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Castellammare di Stabia

La Procura è arrivata ad una svolta nel caso del tentato omicidio di Arturo: gli aggressori hanno i minuti contati

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Minuti contati per gli aggressori di Arturo

Chi ha aggredito così brutalmente Arturo, senza pietà e senza onore, ha ormai i minuti contati: il cerchio si è chiuso attorno alle vite dei colpevoli. Nelle ultime ore, il branco si è scompaginato, è risultato meno compatto, più vulnerabile. Fatto sta che la svolta investigativa è arrivata nella tarda serata di ieri. Ora i nomi e il ruolo degli aggressori di Arturo non sono più un mistero, in un’inchiesta che ha fatto registrare una svolta inattesa grazie ad un paio di tasselli: alcuni frame ricavati da telecamere che coprono la zona di via Foria dove il 17enne è stato aggredito e ferito; e una nuova audizione resa due giorni fa, per la seconda volta in poche ore, dallo stesso ragazzino ricoverato al San Giovanni Bosco.

E non è finita. C’è anche qualcuno che ha risposto all’appello del questore Antonio De Iesu, offrendo agli inquirenti elementi utili a rafforzare le indagini.
Fatto sta che alla fine, la svolta è arrivata: hanno rintracciato alcuni stralci di immagini ricavate dalle telecamere che proteggono il percorso del «branco», hanno identificato alcuni particolari dell’abbigliamento usato lunedì scorso dagli aggressori di Arturo.

Poi, è arrivata una seconda deposizione della parte offesa, il nuovo racconto reso dal 17enne, che ha fatto il resto. Dopo giorni febbrili, la svolta sembra essere cosa fatta.
Ora gli investigatori sono a conoscenza di molti particolari legati alla vita e al ruolo delle «bestie» come li definisce la madre amareggiata di Arturo, vale a dire dei minori che hanno circondato e ferito a sangue lo studente del liceo Cuoco. Lunedì scorso, intorno alle cinque del pomeriggio, ennesima cartolina dalla mala Napoli.

Scene da arancia meccanica, con un gruppetto di quattro malviventi che entra in azione. Sono tutti giovanissimi, tutti armati di coltelli. Appartengono ad un branco più ampio, sono desiderosi di mettersi in mostra, per affermare la propria identità di leader. Un carisma da costruire sulla sofferenza altrui, sul dolore di chi si trova a fronteggiare violenza gratuita.

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