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Fiorentina-Napoli, Sarri: “Higuain solo stanco, adesso sta bene. Partita bellissima, grande viola, ma bravi anche noi”

E’ intervenuto, ai microfoni di Mediaset, Maurizio  Sarri: “Partita bellissima, potevamo vincere sia noi che la viola. Nessuno delle squadre avrebbe meritato la sconfitta. Intesa, di ritmo: complimenti alla Fiorentina, mi piace tantissimo, gioca un gran calcio. Noi oggi fortunati, loro hanno avuto due grandi occasione, il secondo tempo, però, ha bilanciato gli episodi. Scudetto? Essere rimasti a tre punti della Juve significa qualcosa. Tutto è possibile, andiamo avanti, partita per partita. Oggi era rischiosa, contro una squadra fortissima, soprattutto in casa, spinta dal suo pubblico. Noi abbiamo fatto bene, siamo venuti fuori. Higuain? Era arrabbiato per il gol annullato, pensava fosse regolare, poi l’ha rivisto. In campo non l’ha capito. Stasera era molto più vivo, sono contento che abbia ricominciato a segnare. Insigne? Volevo da parte sua più raddoppi su Tello. La Fiorentina è stata brava ad avere momenti di pressione importanti, noi abbiamo palleggiato un po’ troppo orizzonalmente, almeno nella prima frazione di gioco. Nel secondo tempo meglio, abbiamo pressato un po’ più alti. Bisognava prendere dei rischi. Il Napoli non ha nessun calo, stiamo giocando come sempre. I numeri sono addirittura meglio di quelli precedenti.”

Nichi Vendola papà, la sorella Patrizia rompe il silenzio: “La famiglia è già pazza del bimbo”

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Nichi Vendola e il compagno Ed

Patrizia Vendola, sorella dell’ex presidente della Regione Puglia, sulla nascita di Tobia Antonio: “È arrivato un bimbo. Concentriamoci su questo. C’è una vita nuova in una famiglia”.

“È arrivato un bimbo. Concentriamoci su questo. C’è una vita nuova in una famiglia che è diventata già pazza di lui. E che non vede l’ora di abbracciarlo”. Lo ha detto Patrizia Vendola, sorella del leader di Sel ed ex governatore pugliese Nichi, parlando della nascita di Tobia Antonio, il figlio della coppia formata dallo stesso Nichi e dal suo compagno canadese Ed Testa: il primo intervento della famiglia Vendola, a parte quello di Nichi, dopo le polemiche esplose sulla vicenda.

Tobia Antonio è nato negli Stati Uniti con la tecnica della maternità in surrogato, Ed Testa è il padre biologico, da parte di una donna californiana. “Stiamo seguendo la linea del silenzio – precisa Patrizia – e rispettiamo la loro privacy, va bene così”. Sulle polemiche che hanno seguito la notizia della nascita del piccolo, Patrizia non aggiunge altro: “Niente di più di quello che ha già detto mio fratello”.

Quanto al nome del neonato, Tobia piaceva molto sia a Ed sia a Nichi ed è stato scelto per questa ragione: semplicemente perché è sempre piaciuto a entrambi. Antonio, invece, è per ricordare persone care che sono state molto importanti nelle loro vite: la mamma dell’ex governatore e il papà del suo compagno 38enne. Nel marzo scorso, quando Vendola si accingeva a lasciare, dopo dieci anni, la presidenza della Regione Puglia, lo aveva voluto annunciare a tutti in una conferenza stampa: si sarebbe dedicato alla sua vita privata. E così è stato.

“Ho vissuto questi dieci anni da governatore della Puglia al cardiopalmo, – disse all’epoca – ma da maggio tutto cambierà. Vorrei sposarmi con Ed”. E anche all’epoca il leader di Sel affrontò il tema della paternità. “Appena lasciato l’incarico di governatore rifletterò anche se affrontare la paternità o no – raccontò ai giornalisti –  un pensiero che riposa in un angolo della mia vita e che ho sempre rimandato. Sicuramente ho sempre amato il mondo dell’infanzia e vorrei scrivere un libro di filastrocche per bambini”.

Pedofilia, il cardinale Pell: “La Chiesa ha commesso errori enormi”

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Il cardinale Pell durante la deposizione (ansa)

Primo giorno della deposizione del prelato in videoconferenza da Roma con la commissione d’inchiesta australiana: “Non sono qui a difendere l’indifendibile. Stiamo lavorando per rimediare”

ROMA – La Chiesa cattolica “ha commesso errori enormi, ma sta lavorando per rimediare. Ha causato gravi danni in molti luoghi, ha deluso i fedeli”. Non lasciano dubbi le parole pronunciate dal cardinale George Pell, già arcivescovo di Melbourne e poi di Sydney e ora prefetto degli Affari economici del Vaticano, durante la testimonianza resa in videoconferenza dall’Hotel Quirinale a Roma alla commissione d’inchiesta sulle risposte delle istituzioni agli abusi sessuali a minori negli anni 1970 e 1980, riunita a Ballarat, vicino a Melbourne. “Non sono qui a difendere l’indifendibile”, ha rincarato il prelato. Un modo per chiarire che sono finiti i tempi in cui la Chiesa era “fortemente propensa” ad accettare smentite da parte di chi era accusato.

L’istinto allora era più di “proteggere dalla vergogna l’istituzione, la comunità della Chiesa”, ha detto fra l’altro Pell, che ha tuttavia negato di essere stato a conoscenza degli abusi dei preti pedofili che operavano nella diocesi di Ballarat in cui fu viceparroco tra il 1973 e il 1983 e assistente al vescovo Ronald Mulkearns.

Quella odierna è stata la prima di tre o quattro udienze in collegamento con la commissione austrialiana. La testimonianza di Pell, interrogato puntigliosamente dal legale della commissione Gail Furness, riprenderà quando in Italia saranno le 22. Alla deposizione assistono di persona 14 vittime e loro sostenitori, il cui viaggio è finanziato da una raccolta fondi che ha superato l’equivalente di 130 mila euro.

Il cardinale, cui è stato concesso di deporre in videoconferenza per motivi di salute, ha ammesso che la decisione di trasferire il prete pedofilo seriale Gerald Ridsdale da una parrocchia all’altra invece di denunciarlo alla polizia è stata una “catastrofe”, che gli ha consentito di continuare ad abusare di minori. Quindi ha ripetuto che non sapeva delle abiette azioni del sacerdote che lavorava al suo fianco nella diocesi di Ballarat.

Ridsdale è in carcere dopo essere stato condannato per 138 reati ai danni di 53 vittime. Pell condivise l’alloggio con lui quando erano giovani preti e lo accompagnò anche alla prima udienza del processo a suo carico nel 1993. Una delle vittime, il nipote Ridsdale, che è tra i 14 presenti alla testimonianza, in passate udienze ha accusato Pell non solo di aver ignorato gli abusi, ma anche di aver tentato di comprare il suo silenzio.

In un comunicato diffuso prima della deposizione, Pell ha ribadito il suo sostegno al lavoro della commissione e ha promesso di incontrarsi individualmente con le vittime che sono venute ad ascoltare la sua deposizione a Roma.

*larepubblica

LECCE, MOSCARDELLI: ”ERA IMPORTANTE VINCERE AD ISCHIA”.

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Uno dei protagonisti della partita vinta contro l’Ischia,il centroavanti Davide Moscardelli che grazie ad una sua doppietta ha trascinato la sua squadra alla vittoria.

Un gol per tempo per l’ex attaccante del Bologna. “A parte la doppietta,sono contento di essere tornato al gol –commenta Moscardelli- e di aver vinto una partita delicata.

Avevamo speso tante energie dal punto di vista fisico e mentale la settimana scorsa per vincere la sfida fondamentale contro il Foggia, quindi in settimana c’è stato qualche problemino. Però,da quando è iniziata la partita,l’atteggiamento è stato giusto.

Abbiamo rischiato poco,siamo stati fortunati a passare in vantaggio e siamo stati bravi a gestirla”. Un Moscardelli che era partito male ad inizio stagione,dove aveva avuto un periodo di difficoltà sotto la condizione fisica. Ora la tua squadra grazie anche ai tuo gol continua la scalata verso l’obiettivo. “Si,la mia condizione è cresciuta. In passato ho giocato tanto ma mi allenavo poco per dei problemi. Non è una scusante,perché potevo fare di più. C’è poco da guardarsi indietro,ora c’è bisogno anche dei miei gol per raggiungere l’obiettivo che ci siamo prefissati”.

Il Lecce aveva l’obbligo di dare un segnale alle sue dirette concorrenti,anche perché giocava per primo. Mister Braglia alla vigilia infatti aveva fatto capire che l’unico obbiettivo era la vittoria. “Era importante una vittoria ad Ischia,per dare continuità e valore alla vittoria col Foggia altrimenti sarebbe stata annullata. Il problema principale era questo,siamo contenti per la vittoria. Un giudizio sull’Ischia? “L’Ischia aveva iniziato bene,poi hanno fatto fatica a reagire. Era una partita delicata per noi,siamo stati bravi a gestire il vantaggio e portare a casa la vittoria”.

Fisco, sforbiciare i contributi e più soldi in busta paga: l’altra carta del governo. VALENTINA CONTE*

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Il progetto. L’esecutivo vuole far scendere la differenza tra costo lordo e netto del lavoro. L’ipotesi è un taglio di sei punti diviso tra lavoratori e aziende. Il nodo pensioni.

ROMA -Tagliare le tasse significa anche mettere più soldi in busta paga, riducendo il cuneo fiscale, ovvero la differenza tra costo lordo e netto del lavoro. Il governo ci pensa da tempo. E ora potrebbe accelerare. Un piano c’è, formulato la scorsa estate dall’allora consigliere economico del premier, il bocconiano Tommaso Nannicini, nel frattempo promosso a sottosegretario di Palazzo Chigi. E consiste nel tagliare di sei punti il cuneo dei neo-assunti, tre punti a carico del datore e tre del lavoratore. Per sempre.
Nannicini di recente è tornato a ribadire il concetto, espresso la prima volta in un editoriale sull’Unità del 18 agosto scorso. “Lo sgravio è una misura congiunturale, temporanea”, dice il professore in riferimento al bonus assunzioni varato dal governo lo scorso anno e valido per un triennio, riconfermato quest’anno, ma ridotto e per un biennio. “Ora si apre la partita del taglio strutturale al cuneo contributivo del tempo indeterminato, perché sempre e per tutti un contratto permanente pesi meno in termini di costo del lavoro”. Anche il viceministro Enrico Morando ieri ha confermato l’ipotesi, definendola “un impegno che ci siamo presi”. E facendo capire che esistono due strade per attuarla: attraverso l’Irpef, diminuendo le aliquote, oppure tagliando i contributi previdenziali, ovvero gli accantonamenti per la pensione.
La strada Irpef è molto costosa. Quella dei contributi dipende da come la si fa. L’idea di Nannicini, almeno nella sua formulazione estiva, di fatto è a costo zero per le casse pubbliche. L’operazione può valere all’incirca 6 miliardi sul triennio (la metà del bonus lavoro del 2015). Ma questi contributi in meno non vengono compensati all’Inps dallo Stato, come di solito avviene per tutti gli sgravi sul lavoro. Al contrario, rappresentano un taglio secco sulle pensioni future: meno contributi versati, stipendio un po’ più ricco, ma assegno più povero in futuro. Ecco perché la proposta Nannicini prevede pure un’opzione: la possibilità per il lavoratore di versare i suoi tre punti in meno di contributi alla previdenza integrativa, anziché farli finire in busta paga (dove tra l’altro sarebbero colpiti dall’Irpef). Previdenza però rincarata proprio dal governo Renzi che ha portato la tassazione sui fondi pensione dall’11,5% al 20%.

Sarà per questo che, a sei mesi dall’idea, ora il sottosegretario frena: “È una sfida, ma dobbiamo capire come far costare meno il tempo indeterminato, in termini di contributi, senza incidere negativamente sulle aspettative pensionistiche dei lavoratori”. D’altro canto il vantaggio in busta paga, sia per il datore di lavoro che per il dipendente, non sarebbe fenomenale. Niente a paragone con i generosi sgravi attuali, però tutti finanziati a carico dell’erario, dunque in deficit (grazie alla flessibilità europea).

Come anticipato da Repubblica in agosto (su calcoli effettuati dalla Uil), se il piano rimane nella versione originaria, il taglio di sei punti di contributi vale 1.500 euro l’anno (per uno stipendio medio da 25 mila euro lordi), 126 euro al mese. La metà di questi 1.500 euro lordi, dunque 750 euro (l’unico sconto che il lavoratore “vede” in busta paga, l’altra metà va al datore), possono però essere dirottati ai fondi pensione o lasciati in busta paga. In questo secondo caso, si riducono a 512 euro, scorporate le tasse. E dunque a 43 euro netti in più al mese.
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Il debito sano che serve al Paese. ANDREA MONTANINO*

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Negli ultimi tre giorni, due importanti riunioni, una a Shanghai con l’incontro tra i ministri delle Finanze e dei Governatori delle banche centrali delle 20 economie più influenti del pianeta (G20) e l’altra a Roma, tra il Presidente Renzi e il Presidente della Commissione Europea Juncker, hanno trattato sostanzialmente lo stesso tema: come far ripartire la crescita e il ruolo dei bilanci pubblici. 

Che la ripresa sia fragile è emerso molto chiaramente a Shanghai.

Preoccupa il rallentamento della Cina, che sta riducendo la domanda di materie prime. Preoccupano alcuni grandi paesi emergenti come il Brasile che, tra corruzione, inflazione, recessione e alto debito pubblico è forse il candidato numero uno per la prossima crisi. Preoccupa il basso prezzo del petrolio e i suoi effetti destabilizzanti, non solo su alcuni paesi fortemente dipendenti dalle entrate derivanti dalla vendita di greggio, ma anche per le conseguenze che si potranno determinare sulla nuova industria dell’estrazione di petrolio (e gas) nata in questi ultimi anni negli Stati Uniti. 

Tutte queste incertezze si innescano in un complesso scenario geopolitico: Siria, Libia, crisi dei rifugiati in Europa, Ucraina, tensioni tra Russia e Turchia, referendum in Gran Bretagna solo per citare le questioni più evidenti. Curiosamente, le grandi crisi stringono nella morsa l’Europa, che a sua volta è, mai come ora, alla ricerca di una nuova identità.

In questo scenario che, secondo le parole del Cancelliere inglese Osborne pronunciate durante i meetings presenta elementi di rischio molto elevati, è difficile immaginare soluzioni globali. Il G20 non è però neanche riuscito a trovare delle linee condivise di azione, e si è limitato ai soliti buoni propositi. E’ dunque a ciò che manca nel comunicato finale, piuttosto che ai suoi contenuti, che bisogna guardare.

Manca una linea comune da seguire per rilanciare la crescita e il punto della contesa rimane il debito pubblico: c’è chi vorrebbe più spesa pubblica e meno tasse (dunque più deficit e debito) per rilanciare la crescita nel breve periodo e chi invece considera questo tipo di politiche inadatte e pericolose. Tra i primi si schierano le grandi organizzazioni economiche internazionali, Ocse e Fondo Monetario Internazionale. Tra i secondi, la Germania.

Chi dovrebbe fare politiche di stimolo fiscale sono, secondo Ocse e Fmi, i Paesi che hanno margini di bilancio. Ma se guardiamo alla nostra Europa ad esempio, soltanto cinque Paesi su 28 – Germania, Olanda, Lussemburgo, Slovacchia e Estonia – vengono considerati dalla Commissione Europea pienamente in linea con gli obiettivi del Patto di Stabilità e Crescita e quindi potrebbero avere la possibilità di politiche espansive. Inoltre, non va dimenticato che il debito pubblico aggregato dell’Unione Europea è aumentato in modo consistente negli ultimi anni, passando da poco meno di 8 mila miliardi di euro nel 2008 a più di 12.500 miliardi nel 2015, con un aumento del 60 per cento. Questi due elementi, porterebbero a dire che no, non c’è molto spazio per fare politiche espansive e che la crescita va stimolata in altro modo.

Dall’altra parte però va considerato l’eccezionale basso livello dei tassi di interesse a cui molti paesi finanziano oggi il loro debito pubblico: Germania, Francia e Olanda emettono nuovo debito a 10 anni con tassi inferiori allo 0,5 per cento; Italia, Spagna, e Gran Bretagna sono tra l’1 e il 2 per cento, cosi’ come gli Stati Uniti e il Canada. Si capisce come, a questi tassi, sarebbe oggi conveniente indebitarsi.

Il punto di equilibrio tra le due posizioni va ricercato non su quanto spendere, ma soprattutto come spendere, la qualità più che la quantità. Affinché una politica espansiva abbia successo in un era di alti debiti pubblici come quella che vivono oggi molti Paesi, e certamente gran parte dell’Europa, è necessario che la maggiore spesa pubblica sia indirizzata su interventi che diano, nel medio periodo, rendimenti più elevati dei costi. Solo in questo modo i mercati finanziari vedrebbero con benevolenza un aumento del debito pubblico, continuerebbero a comprarlo e aumenterebbero la fiducia nel Paese. Con i costi di finanziamento a livelli storicamente bassi questo è possibile, e investimenti pubblici di qualità in infrastrutture, ricerca e capitale umano avrebbero probabilmente tale effetto.

Se invece il maggior debito pubblico venisse a determinarsi attraverso una riduzione di tasse, i policy makers dovrebbero trovare gli strumenti per favorire una maggiore spesa privata in iniziative che hanno effetti benefici nel lungo periodo: ancora una volta, infrastrutture, ricerca, capitale umano.

L’Italia potrebbe farsi portavoce di questa terza via perché ha dimostrato in modo inequivocabile nel corso degli ultimi 20 anni di avere la capacità di gestire il suo debito pubblico senza traumi. E’ per questo che l’incontro di Roma tra Renzi e Juncker è importante: non si tratta di ottenere qualche decimale di flessibilità quest’anno, ma promuovere un approccio diverso. Uno sforzo coordinato tra bilancio europeo e bilanci pubblici nazionali, magari anche l’emissione di eurobond per la crescita che finanzino infrastrutture, ricerca e capitale umano verrebbe visto non come un tentativo di guadagnare qualcosa nel breve periodo ma come una nuova politica economica europea.

*lastampa

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Fiorentina-Napoli, Reina: “Ottimo punto, siamo in lotta per lo scudetto e Champions”

E’ intervenuto, ai microfoni di Premium, Pepe Reina: “E’ un Napoli che ha preso un punto in uno stadio difficile. Ci siamo divisi i tempi, primo superiori loro, secondo noi. Si continua a lottare per lo scudetto e la Champions League, racimolando punti. Le prestazioni ci sono sempre state in questo periodo, abbiamo sempre giocato con squadre di livello. Dobbiamo essere positivi, oggi è un punto importante per noi. Higuain? Oggi ci ha dato il pareggio, sarà sicuramente contento, anche per la prestazione. Scudetto? Mancano undici partite, vediamo cosa accade. La Juventus ha la Champions, noi non molliamo mai”.

Capitani Coraggiosi. (Mauro Lo Piano)

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Nella Regione Sicilia bisognerebbe comprendere chi siede sul ponte di comando e chi nella sala macchine, visto che  i Capitani Coraggiosi a  bordo del Veliero d’Orleans sembrano due, Rosario Crocetta (Governatore) e Alessandro Baccei, (Assessore all’Economia).

Sono gli uomini forti del terzo Governo Siciliano, il primo, Crocetta, eletto con un plebiscito di voti nelle ultime elezioni siciliane, il secondo, Baccei, l’uomo venuto dal Mare Magnum Romanum, innalzante bandiera G.D.R. Graziano Del Rio.

Crocetta e Baccei potrebbero capitanare 2 vascelli? purtroppo le risorse non bastano per vararne un secondo, la crisi morde pure il settore della nautica.

Plancia di Comando :

Rosario Crocetta, quando si devono discutere problemi seri e prendere decisioni importanti, e’ sempre fuori tavola, per un Presidente di Regione non e’ necessario, ne’ avere, ne’ dare giustificazioni, di certo non deve ne’ timbrare il cartellino, ne’ suonare la campanella d’inizio dei Lavori Istituzionali.

Alessandro Baccei, da quando e’ stato imbarcato sul vascello di Palazzo, d’Orleans, e’ sempre stato presente, ha preso Lui le decisioni piu’ importanti, non ultima quella di far approvare dall’ARS, il Bilancio Regionale 2015.Se questo era stato lo scopo di farlo venire in Sicilia, bisogna dire che come Assessore all’Economia lo abbia raggiunto.

Il bilancio 2016, prevede un’uscita per 12 Miliardi e 746 Milioni di euro, alcune spese che dovranno essere affrontate nei prossimi mesi, sono ancora sulla carta, considerato che lo Stato dovrebbe mandare 500 milioni di euro, ma guarda caso mancando l’intesa costituzionale sono rimasti nei giacimenti di Roma. Cio’ comporta il congelamento di alcune spese per tanti Comuni Siciliani costantemente alla ricerca di nuove entrate, o di nuovi contributi. 

Solo per pagare i propri dipendenti e le loro pensioni,, la Regione Sicilia spendera’ 1 Miliardo e 338 Milioni, cio’ sta ad indicare che, una gran fetta delle spese e’ fagocitata dagli “addetti ai lavori”. 

E’ giusto ricordare che il programma crocettiano se fosse stato scelto come Governatore dell’Isola, prevedeva un restringimento degli stipendi e un contenimento delle spese in seno all’ARS. A distanza di 2 anni dalla sua elezione, tutti sogni dei Siciliani sono rimasti prima rinchiusi in un cassetto, poi Crocetta, li ha buttati in fondo al mare, passata la festa, scomparso pure il Santo.

La Sicilia corre verso la bancarotta, il suo declino sembra inarrestabile, cercare l’oro nero in fondo al mare, rappresenta l’ennesima prova che non vi sono idee innovative, il lavoro per i giovani, i finanziamenti per le piccole industrie, lo sviluppo nel settore turistico alberghiero, il nostro patrimonio archeologico che senza alcuna manutenzione sta cadendo a pezzi. 

Proprio in questi giorni il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta e i Dirigenti Regionali : 

  • Gaetano Pennino
  • Rino Gigliola 
  • Sergio Gelardi 

Gesualdo Campo sono indagati per omissione di atti d’ufficio, danneggiamento del patrimonio archeologico storico e artistico, di omissione di lavori in edifici che minacciano rovina. L’inchiesta riguarda il Castello Svevo di Augusta, sequestrato dai Carabinieri del Nucleo Tutela del patrimonio culturale di Siracusa, su disposizione del gip Michele Consiglio. L’inchiesta è coordinata dal Procuratore Francesco Paolo Giordano e dal Sostituto Marco Di Mauro.

Cosa aspettano Comandanti in capo e Ciurma al seguito, ad ammainare la bandiera? forse e’ ancora piacevole essere trasportati dalle calde correnti romane? non si rendono ancora conto che anche il legno dei loro velieri e’ ormai fracido. 

Fiorentina-Napoli, i voti di Vivicentro: ancora un pari!

Il Napoli non va oltre il pari allo stadio Franchi di Firenze. Questi i voti di Vivicentro.it:

Reina 6; Hysaj 5.5, Albiol 6, Koulibaly 5.5, Ghoulam 5; Allan 5, Jorginho 6, Hamsik 5.5; Callejon 6, Higuain 6.5, Insigne 6. A disp. Gabriel, Rafael, Luperto, Valdifiori, Maggio, Mertens 6, Regini, D.Lopez 6, Chiriches, Gabbiadini, Grassi, Chalobah. All. Sarri

dal nostro inviato a Firenze, Ciro Novellino

Uccello Volante (Lo Piano – Santarossa)

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Anno Astrale 2011, Costellazione Svizzera, un uomo d’affari elvetico viene beccato da un’autovelox, lungo la superstrada che costeggia l’Aereoporto di Ginevra, mentre sfrecciava con il suo uccello volante (una Bentley), alla velocita’ di 324 Km orari. Se la Polizia stradale elvetica al momento della costatazione dell’infrazione, non gli avesse “aspirato” la patente, e sequestrato il bolide, la prossima volta questo novello Nuvolari, avrebbe potuto tentare di abbattere il record del muro del suono…. su strada. 

Le Leggi Elvetiche sono severissime contro chi supera anche di 10 Km i limiti di velocita’, non vi sono giustificazioni che possano reggere, le multe sono salate e bisogna pagarle, nessuno sconto o saldo di fine stagione per chi infrange il Codice della Strada Svizzero. 

Piano di Volo :

Quella bretella Autostradale si “doveva” percorrere ad una velocita’ massima di 50 Km orari, il “Top Gun” in questione volava ad un’altezza maggiore di 276 “piedi”, pensava che nessuno lo avrebbe mai potuto fotografare, ne’ mettere il sale sulla coda, sconosceva la potenza dei radar elvetici in grado di immortalare “Uccelli Volanti”, Bolidi Stradali, e all’occorrenza anche gli “Unidentified Flying Object”, (UFO). 

Anno Astrale 2016 : I Giudici della Suprema Corte Elvetica, hanno inflitto, 36 mesi di carcere, ritiro a vita del “Patentino di Volo”, oltre al pagamento di tutte le spese processuali, si sconosce l’ammontare della multa, ma deve essere stata piu’ che salata.Peccato che i Giudici svizzeri, considerato il caso, non abbiano prescritto pure la perizia pschiatrica, sarebbe stata giusta appendice di pena per un simile incosciente.  

Le foto di Cosenza 2 – Juve Stabia 1

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Guarda le foto realizzate dal nostro fotografo Michele Ruocco, che ci racconta così la sconfitta della Juve Stabia a Cosenza.

Davanti a circa 3000 spettatori presenti allo stadio “San Vito – Gigi Marulla” di Cosenza (circa 150 i tifosi provenienti da Castellammare), in una gara condizionata dal forte vento, la Juve Stabia esce sconfitta nel match con il Cosenza di Mister Roselli. I “Lupi” calabresi sono stati abili nell’adattarsi alle averse condizioni metereologiche e a sfruttare il vento a favore nel primo tempo, frazione che termina con il vantaggio di 2 a 0 per i silani. Nella ripresa le Vespe, con il vento a favore, accorciano subito le distanze al 2 minuto ma poi non sono in grado di continuare nella loro spinta offensiva, non riuscendo così ad agguantare il pareggio.

Oltre alle azioni del match abbiamo fotografato il pubblico sugli spalti, cerca la tua foto e richiedici l’originale per e-mail:redazione.sportiva@vivicentro.it

Clicca qui per vedere le foto

LIVE – Fiorentina-Napoli, la diretta dalle ore 20

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Premi F5 per aggiornare

20:47 – Anche il Napoli rientra negli spogliatoi al termine del riscaldamento

20:45 – La Fiorentina fa rientro negli spogliatoi

20:22 – In campo la Fiorentina per il riscaldamento

20:21 – In campo il Napoli tra i fischi del Franchi

20:10 – In campo Reina per il riscaldamento

20:07 – Le formazioni ufficiali:

FIORENTINA (3-4-2-1) – Tatarusanu; Roncaglia, Gonzalo, Astori; Tello, Vecino, Badelj, Alonso; Borja Valero, Mati Fernandez; Kalinic. A disp. Lezzerini, Saralino, Ilicic, Tomovic, Tino Costa, Kone, Blaszczykowski, Babacar, Bernardeschi, Pasqual All. Sousa.

NAPOLI (4-3-3) – Reina; Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam; Allan, Jorginho, Hamsik; Callejon, Higuain, Insigne. A disp. Gabriel, Rafael, Luperto, Valdifiori, Maggio, Mertens, Regini, D.Lopez, Chiriches, Gabbiadini, Grassi, Chalobah. All. Sarri

20:05 – In campo i portieri dell Fiorentina per il riscaldamento

20:00 – Gabriel e Rafael entrano in campo per il riscaldamento

Buongiorno e benvenuti alla diretta testuale della gara di campionato che si giocherà alle ore 21 allo stadio Artemio Franchi di Firenze tra Fiorentina e Napoli. Vivicentro.it vi aggiornerà in tempo reale.

dal nostro inviato a Firenze, Ciro Novellino

Il grande amore per il calcio lo ha spinto a comprare il Napoli, intanto Edoardo…

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De Laurentiis, il primo film con Sordi Il cinema tra affari e passione L’imprenditore di origini romane è diventato uno dei più importanti nel comparto italiano Il grande amore per il calcio lo ha spinto a comprare il Napoli Un produttore cinematografico di successo con la passione per il calcio. Aurelio De Laurentiis è il padrone del Napoli dal 2004: «Dirigere una società calcistica – ha detto – è come fare ogni domenica un film di cui non si conosce il finale». E lui di finali, di film di successo, ne ha scritti tanti. È lui l’inventore del cinepanettone che sbanca i botteghini, ma lui il cinema lo ha nel Dna, visto che appartiene a una grande famiglia del settore: è figlio di Luigi e nipote di Dino, entrambi scomparsi e che hanno scritto la storia del cinema. La Filmauro, la casa cinematografica di sua proprietà, garantisce tutto il ciclo completo. produzione, distribuzione, esercizio. Uomo diretto e senza peli sulla lingua, ha sempre affrontato con decisione tutti i problemi che sono arrivati sulla sua strada. L’esordio nel cinema arriva nel 1977, con un «Borghese Piccolo Piccolo», interpretato da Alberto Sordi. Da allora in poi le commedie della Filmauro diventano tutte un successo: da «Qua la Mano» a «Nessuno e Perfetto». E come dimenticare «Amici Miei», «A Spasso nel Tempo» e le saghe sulle «Vacanze di Natale». De Laurentiis, però, ha finanziato molti film d’impegno come «Maccheroni di Scola», «Codice privato» di Maselli, molte pellicole di Pupi Avati, «Matrimoni» di Cristina Comencini o di scommettere su registi trasgressivi come Pappi Corsicato e distribuire Woody Allen, Pedro Almodovar, Coen, Besson, Scott, e Polanski. Ha comprato il Napoli calcio nel 2004, all’asta giudiziaria. Lo ha portato dalla C alla serie A, conquistando due coppe Italia e una Supercoppa. De Laurentiis, così come nel cinema, ha portato le sue idee innovative anche nel calcio. Spesso incontrando resistenze. Il suo carattere lo ha portato anche a scontri pesanti in Lega contro un vecchio calcio che tarda a trovare regole nuove. Vorrebbe ridurre il numero di squadre in A e creare un campionato stile Nba, con le franchigie che non retrocedono. Oppure un campionato europeo per club con Italia, Germania, Spagna e Inghilterra. Il Napoli è la società più virtuosa della serie A: spende quello che incassa: fino al 2014 e cioè per 10 anni consecutivi ha chiuso il bilancio in ordine con un utile di esercizio, pur non avendo ingenti capitali da investire come Inter e soprattutto la Juventus. Ha la caparbietà del presidente-padrone del vecchio calcio con idee fresche per rinvigorire il mondo del pallone sempre più affossato da un management troppo ancorato a regole vetuste. De Laurentiis ha portato giocatori con cui ha ottenuto grosse plusvalenze come Lavezzi e Cavani, venduti a suon di milioni al Paris Saint Germain. Ha la capacità di trattare cn grandi club, di persona, senza delegare nessuno. Ha comprato Gonzalo Higuain, il cannoniere della serie A e ha riportato, tra mille critiche, anche entusiasmo in città. Giocatori di valore come Hamsik sono diventati delle bandiere. Qui sono passati allenatori come Reja, Donadoni, Mazzarri, Benitez e ora Sarri. Ha riportato soprattutto entusiasmo che si era sopito dopo il fallimento della società. La sua famiglia la moglie Jacqueline Baudit, tre figli Luigi, Valentina ed Edoardo sono anche loro nel mondo del calcio con ruoli diversi. Lui è il più attivo e sempre sul pezzo, la moglie è la prima tifosa e Edoardo sta studiando da dirigente e futuro presidente. La dinastia è destinata a durare anche nel mondo del pallone.

corriere del mezzogiorno

“Noi ci crediamo”, il Napoli è carico!

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Tuttosport scrive sull’atmosfera che si respira a Castel Volturno prima della partenza per Firenze: “”Noi ci crediamo” è il motto ripetuto ad uno ad uno dai calciatori, non ultimo da Sarri che stasera troverà allo stadio Franchi (saranno tremila i fan partenopei) anche un po’ di amici provenienti dal suo paese, Figline Valdarno, dove gli hanno dedicato un club Napoli.

“Noi ci crediamo” è riferito a quel “coso” lì, lo scudetto che il tecnico ha voluto evitare di nominare nella conferenza stampa post Villarreal: la scaramanzia si è impadronita pure di lui. Il Napoli ci crede, nella consapevolezza che la sfida contro la Fiorentina è molto più di un testa a testa, è un “dentro o fuori” nella rincorsa al primo posto. Non tanto per la distanza dalla vetta, piuttosto come contraccolpo psicologico. Vuole evitarlo soprattutto il Napoli, lontano dalla vittoria ormai da tre settimane e sono un’eternità per chi ha mantenuto finora un ritmo forsennato. E ancora dovrà averlo, stasera, contro l’unica squadra che in questo campionato è riuscita a chiudere una partita avendo il maggior possesso palla: nella sfida d’andata, il Napoli non riuscì a superare la media del 47%”.

Rapina Insigne, non si esclude la matrice intimidatoria

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La Repubblica dedica spazio alla rapina subitada Lorenzo Insigne: “Oltre al danno, l’attaccante del Napoli sotto shock ha dovuto mettere in conto pure la beffa: togliendosi l’ultimo dubbio di essere stato vittima di un blitz premeditato. Lo avevano riconosciuto, sabato sera, seguendo probabilmente la sua Mercedes dal Vomero al lungomare. Le telecamere di viale Gramsci hanno ripreso la scena e faciliteranno le indagini, scattate dopo la denuncia sporta dalla moglie Jennifer. A lei non hanno portato via niente. E neppure agli altri due amici a bordo dell’auto. L’intera refurtiva (un orologio Rolex, 800 euro in contanti e due bracciali di diamanti) apparteneva al fantasista azzurro. Non si esclude una matrice intimidatoria, anche se Insigne sta disputando la stagione migliore della sua carriera (11 gol e 10 assist). Già in passato, del resto, furti e rapine ai danni dei campioni del Napoli erano state collegate (in sede di indagine) ai risultati della squadra. Un teorema mai davvero dimostrato. Tra le vittime illustri Hamsik, Cavani e Lavezzi. Proprio in seguito allo scippo subito dalla sua fidanzata, Yanina, il telefono del Pocho fu messo sotto controllo dalle forze dell’ordine. E dalle successive intercettazioni, per caso, è scattata la recente inchiesta sull’evasione fiscale nel pallone: allargatasi a molti club di serie A”.

LIVE DAL FRANCHI- “Crediamoci” cantano i tifosi azzurri

Anapoli“Crediamoci”: è questo il grido che si alza dagli spalti del Franchi, rigorosamente tinti di azzurro. I tifosi del Napoli ci sono e si fanno sentire. Per rimanere alle spalle della Juve e allontanare le inseguitrici, Fiorentina inclusa. 

C’è malumore a Castel Volturno per la designazione di Tagliavento

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La Repubblica scrive sulla designazione arbitrale di Tagliavento per il big match di questa sera a Firenze. Serpeggia malumore tra lo staff azzurro per questa designazione per nulla gradita dal patron Aurelio De Laurentiis:

“Tanto per non farsi mancare niente, un bel po’ di errori arbitrali: da quelli commessi da Mazzoleni a Bologna (nella prima volta di Higuain e compagni in vetta) a quelli di Doveri con il Carpi, concausa del comprensibile malumore con cui è stata accolta a Castel Volturno la designazione di Tagliavento, al quale è stato affidato il posticipo di oggi al Franchi. Con il direttore di gara umbro ci sono stati dei precedenti a dir poco sfortunati. Ma il Napoli si sta facendo del male pure da solo, da un po’ di tempo a questa parte. Sul campo, dove la vittoria manca da quattro partite, pesa la scelta di sacrificare le coppe: condivisibile a tavolino (per un organico forse troppo ridotto per potersi battere su più fronti), però nocivo per il morale degli azzurri”.

Superata la paura, Insigne è carico per la Fiorentina

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Lo choc, attimi terribili quelli vissuti sabato sera da Insigne. La pistola puntata in faccia, la rapina, orologio e bracciali portati via, oltre ai contanti. La notizia comincia a diffondersi, in nottata il messaggio del suo procuratore Antonio Ottaiano, poi la telefonata come riferito dall’edizione odierna de Il Mattino.

«Lorenzo ha vissuto una terribile esperienza e mi ha raccontato di aver provato una bruttissima sensazione. Fortunatamente ha avuto la lucidità di non muoversi, prendendo subito la consapevolezza del pericolo e assecondando le richieste del rapinatore. Per fortuna tutto è finito senza conseguenze, casi come questi possono anche sfociare in tragedia», ha rivelato il suo agente che poi ha rassicurato sulle condizioni dell’attaccante. «Passati i primi momenti in cui era scosso, l’ho risentito ed è tornato sereno. Ha ripreso ad allenarsi ed è già carico per giocare la partita contro la Fiorentina».

Jorginho a sky: “Sarà una bella partita tra due squadre che giocano a meraviglia”

Nel prepartita Jorginho ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di sky, ecco quanto evidenziato: “Tutte le partite sono fondamentali ma questo è uno sconto diretto.  Dobbiamo mantenere la tranquillità e fare il nostro gioco. Fanno tanto piacere i complimenti di Sousa”.

pasquale ammora

LIVE dal Franchi – I soliti cori beceri contro Napoli: geniale risposta azzurra

Ancora prima del match, i tifosi della Fiorentina si sono subito impegnati a disprezzare con i soliti cori beceri i napoletani. Dalla Fiesole è partito il coro ‘Vesuvio lavali con il fuoco’ accompagnato da un ‘Noi non siamo napoletani. Geniale la risposta dei tifosi partenopei: “Voi non siete napoletani…”

dal nostro inviato a Firenze, Ciro Novellino