18.4 C
Castellammare di Stabia
Home Blog Pagina 6450

Callejon-Napoli, rinnovo fino al 2020

I dettagli

La Gazzetta dello Sport scrive sulfuturo di Callejon: “Potrebbe esserci ancora Napoli nel futuro di José Maria Callejon. A 29 anni compiuti e con il contratto in scadenza a giugno 2018, non è escluso che Aurelio De Laurentiis decida di prolungargli di qualche anno l’accordo, magari aggiungendone altri due a quello attuale. A fine campionato ci sarà l’incontro tra il presidente e Manuel Gracia Quillon, il procuratore dello spagnolo, per perfezionare l’intesa e firmare il nuovo contratto”.

Zapata: “Il Napoli s’è fatto sentire solo una volta, vorrei segnare”

Le sue parole

Duvan Zapata, attaccante del Napoli in prestito all’Udinese, ha rilasciato alcune dichiarazioni al Messaggero Veneto: “Il Napoli s’è fatto sentire? Mi hanno telefonato soltanto una volta, dopo l’infortunio e l’operazione, per augurarmi un pronto recupero. D’altra parte io sono sì all’Udinese a titolo temporaneo, ma si tratta di un progetto lungo due campionati: non in tutto e per tutto un giocatore bianconero e per questo io penso solo a come fare punti per la mia squadra.

E’ una gara speciale per me, ma mi piacerebbe segnare un gol per l’Udinese che la scorsa estate ha puntato su di me. De Canio sta lavorando sulla mentalità, ci chiede di giocare tranquilli.

Sarri? Posso dire che non si nasconde dietro le parole e che si fa sentire quando serve.

Sono i migliori come gioco, ma a volte la pressione là si fa sentire. Credo che sia una cosa che hanno ereditato dalla gestione precedente, quando c’ero anche io. A volte per questo possono perdere la testa e fare degli errori che di solito non commettono. Noi domenica dovremo essere bravi a incanalare la partita su questi binari. Higuain è uno dei centravanti più forti al mondo, sente la fiducia della squadra e dell’allenatore”.

Zielinski: “Napoli? Lo so e c’è qualcosa in più…”

Le sue parole

Piotr Zielinski, centrocampista dell’Empoli, ha parlato a Futbolfejs: “Napoli? L’interesse è vero e personalmente sono al corrente: so che c’è qualcosa in più. Sto lavorando tanto con l’Empoli per poter giocare in una big dal prossimo anno. Mi piacerebbe giocare con Coutinho, ha grandi capacità tecniche, ma al momento non so nulla sul Liverpool”.

Careca: “Il Napoli di Sarri ricorda il mio: voglio il terzo scudetto!”

Dopo Maradona anche Careca promette attraverso il Corriere dello Sport, di venire a Napoli in caso di terzo scudetto

Visto dal Brasile, come finirà questo campionato? “Analizzando il calendario credo che a tre giornate dalla fine si potrà decretare la vincitrice, mi sembra evidente che nelle prossime cinque gare sarà tutto deciso. Le ultime gare non prevedo grosse sorprese come risultati”.

I bomber allora avranno la grossa responsabilità per lo scudetto? “E’ evidente che Higuain è in uno stato di grazia eccezionale. Una stagione davvero incredibile, purtroppo per lui la Juventus non molla di un centimetro e segna molto in quest’ultimo periodo”.

Disse in gennaio che i bianconeri erano i favoriti aveva ragione. “Anche se erano indietro in classifica loro sono sempre una compagine che non molla niente, lottano sempre ed hanno il successo nel loro d.n.a.”.

Questo campionato è davvero meraviglioso che ne pensa? “Sicuramente il migliore degli ultimi anni. Il Napoli rispetto alla Juventus gioca e si diverte, ma per rimanere impressi nella storia devi vincere lo scudetto. Difficile ma non impossibile second me”.

Il Napoli di Sarri ha qualche similitudine con quello del 1989? “Sicuramente si. In quel campionato eravamo ad otto turni dalla fine con due punti da recuperare al Milan e mi ricordo una sconfitta contro la Juventus che risultò decisiva. Quest’anno potrebbe accadere a campi invertiti e fare lo sgambetto alla squadra di Allegri”.

Fu anche l’anno della monetina che colpì Alemao. “Tutti pensarono che quella situazione risultò decisiva per il nostro scudetto, ma io ero convinto che l’avremmo vinto. Fu decisivo il nostro successo a Bologna e la sconfitta a Verona del Milan”.

Il calendario delle due squadre ha lo stesso coefficiente di difficoltà. “Il Napoli sfiderà fuori casa Inter e Roma, la Juventus andrà a Milano e Firenze, perciò dopo quelle partite avremo un quadro preciso della situazione. Anche se le bucce di banana come Empoli e Udinese del prossimo turno non vanno affatto sottovalutate”.

Lei di recente è stato a Napoli… “Si ed ho avuto sensazioni bellissime, direi che è stato fantastico girare per la città e vedere che loro ti trasmettono allegria. Ho provato a camuffarmi ma loro mi hanno subito sgamato (ride n.d.r.)”.

Parlava di allegria, anche lei quando giocava procurava lo stesso effetto. “Eravamo una grande squadra, un gruppo forte e coeso e poi avevamo in campo lui. Giocare al fianco di Maradona è stato un privilegio”.

Napoli è per lei cosa? “Un’emozione unica, quando indossi quella maglia e giochi al San Paolo non puoi non emozionarti, senza contare che vincere lo scudetto a Napoli non è come da altre parti e auguro alla squadra di Sarri di provare queste sensazioni indescrivibili”.

Il suo Napoli e questo sono simili? “Credo che quella squadra era forte perchè era un gruppo unito, io direi che eravamo una famiglia. Chi conosce la squadra partenopea attuale mi dice che è la stessa cosa di allora e credo che questo aspetto sia un enorme vantaggio”.

Qual’è il suo sogno nel cassetto? “Naturalmente di essere di grande aiuto al Napoli per quanto riguarda lo scavare i maggiori talenti del Sudamerica. Incontrai di recente Giuntoli ed ho dato la mia disponibilità, lavorerei pure gratis, girando l’intero Sudamerica”.

Le generazioni attuali spesso hanno accostato Cavani e Higuain a lei, chi le assomiglia di più? “Credo che erano tempi e periodi diversi, credo che i nomi da lei citati sono due grandissimi centravanti, ma se devo dire uno che si avvicina a me direi Cavani, ma il “Pipita” è un mostro”.

Può bastare il bomber argentino per vincere lo scudetto? “Fino ad ora i suoi gol sono stati decisivi per tenere accesa la fiammella per lo scudetto, però io credo che da qui alla fine conterà vincerle tutte e se anche la Juventus dovesse fare altrettanto allora ci dovremo levare tutti il cappello”.

Che nome farebbe come futuro campione dal Brasile? “Io terrei d’occhio a Lucas Lima, lui è un classico numero 10. Lui ha tutto per incantare il calcio europeo, fa tutto e nel modo giusto e in un periodo di transizione in Brasile credo che sia un calciatore di assoluto talento”.

Anche il Napoli ha mezzo Brasile dal punto di vista tecnico. “Allan e Jorginho sono due calciatori davvero straordinari, sono straordinari in una squadra che è un piacere per gli occhi dal punto di vista tecnico”.

Facendo il classico gioco delle percentuali come finirà la stagione agonistica? “Non è semplice, nel senso che il Napoli sicuramente non farà calcoli e giocherà sempre per vincere, così come l’undici di Allegri che punta sempre al bottino pieno. Dopo la giornata dove giocheranno Fiorentina-Juventus e Roma-Napoli, avremo un quadro preciso della situazione. Dovesse succedere a Napoli verrei a festeggiare in città promesso…”.

Per Hysaj niente di grave, ma Sarri pensa alle alternative

I dettagli

Tra qualche giorno Maurizio Sarri potrà tirare un sospiro di sollievo, perchè i dodici calciatori convocati dalle nazionali torneranno a Napoli tra domani e giovedì a Napoli, in vista del match di domenica contro l’Udinese. Elseid Hysaj si è fermato per un problema alla caviglia rimediato durante la sfida con l’Austria ed è stato richiamato a scopo precauzionale dalla società, ma non dovrebbe essere niente di grave. Non sembra nulla di serio ma in caso di forfait, ma il tecnico valuterà soluzioni alternative tra cui Maggio dall’inizio oppure Koulibaly spostato a destra, con Chiriches al centro.

L’inesistente teoria del complotto a favore dei vaccini

0
                                                   EUGENIA TOGNOTTI

 EUGENIA TOGNOTTI  Ha qualcosa di veramente inquietante – per quello che rivela – la straordinaria virulenza e smodatezza dei seguaci del ben noto «ciarlatano antivaccinazione» Andrew Wakefield.

Un comportamento censurabile quello dei proseliti del sostenitore del collegamento vaccini-autismo, per come hanno accolto la scelta di Robert De Niro – co-fondatore del raffinato festival cinematografico Tribeca – di ritirare il film documentario del noto profeta antivaccini, il cui titolo è tutto un programma: Vaxxed: from Cover up to Catastrophe. (Vaccinati: dalla copertura alla catastrofe). Quello che si è aperto in queste ore è una specie di vaso di Pandora da cui stanno emergendo pericolose tossine. I toni e gli attacchi – che spaziano dall’insulto al dileggio – prendono di mira non soltanto l’attore. Esaltato fino a pochi giorni fa come un campione della libertà di parola per la sua disponibilità a proiettare in anteprima il documentario di Wakefield, è ora disprezzato per «aver voltato le spalle al figlio autistico» e aver tradito – sostengono – la causa dei genitori dei bambini autistici di tutto il mondo danneggiati dai vaccini.

Sotto tiro anche i grandi media, che seguirebbero docilmente gli ordini del Cdc, acronimo del Centro per la Prevenzione e di controllo delle malattie, l’organismo di controllo della Sanità pubblica negli Usa. Dopo aver evocato ogni sorta di nefandezza – dalla corruzione dell’industria farmaceutica a quella «criminale» dei medici in tutta l’America, dalla sistematica frode scientifica negli studi clinici allo sfruttamento dei bambini per esperimenti medici illegali – ecco l’inevitabile domanda che rimanda alla teoria del complotto. A che genere di pressioni e di minaccia (alla carriera e, addirittura, alla vita, la propria, quella della moglie e del figlio) è stato sottoposto l’attore per indurlo a cancellare dal programma Vaxxed? Chi erano i misteriosi «consulenti scientifici» con cui si sarebbe consultato venerdì scorso prima dell’annuncio ufficiale e di cosa ha parlato al telefono per più di un’ora con un potente politico? Le polemiche infuriano. I ripensamenti e le tardive e tormentate spiegazioni di De Niro, in verità, non hanno convinto neanche il fronte opposto: pensava davvero di sostenere la causa del figlio autistico ammettendo al Festival un film basato su una frode scientifica e sulla screditata teoria che il vaccino trivalente provoca l’autismo? In effetti l’affermazione di De Niro sulla volontà di aprire un dialogo, partendo dal documentario di un personaggio come Wakefield è perlomeno discutibile.

Nell’annunciarne i contenuti, la direzione sembrava dar credito alla sua screditata teoria, riducendo una questione cruciale, sul tappeto da anni, ad una trama hollywoodiana: il dibattito più al vetriolo della storia della medicina che prende le mosse dalla notizia che un anziano scienziato del Cdc ha nascosto documenti segreti, dati e mail interne che confermavano ciò che milioni di genitori devastati e medici «screditati» avevano sospettato. Inutile dire che non c’è stata nessuna cospirazione e che le bugie di Wakefield sono state smascherate. Autore dello studio che nel 1998 ha lanciato la bomba del collegamento vaccini-autismo dalle pagine di una delle più autorevoli riviste mediche al mondo, Lancet, è stato in seguito smentito da innumerevoli studi clinici. Tra l’altro una commissione ha appurato che la ricerca era gravata da gravi conflitti scientifici e finanziari, oltre che da pecche etiche: una parte dei costi sarebbe stata sostenuta dagli avvocati dei genitori di bambini autistici che intendevano citare in giudizio e chiedere i danni ai produttori di vaccini. Inoltre l’autore dell’articolo aveva brevettato, l’anno prima, un vaccino contro il morbillo che avrebbe potuto trovare un grosso mercato se il vaccino combinato fosse stato screditato. In conclusione l’autore si era comportato in modo disonesto, infrangendo le norme di base dell’etica e mostrando un «cinico disprezzo» per la sofferenza dei bambini coinvolti nella sua ricerca, sottoposti a test invasivi. Di fronte alla dimostrazione della falsificazione dei dati utilizzati per lo studio, Lancet ritirò formalmente l’articolo di Wakefield che è stato anche radiato dall’ordine dei medici della Gran Bretagna.

Ma, intanto, il danno per la salute pubblica – e che danno – era fatto: antiche paure e nuovi allarmi si erano diffusi a macchia d’olio, conferendo forza agli agguerriti e radicati movimenti vaccinofobi. Pregiudizi, diffidenza e scetticismo investivano anche i vaccini comuni, cosa che ha provocato un’impennata dei casi di morbillo negli ultimi anni. Diciamocelo pure: l’incidente del Tribeca non promette niente di buono. In qualche modo il ritiro del film-documentario ha dato modo a Wakefield di atteggiarsi a martire e di trovare una nuova ribalta per le sue teorie. Gridano alla censura i suoi seguaci che denunciano la volontà di spegnere il confronto. Come se si trattasse di un documentario sui rifugiati siriani, sul sistema elettorale americano, sull’aborto, sulla fertilizzazione in vitro. Il falso legame vaccini-autismo non è un qualsiasi argomento difficile, controverso, provocatorio, su cui dibattere e confrontare diversi punti di vista. Non ci sono «lati opposti del problema» da considerare nella frode, nell’inganno e nella scorrettezza.

vivicentro.it-editoriali / lastampa / L’inesistente teoria del complotto a favore dei vaccini EUGENIA TOGNOTTI

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati.

La crescita infelice

0
                                                  MASSIMO GRAMELLINI

 MASSIMO GRAMELLINI  Per Marcel Fratzscher, un economista tedesco non allineato al pensiero unico, quando una minoranza di persone si arricchisce ai danni di tutte le altre, il prodotto interno lordo dell’intero Paese peggiora. A prima vista sembra una banalità: se pochi ricchi rastrellano il rastrellabile e la maggioranza dei consumatori ha sempre meno soldi in tasca e tantissima paura di spenderli, chi può ancora permettersi di comprare frigoriferi, maglioni e telefonini, alimentando la fantomatica Crescita? Invece gli economisti tedeschi di sistema si sono scagliati contro il tapino, sostenendo che i suoi dati (peraltro desunti dall’Ocse, non da Disneyland) sono sbagliati e le sue conclusioni abborracciate. Perché è vero che anche in Germania i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri più poveri, ed è verissimo che il risanamento dei conti pubblici lo hanno pagato il ceto medio immiserito e i giovani disoccupati o sottopagati. Ma lungi dal mortificarla, l’aumento della disuguaglianza e dell’infelicità collettiva ha fatto bene alla signorina Crescita. Infatti il reddito pro capite è in salita, seppure a scapito di tre tedeschi su quattro, che come nella storia dei polli di Trilussa si ritrovano abbondantemente sotto la media.

Mi guardo bene dall’entrare in queste dispute tra scienziati. Ma se anche i rivali di Fratzscher avessero ragione, un sistema economico che cresce sulla pelle di tre quarti della popolazione e trova degli economisti disposti a menarne vanto senza proporre uno straccio di alternativa, sancisce il passaggio definitivo dal capitalismo al sadomasochismo.

vivicentro-opinioni / lastampa / La crescita infelice. MASSIMO GRAMELLINI

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati

La crescita infelice

0
                                                  MASSIMO GRAMELLINI

 MASSIMO GRAMELLINI  Per Marcel Fratzscher, un economista tedesco non allineato al pensiero unico, quando una minoranza di persone si arricchisce ai danni di tutte le altre, il prodotto interno lordo dell’intero Paese peggiora. A prima vista sembra una banalità: se pochi ricchi rastrellano il rastrellabile e la maggioranza dei consumatori ha sempre meno soldi in tasca e tantissima paura di spenderli, chi può ancora permettersi di comprare frigoriferi, maglioni e telefonini, alimentando la fantomatica Crescita? Invece gli economisti tedeschi di sistema si sono scagliati contro il tapino, sostenendo che i suoi dati (peraltro desunti dall’Ocse, non da Disneyland) sono sbagliati e le sue conclusioni abborracciate. Perché è vero che anche in Germania i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri più poveri, ed è verissimo che il risanamento dei conti pubblici lo hanno pagato il ceto medio immiserito e i giovani disoccupati o sottopagati. Ma lungi dal mortificarla, l’aumento della disuguaglianza e dell’infelicità collettiva ha fatto bene alla signorina Crescita. Infatti il reddito pro capite è in salita, seppure a scapito di tre tedeschi su quattro, che come nella storia dei polli di Trilussa si ritrovano abbondantemente sotto la media.

Mi guardo bene dall’entrare in queste dispute tra scienziati. Ma se anche i rivali di Fratzscher avessero ragione, un sistema economico che cresce sulla pelle di tre quarti della popolazione e trova degli economisti disposti a menarne vanto senza proporre uno straccio di alternativa, sancisce il passaggio definitivo dal capitalismo al sadomasochismo.

vivicentro-opinioni / lastampa / La crescita infelice. MASSIMO GRAMELLINI

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati

Inamovibile Reina, ma gli altri? Il punto sui portieri

Il campionato è fermo e cominciano a trapelare le prime indiscrezioni di mercato per la prossima stagione. Tanti i nomi che circolano in queste ore in casa Napoli: da Mammana, Caceres e Maksimovic per la difesa a Klaassen e Vecino per il centrocampo, passando per Lapadula. Ma tra i pali?
Inamovibile al momento Pepe Reina, resta da svelare il ruolo di secondo e terzo. Di portieri tra le fila azzurre ce ne sono tanti, forse troppi: Reina, Gabriel, Rafael, Sepe ed Andujar. Proviamo a fare un pò il punto.
Tra i partenti figura sicuramente Rafael, probabilmente in prestito, che ha assolutamente bisogno di continuità per ritrovare la giusta condizione mentale. Acquistato per la cifra di 5 milioni dal Santos il brasiliano non è riuscito ad ambientarsi anche se le qualità non gli mancano: farlo giocare altrove potrebbe consentire alla società di recuperare almeno una parte dell’ investimento.
Le cose stanno diversamente per l’ attuale vice, Gabriel, in prestito dal Milan. Diversi gli scenari possibili: il ragazzo, dopo una stagione convincente con il Carpi in serie B, era approdato in città in quanto fortemente voluto dal ds Giuntoli; la sua stagione non è stata esaltante visto il poco spazio a disposizione, solo 3 presenze in Europa League. Il Napoli ha provato a fare qualche passo in avanti considerando che il Milan non sembrerebbe intenzionato a puntare su di lui per il futuro, il titolare è Donnarumma e Abbiati il vice; le cose potrebbero cambiare solo se quest’ ultimo si ritirerà a fine campionato, allora il brasiliano potrebbe far comodo ai rossoneri.
Ma conviene spendere soldi quando la soluzione è presente in casa? Ecco allora Luigi Sepe che, al termine della stagione, tornerà dal prestito alla Fiorentina. Una sua permanenza all’ ombra del Vesuvio non è così scontata: il portiere napoletano ha avuto modo di lamentarsi molto poiché poco impiegato da Paulo Sousa, a Napoli avrebbe comunque scarso minutaggio a disposizione.
C’ è poi da sistemare Mariano Andujar che, dopo una stagione altalenante all’ Estudiantes, rientrerà quasi sicuramente in città; per lui si profila un rinnovo di contratto, spalmando l’ attuale stipendio su più anni, che lo porterebbe a essere la terza opzione.

RIPRODUZIONE RISERVATA

Comicon 2016, ecco la locandina e il Magister!

Comicon 2016 - locandina
Comicon 2016 – locandina

Continua il viaggio di ViViCentro alla scoperta del Comicon 2016, la manifestazione che si terrà dal 22 al 25 aprile a Napoli, presso la Mostra d’Oltremare e che vi racconteremo LIVE con foto, video e articoli, grazie ai nostri inviati. Oggi vi presentiamo la locandina di quest’edizione, che sarà la 18esima, dal 1998 ad oggi.

 

Ad essere raffigurati nella locandina sono due personaggi molto noti del mondo dei fumetti e non solo: Lupo Alberto ed Enrico La Talpa, nati dalla matita e dal genio di Silver.

Silver-Guido Silvestri
Silver (Guido Silvestri)

Sarà proprio il disegnatore, nato a Modena e diventato famosissimo proprio grazie alle strisce sugli animali della Fattoria McKenzie, ad avere il ruolo di Magister del Comicon 2016. A Silver sarà dedicata la mostra principale della manifestazione e verrà affidato il ruolo di garante e maestro della Fiera.

Juve Stabia: nelle sabbie mobili muoviti il meno possibile..

“Quando sei nelle sabbie mobili muoviti il meno possibile. Più ti agiti, più vai giù!”

Abbiamo deciso di iniziare il nostro editoriale con una frase sentita in tanti film e che ben si incastra con la situazione attuale della Juve Stabia. La doppietta in casa, nefasta dal punto di vista dei risultati, come ormai ogni anno accade, ha portato soltanto un punto ai gialloblù ed ha decisamente accorciato la classifica nelle zone calde. La Juve Stabia, a quota 32 punti, ha visto avvicinarsi chi sta sotto, in primis il temibile Catania, uscito vincitore nel derby siciliano contro il Messina.

Juve Stabia 32, Catanzaro 30, Monopoli e Catania 29, con Melfi più staccato a 24 punti: saranno queste le squadre che si giocheranno la salvezza diretta ed il piazzamento negli spareggi per mantenere la categoria.
Il riferimento alle sabbie mobili con cui abbiamo esordito è facilmente intuibile. Si dice spesso che quando si incappa nella trappola delle sabbie mobili, la cosa da fare è stare fermi, muoversi il meno possibile in quanto qualsiasi movimento non indispensabile non fa altro che avvicinare la fine.

E’ proprio questo che deve fare la la Juve Stabia, sotto la pressione delle “sabbie mobili” della zona play out, affidarsi cioè alle proprie certezze ed evitare qualsiasi mossa non essenziale, le cui conseguenze potrebbero essere letali.
Anzitutto sarà fondamentale trovare, anzi, non perdere, la compattezza tra squadra e tifosi. L’apporto della splendida tifoseria stabiese è imprescindibile per le sorti della squadra ed anzi, dire che la Curva Sud è il 12esimo uomo in campo è forse riduttivo, visto il sostegno e la carica con cui i tifosi gialloblù spingono le Vespe. In questo senso assumono rilevanza gli applausi riservati ai calciatori dopo il pareggio contro il Matera e la sconfitta amara nel derby contro il Benevento.

Sarà inoltre decisivo ripartire dalle sicurezze tattiche acquisite dai ragazzi di Zavettieri dopo il mercato di gennaio che ha rivoluzionato la squadra stabiese. Non è il momento di provare esperimenti o cercare il coniglio nel cilindro; serve una squadra combattiva che sa cosa fare in campo. Di importanza capitale sarà il recupero degli uomini chiave nello schema tattico stabiese. Abbiamo scelto quattro elementi da cui ripartire. Ci riferiamo a Stefano Russo, che ha finalmente conquistato continuità nelle sue prestazioni ed appare finalmente libero da problemi fisici; ancora a Sergio Contessa, che in questo finale di stagione deve mettere il turbo, dai suoi piedi e dalle sue sgroppate passa buona parte della salvezza stabiese; a Kenneth Obodo, il Capitano che ha tirato la carretta per una stagione intera e che deve trascinare le Vespe anche e soprattutto in questo ultimo scorcio di campionato. Infine parliamo di Stefano Del Sante, il grande colpo del mercato di gennaio, l’ariete in grado di abbattere le difese avversarie e che, si spera, si sia conservato i gol più pesanti per il finale di campionato.

A sei giornate dal termine della regular season, la salvezza della Juve Stabia passa, a nostro avviso, da tre partite decisive. Gli scontri con Messina, Ischia (da giocare sull’isola) e Lupa Castelli Romani, appaiono alla portata delle Vespe e, se ben approcciati, possono dare la spinta ai gialloblù per uscire dalle sabbie mobili dei play out.

Saranno tre le parole d’ordine cui affidarsi: compattezza, coraggio e cuore.

Raffaele Izzo

BANGKOK, Pakistan: molti musulmani vittime attentato al parco

0
                                                        BANGKOK, funerale vittime (lapresse)

BANGKOK, attentato al parco – Almeno 70 morti nell’attacco suicida del giorno di Pasqua, diretto nella rivendicazione dei talebani alla comunità cristiana. Si segue la pista del sabotaggio al governo secolare di Sharif, che è tornato ad attaccare le spinte fondamentaliste

BANGKOK – C’erano 29 bambini e sette donne tra le settanta vittime confermate dell’attacco suicida di domenica sera nel grande parco Gulshan-e-Iqbal della città pachistana di Lahore. Almeno 14 vittime sono state identificate come cristiane e 44 come musulmane, secondo la polizia di Lahore. Altri 12 corpi non sono stati identificati. Pare che anche la maggioranza dei 340 feriti fossero musulmani, sebbene la rivendicazione di un gruppo fondamentalista abbia indicato come obiettivo “i cristiani”, raccolti nel giorno di Pasqua con altri cittadini nei giardini pubblici tra altalene, aquiloni e banchetti di dolciumi.

A farsi esplodere con ben 28 chili di tritolo addosso è stato un 28enne, Muhammad Yousaf, da Muzaffargarh. Era insieme ad altri tre uomini fermati durante un controllo e tutti fuggiti all’esterno del parco tranne Yousaf. Di lui si sa che da due mesi aveva interrotto i contatti con la famiglia, anche se quattro fratelli e uno zio sono subito stati arrestati come sospetti complici durante un rastrellamento nel Sud Punjab, la nuova frontiera filo talebana dove negli anni sono fiorite incontrollabili centinaia di madrassa sunnite ultra-ortodosse.

Gli investigatori hanno ancora qualche dubbio sulla pista della rivendicazione di Jamaat ul-Ahrar, un gruppo già al quinto attentato dalla separazione di due anni fa con il Tehereek i talib, i talebani del Pakistan accusati di essere troppo morbidi e di trattare con il governo una riconciliazione.  Ma molta attenzione è dedicata alla coincidenza nel giorno della strage a Lahore di una violenta manifestazione pro-sharya avvenuta a Islamabad, con quasi 30mila persone all’assalto dei poliziotti di guardia al Parlamento per commemorare un loro “eroe”, appena giustiziato come assassino di un politico “filo-cristiano”. L’episodio accresce il timore di una possibile aperta alleanza tra gruppi di fuoco e masse intolleranti normalmente pacifiche, istigate contro il governo “secolare” di Nawaz Sharif.

Accusato di indebolire la fede islamica con l’apertura all’Occidente e agli infedeli di altre religioni come quella cristiana – che in Pakistan conta poco più del 2 per cento – Sharif ha reagito con parole di sfida: “Il nostro obiettivo non è solo quello di eliminare l’infrastruttura del terrore – ha detto visitando i feriti della strage – ma anche la mentalità estremista, che è una minaccia al nostro modo di vivere”.

Intanto anche ieri 3000 irriducibili musulmani hanno continuato a tenere sit in e lanciare slogan ai bordi della “zona rossa” di alta sicurezza della capitale, e minacciano di continuare finché non saranno accolte le loro domande. Oltre alla sharya e all’impiccagione della “cristiana blasfema” Asia Bibi, chiedono l’onorificenza pubblica di “martire” alla guardia del corpo Mumtaz Qadri, l’assassino dell’ex governatore del Punjab Salman Taseer. E’ questo delitto di 5 anni fa un altro tassello dell’inchiesta che porta al massacro di domenica nel parco. L’ex governatore Taseer aveva infatti difeso a spada tratta la donna cristiana dalle accuse di blasfemia e chiesto la revisione della rigida legge che prevede la morte per impiccagione. Non fu il solo a essere ucciso per questo. Un mese dopo di lui, anche l’unico ex ministro cristiano del governo nazionale, Shahbaz Bhatti, venne assassinato da un ex militante del Tehereek i talib passato all’ala ancora più estrema del movimento talebano.

Asia Bibi, madre di cinque figli, 45 anni, è intanto nel braccio della morte dal 2010 sulla base delle accuse di un gruppo di contadine musulmane che non volevano farle usare un pozzo pubblico del villaggio e l’hanno accusata di aver infangato il nome del Profeta. Convinti che si sia trattato di una vendetta, in suo favore non si erano mossi solo i due politici uccisi, ma i governi di molti Paesi e lo stesso papa emerito Benedetto. Ora il caso sembra tornare al centro di questa nuova fase di tensioni e violenze, che vede da una parte i gruppi filo-talebani indeboliti dalle recenti divisioni, dall’altra la nascita di nuclei di “cani sciolti” se possibile ancora più pericolosi e intolleranti.

Ieri tutti i parchi della città capoluogo del Punjab sono stati chiusi, e nessuno è andato a scuola o in ufficio per la giornata di lutto proclamata dal governo. La situazione è considerata talmente grave che, per la prima volta, il premier Sharif, durante un vertice d’emergenza nella casa di Lahore (feudo del suo potere politico e finanziario), ha preso in considerazione l’ipotesi di far intervenire i militari nei pattugliamenti di luoghi a rischio e nella caccia a sospetti e simpatizzanti. Non a caso una parte del messaggio di rivendicazione dei terroristi era rivolto a lui: “Vogliamo dire al primo ministro Nawaz Sharif che siamo entrati a Lahore”, hanno dichiarato.

vivicentro-cronaca / larepubblica – BANGKOK – Pakistan, molti musulmani vittime dell’attentato al parco. Si indaga su estremismo islamista di RAIMONDO BULTRINI

Oms: troppa pressione scolastica, gli studenti italiani sono tra i più stressati d’Europa

0
                          Oms: gli studenti italiani sono stressati

Oms – Dal rapporto quadriennale sulla salute e il benessere dei giovani europei emerge che la scuola piace solo al 26% delle undicenni e al 17% dei colleghi maschi. Vanno peggio solamente estoni, greci e belgi. L’esperto: “I programmi andrebbero ritarati”

GLI adolescenti italiani sono stressati dal carico di lavoro degli studi e hanno un pessimo rapporto con la scuola. È quanto emerge dal rapporto quadriennale sulla salute e il benessere dei giovani pubblicato dall’ufficio europeo dell’ Oms, che contiene dati raccolti nel 2013-2014 su ragazze e ragazzi di 11, 13 e 15 anni.

Secondo lo studio solo il 26% delle undicenni e il 17% dei colleghi maschi dichiara che la scuola “piace un sacco”, un dato che scende a 15 anni rispettivamente al 10% e 8%. Meno entusiasti degli italiani sono solo estoni, greci e belgi, mentre al primo posto ci sono gli adolescenti armeni (68% e 48%).

Sempre a 15 anni metà delle ragazze e il 39% dei ragazzi riporta performance ‘buone o eccellenti’, anche in questo caso valori molto sotto la media europea, superiori solo a Belgio, Portogallo e Ungheria. Anche dal punto di vista della pressione percepita da parte del sistema scolastico i dati sono poco incoraggianti, con lo stress che colpisce il 72% delle quindicenni e il 51% dei ragazzi. Anche il supporto dei compagni di classe, percepito da tre quarti dei ragazzi a 11 anni, scema a quindici a poco più del 60%.

“Questi dati sono un segnale preoccupante, era già così nella scorsa edizione del rapporto – sottolinea Franco Cavallo, ordinario di epidemiologia dell’Università di Torino e curatore della parte italiana -. Non è da sottovalutare questa pressione che viene sentita dal ragazzo. La sensazione è che sia legata soprattutto alla richiesta in termini di impegno, di ore di lavoro, all’ottenimento di determinati voti. Probabilmente vanno ritarati i programmi, che sono ancora legati alle superiori di una volta che selezionavano molto. La pressione viene condizionata sia dal rapporto con gli insegnanti sia dal rapporto che i genitori hanno con i docenti e la scuola stessa “.

vivicentro-cronaca / larepubblica / Oms: troppa pressione scolastica, gli studenti italiani sono tra i più stressati d’Europa

Fabio Cannavaro: “I tifosi azzurri vogliono fare il salto, ADL dovrebbe lasciarsi andare”

Ai microfoni di Sky Sport, è intervenuto l’ex difensore di Juve e Napoli, campione del Mondo 2006, capitan Fabio Cannavaro: “Dispiace non aver concluso la mia carriera con la maglia azzurra: mi sarebbe piaciuto, purtroppo i progetti della dirigenza erano altri. De Laurentiis? Non ho mai parlato con lui ma, da quello che so, non ha mai gradito calciatori di una certa età. Il presidente è un grandissimo imprenditore, ma forse si dovrebbe lasciar andare un po’ di più. A volte il tifoso napoletano gli imputa il fatto che pensa troppo ai conti, il napoletano vorrebbe un salto di qualità. In dieci anni De Laurentiis ha portato il Napoli a lottare sempre per i primi posti, e questo è importantissimo, ma poi bisogna vincere”ce non aver concluso la mia carriera con la maglia azzurra: mi sarebbe piaciuto, purtroppo i progetti della dirigenza erano altri. De Laurentiis? Non ho mai parlato con lui ma, da quello che so, non ha mai gradito calciatori di una certa età. Il presidente è un grandissimo imprenditore, ma forse si dovrebbe lasciar andare un po’ di più. A volte il tifoso napoletano gli imputa il fatto che pensa troppo ai conti, il napoletano vorrebbe un salto di qualità. In dieci anni De Laurentiis ha portato il Napoli a lottare sempre per i primi posti, e questo è importantissimo, ma poi bisogna vincere.”

Soccorsi. 752 migranti tratti in salvo oggi nel Canale di Sicilia

Soccorsi 752 migranti tratti in salvo da CP941, MAI, Enterprise e Aquarius

Sono complessivamente 752 i migranti soccorsi e tratti in salvo nella giornata di oggi, nel Canale di Sicilia, nel corso di 6 distinte operazioni di soccorso coordinate dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

In particolare, Nave Diciotti CP941 della Guardia Costiera ha soccorso due gommoni, portando in salvo 246 migranti. La nave rumena MAI, inserita nel dispositivo Triton di Frontex, ha salvato 252 persone a bordo di due gommoni. Sui restanti due gommoni sono intervenute la nave inglese Enterprise, inserita nel dispositivo EunavforMed, che ha salvato 129 persone, e la nave Aquarius, dell’ong Sos Méditerranée, che ne ha salvate 125. Alle operazioni ha preso parte Nave Aliseo, della Marina Militare italiana, inserita nel dispositivo Mare Sicuro.

vivicentro-isole / 752 migranti tratti in salvo nella giornata di oggi, nel Canale di Sicilia

Copyright vivicentro

Ag.Zapata: “Se tornerà a Napoli? Dipende dalla società”

Ai microfoni di TuttoNapoli, è intervenuto l’agente di Duvan Zapata, Fernando Villarreal: “Duvan contro il Napoli? Immagino che lui proverà sentimenti contrastanti durante la gara. Il cartellino appartiene al Napoli, ma oggi è all’Udinese e lui vuole fare bene per sé stesso e per la squadra segnando un gol. Anche senza reti, comunque, vuole rendersi utile come fa sempre ogni calciatore. Sta provando a raggiungere il top della forma. Cercando ovviamente di giocare tanti minuti dopo il periodo di stop causa infortunio. Ha fatto tre gol da quando è rientrato, è contento. L’esperienza azzurra? Molto importante, ma aveva bisogno di giocare. Così è arrivata la decisione di andare in un’altra squadra per trovare continuità. La sfortuna ha voluto che s’infortunasse, altrimenti avrebbe potuto disputare un campionato ancora migliore. Ma il ragazzo sa che, se dovesse tornare a Napoli, avrà maggiori chance di giocare. Ritornerà? Dipende dalle società. Vedremo, posso dire solo che Duvan ha altri tre anni di contratto dal momento in cui dovrebbe finire l’esperienza a Udine. È legato agli azzurri fino al 2020.” 

GIUNTOLI ON TOUR- Il mercato è adesso: tutto sui giovani! Grassi la prova, mentre Regini…

Il mercato di riparazione azzurro non è stato, di certo, indimenticabile. Poco è stato fatto da Giuntoli&Co a gennaio, tra occasioni mancate e dubbi che non hanno permesso di chiudere trattative avviate o, quantomeno, abbozzate. Il modo in cui il Napoli ha deciso di operare, però, è stato ben chiaro: oculati, al limite dell’ossessione. Non si spenderà mai- secondo l’idea di ADL- senza avere la certezza di riguadagnarci qualcosa. E’ stato così e cosi sarà, anche nelle stagioni future.

DODICESIMO E TREDICESIMO UOMO- Quei pochi arrivati, per altro, sono stati rilegati in panchina. Sia Regini che Grassi, infatti, non sono mai scesi in campo. Arrivato dalla Samp in prestito, per pochi milioni di euro, Vasco Regini ha accettato il suo ruolo di tappabuchi, aspettando, chissà, la sua occasione. Discorso un po’ diverso, invece, per Alberto Grassi, giunto a Napoli come grande promessa e fermato, il primo giorno d’allenamento, da un infortunio. In queste ultime partite sarà difficile vederlo in campo, a meno che qualcuno lì in mezzo non dia forfait. Mentre per il primo, però, l’esperienza azzurra sarà destinata a concludersi a fine stagione, per il secondo il meglio deve ancora venire. Classe 1995, Grassi non è arrivato a Napoli, a gennaio, per fare subito la differenza, ma per crescere ed integrarsi nei migliori dei modi, in vista della prossima stagione. Italiano, forte e con l’età giusta per poter diventare protagonista, sia in serie A che in Europa. Il Napoli riparte da lui, l’anno prossimo, così come la nazionale italiana.

GIUNTOLI ON TOUR- Non si fermerà, però, il direttore sportivo azzurro. Arriverà dall’Atalanta, infatti, molto probabilmente, il difensore De Roon, classe 91, già opzionato nella scorsa sessione di mercato. Con i bergamaschi s’è parlato, inoltre, anche del portiere Sportiello e del difensore Conti. Il ds guarda anche in serie B, con Raicevic del Venezia che tanto piace alla società azzurra. Insomma, tanti giovani di talento in orbita azzurra. Giuntoli on tour, già da adesso: la prossima stagione di progetta ora.

RIPRODUZIONE RISERVATA

Comicon 2016, Gervasio: “Sono felice ed onorato di parteciparvi”

Fantomius
Fantomius – Definitive Collection – vol. 1

Ideatore della serie a fumetti dedicata a “Le strabilianti imprese di Fantomius, ladro-gentiluomo”, Marco Gervasio è uno degli autori di punta della Disney e una delle matite più apprezzate di Topolino. Autore completo, sceneggiatore e disegnatore delle sue storie, Gervasio sarà ospite anche quest’anno del Comicon, fiera del fumetto che si terrà a Napoli dal 22 al 25 aprile.

 

Marco Gervasio
Marco Gervasio

In un’intervista rilasciata a “Lo spazio bianco”, ecco le sue parole sull’importante manifestazione che si terrà alla Mostra d’Oltremare: “Adoro Napoli Comicon, la ritengo una delle fiere di fumetto più belle e meglio organizzate e sono sempre particolarmente felice, oltre che onorato, di parteciparvi. Napoli è bellissima”.

Per leggere tutta l’intervista: https://www.lospaziobianco.it/176435-marco-gervasio-vedi-napoli-comicon/ 

Gli appassionati e i fan potranno quindi prenotarsi per disegni e dediche, inoltre sarà una buona occasione per avere ulteriori informazioni sugli sviluppi della saga di Fantomius, pubblicata sulle pagine di Topolino e raccolta finora in tre volumi della collana “Definitive Collection”, edita dalla Panini Comics.

 

 

Afghanistan : “Quattro razzi contro il parlamento di Kabul”

0
                            Afghanistan: il nuovo parlamento di Kabul

Afghanistan :  non ci sono notizie di vittime perché i deputati non erano ancora arrivati per iniziare i lavori. L’attacco è stato rivendicato dai Talebani

Afghanistan , KABUL – Quattro razzi sono stati lanciati contro la sede del parlamento afghano a Kabul e uno ha colpito l’edificio. Lo ha fatto sapere l’agenzia Tolo, aggiungendo che non ci sono notizie di vittime perché i deputati non erano ancora arrivati per iniziare i lavori.

L’attacco è stato rivendicato dai Talebani. In un’email, il loro portavoce Zabihullah Mujahid ha scritto inoltre che “sono state inflitte pesanti perdite”.

Tuttavia, dopo il lancio di quattro razzi, fonti della sicurezza avevano precisato che nessuno era rimasto ferito. “Tre razzi sono caduti vicino l’edficio, mentre un quarto lo ha colpito”, ha spiegato Najib Danish, portavoce del ministero dell’Interno.

Le immagini dopo il lancio dei razzi mostrano una colonna di fumo nero che si leva dietro la cupola del Parlamento, inaugurato nel dicembre scorso con una visita a sorpresa dal premier indiano, Narendra Modi. Poco dopo l’attacco, il portavoce del ministero dell’Interno afghano, Siddiq Siddiqi, ha fatto sapere che le attività previste per la giornata nell’edificio sarebbero continuate “come previsto”.

vivicentro-cronaca / larepubblica – Afghanistan: “Quattro razzi contro il parlamento di Kabul, uno lo ha colpito”

 

Piano Ue anti-elusione per le multinazionali, ma solo in Europa

0
                                                Piano Ue elusione fiscale

 Piano Ue – Una bozza della norma europea sul ‘country-by-country reporting’ limita l’obbligo di rendere nota l’attività delle multinazionali Paese per Paese, ma soltanto nei confini Ue. Le organizzazioni per la trasparenza insorgono: “E’ una parodia”. Entro metà aprile il testo definitivo

MILANO – La Commissione europea si prepara a lanciare la sua iniziativa di legge (Piano Ue) per obbligare le multinazionali a dichiarare quanto guadagnano e quanto pagano di tasse in ogni Stato europeo nel quale operano, ma lo sforzo comunitario per porre rimedio ai fenomeni di elusione fiscale che sottraggono tra 50 e 70 miliardi di euro l’anno al Fisco del Vecchio continente rischia di concretizzarsi in strumenti spuntati.

Entro la metà di aprile, si attende dall’esecutivo Ue una modifica della direttiva contabile del 2013. Ne circola un testo in bozza, che introduce il nuovo capitolo “Report on income tax information” e riguarda precisamente la rendicontazione dell’attività delle multinazionali ‘spacchettata’ per Paese. Si tratta del cosiddetto “country by country reporting” (Cbcr), cioè la dichiarazione contabile (nei bilanci annuali) di alcuni elementi rilevanti dell’attività delle grandi aziende (dagli occupati ai profitti), per come si svolge nei vari Paesi nei quali le multinazionali sono presenti con filiali e mercati di riferimento.

Un elemento che fa parte della strategia anti-elusione lanciata a più livelli. La ‘bibbia’ tecnica di questa strategia è stata definita in un piano dell’Ocse, approvato anche in sede di G20, che definisce alcuni standard comuni (chiamati “azioni”) per limitare le pratiche fiscali aggressive delle multinazionali, che sfruttando i buchi neri della normativa riescono a spostare i loro utili laddove non vengono tassati o lo sono a livelli ben inferiori rispetto al loro Paese d’origine. Casi come Luxleaks, ma anche le storie aziendali  di Apple, Amazon, Fca e altri ancora, hanno fatto montare la pressione pubblica perché si arrivasse a soluzioni per questi problemi. Una delle azioni proposte dall’Ocse, la numero 13, riguarda proprio il Cbcr. L’Europa si è inserita nel solco di questo momento storico. Fin dal luglio scorso, il Parlamento ha proposto di modificare la direttiva del 2013 per introdurre il Cbcr. A fine gennaio, la Commissione ha lanciato un piano d’azione contro l’elusione fiscale che dice di basarsi proprio sulle proposte Ocse, e che – per quanto riguarda la parte della rendicontazione Paese per Paese – dovrebbe esser definito appunto entro metà aprile. E qui scattano le critiche.

La bozza di correzione della direttiva in circolazione, infatti, dispone che – in accordo con l’Ocse (e con quanto ribadito dall’Ecofin) – le sole imprese per le quali è prevista la Cbcr siano quelle con un fatturato superiore  ai 750milioni. La norma, secondo i fautori, serve a sgravare da nuovi costi le aziende con le spalle più piccole e intercetta comunque la stragrande maggioranza (90%) dell’imponibile delle multinazionali, limitando però al 10-15% di loro l’impatto della legislazione. Proprio un aspetto contro il quale punta il dito Transparency International, che con altre organizzazioni si batte da tempo per aumentare la trasparenza fiscale. Elena Gaita segue la partita a Bruxelles per contro di TI e definisce l’impianto proposto dalla Commissione una “parodia di trasparenza”. Sul punto della soglia di fatturato, ricorda in un post, si tratta di un livello ben diverso dai 40 milioni di euro proposti dal Parlamento Ue: se passasse la soglia dei 750 milioni, il Cbcr riguarderebbe soltanto lo 0,004% delle compagnie europee.

Ma se su questo punto la quantificazione del fatturato era in linea con le attese, su un altro elemento si punta il dito di TI. La bozza dice infatti che le multinazionali dovranno svelare lo spacchettamento dei loro affari soltanto per i Paesi europei, mentre fuori dal Vecchio continente basterà un dato aggregato. Inclusi i dati sulla loro presenza nei famosi “paradisi fiscali”, dove le sole multinazionali Usa custodiscono la bellezza di 2.400 miliardi di dollari di cassa per non pagare le tasse americane (fonte Ctj). “Le multinazionali potranno ancora trasferire i loro profitti fuori dall’Ue senza che nessuno sia in grado di monitorare dove sono dislocati, cosa facciano e cosa versino di tasse ai governi. Se un sistema Cbcr si applica soltanto a 28 Paesi e ne lascia fuori 168, non si può veramente chiamare Cbcr. Al massimo si può parlare di un ‘reporting della Ue'”, dettaglia Gaita. Nel documento in bozza si spiega che tale formato è auspicabile per evitare il rischio di ‘doppie imposizioni’ tra Paesi, mentre limitando il reporting di dettaglio alla sola Ue si resta in un ambito dove la collaborazione tra Autorità fiscali è maggiore e quindi si possono risolvere più in fretta eventuali controversie. Eppure, dicono gli attivisti, le istituzioni finanziarie già contabilizzano le loro attività fuori dalla Ue e non ci sono problemi fiscali. Nota il Guardian che in un simile impianto aziende come Amazon, British American Tobacco, Ikea e Vodafone, che chiaramente fanno affari nell’Ue, non dovrebbero dichiarare nulla a riguardo delle filiali che sono controllate dalla società in Svizzera, visto che si tratta di un Paese non membro.

Tra gli altri aspetti, si può sottolineare che i report devono essere pubblicati sui siti delle compagnie (e non svelati alle sole autorità fiscali), ma non mancano critiche per quanto riguarda il loro contenuto. Soprattutto, domanda TI, mancano i dati sui sussidi ricevuti dai governi e sui pagamenti, per delineare al meglio come si struttura il rapporto tra le multinazionali e la cosa pubblica. Nei prossimi giorni si vedrà se ci saranno correttivi, o la proposta resterà questa.

vivicentro-economia / larepubblica –  Piano Ue anti-elusione: le multinazionali obbligate a svelare la loro presenza, ma solo in Europa di RAFFAELE RICCIARDI