Le interviste in zona mista della nostra inviata, Maria D’Auria, nel dopo partita ROMA 4 – FIORENTINA 1
Mixed Roma Fiorentina NAINGGOLAN
Mixed Roma-Fiorentina TINO COSTA
Mixed Roma-Fiorentina PEROTTI
*redazionesportiva / Maria D’Auria

Le interviste in zona mista della nostra inviata, Maria D’Auria, nel dopo partita ROMA 4 – FIORENTINA 1
Mixed Roma Fiorentina NAINGGOLAN
Mixed Roma-Fiorentina TINO COSTA
Mixed Roma-Fiorentina PEROTTI
*redazionesportiva / Maria D’Auria

Fonti parlano di ‘poche ore’, altre di ‘pochi giorni’, emerge però che i due tecnici torneranno “una volta terminati gli interrogatori”. Il capo del Consiglio militare di Sabrata Altaher Algrabli: i corpi di Failla e Piano oggi a Tripoli dove saranno “terminate le autopsie e le altre procedure”.
ROMA – Non è ancora chiaro quando torneranno in Italia. Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, i due ex ostaggi liberati ieri in Libia, sono in attesa di partire dalla Libia, verso casa. Alcune fonti parlano di ‘poche ore’, altre di ‘pochi giorni’. Quello che è emerso nelle ultime ore è che saranno “restituiti immediatamente all’Italia una volta terminati gli interrogatori”.
Gino Pollicardo prima della cattura in Libia e dopo la liberazione
Potrebbero trovarsi ancora in una zona pericolosa. L’unità di crisi della Farnesina lavora senza sosta per organizzare il rientro dei due tecnici della Bonatti dalla Libia. La fase più delicata, si apprende, è quella del primo spostamento. Da Sabrata, dove sono sotto la protezione della polizia locale, ad un’altra località, per poi spostarsi probabilmente a Malta. Da lì potrebbero volare in sicurezza a Roma. Per questo primo spostamento i due, provati, devastati psicologicamente come hanno detto, ma in buona salute, forse useranno mezzi messi a disposizione dalla Bonatti stessa. L’amministrazione di Tripoli dovrebbe organizzare in giornata un elicottero per trasportare i numerosi giornalisti, non solo italiani, presenti nella capitale libica per consentire loro di incontrare i due ex-ostaggi.
Filippo Calcagno prima della cattura in Libia e dopo la liberazione
“Non sono pronti i documenti: appena saranno pronti, saranno trasferiti”, sostiene la moglie di Calcagno, Concetta Arena, raggiunta telefonicamente. “State tranquilli, torno presto” avrebbe detto il tecnico alla sua famiglia, a Piazza Armerina, nell’Ennese. La nuora, Ivana, parla di un “nuovo giorno” ma a metà, “la nostra è una felicità spezzata perché il pensiero costantemente va alle famiglie dei due colleghi di Filippo che non potranno riabbracciare i loro cari”. Sul rientro dice che loro “non sanno ancora tempi e modalità”, né se lo aspetteranno a casa o se andranno, eventualmente, a Ciampino (Roma), dove potrebbe atterrare il volo proveniente dalla Libia. Nuova telefonata anche a casa di Pollicardo, la moglie, Ema Orellana, a Monterosso, provincia de La Spezia, lo attende. “Sta bene – ha detto emozionata – è ancora nella mani della polizia libica e non sa ancora nulla dei tempi sul rientro”. Parlando con la moglie e con il figlio Gino junior, riferiscono persone vicino alla famiglia, Pollicardo ha detto: “Non piangete più, sto bene e presto sarò a casa”.
Il capo del Consiglio militare di Sabrata Altaher Algrabli ha aggiunto poi che i corpi di Salvatore Failla e Fausto Piano arriveranno oggi a Tripoli dove saranno “terminate le autopsie e le altre procedure”. Non è escluso che le salme possano tornare sullo stesso volo, ma percorsi e tempi potrebbero cambiare. Anche su questo fronte al momento non ci sono certezze, a parte il fatto che il ministero degli Esteri sta cercando di riportare in Italia i corpi delle vittime con la mediazione di Croce rossa italiana.
Le famiglie: P. Armerina ‘Notte insonne’ / RepTv Parla il figlio
Genova ‘Un’emozione la sua voce’ / Foto il biglietto: “Liberi”
Sia nel caso di Pollicardo e Calcagno, sia in quello dei due tecnici uccisi, ilrientro passerà per Roma. Nella capitale, i primi due saranno sentiti dal pm Sergio Colaiocco, che indaga per la procura sulla vicenda. I corpi delle vittime, invece, saranno sottoposti ad esami autoptici presso l’istituto di medicina legale del policlinico Agostino Gemelli.
Da sinistra in alto in senso orario: Salvatore Failla (con gli occhiali neri), Gino Pollicardo, Fausto Piano (con gli occhiali neri), Filippo Calcagno (con la barba bianca). Foto tratte dai loro profili Facebook
Il legale della famiglia Failla, però, fa sentire una voce più critica. “Dopo tante reticenze, segreti e misteri, la famiglia Failla pretende delle spiegazioni – dichiara Francesco Caroleo Grimaldi -. Come è stato possibile che appena 24 ore dopo la morte di Salvatore Failla e Fausto Piano siano stati liberati gli altri due connazionali? Al di là della bella notizia legata alla loro liberazione, la famiglia Failla vuole vederci chiaro in questa vicenda e qualcuno dovrà pur darle delle risposte”. L’avvocato spiega che “sarà nominato un consulente tecnico che possa prendere parte all’accertamento medico legale disposto dalla procura di Roma quando saranno riportate in Italia le salme”.
Le motivazioni della sentenza con cui l’ex direttore del Tg1 è stato condannato a quattro mesi di carcere (pena sospesa) per aver rimosso la giornalista dalla conduzione per discriminazione politica
ROMA – Augusto Minzolini dovrà staccare presto un assegno in favore di Tiziana Ferrario, che nel marzo del 2010 venne estromessa dalla conduzione del Tg1 e relegata in una stanza senza incarico per una consapevole discriminazione politica. Il giudice penale – che condanna Minzolini a 4 mesi di reclusione per abuso di ufficio (in primo grado, con pena sospesa) – descrive il “patimento interiore” della giornalista, emarginata solo perché contestava la linea informativa del direttore. Quindi ordina il risarcimento economico in suo favore, quantificato in “separata sede”. Un nuovo processo, stavolta civile, sanerà il danno “non patrimoniale” che ha subìto.
La sentenza penale di condanna – le cui motivazioni sono arrivate venerdì sera – cita anche quattro certificati medici che la Ferrario ha prodotto durante il giudizio. Soprattutto dà credito alle testimonianze delle colleghe del Tg1 (Anzaldo, Busi, Sala) che hanno descritto la Ferrario triste, smarrita, in lacrime per l’inattività cui era costretta.
La sentenza penale riporta anche le accuse che la Ferrario – difesa dall’avvocato Domenico D’Amati – ha indirizzato a Monica Maggioni, caporedattore del Tg1 durante la direzione Minzolini. Ferrario si è spesso candidata a fare delle missioni per il telegiornale una volta persa la conduzione. Ma la Maggioni le avrebbe regolarmente risposto che un altro giornalista era stato scelto oppure sarebbe stato presto individuato per quel viaggio. La Maggioni non ha potuto replicare alle accuse della Ferrario perché i legali di Minzolini hanno rinunciato alla sua testimonianza durante il processo, ad aprile del 2015.
La sentenza penale chiarisce anche che Minzolini, quando dirigeva il Tg1, agiva come “incaricato di pubblico servizio”. La Rai, certo, è una società per azioni e dunque risponde alle stesse regole di un’azienda privata. Ma il suo proprietario (il ministero dell’Economia) e la sua missione la rendono un esempio classico di servizio pubblico. Questo status comporta delle precise responsabilità per i suoi dipendenti che sono chiamati a rispondere del reato di abuso d’ufficio, come è successo a Minzolini. D’altra parte l’ex direttore del Tg1 non ha rimosso la Ferrario dalla conduzione del telegiornale perché perseguiva un interesse pubblico, ma solo per attuare una discriminazione rispetto ai giornalisti che sostenevano invece la sua linea editoriale di attenzione – diciamo così – per il governo Berlusconi.
Non vivono una fase florida i De Rosa. Ci riferiamo a Peppe e Luigi (nella foto), rispettivamente padre e figlio, fondatori del “meetup Figli delle Stelle”. Il partito locale di Grillo, dopo aver scongiurato la candidatura del giovane De Rosa ha riservato una graticola più che rovente nei confronti di Luigi. Insomma un vero e proprio colpo nei confronti di chi, nonostante iscritto da tempo al gruppo pentastellato, si era avvicinato da qualche mese partecipando attivamente. Qualche domanda in più rispetto agli altri e sono emersi tanti legami politici con il centro destra. Bobbio prima, Pentangelo dopo. Insomma un vero e proprio problema per i grillini che si sono tenuti buoni i De Rosa fino ad ora. I De Rosa che hanno messo, più volte, a disposizione anche un luogo dove svolgere le riunioni in un gruppo che più che itinerante è nomade. Tenerseli buoni fino a quando possibile e poi “farli fuori”. Una tecnica da vecchia politica, come se sostenere o essere amico di un politico sia un grave reato. Visto che loro lo considerano tale, perché il consigliere Regionale non è intervenuto prima? Come poteva non sapere questa cosa, visto anche il legame che si era istaurato con Luigi de Rosa? Amato, Cirillo e Criscuolo colpiscono ancora, comportandosi in modo più che scorretto.“Solo simpatie e amicizie – Così hanno dichiarato i De Rosa- .Siamo simpatizzanti e supporter di Grillo e del MoVimento dal 2013”. Ma la loro difesa è stata più che inutile. Chi doveva, aveva già deciso. Altro che democrazia partecipata.Costanzo Federico
La Gazzetta dello Sport scrive sul rinnovo di Gonzalo Higuain: “Il papà e il fratello di Gonzalo dovranno incontrare Aurelio De Laurentiis per discutere l’eventuale prolungamento, anche se l’accordo non è scontato. Alcune big europee sono fortemente interessate alle sue prestazioni: si tratta di Chelsea, Bayern e Manchester City, pronte a versare la clausola rescissoria pur d’ingaggiarlo. Lo scorso settembre, club ed entourage del Pipita s’incontrarono a Venezia e gli Higuain chiesero al presidente una riduzione della clausola, ma la risposta di De Laurentiis fu negativa. La discussione ripartirà da questo punto e le tensioni non mancheranno”
Il portiere dell’Atalanta Marco Sportiello è uno dei calciatori più interessanti dell’intera Serie A, e si vocifera che possa arrivare a giugno al Napoli. Intanto al Corriere dello Sport, lo stesso Sportiello ha dichiarato: “Sono immune dalle voci di mercato nonostante si sia parlato di interessamenti di Roma e Napoli? Questo non è il momento di pensare al mercato e al futuro perché sono concentrato solo sulla gara con la Juventus. Dobbiamo uscire da questo momento difficile a livello di risultati. Giocare in una grande squadra è il sogno di tutti i calciatori, ma io considero l’Atalanta la mia grande squadra e sono felice”.
Come da tradizione bella e consolidata, anche quest’anno per la Giornata Internazionale della Donna, il Coordinamento Donne Pensionate Spi-Cgil, Fnp-Cisl, Uilp-Uil di Brescia propone ad oltre 1.300 donne pensionate della città e della provincia (tra cui molte ospiti delle Case di Riposo e dei Centri Diurni), due rappresentazioni (il pomeriggio e la sera di lunedì 7 marzo 2016) al:
TEATRO SOCIALE
LUNEDI 7 MARZO 2016
(prima replica) ore 15.30 ∙ (seconda replica) ore 20.30
La Compagnia Corrado Abbati
presenta
Operetta di H. Müller e E. Charell
Musica di Ralph Benatzky
Adattamento e regia Corrado Abbati
Nuovo allestimento in esclusiva nazionale
su licenza di EDIZIONI SUVINI ZERBONI, Milano
Personaggi e interpreti:
Gioseffa Vogelhuber, ostessa Antonella Degasperi – Leopoldo, primo cameriere Luca Mazzamurro – Giovanni Pesamenole, industriale Corrado Abbati – Ottilia Pesamenole, sua figlia Cristina Calisi – Giorgio Bellati, avvocato Claudio Ferretti – Sigismondo Cogoli Giovanni Gala – Prof. Hinzelmann, Fabrizio Macciantelli – Claretta, sua figlia Antonietta Manfredi – Rudi, cameriere Davide Cervato – Franz, cameriere Riccardo Dall’Aglio – La postina Francesca Araldi – La sposa Lucia Antinori – Lo sposo Matteo Catalini – Martin Dario Donda – Kathy Marta Calandrino – Zenzi Giorgia Aluzzi – Turisti, servitori, popolo, camerieri
Scene e costumi: InScena art design – coreografie: Giada Bardelli – direzione musicale: Roger Catino
Siamo in Austria, sul lago di S. Wolfgang, dove è situato l’Hotel Al Cavallino Bianco. Il primo cameriere dell’Hotel, Leopoldo, ama la belle proprietaria Gioseffa che però non lo degna di uno sguardo perché rivolge le sue attenzioni ad un giovane cliente italiano, l’avvocato Giorgio Bellati che, come ogni anno, trascorre le sue vacanze sul lago.
All’Hotel arrivano Zanetto Pesamenole, ricco industriale, e sua figlia Ottilia. Padre e figlia sono in vacanza in Austria per ritemprarsi, visto che hanno una causa pendente con un certo Cogoli, industriale padovano. Sebbene il primo incontro fra il giovane Bellati e la bella Ottilia, non sia dei più felici, Leopoldo intuisce che fra i due potrebbe nascere un amore e così, anche per allontanare Bellati dalle premure della signora Gioseffa, organizza un incontro vis a vis fra Bellati ed Ottilia ma, pur riuscendo nel suo intento, viene licenziato in tronco da Gioseffa. Leopoldo parte disperato. Cogoli, intanto, manda al Cavallino Bianco suo figlio Sigismondo con la speranza che si innamori di Ottilia, in modo da finire, con un matrimonio, la causa con Pesamenole. Sigismondo, “figlio di papà”, viziato e un po’ snob, si invaghisce invece di Claretta, una ragazza che ha buffi difetti di pronuncia e che non è certo ricca.. Lei e il padre, il buffo professor Hinzelmann, possono permettersi un piccolo viaggio solo ogni tre anni a causa delle loro non floride condizioni finanziarie. A questo punto le cose sono veramente complicate. Leopoldo ama Gioseffa, Gioseffa ama Bellati, Bellati ama Ottilia, Ottilia dovrebbe sposare Sigismondo che invece è invaghito di Claretta e nel bel mezzo di queste tresche amorose arriva l’Arciduca. Leopoldo riesce ad ottenere dal consiglio comunale che l’Arciduca sosti per una notte Al Cavallino Bianco; Gioseffa, per ringraziarlo, lo riassume. Tutti si preparano ad accogliere l’Arciduca con il massimo della cortesia ma nel bel mezzo della festa Leopoldo fa una gran scenata di gelosia e tutto perché Gioseffa stava “amabilmente” conversando con Bellati.
Gioseffa si scusa con l’Arciduca che comprende e l’indirizza verso Leopoldo: “non bisogna cercare la felicità lontano quando la si ha a portata di mano”. Il lieto fine non è lontano.
Le coppie sono ormai formate: Sigismondo e Claretta, Bellati e Ottilia, Leopoldo e Gioseffa.
E il processo? Anche quello a lieto fine con buona pace del buffo Zanetto Pesamenole.
A questa bella iniziativa, da tradizione, è legata una sottoscrizione a premi promossa dal Coordinamento Donne Pensionate Spi Cgil – Fnp Cisl – Uilp Uil i cui proventi sì destinano ad iniziative di solidarietà.
Precisamente:
> Adesione al progetto Simone per Emergency, sostenuto dai volontari bresciani dell’Associazione, per l’acquisto di strumentazione chirurgica e materiale ortopedico per Fap (First Aid Post) e PHC Primary Health Clinic, a Dara nella Valle del Panshir (Afganistan), che presta assistenza alla popolazione dei villaggi più isolati.
> Adotta una mamma e salva il suo bambino, Progetto CINI (Istituto per il bambino nel bisogno) di Kolkata (Calcutta) in India, che consiste nell’adozione di altre due donne in gravidanza (36 sono state le adozioni dal 2003 al 2015) che l’Istituto segue sino alla nascita del bambino e poi entrambi per un periodo di due anni. In India un bambino su 3 nasce malnutrito, con forte rischio della vita
> Contributo per la frequenza alla Scuola Materna di Guarulhos città di periferia di S. Paolo
del Brasile, in favore di bambini di famiglie indigenti. Progetto seguito dalle Suore operaie di
Botticino, presenti da 25 anni in Brasile, in un Centro sociale che fornisce servizi di prima necessità
ai più poveri, soprattutto bambini e famiglie.
> Contributo all’attività di istruzione, contro l’analfabetismo, di donne e bambini alla scuola Morari – Escuela Oficial Rural Mixta, Dipartimento Chimaltengo, Guatemala. Progetto seguito dalla Fondazione Guido Piccini per i Diritti dell’Uomo di Calvagese.
L’evento sarà realizzato grazie alla collaborazione del CTB Centro Teatrale Bresciano, al patrocinio del Comune e alla Provincia di Brescia, al sostegno della Fondazione ASM Gruppo A2A e alla SocialDent (di Rovato e Manerbio) per l’importante sostegno, e alla partecipazione della Coop Lombardia – Comitato Soci e Centro Socio Culturale di Brescia.
Lo scrittore statunitense aveva 70 anni. Il mese scorso aveva rivelato di essere ammalato di cancro al pancreas.
BEAUFORT (Carolina del Sud)– Lo scrittore americano Pat Conroy, autore del best seller Il principe delle maree, è morto all’età di 70 anni nella sua casa di Beaufort, in Carolina del Sud. Il 15 febbraio scorso aveva reso noto di essere affetto da cancro al pancreas.
Nei suoi romanzi Conroy aveva fuso i racconti della sua infanzia con vivide descrizioni di vita quotidiana nei luoghi che gli erano familiari. “La Carolina del Sud perde un figlio amatissimo. Si sentirà la sua mancanza. Possiamo trovare conforto nel fatto che le sue parole e il suo amore per il nostro Stato gli sopravviveranno”, ha commentato il governatore Nikki Haley.
Conroy era nato ad Atlanta il 26 ottobre del 1945. Nelle sue opere ha sempre trasfuso apertamente il suo vissuto, a cominciare dalla sua infanzia da “figlio di militare” e dalla sua relazione difficile con un padre violento, l’aviatore di marina Donald Conroy che combatté quattro guerre, più quella quotidiana in famiglia, e fu sempre la sua oscura fonte di ispirazione. Poi la sua esperienza nella scuola militare e la sua lotta con le malattie e con la depressione. “La ragione per cui scrivo è spiegare la mia vita a me stesso”, disse in un’intervista del 1986.
I suoi libri hanno venduto più di 20 milioni di copie in tutto il mondo. E in più di un’occasione sono stati portati sul grande schermo. Il principe delle maree, il più famoso, divenne un film diretto da Barbra Streisand nel 1991, per il quale l’anno successivo lo scrittore fu candidato all’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale. Film furono tratti anche da The Water Is Wide,The Lords of Discipline, The Great Santini.
*larepubblica
Tra martedì e mercoledì arriverà la missiva di due pagine di Bruxelles. Ma Renzi ha convinto Juncker e Moscovici a non bocciare l’Italia. Procedura evitata in extremis
ROMA – È in arrivo da Bruxelles una lettera di due pagine sul debito italiano. Sarà recapitata a Roma tra martedì e mercoledì della prossima settimana. Un allarme sulla tenuta dei conti con richiesta di correzione del deficit.
Per il governo una sorpresa in quanto la missiva non rientra nelle normali procedure europee sui conti. Tanto che nelle ultime ore le linee telefoniche di emergenza tra Roma e Bruxelles sono tornate roventi. Una serie di contatti – protagonisti Palazzo Chigi, il Tesoro e il quartier generale della Commissione – per limare a livello “politico” la bozza preparata dai tecnici Ue che a Roma è sembrata troppo forte. E che oltretutto prefigurava la possibilità di mettere l’Italia sotto procedura per debito in caso di mancati interventi, riferimento sgradito al governo perché apriva ad un commissariamento che limiterebbe i margini di manovra per Renzi intenzionato a tagliare le tasse (Ires e Irpef). Il riferimento alla procedura alla fine dovrebbe saltare, anche perché non teneva conto del negoziato in corso tra Renzi e Juncker e tra Padoan e Moscovici volto proprio a evitare una procedura contro l’Italia e a dare respiro sul risanamento anche nel 2017.
Così ieri sera dalla Commissione minimizzavano spiegando che l’obiettivo del richiamo della prossima settimana è la Spagna e che “per ragioni diplomatiche” oltre alla missiva per Madrid saranno scritte delle lettere meno pesanti ad altri paesi con i conti traballanti come Italia, Finlandia, Austria, Belgio e Romania. Così dopo i contatti riservati il testo sembrava rientrato su binari più accettabili per Roma.
Salvo sorprese, dunque, la lettera di richiamo sarà inviata al governo italiano martedì. Lo stesso giorno in cui anche l’Ecofin, il tavolo dei ministri europei delle Finanze, loderà le riforme italiane ma prenderà atto dei rischi che permangono sui conti. Il tasto dolente che emerge dai documenti preparatori dell’Ecofin è che Roma “non rispetterà la regola del debito nel 2016 e nel 2017”. Tradotto, il debito scenderà (quest’anno al 132,4%), ma non abbastanza secondo le regole europee e dunque Roma va verso “una deviazione significativa” rispetto ai target Ue. Oltretutto c’è “il rischio di una deviazione significativa” anche sul deficit.
A questo punto per capire la situazione bisogna tornare sul negoziato riservato in corso tra governo e Commissione. Per Bruxelles l’Italia chiuderà l’anno con un deficit al 2,5% dato che, sommato a quello del 2015, è troppo alto. L’accordo in via di definizione prevede che a maggio, quando la Commissione si esprimerà sulla manovra 2016, l’Europa riconoscerà all’Italia praticamente tutte le clausole di flessibilità per un totale dello 0,75% rispetto allo 0,8 invocato da Roma. Ma nonostante lo sconto sul risanamento, il deficit resterà troppo alto e dovrà per questo scendere al 2,3% circa per evitare la bocciatura. Non a caso nella lettera di martedì – che nonostante le pressioni di Roma dovrebbe partire – Bruxelles dovrebbe chiedere un aggiustamento del deficit, comunque già previsto dal governo. Per la Ue da 3 miliardi, per l’Italia da 2 (ma si troverà un accordo) che il Tesoro intende recuperare non con una manovra bis, ma giocandosi il tesoretto accantonato da Renzi e alcuni risparmi. A quel punto l’Italia sarebbe a posto sul deficit, ma resterebbe il problema del debito.
E qui entra in gioco la seconda parte della trattativa. La Commissione è pronta a riconoscere all’Italia alcune “circostanze eccezionali”, come il dato sull’inflazione troppo basso per favorire la discesa del debito. Così grazie alle attenuanti verrebbe dichiarato che il rispetto della regola del deficit, che verrebbe considerato in deviazione non significativa e quindi non punibile, automaticamente significherebbe anche il rispetto di quella del debito. Un giudizio che a maggio porterà a un rapporto sul debito (articolo 126.3) e alla sua immediata chiusura con annessa promozione della manovra. Tanto che nella lettera in arrivo martedì per la prima volta verrà formalmente riconosciuto il negoziato riservato con questa formula: “Il dialogo in corso tra governo e Commissione favorisce un processo per evitare deviazioni” rispetto alle regole.
*larepubblica
Intervista alla ex conduttrice di “Announo”: “Il rischio della mercificazione esiste proprio perché non c’è una legge, ecco perché le coppie italiane vanno all’estero”
ROMA – “Per molti è ancora inaccettabile che una donna dica di volere decidere sul proprio corpo e così rispondono con i peggiori insulti di stampo sessuale…”. Giulia Innocenzi, giornalista, blogger, ex conduttrice tv di “Announo”, da settimane è nel mirino su Twitter e Facebook per avere detto che si offrirebbe per una maternità surrogata. Oggi farà da madrina alla manifestazione delle Famiglie Arcobaleno e delle associazioni gay a Roma.
Innocenzi, è quindi disposta a offrire il suo utero in affitto?
“Ho detto: se mia sorella, una mia cara amica o un mio caro amico dovessero avere bisogno nella loro vita di una maternità surrogata, io mi offrirei. Perché penso che sia un grandissimo gesto di amore. E penso che questo allargherebbe le nostre famiglie e arricchirebbe le nostre vite. Altro che mercificazione e sfruttamento!”.
Non vede il pericolo di sfruttamento?
“C’è il rischio di sfruttamento proprio nel momento in cui non c’è una legge. Le coppie italiane che vogliono la maternità surrogata si rivolgono alle agenzie americane nella migliore delle ipotesi”.
Nella peggiore?
” Io dico che per mia sorella farei quella scelta per amore. Cosa risponde l’Italia? Vai a cercarti una cambogiana… Ma è impossibile per legge fermare il desiderio di una coppia a diventare famiglia. Regolamentiamo il fenomeno”.
Con la Carta di Parigi un gruppo di donne e di femministe invitano a vietare l’utero in affitto. La proibizione ha delle ragioni, non crede?
“Con il proibizionismo si crea il sottobosco di sfruttamento, facendo leva proprio sulla disperazione. In Usa, dove la pratica è possibile, le donne che fanno maternità surrogata non devono essere in difficoltà economica, proprio per tutelarle. Chi dice che vuole difendere le donne, le sta mettendo alla mercé di chi le vuole sfruttare”.
È amareggiata per gli attacchi ricevuti sui social media?
“Se dicessi che non mi toccano, mentirei. Ma ho deciso di rispondere pubblicando i loro nomi e cognomi insieme alle nefandezze che mi hanno scritto. I cuor di leoni si sono affrettati a cancellare i commenti. E tantissimi mi hanno espresso la loro vicinanza. I politici sono ipocriti. Questa legge sulle unioni civili è vecchia di 30 anni”.
La scelta di Vendola e del suo compagno Ed di avere un bimbo è però diventata un caso politico.
“È stata commentata la vita intima di Vendola in un modo schifoso, in un altro paese non sarebbe accaduto. Dov’è la contraddizione di Vendola? E se in Italia c’è tanto disgusto per la maternità surrogata, allora si faccia una legge perché i gay possano adottare semplicemente”.
*larepubblica
Zaman, il quotidiano più diffuso del Paese, è stato posto sotto amministrazione controllata. Davanti alla redazione si sono radunate centinaia di manifestanti che le forze di sicurezza hanno disperso con gas lacrimogeni e idranti.
ISTANBUL – Tensione di nuovo alle stelle a Istanbul, dove va in scena l’ennesimo braccio di ferro tra il presidente Recep Tayyip Erdogan e la stampa di opposizione. La polizia ha usato gas lacrimogeni e idranti per entrare nella sede del quotidiano Zaman, il più diffuso del Paese, davanti alla quale centinaia di manifestanti protestavano contro la decisione del tribunale di porre sotto amministrazione controllata il gruppo cui fa capo il giornale. Le forze di sicurezza hanno disperso i dimostranti, hanno abbattuto un cancello e hanno scortato all’interno i manager nominati dalla corte. Cacciati i dipendenti che lavoravano a un ultimo numero indipendente del giornale, dopo che il direttore Abdulhamit Bilici aveva parlato di “giorno nero per la democrazia”.
Il gruppo editoriale Feza, che controlla Zaman (Il Tempo) e la sua edizione inglese, Today’s Zaman, oltre all’agenzia di stampa Cihan, è stato commissariato per “propaganda terroristica” a favore del presunto “stato parallelo” creato dal magnate e imam Fethullah Gulen, ex alleato diventato nemico giurato di Erdogan. La decisione della corte coincide con l’intensificazione della campagna del governo contro il movimento islamico moderato creato da Gulen, che ha sede negli Stati Uniti.
Colosso da 650mila copie distribuite ogni giorno, la maggior parte attraverso abbonamenti, Zaman ha vissuto negli ultimi due anni un’inversione a U parallela al destino di Gulen, auto-esiliatosi negli Usa nel 1999. Se all’inizio del 2012 Erdogan e l’attuale premier Ahmet Davutoglu erano in prima fila alle celebrazioni per i suoi 25 anni, dopo la Tangentopoli turca del dicembre 2013 – orchestrata, secondo Erdogan, proprio da Gulen per rovesciarlo – tutto è cambiato. Zaman è diventata una delle maggiori voci di opposizione in Turchia e i suoi responsabili sono finiti sempre più nel mirino del potere politico.
I ripetuti attacchi ai mezzi di informazione e a chi vi lavora destano grande preoccupazione a livello internazionale. Uno spiraglio sembrava essersi aperto la settimana scorsa con la decisione di un tribunale di scarcerare dopo tre mesi due giornalisti di Cumhuriyet sotto processo per lo scoop sulle armi in Siria (i due rischiano comunque una condanna all’ergastolo), una decisione avversata da Erdogan. Ora, con il commissariamento di Zaman, un altro duro colpo alla stampa di opposizione. Non a caso il Consiglio d’Europa parla di “interferenza molto grave nella libertà dei media, che non dovrebbe avere luogo in una società democratica” e il Committee to Protect Journalists si dice “allarmato” per il tentativo di “soffocare i residui di giornalismo critico in Turchia”, mentre Human Rights Watch denuncia una “censura scandalosa”.
*larepubblica
Almeno una cosa è chiara, nel confuso scenario dell’intervento in Libia: Renzi non ha alcuna intenzione di entrare in guerra, né di accelerare la realizzazione degli impegni presi fin qui sul piano internazionale, in particolare con gli Usa, che premono perché l’Italia assuma effettivamente la guida della missione sulla sponda che guarda la costa siciliana. L’ondata emotiva sollevata giovedì dall’uccisione dei due operai italiani sequestrati, fortunatamente seguita ieri dalla liberazione degli altri due ostaggi, non ha fatto cambiare idea al presidente del Consiglio, sempre più convinto che in questo momento la Libia sia un vespaio, con in corso una guerra per bande, in cui sarebbe rischioso e sbagliato andarsi a cacciare.
Interventi «chirurgici», azioni di intelligence contro obiettivi mirati, sì. Ma niente fughe in avanti.
Renzi si è rafforzato nelle sue convinzioni ragionando proprio sugli opposti destini toccati ai quattro emigrati italiani: i primi due sarebbero stati vittime di una banda affiliata all’Isis.
Gli altri due sarebbero stati liberati dai loro avversari, che ovviamente, nel restituirli alle autorità italiane, si sarebbero presentati come nostri alleati.
In un quadro del genere, è difficile stabilire a chi credere e ancor di più capire che margini avrebbe un governo di unità nazionale imposto dalla comunità internazionale. Sta di fatto che quel governo che avrebbe dovuto insediarsi già uno o due mesi fa, ancora non c’è. Questo è l’esile gancio a cui è appesa la resistenza di Renzi. Una posizione razionale, ma giorno dopo giorno sempre più difficile da sostenere, mentre gli Usa bombardano con i droni partiti da Sigonella e francesi e inglesi sono già in Libia.
Ma così come gli attentati di Parigi del 2015 a Charlie Hebdo e al Bataclan sono considerati legati alla decisione di Hollande di scegliere la linea dura contro il terrorismo islamico e puntare sulla Libia, anche la sorte dei due operai italiani uccisi e degli altri due liberati prima di essere condannati a morte è il primo effetto del ruolo più visibile assunto dall’Italia. Basta solo ricostruire la sequenza delle ultime settimane: le lodi del segretario alla Difesa americana Carter all’Italia dopo l’incontro a Palazzo Chigi con Renzi e l’annuncio della disponibilità italiana a coordinare la missione in Libia.
L’incontro a Washington tra Obama e il presidente Mattarella, seguito dalla convocazione, da parte del Capo dello Stato, del Consiglio supremo di difesa, e dal decreto del governo che apre alla collaborazione, in Libia, tra i servizi e i corpi speciali delle Forze armate italiane. L’Italia è entrata così nel mirino dell’Isis, prima ancora di aver mosso un dito in territorio libico. E per Renzi, dopo quel che è accaduto agli italiani sequestrati, ora c’è una ragione in più per tenere subordinati gli impegni presi con gli alleati all’effettivo insediamento del governo libico e alla creazione di una coalizione internazionale in cui Usa, Francia e Inghilterra collaborino realmente, e non si muovano in ordine sparso come hanno fatto finora.
Una logica del genere, è inutile nasconderlo, in prospettiva è difficile da accettare per gli Usa, che avevano salutato la disponibilità italiana come garanzia di affidabilità di un vecchio alleato. Renzi insomma è entrato in una strettoia, perché in questo momento, in Europa, ha bisogno dell’appoggio di Hollande e Moscovici per ottenere flessibilità e aiuti per l’immigrazione, evitare la procedura d’infrazione e portare a casa l’approvazione della legge di stabilità a Bruxelles. Ma allo stesso tempo sa di non poter reggere a lungo le pressioni americane.
Pur razionale, di fronte alla confusione libica, la linea attendista che prevedeva un primo e un secondo tempo tra il dire e il fare – subito gli impegni diplomatici e solo dopo le iniziative strategiche e militari – è messa a dura prova. La sensazione è che anche per l’Italia il conto alla rovescia si stia avvicinando.
*lastampa
È solo grazie alla denuncia coraggiosa di alcuni sindacalisti che siamo venuti a conoscenza degli incredibili fatti della Reggia di Caserta, dove il nuovo direttore Mauro Felicori è posseduto dal demone della voglia di lavorare. Lasciamo il resoconto dei drammatici eventi alla loro prosa inconfondibile. «A cinque mesi dal suo insediamento spiace rilevare che il direttore permane nella struttura fino a tarda ora senza che nessuno abbia comunicato e predisposto il servizio per tale permanenza. Tale comportamento mette a rischio l’intera struttura museale». I suoi predecessori, immuni dal morbo, sparivano un po’ prima della chiusura, seguiti a stretto giro dalla corte di impiegati e custodi. Anche Felicori si alza dalla scrivania verso le cinque, però non se ne va. Si mette a girare tra le sale della Reggia e controlla che tutto funzioni. Poi torna in ufficio e ci resta almeno fino alle nove. A preoccupare i sindacalisti non è tanto che il direttore «permanga nella struttura museale» fino a tarda sera, ma che si ostini a permanervi senza avere presentato apposita richiesta su carta bollata. Un atteggiamento provocatorio che crea disagio tra i dipendenti, i quali potrebbero essere persino tentati di imitarlo.
Come se non bastasse, il bolognese Felicori non si schioda dalla Reggia neppure nei fine settimana, quando si fa raggiungere dalla moglie. La sua ossessione ha già prodotto una conseguenza allarmante: l’aumento del 70 per cento dei visitatori e del 105 per cento degli incassi. Quest’uomo va assolutamente fermato, prima che il virus del cattivo esempio dilaghi fino a Pompei.
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Roma- All’Olimpico si gioca una gara incandescente: Roma e Fiorentina lottano per il terzo posto in classifica. Per la 28esima di campionato, il tecnico giallorosso si affida al tridente El Shaarawy-Salah-Perotti lasciando Dzeko in panchina. Le sue scelte gli hanno dato ragione: una doppietta di Salah, El Shaarawy e Perotti mettono ko una Fiorentina irriconoscibile che cede sommessa il terzo posto ai giallorossi.
Primo tempo
La prima occasione gol è per la Fiorentina che al 4’ con Kalinic sferra l’attacco, Szczesny è si fa trovare pronto sulla respinta, l’arbitro fischia il fuorigioco dell’attaccante viola.
Risposta di Digne al 6’ che dalla sinistra crossa verso il centro, lo zampino di Astori ne devia la pericolosa traiettoria.
Al 13’ l’attacco è ancora tutto viola, Ilicic fa partire un gran tiro di sinistro dall’area piccola, palla fuori di poco, pericolo per la Roma.
Gioco fermo al 14’ per uno scontro tra B. Valero e Digne a centrocampo.
Al 16’ Salah tenta il colpo: entra in area di rigore, palla al piede, viene fermato dal difensore a un soffio dal tiro decisivo.
La Roma insiste nella metà campo avversaria, i ritmi sono elevati, i tempi sono maturi per azioni concrete!
Al 22’ ci pensa El Shaarawy a sbloccare il risultato: servito in area da Salah, scatta con determinazione piazzando in rete la palla del vantaggio a porta vuota!
Roma 1 Fiorentina 0
Al 25’ raddoppio della Roma!!! Salah riceve su tocco di Perotti, calcia diretto in porta, il tiro viene intercettato da un difensore ma la palla finisce in rete.
Roma 2 Fiorentina 0
Al 27’ clamoroso palo colpito da Perotti!!!
Al 29’ Primo cambio per Sousa Paulo, esce B. Valero infortunato alla caviglia destra, entra Tello.
Ancora un cambio obbligato per il tecnico viola doppo pochi minuti, entra Badelj al posto di Vecino.
La Roma è tutt’altro che paga, non abbassa i ritmi e insiste con azioni pericolose in area.
Spazio per Perotti al 38’, autore del terzo gol giallorosso! Ottimo scambio tra El Shaarawy e Perotti che cerca la conclusione e insacca alle spalle del portiere mentre il pubblico giallorosso intona in coro: Ricominciamo!
Roma 3 Fiorentina 0
La Roma è agguerrita, si fa spazio anche Nainggolan che al 42’ fa partire un gran destro, la palla esce fuori di poco, sfiorata la quarta rete.
Al 44’ ammonito Pjanic per intervento falloso su Bernardeschi.
Due i minuti di recupero. Allo scadere, arriva a sorpresa il gol dei viola su un rigore dubbio: Digne cerca di fermare Tello in area, c’è forse un contatto tra i due, l’arbitro sanziona il rigore che Ililic trasforma in gol dal dischetto.
Roma 3 Fiorentina 1
Secondo tempo
La Fiorentina prova ad alzare i ritmi, ma la Roma non concede spazi né distrazioni e continua a dominare la gara.
Dopo 12 minuti un Salah in stile Gervinho scatta in contropiede lanciandosi tutto solo in area e trova la sua doppietta personale battendo Taratusan.
Roma 4 Fiorentina 1
Al 60’ Salah costringe l’ultimo difensore ad un’uscita impetuosa fuori area, ha rischiato il portiere viola!
Al 62’ arriva il primo cambio per la Roma: esce Perotti, entra Vainqueur.
Al 71’ Szczesny impegnato in una parata sulla conclusione insidiosa di Tello, Fiorentina ancora viva.
I ritmi iniziano a calare, ma la Roma tiene sempre campo e continua a spingere sulle fasce.
Al 76’ è il momento di Francesco Totti che sostituisce un brillante El Shaarawy.
All’80’ ammonito Bernardeschi per fallo su Nainggolan.
Nell’ultima fase si spende tanto Alessandro Florenzi che all’84’, al termie di una bella azione, crossa in porta m< la palla viene deviata in corner.
All’85’ Salah cede il posto a Dzeko, dopo una doppietta può meritare in anticipo il riposo.
AL 90’ AMMONITO Tino Costa per fallo da tergo sul capitano giallorosso che si guadagna una punizione dai 25 mt. L’illusione ottica regala una rete ma è un clamoroso palo scaturita da un fantastico cucchiaio. Nel frattempo viene ammonito Nainggolan per spintoni sulla barriera.
La gara si chiude qui, con una netta e schiacciante vittoria della squadra di Spalletti. Fiorentina spodestata, il terzo posto è giallorosso.
FORMAZIONI
ROMA: Szczesny; Florenzi, Manolas, Rüdiger, Digne; Nainggolan, Keita, Pja nic; Salah, El Shaarawy;Perotti.
A disp.: De Sanctis, Castan, Maicon, Torosidis, Zukanovic, Emerson, Vainqueur, Strootman, Uçan,Dzeko, Totti, Iago Falque. All. Spalletti.
FIORENTINA: Tatarusanu; Roncaglia, G. Rodriguez, Astori, Marcos Alonso; Vecino, Tino Costa; Bernardeschi, Borja Valero, Ilicic; Kalinic.
A disp.: Lezzerini, Tomovic, Pasqual, Kone, Badelj, Blaszczykowski, Mati Fernandez, Babacar, Tello. All. Paulo Sousa.
Arbitro: Irrati di Pistoia
Di Maria D’Auria
https://www.youtube.com/watch?v=5amhabY3wZA&feature=youtu.be
https://www.youtube.com/watch?v=M92OdbQUanU&feature=youtu.be
https://www.youtube.com/watch?v=CtIKbCDQrrY&feature=youtu.be

Elton John, autore, compositore e musicista britannico si esibirà il prossimo 12 Luglio a Pompei, all’interno degli scavi archeologici.
Lo scenario suggestivo dell’antico sito farà da sfondo al concerto del cantante che si presenterà al pubblico con una scaletta di canzoni che andranno dai grandi successi di sempre alle nuove tratte dall’ultimo album ” Wonderful crazy night” il tutto avvolto dalla magica atmosfera dell’antica città.
Il tour di Elton John infatti arriverà in Italia a Luglio 2016 con ben tre date.
La prima è in programma all’Anfiteatro Romano negli Scavi di Pompei il 12 luglio 2016, la seconda è in programma per il 15 luglio a Barolo, mentre il 16 sarà in concerto a Piazzola sul Brenta. L’apertura della prevendita dei biglietti per la data di Elton John a Pompei 2016 è iniziata il 17 marzo e non sono mancate le polemiche per i prezzi considerati molto alti.
Sos Higuain. L’attaccante piace al Bayern Monaco, Sarri potrebbe perdere il suo bomber, dopo nemmeno un anno. Secondo quanto riporta Tuttomercatoweb, infatti, i tedeschi sarebbero molto forti sull’argentino, anche se non sarebbero disposti a pagare l’intera clausola rescissione. Più probabile, invece, che i bavaresi possano inserire nella trattativa una contropartita tecnica.
Dopo la seduta pomeridiana a Castel Volturno, Sarri ha diramato i convocati, in vista del match di domani sera, contro il Chievo.
I convocati: Reina, Gabriel, Rafael, Maggio, Hysaj, Ghoulam, Strinic, Chiriches, Luperto, Regini, Koulibaly, Allan, Valdifiori, Jorginho, Chalobah, Hamsik, El Kaddouri, David Lopez, Grassi, Callejon, Mertens, Insigne, Higuain, Gabbiadini.
E’ intervenuto, ai microfoni di Radio Kiss Kiss, il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris: “Ieri c’è stata una riunione per il San Paolo, ma si parla di una grossa cifra, circa 25 milioni di euro. Questi sono i soldi stanziati che serviranno per il restyling completo dello stadio. A luglio si parte. Vogliamo cementare il rapporto tra il club e la città, ma soprattutto vogliamo che il San Paolo sia uno stadio all’altezza di club e città. Rapina ad Insigne? Accadono cose del genere tutti i giorni nel nostro paese, ma quando succede a Napoli se ne parla sempre tanto”.
Attività intima appare dare più benefici agli uomini.
WASHINGTON, 04 MAR – Il sesso dopo i 50 anni di età potrebbe far bene al cervello, alla memoria e, per gli uomini in particolare, anche alle loro capacità decisionali, di pianificazione e di concentrazione: ad osservare un chiaro ‘legame’ – sia pure non ancora scientificamente provato di causa-effetto – tra la frequenza dell’ attività sessuale e l’acutezza mentale, è uno studio pubblicato sulla rivista internazionale ‘Age & Ageing’.
Lo studio, condotto in Inghilterra alla Coventry university, ha seguito 6.800 adulti ed anziani tra i 50 e gli 89 anni per 12 mesi, e li ha sottoposti a test sull’ efficienza delle loro funzioni mentali. Sottoposti a dettagliati questionari sui loro incontri e attività sessuali (incluse quelle solitarie), i volontari hanno risposto a test mnemonici, sia verbali che numerici, ed hanno dovuto dimostrare le loro capacità cosiddette ‘esecutive’, ossia di risolvere problemi e di concentrarsi.
Sia gli uomini che le donne coinvolti in attività sessuali più frequentemente – spiega il rapporto – hanno evidenziato una memoria più acuta e precisa. Ma il cervello maschile ha ricevuto una ‘spinta’ in più – tra gli uomini che facevano più sesso – anche sulla loro abilità decisionale ed ‘esecutiva’. La differenza tra i sessi in questo campo, potrebbe – secondo gli esperti – dipendere da fattori ormonali che influenzano maggiormente l’organismo femminile.
I risultati sono stati confermati anche una volta tenuti in considerazione vari fattori esterni, che avrebbero teoricamente potuto influenzare i dati emersi: dallo stato di salute, al benessere economico, al livello culturale e così via dei partecipanti. Questo studio mostra una ‘significativa associazione’ tra l’attività sessuale e le funzioni cognitive negli adulti ultracinquantenni – ha commentato l’autore principale dell’indagine Hayley Wright – e verranno condotte altre indagini in materia per verificarla e capire il perchè.
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