Il progetto del Fondo vorrebbe fare di Palermo il primo porto hub in Europa con 16 milioni di container movimentati all’anno due in più di Rotterdam.
Tre rappresentanti di un fondo d’investimento di Shangai hanno incontrato nei giorni scorsi i vertici di Eurispes (L’Eurispes è un ente privato italiano che si occupa di studi politici, economici e sociali, ed operante nel campo della ricerca politica, economica, sociale e della formazione) per prendere visione del progetto, già presentato in alcune missioni internazionali in Cina, che prevede la realizzazione di una mega piattaforma marittima per il trasporto merci a Palermo, un’operazione da 5 miliardi di euro che trasformerebbe il porto nel più grande hub d’Europa e strategico soprattutto per i traffici tra l’Asia e la sponda sud del Mediterraneo.
Adesso si guarda con attenzione alla visita a Palermo del Presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping (di cui avevamo detto in un precedente articolo “La Nuova Via della Seta tra Cina e Italia e anche Sicilia”, che sarà in città il 23 marzo con al seguito una folta delegazione di manager e uomini d’affari.
Il progetto de porto Hub a Palermo era stato presentato a luglio del 2018 dall’Eurispes a Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione Siciliana.
Giovan Battista Rubino – componente del comitato scientifico di Eurispes Sicilia, ingegnere palermitano, esperto di opere pubbliche nel campo dell’ingegneria sanitaria e dell’idraulica marittima – lo aveva redatto con il suo team e ne aveva sottolineato, in un’intervista di seguito riportata, da un lato il valore ecologico e paesistico, con il rilancio di un pezzo di costa oggi degradata su cui insiste persino il divieto di balneazione, e dall’altro quello economico, che lo porterebbe ad essere il primo porto container del Mediterraneo, con la creazione di 435mila posti di lavoro.
<<Iniziamo subito col dire che non tutti coloro che hanno sin qui commentato e criticato il progetto – e per fortuna sono una minoranza – lo conoscono veramente. La realtà è che il progetto – che è ancora in fase di fattibilità tecnica ed economica – in effetti riuscirebbe davvero a riqualificare la costa sud-orientale della città, abbandonata da anni. Una riqualificazione da tanto tempo attesa che si abbina ad un’opera ad alto ritorno economico.
Un progetto che lei studia da anni e che oggi vede la luce grazie al sostegno e al know how dell’Eurispes che ha voluto offrire un contributo importante alla crescita del territorio palermitano e siciliano, in una congiuntura poco felice, con una economia che arranca e con una disoccupazione preoccupante. L’Istituto ha individuato nell’infrastrutturazione – con la competenza e l’autorevolezza maturata negli anni – un elemento essenziale per lo sviluppo, e il disegno che si è voluto tracciare anche in questo caso è quello di uno sviluppo ecosostenibile, che rispetta l’ambiente, il paesaggio e li valorizza entrambi, delineando una prospettiva che appartiene alla città di Palermo la quale non a caso si chiamava Panormus, cioè “tutto porto”.
Il progetto di fattibilità tecnica ed economica scende nel merito della progettazione. Che cosa risponde a chi critica il costo dell’opera e a chi tuona contro l’ipotesi di una cementificazione della costa e di un danno ambientale senza precedenti?
Nulla di più falso: il progetto mira alla costruzione del porto Hub e alla riqualificazione della costa sud-orientale. I due aspetti sono fortemente connessi. Nessun rischio di cementificazione, se non quello relativo ai servizi essenziali del porto che comunque saranno realizzati ad oltre 300 metri dalla costa, e, ovviamente, se riceveranno tutte le autorizzazioni. Oggi quel tratto di costa è degradato, e sussiste il divieto di balneazione permanente per via degli scarichi fognari a mare e degli arenili che si sono formati con l’erosione delle ex discariche presenti lungo la costa. L’opera prevede di riportare il paesaggio alla sua originaria bellezza, restituendo alla città la vista del mare. Il suo costo è in funzione delle dimensioni e della qualità dei servizi che si vogliono offrire. Il progetto, se ritenuto valido dalle Istituzioni, potrà essere realizzato dagli eventuali utilizzatori sulla base di una verifica costi-benefici.
Da dove arriveranno i fondi per la sua realizzazione?
Se l’opera sarà ritenuta economicamente valida, come credo, si presenteranno in tanti per realizzarla e gestirla.
Di quali autorizzazioni e permessi ci si dovrà dotare e, in tal senso, i tempi e le procedure burocratiche potranno rappresentare un problema?
Le autorizzazioni vanno richieste in fase di progettazione definitiva, e confidiamo nella sinergia degli enti che dovranno esprimersi per concluderle nel giro di un anno. Una volta completato l’iter autorizzativo e progettuale, i lavori potranno realizzarsi in tre anni, considerato che potranno sorgere tanti cantieri, essendo i lavori di tipologia e dislocazione diverse.
Nella relazione tecnica del progetto si legge che questo nuovo porto Hub di Palermo, nella classifica dei migliori venti porti commerciali, sarà al primo posto in Europa. Con quali ripercussioni sul territorio e sul tessuto economico-imprenditoriale locale?
Sì, è così, perché sarebbe in grado di movimentare a regime sino a 16 mln di container all’anno e, grazie alla sua posizione nel cuore del Mediterraneo, vicinissima alla rotta Suez-Gibilterra e alle attrezzature e alla logistica previste nel progetto, potrebbe intercettare parte del flusso di navi che transitano nel Mediterraneo, le quali costituiscono il 19% del traffico marittimo mondiale.
Un forte impulso per tutta l’economia siciliana, dunque.
Non solo per l’economia siciliana, ma anche per tutta quella del Sud Europa, perché si genererebbero economie di scala. Rotterdam sostiene che un grande Hub nel Sud Europa non sarebbe neanche in concorrenza con loro ma renderebbe più forte l’Europa stessa.
Oltre agli effetti sorprendenti sull’occupazione, che nel Mezzogiorno rappresenta un vero e proprio dramma. Indubbiamente: 435mila posti di lavoro, che la gestione del porto Hub di Palermo creerebbe a regime, oltre a tutti i posti di lavoro all’apertura dei cantieri per la realizzazione dell’opera. La gestione dei porti commerciali fornisce lavoro a gran parte dei territori circostanti, considerato anche l’indotto. Secondo gli studi di Confetra (Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica) e di altri enti, sui porti commerciali in esercizio, per ogni mille container in transito si creano 5 posti di lavoro, e per ogni mille container lavorati, 42 posti di lavoro. Il porto commerciale è una attività dal forte ritorno economico: per ogni container movimentato si fatturano 300 euro e per ogni container lavorato, 2.900 euro.
Ingegner Rubino, questo nuovo porto Hub di Palermo si farà mai?
Me lo auguro, per il futuro di questa città, per i nostri giovani e per il riscatto della nostra amata Terra>>.
L’opinione.
F
orse si spiega perché, diversi trasversali (mimetizzati) intolleranti del Meridione e della Sicilia, travestiti da nobili politici italiani ed europei con rispettivi codazzi di (iscariota) meridionali, siciliani, menestrelli e luminari, nell’ultimo mese sono tutti agitati da quando si è appreso della visita del Presidente della Cina in Sicilia. In una intervista di qualche tempo addietro, replicata il 12 marzo c.a. da una emittente privata nazionale, un blasonato Presidente italiano del Consiglio dei Ministri di centrosinistra di qualche decennio addietro, ebbe a dire in merito a “La Nuova Via Della Seta” che: “… attraverso il Canale di Suez e con i porti dell’Alto Tirreno e dell’Alto Adriatico …” ecc. Guarda caso, il Sud e la Sicilia neanche li ha citati. Per molti di questi titolati nostri rappresentanti è come se non esistesse il Sud e la Sicilia, se non nella propaganda quando devono rastrellare voti approfittando del bisogno, sottosviluppo e disoccupazione di queste assoggettate aree italiane.
Adduso Sebastiano
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