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Don Rosa sarà ospite di Napoli Comicon

Comunicato Stampa Comicon Napoliwww.comicon.it

Atteso da anni, torna a incontrare il suo pubblico italiano il più importante cartoonist Disney americano vivente, Don Rosa, considerato il miglior allievo di Carl Barks, il creatore di Zio Paperone, Amelia, Gastone, Rockerduck, Cuordipietra Famedoro, Edi, le Giovani Marmotte, la Banda Bassotti, il vicino Jones e una miriade di altri personaggi.

Don Rosa
Don Rosa – By Arthurdewolf (Own work) [CC0], via Wikimedia Commons

Universalmente noto per aver ricostruito l’Albero Genealogico della dinastia dei Paperi disneyani, autore di tante storie scientificamente basate sulla tradizione impostata da Barks, Don Rosa è apprezzato soprattutto per la sua opera fumettistica più complessa, la Saga di Paperon de’ Paperoni (The Life and Times of $crooge McDuck). Vi racconta, in dodici dettagliatissimi capitoli, la vita e le opere del Papero più ricco del mondo, mostrandone le origini scozzesi, i genitori e i parenti, sino all’approdo negli USA (nello stato del Calisota) dove la sua famiglia si intreccia con quella dei Paperi americani discendenti dal fondatore di Paperopoli, Cornelius Coot. In particolare, incontriamo il figlio di Nonna Papera, che dopo aver sposato una delle due sorelle di Paperone dà alla luce Paolino Paperino e sua sorella Della, poi madre di Qui, Quo e Qua.

A questi dodici capitoli se ne aggiungono altri di approfondimento, realizzati in seguito, dove tra le altre cose si raccontano le gesta di Buffalo Bill, l’incontro con il presidente degli States Theodore Roosevelt e la storia d’amore del giovane Paperone con la ballerina di cafè chantant Doretta Doremì, ai tempi della corsa all’oro nel Klondike.

Nell’ambito di una serata disneyana dedicata a Don, presso la Mostra di Oltremare (al Teatro Mediterraneo), l’artista statunitense incontrerà i suoi fans, con video e contributi rari e inediti, e con la partecipazione di fumettisti e addetti ai lavori di tutto il mondo.

Canale di Sicilia : sono 730 i migranti tratti in salvo oggi

Canale di Sicilia

Sono complessivamente 730 i migranti tratti in salvo nella giornata di oggi, nel Canale di Sicilia, nel corso di 6 distinte operazioni di soccorso coordinate dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

In particolare, Nave Diciotti CP941 della Guardia Costiera ha soccorso 5 gommoni, portando in salvo 627 migranti (528 uomini, 95 donne e 4 bambini), con l’intervento di Nave Aliseo della Marina Militare italiana, inserita nel dispositivo Mare Sicuro.

Su un sesto gommone è intervenuta Nave Dattilo CP940 della Guardia Costiera, salvando 103 migranti (80 uomini e 23 donne); alle operazioni ha preso parte Nave Grecale della Marina Militare italiana.

Tutti i migranti tratti in salvo nelle predette operazioni di soccorso saranno trasferiti a bordo della nave Siem Pilot, inserita nel dispositivo Triton di Frontex, che approderà a Pozzallo nella giornata di domani.

/ Canale di Sicilia : sono 730 i migranti tratti in salvo oggi

Ischia, lutto Pistola il cordoglio della società per il giovane calciatore Mario

ischia-isolaverde-COMUNICATI

Presidente, Amministratore, Dirigenti, Collaboratori, Tecnici e Calciatori della S.S. Ischia Isolaverde, si uniscono al dolore del Calciatore Mario Pistola per la perdita del caro Nonno LUIGI.
Sportivo di vecchia data, per anni dirigente del Barano Calcio, che ha lasciato un ricordo indelebile nella Comunità baranese.

A Mario e a tutta la famiglia le più sentite condoglianze da parte della redazione di Vivicentro.

Voyager 2 , il destino interstellare della sonda che sfiorò Urano e Nettuno

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Voyager 2

Trent’anni fa la sonda Nasa Voyager 2 sorvolò da vicino il settimo pianeta. E oggi è ancora in viaggio

FINO al 20 agosto 1977 era sulla Terra, a Cape Canaveral. Meno di un decennio dopo, il 24 gennaio 1986, oltre trent’anni fa, sorvolava Urano, regalandoci le prime foto del pianeta azzurro. E oggi, anche se è arrivata alla soglia degli anta, la sonda Voyager 2 è tutt’altro che appagata. Superati i confini del Sistema solare, continua a viaggiare imperturbata verso lo spazio interstellare, portando con sé il glorioso Voyager Golden Record, una placca di metallo su cui sono incise le principali informazioni relative alla specie umana e alla vita sulla Terra. Una sorta di “capsula” del tempo destinata a eventuali intelligenze extraterrestri che dovessero incrociarne la rotta.

Come la sua gemella Voyager 1, anche Voyager 2 è stata lanciata con l’obiettivo di esplorare il cosiddetto Sistema solare esterno (Giove, Saturno, Urano, Nettuno, Plutone e relativi satelliti). E ha compiuto egregiamente il suo lavoro: a due anni dal decollo, nel luglio 1979, ha visitato Giove, fotografando il gigante gassoso e integrando le immagini e le informazioni provenienti da Voyager 1. Dopo altri due anni ha sfiorato anche Saturno, il narciso del Sistema solare, regalandoci immagini mozzafiato dell’anello roccioso che lo adorna. Nel gennaio del 1986, finalmente, Voyager 2 ha centrato l’obiettivo principale della missione, il sorvolo di Urano, settimo pianeta del Sistema solare. Si è trattato di un incontro breve ma estremamente significativo: la sonda è transitata a circa 80mila chilometri dal pianeta (tanto per fare un confronto, si pensi che la Terra dista dalla Luna circa 300mila chilometri), scattando fotografie del pianeta e dei suoi satelliti e inviando dati alla Terra per circa cinque ore e mezza consecutive.

larepubblica / Voyager 2 , il destino interstellare della sonda che sfiorò Urano e Nettuno di SANDRO IANNACCONE

Il campionato è fermo? Tiriamo un pò le somme in casa Napoli

Domenica di Pasqua ed impegni delle Nazionali, la serie A si ferma per un turno. Il campionato riprenderà il prossimo week-end e vedrà il Napoli impegnato in trasferta alla “Dacia arena” di Udine contro i bianconeri dell’ Udinese. Ennesimo ostacolo nella corsa per lo scudetto, ostacolo da arginare per restare nella scia dell’ altra compagine bianconera, la Juventus, staccata sempre di tre lunghezze.
La sosta ci permette di tirare un pò le somme e di tracciare una serie di numeri e curiosità, singoli e non, legati al Napoli fino alla 30esima giornata di campionato.
In primis non possiamo non citare la stagione stratosferica di Gonzalo Higuain che ha raggiunto quota 31 gol, 29 in campionato e 2 in Europa League. Bomber indiscusso, il pipita guida la classifica dei marcatori con ben 15 reti di vantaggio sullo juventino Dybala e il milanista Bacca .
Non solo gol, gli azzurri vantano anche il miglior assist-man: a guidare la speciale classifica degli assist vincenti è Lorenzo Insigne con 8.
Restando nell’ ambito dei singoli troviamo un altro speciale record legato all’ estremo difensore: se un campione come Gianluigi Buffon vanta il record di imbattibilità con 974 minuti( superato il record precedente di 929 che apparteneva a Seba Rossi), Reina può, dal canto suo, consolarsi come il portiere che ha subito il numero minore di conclusioni nello specchio: 68 fino a questo momento, con una media di 2,3 a gara.
Spostandoci sul collettivo notiamo che il Napoli detiene il miglior attacco del campionato insieme alla Roma con 62 gol all’attivo, e la seconda miglior difesa, con 24 gol subiti, alle spalle della Juventus che ha incassato solo 16 reti.
Ma il dato statistico più importante è legato sicuramente alla classifica: rispetto alla scorsa stagione gli azzurri hanno totalizzato 67 punti, 17 in più; nessuna squadra ha fatto meglio.

Il Comicon diventa maggiorenne: diciottesima edizione e tanto entusiasmo

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Comicon

Manca ormai meno di un mese alla 18esima ecomicon 2016dizione del Comicon – Salone internazionale del fumetto, che si terrà dal 22 al 25 aprile a Napoli nella consueta sede della Mostra d’Oltremare. Si annuncia un’edizione imperdibile, per una Fiera che punta praticamente alla perfezione, migliorandosi di anno in anno. Sono tanti gli ospiti illustri già annunciati sul sito ufficiale della manifestazione, così come saranno numerose le anteprime e le edizioni esclusive presentate.

La corsa al biglietto di ingresso è già iniziata e gli abbonamenti sono ormai già esauriti, mentre rimangono in vendita i tagliandi per le singole giornate della Fiera.

Antonio Gargiulo

Molenbeek Bruxelles: criminali di quartiere divenuti jihadisti

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Molenbeek , l’arresto di Salah Abdeslam (reuters)

Dalla gang di Molenbeek agli studenti di Schaerbeek. Furti, violenze e spaccio: così nelle strade si “formarono” i terroristi della cellula di Abaaoud. Radicalizzati da quattro “cattivi maestri”

BRUXELLES – La chiamano la cellula terroristica di Abaaoud, adesso. Ma fino a tre anni fa gli uomini che hanno lordato Parigi e Bruxelles con il sangue di 161 innocenti, erano semplici criminali di quartiere. Divisi in tre bande. C’era il gruppo di Molenbeek, ovviamente. I padroni, i più numerosi. Qualche chilometro verso est sul croissant pauvre, la cintura povera della capitale belga, c’era la Leaken dei fratelli Bakraoui, ladruncoli di macchine col vizio di maneggiare le armi. Un po’ più in là, a Schaerbeek, vivevano gli “studiosi”. L’universitario Lachraaoui, l’artificiere. E il giornalista freelance Faycal Cheffou, l’attentatore col cappello. Della religione non fregava niente a nessuno.

IN UN CHILOMETRO QUADRATO
Torniamo al 2013, dunque. Quando i terroristi che hanno sconvolto l’Europa non avevano ancora aderito al fanatismo del Califfato, né alla barbarie della guerra in Siria.

Quelli di Molenbeek vivono dentro un chilometro quadrato. Scandiscono le giornate tra rapine, canne, birra e ragazze. Non hanno tempo per la moschea, né per la preghiera. Abdelhamid Abaaoud è il terzo figlio di Omar, commerciante benestante che ha un bel negozio di tessuti a rue du Prado, una traversa della piazza del municipio.

L’appartamento dei fratelli Salah e Brahim Abdeslam è all’angolo della stessa piazza, sopra una gioielleria. Alle spalle del caseggiato c’è rue Evariste Pierron, dove vive il belga con origini marocchine Chakib Akrouh, che parteciperà al commando delle Terrasses di Parigi. Si fanno duecento passi e si arriva al 3 di rue Ransfort: in questo dignitoso salone di coiffeur ha investito i suoi risparmi Mohamed Abrini, oggi latitante per aver accompagnato in Francia Salah il giorno prima della mattanza del venerdì 13 novembre.

Nella stessa via risiede un altro “arnese” che nel giro di due anni farà parlare di sé: Ayoub El Khazzani, l’uomo che nell’agosto scorso ha ferito tre passeggeri sparando con un fucile d’assalto sul treno Thalys tra Amsterdam e Parigi. In quel chilometro quadrato di Molenbeek, ci sono tutti. “Erano una banda – ricorda Albert R., uno dei vicini di casa degli Abdeslam – con un capo indiscusso: Abaaoud, il ricco. Qualcuno era un più violento degli altri, ma tutti amavano la bella vita”. Che ha un costo, e per Salah il salario per il lavoro da meccanico non basta. Così si arrangia spacciando. Ha già conosciuto il carcere: nel 2010 è finito dentro con Abaaoud per rapina a mano armata.

I FRATELLI DI LAEKEN
Nella gang di Molenbeek, nel 2014, bazzica anche un “forestiero”. Ibrahim Bakraoui è di Laeken, e gli altri lo conoscono di fama. “È il matto che ha sparato alla polizia”.

L’episodio risale al gennaio 2010. Ibrahim viene beccato mentre tenta di rapinare uno sportello Western Union vicino alla casa dei suoi genitori in rue Wauthier. Per fuggire spara e ferisce un agente, ma in cantina gli trovano due kalashnikov. Nove anni di carcere: questa è la condanna, ma esce di prigione dopo quattro con la condizionale. Referenze sufficienti, a Molenbeek, per ottenere da Omar, il padre di Abdelhamid Abaaoud, un impiego part time al magazzino di tessuti.

Ibrahim ci lavora per qualche mese e trascina nella “batteria” di Molenbeek il fratello minore Khalid, che il carcere non l’ha ancora assaggiato nonostante la grande passione per guidare le macchine degli altri: da quando ha 15 anni ruba auto, spesso solo per il gusto di farle filare a tutta velocità lungo gli otto chilometri di asfalto del petit ring che circonda il centro storico. Si è guadagnato un soprannome: “Lamborghini”.

Il 22 marzo 2016 i fratelli Bakraoui si faranno esplodere con due valige imbottite di Tatp: uno all’aeroporto di Zaventem, l’altro alla fermata della metro di Maelbeek.

GLI “ISTRUITI” DI SCHAERBEEK
A Schaerbeek Najim Laachraoui, futuro artificiere della cellula, ha lasciato gli studi nel 2010, a 19 anni. Frequentava il Politecnico all’Université libre del Belgio, ma si perdeva nei tornei di frisbee nei weekend. “È sempre stato un bravo studente, Najim”. Così lo ricorda la direttrice dell’Istituto cattolico superiore della Santa Famiglia di Helmet.

Il ragazzo, per il suo futuro, ha però in mente qualcos’altro. Secondo alcuni, è diventato un attivista filopalestinese. Quel che è certo è che tra il 2012 e il 2013 frequenta i fratelli Othman e Mohamed Ahsynnai, oggi sotto processo per reclutamento di foreign fighter. E conosce l’imam radicale Mohamed Benjiba, che sarà espulso dal Belgio. Sono questi i “cattivi maestri” degli studenti di Schaerbeek, esattamente come lo è, a Molenbeek, Khalid Zarkani, amico di Abaaoud e in contatto diretto con l’Is.

Laachraoui conosce Faycal Cheffou, personaggio noto in quel di Schaerbeek non foss’altro perché suo fratello Karim, di professione rapinatore, è stato ucciso lì dalla polizia durante un arresto. Nella sua abitazione nascondeva un kalashnikov. Lo stesso Faycal è stato coinvolto in una storia di omicidio, avvenuto a casa sua mentre era assente.

Al giudice ha dovuto spiegare perché in cantina avesse uniformi della polizia, cappucci, manganelli, frutto dei suoi furtarelli. Un piccolo criminale, a quel tempo. Come gli altri gangster della periferia di Bruxelles trasformati in jihadisti.

larepubblica / Bruxelles, criminali di quartiere divenuti jihadisti dal nostro inviato FABIO TONACCI

Gabriel: “Higuain spettacolare, non mi pento di essere venuto qui”

E’ intervenuto, ai microfoni di Sky Sport, il portiere azzurro Gabriel: “Auguri di buona Pasqua a tutti, che sia una domenica di gioia. Higuain? In allenamento ci proviamo a fermarlo, è spettacolare. E’ fortissimo, uno dei più forti con cui ho giocato ed anche una persona spettacolare, un ragazzo buono e divertente. Lui ha una fame incredibile, quella dei grandi attaccanti che dopo tre gol non sono soddisfatti e vogliono farne un altro. Un altro anno dietro Reina a Napoli? Quando ho deciso di andare a Napoli ho valutato tante cose, non era semplice, venivo da un anno spettacolare a Carpi con la promozione. Quando ho scelto Napoli ho deciso per imparare, sono soddisfatto di quello che ho vissuto con Sarri che ha uno stile che non avevo mai incontrato, poi mi sono allenato con preparatori dei portieri bravissimi e Reina è spettacolare ed ha vinto tutto. Non mi pento della scelta anche se ho giocato meno di quello che mi aspettavo. Per la prossima stagione valuterò il meglio per me.”

EUGENIO SCALFARI: Un ministro dell’Interno europeo per battere il terrorismo

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EUGENIO SCALFARI

EUGENIO SCALFARI – IL DIBATTITO in corso sul terrorismo orribile dell’Is tocca un’infinità di argomenti: il nostro modo di comportarci per vincere la paura, il tema dei rifugiati e dei migranti, le moschee da chiudere o da aprire, l’integrazione dei musulmani o la loro cacciata, la guerra guerreggiata in Siria, in Iraq e in Libia. Insomma una selva di problemi che si intrecciano l’uno con l’altro creando una sorta di labirinto pieno di contraddizioni difficilissime da risolvere senza però affrontare il punto-chiave perché non viene formulata la vera domanda che dovremmo porci.

La domanda è questa: perché i terroristi manovrati ed istruiti dal Califfato si uccidono per uccidere gli altri, innocenti e incolpevoli?

Nella storia del mondo moderno non esistono altri esempi del genere, salvo i kamikaze giapponesi che, alla guida di aerei carichi di bombe, si lanciavano contro le navi da battaglia americane nell’ultima guerra mondiale.

Anche loro si uccidevano per uccidere il nemico, ma una differenza c’è rispetto ai kamikaze dei terroristi dell’Is: i piloti giapponesi combattevano una guerra e si uccidevano per uccidere il nemico, quel nemico. I terroristi dell’Is uccidono un nemico creato da loro, persone di qualunque razza, qualunque religione (o nessuna), qualunque nazionalità, qualunque età, bambini compresi, qualunque luogo purché affollato: uno stadio sportivo, un teatro, un bar, un aeroporto, una stazione, una metropolitana. Sono quindi molto diversi dai kamikaze giapponesi.

Qualcuno li ha paragonati ai nazisti, ma è un esempio sbagliato: i nazisti uccidevano gli ebrei, gli zingari, i diversi dalla loro razza ariana e comunque non uccidevano se stessi.

Altri portano come analogo esempio quei soldati che in una guerra vengono incaricati di missioni che li porteranno alla morte, ma anche questo è sbagliato: quei soldati hanno un x per cento molto elevato di lasciarci la pelle ma una possibilità di salvarsi comunque esiste, anche se si trattasse dell’1 per cento. Il rischio è altissimo ma non sono loro ad uccidersi.

Per concludere su questo punto: i kamikaze dell’Is sono un caso unico al mondo e agiscono dovunque, dal Medio all’Estremo Oriente, in Africa, in  America e soprattutto in Europa. Però l’Europa e il Medio Oriente sono i loro principali teatri d’operazione.

Questo è il quadro da decifrare e in questo quadro stanno i nostri comportamenti per annientare l’Is e le sue cellule impazzite.

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Quanti sono i kamikaze e le loro cellule universalmente diffuse ? E qual è la centrale di comando che le guida?

La centrale di comando era fino a un paio di mesi fa unica: il territorio dominato dall’Is, assurto ormai a livello di uno Stato, con le sue gerarchie: un Capo, la sua squadra di collaboratori, le sue milizie combattenti come un vero e proprio esercito, i suoi organi di informazione e di efficace propaganda, i suoi reparti che istruiscono i kamikaze e li convincono a diventare tali.

Il territorio è triconfinario: confina con la Siria, con l’Iraq, con la Turchia ed anche con il Kurdistan. Ma negli  ultimi tempi ha creato comandi dislocati e in parte autonomi. Uno di essi opera nel Sinai, un altro in Cirenaica.

Su questo terreno è in corso una guerra vera e propria con alterne vicende, salvo in Libia, dove questa guerra non c’è.

Le cellule sono sparse ovunque; la loro consistenza numerica può sembrare assai scarsa rispetto all’estensione del territorio sul quale operano, ma è molto elevata se paragonata ai compiti ad essa affidati: il personale delle cellule è valutato intorno a 20-30 mila persone, ma i possibili kamikaze sono più o meno la metà: 10-15 mila. Sono pochi? No, per quel che debbono fare è un numero molto elevato. In Francia e in Belgio sono stati impiegati una sessantina di terroristi; i kamikaze erano una ventina, ma quelli che hanno operato anche meno, creando tuttavia danni materiali molto elevati e danni psicologici e politici elevatissimi.

Somigliano al terrorismo delle Brigate rosse o di altre analoghe organizzazioni che operarono negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso? Assolutamente no. Nessuno di quei terroristi fece mai il kamikaze e comunque operavano avendo in mente un programma politico, l’aspirazione religiosa non c’entrava in nessun modo.

E noi, noi europei e noi italiani, che cosa possiamo e dobbiamo fare?

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Convincerli a desistere dal fare i boia a prezzo della loro vita? Tentar non nuoce, dice il proverbio, ma in gran parte sarà tempo sprecato.

Dedicarci a mantener neutrali o meglio ancora a schierare contro l’Is e le sue cellule operative i musulmani residenti in Europa? Questo sì, è un compito incombente e non può significare altro che un processo di integrazione con tutto ciò che comporta in termini di occupazione professionale. Non vale soltanto per i musulmani ma anche per le periferie cittadine, le banlieue trasformate in ghetti, dove con la rabbia, la protesta, la violenza predispongono alcuni alla  seduzione del Califfato.

Infine c’è l’obiettivo principale da realizzare: costruire l’unità, la vera e propria unificazione dell’Europa. Economica e insieme politica. Creare una nuova architettura e al tempo stesso risvegliare un sentimento europeista che negli ultimi anni si è molto indebolito o addirittura del tutto scomparso, sostituito da un sentimento opposto, antieuropeista, antidemocratico, antimigranti, nazionalista vecchia maniera.

Ho scritto più e più volte su questo obiettivo da perseguire risollevando la vecchia bandiera di Altiero Spinelli, di De Gasperi, di Adenauer e di Schuman; ma oggi essa è diventata una necessità. Per rispondere politicamente ai boia  del Califfato e all’Europa come nemico, l’unificazione politica del nostro continente è il solo modo di reagire, avendo una piena coscienza che l’architettura dell’Europa confederata, così com’è, non è in grado di sostenere lo scontro.

Fino a qualche settimana fa personalmente ritenevo che un ministro delle Finanze unico, installato nell’eurozona, fosse il primo passo da compiere per avviare una politica di crescita sociale ed economica  con le conseguenze politiche che quest’innovazione avrebbe comportato.

Gli ultimi avvenimenti non indeboliscono affatto quell’obiettivo che Mario Draghi da tempo chiede e che ha per ora parzialmente sostituito con la politica economico-monetaria adottata dalla Bce. Ma ora occorre affiancare all’obiettivo economico-monetario un altro che mi permetto di indicare alla politica europeista: la creazione di un ministro dell’Interno unico per tutta l’Unione europea ed anche un ministro della Difesa e degli Esteri.

Quello dell’Interno è il primo e il più necessario: significa una sorta di polizia federale (l’Fbi) con competenze sull’unificazione dei Servizi segreti, l’abolizione dell’autonomia nazionale per quanto riguarda i confini interni, il ripristino immediato del patto di Schengen.

So che su questa strada ci sono già da tempo il presidente Sergio Mattarella, Giorgio Napolitano e Laura Boldrini. Sono certo che sarebbe favorevole anche Mario Draghi  sebbene si tratti di un’innovazione che non riguarda direttamente le sue competenze. E penso che lo sia anche Matteo Renzi, sulla cui politica europea desidero spendere qualche parola.

***

Matteo Renzi ha scritto qualche settimana fa un documento del quale in queste pagine si è ampiamente parlato, nel quale si descrive dettagliatamente il rafforzamento necessario dell’Unione europea, con un’ipotesi di federazione e, tanto per cominciare, con la creazione di un ministro delle Finanze unico nell’eurozona. Il documento è di nove cartelle, divise in vari settori che concludono appunto col ministro  delle Finanze europeo. È stato inviato a tutte le Autorità europee, nessuna esclusa e, per illustrarlo anche alla parte politica che Renzi guida nella sua funzione di segretario del Pd, ha convocato a Parigi il Partito socialista europeo cui ha illustrato il documento in questione.

Non è stato, quest’impegnativo documento, un segno di continuità; Renzi era stato per quasi due anni il fautore di una autonomia nazionale piuttosto spinta e la sua dialettica sia verso la Commissione europea, sia verso la potenza egemone della Germania, era stata l’accentuazione dell’autonomia dei governi nazionali.

Ad un certo punto, probabilmente dopo una più attenta considerazione dei fatti, la sua politica europea ha cambiato profondamente direzione ed è quella che abbiamo descritto. Non credo che dipenda da quanto sostiene il nostro giornale, ma ho preso atto con legittima soddisfazione che ora le nostre posizioni coincidono e voglio sperare che coincideranno anche ora sulla proposta di un ministro dell’Interno unico e di un’unica polizia federale.

Apro metaforicamente una parentesi per dire che questa concordanza non piace affatto al mio comico d’elezione, Maurizio Crozza. Mi dispiace molto, ma pazienza, non manco mai alle sue trasmissioni e così continuerò a fare ogni venerdì sera anche se ora ripete troppo spesso vecchi sketch già visti. Chiusa parentesi.

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Concludo. Accettare (sotto ricatto) che la Turchia di Erdogan entri nell’Unione europea sarebbe un fatto di inaudita gravità. Una dittatura sanguinaria,  con una storia di secoli alle spalle, che hanno visto quella nazione in guerra contro l’Europa, è un fatto inaccettabile.

Le armate turche nel Cinquecento si lanciarono alla conquista dell’Europa incominciando dalla Grecia e poi dai Balcani, dall’Ungheria e dall’Austria ed arrivarono addirittura a Vienna. Lì ci fu una battaglia campale, dove l’Europa era difesa da una coalizione piuttosto male armata, con un solo esercito valido, composto da truppe polacche e guidato dal re di Polonia.

Per fortuna i turchi furono sconfitti e arretrarono ma la loro presenza nell’Europa balcanica e in tutto il Maghreb africano durò ancora per secoli, sempre e comunque contro l’Europa.

Capisco che col tempo i Paesi cambiano, ma la Turchia di Erdogan è purtroppo la peggior Turchia e con l’Europa ha poco anzi nulla da spartire.

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Ricordando  venerdì santo l’insegnamento di Gesù, papa Francesco ha ancora una volta ripetuto che c’è, per i credenti di tutto il mondo e di tutte le religioni, un unico Dio che ha creato tutto e crea in permanenza. Tutte le persone umane sono state da lui create e tutti dunque debbono essere tra di loro fratelli.

Ha anche nominato le varie religioni: i cristiani, gli ebrei, i musulmani, Buddha, le divinità induiste, quelle cinesi e giapponesi. Il Dio è sempre unico anche se i suoi nomi sono diversi, diverse le Scritture, le dottrine e la catechesi. Diversi, ma affratellati.

Questa è la grande lezione di Francesco, interprete di un Dio che dispensa la misericordia come il suo dono principale, anzi unico, a tutta l’umanità senza distinzione alcuna.

Questa voce insegna il bene e come tale tutti sono chiamati ad ascoltarla.

Grazie Francesco, le tue parole sono essenziali per uscire dal labirinto in cui versa il mondo.

*larepubblica / Un ministro dell’Interno europeo per battere il terrorismo di  EUGENIO SCALFARI

La SSC Napoli ricorda l’1-0 al Milan nel ’93 con gol di Di Canio

I dettagli

Il giorno 27 marzo il Napoli ha giocato otto partite, sette in serie A ed una in serie B, ottenendo due vittorie e quattro pareggi, con due sconfitte.

Ricordiamo l’1-0 al Milan nella dodicesima di ritorno della serie A-1993/94

Questa è la formazione schierata da Marcello Lippi:

Taglialatela; Corradini (17′ Nela), Gambaro; Pari, Cannavaro, Bia; Di Canio, Pecchia, Fonseca, Corini, Policano (70′ Buso)

I gol: 79′ Di Canio

Dopo ventotto giornate il Napoli era settimo in classifica. A fine torneo gli azzurri riuscirono a conquistare il sesto posto e la qualificazione  alla coppa Uefa.

Il gol che regalò la vittoria sui rossoneri porta la firma di Paolo Di Canio. Il fantasista ha segnato 5 gol nelle sue 26 presenze in serie A. Non ha segnato nella sua unica partita di coppa Italia.

L’input di De Laurentiis a Giuntoli sui rinnovi

L’input di De Laurentiis a Giuntoli sui rinnovi

La Repubblica focalizza la sua attenzione sui rinnovidi contratto in casa Napoli:  “L’input è arrivato da De Laurentiis: i gioielli restano in cassaforte. E così l’agenda del ds Cristiano Giuntoli è piena di incontri per definire i rinnovi contrattuali. Se la questione Higuain verrà affrontata al termine della stagione tra il patron azzurro e la famiglia del Pipita, le altre situazioni sono chiare. Jorginho ha già tagliato il traguardo: ha firmato lo scorso 23 dicembre fino al 2020 e il Napoli ha respinto così i corteggiatori provenienti dalla Premier. Lo stesso trattamento sarà riservato a Kalidou Koulibaly che ha attirato l’interesse delle big europee (piace a Bayern e Manchester United). I contatti con il suo agente, Bruno Satin, sono frequenti. La società azzurra è stata chiara: il centrale franco-senegalese resta e c’è la massima disponibilità a proseguire il rapporto su basi diverse. Sarà ritoccata la scadenza (quella attuale è 2019) ma soprattutto l’ingaggio. Le pretendenti di Koulibaly, dunque, dovranno rassegnarsi: con la Champions in tasca, è praticamente un intoccabile. Pepe Reina è l’altro punto di riferimento forte all’interno dello spogliatoio. Il suo legame con la maglia azzurra è indissolubile e anche lui potrebbe procrastinare di una stagione la data di scadenza in fondo al suo contratto (dal 2018 al 2019). La colonia spagnola resterà nutrita perché Albiol e Callejon sono pronti a rimanere. I colloqui con Manuel Garcia Quilon sono frequenti: l’ipotesi, per entrambi, è una conferma in azzurro per altri due anni (dal 2017 al 2019). Si aspetterà la qualificazione diretta in Champions per ratificare l’accordo, “condicio sine qua non” anche per Mertens che ha un’intesa fino al 2020 solo da formalizzare. Il Napoli non perde di vista neanche Ghoulam, il prossimo della lista assieme a Lorenzo Insigne, la cui situazione sarà affrontata al termine di una stagione che lo ha visto protagonista in serie A”

De Laurentiis studia come blindare Higuain

Tutto sul possibile rinnovo

La Gazzetta dello Sport scrive di una permanenza difficile di Gonzalo Higuain a Napoli al termine di questa stagione. La clausola rescissoria da oltre 94 milioni potrebbe non essereun problema per squadre come Bayern, Man Utd e Chelsea. Il patron vuole fare un ultimo tentativo per aggiudicarsi Higuain. Le idee già sono chiare a riguardo: “Le strategie azzurre ruotano attorno ai rinnovi. Higuain sinora ha preso tempo, ben sapendo che all’orizzonte abbondano gli spasimanti stranieri. Evidentemente ciò non ha nuociuto al suo rendimento, ma a fine campionato i nodi verranno al pettine. In stand-by c’è anche il difensore francese Koulibaly, anche lui lusingato dalle attenzioni della Premier. Comunque De Laurentiis è già all’opera. Per l’attacco ha un debole per Kalinic, e segue Pavoletti. Così come non molla Klaassen dell’Ajax e Gomes del Valencia. E per la difesa ha sempre nel mirino Maksimovic”

Ibra-Higuain, una coppia che farebbe impazzire i napoletani, ma che non si farà

E’ giugno, il Napoli ufficializza il rinnovo di Gonzalo Higuain fino al 2022: l’argentino chiuderà la carriera con la maglia del Napoli. E’ inizio luglio: ADL, per festeggiare il ritorno della squadra in Champions League, fa un regalo ai sostenitori partenopei. “Ecco un top player che affiancherà il pipita nelle prossime stagioni”, annuncia il patron alla stampa.  E’ metà luglio: a Dimaro il presidente presenta il nuovo attaccante azzurro, Zlatan Ibrahimovic. Il piccolo paesino della Val Di Sole trema. Incomincia a piovere. Tuoni e lampi: la divinità del calcio sta per arrivare. Alla fine del ritiro, con ritardo- ma che gli vuoi dì-  giunge a Dimaro il campione ex  PSG. Ibra guadagnerà 10 milioni all’anno, per due anni. Il che vuol dire un esborso di 40 milioni lordi: roba da sceicchi. Ma Aurelio De Laurentiis non ha problemi: il prossimo anno l’obiettivo si chiama coppa dei campioni. Si farà di tutto. Dicevamo, Zlatan arriva e saluta il gruppo, in particolare l’altra stella della squadra, quello con cui dovrà condividere l’area di rigore, Gonzalo Higuain, capocannoniere della serie A in carica. Si stringono la mano, stretta forte e sguardo fiero: nessuno dei due ha paura. Sarri li osserva da lontano, sussurrando qualcosa ai suoi collaboratori. Poi urla. Tutti in campo: la sessione sta per iniziare. Primi passaggi, primi movimenti: Ibra e Higuain ci sanno proprio fare, non a caso fanno insieme- statistiche alla mano- 66 gol e 19 assist-. Gli spettatori dello stadio comunale di Dimaro sono in estasi: mai hanno visto qualcosa di più pazzesco. Ibra e Higuain sono qualcosa che non è possibile spiegare: ineffabile. Che la stagione abbia inizio, ci sarà da divertirsi.

[…]

E’ mattina, è domenica ed è Pasqua: Higuan non ha rinnovato e soprattutto Ibrahimovic non è mai arrivato, la stagione è ancora in corso e il Napoli è in lotta per lo scudetto. E’ stato solo un bellissimo sogno. Il Pipita e Zlatan non giocano insieme e difficilmente lo faranno, quantomeno a Napoli. Che l’ex Milan possa indossare la maglia azzurra è molto difficile. I soldi da investire sono tanti e difficilmente tornerebbero indietro, data l’eta avanzata di Ibrahimovic. La società non s’è fatta mai problemi a spendere soldi – vedi con Higuain o Cavani -, ma, almeno, dietro a queste operazioni c’era la consapevolezza di potere guadagnare il doppio, se non il triplo, da una loro eventuale cessione. Con Zlatan questo non sarebbe possibile. Difficile che questa politica, che ha portato il Napoli tra l’elite del calcio, possa cambiare così radicalmente. Per Gonzalo la situazione è un po’ diversa: la clausola è di 94 mln di euro. Se qualcuno arriverà con tale somma, il calciatore partirà, altrimenti gli azzurri saranno ben felici di trattenerlo.  Ibra-Higuain, magari in un’altra vita o – perché no – in un bellissimo sogno.

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Ricavi club di A: Juve mostruosa, Napoli fuori dal podio

La classifica

La Gazzetta dello Sport analizza i bilanci dei primi dieci club di serie A. Per quanto concerne i ricavi, la Juventus è in testa con 328 milioni ( 61 stadio, 63 commerciale, 196 diritti tv e 19 da altre fonti). Al secondo posto c’è il Milan a quota 224 mln (26 stadio, 80 commerciale, 99 diritti tv e 19 altro). Terzo posto per la Roma con 187 (32 stadio, 20 commerciale, 114 diritti tv e 21 altro). Quarto posto per l’Inter con 181 (23 stadio, 48 commerciale, 89 diritti tv e 21 altro). Quinto posto per il Napoli con 131 mln di ricavi di cui 14 stadio, 28 commerciale, 78 diritti tv e 11 d a altro. Si capisce come il San Paolo per le sue condizioni sia più un peso sul bilancio che una fonte di ricavo.

Gabbiadini medita l’addio, ma nulla è da escludere

I dettagli

La Gazzetta dello Sport scrive su Manolo Gabbiadini: “A Manolo restava solo l’Europa League, dove per altro si è fatto valere (quattro reti in sei partite). Poco, troppo poco, per non iniziare a fare riflessioni sul futuro. Il Napoli a gennaio ha rifiutato le offerte ricevute per lui (su tutte quella del Wolfsburg) ma Gabbiadini non può essere soddisfatto dello spazio che gli è stato concesso e medita l’addio. Tuttavia, il divorzio dal club di De Laurentiis non va dato per scontato anche perché dipende, tra le altre cose, dal destino di Higuain. Gabbiadini è convinto di poterlo degnamente sostituire o comunque di giocarsi il posto con un eventuale successore dell’argentino, ma per adesso questi discorsi sono prematuri”

Allan: “Sarri è un martello, ci entra nella testa con le sue parole”

Le sue parole

Allan ha rilasciato una lunga intervista al Corriere del Mezzogiorno: “Ricordo sempre ciò che ero. E i sacrifici che ha fatto la mia famiglia. I miei figli sono più fortunati, lavoro per assicurare loro un futuro dignitoso e una vita più semplice. Anche se non li vizio. Sono cresciuto e diventato forte caratterialmente proprio perché ho incontrato mille difficoltà. Con i primi soldi che ho guadagnato ho comprato una casa ai miei genitori, e loro sanno che devono contare su di me per qualsiasi cosa. Mi hanno dato tanto ed è giusto che oggi siano più sereni. Dal Brasile fanno il tifo per me, per il Napoli. Ricevo decine di telefonate al giorno”

Un biglietto nell’uovo di Pasqua: il Napoli vincerà lo scudetto.

“Mancano otto partite e dobbiamo viverle tutte come finali. Anche questo è un sogno, ma noi dobbiamo restare con i piedi per terra. Non sarà facile, la Juventus le vince tutte. La Roma pure. Noi dobbiamo pensare soltanto a noi e provare a fare il meglio possibile, poi alla fine si vedrà. Certo, sarebbe meraviglioso. Non voglio neanche immaginare cosa accadrebbe”

Segue il consiglio del suo allenatore, in questa fase non guarda la Juve in tv?

“Se sono a casa e in tv c’è la Juve guardo la partita. Ma perché a me piace il bel calcio e quindi è logico che stia davanti alla tv. Ma non mi faccio condizionare, quando vado in campo per la mia squadra, la Juve non esiste più”

Più forte la Juve o il Napoli?

“Credo che siamo uguali. Due squadre con campioni e un bel gruppo. Ce la giochiamo”

Higuain a parte, chi è il calciatore più forte del Napoli?

“Hamsik. Non ho dubbi. È fortissimo, tatticamente e tecnicamente. Poi ha qualità umane fantastiche. Intelligente, sensibile e anche di carattere. Qui in Italia, secondo me, è sottovalutato. Ha qualità importantissime. Gioca nel mio stesso ruolo, a sinistra, vederlo giocare è una meraviglia”

Lei è stato un titolarissimo di Sarri, sin dall’inizio. Eppure qualche settimana fa l’allenatore lo ha messo in panchina. Era un po’ fuori forma. Ha avuto timore di perdere il posto?

“Sì, ci ho pensato. Può sempre accadere. Ma il mister è stato chiaro, mi ha detto di stare tranquillo e di continuare ad allenarmi bene. Anzi meglio. L’ho fatto ed eccomi qua. Chi ha giocato al mio posto ha fatto bene, ma il calcio è anche questo: competizione. Tutti dobbiamo essere utili. Il mister ce lo ripete spesso, soprattutto per questo finale di stagione. E’ un martello, ci entra nella testa con le sue parole”

Un difetto e un pregio di Sarri.

“Non si accontenta mai. Ci chiede sempre di più, anche dopo una vittoria. E’ incredibile. Sembra che non sia mai soddisfatto, e martella in continuazione. Questo è il pregio, naturalmente. Perché ci stimola e ci fa crescere. Il difetto è uno solo: fuma davvero tanto”

ESCLUSIVA ” Sportivamente D’Annunzio “, il primo libro di Giammarco Menga

Sportivamente D’Annunzio

Sportivamente D’Annunzio – Giammarco Menga ha 25 anni ed è un giornalista sportivo. Ha frequentato la facoltà di lettere all’Università Sapienza di Roma. “Sportivamente d’Annunzio” è il nome del suo primo libro- prefazione firmata dallo scrittore Giordano Bruno Guerri, presidente de Il Vittoriale degli Italiani, mentre la postfazione dal direttore del Corriere dello Sport, Italo Cucci– uscito il 29 febbraio e disponibile in tutte le librerie e piattaforme digitali.  Letteratura, giornalismo e sport che si prendono per mano: nel nome del Vate. Un occasione per crescere,  un invito ad essere più curiosi. Sapevate che, l’ormai noto triangolino tricolore cucito su tutte le maglie della nazionali italiane, fu inventato proprio da lui? Ebbene sì. Fu inventato proprio da Gabriele D’Annunzio, durante il periodo di reggenza a Fiume. L’idea fu talmente apprezzata che la Figc, nel 1924, decise che sarebbe diventato il simbolo che avrebbe forgiato la squadra vincitrice del campionato. La prima fu il Genoa. Un pescarese amante delle corse, sempre ad alta velocità, inventore- si fa per dire- delle multe. Un aspetto inedito del Vate descritto e reso noto dal giovane classe 90. Intervenuto in esclusiva ai microfoni di Vivicentro, Giammarco Menga, che presenta così il suo nuovo libro “Sportivamente D’Annunzio- Il Vate tra sport, giornalismo e letteratura.”

D’Annunzio pioniere del giornalista sportivo, notizia che fa arricciare il naso a qualche professore di letteratura

“E’ vero ma molti non sanno che d’Annunzio può essere addirittura considerato il padre fondatore del giornalismo sportivo. Nel 1885 propose al quotidiano romano “La Tribuna” di aprire una sezione dal titolo Sport ed altro nella quale pubblicare cronache sportive (come corse di cavalli o duelli di scherma) con oltre dieci anni di anticipo rispetto alla nascita della Gazzetta dello Sport (1896).”

Raccontaci un po’ come è nato questo libro, perché la scelta di Gabriele D’Annunzio

“Sicuramente alla base c’è una forte componente territoriale, essendo entrambi abruzzesi. Mi sono avvicinato al Vate durante la preparazione alla tesi di Laurea in Lettere conseguita lo scorso anno all’Università Sapienza di Roma. Ho studiato l’inedito rapporto tra letteratura e giornalismo in d’Annunzio, spiegando come tra i due mondi ci fosse una grande affinità. Conclusi gli studi, ho abbinato alla ricerca la mia passione per il giornalismo sportivo, lavoro che amo da quando ero bambino. Da lì è nato questo volume inedito sul rapporto che lega d’Annunzio allo sport, sia in veste di cronista che di cultore in prima persona.”

 Quanto è stato importante- quanto ti ha influenzato- il tuo percorso di studi nella scrittura del tuo libro e nella scelta di D’Annunzio

“Molto. Ho scelto un percorso nel quale sono riuscito a coniugare la passione per le lettere con il mio lavoro che amo sin da bambino, il giornalismo. Così ho deciso di indagare questo confine davvero sottile tra i due mondi in un autore che poteva esserne l’esempio come Gabriele d’Annunzio.”

La letteratura, lo sport e giornalismo possono conciliare?

“Credo proprio di sì. Nel libro parlo di come letteratura e giornalismo (sportivo e non) possano essere considerate come due mani dello stesso corpo, una aiuta l’altra per costruire un testo, sia che sia un romanzo, sia che sia un articolo di giornale.”

 Se potessi scegliere un altro autore da approfondire, che ti affascina, a cui dedicheresti un libro, quale sarebbe?

“Restando vicino a d’Annunzio, sarebbe bello poter indagare il rapporto parecchio conflittuale proprio per la sua vocazione sportiva con Giovanni Pascoli.”

Obiettivi in futuri? C’è già qualche idea nel cassetto pronta ad essere sviluppata?

“Sto cercando di godermi il momento, pensando però già alle prossime tappe. Di sicuro porterò avanti la promozione del volume tra presentazioni pubbliche, radio e tv. Per me Sportivamente d’Annunzio è anche un trampolino di lancio per la mia carriera di giornalista e spero che in futuro possano nascere nuove opportunità lavorative. Di sicuro, metterò in cantiere anche il mio secondo libro, ancora di tema sportivo”

Dalla porta all’attacco, ecco i nomi per i colpi del futuro

Tutti i nomi caldi

Cristiano Giuntoli ha già realizzato la lista dei prossimi colpi da fare in estate. Tra i pali ci sarà ancora Reina, ma il suo vice non sarà brasiliano tra Gabriel e Rafael, ma napoletano con Luigi Sepe. Sono, invece, tre i nomi che a Castel Volturno stanno monitorando per la difesa: il primo è Caceres, gli altri nomi sono Maksimovic, Mammana e Ramiro Funes Mori. Per il centrocampo continuano a piacere Klaassen e Vecino, oltre a De Roon (già opzionato) e Ionita del Verona. In attacco, in attesa di vederci chiaro sul futuro di Higuain, si seguono Lapadula del Pescara, Raicevic del Vicenza e Rashica del Vitesse.

Rinnovo, Sarri e lo staff preferirebbero l’eliminazione delle opzioni

Il tecnico e il suo rinnovo

Entro il 30 aprile il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis potrà far valere la prima opzione di rinnovo automatica del contratto di Maurizio Sarri, che tuttavia non si è ancora seduto attorno a un tavolo con i vertici azzurri. Il presidente e il tecnico toscano si ritroveranno faccia a faccia perché lo stesso patron intenderebbe garantire un aumento dell’attuale stipendio di 700mila euro, esclusivi i bonus che saranno maturati in base al piazzamento finale di questa stagione e che porterebbero a circa 1,4mln in caso di vittoria finale dello scudetto. Si è detto del Milan, ma anche il Sassuolo seguono il tecnico tosco-napoletano, ma non lascerà l’azzurro e alla fine una soluzione si troverà nel giro di poco tempo. Detto ciò, la novità sta nel fatto che Sarri e il suo staff preferirebbero l’eliminazione dell’opzione: in pratica, senza nuovi accordi, Sarri inizierebbe la prossima stagione con un contratto scadenza 30 giugno 2017, con altra opzione da esercitare entro il 30 aprile. L’idea è quella di un contratto biennale, anche se c’è voglia di aprire un lungo ciclo vincente in azzurro.

a cura di Ciro Novellino

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La Ferrari di Oddo sbanda anche a Terni

                                                                   QUINTA SCONFITTA DI FILA PER IL PESCARA, MA ODDO RIMANE AL SUO POSTO.

Doveva essere la gara della riscossa, o, meglio, in assonanza con il periodo pasquale, quella della resurrezione. Invece, la gara di Terni ha rappresentato per il Pescara di Massimo Oddo l’ennesima dèbacle. Fanno tutti festa con il povero Delfino, che è passato dal limpido e blu mare dell’altissima classifica, al mare basso e pieno di melma della zona anonima della graduatoria.

La formazione abruzzese, infatti, è sprofondata al decimo posto in classifica. Se il campionato fosse finito oggi, la Ferrari di Oddo, che a dire il vero da qualche gara a questa parte somiglia più ad un vecchio macinino a tre cilindri, sarebbe addirittura fuori dal discorso play-off.

Il rientro di Campagnaro ha ridato un po’ di fiducia al pacchetto arretrato, ma la squadra sembra essere stanca, sia mentalmente che fisicamente, e non riesce a seguire i dettami del dispendioso gioco di Oddo, che chiede spesso ai vari reparti di accorciarsi tra di loro. Il risultato è che anche in avanti gli attaccanti non sono più lucidi (a proposito, a Terni ennesima prova anonima da parte di Cocco, il quale non riesce proprio ad integrarsi negli schemi di Massimo Oddo), con i disastrosi risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Il presidente Sebastiani, in settimana, ha ribadito la sua fiducia ad Oddo, lasciando intendere che per l’ex giocatore della nazionale italiana sarebbe pronto anche un rinnovo contrattuale. Il gioco del giovane tecnico diverte il presidente biancazzurro, sebbene la Ferrari pescarese continui a sbandare continuamente, mancando all’appuntamento con la vittoria da 9 turni, un segmento di campionato nel quale la squadra abruzzese ha avuto una media punti da squadra che lotta per la retrocessione. Altro che promozione diretta tanto sbandierata ai quattro venti.

Bisogna invertire questa tendenza il prima possibile. Sabato arriva il traballante Como, con un piede, e, forse, anche qualcosa in più in Lega Pro. Una vittoria servirebbe a dimostrare che la Ferrari non ha ancora fuso il suo motore. Se non altro.

CHRISTIAN BARISANI