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Meteo – FEBBRAIO, 2016 ANNO BISESTILE. Giorno TEMPESTOSO con il CICLONE GOLIA !

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Anno BISESTO, anno FUNESTO recita l’adagio: ma è davvero così? Nubifragi con GOLIA Lunedì 29

L’anno bisestile, da secoli, è motivo di superstizione: i primi a definire l’anno bisestile come portatore di sventure furono i Romani: erano particolarmente avversi ai cambiamenti e ritenevano, appunto, che il “giorno in più ” potesse essere foriero di oscuri presagi.STORIA – Il giorno in più venne introdotto oltre 2000 anni fa, proprio ai tempi del dominio romano: nel 46 a.C., Giulio Cesare, per pareggiare i conti con le sei ore circa che ”avanzano” ogni anno dai 365 giorni canonici, seguendo i calcoli dell’astronomo Sosigene di Alessandria introdusse nel calendario un giorno in più ogni 4 anni, subito dopo il 24 febbraio. E poiché il 24 febbraio in latino era il “sexto die ante Calendas Martias”, quel giorno diventò il “bis sexto die“, da cui la denominazione ”bisestile”. Nei secoli non si annoverano eventi particolarmente negativi legati all’anno bisestile: la pratica di aggiungere un giorno al mese di Febbraio è utilizzata in quasi tutti i calendari solari per evitare lo slittamento delle stagioni: ogni 4 anni accumulerebbero un giorno in più di ritardo.

29 FEBBRAIO 2016, GOLIA ALLA RISCOSSA – Nella giornata di Lunedì 29 avremo forte maltempo su numerose regioni italiane, piogge moderate al Nord e su Toscana, Umbria, Lazio e Sardegna con piogge e temporali. Precipitazioni forti anche sul Triveneto, massima attenzione al forte vento di Scirocco e alla possibile alta marea nella città di Venezia nel corso delle prime ore del giorno.

NEVE – Precipitazioni nevose abbondanti sulle Alpi e Appennini sopra i 700/1000 metri.

APPROFONDIMENTO anche per singole Regioni e Città su:

Nord

Valle d’Aosta

Piemonte

Liguria

Lombardia

Trentino Alto Adige

Veneto

Friuli Venezia Giulia

Emilia Romagna

Centro

Toscana

Marche

Umbria

Abruzzo

Lazio

Molise

Sud e isole

Puglia

Campania

Basilicata

Calabria

Sicilia

Sardegna

Cosenza – Juve Stabia: Attimi di paura e tensione in curva (FOTO)

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Momenti di paura sono stati vissuti ieri durante la gara tra il Cosenza e la Juve Stabia, quasi verso la fine del primo tempo eravamo al 40° minuto, i tifosi della curva Bergamini hanno chiesto l’intervento dei sanitari per soccorrere uno spettatore che, per imprecisate ragioni, era riverso sulle scalee dello stadio privo di sensi.

All’arrivo dei sanitari in curva si è scatenata l’ira dei supporters del Cosenza che hanno tentato di aggredire gli operatori sanitari rei di aver impiegato troppo tempo nelle operazioni di soccorso. Provvidenziale è stato l’intervento degli steward che hanno bloccato i facinorosi e hanno permesso la conclusione delle operazioni di soccorso.

Soccorso tifoso Cosenza Juve Stabia aggressione steward 6

CAMPIONATO BERRETTI: ”ISCHIA BATTUTA ANCHE DAL FANALINO DI CODA AVELLINO”

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Secondo stop di fila per l’Ischia dopo il ko contro il Siena la scorsa settimana, cede a Nusco, in casa dell’Avellino che conquista la seconda vittoria stagionale. Inizio da dimenticare da parte dei ragazzi di Porta che si fanno sorprendere da Dioum, il quale sfrutta un rimpallo in area e 3’ dopo raddoppia su calcio di rigore. L’atteggiamento ostruzionistico degli irpini innervosisce i gialloblù che chiudono il tempo sotto di due reti. Nella ripresa Borrelli, subentrato a Miranda, accorcia le distanze piazzando un diagonale dalla destra. Caracciolo, Di Bello, Passariello e Vincenzi sprecano quattro occasionissime per evitare la sconfitta. Davvero clamorose le palle-gol non sfruttate dagli isolani, in formazione rimaneggiata (in campo D’Angelo a mezzo servizio). Il tempo effettivo è ridotto all’osso per l’astuzia dei padroni di casa che anche se a fatica, riescono nell’intento di vincere ancora.

AVELLINO-ISCHIA ISOLAVERDE 2-1

AVELLINO: Fall, D’Amore, De Giglio, Cappelli, Trapanese (15’ s.t. De Donato), Viscardi, Sersante, Dascoli, Schena (20’ s.t. Riefoli), Dioum, Caggiano (30’ s.t. Pagano). In panchina Sorrentino, Chianese, Colapaolo, Moscaritolo. All. Carpentieri.

ISCHIA ISOLAVERDE: D’Errico, Vorzillo, Esempio, De Palma, Todisco, Miranda (13’ s.t. Borrelli), Di Bello, Numerato (13’ s.t. Caracciolo), D’Angelo (20’ s.t. Coppola), Passariello, Vincenzi. In panchina Cappa, Nocerino, Petruccio, Agrillo, Gonzales, Migliaccio. All. Porta.

ARBITRO: De Cicco di Nola (ass. Guerra e Passaro di Nola).

MARCATORI: nel p.t. 12’ e 15’ (rig.) Dioum; nel s.t. 15’ Borrelli.

NOTE: ammoniti D’Amore, Trapanese, Schena, Vorzillo, De Palma, D’Errico, Petruccio, Coppola.

I RISULTATI

  • Avellino-Ischia 2-1
  • Paganese-L’Aquila 2-0
  • Arezzo-Lupa Roma 4-1
  • Juve Stabia-Pisa 2-2
  • V.Lanciano-Robur Siena 1-3
  • Lupa.C.R-Teramo 1-4

Ha riposato Pontedera

CLASSIFICA

  1. Arezzo 53,
  2. Tuttocuio 41,
  3. Teramo 40,
  4. Lupa Roma 34,
  5. Pisa 33,
  6. Juve Stabia 32,
  7. L’Aquila 32,
  8. Paganese 31,
  9. Robur Siena 29,
  10. Ischia Isolaverde 26,
  11. Lupa Castelli Romani 19,
  12. Virtus Lanciano 18,
  13. Salernitana 15,
  14. Pontedera 14,
  15. Avellino 8.

Anche Conte in tribuna, non solo Insigne sotto la lente di ingrandimento

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All’ Artemio Franchi di Firenze in occasione della sfida tra Fiorentina e Napoli sarà presente anche il C.T. della nazionale italiana Antonio Conte.

Un’ occasione per visionare Lorenzo Insigne in vista dei prossimi Europei in Francia . Ma non solo, anche Jorginho e Bernardeschi sembrano in odore di convocazione per le prossime amichevoli contro Spagna e Germania. E chissà che indirettamente si tratti di un’ occasione per monitorare Gonzalo Higuain; stando agli ultimi rumors che vedrebbero il tecnico ex Juventus sulla panchina del Chelsea nella prossima stagione, il pipita sarebbe finito in cima alla lista dei desideri.

VIDEO – Soccorso a 51 migranti di Motovedetta CP322 operante nel mar Egeo

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Video di alcune fasi delle operazioni di soccorso condotte la scorsa notte dalla Motovedetta CP322 – dislocata a Samos – della Guardia Costiera italiana che sta operando nel Mar Egeo.

L’unità della Guardia Costiera ha soccorso complessivamente 51 migranti  (29 uomini, 10 donne, e 12 bambini) a bordo di un piccolo natante gonfiabile in precarie condizioni di navigabilità.

I migranti sono stati successivamente condotti in salvo nel porto di Samos, ove la Motovedetta CP322 ha fatto rientro questa mattina.

De Magistris: “Stasera una partita dura ma il campionato finisce a maggio”

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Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito alla trasferta di Firenze e al brutto episodio capitato ad Insigne. Questo è quanto riportato sul You Tube del Comune di Napoli:

“ Contro la Fiorentina non sarà una sfida semplice, la Juve è a più quattro ma il campionato è ancora lungo. La squadra deve crederci e deve avere la giusta energia per giocarsela fino alla fine. Certo la Juventus ha una maggiore esperienza ma sono del parere che “se po fa e s’adda fa”.

Quello che è capitato a Insigne è un fatto grave come capita a tanti cittadini ogni giorno a Napoli come altrove. Dispiace che continuino a verificarsi episodi del genere nelle nostre città”.

Insigne, parla l’ agente: “Lorenzo è spaventato dall’ accaduto ma scenderà in campo con la giusta tranquillità”

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L’ agente di Insigne, Antonio Ottaiano, è intervenuto ai microfoni di radio CRC a proposito dell’ increscioso episodio capitato sabato sera.

Ecco le sue parole:

“ Lo stato d’ animo di Lorenzo è lo stesso di chiunque viva questi episodi. Certo lo spavento c’è stato ma fortunatamente il danno è stato solo materiale. E’ il fatto della “dedica del gol” che mi ha sconcertato maggiormente, non so proprio spiegarmi di cosa sia frutto. Quello che più mi preme è che non ci siano ripercussioni dal punto di vista psicologico, anche perché il ragazzo scenderà in campo regolarmente e non penso che il brutto episodio possa condizionarlo in maniera forte. L’ ho sentito ed è solo molto spaventato per ciò che è successo, l’ intento dei malfattori era quello di compiere la rapina indipendentemente da chi vi fosse in auto”.

 

Un cattivo presagio: e se questo Dalai Lama fosse l’ultimo? (Raimondo Bultrini*)

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L’attuale Dalai Lama con Mao Tse Tung nel 1954 (Getty)

Una copertina del “New York Times” con i suoi abiti funereamente svuotati. Dichiarazioni del fratello, e anche sue, che fanno pensare a un addio della tradizione secolare. Alla fine avrà vinto la Cina?

BANGKOK. La domanda circola di web in web come un mantra himalayano tra i fedeli e i simpatizzanti del Tibet disseminati ormai nel mondo virtuale più che nelle valli degli altipiani. Ci sarà un prossimo Dalai Lama? E, eventualmente, dove vivrà, sotto quali spoglie tornerà sul Pianeta il prossimo erede di questa antica stirpe di 14 reincarnati che per la prima volta nella storia troverà al suo posto un «concorrente» eletto politicamente dalla Cina? L’attualità è che nei giorni scorsi l’ottantenne Sua Santità Tenzin Gyatso è partito quasi d’improvviso dalla residenza indiana di Dharamsala per volare in America a operarsi di prostata. Subito la preoccupazione è tornata a montare, smorzata dalle assicurazioni che non c’è da allarmarsi. Tra le persone del seguito autorizzate a prendersi cura di lui, c’è una mia vecchia conoscenza, il più giovane dei fratelli del Dalai lama, Ngari Rimpoche. A sua volta un reincarnato, o tulku, l’ex lama da tempo ha rifiutato il titolo e ha ripreso il suo nome di Tenzin Choegyal per sposarsi e fare figli che gli hanno dato dei nipoti, mentre lui sovrintende alla gestione di una guest house, scrive e insegna occasionalmente cultura tibetana.

Choegyal è un uomo dalla franchezza adamantina, i cui modi schietti e diretti talvolta gettano scompiglio nella cerchia di attendenti e funzionari dell’Ufficio privato del XIV Dalai Lama sia a Dharamsala che all’estero. Tutti sanno infatti che ha un posto particolare nel cuore del fratello maggiore, e una volta mi confidò che, secondo certe profezie, gli è capitato e capiterà ancora di trovarsi vicino a Sua Santità, anche se nega di avere certezze assolute su queste sequenze di vite che nel buddhismo si interrompono solo con l’illuminazione finale.

È un fatto che, come suo fratello e la quasi totalità dei tibetani, abbia bevuto il buddhismo dal latte della madre. In particolare la genitrice in questione, Diki Tsering, ha partorito nove bambini morti prematuri e sette figli vivi, dei quali ben tre, incluso Ngari Rimpoche, sono stati riconosciuti come reincarnazioni di importanti capi di monasteri e yogi dagli speciali poteri. Si dice che questi tulkupossiedano una mente talmente allenata dalla meditazione a restare vigile e presente che non li spaventa nemmeno il momento in cui questa si stacca dal corpo per entrare nel lungo e inquietante periodo del bardo, la fase tra morte e rinascita durante la quale si prepara la prossima forma di vita.

Nessun tibetano considera il tipo di rinascita come un semplice caso. Lo vede invece come il frutto di azioni e attitudini passate, visto che ognuno è artefice del proprio destino o karma individuale. «Vuoi sapere chi eri» diceva il Buddha «guarda chi sei adesso, vuoi sapere chi sarai, guarda ciò che fai adesso».

Quinto nato della fortunata mamma, Lhamo Dondup venne portato via 76 anni fa dal minuscolo villaggio dell’Amdo per essere messo sul trono centrale dell’immenso Potala di Lhasa, dove hanno vissuto gran parte dei Dalai Lama. A quel tempo Pechino aveva già probabilmente intenzione di controllare in un modo o nell’altro la reincarnazione del XIII, che all’inizio del 1900 aveva osato dichiarare per iscritto l’indipendenza  del Tibet e cacciato i rappresentanti cinesi da Lhasa. Quando inizia l’avventura moderna del XIV di questa serie, diventato un Nobel della Pace nonché l’esule più famoso del mondo, il giovane Tenzin Choegyal non era ancora nato (ha 67 anni, 13 meno del fratello). Ma oggi nessuno ha dubbi che sia lui la persona al mondo più vicina all’uomo spinto dal destino a guidare un popolo dall’esilio (indiano) senza che la sua gente possa nemmeno tenere una sua foto in casa, perché rischia l’arresto o peggio. E nella Corte del Dalai non è mai sfuggita l’influenza reciproca. Se il giovane è discepolo del Dalai durante le funzioni religiose, il leader spirituale dei tibetani ammira e per certi versi segue le idee «rivoluzionarie» del fratello. Anche perché cresce l’ipotesi che questo sia l’ultimo Dalai Lama. Fotografata dalla copertina del New York Times Magazine: i suoi paramenti ritratti senza un corpo dentro, con effetto quasi macabro.

L’immagine ha mandato su tutte le furie uno dei paladini del buddhismo tibetano in Occidente, il professor Robert Thurman, decano della Columbia e primo monaco occidentale ad essere stato ordinato personalmente da Sua Santità molti anni fa, prima di smonacarsi e dare al mondo la celebre Uma. «Il settimanale fa di tutto» ci dice «per cercare di rendere l’intera causa tibetana senza speranza, una causa persa, e incolpare la vittima per la sconfitta». Del resto lo dice lo stesso fratello minore, parlando confidenzialmente con il giornalista indiano Pankaj Mishra: «Saremo tutti finiti quando Sua Santità non ci sarà più». Thurman, che conosce bene la schiettezza di pensiero di Tenzin Choegyal e la apprezza, pure non condivide una visione che, secondo lui, «cade nel punto di vista sbagliato cinese, secondo il quale basta aspettare la dipartita dell’attuale XIV per far scomparire improvvisamente il problema tibetano. Ma questo non succederà mai»…

* larepubblica / Continua sul Venerdì del 26 febbraio

Nichi Vendola papà, la sorella Patrizia rompe il silenzio: “La famiglia è già pazza del bimbo”

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Nichi Vendola e il compagno Ed

Patrizia Vendola, sorella dell’ex presidente della Regione Puglia, sulla nascita di Tobia Antonio: “È arrivato un bimbo. Concentriamoci su questo. C’è una vita nuova in una famiglia”.

“È arrivato un bimbo. Concentriamoci su questo. C’è una vita nuova in una famiglia che è diventata già pazza di lui. E che non vede l’ora di abbracciarlo”. Lo ha detto Patrizia Vendola, sorella del leader di Sel ed ex governatore pugliese Nichi, parlando della nascita di Tobia Antonio, il figlio della coppia formata dallo stesso Nichi e dal suo compagno canadese Ed Testa: il primo intervento della famiglia Vendola, a parte quello di Nichi, dopo le polemiche esplose sulla vicenda.

Tobia Antonio è nato negli Stati Uniti con la tecnica della maternità in surrogato, Ed Testa è il padre biologico, da parte di una donna californiana. “Stiamo seguendo la linea del silenzio – precisa Patrizia – e rispettiamo la loro privacy, va bene così”. Sulle polemiche che hanno seguito la notizia della nascita del piccolo, Patrizia non aggiunge altro: “Niente di più di quello che ha già detto mio fratello”.

Quanto al nome del neonato, Tobia piaceva molto sia a Ed sia a Nichi ed è stato scelto per questa ragione: semplicemente perché è sempre piaciuto a entrambi. Antonio, invece, è per ricordare persone care che sono state molto importanti nelle loro vite: la mamma dell’ex governatore e il papà del suo compagno 38enne. Nel marzo scorso, quando Vendola si accingeva a lasciare, dopo dieci anni, la presidenza della Regione Puglia, lo aveva voluto annunciare a tutti in una conferenza stampa: si sarebbe dedicato alla sua vita privata. E così è stato.

“Ho vissuto questi dieci anni da governatore della Puglia al cardiopalmo, – disse all’epoca – ma da maggio tutto cambierà. Vorrei sposarmi con Ed”. E anche all’epoca il leader di Sel affrontò il tema della paternità. “Appena lasciato l’incarico di governatore rifletterò anche se affrontare la paternità o no – raccontò ai giornalisti –  un pensiero che riposa in un angolo della mia vita e che ho sempre rimandato. Sicuramente ho sempre amato il mondo dell’infanzia e vorrei scrivere un libro di filastrocche per bambini”.

Pedofilia, il cardinale Pell: “La Chiesa ha commesso errori enormi”

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Il cardinale Pell durante la deposizione (ansa)

Primo giorno della deposizione del prelato in videoconferenza da Roma con la commissione d’inchiesta australiana: “Non sono qui a difendere l’indifendibile. Stiamo lavorando per rimediare”

ROMA – La Chiesa cattolica “ha commesso errori enormi, ma sta lavorando per rimediare. Ha causato gravi danni in molti luoghi, ha deluso i fedeli”. Non lasciano dubbi le parole pronunciate dal cardinale George Pell, già arcivescovo di Melbourne e poi di Sydney e ora prefetto degli Affari economici del Vaticano, durante la testimonianza resa in videoconferenza dall’Hotel Quirinale a Roma alla commissione d’inchiesta sulle risposte delle istituzioni agli abusi sessuali a minori negli anni 1970 e 1980, riunita a Ballarat, vicino a Melbourne. “Non sono qui a difendere l’indifendibile”, ha rincarato il prelato. Un modo per chiarire che sono finiti i tempi in cui la Chiesa era “fortemente propensa” ad accettare smentite da parte di chi era accusato.

L’istinto allora era più di “proteggere dalla vergogna l’istituzione, la comunità della Chiesa”, ha detto fra l’altro Pell, che ha tuttavia negato di essere stato a conoscenza degli abusi dei preti pedofili che operavano nella diocesi di Ballarat in cui fu viceparroco tra il 1973 e il 1983 e assistente al vescovo Ronald Mulkearns.

Quella odierna è stata la prima di tre o quattro udienze in collegamento con la commissione austrialiana. La testimonianza di Pell, interrogato puntigliosamente dal legale della commissione Gail Furness, riprenderà quando in Italia saranno le 22. Alla deposizione assistono di persona 14 vittime e loro sostenitori, il cui viaggio è finanziato da una raccolta fondi che ha superato l’equivalente di 130 mila euro.

Il cardinale, cui è stato concesso di deporre in videoconferenza per motivi di salute, ha ammesso che la decisione di trasferire il prete pedofilo seriale Gerald Ridsdale da una parrocchia all’altra invece di denunciarlo alla polizia è stata una “catastrofe”, che gli ha consentito di continuare ad abusare di minori. Quindi ha ripetuto che non sapeva delle abiette azioni del sacerdote che lavorava al suo fianco nella diocesi di Ballarat.

Ridsdale è in carcere dopo essere stato condannato per 138 reati ai danni di 53 vittime. Pell condivise l’alloggio con lui quando erano giovani preti e lo accompagnò anche alla prima udienza del processo a suo carico nel 1993. Una delle vittime, il nipote Ridsdale, che è tra i 14 presenti alla testimonianza, in passate udienze ha accusato Pell non solo di aver ignorato gli abusi, ma anche di aver tentato di comprare il suo silenzio.

In un comunicato diffuso prima della deposizione, Pell ha ribadito il suo sostegno al lavoro della commissione e ha promesso di incontrarsi individualmente con le vittime che sono venute ad ascoltare la sua deposizione a Roma.

*larepubblica

LECCE, MOSCARDELLI: ”ERA IMPORTANTE VINCERE AD ISCHIA”.

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Uno dei protagonisti della partita vinta contro l’Ischia,il centroavanti Davide Moscardelli che grazie ad una sua doppietta ha trascinato la sua squadra alla vittoria.

Un gol per tempo per l’ex attaccante del Bologna. “A parte la doppietta,sono contento di essere tornato al gol –commenta Moscardelli- e di aver vinto una partita delicata.

Avevamo speso tante energie dal punto di vista fisico e mentale la settimana scorsa per vincere la sfida fondamentale contro il Foggia, quindi in settimana c’è stato qualche problemino. Però,da quando è iniziata la partita,l’atteggiamento è stato giusto.

Abbiamo rischiato poco,siamo stati fortunati a passare in vantaggio e siamo stati bravi a gestirla”. Un Moscardelli che era partito male ad inizio stagione,dove aveva avuto un periodo di difficoltà sotto la condizione fisica. Ora la tua squadra grazie anche ai tuo gol continua la scalata verso l’obiettivo. “Si,la mia condizione è cresciuta. In passato ho giocato tanto ma mi allenavo poco per dei problemi. Non è una scusante,perché potevo fare di più. C’è poco da guardarsi indietro,ora c’è bisogno anche dei miei gol per raggiungere l’obiettivo che ci siamo prefissati”.

Il Lecce aveva l’obbligo di dare un segnale alle sue dirette concorrenti,anche perché giocava per primo. Mister Braglia alla vigilia infatti aveva fatto capire che l’unico obbiettivo era la vittoria. “Era importante una vittoria ad Ischia,per dare continuità e valore alla vittoria col Foggia altrimenti sarebbe stata annullata. Il problema principale era questo,siamo contenti per la vittoria. Un giudizio sull’Ischia? “L’Ischia aveva iniziato bene,poi hanno fatto fatica a reagire. Era una partita delicata per noi,siamo stati bravi a gestire il vantaggio e portare a casa la vittoria”.

Fisco, sforbiciare i contributi e più soldi in busta paga: l’altra carta del governo. VALENTINA CONTE*

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Il progetto. L’esecutivo vuole far scendere la differenza tra costo lordo e netto del lavoro. L’ipotesi è un taglio di sei punti diviso tra lavoratori e aziende. Il nodo pensioni.

ROMA -Tagliare le tasse significa anche mettere più soldi in busta paga, riducendo il cuneo fiscale, ovvero la differenza tra costo lordo e netto del lavoro. Il governo ci pensa da tempo. E ora potrebbe accelerare. Un piano c’è, formulato la scorsa estate dall’allora consigliere economico del premier, il bocconiano Tommaso Nannicini, nel frattempo promosso a sottosegretario di Palazzo Chigi. E consiste nel tagliare di sei punti il cuneo dei neo-assunti, tre punti a carico del datore e tre del lavoratore. Per sempre.
 
Nannicini di recente è tornato a ribadire il concetto, espresso la prima volta in un editoriale sull’Unità del 18 agosto scorso. “Lo sgravio è una misura congiunturale, temporanea”, dice il professore in riferimento al bonus assunzioni varato dal governo lo scorso anno e valido per un triennio, riconfermato quest’anno, ma ridotto e per un biennio. “Ora si apre la partita del taglio strutturale al cuneo contributivo del tempo indeterminato, perché sempre e per tutti un contratto permanente pesi meno in termini di costo del lavoro”. Anche il viceministro Enrico Morando ieri ha confermato l’ipotesi, definendola “un impegno che ci siamo presi”. E facendo capire che esistono due strade per attuarla: attraverso l’Irpef, diminuendo le aliquote, oppure tagliando i contributi previdenziali, ovvero gli accantonamenti per la pensione.
 
La strada Irpef è molto costosa. Quella dei contributi dipende da come la si fa. L’idea di Nannicini, almeno nella sua formulazione estiva, di fatto è a costo zero per le casse pubbliche. L’operazione può valere all’incirca 6 miliardi sul triennio (la metà del bonus lavoro del 2015). Ma questi contributi in meno non vengono compensati all’Inps dallo Stato, come di solito avviene per tutti gli sgravi sul lavoro. Al contrario, rappresentano un taglio secco sulle pensioni future: meno contributi versati, stipendio un po’ più ricco, ma assegno più povero in futuro. Ecco perché la proposta Nannicini prevede pure un’opzione: la possibilità per il lavoratore di versare i suoi tre punti in meno di contributi alla previdenza integrativa, anziché farli finire in busta paga (dove tra l’altro sarebbero colpiti dall’Irpef). Previdenza però rincarata proprio dal governo Renzi che ha portato la tassazione sui fondi pensione dall’11,5% al 20%.

Sarà per questo che, a sei mesi dall’idea, ora il sottosegretario frena: “È una sfida, ma dobbiamo capire come far costare meno il tempo indeterminato, in termini di contributi, senza incidere negativamente sulle aspettative pensionistiche dei lavoratori”. D’altro canto il vantaggio in busta paga, sia per il datore di lavoro che per il dipendente, non sarebbe fenomenale. Niente a paragone con i generosi sgravi attuali, però tutti finanziati a carico dell’erario, dunque in deficit (grazie alla flessibilità europea).

Come anticipato da Repubblica in agosto (su calcoli effettuati dalla Uil), se il piano rimane nella versione originaria, il taglio di sei punti di contributi vale 1.500 euro l’anno (per uno stipendio medio da 25 mila euro lordi), 126 euro al mese. La metà di questi 1.500 euro lordi, dunque 750 euro (l’unico sconto che il lavoratore “vede” in busta paga, l’altra metà va al datore), possono però essere dirottati ai fondi pensione o lasciati in busta paga. In questo secondo caso, si riducono a 512 euro, scorporate le tasse. E dunque a 43 euro netti in più al mese.
 
*larepubblica

Il debito sano che serve al Paese. ANDREA MONTANINO*

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Negli ultimi tre giorni, due importanti riunioni, una a Shanghai con l’incontro tra i ministri delle Finanze e dei Governatori delle banche centrali delle 20 economie più influenti del pianeta (G20) e l’altra a Roma, tra il Presidente Renzi e il Presidente della Commissione Europea Juncker, hanno trattato sostanzialmente lo stesso tema: come far ripartire la crescita e il ruolo dei bilanci pubblici.  

Che la ripresa sia fragile è emerso molto chiaramente a Shanghai.  

Preoccupa il rallentamento della Cina, che sta riducendo la domanda di materie prime. Preoccupano alcuni grandi paesi emergenti come il Brasile che, tra corruzione, inflazione, recessione e alto debito pubblico è forse il candidato numero uno per la prossima crisi. Preoccupa il basso prezzo del petrolio e i suoi effetti destabilizzanti, non solo su alcuni paesi fortemente dipendenti dalle entrate derivanti dalla vendita di greggio, ma anche per le conseguenze che si potranno determinare sulla nuova industria dell’estrazione di petrolio (e gas) nata in questi ultimi anni negli Stati Uniti.  

Tutte queste incertezze si innescano in un complesso scenario geopolitico: Siria, Libia, crisi dei rifugiati in Europa, Ucraina, tensioni tra Russia e Turchia, referendum in Gran Bretagna solo per citare le questioni più evidenti. Curiosamente, le grandi crisi stringono nella morsa l’Europa, che a sua volta è, mai come ora, alla ricerca di una nuova identità.  

In questo scenario che, secondo le parole del Cancelliere inglese Osborne pronunciate durante i meetings presenta elementi di rischio molto elevati, è difficile immaginare soluzioni globali. Il G20 non è però neanche riuscito a trovare delle linee condivise di azione, e si è limitato ai soliti buoni propositi. E’ dunque a ciò che manca nel comunicato finale, piuttosto che ai suoi contenuti, che bisogna guardare.  

Manca una linea comune da seguire per rilanciare la crescita e il punto della contesa rimane il debito pubblico: c’è chi vorrebbe più spesa pubblica e meno tasse (dunque più deficit e debito) per rilanciare la crescita nel breve periodo e chi invece considera questo tipo di politiche inadatte e pericolose. Tra i primi si schierano le grandi organizzazioni economiche internazionali, Ocse e Fondo Monetario Internazionale. Tra i secondi, la Germania.  

Chi dovrebbe fare politiche di stimolo fiscale sono, secondo Ocse e Fmi, i Paesi che hanno margini di bilancio. Ma se guardiamo alla nostra Europa ad esempio, soltanto cinque Paesi su 28 – Germania, Olanda, Lussemburgo, Slovacchia e Estonia – vengono considerati dalla Commissione Europea pienamente in linea con gli obiettivi del Patto di Stabilità e Crescita e quindi potrebbero avere la possibilità di politiche espansive. Inoltre, non va dimenticato che il debito pubblico aggregato dell’Unione Europea è aumentato in modo consistente negli ultimi anni, passando da poco meno di 8 mila miliardi di euro nel 2008 a più di 12.500 miliardi nel 2015, con un aumento del 60 per cento. Questi due elementi, porterebbero a dire che no, non c’è molto spazio per fare politiche espansive e che la crescita va stimolata in altro modo.  

Dall’altra parte però va considerato l’eccezionale basso livello dei tassi di interesse a cui molti paesi finanziano oggi il loro debito pubblico: Germania, Francia e Olanda emettono nuovo debito a 10 anni con tassi inferiori allo 0,5 per cento; Italia, Spagna, e Gran Bretagna sono tra l’1 e il 2 per cento, cosi’ come gli Stati Uniti e il Canada. Si capisce come, a questi tassi, sarebbe oggi conveniente indebitarsi.  

Il punto di equilibrio tra le due posizioni va ricercato non su quanto spendere, ma soprattutto come spendere, la qualità più che la quantità. Affinché una politica espansiva abbia successo in un era di alti debiti pubblici come quella che vivono oggi molti Paesi, e certamente gran parte dell’Europa, è necessario che la maggiore spesa pubblica sia indirizzata su interventi che diano, nel medio periodo, rendimenti più elevati dei costi. Solo in questo modo i mercati finanziari vedrebbero con benevolenza un aumento del debito pubblico, continuerebbero a comprarlo e aumenterebbero la fiducia nel Paese. Con i costi di finanziamento a livelli storicamente bassi questo è possibile, e investimenti pubblici di qualità in infrastrutture, ricerca e capitale umano avrebbero probabilmente tale effetto. 

Se invece il maggior debito pubblico venisse a determinarsi attraverso una riduzione di tasse, i policy makers dovrebbero trovare gli strumenti per favorire una maggiore spesa privata in iniziative che hanno effetti benefici nel lungo periodo: ancora una volta, infrastrutture, ricerca, capitale umano.  

L’Italia potrebbe farsi portavoce di questa terza via perché ha dimostrato in modo inequivocabile nel corso degli ultimi 20 anni di avere la capacità di gestire il suo debito pubblico senza traumi. E’ per questo che l’incontro di Roma tra Renzi e Juncker è importante: non si tratta di ottenere qualche decimale di flessibilità quest’anno, ma promuovere un approccio diverso. Uno sforzo coordinato tra bilancio europeo e bilanci pubblici nazionali, magari anche l’emissione di eurobond per la crescita che finanzino infrastrutture, ricerca e capitale umano verrebbe visto non come un tentativo di guadagnare qualcosa nel breve periodo ma come una nuova politica economica europea. 

*lastampa

 
Alcuni diritti riservati

Capitani Coraggiosi. (Mauro Lo Piano)

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Nella Regione Sicilia bisognerebbe comprendere chi siede sul ponte di comando e chi nella sala macchine, visto che  i Capitani Coraggiosi a  bordo del Veliero d’Orleans sembrano due, Rosario Crocetta (Governatore) e Alessandro Baccei, (Assessore all’Economia).

Sono gli uomini forti del terzo Governo Siciliano, il primo, Crocetta, eletto con un plebiscito di voti nelle ultime elezioni siciliane, il secondo, Baccei, l’uomo venuto dal Mare Magnum Romanum, innalzante bandiera G.D.R. Graziano Del Rio.

Crocetta e Baccei potrebbero capitanare 2 vascelli? purtroppo le risorse non bastano per vararne un secondo, la crisi morde pure il settore della nautica.

Plancia di Comando :

Rosario Crocetta, quando si devono discutere problemi seri e prendere decisioni importanti, e’ sempre fuori tavola, per un Presidente di Regione non e’ necessario, ne’ avere, ne’ dare giustificazioni, di certo non deve ne’ timbrare il cartellino, ne’ suonare la campanella d’inizio dei Lavori Istituzionali.

Alessandro Baccei, da quando e’ stato imbarcato sul vascello di Palazzo, d’Orleans, e’ sempre stato presente, ha preso Lui le decisioni piu’ importanti, non ultima quella di far approvare dall’ARS, il Bilancio Regionale 2015.Se questo era stato lo scopo di farlo venire in Sicilia, bisogna dire che come Assessore all’Economia lo abbia raggiunto.

Il bilancio 2016, prevede un’uscita per 12 Miliardi e 746 Milioni di euro, alcune spese che dovranno essere affrontate nei prossimi mesi, sono ancora sulla carta, considerato che lo Stato dovrebbe mandare 500 milioni di euro, ma guarda caso mancando l’intesa costituzionale sono rimasti nei giacimenti di Roma. Cio’ comporta il congelamento di alcune spese per tanti Comuni Siciliani costantemente alla ricerca di nuove entrate, o di nuovi contributi. 

Solo per pagare i propri dipendenti e le loro pensioni,, la Regione Sicilia spendera’ 1 Miliardo e 338 Milioni, cio’ sta ad indicare che, una gran fetta delle spese e’ fagocitata dagli “addetti ai lavori”. 

E’ giusto ricordare che il programma crocettiano se fosse stato scelto come Governatore dell’Isola, prevedeva un restringimento degli stipendi e un contenimento delle spese in seno all’ARS. A distanza di 2 anni dalla sua elezione, tutti sogni dei Siciliani sono rimasti prima rinchiusi in un cassetto, poi Crocetta, li ha buttati in fondo al mare, passata la festa, scomparso pure il Santo.

La Sicilia corre verso la bancarotta, il suo declino sembra inarrestabile, cercare l’oro nero in fondo al mare, rappresenta l’ennesima prova che non vi sono idee innovative, il lavoro per i giovani, i finanziamenti per le piccole industrie, lo sviluppo nel settore turistico alberghiero, il nostro patrimonio archeologico che senza alcuna manutenzione sta cadendo a pezzi. 

Proprio in questi giorni il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta e i Dirigenti Regionali : 

  • Gaetano Pennino
  • Rino Gigliola 
  • Sergio Gelardi 

Gesualdo Campo sono indagati per omissione di atti d’ufficio, danneggiamento del patrimonio archeologico storico e artistico, di omissione di lavori in edifici che minacciano rovina. L’inchiesta riguarda il Castello Svevo di Augusta, sequestrato dai Carabinieri del Nucleo Tutela del patrimonio culturale di Siracusa, su disposizione del gip Michele Consiglio. L’inchiesta è coordinata dal Procuratore Francesco Paolo Giordano e dal Sostituto Marco Di Mauro.

Cosa aspettano Comandanti in capo e Ciurma al seguito, ad ammainare la bandiera? forse e’ ancora piacevole essere trasportati dalle calde correnti romane? non si rendono ancora conto che anche il legno dei loro velieri e’ ormai fracido. 

Uccello Volante (Lo Piano – Santarossa)

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Anno Astrale 2011, Costellazione Svizzera, un uomo d’affari elvetico viene beccato da un’autovelox, lungo la superstrada che costeggia l’Aereoporto di Ginevra, mentre sfrecciava con il suo uccello volante (una Bentley), alla velocita’ di 324 Km orari. Se la Polizia stradale elvetica al momento della costatazione dell’infrazione, non gli avesse “aspirato” la patente, e sequestrato il bolide, la prossima volta questo novello Nuvolari, avrebbe potuto tentare di abbattere il record del muro del suono…. su strada. 

Le Leggi Elvetiche sono severissime contro chi supera anche di 10 Km i limiti di velocita’, non vi sono giustificazioni che possano reggere, le multe sono salate e bisogna pagarle, nessuno sconto o saldo di fine stagione per chi infrange il Codice della Strada Svizzero. 

Piano di Volo :

Quella bretella Autostradale si “doveva” percorrere ad una velocita’ massima di 50 Km orari, il “Top Gun” in questione volava ad un’altezza maggiore di 276 “piedi”, pensava che nessuno lo avrebbe mai potuto fotografare, ne’ mettere il sale sulla coda, sconosceva la potenza dei radar elvetici in grado di immortalare “Uccelli Volanti”, Bolidi Stradali, e all’occorrenza anche gli “Unidentified Flying Object”, (UFO). 

Anno Astrale 2016 : I Giudici della Suprema Corte Elvetica, hanno inflitto, 36 mesi di carcere, ritiro a vita del “Patentino di Volo”, oltre al pagamento di tutte le spese processuali, si sconosce l’ammontare della multa, ma deve essere stata piu’ che salata.Peccato che i Giudici svizzeri, considerato il caso, non abbiano prescritto pure la perizia pschiatrica, sarebbe stata giusta appendice di pena per un simile incosciente.  

Le foto di Cosenza 2 – Juve Stabia 1

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Guarda le foto realizzate dal nostro fotografo Michele Ruocco, che ci racconta così la sconfitta della Juve Stabia a Cosenza.

Foto Cosenza Juve Stabia

Davanti a circa 3000 spettatori presenti allo stadio “San Vito – Gigi Marulla” di Cosenza (circa 150 i tifosi provenienti da Castellammare), in una gara condizionata dal forte vento, la Juve Stabia esce sconfitta nel match con il Cosenza di Mister Roselli. I “Lupi” calabresi sono stati abili nell’adattarsi alle averse condizioni metereologiche e a sfruttare il vento a favore nel primo tempo, frazione che termina con il vantaggio di 2 a 0 per i silani. Nella ripresa le Vespe, con il vento a favore, accorciano subito le distanze al 2 minuto ma poi non sono in grado di continuare nella loro spinta offensiva, non riuscendo così ad agguantare il pareggio.

Oltre alle azioni del match abbiamo fotografato il pubblico sugli spalti, cerca la tua foto e richiedici l’originale per e-mail:redazione.sportiva@vivicentro.it

Clicca qui per vedere le foto

RILEGGI LIVE – Fiorentina-Napoli 1-1 (5′ Alonso, 6′ Higuain)

Premi F5 per aggiornare

93′ Fine partita!

91′ Mertens per Gabbiadini che inventa per l’accorrente Insigne ma il suo tiro è deviato in corner da Tatarusanu

90′ Vengono concessi 3 minuti di recupero

89′ Cambio per il Napoli: dentro Gabbiadini e fuori Higuain. Cambio per anche per la Fiorentina, dentro Ilicic e fuori Badelj

85′ Gol annullato a Higuain per fuorigioco

84′ Cross di Ghoulam, esce e blocca il portiere Viola

77′ Fuori Callejon e dentro Mertens per il Napoli

74′ Ci prova ancora da fuori Vecino, palla alta sopra la traversa della porta protetta da Reina

69′ Hamsik prova la botta da fuori: respinta di schiena da Astori. Fuori Fernandez e dentro Bernardeschi per la Fiorentina

66′ Entra David Lopez per il Napoli ed esce Allan

65′ Azione personale di Mati Fernandez che lascia partire un tiro a giro che si spegne sul fondo

63′ Callejon apre per Hysaj, il suo cross basso non è preda di nessuno e l’area viene liberata

60′ Ci prova Callejon, ma il suo traversone finisce sul fondo

57′ Clamorosa doppia occasione per il Napoli, prima Callejon e poi Higuain colpiscono Tatarusanu a botta sicura

53′ Giallo per Albiol per fallo su Kalinic

51′ Fiorentina in attacco, palla deviata in corner da Albiol

45′ Partiti, palla alla Fiorentina!

SECONDO TEMPO

 

45′ Fine primo tempo

44′ Sugli sviluppi di un corner ci prova Badelj, palla fuori

43′ Vecino prova la conclusione da fuori area: palla alta sopra la traversa

41′ Higuain per la testa di Hamsik ma il capitano colpisce debolmente e Tatarusanu blocca

38′ Tello colpisce un’altra traversa con tiro a giro dall’interno dell’area di rigore azzurra

31′ Koulibaly perde una clamorosa palla e Badelj subito lancia Kalinic che a tu per tu con Reina colpisce la traversa

28′ Traversone di Alonso, para Reina che fa ripartire i suoi: Insigne cambia gioco per Allan ma il suo tocco è lungo per Callejon e la palla si spegne sul fondo

24′ Callejon al volo per Insigne, chiude Astori in corner

22′ Allan cerca il traversone sul secondo palo, ma Insigne è in posizione irregolare

19′ Alonso per Kalinic lasciato solo in area, ma l’attaccante stoppa male e perde l’occasione per calciare verso la porta di Reina

14′ Ghoulam si alscia saltare da Tello che va alla conclusione, ma Koulibaly ci mette una pezza e spazza

13′ Cross di Hysaj, esce e blocca in presa alta il portiere Viola

11′ Jorginho perde una brutta palla sulla trequarti e Borja Valero va al tiro, deviato in corner da Koulibaly

6′ GOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOL del Napoli. Alonso sbaglia il rinvio e Higuain non perdona: 1-1!

5′ Sugli sviluppi di un calcio d’angolo dalla sinistra, Alonso impatta di testa e batte Reina: 1-0

2′ Ci prova anche Ghoulam ma è lungo il suo traversone a Callejon non ci arriva

1′ Parte bene la Fioretnina con Tello che va al cross basso respinto da Albiol

1′ Partiti, palla al Napoli!

PRIMO TEMPO

 

20:59 – Squadre in campo

20:47 – Anche il Napoli rientra negli spogliatoi al termine del riscaldamento

20:45 – La Fiorentina fa rientro negli spogliatoi

20:22 – In campo la Fiorentina per il riscaldamento

20:21 – In campo il Napoli tra i fischi del Franchi

20:10 – In campo Reina per il riscaldamento

20:07 – Le formazioni ufficiali:

FIORENTINA (3-4-2-1) – Tatarusanu; Roncaglia, Gonzalo, Astori; Tello, Vecino, Badelj, Alonso; Borja Valero, Mati Fernandez; Kalinic. A disp. Lezzerini, Saralino, Ilicic, Tomovic, Tino Costa, Kone, Blaszczykowski, Babacar, Bernardeschi, Pasqual All. Sousa.

NAPOLI (4-3-3) – Reina; Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam; Allan, Jorginho, Hamsik; Callejon, Higuain, Insigne. A disp. Gabriel, Rafael, Luperto, Valdifiori, Maggio, Mertens, Regini, D.Lopez, Chiriches, Gabbiadini, Grassi, Chalobah. All. Sarri

20:05 – In campo i portieri dell Fiorentina per il riscaldamento

20:00 – Gabriel e Rafael entrano in campo per il riscaldamento

Buongiorno e benvenuti alla diretta testuale della gara di campionato che si giocherà alle ore 21 allo stadio Artemio Franchi di Firenze tra Fiorentina e Napoli. Vivicentro.it vi aggiornerà in tempo reale.

dal nostro inviato a Firenze, Ciro Novellino

Il grande amore per il calcio lo ha spinto a comprare il Napoli, intanto Edoardo…

De Laurentiis, il primo film con Sordi Il cinema tra affari e passione L’imprenditore di origini romane è diventato uno dei più importanti nel comparto italiano Il grande amore per il calcio lo ha spinto a comprare il Napoli Un produttore cinematografico di successo con la passione per il calcio. Aurelio De Laurentiis è il padrone del Napoli dal 2004: «Dirigere una società calcistica – ha detto – è come fare ogni domenica un film di cui non si conosce il finale». E lui di finali, di film di successo, ne ha scritti tanti. È lui l’inventore del cinepanettone che sbanca i botteghini, ma lui il cinema lo ha nel Dna, visto che appartiene a una grande famiglia del settore: è figlio di Luigi e nipote di Dino, entrambi scomparsi e che hanno scritto la storia del cinema. La Filmauro, la casa cinematografica di sua proprietà, garantisce tutto il ciclo completo. produzione, distribuzione, esercizio. Uomo diretto e senza peli sulla lingua, ha sempre affrontato con decisione tutti i problemi che sono arrivati sulla sua strada. L’esordio nel cinema arriva nel 1977, con un «Borghese Piccolo Piccolo», interpretato da Alberto Sordi. Da allora in poi le commedie della Filmauro diventano tutte un successo: da «Qua la Mano» a «Nessuno e Perfetto». E come dimenticare «Amici Miei», «A Spasso nel Tempo» e le saghe sulle «Vacanze di Natale». De Laurentiis, però, ha finanziato molti film d’impegno come «Maccheroni di Scola», «Codice privato» di Maselli, molte pellicole di Pupi Avati, «Matrimoni» di Cristina Comencini o di scommettere su registi trasgressivi come Pappi Corsicato e distribuire Woody Allen, Pedro Almodovar, Coen, Besson, Scott, e Polanski. Ha comprato il Napoli calcio nel 2004, all’asta giudiziaria. Lo ha portato dalla C alla serie A, conquistando due coppe Italia e una Supercoppa. De Laurentiis, così come nel cinema, ha portato le sue idee innovative anche nel calcio. Spesso incontrando resistenze. Il suo carattere lo ha portato anche a scontri pesanti in Lega contro un vecchio calcio che tarda a trovare regole nuove. Vorrebbe ridurre il numero di squadre in A e creare un campionato stile Nba, con le franchigie che non retrocedono. Oppure un campionato europeo per club con Italia, Germania, Spagna e Inghilterra. Il Napoli è la società più virtuosa della serie A: spende quello che incassa: fino al 2014 e cioè per 10 anni consecutivi ha chiuso il bilancio in ordine con un utile di esercizio, pur non avendo ingenti capitali da investire come Inter e soprattutto la Juventus. Ha la caparbietà del presidente-padrone del vecchio calcio con idee fresche per rinvigorire il mondo del pallone sempre più affossato da un management troppo ancorato a regole vetuste. De Laurentiis ha portato giocatori con cui ha ottenuto grosse plusvalenze come Lavezzi e Cavani, venduti a suon di milioni al Paris Saint Germain. Ha la capacità di trattare cn grandi club, di persona, senza delegare nessuno. Ha comprato Gonzalo Higuain, il cannoniere della serie A e ha riportato, tra mille critiche, anche entusiasmo in città. Giocatori di valore come Hamsik sono diventati delle bandiere. Qui sono passati allenatori come Reja, Donadoni, Mazzarri, Benitez e ora Sarri. Ha riportato soprattutto entusiasmo che si era sopito dopo il fallimento della società. La sua famiglia la moglie Jacqueline Baudit, tre figli Luigi, Valentina ed Edoardo sono anche loro nel mondo del calcio con ruoli diversi. Lui è il più attivo e sempre sul pezzo, la moglie è la prima tifosa e Edoardo sta studiando da dirigente e futuro presidente. La dinastia è destinata a durare anche nel mondo del pallone.

corriere del mezzogiorno

“Noi ci crediamo”, il Napoli è carico!

Tuttosport scrive sull’atmosfera che si respira a Castel Volturno prima della partenza per Firenze: “”Noi ci crediamo” è il motto ripetuto ad uno ad uno dai calciatori, non ultimo da Sarri che stasera troverà allo stadio Franchi (saranno tremila i fan partenopei) anche un po’ di amici provenienti dal suo paese, Figline Valdarno, dove gli hanno dedicato un club Napoli. “Noi ci crediamo” è riferito a quel “coso” lì, lo scudetto che il tecnico ha voluto evitare di nominare nella conferenza stampa post Villarreal: la scaramanzia si è impadronita pure di lui. Il Napoli ci crede, nella consapevolezza che la sfida contro la Fiorentina è molto più di un testa a testa, è un “dentro o fuori” nella rincorsa al primo posto. Non tanto per la distanza dalla vetta, piuttosto come contraccolpo psicologico. Vuole evitarlo soprattutto il Napoli, lontano dalla vittoria ormai da tre settimane e sono un’eternità per chi ha mantenuto finora un ritmo forsennato. E ancora dovrà averlo, stasera, contro l’unica squadra che in questo campionato è riuscita a chiudere una partita avendo il maggior possesso palla: nella sfida d’andata, il Napoli non riuscì a superare la media del 47%”.

Rapina Insigne, non si esclude la matrice intimidatoria

La Repubblica dedica spazio alla rapina subitada Lorenzo Insigne: “Oltre al danno, l’attaccante del Napoli sotto shock ha dovuto mettere in conto pure la beffa: togliendosi l’ultimo dubbio di essere stato vittima di un blitz premeditato. Lo avevano riconosciuto, sabato sera, seguendo probabilmente la sua Mercedes dal Vomero al lungomare. Le telecamere di viale Gramsci hanno ripreso la scena e faciliteranno le indagini, scattate dopo la denuncia sporta dalla moglie Jennifer. A lei non hanno portato via niente. E neppure agli altri due amici a bordo dell’auto. L’intera refurtiva (un orologio Rolex, 800 euro in contanti e due bracciali di diamanti) apparteneva al fantasista azzurro. Non si esclude una matrice intimidatoria, anche se Insigne sta disputando la stagione migliore della sua carriera (11 gol e 10 assist). Già in passato, del resto, furti e rapine ai danni dei campioni del Napoli erano state collegate (in sede di indagine) ai risultati della squadra. Un teorema mai davvero dimostrato. Tra le vittime illustri Hamsik, Cavani e Lavezzi. Proprio in seguito allo scippo subito dalla sua fidanzata, Yanina, il telefono del Pocho fu messo sotto controllo dalle forze dell’ordine. E dalle successive intercettazioni, per caso, è scattata la recente inchiesta sull’evasione fiscale nel pallone: allargatasi a molti club di serie A”.