Turchia, polizia entra con la forza nella sede del giornale anti-Erdogan

Zaman, il quotidiano più diffuso del Paese, è stato posto sotto amministrazione controllata. Davanti alla...

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Zaman, il quotidiano più diffuso del Paese, è stato posto sotto amministrazione controllata. Davanti alla redazione si sono radunate centinaia di manifestanti che le forze di sicurezza hanno disperso con gas lacrimogeni e idranti.

ISTANBUL – Tensione di nuovo alle stelle a Istanbul, dove va in scena l’ennesimo braccio di ferro tra il presidente Recep Tayyip Erdogan e la stampa di opposizione. La polizia ha usato gas lacrimogeni e idranti per entrare nella sede del quotidiano Zaman, il più diffuso del Paese, davanti alla quale centinaia di manifestanti protestavano contro la decisione del tribunale di porre sotto amministrazione controllata il gruppo cui fa capo il giornale. Le forze di sicurezza hanno disperso i dimostranti, hanno abbattuto un cancello e hanno scortato all’interno i manager nominati dalla corte. Cacciati i dipendenti che lavoravano a un ultimo numero indipendente del giornale, dopo che il direttore Abdulhamit Bilici aveva parlato di “giorno nero per la democrazia”.

Turchia, idranti e lacrimogeni contro i manifestanti del giornale anti-Erdogan

Il gruppo editoriale Feza, che controlla Zaman (Il Tempo) e la sua edizione inglese, Today’s Zaman, oltre all’agenzia di stampa Cihan, è stato commissariato per “propaganda terroristica” a favore del presunto “stato parallelo” creato dal magnate e imam Fethullah Gulen, ex alleato diventato nemico giurato di Erdogan. La decisione della corte coincide con l’intensificazione della campagna del governo contro il movimento islamico moderato creato da Gulen, che ha sede negli Stati Uniti.

Colosso da 650mila copie distribuite ogni giorno, la maggior parte attraverso abbonamenti, Zaman ha vissuto negli ultimi due anni un’inversione a U parallela al destino di Gulen, auto-esiliatosi negli Usa nel 1999. Se all’inizio del 2012 Erdogan e l’attuale premier Ahmet Davutoglu erano in prima fila alle celebrazioni per i suoi 25 anni, dopo la Tangentopoli turca del dicembre 2013 – orchestrata, secondo Erdogan, proprio da Gulen per rovesciarlo – tutto è cambiato. Zaman è diventata una delle maggiori voci di opposizione in Turchia e i suoi responsabili sono finiti sempre più nel mirino del potere politico.

I ripetuti attacchi ai mezzi di informazione e a chi vi lavora destano grande preoccupazione a livello internazionale. Uno spiraglio sembrava essersi aperto la settimana scorsa con la decisione di un tribunale di scarcerare dopo tre mesi due giornalisti di Cumhuriyet sotto processo per lo scoop sulle armi in Siria (i due rischiano comunque una condanna all’ergastolo), una decisione avversata da Erdogan. Ora, con il commissariamento di Zaman, un altro duro colpo alla stampa di opposizione. Non a caso il Consiglio d’Europa parla di “interferenza molto grave nella libertà dei media, che non dovrebbe avere luogo in una società democratica” e il Committee to Protect Journalists si dice “allarmato” per il tentativo di “soffocare i residui di giornalismo critico in Turchia”, mentre Human Rights Watch denuncia una “censura scandalosa”.

*larepubblica

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