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Mediaset-Napoli, tutto sta per rientrare

I dettagli

La Gazzetta dello Sport dedica ampio spazio alla polemica in atto tra il Napoli e Mediaset: “Non sarebbe solo un attentato alla libertà di cronaca ma anche una violazione degli obblighi contrattuali. Per questo la minaccia del Napoli di vietare le interviste a Mediaset, anche allo stadio, in risposta a un servizio sgradito su Higuain, è destinata a rientrare. Nelle ultime ore è intervenuta la Lega esercitando una moral suasion nei confronti del presidente De Laurentiis, tanto lungimirante e geniale nella gestione del suo club quanto patronale e, a volte, decisamente fuori misura nei rapporti con i media. La Gazzetta ne sa qualcosa… Nel weekend torna il campionato, domenica gli azzurri giocano a Udine e solo allora scopriremo se il club passerà dalle parole ai fatti oppure se, come sembra, desisterà in nome del buon senso. Tuttavia, il comunicato stampa del Napoli resta inaccettabile, indipendentemente dalla veridicità o meno dei contenuti del servizio. Il sogno di qualsiasi uomo di potere – che sia un capo di governo o semplicemente il presidente di una squadra – sarebbe quello di avere a che fare con una stampa benevola, celebrativa, che non ficchi il naso negli affari. Nel calcio, purtroppo, si sono spesso verificate ritorsioni, più o meno gravi, per un articolo maldigerito: giornalisti – è capitato anche ai nostri – minacciati, dileggiati, banditi, lasciati fuori dai centri d’allenamento. Qui però non è in gioco solo il diritto di cronaca (che poi sarebbe il dovere d’informare) ma anche il contratto dei contratti, quello da cui dipendono la Serie A e tutto il calcio italiano: Mediaset, assieme a Sky, assicura 943 milioni all’anno per i diritti in pay tv. Inoltre il Biscione vanta i diritti accessori che le consentono la priorità nelle interviste pre e post-partita e il botta e risposta con un giocatore nell’intervallo. Badate bene, il contratto dei broadcaster è con la Lega ed è per questo che la Lega si sta adoperando tenacemente, consapevole che non esiste scappatoia: le interviste sono un obbligo, altrimenti si va dritti in tribunale. Le società, in caso di silenzio stampa, sono obbligate a mandare davanti alle telecamere un dirigente di alto livello. Ma il diniego assoluto a una delle emittenti licenziatarie proprio non è contemplato. C’è di più. Il Napoli è una di quelle 15 società di A ad aver ceduto a Mediaset in esclusiva i diritti d’archivio che comprendono la diretta delle conferenze stampa pre-partita degli allenatori. In questo caso si tratta di un contratto individuale. Facciamo saltare anche questo?”

Si ferma Reina, salterà l’Udinese?

Il dubbio di Sarri e il problema del portiere

Onnipresente in questo campionato, Pepe Reina si è bloccato in allenamento oggi e rischia seriamente di non essere in campo domenica ad Udine. Per il portiere spagnolo lavoro differenziato a causa di un affaticamento muscolare al gemello mediale destro. Le sue condizioni verranno valutate nelle prossime 48 ore, ma il vice Gabriel scalda i motori.

Udinese-Napoli, novità importante per Sarri

Le probabili formazioni

La Gazzetta dello Sport propone le probabili formazioni di Udinese-Napoli. De Canio sembra orientato a schierare un 3-4-1-2. Davanti a Karnezis, la linea difensiva sarà composta da Heurtaux, Danilo e Felipe. A centrocampo Widmer, Kuzmanovic, Halfredsson e Armero. Fernandes trequartista alle spalle di Duvan e Thereau. Nel Napoli spazio ai titolarissimi, anche se c’è il dubbio legato alle condizioni di Pepe Reina, potrebbe giocare Gabriel.

Ionita: “Il Napoli mi voleva ma qualcosa è andato storto”

Le sue parole

Artur Ionita, centrocampista moldavo del Verona, ha rilasciato alcune dichiarazioni a goal.com:

Parlando di Serie A, chi vedi favorito tra Juventus e Napoli?

“Il Napoli gioca un bellissimo calcio e ha un giocatore pazzesco come Gonzalo Higuain che rende tutto possibile, in Italia però sono già convinti che vincerà la Juve. Il duello, a mio avviso, è ancora aperto” .

Confermi che il Napoli era interessato a te nella finestra di gennaio?

“Sì, ci sono stati colloqui tra il Verona e gli azzurri. Non conosco i dettagli perchè ero infortunato e pensavo più al mio ritorno in campo, fatto sta che qualcosa è andato storto e la trattativa è saltata”

Il miglior giocatore della A?

“Gonzalo Higuain. E’ in una forma incredibile, giocherà questo finale di stagione ad altissimo livello” .

Higuain apprezza la difesa strenua del Napoli

Il Pipita non si preoccupa di Bargiggia

Mentre la furia di De Laurentiis si abbatteva su Mediaset e le “bombe” di Paolo Bargiggia Gonzalo Higuaìn era placidamente in aereo, isolato dal mondo, in attesa che l’uccello d’acciaio completasse il viaggio transoceanico. Non poteva immaginare che fosse lui, o meglio il suo futuro, il nuovo dardo della polemica che si è accesa tra il Napoli e la stampa. Ma a Gonzalo poco importa: soprattutto perché del presunto scoop totalmente smentito dal Napoli non c’è di vero nulla. Il rinnovo non c’è ancora, ma non vuol dire che non ci sarà. E se qualcuno avesse avuto la possibilità di viaggiare in compagnia di Gonzalo durante il lungo viaggio dall’altra parte del mondo all’Italia, probabilmente non avrebbe avuto risposte sul futuro dell’attaccante argentino. Anzi, chi ha carpito le parole di Higuaìn ha inequivocabilmente sentito un “Sono carico, torno in forma e pronto per ricominciare a segnare”. Perché è di questo che si preoccupa Higuaìn. Non del suo contratto (che scadrà tra due anni, non tra due mesi) né tantomeno di Bargiggia (che neanche conosce) e sicuramente non di calciomercato, argomento a cui tutti i calciatori – o quasi – sono allergici.

ANDARE IN CAMPO contro l’Udinese e riprendere a fare gol, esattamente dove si era fermato. Vincere ancora per tenere testa alla Juventus, dando per scontato che i bianconeri vinceranno anche contro l’Empoli. E se poi dovessero pareggiare o perdere… beh ci penserà Higuaìn a far sognare davvero i tifosi. Intanto il Pipita ha apprezzato la strenua e decisa difesa del club, che vuole allontanare qualsiasi forza destabilizzante. È arrivato a Castelvolturno ieri nel primo pomeriggio. Niente allenamento, ma soltanto una serie di massaggi rilassanti e defaticanti per smaltire la stanchezza e lo stress del viaggio. Un po’ di jet lag da superare e oggi Higuaìn sarà in campo per riprendere il discorso esattamente lì dove si era fermato.

Il Roma

Auto lesionista

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             Auto lesionista MASSIMO GRAMELLINI

 Auto lesionista – Non è un momento facile per le donne al volante. Mentre la ministra ombra Guidi finiva fuoristrada (e finalmente in prima pagina) per un aiutino legislativo alla sua anima Gemelli, l’icona della fu-Forza Italia faceva un frontale con la sua sagacia, già messa a dura prova quando immaginò dei neutrini che sfrecciavano in un tunnel sotto il Gran Sasso senza neanche la cintura di sicurezza e il libretto di circolazione. In un video elettorale Maria Stella Cadente Gelmini critica la pratica della giunta Pisapia di multare gli automobilisti milanesi per rimpinguare le casse esangui del Comune. Il problema è che dietro di lei, a favore di telecamera, sorridono tre auto in sosta vietata.

O la Gelmini intende lanciare il messaggio iperliberista che ciascuno ha diritto di parcheggiare la sua auto dove gli garba, anche sui mocassini del vigile urbano. Oppure non si è accorta di predicare il verbo innocentista in flagranza di reato. Come se avesse registrato un appello a favore della cucina vegana addentando una bistecca al sangue. Escluso che una berlusconiana di razza ignori l’importanza dell’immagine, se ne deve dedurre che l’unica che le stia a cuore sia la sua. Al punto da non accorgersi delle gomme più o meno sgonfie che la circondano.

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La strada dritta per una scelta obbligata

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La scelta compiuta ieri da Federica Guidi FEDERICO GEREMICCA

Le dimissioni della ministra dimissionaria per lo Sviluppo economico Federica Guidi

Anche in politica, a volte, esistono vie dritte: decisioni che vanno al cuore del problema, evitando sotterfugi, dilazioni e improbabili arrampicate sugli specchi. La scelta compiuta ieri da Federica Guidi, ministra dimissionaria per lo Sviluppo economico, è una di queste.

Sorpresa a premere per l’approvazione di un emendamento alla legge di stabilità che avrebbe economicamente favorito il suo compagno (circostanza sulla quale indaga la magistratura) Federica Guidi ha impiegato poche ore per assumere la decisione migliore.

Non era scontato, perché non è sempre andata così: ed è dunque giusto dar atto all’ormai ex ministra di una scelta certo inevitabile e doverosa, ma né facile né indolore.

Saranno i giudici a dire se l’approvazione dell’emendamento che ha dato il via libera al progetto «Tempa Rossa» (nuovo impianto di estrazione petrolifera in Basilicata) ha fruttato al suo compagno – Gianluca Gemelli – lavori in subappalto per un importo di due milioni e mezzo di euro. Quel che è certo, invece, è che le intercettazioni a disposizione della magistratura rivelano da sole – a sufficienza e in maniera inequivoca – un comportamento da parte della ministra Guidi incompatibile con la permanenza nel ruolo alla quale era stata chiamata due anni fa da Matteo Renzi.

E’ possibile, naturalmente, che la decisione delle dimissioni – maturata dall’ex ministra e condivisa dal Presidente del Consiglio – sia stata assunta per placare la bufera che ha immediatamente investito il governo, ed evitare guai peggiori. E’ possibile: ma questo nulla toglie al valore della scelta compiuta. Soprattutto in considerazione del fatto che in passato – un passato anche recente – non è sempre andata così.

La cronaca politica di questa legislatura – e non solo di questa – non è infatti avara di decisioni di segno diverso: ministri nella bufera per giorni e giorni prima di compiere una scelta (o alla fine rifiutando addirittura di compierla) inevitabile sia politicamente sia agli occhi dei cittadini. E’ inutile star qui ad elencare casi – da Maurizio Lupi a Nunzia De Girolamo, dalla Cancellieri a Josefa Idem – che dimostrano quanto questo sia vero. La novità, nei tempi e nei modi, è evidente: e non è inopportuno segnalarla.

Il caso, naturalmente, non è chiuso. Certamente non lo è giudiziariamente: almeno fin quando non sarà accertato dalla magistratura – e sancito con una sentenza – il fatto che il compagno di Federica Guidi abbia tratto un beneficio economico dall’intervento (questo invece già sicuro) dell’ex ministro. E ancor più certamente, il caso non è chiuso politicamente.

Del resto, a due settimane dal «referendum sulle trivelle» e ad un paio di mesi da elezioni amministrative importanti come mai, non è immaginabile che le opposizioni al governo abbassino i toni solo perché le richieste dimissioni della ministra Guidi sono affettivamente arrivate.

Giunta la notizia del suo abbandono, infatti, si è cominciato a chiedere a gran voce chiarimenti parlamentari, altre dimissioni (quella della ministra Boschi, per esempio, chiamata in causa nelle intercettazioni dalla Guidi in qualità di «controllore» degli emendamenti da accogliere o respingere) e perfino quelle dell’intero governo.

È un copione noto, che fa parte – da sempre – di una legittima polemica politica: assai depotenziata, stavolta, dalla decisione assunta dal tandem Renzi-Guidi. Mai come in questo caso, insomma, resistere-resistere-resistere, sarebbe stato un errore: ed è un bene che il presidente del Consiglio e la ministra dimissionaria lo abbiano capito per tempo.

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STOP AL CEMENTO La Rete dei Comitati contro la cementificazione selvaggia

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                                                        STOP AL CEMENTO

STOP AL CEMENTO – Roma – Continua la lotta dei Comitati contro la cementificazione selvaggia e le relative delibere che, oltre a creare gravi disagi ai cittadini, metterebbero a rischio  il sottosuolo romano nelle aree di maggiore criticità.

Il 30 marzo una delegazione della Rete dei Comitati, del Forum Salviamo il Paesaggio di Roma e Lazio, la Carovana delle Periferie è stata ricevuta in Campidoglio mentre fuori, decine di persone, in rappresentanza dei vari comitati ed associazioni che aderiscono all’iniziativa, protestavano esponendo cartelli con la scritta “Stop al cemento”, “Morataoria subito”.

Riceviamo e pubblichiamo il Comunicato Stampa della Rete dei Comitati.

Comunicato Stampa

Oggetto: Incontro in Campidoglio con il Sub Commissario De Milato in rappresentanza di Tronca.

STOP AL CEMENTO

 

La delegazione della Rete dei Comitati, del Forum Salviamo il Paesaggio di Roma e Lazio, la Carovana delle Periferie, alle ore 17,00 del 30 Marzo 2016 è salita in Campidoglio per incontrare il Commissario Tronca presso la Sala delle Bandiere.

Decine di cittadini con gli striscioni dei Comitati hanno presidiato la piazza, tra gli altri veniva esposto quello con la scritta: “Stop Cemento, Moratoria Subito”.

Al confronto erano presenti i rappresentanti dei Dipartimenti Ambiente, Mobilità e Urbanistica.

L’unico assente era il Commissario Tronca, sostituito dal Sub Commissario De Milato.

La parola è stata data alla nostra delegazione che nei suoi interventi ha illustrato le sue richieste prioritarie: MORATORIA del CEMENTO con il blocco di tutte le delibere per salvare quello che rimane dell’Agro Romano, INCHIESTA INDIPENDENTE sulle evidenti violazioni come i Piani di Zona e sull’ammanco di soldi pubblici determinato dalla mala gestione dell’urbanistica, mettere in condizione di operare e di intervenire da subito il TAVOLO INTERDIPARTIMENTALE con l’attivazione di un organico piano di esplorazione, rilevamento, mappatura, monitoraggio e messa in sicurezza del sottosuolo nelle aree di massima criticità.

Il Sub Commissario, chiudendo l’incontro, ha affermato che nessuna delibera cementificatoria è stata firmata e non verrà firmata. Per quanta riguarda le altre richieste, riferirà al Commissario Tronca, impegnandosi a comunicare ai Comitati la decisione.

Roma, 30 Marzo 2016

LA RETE DEI COMITATI: Salviamo il Paesaggio Roma e Lazio, Consiglio Metropolitano Partecipato di Roma, Comitato No Corridoio Roma-Latina per la Metropolitana Leggera, Comitato di quartiere Roma XVI Pisana Estensi, Associazione Culturale Respiro Verde Legalberi, Q.R.E. Quartieri Riuniti in Evoluzione Municipio VI, Comitato di Difesa del Territorio Colli Prenestini Castelli Romani, Comitato Villa Blanc, Comitato Via Francigena via Labicana-via Casilina, Associazione Radicale Ecologista, Mobilitiamoci, Aspettare Stanca, associazione di promozione sociale, Comitato Roma XII per i beni comuni, CdQAxa Sicura, SOS Ambiente, ACRI-Gente di Aguzzano IV Municipio, Comitato per la Salvaguardia di Grottaperfetta Stop I-60, Comitato cittadino della Vittoria, Associazione Viviamo Vitinia O.N.L.U.S., Comitato Romano di appoggio al Movimento dei Sem Terra, Associazione Ottavo Colle, C.A.L.M.A. Coordinamento Associazioni del Lazio per una Mobilità Alternativa, Forum Territoriale Permanente del Parco delle Energie, CdQ Tor Bella Monaca, Sentinelle degli Alberi, Rete di Pace–Laboratorio Monteverde, Coordinamento Comitati Spontanei Ambientalisti, Coordinamento Agro Romano Bene Comune, Associazione Latium Vetus, Comitato Collina di Pietralata, No Cemento Roma Est, Sopra e sotto Quadraro.

Per info e comunicazioniGualtiero Alunni 3332152909 – Giuseppina Granito 3336954536

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Serve meno continuità e più cambiamento nel futuro di Confindustria

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                                             Confindustria: FRANCESCO MANACORDA

Quale Confindustria serve all’Italia? È una domanda alla quale Vincenzo Boccia, il nuovo presidente designato degli imprenditori, ha risposto ieri abbozzando il suo programma con un ossimoro adatto a tutti gli usi: «Continuità e cambiamento». Ma le vere risposte dovranno arrivare adesso dall’azione del neopresidente e della sua squadra. E pare difficile che in un mondo – quello sì – in rapidissimo cambiamento, la linea confindustriale possa essere davvero nel segno della continuità e non di una drastica mutazione.

Nel panorama politico dell’era Renzi – non è un mistero – i cosiddetti «corpi intermedi» hanno avuto una triste sorte. Sindacati dei lavoratori e associazioni imprenditoriali, in particolare, hanno visto svuotarsi rapidamente ruoli che ritenevano consolidati. Nel bilancio del dare e avere di questi anni gli imprenditori hanno probabilmente qualche ragione di soddisfazione in più dei sindacati, ma se allargano lo sguardo al quadro complessivo non possono certo essere contenti. Nonostante riforme importanti come quella del lavoro e nonostante iniezioni a colpi di 80 euro nella speranza di rinvigorire i consumi interni, la ripresa italiana per ora non si concretizza: le imprese esportatrici vivono meglio, quelle concentrate sul nostro mercato se la cavano peggio.

Boccia non si insedia sotto i migliori auspici: il voto ha spaccato quasi a metà il parlamentino degli industriali e nonostante le parole distensive del candidato sconfitto Alberto Vacchi, le truppe di chi ha perso parlano di un legame «corporativo» tra la grande industria pubblica o partecipata dal pubblico – sulla quale è evidente la presa del governo, non foss’altro che per le periodiche tornate di nomine – e i piccoli imprenditori che sono la stragrande maggioranza numerica delle nostre aziende ma che alcune volte difettano, proprio a causa delle dimensioni ridotte, della capacità di competere sui mercati internazionali dove la taglia media dei concorrenti è maggiore.

Eccessivo forse aspettarsi dal neopresidente, che è uomo di apparato confindustriale da anni, una rivoluzione in casa. Ma legittimo attendersi scelte che portino Confindustria a spingere per modernizzare il Paese. In concreto questo dovrebbe significare un rapporto non di sudditanza, ma di dialettica, con il governo e la politica. Dalla battaglia alla burocrazia, alla vera digitalizzazione, ai tempi della giustizia, alle risorse per la ricerca, sono molte le battaglie che gli imprenditori desiderosi di competere possono intraprendere pungolando anche i decisori pubblici. Sempre a patto che non si adagino nelle piccole e confortevoli nicchie dove si percepisce una qualche rendita di posizione. Il percorso molto difficoltoso del testo di legge sulla concorrenza è lì ad indicare quanto sia difficile far saltare tante incrostazioni che frenano il mercato.

La battaglia per la modernizzazione può servire all’Italia ma serve innanzitutto agli industriali, specie se non vogliono continuare a perdere consensi – e iscritti – tra i loro stessi associati. Se Confindustria non vuole trasformarsi solo in un grande centro servizi per le imprese – a Torino c’è un esempio in questo senso non proprio secondario dopo che la Fca è uscita dalle file dell’associazione – deve reinventarsi al più presto e giocare un ruolo più attivo che non sia solo quello della difesa di interessi di settore. Boccia ne è conscio; bisognerà vedere se vorrà e saprà farlo.

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Libia Nel Caos

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                                                       La guerra di Libia

La Libia e’ in piena guerra civile, lo e’ sempre stata dalla “destituzione” del Colonnello Gheddafi, le fazioni che se ne contendono il dominio sono molteplici e variegate, difficile poter fare anche un quadro incompleto della situazione esistente nel Paese.

ll Consiglio delle Nazioni Unite aveva riconosciuto in Fayez Al Sarraj, l’uomo giusto che sarebbe stato in grado di riunire i gruppi ribelli esistenti in Libia. Quando tutto lasciava sperare per il meglio, che i giochi in seno alle Nazioni Unite fossero stati fatti, gli eventi di ieri hanno rimesso in discussione gli accordi presi.

Sarraj, unitamente ai Membri del Consiglio Presidenziale del Governo di Concordia Nazionale libico, erano sono giunti via mare, senza alcuna protezione dell’Onu con una motovedetta libica partita dal porto di Sfaz. Sono stati tutti accolti non con gli onori militari, ne’ da una fanfara, ma da un crepitio d’armi non certo amiche.

La Citta’ di Tripoli, si e’ trasformata in una polveriera pronta ad esplodere, tutti i componenti il gruppo di Sarraj, sono stati costretti a barricarsi in una base navale vicina.

La Libia e’ come un mosaico, vi sono tanti gruppi armati, milizie mercenarie, infiltrati dell’Isis, che antepongono alle parole l’uso delle armi, Tripoli e’ una citta’ ingovernabile, le strade sono sbarrate, presidiate da gruppi armati che non si conoscono fra loro, non si distingue un nemico da un amico, basta un niente per ritrovarsi in un conflitto a fuoco e non sapere su chi sparare.

Il Governo di unita’ nazionale (Gnc), anche se non riconosciuto dall’Onu,dispone  di alcuni reparti dell’esercito, e della Marina ha fatto un appello a tutti i gruppi rivoluzionari perche’ si schierino contro l’ingresso di Fayez al Sarraj, considerarto un illegale. Il Premier del governo di Tripoli, Khalifa Ghwell, ha aggiunto in una conferenza stampa che Sarraj ha due opzioni,

1) Consegnarsi alle Autorità…………Quali? visto che regna la piena Anarchia.

2) Tornare a Tunisi………………………Considerato il suo paesello natio.

L’arrivo di Sarraj all’aeroporto militare di Mitiga era gia’ stato impedito dalle Autorità di Tripoli, che negli ultimi due giorni avevano chiuso a più riprese lo spazio aereo.

In Libia vi e’ il fondato timore che le milizie legate al Premier’ Khalifa Ghwell, al Presidente del Congresso di Tripoli (Gnc) Nouri Abusahmain e alla variegata galassia dei gruppi jihadisti, da un momento all’altro possano passare dalle parole ai fatti.

Tutti gli Stati liberati dalla dittatura con la “forza delle armi” parlo di Siria Iraq, Egitto, Libia e tanti altri ancora, sono caduti dalla padella alla brace.

Solo per fare un esempio:

In Libia abbiamo 2 Governi, 2 Parlamenti, centinaia di Milizie autonome,e flussi migratori incontrollabili. Chi ha sostenuto la caduta del Colonnello, si e’ poi “dimenticato” di garantire un futuro di Pace.

Stessa cosa dicasi per altri Stati liberati dalla Dittatura con la forza delle armi, milioni di persone sono state costrette ad abbandonare i loro territori dilaniati da guerre tribali e fratricide, centinaia di migliaia hanno trovato la morte in nome di una Democrazia che fa bella mostra di se solo sulla carta.

vivicentro.it-opinioni / Libia Nel Caos (Lo Piano – Saint Red)

Verso Benevento-Ischia, Mister Auteri : “Contro l’Ischia per un solo obiettivo”

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Mister Auteri, dopo l’allenamento sul campo di Paduli, interviene nella sala stampa di via Ariella per la conferenza che precede il match contro l’Ischia di sabato pomeriggio:

CONDIZIONE DELLA SQUADRA – Melara sta facendo un po’ di fatica a riassorbire una botta: probabilmente non sarà della partita sabato in modo da averlo alla prossima. Mazzarani è solo influenzato e quindi non dovrebbero esserci problemi. Dal punto di vista psicologico stiamo bene ma questo al momento ha poco peso: o si è reduci da una vittoria o da una sconfitta il modo di affrontare la gara successiva deve essere lo stesso. Veniamo da due ottime gare, con vittorie meritate e contro avversari difficili. Anche a Castellammare negli ultimi 20′ abbiamo mollato qualcosina ma noi siamo rimasti compatti e non abbiamo sofferto. Dal punto di vista fisico, poi, due gare ravvicinate non sono facili. Non pensiamo alle altre squadre, dobbiamo guardarle ma non sprecare energie nervose a pensare ai loro risultati. Affronteremo le partite restanti una alla volta senza pensare a due o tre gare dopo: il futuro è imponderabile per tutti. Nel calcio contano i valori ma devi sempre dimostrarli sul campo. Noi siamo concentrati sulla prossima gara e il pubblico deve venire a sostenerci perché non abbiamo nessuna intenzione di mollare nulla.

IL MATCH CONTRO L’ISCHIA – A prescindere dalla classifica ogni gara ha insidie: guai a sottovalutare qualcuno. A 6 giornate dalla fine pensare che l’Ischia possa fare da vittima sacrificale con la salvezza ancora da raggingere è impensabile. Noi dobbiamo solo pensare a vincere. Le partite facili “sulla carta” non esistono. Per sostituire Del Pinto ci sarà uno tra Vitiello e Angiulli; potremmo anche giocare con entrambe ma, a prescindere da chi gioca, dobbiamo pensare a fare la partita sapendo che l’Ischia non verrà a regalarci nulla. Potremmo anche cambiare qualcosa dal punto di vista tattico la andremo comunque alla ricerca “feroce” dei 3 punti.

Articolo tratto da IamCalcioBenevento.it

Del Genio: “A breve ci saranno importanti rinnovi”

Il giornalista Paolo Del Genio ha rilasciato alcune dichiarazioni a Radio Kiss Kiss Napoli. Queste le sue parole:
“L’ Empoli cercherà sicuramente di fare bella figura contro la Juventus, anche come segno di gratitudine nei confronti dell’ ex allenatore che sta lottando per un traguardo importante.
Gabbiadini è stato poco fortunato in questa stagione: sia poiché ha davanti un fuoriclasse come Higuain, sia per l’ ottimo rendimento di Callejon sulla destra laddove avrebbe potuto avere un’ occasione.
Callejon e Albiol hanno fatto bene in questa stagione e si sono guadagnati la conferma, a breve ci sarà l’ annuncio del rinnovo. Quilon, il loro agente, si trova in città per discutere con la società”.

Marino: “Occhio alla trasferta di Udine, gli azzurri devono restare concentrati”

In occasione della prossima sfida tra Udinese e Napoli Pierpaolo Marino, ex dirigente sportivo di entrambe le società, ha parlato ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli. Ecco le sue dichiarazioni:
“Una partita dai mille interessi per me che ho molto da raccontare con entrambe le squadre: vinca il migliore, anche se la classifica parla chiaro. Quella di Udine non è mai stata una trasferta facile per gli azzurri. Il Napoli deve affrontare la partita con la massima concentrazione per non incappare in una partita come quella di Bologna dove si trovò sotto di 3 gol in pochi minuti. L’ Udinese non merita l’ attuale posizione in classifica, il rendimento non è stato ottimale anche a causa dell’ infortunio di Zapata; il Napoli deve stare molto attento in quanto può influire anche il fattore campo.
Su De Roon posso dire che si tratta di un centrocampista dotato di grande personalità che Reja ha esaltato come diga davanti alla difesa. Gli azzurri hanno già Jorginho, l’ olandese può arrivare solo se verrà ceduto Valdifiori; staremo a vedere.
Nella corsa scudetto il Napoli deve sempre farsi trovare preparato, la Juventus può perdere qualche punto. Nulla è scontato, anche i bianconeri  dovranno affrontare otto finali: tutte le partite possono rivelarsi insidiose”.

La ministra Federica Guidi si dimette

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                                              La ministra dello Sviluppo Federica Guidi e il premier Renzi

La scelta della ministra Federica Guidi dopo la pubblicazione dell’intercettazione con il compagno indagato. Le opposizioni: vergogna, anche Renzi a casa

La ministra dello Sviluppo Federica Guidi si è dimessa. La decisione arriva dopo la pubblicazione dell’intercettazione in cui la Guidi racconta al compagno Gianluca Gemelli, indagato dalla Procura di Potenza, dell’«emendamento che dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato».

La Guidi scrive a Renzi: «Caro Matteo sono assolutamente certa della mia buona fede e della correttezza del mio operato. Credo tuttavia necessario, per una questione di opportunità politica, rassegnare le mie dimissioni da incarico di ministro. Sono stati due anni di splendido lavoro insieme. Continuerò come cittadina e come imprenditrice a lavorare per il bene del nostro meraviglioso Paese».

Intanto le opposizioni chiedono le dimissioni anche di Renzi e della Boschi (citata nella conversazione telefonica della Guidi). «Scandalo Tempa Rossa a Potenza. La misura è colma, si devono vergognare e andare a casa subito», dicono i capigruppo M5s di Camera e Senato, Michele Dell’Orco e Nunzia Catalfo. Il deputato M5S Danilo Toninelli afferma: «Renzi chieda scusa». Per la Lega, è il capogruppo al Senato Gian Marco Centinaio a spiegare che «stando agli atti, per il governo si profilano responsabilità gravissime. Renzi e Boschi devono rassegnare subito le proprie dimissioni. Ogni giorno appare chiaro che più che un esecutivo abbiamo a che fare con un comitato d’affari che utilizza la cosa pubblica per gli interessi privati delle rispettive famiglie. Prima Banca Etruria ora Tempa Rossa: con emendamenti o in consiglio dei ministri invece che degli interessi dei cittadini si occupano di risolvere questioni aziendali. È una vergogna! A casa subito».

Il segretario del Carroccio, Matteo Salvini, punta il dito soprattutto contro Matteo Renzi: «Lo scandalo Guidi? È l’ennesimo, mostruoso conflitto d’interesse di questo governo. Più che Guidi o Boschi la vera responsabilità è quella di Matteo Renzi. È lui che deve dimettersi. Al confronto Berlusconi era un principiante».

Anche Fratelli d’Italia chiede le dimissioni del premier e «dell’intero governo».«Ogni giorno – sottolinea la presidente di Fdi, Giorgia Meloni – emerge un nuovo conflitto di interessi di un ministro, ma è l’intero governo ad essere in perenne conflitto di interessi perché il governo Renzi è il governo delle lobby, delle banche e dei poteri forti. È un Esecutivo che fa gli interessi dei propri amici e dei propri protettori, non quelli del popolo italiano. Come abbiamo fatto con il ministro Boschi con lo scandalo di Banca Etruria, Fratelli d’Italia non chiede le dimissioni del ministro Guidi ma le dimissioni di Renzi e dell’intero governo».

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E’ morto Giorgio Calabrese, l’autore di “E se domani”

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                                                                   Giorgio Calabrese

Giorgio Calabrese aveva 86 anni. Suoi alcuni capolavori della canzone italiana. Le collaborazioni con i più grandi, da Mina a Celentano

E’ morto a Roma, all’età di 86 anni, Giorgio Calabrese. Paroliere e autore televisivo, aveva scritto alcuni capolavori della musica italiana, come E se domani. Tra i padri della “scuola genovese” – con Gino Paoli, Umberto Bindi, Bruno Lauzi, i fratelli Reverberi, Luigi Tenco, Fabrizio De André –  aveva scritto per gli artisti più importanti, da Mina a Ornella Vanoni, da Adriano Celentano a Luigi Tenco, oltre ad aver tradotto in italiano i testi di Charles Aznavour e Juliette Greco.

E’ morto a Roma, all’età di 86 anni, dopo una vita dedicata alla musica, l’autore Giorgio Calabrese. Tra i tanti brani di successo scritti da Calabrese anche “E se domani”. In questo video una versione della canzone intonata da Mina nel 1964

Calabrese era nato a Genova il 28 novembre del 1929 e aveva iniziato scrivendo per Umberto Bindi. Sue, fra le altre, Arrivederci (1959), Il nostro concerto (1960) e Non mi dire chi sei (1961). Nel 1959 aveva composto I sing ammore per Nicola Arigliano, diventata un grande successo. Ma è alla metà degli anni Sessanta che arriva la grande popolarità, grazie a una “sconfitta” a Sanremo. Nel 1964 porta al Festival due brani, A mezzanotte (l’ultimo tram) cantata da Milva e Frida Boccara e E se domani, cantata da Fausto Cigliano e Gene Pitney, ma nessuna delle due arriva in finale. Passano alcuni mesi, quando E se domani viene incisa da Mina: diventerà uno dei più grandi successi della musica italiana. Quello con Mina diventa un legame artistico fortunato che li porterà anche a condurre insieme un programma radiofonico, Pomeriggio con Mina, in onda alla domenica. Importante anche il sodalizio artistico con Umberto Bindi che diede vita a Arrivederci (1959) e Il nostro concerto (1960), conosciuti in tutto il mondo, ma pure alla stesura di Piano (1960), scritta originariamente per Mina e ripresa in tutto il mondo con il titolo di Softly as I leave you e eseguita da Frank Sinatra, Elvis Presley, Tony Bennett. La canzone gli valse un Grammy nel 1978.

Calabrese scrive per grandi autori ma, nel tempo, si rivela anche un bravo talent scout. A lui devono molto personaggi come Ornella Vanoni, fino a qualche anno prima considerata un’artista “di nicchia”, che Calabresi riesce a portare nella classifica dei dischi più venduti con brani come Domani è un altro giornoIl tempo d’impazzireUomo mio, bambino mio; e Orietta Berti, per la quale nel ’62 firma FranchezzaNon ci sarò e Se non avessi più. Un’attività, quella di autore, che Calabrese mise anche al servizio di alcuni programmi televisivi da Fantastico a Domenica In oltre a firmare i testi musicali di trasmissioni di intrattenimento come Senza rete, in onda dal 1968 al 1975,Vivendo sambando ed Europa Europa. Aveva tradotto e riadattato in italiano canzoni francesi, inglesi e portoghesi, in certi casi portandole anche al successo, com’è il caso di Le déserteur, diventata Il disertore, proposta prima da Ornella Vanoni e più di recente da Ivano Fossati, brano dal contenuto antimilitarista,  censurato dal governo francese del tempo – era il periodo della guerra in Indocina.

Negli anni recenti aveva continuato a occuparsi di musica collaborando alla rivistaMusica leggera. Nel 2010 aveva ricevuto dal Presidente della Repubblica l’Ordine al merito della Repubblica Italiana. I funerali si terranno a Roma, sabato 2 aprile alle 11, nella parrocchia del Cristo Re in viale Mazzini.

vivicentro.it-spettacoli / larepubblica / E’ morto Giorgio Calabrese, l’autore di “E se domani” di ALESSANDRA VITALI

Napoli: tutti a lavoro, problemi per Reina

Nuova seduta di allenamento per il Napoli, Sarri ritrova tutti i calciatori reduci dalle nazionali. Ecco il report della società sul proprio sito ufficiale:
“Seduta pomeridiana, oggi, per il Napoli a Castelvolturno.
Gli azzurri preparano la gara di Udine, “lunch match” della 31esima giornata di domenica alle ore 12,30.
Sono rientrati, come da programma, tutti i Nazionali ed il gruppo si è completato.
Hamsik e Koulibaly hanno fatto corsa sul campo e scarico.
Insigne, Mertens e Ghoulam hanno svolto lavoro atletico e allenamento aerobico.
Higuain, reduce dalle due gare di qualificazione mondiale con l’Argentina, ha fatto massaggi defaticanti.
Jorginho, Grassi ed El Kaddouri hanno, invece, lavorato col gruppo.
La squadra ha svolto attivazione in avvio e successivamente possesso palla. Chiusura con partitina 11 contro 11.
Reina ha fatto lavoro differenziato a causa di un affaticamento muscolare al gemello mediale destro. Le sue condizioni verranno valutate nelle prossime 48 ore.
Domani allenamento pomeridiano”.

Da sscnapoli.it

Marò, India apre spiraglio su Latorre e Girone

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                                                    Latorre e Girone

La Corte ha l’impegno solenne espresso dalla delegazione italiana a rimandare Latorre e Girone in India se il processo dovrà farsi lì. Così l’agente indiana Neeru Chadha, durante la seconda udienza all’Aja, ai giudici che le chiedevano “cosa sarebbe accettabile” per permettere il ritorno del fuciliere in Italia in attesa della decisione sulla giurisdizione del caso marò. Ripensando alla retromarcia del governo Monti, basterà?

L’AJA – Proprio in chiusura della seconda udienza al Tribunale arbitrale dell’Aja chiamato a decidere sulla richiesta italiana di far rientrare in patria il fuciliere Salvatore Girone dall’India in attesa che la corte stabilisca a chi compete la giurisdizione sul caso dei marò, l’agente di Nuova Delhi ha dovuto cambiare momentaneamente ma significativamente registro. La signora Neeru Chadha era alle prese con la sua dichiarazione finale, in cui ribadiva l’opposizione dell’India alle “misure provvisorie avanzate dall’Italia”, quando si è sentita rivolgere dai cinque giudici del panel il seguente interrogativo: “Cosa sarebbe accettabile per l’India” per permettere il ritorno di Girone in Italia? “L’India – ha risposto la signora Neeru – necessita dell’assicurazione che in caso venga riconosciuta la giurisdizione indiana sia garantita la presenza di Salvatore Girone” a Delhi per un eventuale processo a suo carico. Subito dopo, è stata l’agente indiana a incalzare i giudici: “Il Tribunale arbitrale stabilisca le garanzie”.

Potrebbe sembrare un’apertura, di fronte all’atteggiamento di totale chiusura portato avanti dall’India nella due giorni olandese. Ma quella di lasciare l’iniziativa al Tribunale arbitrale potrebbe essere anche un esercizio retorico. Come potrebbe la Corte garantire che, nel caso in cui l’India si veda riconosciuta la giurisdizione sul caso, Roma accetti pacificamente di rimettere Salvatore Girone e il collega Massimiliano Latorre – accusati di aver ucciso due pescatori indiani al largo del Kerala nel corso del servizio di vigilanza anti-pirateria prestato a bordo della petroliera “Enrica Lexie” nel 2012 – su un aereo con destinazione Nuova Delhi? Per due giorni, la delegazione italiana ha espresso l’impegno di Roma a rispettare il verdetto del Tribunale dell’Aja sulla giurisdizione, impegnandosi solennemente, nella seconda giornata di udienza e prima della dichiarazione finale indiana, a rimettere i due marò alla giustizia indiana in caso di verdetto sfavorevole. Può bastare? Alla corte decidere.

Alla corte, in particolare, decidere sull’affidabilità, sull’onorabilità della parola di Roma. Lo ha evidenziato in aula l’avvocato del team legale italiano, Sir Daniel Bethlehem, esprimendosi sulle garanzie richieste dall’India per un eventuale ritorno di Girone: “L’Italia si impegna solennemente, non con l’India, ma con il Tribunale arbitrale cui l’Italia stessa si è rivolta per risolvere questa disputa. La vostra decisione sulla richiesta italiana – ha a quel punto rimarcato sir Bethlehem rivolgendosi a cinque giudici – si riduce a una questione essenziale: questo Tribunale considera affidabile, di fatto e di diritto, l’impegno dell’Italia a restituire Girone all’India, se questo fosse richiesto dalla decisione del Tribunale stesso? Se sì, le misure provvisorie che l’Italia richiede sono sia appropriate che necessarie”.

Purtroppo per l’Italia, un precedente ben noto potrebbe essere strumentalizzato dall’India per mettere in dubbio la solennità dell’impegno italiano. L’iniziale rifiuto del governo Monti a far tornare in India Girone e Latorre dopo che ai due fucilieri di marina era stato concesso di rientrare in Italia per riabbracciare le famiglie durante le vacanze natalizie. L’iniziale fermezza dell’esecutivo dei tecnici franò ben presto di fronte alle quotidiane rimostranze di Nuova Delhi, fino a lasciar posto al finale più prevedibile: la ripartenza dei marò nel marzo del 2013. Era un altro governo, dedicato a ben altra mission, salvare i conti italiani dal crack. Quel governo cercò anche di salvare la faccia, senza riuscirci, dando risalto all’aver ottenuto, durante una trattativa gestita dall’allora segretario agli Esteri Staffan De Mistura, che Girone e Latorre non avrebbero rischiato la pena di morte. Ma quel triste balletto potrebbe generare oggi conseguenze ben più gravi della brutta figura.

Per contro, l’India potrebbe anche scegliere di non tirare troppo la corda. Perché Nuova Delhi ha importanti accordi commerciali in ballo in sede Ue e sa bene che mettere in discussione l’onorabilità di uno Stato membro dell’Unione del peso dell’Italia potrebbe comprometterne la conclusione. Durante il vertice a porte chiuse con il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e l’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, il premier Narendra Modi si è impegnato a “rispettare in ogni caso le decisioni dell’arbitrato internazionale in corso” all’Aja, riferiscono fonti qualificate Ue a Bruxelles, secondo le quali l’impegno dovrebbe comprendere anche le “misure provvisorie” che l’arbitrato deciderà entro qualche settimana, oltre alla sentenza finale sulla giurisdizione, attesa non prima del 2018. Le fonti hanno sottolineato che quest’impegno figura al punto 12 della “dichiarazione congiunta” sottoscritta alla conclusione del vertice Ue-India: “Il massimo che si poteva ottenere”.

vivicentro.it-cronaca / larepubblica / Marò, India apre spiraglio su Latorre e Girone : “Tribunale arbitrale stabilisca garanzie che Girone tornerà” di PAOLO GALLORI

Gli scenari che Renzi non controlla

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    Gli scenari che Renzi non controlla GIOVANNI ORSINA

 GIOVANNI ORSINA – Quanto conta nella narrazione renziana la posizione che l’Italia ha nel mondo? Moltissimo, senza alcun dubbio. Fin dagli esordi, mostrando uno dei suoi tratti berlusconiani più evidenti, Renzi ha impostato la propria comunicazione sulla necessità che il Paese si trascinasse fuori dalla palude del pessimismo. E poiché l’Italia è sempre stata affetta da un’insopprimibile senso di inferiorità nei confronti delle nazioni «civili» d’Europa, lo sforzo di restituirle la fiducia in se stessa non poteva che prendere forma comparativa: non soltanto siamo un grande Paese, ma siamo un Paese «tanto» grande «quanto» gli altri. E la grandezza, quegli altri, ce la devono riconoscere.

Gli italiani quest’operazione sembrano averla gradita. Un po’, in generale, perché a chi prova un senso atavico di inferiorità non dispiace sentirsi dire che non ha ragione di provarlo – Berlusconi ha vinto più di un’elezione anche grazie a questo. E molto, più nello specifico, perché la crisi del 2011 e la vicenda del governo Monti hanno alimentato quel senso d’inferiorità, accrescendo in misura proporzionale anche un desiderio di riscatto che non sembra essersi spento.

Non è un caso perciò che – stando almeno ai sondaggi – la politica «muscolare» seguita da Renzi in Europa negli ultimi mesi sia stata apprezzata dall’opinione pubblica.

La narrazione «grande Italia nel mondo», tuttavia, non manca di rischi. Soprattutto perché aggiunge al renzismo un ulteriore controllo di realtà oltre a quello della situazione economica. Ossia perché espone il presidente del Consiglio su un terreno che non può controllare se non in piccola parte. Proprio su quel terreno si sono presentate in questi giorni almeno tre sfide che potrebbero mettere sotto pressione la narrazione renziana. Tre sfide alle quali bisogna poi aggiungere un dato strutturale, e forse una quarta sfida.

La questione dei marò, innanzitutto, si è riacutizzata ieri, nel momento in cui l’India ha dichiarato inammissibile la richiesta di far rientrare Salvatore Girone. Renzi può a buon titolo minimizzare le proprie responsabilità affermando che si tratta di un’eredità del gabinetto Monti – ma può farlo soltanto fino a un certo punto, visto che la sua retorica della «svolta» consiste proprio nella promessa di dar soluzione ai problemi che i suoi predecessori non hanno saputo risolvere. Il caso di Giulio Regeni, in secondo luogo, sta acquistando importanza e urgenza via via crescenti. Non sarà facile al governo destreggiarsi fra la sacrosanta richiesta di verità sulla sua morte e di castigo per i suoi assassini da un lato, e dall’altro l’esigenza di non contribuire a destabilizzare un paese cruciale come l’Egitto – del quale, per altro, l’Italia è il primo partner commerciale in Europa.

La terza sfida, potenzialmente ben più devastante delle prime due per gli equilibri politici nazionali, è la notevole crescita dei flussi migratori, e in particolare dei flussi di migranti per motivi economici, che s’è manifestata nel primo trimestre di quest’anno e che potrebbe consolidarsi nei mesi a venire. Con una tornata importante di elezioni municipali fra un paio di mesi, il referendum costituzionale in autunno – inevitabilmente destinato almeno in parte, e forse in larga parte, a trasformarsi in un voto pro o contro Renzi –, e la Lega e il Movimento 5 stelle in buona forma, il presidente del Consiglio di tutto avrebbe bisogno tranne che di ondate su ondate di migranti che approdano a Lampedusa in primavera ed estate. In un quadro europeo, per altro, che su questi temi rimane quanto mai fragile e ambiguo.

Il dato strutturale, infine, è quello contro il quale le narrazioni ottimistiche sull’Italia nel mondo naufragano da sempre: le nostre debolezze oggettive. Debolezza nei fondamentali economici, che non ci agevola certo quando aspiriamo a un ruolo di leadership in Europa. E debolezza dello spirito pubblico, che vorrebbe sì abitare nel corpo d’un grande Paese, ma si ritira immediatamente quando si tratta, per quella grandezza, di pagare il conto. Proprio con quest’ultima debolezza la narrazione renziana potrebbe scontrarsi presto se, come sembra da ultimo, la situazione politica in Libia evolverà positivamente, e l’Italia dovrà affrontare la sua quarta sfida: impegnarsi al di là del Mediterraneo.

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Mimmo U Curdu MASSIMO GRAMELLINI

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                                           Mimmo U Curdu MASSIMO GRAMELLINI
 Mimmo U Curdu – Per il settimanale americanoAspetto «Fortune» c’è un solo italiano nella lista delle personalità che stanno cambiando il pianeta. Come è ovvio il suo nome comincia per M, ma inopinatamente si tratta di un Mimmo. Mimmo Lucano, detto U Curdu. Quando ne divenne sindaco, Riace era un paesino esausto della Locride abitato da quattrocento anziani a cui avevano tolto tutto, persino i Bronzi. Ma un giorno sbarcò un veliero di curdi e il sindaco ebbe l’idea balzana di ospitarli nelle case abbandonate del centro. Dopo 15 anni di cura-Mimmo, oggi Riace si ritrova duemila residenti, un quarto dei quali sono stranieri che hanno riaperto le botteghe artigiane di tessuti e ceramiche. Un modello di integrazione studiato in tutto il mondo.

In Rete i connazionali di Mimmo hanno salutato il riconoscimento internazionale con la generosità consueta. I più moderati gli rinfacciano di avere confezionato il miracolo grazie ai soldi pubblici (avrebbe fatto meglio a sperperarli come certi suoi colleghi?). Altri sostengono che il plauso di «Fortune» è la prova di un complotto mondialista per garantirsi manodopera a basso costo a spese della popolazione locale (che a Riace era emigrata ben prima dell’arrivo dei profughi). Ma la reazione più appassionante è stata quella della politica. Silenzio assoluto, tranne Boldrini. Dagli altri Palazzi nemmeno un tweet. Anche il governatore della Calabria ha ritenuto più educato tacere. E non solo ieri. E non solo lui. Perché in questo Paese che spende miliardi in consulenze di ogni risma, nessuno si è mai degnato di chiedere un parere sul problema degli immigrati all’unico che parrebbe averlo risolto.

vivicentro-opinioni / Mimmo U Curdu MASSIMO GRAMELLINI

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Il Trono di Spade a Napoli Comicon 2016

Il 25 aprile Comicon Napoli ospiterà, nella sala grande (circa 800 posti) del Teatro Mediterraneo, la proiezione in esclusiva e in anteprima per l’Italia del primo episodio della sesta stagione de Il Trono di Spade, la celeberrima e seguitissima serie in onda su Sky Atlantic HD.

Il Trono di Spade
Il Trono di Spade

Si tratterà di un evento su invito e gli appassionati potranno ritirare il pass la mattina stessa del 25 aprile, nel foyer del teatro, presso l’Auditorium CartooNa. Un appuntamento straordinario per i tanti appassionati della serie tv, giunta alla sesta stagione, che andrà in onda per la prima volta in Italia a Napoli, a poche ore di distanza dalla prima assoluta negli USA. L’orario ufficiale in cui sarà proiettato l’attesissimo primo episodio, sarà comunicato nei prossimi giorni.