo a immaginare.Con Paolo Bignamini ci siamo subito detti questo, nel momento in cui abbiamo dovuto cercare dei punti fermi per provare a reinventare il materiale di Una specie di vento, il romanzo che qualche anno fa ho dedicato alle otto vittime di piazza Loggia.

Il teatro come luogo da cui partire e da cui innescare tutto: il punto di approdo lo avremmo trovato – o ci avremmo inciampato, come spesso accade – ma la cosa più importante era sapere sempre cosa avremmo avuto alle spalle.E alle spalle avevamo e abbiamo questa nostra fiducia, tutta teatrale, nel fatto che solo la fondatezza della forma di partenza autorizzi ad abbandonarsi alla rischiosa libertà di tutto il resto.

Per me si è trattato di un lavoro opposto a quello sperimentato durante la scrittura del libro:

là si trattava di mettere insieme, di cercare tracce, di annusare indizi, di leggere materiali e brandelli di diari, di ascoltare i parenti e gli amici di quei cinque uomini e di quelle tre donne che sentivo appartenermi sempre di più, per unire i puntini lasciati in sospeso e raccontare – in alcuni casi per la prima volta dal 1974 – le loro vite vive; qua, invece, si è trattato di partire dalla fine e di trovare a ritroso un aspetto, uno e uno solo, di identificarlo e di buttarcisi a capofitto perché ci portasse al racconto, insomma, di togliere tutto fino a trovare l’elemento, il frammento in cui ciascuna di quelle vite poteva essere concentrata.Durante la scrittura del libro cercavo il respiro di una traiettoria; qua, l’intensità di un punto.

Non perché c’eravamo è il nuovo capitolo di una storia che mi accompagna ormai da anni e che sento sempre viva in me.Una storia cominciata da una serie di articoli per il Corriere della Sera dieci anni fa, fino al libro Una specie di vento, allo spettacolo La parola giusta con Lella Costa e alla produzione di questo piccolo film teatrale – credo si possa chiamare così – per il Museo della Memoria.

Un lavoro che porto avanti con fiducia verso le forme del racconto, nella speranza che ciò che quei nostri otto amici stavano affermando il 28 maggio del 1974 abbia sempre a che fare con noi, qui, oggi.Ma soprattutto domani e con altri che verranno.

Fare memoria è accendere un fuoco, tenerlo vivo è il senso del tempo che abbiamo.Il film sarà visibile al pubblico il 29 maggio al Teatro Sociale con prenotazione obbligatoria sul sito del CTB e sarà parte integrante della mostra Siamo testimoni presso Palazzo Martinengo Delle Palle a cura di Fondazione Brescia Musei


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