“Si tratta di approfittare dell’occasione per prendere qualche precauzione per l’avvenire.”
(Cit. Indro Montanelli)
Monte Faito – La nostra redazione di Vivicentro, è stata raggiunta dalla famiglia che ha subito l’accerchiamento di un gruppo di cani durante un’escursione sul Monte Faito.
P
er ragioni personali e di privacy il capofamiglia ha espresso il volere di mantenere l’anonimato.
La famiglia di R. N. vive tra la costiera di Positano e quella sorrentina, sono assidui frequentatori delle bellezze che offre il Monte Faito, ne conoscono quindi “incantevolezze”, ma anche i vari problemi di abbandono.
Crediamo che sia doveroso raccontare con più elementi l’accaduto (rispetto all’articolo precedente qui) per poter portare l’attenzione su un problema che sulla montagna esiste veramente. Lo scopo è quello di mettere una pulce nell’orecchio delle amministrazioni che in questi ultimi tempi stanno cercando di rivalutare i percorsi naturalistici dei Monti Lattari.
E. ci racconta:
“La faccenda ha coinvolto me, mia moglie e i miei figli. Non li abbiamo per niente provocati, nemmeno c’eravamo accorti della loro presenza sulla macerata alla nostra sinistra, né abbiamo lanciato delle pietre. Solo grazie a tanto sangue freddo ci siamo voltati e incamminati piano verso il belvedere dopo aver preso in braccio la nostra cagnolina. Però, oltre a inseguirci ed abbaiarci, uno dei pastori maremmani, in tutto erano 5/6, ha bloccato ringhiando il cammino di mia moglie che aveva in braccio la cagnolina per fortuna, dopo averla annusata e soprattutto essersi fermata ha concesso a mia moglie di riprendere il cammino. Potrà immaginare lo spavento di mia moglie e dei bambini presenti vistisi accerchiati da tutti questi cani di grossa taglia e c’è voluto un bel po’ per riprenderci. Noi siamo amanti dei cani ma così non va.”
Mi ha detto che siete assidui frequentatori della zona, è stata la prima volta che vi siete trovati sul vostro cammino il branco di cani?
“ Il branco di cani si, ma è capitato lo scorso anno che, scendendo con la macchina, di incontrare un singolo cane, ma non mi ha preoccupato più di tanto. Quel giorno che ci hanno accerchiati erano tanti, siamo stati fortunati a mantenere il sangue freddo e che ci abbiano lasciati proseguire. E se al nostro posto ci fosse stata una sola persona? Ad esempio se mi mia moglie fosse stata sola con il cane o non avesse ascoltato la mia richiesta di fermarsi e non scappare, come sarebbe potuta finire? Ripeto noi amiamo gli animali e il rispetto verso di loro da parte nostra è doveroso, ma bisogna fare qualcosa per rendere sicuro il percorso”.
Continuando il suo racconto R. N. afferma:
“ Io amo la montagna ed il posto, ma sapendo che posso correre un pericolo con la mia famiglia, preferisco andare in un altro luogo. Quando siamo giunti al rifugio Sant’Angelo e raccontato l’accaduto ad alcune persone, mi è stato detto che più volte hanno allertato le autorità competenti, ma nulla è servito, nessuno ha preso provvedimenti per rendere più sicura l’area turistica”.
“Il mio racconto non vuole creare le solite polemiche che possono susseguirsi alla narrazione di una storia simile, ma puntare l’attenzione su un problema che esiste e che deve essere risolto nel momento in cui si vuole rendere turistica e fruibile un’area naturalistica, ovviamente cercando di tutelare anche gli animali coinvolti nel caso”.
Ringraziamo R. per averci dato modo di raccontare la sua esperienza che seppur traumatica per i suoi bambini punta l’attenzione sul tema “Sicurezza sul Monte Faito”.
Speriamo vivamente che la notizia possa destare le istituzioni coinvolte nella tutela e nella fruizione dei beni naturalistici dei Monti Lattari, che seppur impegnati già nel rendere lustro all’area, potranno compiere un ulteriore impegno e rendere sicura ai turisti i percorsi naturalistici che in questi giorni sono stati valorizzati creando una nuova segnaletica.
Dionisia Pizzo
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