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Milano, il dress code per le liceali: “La scuola non è una spiaggia, basta canotte e magliette trasparenti” TIZIANA DE GIORGIO*

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La preside del Tito Livio: “La mia circolare è soprattutto nel loro interesse”. Il provveditore alle famiglie: “Maggiore attenzione su questo punto”

Un invito dai toni pacati. Ma con indicazioni precise indirizzate soprattutto alle studentesse: vietato presentarsi a lezione con indumenti trasparenti, canottiere minimal e “maglie esageratamente traforate che lasciano a vista la biancheria intima”. S’intitola “dress code” la circolare diramata a tutti gli alunni, agli insegnanti e ai genitori del Tito Livo, liceo classico in pieno centro a pochi passi da Sant’Ambrogio.

Le continue richieste di un decoro nell’abbigliamento rivolte agli alunni delle superiori da parte dirigenti scolastici non sono una novità. Ma nel mirino c’è quasi sempre stato il vestiario di fine anno, quando le temperature sono ormai estive, in classe si suda. E i ragazzi non riescono a vederci nulla di male nello scoprire spalle o polpacci per sopportare il caldo. Ci sono stati dirigenti scolastici che negli anni hanno scatenato vere battaglie contro bermuda e infradito sfoderati dagli studenti nella bella stagione. Anche a suon di richiami formali e note, accolte con proteste da parte degli adolescenti.

In questo caso il messaggio della dirigente, Amanda Ferrario, è un po’ diverso. “Girando per i corridoi ho potuto notare che qualche studentessa aveva un abbigliamento poco consono ad un ambiente scolastico”, scrive. Il riferimento femminile non è casuale: “I maschi a volte sono un po’ trasandati ma questo è un altro discorso – prova a chiarire a voce – il problema è che le ragazze spesso non si rendono conto che arrivano in classe mezze nude. A volte con la sciarpa fino al naso ma con maglie trasparenti e biancheria intima in bella vista. Non va bene. E lo dico soprattutto per loro”.

La sua lettera non parla direttamente agli alunni ma chiama in causa mamme, papà e docenti. Invitandoli a prendersi cura “di un aspetto formale importante e non marginale” nell’educazione dei ragazzi. La scuola, scrive, “non è una spiaggia, un pubblico giardino, una piscina né, tantomeno, una discoteca “. E chiede decoro e rispetto per il liceo. Ma anche per loro stesse.

Sul tema interviene anche il provveditore di Milano, Marco Bussetti: “Quello dell’abbigliamento, diciamo così, disinvolto delle studentesse non è certo un’emergenza – precisa – ma è importante far passare il messaggio che da un lato la scuola merita rispetto come istituzione. Ma anche che un certo modo di vestire può penalizzare loro stesse in un determinato contesto”. Anche Bussetti si rivolge alle famiglie: “I ragazzi, lo sappiamo tutti, rivendicano il diritto di vestirsi come vogliono. Ma a casa sarebbe importante che ci fosse una maggiore attenzione su questo”.

*larepubblica

Il G20 chiede nuovo sostegno alla crescita: “Useremo tutti gli strumenti”

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Brexit e crisi dei migranti sono i nuovi grandi timori che pesano sulla fragile ripresa, che “è sotto le previsioni”. Padoan: “Sì a spese per investimenti, se bilanci lo permettono”. Consapevolezza che i banchieri centrali da soli non possono dare la spinta alle economie in affanno. Promesse su maggior coordinamento per anticipare le crisi dei mercati

MILANO – Brexit e crisi dei rifugiati: sono due nuove paure a prendere la scena sul tavolo dei Grandi Paesi, che aggiornano così il catalogo delle loro preoccupazioni circa la fragile crescita economica, già minata dagli ormai vecchi spauracchi rappresentati dalla Cina e dalla volatilità sui mercati finanziari. Per questo, l’impegno che esce dal tavolo del G20 di Shanghai alla fine di due giorni di lavoro si concentra sulla necessità di fare di tutto per sostenere la crescita economica. Dal lato dei banchieri centrali, mantenere una politica monetaria ancora accomodante; a questa si accompagnerà la seconda stampella della flessibilità di bilancio per condurre di nuovo a una crescita equilibrata.

Sintetizzando il lavoro della due-giorni, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha spiegato che si è discusso sulle politiche necessarie per sostenere la domanda e si è aperto all’idea che “laddove ci sia spazio fiscale questo debba essere utilizzato per misure favorevoli alla crescita, ad esempio per spese per investimenti che sostengono sia la domanda sia la crescita di medio termine”. Insomma, un tasto sul quale l’Italia batte da tempo. Nel testo finale, anticipato dalle indiscrezioni filtrate fin dalla notte italiana, i paesi del G20 dicono di usare “tutti gli strumenti di politica” possibili, inclusi quelli monetari, fiscali e strutturali, per irrobustire la fiducia economica e “rafforzare la ripresa”. Le prime 20 economie del mondo metteranno in atto tutte le politiche “sia in misura individuale sia collettiva”, si legge nel comunicato, alla luce del fatto che la crescita globale è “irregolare e inferiore alle nostre ambizioni”.

Sul lato della politica monetaria, il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha sì rimarcato che “le misure della Bce non sono affatto al capolinea”, alimentando le aspettative per la riunione del 10 marzo nella quale Mario Draghi dovrebbe annunciare una revisione del piano d’acquisto di titoli di Stato. Ma il numero uno di via Nazionale ha anche preso atto del fatto che “il messaggio alla fine è di rischi verso il basso e di crescita che continua a essere molto ragionevole. Il problema è come mantenerla”. In ogni caso, per Visco non c’è il rischio di bolle sui mercati perché “il sistema è più forte”. Sempre scettico il collega tedesco Jens Weidmann, che non ha mancato l’occasione per sottolineare che la “Bce non è la panacea” di tutti i mali dell’economia globale.

Dopo i chiari di luna dei listini e i deflussi massicci di capitali dalla Cina e dai mercati emergenti, i ministri finanziari delle maggiori economie mondiali si dicono d’accordo sul “consultarsi rapidamente” e da vicino su quanto accade sui mercati valutari, lanciando per tempo gli allarmi sulla volatilità che può danneggiare la stabilità economica. Promesse sono arrivate anche sulla volontà di monitorare da vicino i flussi dei capitali per anticipare i possibili shock, mentre torna l’invito a non usare svalutazioni competitive della moneta (che suona particolarmente forte all’orecchio dei padroni di casa cinesi, anche se non c’è alcun diretto riferimento alle problematiche inerenti al rallentamento di Pechino e al cambio di politica economica del colosso asiatico).

Come detto, a questi aspetti finanziari si sommano i nuovi fattori di tensione. Una eventuale Brexit (l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue a seguito di referendum) è uno dei potenziali shock che pesano sull’economia mondiale, riconosciuto – in accordo con le bozze anticipate da Bloomberg – nel comunicato finale dei leader: si tratta di una vittoria del governo britannico, capace di far schierare così tutto il mondo a favore di una permanenza nell’Unione da parte di Londra. Sul punto, Padoan ha specificato che “è considerata, ove dovesse portare – e mi auguro vivamente di no – a una uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, uno choc che classifichiamo sotto il titolo di choc geopolitico importante, quindi negativo”. Alla Brexit, poi, si affianca la crisi dei migranti.

Insomma, non mancano i punti di preoccupazione. Soltanto all’apertura dei lavori, d’altra parte, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico aveva messo in guardia sulla frenata della ripresa globale. Il messaggio dell’Ocse ai politici è stato più forte quando si è trattato di sottolineare la preoccupazione per la pausa nel processi di riforma rispetto a quanto osservato nella stagione 2013-2014: sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti l’ammodernamento degli Stati ha subito un contraccolpo, l’anno scorso. Per Roma, ha garantito Padoan: “L’Italia ha fatto molti progressi nell’agenda strutturale ma resta ancora molto da fare” ma “è ovvio che l’agenda delle riforme strutturali non si deve fermare, né in termini di implementazione né di elementi nuovi da aggiungere. Il debito è elevato e va abbattuto, perché un debito elevato che continua a crescere è elemento di fragilità” ma il debito italiano “comincerà a scendere, è elevato ma diminuirà”.

Siria, prime ore di tregua. Attentato sulla linea del fronte tra esercito e Is. Ong: turchi bombardano Ypg

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Siria: donne passeggiano tra le macerie ad al-Shadadi, provincia di Hasaka (reuters)

Due persone uccise e diverse ferite da un’autobomba a Salamiyeh, città controllata dalle forze governative nella provincia di Hama. L’Osservatorio siriano per i diritti umani: “Non è una violazione del cessate il fuoco: attentato in area dove l’accordo non si applica”. La stessa ong però denuncia l’attività dell’artiglieria di Ankara contro i curdo-siriani

DAMASCO – Due persone sono rimaste uccise e diverse ferite nell’esplosione di un’autobomba a Salamiyeh, città nella provincia di Hama controllata dalle forze governative nella parte centrale della Siria, poche ore dopo l’entrata in vigore della tregua tra regime e forze dell’opposizione concordata da Usa e Russia. Ne ha dato notizia l’agenzia di stampa di Damasco Sana.

L’attacco non è stato al momento rivendicato. Forse è il primo segnale di quella escalation di violenze promessa dai qaedisti del fronte al-Nusra, esclusi dal cessate il fuoco come lo Stato Islamico, a cui invece attribuisce la paternità dell’attentato l’Osservatorio siriano per i diritti umani. La città di Salamiyeh, tra l’altro, si trova sulla linea del fronte tra l’esercito governativo e i miliziani dello Stato Islamico. Per questo, sottolinea alla Reuters l’Osservatorio per voce di Rami Abdulrahman, “l’autobomba non si può considerare una violazione della tregua perché è esplosa in un’area dove l’accordo per la cessazione delle ostilità non si applica”.

L’Osservatorio invece denuncia la violazione del cessate il fuoco da parte della Turchia. Secondo l’ong con sede a Londra, l’artiglieria turca ha nuovamente bombardato le milizie curdo-siriane dell’Ypg che nella provincia di Raqqa combattono lo Stato Islamico, in una zona prossima al confine con Ankara e dove, prima di mezzanotte e dell’entrata in vigore della tregua, miliziani dell’Is hanno assaltato la città di Tal Abyad, dal luglio scorso controllata dall’Ypg. L’offensiva dell’Is, annunciata da un ufficiale della ribellione siriana, è stata confermata tanto dall’Osservatorio siriano quanto dall’agenzia Aamaq, affiliata all’Is. I combattimenti sarebbero ancora in corso.

Ripetute violazioni della tregua sono lamentate anche dal gruppo anti-governativo Jaish al-Islam, secondo cui le forze del presidente Bashar al-Assad hanno aperto il fuoco e sganciato contro le sue posizioni due “barrel bomb”, bombe imballate in grandi fusti, nella zona orientale di Ghouta, provincia di Damasco. Il portavoce Islam Alloush, parlando con la Reuters, citando i rapporti dei comandanti di campo della fazione, ha affermato che nel corso di uno degli incidenti registrati, le forze di Assad che provavano ad avanzare “sono state affrontate a colpi di mitragliatrice”. Per il momento, nessuna conferma da fonti dell’esercito regolare siriano.

Da parte sua, la Russia ha annunciato di aver fermato i raid della sua aviazione sulla cosiddetta “zona verde”, che comprende le aree della Siria dove esercito regolare e formazioni anti-governative si sono impegnate a rispettare il cessate il fuoco. Durante un briefing a Mosca, il generale di divisione Sergei Rudskoy ha affermato che la Russia ha fornito agli Usa l’elenco dei 17 gruppi armati interessati dalla tregua, per un totale di 6.111 persone, e le coordinate geografiche dei 74 insediamenti da escludere dagli attacchi aerei.

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha votato ieri sera all’unanimità una risoluzione per “la piena approvazione” della tregua, invitando le parti coinvolte a rispettarla. “Viviamo un giorno e una notte eccezionali per i siriani”, ha affermato l’inviato speciale Onu per la Siria, Staffan De Mistura, pur sottolineando che la giornata di oggi sarà “critica”. Alle 15 a Ginevra si terrà una nuova riunione della task force per la tregua per valutare l’andamentodelle prime ore. Se il cessate il fuoco terrà e gli aiuti umanitari potranno affluire nelle zone assediate, lo stesso De Mistura è intenzionato a convocare un nuovo round di negoziati per la pace. La data obiettivo è il 7 marzo, ma la cautela al riguardo è massima.

ISTAT : Crescita retribuzioni ferma a gennaio, mai cosi bassa dal 1983

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La crescita degli stipendi nel nostro Paese è la più bassa dal 1983. Lo rende noto l’Istat in un comunicato. Nell’indagine dell’istituto di statistica emerge che lo scorso gennaio l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è rimasto invariato rispetto al mese precedente, e aumenta dello 0,7% nei confronti di gennaio 2015. Con riferimento ai principali macrosettori, a gennaio le retribuzioni contrattuali orarie registrano un incremento tendenziale dell’1% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione. L’istituto di statistica ha diffuso anche il dato aggiornato relativo all’indice generale del fatturato dei servizi, che ha registrato nel 2015, una variazione positiva dell’1,9%. I settori che a gennaio presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono : tessile, abbigliamento e lavorazione pelli ( 2,5%); commercio e energia elettrica e gas ( entrambi 1,9%) e agricoltura ( 1,8%). Si registrano variazioni nulle nei settori del credito e assicurazioni, delle telecomunicazioni e in tutti i comparti della pubblica amministrazione.

Fabio D’Amora

LECCE, BRAGLIA: ”LA PARTITA CON IL FOGGIA E’ ARCHIVIATA, AD ISCHIA BISOGNA ESSERE INTELLIGENTI”

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Alla vigilia della trasferta di Ischia,come di consueto è tornato a parlare in conferenza stampa il tecnico dei salentini Braglia,il quale ha fatto il punto in vista dell’impegno contro l’Ischia.

”Freddi si allena a parte, potrebbe non recuperare. Non pensiamo più al Foggia da lunedì, abbiamo vinto e ora basta. Non abbiamo fatto assolutamente niente, se ci accontentiamo è finita e non vinci mica il campionato. È stata una partita importante, abbiamo fatto un’ottima gara, ma ora dobbiamo andare ad Ischia ripartendo da zero. Conta quello che dobbiamo fare, non più quello che abbiamo già fatto. Lì hanno pareggiato Foggia e  Benevento, in casa sono una squadra si chiudono e ripartono bene. Hanno buone individualità e giocatori abili e veloci. Il campo non è messo benissimo e dovremo essere intelligenti. Voglio un atteggiamento più equilibrato, senza nessun calo di tensione. Se cambierò qualcosa? Siamo ben attrezzati per farlo eventualmente, vediamo. La base della squadra sarà grosso modo la stessa. In porta non c’è Perucchini, gioca Bleve. Il Lecce se vuole vincere ad Ischia deve essere bravo nell’uno contro uno, abile a superare gli avversari e a adeguarsi al contesto che troveremo. Io non discuto le qualità di questa Rosa, solo il modo in cui alcuni elementi si preparano. Se uno vuole giocare, deve dimostrare ogni giorno di voler giocare. Sowe l’abbiamo pian piano recuperato e io ci punto tanto su di lui. Curiale non lo scopro mica io, parla la storia per lui. Deve capire che le abitudini vanno cambiate, le qualità non si discutono, come nemmeno per Beduschi e tutti gli altri. Col Benevento ci ha fatto vincere lui la partita, l’altra sera ci ha dato una grande mano. Penso che quando una squadra è al secondo posto come noi, incute un po’ di timore, ma tutti sono pronti a farti lo sgambetto. Se abbiamo un obiettivo in testa, dobbiamo continuare in questa maniera e non sbagliare queste partite. Qui vedremo la maturità della squadra. Surraco? Deve dare il massimo, sabato non ha fatto una buona partita ed ha rischiato di farsi cacciare. Io a lui non rinuncio per via del suo talento, ma pretendo più responsabilità da parte sua e che sia capace di prendersi il peso della squadra sulle spalle. Io ho dei miei giocatori a cui non rinuncerei mai, ma se questi non mi danno quello che voglio, faccio giocare un altro”.

Elezioni Irlanda, battuta la politica dell’austerità. ENRICO FRANCESCHINI*

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Il premier irlandese Enda Kenny si mostra ottimista dopo aver votato nel seggio di Castlebar, contea di Mayo (ansa)

Secondo gli exit poll la coalizione al governo è senza maggioranza, vincono Sinn Fein di Jerry Adams e Alleanza indipendente. Due partiti contrari ai sacrifici

LONDRA – La politica dei sacrifici è un prezzo troppo alto da pagare per saldare i debiti: anche se porta al più robusto boom economico d’Europa. Sembra questo il verdetto delle urne in Irlanda, un risultato che fornisce indicazioni per tutti, anche fuori dall’Isola di Smeraldo. Secondo gli exit-poll sulle elezioni di venerdì, la coalizione di governo ha perso la maggioranza: Fine Gale (centro-destra), il partito del primo ministro Enda Kenny, è sceso dal 36 al 26 percento e i loro alleati del Labour (centro-sinistra) sono addirittura crollati passando dal 19,5 al 7,8 per cento. Il partito centrista Fianna Fail, che era all’opposizione, rimane più o meno attestato sulle posizioni precedenti a quota 22 per cento. Guadagnano terreno, invece, soltanto i partiti che si sono battuti contro l’austerity: lo Sinn Fein di Jerry Adams (lo stesso partito che fa parte della coalizione di governo in Irlanda del Nord, la parte dell’isola rimasta alla Gran Bretagna dopo l’indipendenza di cent’anni fa), che cresce dal 9,9 al 15 per cento, e un nuovo partito di protesta, l’Alleanza Indipendente, che in pratica non esisteva alle elezioni di cinque anni fa e ora ha il 16 per cento. Completano il quadro due partitini, i verdi e i socialdemocratici, ciascuno con il 3 per cento.

Se ne ricava una situazione di apparente ingovernabilità. E’ probabile, se nel corso della giornata di oggi verranno confermate le indicazioni degli exit-poll, che l’unica possibilità sia un’ampia coalizione di governo, ma questa non è affatto facile sulla carta: i due maggiori partiti, Fine Gael e Fianna Fail, pur non essendo ideologicamente distanti (in sostanza sono entrambi moderati centristi), hanno dichiarato in campagna elettorale che non si uniranno a nessuna condizione, e del resto si detestano da un secolo, essendo stati protagonisti di un conflitto fratricida durante la guerra civile del 1916 che diede il via alla lotta per l’indipendenza irlandese dal Regno Unito, con una lunga catena di assassinii ed esecuzioni reciproche, culminati nella morte di Michael Collins, leader del Fine Gael e padre della rivolta contro Londra. In ogni caso una coalizione avrebbe bisogno anche di altri partner, perché i due maggiori partiti, da soli, rischiano di non avere una maggioranza. Un’ipotesi, anticipata da tempo, è un governo di minoranza sino a fine anno, quando potrebbero essere convocate nuove elezioni nella speranza di un risultato differente.

Il voto suona dunque come una sconfessione, perlomeno da una considerevole parte dell’elettorato, della politica che ha permesso all’Irlanda di rimettersi in piedi dopo la spaventosa crisi economica del 2008, quando la recessione globale portò il paese sull’orlo della bancarotta. Il salvataggio offerto da Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale, con quasi 70 miliardi di euro di prestiti, ha avuto come condizione un programma di pesante austerità, con tagli alla spesa pubblica e aumenti fiscali. La ricetta è servita: l’anno scorso l’Irlanda è tornata ai livelli di crescita di prima della crisi, con il pil al 7 per cento, l’espansione più forte d’Europa, la disoccupazione dimezzata al 9 per cento e le multinazionali del web che accorrono a Dublino per farne il loro quartier generale nel vecchio continente. Ma la gente, come già avvenuto in altri paesi, ha mal gradito l’amara medicina e il governo ha perso la maggioranza. Ora rischia di perdere anche il potere.

*lastampa

Chi controlla il codice domina il futuro. GIANNI RIOTTA*

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Quando scoppiò lo scandalo metadati, la rete di comunicazioni personali raccolta dall’agenzia di intelligence americana Nsa e svelata dall’ex agente Snowden, «La Stampa» scrisse che la vera battaglia, oltre privacy e spionaggio, era sulle backdoor, porte d’ingresso riservate del software che regola telefoni e computer. 

Ora è scoppiata la battaglia, legale, politica e culturale, che oppone Apple a Fbi sul telefonino iPhone del terrorista Syed Riswaan Farook, che con la moglie ha ucciso 14 persone a San Bernardino. 

Lo scontro conferma che accesso al software, alle cloud che conservano le informazioni, a backdoor, codici e password è l’equivalente nel XXI secolo di Khyber Pass, Via della Seta, Gibilterra, transiti strategici del passato. Chi li controlla domina il futuro. 

Non abboccate alle opposte propagande. Apple non ha a cuore solo la privacy del clienti, come il suo amministratore Tim Cook proclama, né l’Fbi del direttore Jim Comey intende, con innocenza, acquisire prove contro la rete terroristica di Farook. Lo scontro, che arriverà forse alla Corte Suprema, dividendo campagna presidenziale e Congresso, è prologo di un cruciale dilemma strategico: chi comanda oggi, i vecchi Stati nazionali nati nel XVIII secolo, o impersonali network sovranazionali, aziende, lobby, gruppi di alleati? 

Nel copione dell’ultimo film di 007, Spectre, l’agente segreto combatte, in nome dell’antico servizio della Regina, proprio una rete sovrannazionale dove crimine e tecnologia si fondono. Apple non è certo la Spectre, ha clienti che sono militanti appassionati fin dai tempi di Steve Jobs, ma il referendum in cui Cook s’è infilato è nitido, vi fidate più dello Stato, dell’Fbi o di Apple, marchio che definisce la vostra personalità? 

È dunque fuorviante vedere nella battaglia Apple-Fbi la contraddizione Consumatore-Cittadino, mi schiero con il Brand o con la Bandiera? Molti americani non sanno come schierarsi, il 51% sta con Fbi, 38% con Apple, 11% incerti, perché, lo ha scritto bene Jeff Kosseff di Techcrunch https://goo.gl/ , nessuno apprezza che la polizia faccia capolino nei messaggini, ma nessuno vuole attentati Isis protetti dalla petulanza di Silicon Valley. 

Apple osserva che, aprendo la «porta sul retro» all’Fbi o dando accesso ai codici, schiuderebbe a pirati informatici e terroristi pericolose scorciatoie. Fbi ribatte, invocando una legge del 1789, l’All Writs Act firmato di pugno dal presidente Washington, che non richiede accessi illimitati ma giusto una mano, che Apple sblocchi il cellulare di Farook. In realtà, Apple sa che oggi iPhone e il sistema iOs sono solidi, non più come ai tempi del kit russo Elcomsoft, bastavano 1500 euro e si guardava ogni iPhone. Ed Fbi sa altrettanto bene che il procuratore distrettuale di Manhattan, Cyrus Vance, ha già pronte 175 richieste per leggere la memoria di cellulari che bloccano inchieste in corso. 

È duello politico e culturale, la tecnologia fa da pretesto per ingenui e sentimentali. L’Fbi limita le richieste al minimo, e sceglie il caso estremo di Farook, per suscitare simpatia nella pubblica opinione, Apple parla di privacy e si fa appoggiare dai rivali di Facebook, Google, con la sola eccezione del prudente Bill Gates di Microsoft. Consapevole della posta in gioco, l’azienda dei Mac chiama a rappresentarla l’avvocato Theodore Olson, ex viceministro Giustizia che ha persuaso la Corte Suprema a far vincere Bush contro Gore nel 2000, ma poi ha ottenuto dalla stessa Corte via libera ai matrimoni gay. L’avvocato Marc Zwilliger https://goo.gl/Dn8QU7 lavorerà su diritto e cibernetica, ad Olson tocca combattere la battaglia politica, come ai tempi in cui consigliava il presidente Reagan sullo scandalo Iran-Contras. Nessuno potrà mai accusarlo di essere tenero con i terroristi, la terza moglie, Barbara, morì nelle stragi dell’11 settembre. 

È in ballo il nostro futuro: le mega aziende sono nazionali o «nuvole», cloud eteree anche nel diritto non solo in informatica? Impossibile deciderlo alla luce remota Destra-Sinistra, il populista Trump e la senatrice liberal Feinstein stanno con Fbi, Clinton e Sanders non si pronunciano per non dividere la base incerta. Se Apple e Google invocano status sovrannazionali per non pagare tasse in un certo Paese, la sinistra insorge contro di loro, se lo fanno in nome della privacy li difende con passione. La decisione ultima toccherebbe alla politica, ma la gente non si fida più dei leader e, vista la campagna Casa Bianca 2016, come dar loro torto? Aspettatevi dunque lunga battaglia ed esito incerto, prima di capire chi comanda nel nostro futuro, se un Presidente, un Poliziotto, un Giudice, un Manager o magari un Computer Intelligente. 

* facebook riotta.it   / lastampa

 
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Scusate il disturbo. MASSIMO GRAMELLINI*

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Tra i vantaggi di un lungo stato di alterazione febbrile c’è la possibilità di accedere in condizioni di beato ottundimento alle delizie della tv del pomeriggio, inesausta spacciatrice di stimolazioni sul delitto della signorina Rosboch. Nulla ci è stato risparmiato, neppure la richiesta di seminfermità mentale per l’ignobile adescatore di professoresse in cerca di forti emozioni. Costui sarebbe già stato in cura da uno psicologo, ohibò. E la sua tendenza a rifarsi i connotati a ogni cambio di stagione lascerebbe intendere un disturbo di identità e un’indole fragile, doppio ohibò. 

 

L’avvocato difensore dei colpevoli è mestiere infame che costringe a qualsiasi genere di arrampicata sui muri ospitali della legislazione italiana, ma stavolta l’impresa risulta particolarmente improba. Un ingannatore seriale tutto può essere tranne che matto. Un manipolatore inesausto di uomini e donne tutto può essere tranne che matto. E un ragazzotto ancora implume che ha la lucidità di individuare signore fragili, il talento nel sedurle e la ferocia nel piegare il loro bisogno d’affetto ai propri fini tutto può essere tranne che matto. Intorno a questo Gabriele Defilippi si sta però mettendo già in moto il frusto copione di troppe tragedie nostrane: il tentato suicidio dimostrativo, il desiderio conclamato di farla finita, lo scaricabarile sul complice. Aspettiamoci un secondo tempo a base di pentimenti e ravvedimenti miracolosi, per la gioia delle immancabili fan. Se non riescono prima a farlo passare per matto, col tempo diventerà un divo. 

 

*lastampa

 
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METEO: 3 giorni con la FURIA del CICLONE GOLIA sull’Italia. 1 metro di Neve sulle Alpi

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Sta arrivando il ciclone GOLIA, tre giorni di intenso maltempo al Nord e al Centro, neve copiosissima sulle Alpi e fino ad 1 metro

Si aggrava sempre di più la previsione del maltempo previsto per il 27-28-29 Febbraio. Il ciclone “Golia” raggiungerà la nostra Penisola portando un intenso peggioramento sulle nostre regioni. Vediamo perché.

SITUAZIONE – Nel corso dell’ultimo weekend di Febbraio una bassa pressione proveniente dal Nordatlantico, scenderà di latitudine fino a raggiungere la Francia e quindi la Spagna. Una volta raggiunta la Spagna, la bassa pressione richiamerà dall’Africa intensi venti sciroccali su tutti i nostri bacini, venti che causeranno un importante peggioramento del tempo ad iniziare dal Nordovest. Nel corso di domenica 28 la bassa pressione raggiungerà il mare Tirreno e poi quello Ligure. Sarà il cuore del cuore del ciclone Golia. 

SABATO POMERIGGIO/SERA – Al mattino piove già al Nordovest, Toscana e Lazio con temporali lungo le coste tirreniche. Dal pomeriggio/sera tempo in forte peggioramento su Liguria (Genovesato e Savonese),Piemonte ed Emilia occidentale con piogge intense e locali nubifragi lampo, piogge in diffusione anche sul resto del Nord. Neve molto abbondante sulle Alpi sopra i 400/700 metri.

Sabato 27 Febbraio 2016
Arriva il ciclone GOLIA. Peggiora al Nordovest, Emilia e Toscana, al mattino anche Lazio con piogge via via più diffuse a abbondanti, anche con temporali e locali nubifragi, specie su Liguria, Piemonte e in nottata in Versilia e Maremma. Entro sera piogge su tutto il Nord e Sardegna. Maltempo sull’arco alpino e prealpino tutto con INTENSE NEVICATE sopra i 500/800 m. Venti di Scirocco.

NORD

Tempo in graduale peggioramento su tutte le regioni e a partire da Liguria e Piemonte con piogge via via più abbondanti e sotto forma di nubifragi su Piemonte e Liguria. Piogge abbondanti anche su Alpi e Prealpi con neve sopra i 500/700 metri, copiosa.

Temperature

In leggera diminuzione.

CENTRO e SARDEGNA

Al mattino temporali sul Lazio, piogge diffuse in Toscana. Nel pomeriggio peggiora fortemente in Toscana con piogge abbondanti e sotto forma di nubifragi in Versilia e Maremma, prestare attenzione! Piogge diffuse anche in Sardegna. In nottata piogge sul Viterbese.

Temperature

In leggera diminuzione.

SUD e SICILIA

Cielo sereno o poco nuvoloso su tutte le regioni, salvo isolati piovaschi notturni lungo le coste ioniche calabresi e Catanese.

Temperature

Stazionarie.

DOMENICA – E’ maltempo su tutto il Nord e il Centro. Precipitazioni abbondanti su gran parte del Piemonte, Liguria, Toscana, Lazio anche con temporali forti e continui sulle coste della Toscana e Lazio, anche a Roma. Prestare molta attenzione! In serata e nottata intenso maltempo sul Triveneto, specie sul Veneto! Neve molto copiosa sull’arco alpino sopra i 700/800 metri al Nordovest, dai 1200 metri al Nordest, 1500 metri delle Prealpi orientali. Neve in Appennino tra 1400 e 1800 metri, da 900 metri in Sardegna.

Domenica 28 Febbraio 2016
Ciclone GOLIA sull’Italia. MALTEMPO al Nord e al Centro con precipitazioni diffuse, abbondanti e nevose sull’arco alpino. Piogge intense si propagano su tutto il Centro e con locali nubifragi. ATTENZIONE al forte maltempo con temporali e piogge insistenti e continue su Piemonte, Toscana, Lazio, Emilia Romagna, Triveneto! Venti fortissimi o burrascosi di Scirocco. In nottata peggiora in Campania. 

NORD

Maltempo su tutte le regioni con precipitazioni che diventano forte e insistenti nel corso del pomeriggio/sera e notte anche con temporali. Prestare attenzione. Neve abbondante sull’arco alpino sopra gli 800/1200 metri.

Temperature

Stazionarie

CENTRO e SARDEGNA

Piogge diffuse su Toscana, Umbria e Marche, ma entro sera peggiora in maniera pesante su tutte le regioni con piogge abbondanti e nubifragi su Grossetano verso Viterbese, Reatino e Frusinate. Piogge anche in Sardegna.

Temperature

Senza particolari variazioni.

SUD e SICILIA

Nuvolosità diffusa, ma con scarse precipitazioni se non in Campania in serata dove ci saranno dei temporali.

Temperature

Stazionarie.

LUNEDI – Ancora maltempo al Nord, specie Triveneto, Toscana, Lazio, Sardegna occidentale, Liguria e con piogge e temporali localmente forti. Neve copiosa sulle Alpi e Appennini sopra i 900/1200 metri. Nel corso del pomeriggio e sera tende a migliorare gradualmente.

VENTI – Forti di Scirocco e Libeccio su gran parte dei bacini. Anche di Burrasca in Adriatico e alto Tirreno con conseguenti intense mareggiate.

Lunedì 29 Febbraio 2016
Maltempo al Nord, Toscana, Umbria, Lazio e Sardegna con piogge e temporali. Precipitazioni molto forti sul Triveneto! Neve sulle Alpi e Appennini sopra i 900/1000 metri. Nel corso del pomeriggio migliora un po’ al Nord e al Centro. Più asciutto il Sud.
Martedì 1 Marzo 2016
Bel tempo e mite al Nord, piogge deboli al Centro, piogge più moderate al Sud, specie su Campania, Calabria, Sicilia occidentale e tra Basilicata e Puglia.
Mercoledì 2 Marzo 2016
Tanto sole, eccetto in Sardegna e coste del basso Tirreno dove ci saranno alcune piogge. Entro sera peggiora su Lombardia, Triveneto, alta Toscana e poi Umbria, Reatino, Frusinate, Campania e coste tirreniche calabresi con piogge. Nubifragi notturni sulla Venezia Giulia. Neve sulle Alpi sopra da 800 fino a 300 metri, in Appennino sopra i 1200 m.
Giovedì 3 Marzo 2016
Venti impetuosi di Maestrale. Al mattino ultime precipitazioni sull’arco alpino e Friuli Venezia Giulia con neve a 200 m. Dal pomeriggio peggiora diffusamente al Centro-Sud, eccetto in Puglia e Sicilia meridionale con piogge e neve dai 900 metri fino a 400 metri in nottata.
 

APPROFONDIMENTO anche per singole Regioni e Città su:

Nord

Valle d’Aosta

Piemonte

Liguria

Lombardia

Trentino Alto Adige

Veneto

Friuli Venezia Giulia

Emilia Romagna

Centro

Toscana

Marche

Umbria

Abruzzo

Lazio

Molise

Sud e isole

Puglia

Campania

Basilicata

Calabria

Sicilia

Sardegna

Il populismo d’Occidente che cancella i moderati. EZIO MAURO*

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In Europa come in Usa un vento radicale piega la destra moderna

DUE parole faticano oggi a farsi largo in Occidente: moderato e conservatore. Nella semplificazione politica e giornalistica, esprimono ormai lo stesso concetto, una destra moderna, non reazionaria, con il senso delle istituzioni e il sentimento della tradizione. In un Paese sfortunato come il nostro, questa destra manca da sempre e il suo vuoto è stato riempito parzialmente per decenni dal post-fascismo, dal doroteismo democristiano, dal populismo berlusconiano, così com’è mancata simmetricamente per decenni una forte sinistra di governo, occidentale e riformista, che ha poi faticosamente preso corpo (ma non ancora anima) con il Pd.

Nelle altre democrazie europee, e negli Stati Uniti, quella tradizione politica moderata esiste e quella forma-partito conservatrice anche. Soltanto che ovunque, in Europa come in America, una spinta radicale di destra oggi piega i moderati come canne al vento: o li sfida direttamente con candidati estremi o impone l’agenda politica con i suoi temi e le sue ossessioni, o si costituisce in fronda interna autorizzata e organizzata, facendo saltare la cornice comune che per un secolo ha tenuto insieme i vecchi partiti. E in ogni caso, ovunque esercita un’egemonia negli stili e nei linguaggi, rendendo i moderati gregari riluttanti degli estremisti. E creando una nuova creatura ideologica imperniata sull’alleanza tra Dio e il capitale, nazione e reazione, suolo, sangue e frontiera, in un Paese immaginario che parla la neolingua del politicamente scorretto. Una neolingua per una neodestra, appena nata nella culla dell’antipolitica e della crisi economica più lunga del secolo. Proprio la fine delle paure del primo Novecento, con i tabù del totalitarismo spiega questa emersione improvvisa. Ritenendo la democrazia una conquista ormai consolidata al punto da essere usurata, oggi ci si prende la libertà di forzarne il confine, la forma e la sostanza, a patto di mantenerne intatta e lucida la superficie, sempre più sottile. Si disprezzano le istituzioni puntando a comandarle più che a guidarle, riducendole così a puro strumento dell’ideologia. Viene meno infatti anche il sentimento costituzionale, il rispetto naturale delle regole fondamentali e dei principi di legittimità democratica a cui si ispiravano, come se fossero fenomeni transitori, legati al ciclo di una o due generazioni, quelle appunto novecentesche. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, con una rincorsa estrema a scavalcare il limite che ogni volta si sposta più avanti, perché c’è sempre qualcuno pronto a non riconoscerlo. Non avere un limite, è infatti il primo comandamento scorretto.

Così l’Europa si sta spezzando ovunque, con Bruxelles che patteggia e rattoppa nelle varie capitali, dove ognuno ha capito che può alzare il prezzo dell’Unione a suo piacimento. Con Cameron che contratta fino all’ultimo il suo no al Brexit mentre indice il referendum, e deve però fronteggiare in casa la ribellione di un terzo dei suoi ministri e del sindaco della città più cosmopo- lita del continente, Londra, schierato contro l’Europa in un radicalismo conservatore che è già una piattaforma della nuova destra. E se l’Unione deve fronteggiare la ribellione di Vienna, che vuole limitare l’ingresso dei rifugiati nel Paese, alla seconda destra austriaca questo non basta: l’area xenofoba di Heinz-Christian Strache continua infatti a crescere nei sondaggi e chiede un no deciso all’Europa, amicizia con Putin, tolleranza zero contro i migranti. In Polonia la Chiesa appoggia i nazionalisti euroscettici e clericali di “Diritto e Giustizia” guidati da Jaroslaw Kaczynski in una politica che ha paralizzato la Corte costituzionale, ha epurato radio e tv, controlla e censura internet. L’ideologo e stratega di questa radicalizzazione a destra è naturalmente Viktor Orbàn, il premier ungherese al potere dal 2010 col suo partito nazional-conservatore che dopo aver normalizzato le magistrature e i media ha costruito il suo Muro e ora vuole estenderlo al confine romeno: ma intanto a destra di questa destra sta già prosperando il partito estremo Jòbbik, apertamente antisemita e nostalgico. Crescono i populisti in tutti e cinque i Paesi della Comunità nordica, con un partito anti-immigrati e anti-Ue che vola in Svezia nonostante un’economia che segna un + 3,5 per cento, gli ultra-conservatori che sono partner di governo in Norvegia e in Finlandia, gli xenofobi danesi all’opposizione, ma forti del 21 per cento.

Resta la Germania, dove la crisi dell’immigrazione e la polemica contro la Merkel ha ridato fiato al partito Afd, che opponendosi agli stranieri e a ogni trasferimento di sovranità sfiora nei sondaggi il 12 per cento. E infine c’è l’aperta rivendicazione di Marine Le Pen per guidare la Francia dall’Eliseo col suo partito di eredità post-fascista e di pratica antieuropea, che costringe i repubblicani di Sarkozy sulla difensiva. Se si aggiunge il fenomeno Trump, ormai apertamente in grado di terremotare non solo le primarie ma il sistema politico americano, il quadro è completo. C’è poi, ad aggravare la situazione, quel fenomeno particolare e non ancora indagato che potremmo chiamare la “sinistra mimetica”. Movimenti nati a sinistra, o con base sociale in gran parte a sinistra, che mutuano modi e linguaggi dalla destra più radicale per rimanere sulla cresta dell’onda securitaria e islamofoba, sperando di lucrare una quota del dividendo elettorale della neodestra. È il caso del presidente xenofobo e russofilo della Repubblica Ceca, Milos Zeman che nasce di sinistra, del premier socialdemocratico di Slovacchia Robert Fico: ma anche, com’è evidente, del Movimento 5 Stelle in Italia, con le movenze di sinistra, l’elettorato composito e coltivato trasversalmente, e una chiara predicazione antieuropea e antieuro.

Che cosa spiega questo slittamento che restringe l’area moderata in tutto l’Occidente? La spiegazione economico-sociale poggia sulla crisi, che partita come fenomeno economico-finanziario ha finito per corrodere tutta l’impalcatura intellettuale, politica e istituzionale della democrazia materiale che ci eravamo costruiti nel dopoguerra per proteggere la nostra vita in comune.
Scopriamo improvvisamente, in questi ultimi anni, che il meccanismo democratico da solo non ci protegge. Anzi, potremmo dire che la scoperta è più radicale: la democrazia non basta a se stessa. Nasce il disincanto della rappresentanza, la nuova solitudine repubblicana. Tutto diventa fragile e transitorio, nulla merita un investimento a lungo termine, dunque la stessa politica tradizionale finisce fuorigioco perché cerchiamo risposte individuali a problemi collettivi.

C’è un elemento in più. Prima della crisi il ceto medio emergente aveva tentato di diventare soggetto politico mettendosi in proprio, autonomizzandosi sia dalla grande borghesia che dal proletariato: in Italia questa avventura aveva avuto come demiurgo Berlusconi con la promessa di uno Stato più leggero, di una forte riduzione delle tasse, di un sovvertimento della classe dirigente. Il fallimento del progetto berlusconiano – che non aveva evidentemente nulla di moderato e ben poco di conservatore – e il gelo della crisi hanno frustrato due volte questo tentativo di emancipazione di soggetti sociali che perdono la speranza di produrre politica direttamente dai loro interessi legittimi, si proletarizzano per le difficoltà finanziarie e ripiegano sconfitti in quella che De Rita chiama la “grande bolla” del ceto medio.
L’esito di questi percorsi collettivi è il riflusso da ogni discorso pubblico o appunto la ribellione, l’antipolitica. Nella convinzione che il cittadino possa disinteressarsi dello Stato, senza accorgersi che nello stesso tempo lo Stato si disinteressa di lui, perché quando la sua libertà non si combina con quella degli altri e l’esercizio dei suoi diritti resta soltanto individuale, lui diventa un’unità anonima da rilevare nei sondaggi, realizzando la vera solitudine dei numeri primi.

Si capisce che a questo crocevia tra la solitudine e la ribellione stia accampato il populismo, interessato ad entrambe. Tutti diversi tra loro, i leader radicali hanno un tratto in comune: propongono soluzioni semplici a problemi complessi (il “puerilismo”, lo chiamava Huizinga) danno sempre la colpa ad un nemico esterno, attaccano un potere gigantesco e indefinito, berciano sulle élites, si rinchiudono nell’ossessione territoriale, immaginano complotti perché investono su un indebolimento dello spirito critico a vantaggio di una visione mitologica dell’avventura presente. I problemi veri – il lavoro che manca, la crescita che arranca, Daesh che uccide – vengono evocati e cavalcati, ma in forma fantasmatica, all’insegna di una sfiducia perenne nei confronti delle istituzioni e della stessa democrazia.

Noi vediamo chiaramente che tutto questo fa emergere i campioni della neodestra, gladiatori incontrastati di una fase in cui tutto vacilla. Ma non ci accorgiamo che parallelamente si corrode la cornice del pensiero liberaldemocratico, proprio nella fase in cui si è insediato (lo diceva anni fa Galli della Loggia) come l’unica dimensione politica comunemente accettata e condivisa, dopo le tragedie nel Novecento: e infatti il dogma di Orbàn è “il fallimento del liberalismo”, da cui ricava la possibilità di demolire la separazione dei poteri. In realtà la neodestra più che un pensiero ha una superstizione del mondo e un’ideologia di sé, unita ad una feroce volontà di escludere e alla capacità di offrire nel contempo una fruizione politica dei risentimenti e delle paure. È la ricetta semplice e forte del fondamentalismo che negando valore ad ogni teoria divergente o preesistente costruisce quel senso di falsa sicurezza tipico di chi vive murato all’interno delle fortezze, pensando – come spiega Bauman – di tagliare fuori così “il caos che regna all’esterno”. È il destino della destra italiana che spento il fuoco pirotecnico del berlusconismo consegna le sue ceneri a Salvini, rassegnandosi dopo il titanismo del Cavaliere all’imitazione da Asterix padano del lepenismo.
Prezzolini, guardandosi intorno sancirebbe a questo punto la sconfitta del “vero conservatore”, come lo idealizzava lui: capace di non confondersi con i reazionari, i tradizionalisti, i nostalgici, di non rifiutare i mutamenti purché avvengano gradualmente, di conservare le istituzioni, soprattutto “di non confondere gli uomini con gli angeli o con i diavoli”.

Oggi la neodestra italiana sembra invece cercare disperatamente un diavolo qualunque da scritturare, per farlo sedere a capotavola spaventando gli elettori nell’evocazione dell’inferno permanente, perché nel suo fondamentalismo non c’è spazio nemmeno per un angolo di purgatorio, figuriamoci il buon vecchio paradiso terrestre. Il problema, naturalmente, non riguarda soltanto la destra ma l’intero sistema, cioè la cultura di governo. Perché senza un vero conservatore non può esserci un vero riformista. E infatti…

*larepubblica

SPALLETTI PENSA SOLO AL BENE COMUNE: “RIFAREI TUTTO”

Una società è quella dimensione in cui gli interessi contrapposti ed antagonisti dei singoli si compongono, trovando una sintesi ed un equilibrio in vista del “bene comune”. Una squadra è un gruppo di calciatori che prende parte, come insieme unitario, a competizioni sportive. I matematici dicono che il tutto è qualcosa di maggiore della somma delle sue parti ed al tempo stesso per essere intero non può fare a meno di nessuna di esse. Semplice. Chiaro. Quasi stupefacente nella sua semplicità. La performance di Spalletti di oggi è sembrata più il discorso di un filosofo o l’argomentazione di un costituzionalista che una conferenza stampa. Certo, in termini più spiccioli, perché bisogna “parlare come mangi” quando sei a Roma ma è esattamente questo il messaggio che il mister ha voluto mandare alla squadra. Totti è una parte del tutto e non può stare al di fuori o addirittura al di sopra di esso. Perciò le regole che governano la “società” Roma non fanno certamente eccezione per il Capitano giallorosso. Anzi, con tanto di proiettore e laser Spalletti si è messo lì a fare una lezione di tattica agli astanti. “Sono questi i famigerati giusti comportamenti di cui parlo spesso: guardate cosa fa Salah dopo aver già dato abbondantemente il suo con un eurogol, quando la squadra è già sul 5-0” e mostra ai cronisti presenti un ripiegamento difensivo dell’esterno egiziano. Come a dire che quello che gli interessa è il contributo fattivo che un giocatore può dare in vista del già citato “bene comune” a prescindere dal nome che porta sulle spalle. Altra stilettata a Totti? Nel dubbio, i quotidiani già si scatenano al canto di “Roma shock, Totti va via” oppure “Claudio Ranieri ed il suo Leicester sono sulle tracce del capitano”. Il caso è aperto anche se Spalletti liquida la pratica con un freddo “non voglio parlarne, il caso rientrerà da solo. Posso solo dire che rifarei quello che ho fatto nei confronti di chiunque”. In una squadra di calcio non può esserci democrazia, è l’allenatore che decide chi è in e chi è out perché l’unica cosa che conta è il bene comune. Già negli incontri precedenti con la stampa Spalletti aveva evidenziato la difficoltà ma al tempo scelto la necessità di fare delle scelte che di sicuro scontenteranno qualcuno. Gli interessi egoistici dei singoli devono trovare una soluzione nelle scelte di un soggetto super partes (l’allenatore). Ed egli sarà davvero sopra le parti solo se dimostrerà di essere obiettivo e credibile nelle scelte da compiere. I comportamenti anomali vanno regolati a prescindere da chi li pone in atto. È una questione di giustizia sociale. Anche quando il popolo si ribella al grido di “un capitano, c’è solo un capitano!”

Claudia Demenica

ISCHIA, SONO 21 I CONVOCATI PER L’INCONTRO CON IL LECCE

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Al termine della seduta di rifinitura, il tecnico Di Costanzo ha reso noto la lista dei convocati per la partita, Ischia Isolaverde-Lecce, valevole per la 24^giornata del girone C di Lega Pro in programma sabato 27 Febbraio alle ore 14.00.

PORTIERI: IULIANO Rino, MODESTI Nicola.

DIFENSORI: BRUNO Francesco, FILOSA Liberato, FLORIO Filippo, GUARINO Vincenzo, MORACCI Leonardo, PISTOLA Mario, PORCINO Antonio, SAVI Davide.

CENTROCAMPISTI: ACAMPORA Gennaro, ARMENO Gennaro, BLASI Manuele, DE CLEMENTE Giuseppe, DI VICINO Giorgio, PEPE Vincenzo, SPEZZANI Mattia.

ATTACCANTI: ALADJE GOMES DE PINA Alberto, BARBOSA MOREIRA BLAITNER Pablo, KANOUTE Mamadou Yaye, MANNA Giuseppe.

INDISPONIBILI: PALMA Giuseppe, SIRIGU Giampaolo.

Somalia, miliziani di al-Shabab attaccano hotel a Mogadiscio: almeno 14 morti

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L’incursione è iniziata con un attacco suicida. Un’esplosione di un’autobomba seguita da spari.

MOGADISCIO – I miliziani di al-Shabab legati ad al-Qaeda hanno fatto irruzione in un hotel in centro a Mogadiscio, nonostante le rigide misure di sicurezza, uccidendo almeno 14 persone. Lo hanno riferito gli stessi miliziani all’emittente Bbc, spiegando che l’hotel Somali Youth League (Syl) è ora “sotto il controllo” degli al-Shabab. L’attacco sarebbe  iniziato “con un attentato suicida”.

Vicino all’albergo sono state sentite due forti esplosioni, che si ritiene siano state provocate da un’autobomba. La polizia è giunta sul luogo dell’attacco, ma al momento non si conosce il bilancio delle eventuali vittime.

L’inviato della Bbc sul luogo dell’attentato riferisce di aver udito una sparatoria e che, dopo 40 minuti dall’esplosione della prima autobomba è stata avvertita una seconda esplosione della stessa entità. Ieri un colpo di mortaio lanciato da al-Shabab vicino al palazzo presidenziale a Mogadiscio ha causato la morte di tre persone. A fine gennaio un altro attentato ha scosso la capitale somala Modadiscio. L’attacco compiuto da quattro jihadisti con due autobombe haucciso 20 persone.

Lega Pro Girone C. Benevento – Melfi 3 – 0, i sanniti agganciano la vetta solitaria

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Tutto facile per i sanniti che regolano il Melfi con un rotondo tre a zero ed agganciano la vetta del girone

Benevento, 15/02/2016  Il Benevento manda un segnale forte al campionato con la rotonda vittoria per 3 – 0 ai danni del Melfi.

Nel monday evening, partita senza storia al ”Ciro Vigorito” con il Benevento bravo e cinico nei momenti topici dell’incontro nel concretizzare le occasioni da gioco create; le reti sono state segnate da Melara al 35′ del primo tempo, Cissè ad un minuto da termine della prima frazione e Mazzeo, autore della rete valsa gioco-partita-incontro. Con questa vittoria ed in virtù dei passi falsi delle altre antagoniste del girone, i sanniti agganciano la vetta in solitario e, nel prossimo turno, saranno di scena sul campo caldo del Monopoli.

 

Tabellino

Benevento
Gori; Mattera, Lucioni, Mucciante; Melara (78′ Padella), De Falco, Del Pinto, Lopez, Ciciretti (70′ Marotta), Cissé (70′ Campagnacci), Mazzeo.
A disp.: Piscitelli, Vitiello, Angiulli, Troiani, Raimondi, Mazzarani.
All.: G. Auteri
 
Melfi
Santurro, Petricciuolo, Cason (46′ Silvestri), Petta, Giron, Maimone, Zane, Demontis (46′ Canotto), Herrera, Longo, Soumaré (68′ Tortolano).
A disp.: Gagliardini, Annoni, Amelio, Scognamiglio, Finazzi, Giacomarro, Annese, Boscolo Zemelo, Ingretolli.
All.: G. Ugolotti
 
Arbitro: Sig. Andrea Capone di Palermo
Assistenti: Federico Granci di Città di Castello e Francesca Di Monte di Chieti
Ammoniti: 67′ Mucciante (B), 69′ Melara (B)
Espulso: 76′ Mucciante (B) per somma di ammonizioni
Angoli: 7-4 (Pt 4-0)
Recupero: Pt 1′, St 2′.
Spettatori: 3756 (2.091 paganti+1.665 abbonati)

L’ORDA AZZURRA- Vincenzo Luisi: “L’uscita dall’EL favorirà il Napoli, Sarri avrà più tempo per curare i dettagli”

E’ intervenuto, ai microfoni dell’Orda Azzurra, Vincenzo Luisi, presidente del club Napoli Rimini: “Il Napoli in seconda fascia è un risultato importante. Bisogna fare un passo avanti, migliorare. Chiamiamolo scudetto. Non i altri modi. Finalmente Sarri incomincia a crede nello scudetto. A questo punto, rimangono 12 finali. Sono fiducioso, però. Il mister non sa ancora leggere la partita in corso d’opera. Giocare ogni tre giorni l’ha sfavorito. Adesso, senza l’Europa, Sarri ricomincerà a curare i dettagli. Higuain? I panni sporchi si lavano in famiglia. Sarri lo difende, ADL lo critica. Lui, intanto, è in difficoltà. Il mister non le manda a dire, è toscano. Le parole di ADL sembrano attaccare il tecnico. Questione San Paolo: lo stadio è vergognoso, fatiscente. Bisognerebbe demolirlo, non ristrutturarlo. Il risultato degli azzurri a Firenze? Non lo dico, ma sono convintò che sia la partita decisiva. 

Tratta di esseri umani, il governo vara un piano nazionale per combattere il fenomeno

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Lo scopo è quello di “definire strategie pluriennali di intervento per la prevenzione e il contrasto del traffico e del commercio di persone, oltre che azioni per la sensibilizzazione, alla prevenzione e l’emersione delle vittime. Il piano è propedeutico alla emanazione del nuovo programma unico di assistenza ed integrazione sociale e le relative modalità di attuazione e finanziamento.

ROMA – Il Consiglio dei Ministri ha adottato il primo Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani, a norma dell’articolo 9 del decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 24. Lo scopo è quello di  “definire strategie pluriennali di intervento per la prevenzione e il contrasto al fenomeno della tratta e del grave sfruttamento degli esseri umani, nonchè azioni finalizzate alla sensibilizzazione, alla prevenzione sociale, all’emersione e all’integrazione sociale delle vittime – si legge nel comunicato diffuso da Palazzo Chigi dopo il Cdm – Il piano è propedeutico alla emanazione del nuovo programma unico di emersione, assistenza ed integrazione sociale e le relative modalità di attuazione e finanziamento”.
La tratta di esseri umani è il mezzo con cui sempre più persone vengono schiavizzate. Riguarda tutti i continenti e quasi tutti i paesi del mondo. Per chiarire perché questo commercio è da considerarsi un tipo di schiavitù e un tipo di violazione dei diritti umani, Anti-Slavery International ha stilato questa lista di domande e risposte. La tratta degli esseri umani è il trasferimento di persone con la violenza, l’inganno o la forza, finalizzato al lavoro forzato, alla servitù o a pratiche assimilabili alla schiavitù.

I dati più recenti. Sono quasi 250mila i migranti sbarcati in Europa nel corso del 2015, di cui almeno 93.540 persone in Italia secondo le cifre fornite dal ministero dell’interno. Capita che solo nel corso di una sola settimana siano centinaia le persone che perdono la vita mentre cercavano di raggiungere una vita migliore in Europa. Migranti trovati a bordo di camion abbandonati, oppure gente che annega durante drammatiche traversate a bordo di gommoni sgonfi, assiepati di persone, e con poco carburante per il motore. Gente che invece arriva sano e salvo però non smette di correre rischi al suo arrivo in Europa: le probabilità di rimanere vittima di una rete di sfruttamento – prostituzione o lavoro forzato – rimane altissima, perché sovente il trafficante che gli ha permesso l’attraversamento illecito dei confini si trasforma in sfruttatore o mette il migrante nelle mani di una rete di sfruttamento.

I più a rischio sono i minori. Secondo Save the children, le vittime di tratta che sono entrate in programmi di protezione sono contate a migliaia e tra questi centinaia sono bambini o adolescenti Provengono generalmente da siria, Afghanistan, Eritrea, Sud Sudan, Niger, Nigeria, Marocco, Ghana, Senegal. I più a rischio sono i minori non accompagnati, come denuncia anche Save The Children: le adolescenti provenienti dai paesi dell’Europa dell’Est e dalla Nigeria per quanto riguarda lo sfruttamento sessuale e i minori afgani e i minori eritrei in quanto principali gruppi di migranti in transito in Italia, lungo un viaggio estenuante di mesi o anni nel quale subiscono violenze sempre piu? efferate; e i minori egiziani, che sono il gruppo piu? coinvolto in situazioni di sfruttamento lavorativo nel nostro Paese. Durante il viaggio i minori sono vittime di tratta, sfruttamento e violenze sempre piu? efferate. I minori intervistati da Save the Children hanno raccontato in particolare di violenze subite durante l’attraversamento del deserto libico o durante la detenzione in Libia, come è accaduto al giovane che ha perso la vita sulla nave di Medici senza frontiere.

L’ORDA AZZURRA- L’ex viola Mattei incorona Higuain: “E’ fondamentale, se la Juve lo avesse avuto avrebbe vinto di più”

E’ intervenuto, ai microfoni dell’Orda Azzurra, l’ex giocatore della Fiorentina, Luca Mattei: “Momento delicato sia per la Fiorentina che il Napoli. Il campionato, però, è un’altra cosa. Partita aperta a qualsiasi risultato. Vecino in azzurro a giugno? Se Sarri gli ha messo gli occhi a dosso, significa che è fondamentale. Se i viola raggiungeranno la Champions, sarà difficile accaparrarselo. Higuain potrebbe essere l’ago della bilancia. Se la Juve avessa avuto un centravanti come lui, avrebbe vinto qualcosa di più, a livello internazionale. Pepe Reina è un giocatore bravo, di carattere, che si fa sentire. E’ uno dei migliori portieri del mondo, insieme a Buffon.”

L’ORDA AZZURRA- Silvio Elia Ferrara: “Tra Sarri e ADL i primi screzi. Su Higuain dico…”

E’ intervenuto, ai microfoni dell’Orda Azzurra, il noto giornalista Silvio Elia Ferrara: “De Laurentiis non hanno detto bugie. Sarri è vincolato al Napoli e alle decisioni del presidente. Higuain? Sembra leggermente appesantito, arriva sempre un po’ dopo la palla, poco lucido e reattivo. ADL ha una cassa di risonanza enorme, talora eccessiva. Grassi e Regini? E’ iniziato il gioco delle parti. Come c’è stato con Mazzarri e Benitez. Non c’è nessuna incrinatura tra il presidente e il mister, anche se Sarri avrebbe voluto qualcosina in più dal mercato. De Laurentiis, invece, ritiene che il mister abbia già tanto, considerati i vari Higuain, Callejon, Albiol. E’ vero c’è stata un po’ di sfortuna, ma non si può parlare solo di questo. Le grandi squadre vincono anche contro quello. Quando diventa una costante, non si tratta più di sfiga. Fino ad un mese fa, un gol come quello di Pina non sarebbe mai avvenuto. Così come Zaza. Sfortuna sì, ma c’è stato anche qualcosa a monte. E’ necessario che Sarri si inventi qualcosa, è il momento di cercare qualche alternativa, anche se sembra poco propenso a farlo. Ad esempio Gabbiadini che dovrebbe giocare molto di più.”

Pescara-Ascoli: un insidioso testa-coda aspetta il Pescara domani

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Dopo la sconfitta di Cagliari, che ha lasciato grande amarezza in casa Pescara, con lo stesso Presidente Sebastiani che si é detto deluso del risultato maturato in terra Sarda, ma non della prestazione fornita dalla squadra abruzzese, a suo dire, sfortunata e penalizzata da alcuni episodi arbitrali (leggasi il presunto rigore su Lapadula, che ha scatenato polemiche anche tra alcuni giornalisti), il Delfino si prepara alla sfida interna contro l’Ascoli, la prima gara di due impegni casalinghi ravvicinati.

Martedì, infatti, la serie B tornerà subito in campo. Ospite del Delfino sarà il Trapani dell’ex trainer Cosmi. L’impegno contro i marchigiani, ai  margini della zona play-out, e assolutamente bisognosi di punti pesanti, si presenta interessante e ricco di emozioni, come i testa-coda risultano molto spesso essere.

I bianconeri, neopromossi in serie B, hanno cambiato guida tecnica a stagione in corso: a Petrone, infatti, è subentrato Mangia. L’Ascoli, inoltre, non potrà contare sull’apporto dei propri tifosi, a causa del divieto imposto dall’osservatorio per la manifestazioni sportive. Un vero peccato per i supporters dell’Ascoli Picchio, dal momento che all’andata la gara non fu interdetta ai tifosi del Pescara, i quali, invece, nonostante la sconfitta di Cagliari, sono più entusiasti che mai, e sono andati a salutare i propri beniamini nell’albergo dove ha sede il ritiro pre-gara, al momento della partenza della truppa biancazzurra verso lo stadio Adriatico-“Cornacchia”. Tifosi rinfrancati anche del no, almeno per il moneto, di Lapadula alla Nazionale peruviana: Lapacadabra, infatti, ha deciso di rifiutare la spietata corte fattagli da Gareca, il trainer della Nazionale andina, per dedicarsi completamente al Pescara, almeno fino alla fine del campionato. Un’eventuale convocazione ora in maglia Blanquirroja , infatti, non avrebbe permesso a “Lapacadabra” di disputare gli eventuali play off con la maglia del Pescara. Un sospiro di sollievo per tutto l’ambiente abruzzese. Arbitro dell’incontro, il cui inizio è fissato per le ore 15:00 di sabato, sarà Pinzani della sezione di Empoli.

I Convocati per Pescara Ascoli

Gabriele Aldegani, Simone Aresti, Vincenzo Fiorillo, Coda Andrea, Fornasier Michele, Mazzotta Antonio,  Francesco Zampano, Dario Zuparic, Ahmad Benali, Alessandro Bruno, Rolando Mandragora, Cristian Pasquato, Selasi Ransford, Lucas Torreira, Valerio Verre, Joel Acosta, Cappelluzzo Pierluigi, Gianluca Caprari, Gianluca Lapadula, Alexandru Mitrita, Verde Daniele.

CHRISTIAN BARISANI

L’ORDA AZZURRA – Ore 20:00 per una puntata speciale con tanti ospiti: Mattei, Ferrara, Luisi e tanti altri ospiti…

Questa sera non perderti l’appuntamento con L’Orda Azzurra, il programma che va in onda sulle frequenze di Vivi Radio Web la radio ufficiale di Vivicentro.it. Tutto quello che c’è da sapere sul Napoli, sempre live…

A condurre il programma, Ciro Novellino (giornalista di Vivicentro) e al suo fianco Mario Vollono (vicedirettore di Vivicentro). Tanti ospiti al telefono e in studio, ma i protagonisti siete voi, come sempre. Mandate i vostri messaggi sulla pagina Facebook della radio, o chiamate allo 081 048 73 45 oppure mandare un messaggio Whatsapp al 338 94 05 888.

Gli ospiti di questa sera: un ex calciatore della Fiorentina, Luca Mattei, il giornalista Silvio Elia Ferrara, oltre al presidente del Club Napoli Rimini Azzurra, Vincenzo Luisi e altri ancora…

Non mancate, L’Orda Azzurra sta arrivando…!

Come sempre potrete ascoltarla in diretta a questo indirizzo:

dalle 20:15 e in differita due ore dopo la fine della trasmissione a questo indirizzo https://www.spreaker.com/show/tracce-di-lorda-azzurra