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Roma-Napoli, i voti di ViViCentro: azzurri sconfitti!

Un match fondamentale ai fini della qualificazione diretta in Champions League: Roma e Napoli hanno giocato ad armi pari, ma gli azzurri escono sconfitti. Questi i voti di Vivicentro.it:

Reina 6, Hysaj 6, Albiol 6, Koulibaly 6, Ghoulam 5.5, Allan 5.5, Jorginho 6, Hamsik 5, Callejon 6.5, Mertens 6.5, Higuain 5.5. A disp. Gabriel, Rafael, Strinic, Valdifiori, Maggio, Regini, Chiriches, David Lopez 6, Insigne 6, Gabbiadini sv, Grassi, El Kaddouri. All. Sarri 6

dal nostro inviato all’Olimpico, Ciro Novellino

 

 

ECONOMIA – Il Nord prova a resistere mentre il Sud sprofonda

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ECONOMIA – Nella settimana dall’11 al 17 aprile il fatturato della Gdo è tornato a scendere (-1,01%) ma il fattore che balza più agli occhi è la netta divergenza fra Settentrione e Meridione

Archiviata una pessima Pasqua, le vendite della distribuzione moderna evidenziano un trend chiaramente negativo che, se non arriverà presto un’inversione di marcia, rischia di compromettere anche il 2016. Un terzo dell’anno è ormai alle spalle e la Gdo mostra un rosso superiore al punto percentuale. Ad avere una performance particolarmente negativa sono soprattutto il Centro e il Sud, mentre il Nord riesce in qualche modo ad arginare le perdite. Secondo la rilevazione Nielsen, nel periodo che va dall’11 al 17 aprile si è registrato un calo dell’1,01% su scala nazionale e il Nord-ovest è stata l’unica macro-area a chiudere in territorio positivo (+0,31% grazie alle buone performance delle provincie di Asti, Savona, Verbania, Novara, Como e Sondrio). Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria riescono così a limitare il rosso dall’inizio dell’anno sotto il punto percentuale (-0,85%).

Nella settimana è invece sprofondato il Sud (-3,62% favorito dal crollo di Napoli e Palermo) che, dopo aver vissuto una settimana di gloria durante le festività pasquali, è tornato ad essere il fanalino di coda nella classifica da inizio anno: Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia lasciano sul terreno l’1,89%. Dall’11 al 17 aprile è stato molto debole anche il Centro (-1,90%) e Toscana (male Siena e Pisa), Umbria, Marche, Lazio e Sardegna (male Sassari e bene Olbia-Tempio) devono ora fare i conti con un calo dal 1 gennaio dell’1,47%. Il Nord-est infine ha limitato i danni allo 0,79% e il rosso per il 2016 di Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia è ora dell’1,17%.

vivicentro.it-economia / larepubblica / Il Nord prova a resistere mentre il Sud sprofonda (Marco Frojo)

Ischia, il punto sul settore giovanile

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Nonostante l’Ischia Isolaverde crolla in quel di Matera per un passivo di 4-1, dal settore giovanile gialloblu i risultati  sono positivi.  La Berretti di mister Numerato,batte la Virtus Lanciano ,nell’ultimo impegno casalingo di questa stagione, grazie ad un calcio di rigore realizzato da Romano nel primo tempo. La Berretti mercoledì al centro sportivo dei Camaldoli al campo Kennedy A disputerà un amichevole con la Rappresentativa Juniores del C.R. Campania con fischio d’inizio alle 15:00. Sabato i gialloblu saranno di scena in quel di Arezzo contro la capolista,dove chiuderanno il proprio campionato.

Gli Allievi Nazionali di mister Fusaro chiudono il campionato con un netto 0-3 ad Agrigento in casa dell’Akragas e si piazzano al secondo posto in classifica alle spalle del Martina Franca con 58 punti in classifica. Il gol del vantaggio arriva al 18′ del primo tempo con Sivero su assist di Coratella. Nella ripresa arriva prima il raddoppio con Mancini con il solito assist di bomber Coratella e poi Vecchione chiude definitivamente il match siglando il terzo gol. I ragazzi di mister Fusaro l’8 e il 15 maggio affronteranno nei sedicesimi di finale la Feralpisalò; In attesa di disputare la partita di andata in quel di Salò, i gialloblu domenica prossima disputeranno un amichevole contro il Benevento.

All’Olimpico, Totti protagonista in panchina

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Totti protagonista in panchina

Siamo all’Olimpico per la grande sfida tra Roma e Napoli. Il capitano Francesco Totti è in panchina, in attesa della chiamata di mister Spalletti. Si alza dalla panchina e, il più famoso numero 10, si rende protagonista di un simpatico siparietto.

In tribuna arrivano la moglie Ilary e il secondogenito Cristian, ma Francesco non riesce ad individuarli così chiede dove fossero la moglie e il figlioletto. Quest’ultimo, seduto in tribuna nel settore vip, si affaccia e saluta papà Totti che, rivolto verso la tribuna stampa, ci regala un bel sorriso e un saluto rivolto ai familiari.

Il Pupone si dimostra, oltre che un grande calciatore, anche un attento papà. 

dalla nostra inviata all’Olimpico Maria D’Auria

 

 

 

 

626 migranti salvati da Nave Dattilo Cp 940 e Nave Borsini MM (VIDEO)

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Soccorso con Nave Dattilo Cp 940 e Nave Borsini MM

Sono complessivamente 626 i migranti tratti in salvo nella giornata di oggi, nel canale di Sicilia, nel corso di 5 distinte operazioni di soccorso coordinate dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

In particolare, Nave Dattilo CP 940 della Guardia Costiera ha soccorso 3 gommoni, portando in salvo in totale 382 migranti. Nave Borsini Marina Militare, ha soccorso 1 gommone con a bordo 122 migranti, e infine, Nave Aquarius di SOS Mediterranee ha soccorso un gommone con 122 persone. I migranti recuperati da Nave Borsini e Nave Acquarius sono stati poi trasferiti su Nave Spica della Marina Militare.

vivicentro.it-isole-cronaca / 626 migranti salvati da Nave Dattilo Cp 940 e Nave Borsini MM (VIDEO)

VIDEO in allestimento

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Il Pungiglione Stabiese: Salvezza e questione Menti

Il Pungiglione Stabiese programma sportivo in onda su ViViradioWEB

Il Pungiglione Stabiese sarà condotto da Mario Vollono e andrà in onda oggi 25 aprile alle ore 20:10.

DIRETTA

In questa puntata studio ci saranno Gianluca Apicella (Magazine Pragma) e Claudio Scotognella (ViViCentro).

Parleremo della vittoria della Juve Stabia con la Lupa Castelli Romani.

Curiosità, gli ospiti scendono in campo con i pantaloncini ed i calzettoni bianchi della divisa da trasferta della Juve Stabia. L’arbitro ha infatti ritenuto che quelli scuri, inizialmente indossati da entrambe le squadre, si confondessero, complicando la sua direzione di gara.

La gara racconta di una Juve Stabia che passa in vantaggio con Nicastro con un bel colpo di testa. Le Vespe colpevolmente arretrano il raggio d’azione sicure del vantaggio, ma la Lupa con un uno due micidiale, firmato Prutsch – Morbidelli, si porta in vantaggio. Il secondo tempo vede una Juve Stabia all’arrembaggio e i gol di Obodo, Nicastro e Di0p rimettono a posto le cose per la squadra di Zavettieri.

Dopo quattro minuti di recupero l’arbitro decreta la fine della partita. La Juve Stabia trova tre punti che la proiettano al non posto ad un passo dalla qualificazione TIM CUP occupata dal Messina, ma cosa più importante, conquistano la salvezza matematica.

Questa sera avremo come ospite telefonico il  Mariano De Francesco  Ex terzino della Juve Stabia.

Parleremo della prossima partita con il Monopoli con il collega Giovanni Mavilio di Monopoli Live.

Chiuderemo la puntata come di consuetudine parlando del settore giovanile della Juve Stabia.

Ci collegheremo telefonicamente con Alberico Turi responsabile del settore giovanile della Juve Stabia.

Avvisiamo i radioascoltatori che è possibile intervenire in diretta telefonica chiamando il numero 081.048.73.45 oppure inviando un messaggio Whatsapp al 338.94.05.888.

Gli ascoltatori possono inoltre scrivere, nel corso del programma, sul profilo facebook “Pungiglione Stabiese” per lasciare i loro messaggi e le loro domande.

“Il pungiglione stabiese” è la vostra casa. Intervenite in tanti! 

Vi ringraziamo per l’affetto e la stima che ci avete mostrato nel precedente campionato e speriamo di offrirvi una trasmissione sempre più bella e ricca di notizie.

Aggiornamento sversamento torrente Polcevera , 250416 (VIDEO)

GENOVA – Filmato relativo all’attività di monitoraggio effettuata in data odierna dalla motovedetta CP 830 della Guardia costiera di Genova a seguito dello sversamento torrente Polcevera

vivicentro.it-nord-cronaca / Aggiornamento sversamento torrente Polcevera , 25 aprile 2016

ALCUNE COLLEGATE in nostro ARCHIVIO:

CRONACA LIVE – Roma-Napoli 1-0 (89′ Nainggolan)

Segui la cronaca del match di Vivicentro.it

Ad inizio ripresa entra Maicon al posto di Manolas. Subito giallo per Rudiger per un brutto fallo a centrocampo su Mertens. Ci prova Hamsik appena entrato in area dalla sinistra su assist di Mertens: botta deviata e parata poi da Szczesny. Meglio il Napoli in questa ripresa con Mertens sempre nel vivo del gioco, pronto a lanciare i compagni a rete. E’ al minuto 59′ che la Roma mette fuori la testa con Maicon che da posizione defilata prova il tiro-cross, pericolo scampato per il Napoli. Minuto 63, ancora un traversone in area azzurra: altro pericolo scampato con El Shaarawy che non trova lo specchio grazie al muro di Albiol. Higuain aggancia e punta l’area della Roma: palla a Mertens che calcia a giro a lato di poco. Registriamo un giallo per simulazione a Mertens che si butta sulla trequarti giallorossa. Riparte El Shaarawy, ma un miracoloso Albiol in scivolata all’interno dell’area piccola mette in corner. Pasticcio della Roma con Higuain che aggancia e spara su Szczesny. Dalla bandierina ci prova Jorginho, è ancora Szczesny a mettere in corner. Giallo per Jorginho, siamo al 73esimo, per fallo su Salah: arriva anche il cambio con Insigne che fa il suo ingresso in campo in luogo di Mertens. Il talento di Frattamaggiore per scardinare la linea difensiva di Spalletti e provare a venire fuori con i tre punti dall’Olimpico. Continua la girandola dei cambi con David Lopez che prende il posto di Allan: si cerca di dare maggiore sostanza al centrocampo. E’ il momento anche di Francesco Totti in luogo di El Shaarawy: ovazione per lui. Ancora un’azione clamorosa per Higuain che mette al centro per Hamsik: Rudiger, a porta vuota, compie un miracolo mettendo in calcio d’angolo. Per la mole di occasioni create, il Napoli meriterebbe il vantaggio ma all’85esimo David Lopez spara in curva da posizione facorevole. Totti serve un’altra palla al bacio in pochi minuti a Salah che serve Nainggolan al limite che non sbaglia: 1-0! Entra Gabbiadini ed esce Jorginho. Dopo tre minuti di recupero, finisce il match e la Roma accorcia in classifica.

SECONDO TEMPO

La Roma parte subito bene ed un errore incredibile di Hysaj nel corso del primo minuto, colpo di testa sui piedi di Salah, crea problemi alla difesa azzurra ma la conclusione si spegne sul fondo. Risponde Mertens, palla in corner. Minuto 3′, palla a giro di Mertens di prima per Higuain pescato in fuorigioco: chiamata giusta. I primi cinque minuti di gioco mostrano una gara molto equilibrata con tanto gioco a centrocampo. E’ il talento belga del Napoli, Dries Mertens a creare qualche pericolo alla Roma in difesa ma regna l’imprecisione. Da segnalare, dall’inizio del match, cori da condannare nei confronti di Napoli. Cambio per la Roma al minuto 20′: fuori Manolas per un problema alla vista dopo un contatto con Higuain e dentro Zukanovic. Risponde il Napoli su un errore in appoggio di Rudiger al 23esimo: Mertens salta Zukanovic e va alla botta dal limite: para Szczesny senza problemi. Annullato al 25esimo un gol al Napoli per fuorigioco che sembrava non esserci. Clamorosa occasione da gol inventata da Higuain che, lanciato da Callejon, ha messo giù la palla tra i due centrali della Roma ma ha sparato su Szczesny in uscita: era il 29esimo. La Roma reagisce con Salah su assist di Perotti: conclusione sbilenca che diventa facile preda di Reina. Fallo sciocco di Pjanic su Mertens lanciato: giallo per lui. Doppio giallo nella stessa azione per il Napoli: ammoniti Koulibaly e Ghoulam. Vengono concessi 3 minuti di recupero. Allo scadere ci prova Hamsik ma la sua botta è alta. Finisce così un primo tempo che sul piano del gioco preferisce la Roma, su quelle delle occasioni la squadra di Sarri.

PRIMO TEMPO

14:58 – Squadre in campo!

14:55 – Le squadre stanno per fare il loro ingresso in campo

14:48 – Anche gli ultimi calciatori del Napoli fanno il loro ingresso negli spogliatoi

14:46 – I giallorossi rientrano negli spogliatoi, così come anche gli azzurri fatta eccezione di Higuain e Mertens che provano i calci piazzati

14:40 – Prosegue il riscaldamento delle squadre

14:24 – In campo la Roma per il riscaldamento

14:21 – Napoli in campo per il riscaldamento tra i fischi dei tifosi della Roma

14:19 – Szczesny da una parte e Reina dall’altra scendono in campo per il riscaldamento

13:54 – Le formazioni ufficiali:

ROMA (4-3-3) – Szczesny, Florenzi, Manolas, Rudiger, Digne, Pjanic, Keita, Nainggolan, Salah, Perotti, El Shaarawy. A disp.  De Sanctis, Zukanovic, Emerson, Torosidis, Castan, Maicon, Strootman, Falque, Vainqueur, De Rossi, Dzeko, Totti. All. Spalletti

NAPOLI (4-3-3) – Reina, Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam, Allan, Jorginho, Hamsik, Callejon, Mertens, Higuain. A disp. Gabriel, Rafael, Strinic, Valdifiori, Maggio, Regini, Chiriches, David Lopez, Insigne, Gabbiadini, Grassi, El Kaddouri. All. Sarri

13:50 – Continua ad esserci poca affluenza all’interno dell’impianto della Capitale

13:39 – Le due squadre sono arrivate allo stadio Olimpico: Koulibaly, Ghoulam ed El Kaddouri parlano sul terreno di gioco

Amici di Vivicentro buon 25 aprile e benvenuti alla diretta testuale di Roma-Napoli, match valido per l’accesso diretto alla prossima Champions League. Agli azzurri basterebbe anche un pareggio quest’oggi, per blindare il secondo posto, alla Roma una vittoria per continuare a sperare nella qualificazione diretta. Due risultati utili su tre, dunque, per giocare contro i giallorossi senza alcun timore.

Dai nostri inviati all’Olimpico, Ciro Novellino e Maria D’Auria. 

Agguato in piazza a Gela: ferito pregiudicato 32enne. Preso uno dei feritori

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L’uomo ha tentato la fuga in pieno centro, dove era in corso una festa con prodotti agricoli, tra il fuggi fuggi generale

GELA – Agguato intorno alle 21.30 di domenica nel centro storico di Gela. Due killer in sella a una moto hanno sparato alcuni colpi di pistola contro un uomo di 32 anni, Gaetano Marino, con precedenti per associazione mafiosa e traffico di stupefacenti, che stava passeggiando tra la gente con la fidanzata. Davanti alle vetrine di un negozio, nella centrale via Trieste. Gli agenti del commissariato di Gela, in collaborazione con gli uomini della Squadra Mobile, hanno arrestato un pluripregiudicato, Salvatore Noviziano, di 25 anni. Il giovane dopo essere stato rintracciato nella sua abitazione, ha ammesso di aver sparato a Marino con una calibro 7,65 perchè il giorno prima i due avevano avuto una violenta discussione: si tratterebbe quindi di una vendetta. Gli inquirenti sono risaliti a Noviziano dopo aver vagliato le immagini delle telecamere concentrate sulla zona.

Marino è stato raggiunto da alcuni proiettili all’addome e, malgrado le ferite, ha tentato la fuga verso piazza Umberto, dove si svolgeva la “festa dell’abbondanza” di prodotti agricoli. C’è stato un fuggi fuggi generale. A soccorrerlo è stata una volante della polizia che passava sul corso dove a quell’ora è in vigore l’isola pedonale. I medici dell’ospedale Vittorio Emanuele si sono riservatati la prognosi comunque ritengono che le condizioni del ferito non siano gravissime. Illesa la fidanzata di Marino. Sull’episodio indagano polizia e carabinieri. Sul luogo dell’agguato trovati tre bossoli sparati da una pistola automatica.

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I rimedi per una guerra fuori dal tempo

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MARIO CALABRESI: “Il Paese ha bisogno di concretezza, non di guerre. Le critiche al potere sono necessarie ma la generalizzazione e la sfida plateale rischiano di alimentare uno scontro con la politica che perde di vista le necessità dell’Italia”

IL CONFRONTO scoppiato negli ultimi giorni tra la magistratura e il primo ministro appare datato, fuori tempo e soprattutto inutile. Terminato il ventennio berlusconiano avevamo tutti sperato in una nuova stagione capace di restituire rispetto ed efficienza sia all’azione giudiziaria sia a quella politica, ci ritroviamo invece in duelli verbali sterili e sfinenti.

Il nostro Paese è talmente rallentato e in crisi da non potersi permettere il lusso di nuove guerre di religione che finirebbero per rinviare ogni tentativo di migliorare il nostro sistema condannandoci tutti alla retrocessione. Ma voglio partire subito dal fondo, dai possibili rimedi, anziché rifare per l’ennesima volta l’analisi dei problemi e di torti e ragioni delle due parti. Cominciamo da ciò che ci si aspetterebbe dal governo: una serie di misure che dimostrino la volontà di restituire efficienza e dignità al sistema della giustizia. E questo deve essere fatto non tanto perché lo chiede la magistratura, ma perché è quello di cui necessitano i cittadini, che oggi stanno perdendo fiducia nel funzionamento dei tribunali.

È quello che chiedono le imprese, per recuperare efficienza negli appalti, è quello che vorrebbero gli investitori internazionali, tanto cari al premier, che ripetono in continuazione di stare lontani dall’Italia per l’insostenibile lunghezza di ogni possibile contenzioso. Bisogna anzitutto che Renzi si impegni a far varare subito le nuove norme sulla prescrizione, che è diventata garanzia di impunità. Lo è per i reati della classe dirigente, che svaniscono prima che si arrivi a pronunciare una sentenza, ma anche per un’infinità di crimini che condizionano la vita degli italiani: dai furti in appartamento alle frodi sempre più diffuse, fino ai guasti provocati da chi ha bruciato i risparmi di migliaia di persone.

L’allungamento dei termini di prescrizione è però un palliativo se non si revisiona l’intera macchina della giustizia, penale e civile, per portare i tempi entro quegli standard europei che sono indispensabili a una società moderna. Non è accettabile aspettare otto anni per un verdetto. È un muro che frena la possibilità di crescita economica e di sviluppo sociale ed è un alibi per molte delle inefficienze della magistratura. Per questo il governo deve mantenere le promesse. Stanziare risorse per migliorare il funzionamento dei tribunali, colmare i vuoti negli organici della magistratura e soprattutto delle altre figure professionali, come i cancellieri; investire in dotazioni informatiche e prassi telematiche che snelliscano l’attività. Ma anche varare quelle riforme nella procedura e nell’organizzazione giudiziaria per eliminare gli ostacoli che bloccano il processo. Due anni fa proprio Renzi creò una commissione di studio, chiamando a Palazzo Chigi magistrati di spessore come lo stesso Piercamillo Davigo e Nicola Gratteri. Che fine hanno fatto le loro proposte? Il premier ha di fronte a sé un’occasione storica per chiudere lo scontro tra magistratura e politica che ha segnato l’ultimo ventennio, ma per farlo deve mostrare di avere a cuore la riforma della giustizia quanto quella della legge elettorale.

Con la legge Severino – che necessita di miglioramenti ma rappresenta una svolta epocale nel contrasto del malaffare politico – sono stati introdotti nuovi reati per sanzionare le forme moderne di corruzione. Ma resta un vulnus, un pericoloso buco nero. Perché oggi a dominare il finanziamento della politica non sono più le tesorerie di partito, ma le fondazioni dei singoli esponenti e dei singoli gruppi – ancora più importanti nelle dinamiche parlamentari delle vecchie correnti – e che stando alle inchieste sono anche diventate il canale per le sovvenzioni più sporche. Le fondazioni sono determinanti per la vita democratica ma mancano di qualunque regolamentazione che imponga la trasparenza e punisca i comportamenti illeciti. Anche su questo punto il governo dovrebbe varare subito una legge che cancelli i sospetti, perché in questo ventennio è profondamente cambiato l’atteggiamento dei cittadini verso la politica, un sentimento reso più intransigente dalla crisi economica. Peccati che un tempo apparivano veniali non sono più tollerati, in un’evoluzione sociale che ci sta allineando agli standard di rigore delle democrazie occidentali: le auto blu e gli altri privilegi “di casta” a carico del contribuente, le case in affitto a prezzi irrisori, i doni di lusso (ma anche le raccomandazioni e le assunzioni dei “figli di”) adesso appaiono intollerabili. Su questo fronte il Parlamento deve fare ancora di più, per dimostrare che intende essere all’altezza delle aspettative degli elettori. È un passaggio fondamentale per restituire credibilità alla politica che deve cominciare dalla capacità di giudicare autonomamente i comportamenti dei parlamentari e delle figure istituzionali senza attendere il verdetto dei giudici.

Negli scorsi mesi due ministri si sono dimessi pur non essendo indagati, ma altri mantengono le loro cariche (un sottosegretario e il comandante di una forza armata, solo per citare i casi più recenti) nonostante non solo siano indagati ma le intercettazioni della magistratura ne abbiano mostrato comportamenti a dir poco spregiudicati. E allora, ricordando la rapidità con la quale Renzi ha chiesto e ottenuto le dimissioni di Federica Guidi, viene da domandarsi: sono comportamenti compatibili con la gestione dei loro incarichi? Lasciarli al loro posto non arreca un danno all’immagine delle istituzioni?

Ora torniamo all’inizio: il Paese ha bisogno di concretezza, non di guerre. Le critiche al potere sono necessarie, soprattutto se pronunciate da magistrati autorevoli. Ma la generalizzazione (“i politici rubano più di prima”) e la sfida plateale che emerge dalle parole di chi guida un’associazione delicata e importante come quella dei magistrati rischiano di alimentare uno scontro con la politica che perde di vista le necessità dell’Italia.

Il Paese è molto cambiato dai tempi di Mani Pulite, anche se Davigo nelle sue interviste sembra un po’ troppo legato a quella chiave di lettura, esacerbando così i toni dello scontro. Oggi anche la corruzione è diversa. Non siamo più a Tangentopoli, non esiste più il sistema dominato dai partiti, che li finanziava imponendo bustarelle su tutte le attività pubbliche, dai comuni ai ministeri. Quel mondo è finito ma il malaffare resta, in forme forse ancora più pericolose per la vita democratica. Tutte le ultime indagini ci svelano una corruzione trasversale, “gelatinosa”, gestita da cricche e comitati d’affari in cui il ruolo dei politici spesso è secondario: sono al servizio di figure imprenditoriali o addirittura di boss. È lo scenario di inchieste come Mafia Capitale, Mose e Expo. Ed è il modello verso cui sta convergendo la criminalità organizzata che – come ha denunciato tra l’altro il presidente del Senato Grasso – per espandersi predilige la corruzione alle armi.

In questo scenario però non possiamo dimenticare che i cittadini non riescono ad avere giustizia e tendono a diffidare non solo dei politici ma anche dei magistrati, spesso visti come una casta più preoccupata di tutelare i propri interessi che non di amministrare la giustizia. Sicuramente questo è frutto anche di una lunga campagna di delegittimazione portata avanti da alcuni media e parlamentari negli anni del berlusconismo. Ma non si può negare che la magistratura abbia una sua parte di responsabilità nel cattivo funzionamento della macchina giudiziaria.

L’incapacità di tutelare le vittime e di punire in modo efficace i colpevoli è sotto gli occhi di tutti: una situazione diventata ormai inaccettabile che ha i suoi esempi più visibili nella lentezza dei processi, nell’inefficienza degli uffici, nella sciatteria con cui migliaia di fascicoli vengono lasciati marcire, nella gestione di grandi casi con sentenze che si smentiscono ben oltre la fisiologia processuale. I magistrati possono e devono fare molto per migliorare la situazione. Hanno un organo di autogoverno che per anni è apparso solo impegnato nella tutela corporativa ma che può diventare il luogo del cambiamento, mettendo al servizio del Paese esperienze e competenze. Il modello è quello che alcuni procuratori di primo piano come Giuseppe Pignatone e Armando Spataro stanno facendo con l’autoregolamentazione delle intercettazioni, uno dei punti di scontro più duri tra parlamentari e toghe dello scorso ventennio. La capacità di correggere errori e derive senza attendere l’azione politica è il modo migliore di fare le riforme e di rispondere alle domande della società.

Quanto ci farebbe bene avere mesi di cammino comune anziché l’ennesima stagione di una serie che nessuno ha più voglia di vedere

vivicentro.it-opinioni / larepubblica / I rimedi per una guerra fuori dal tempo (MARIO CALABRESI)

Renzi: “Basta con la politica subalterna ai magistrati. Ora norme per accelerare i processi”

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L’intervista a Matteo Renzi. “Davigo? faccia nomi e cognomi ” ma dire che “sono tutti colpevoli significa dire che nessuno è colpevole”. Matteo Renzi non accetta l’equazione del neo presidente dell’Anm. Difende la “politica” e anzi avverte che è “ormai finito il tempo della subalternità”. La stagione apertasi con Tangentopoli, insomma, si è chiusa. Quindi, ripete, non si sta riaprendo un nuovo scontro con la magistratura: “Noi facciamo le leggi, loro i processi”. E nel giorno in cui l’Italia festeggia la Liberazione, ricorda quali siano i limiti fissati dalla nostra Costituzione. Il suo valore costitutivo è “l’antifascismo”. Per il quale è ancora “giusto tenere alta la guardia”.

Pochi anni fa il centrodestra proponeva di abolire questa Festa. E’ una data che rappresenta il nucleo dei valori della Repubblica. Vede in pericolo quei valori?
“No. L’antifascismo è elemento costitutivo e irrinunciabile della nostra società. Giusto tenere alta la guardia”.

La destra populista che a Roma si presenta con il volto della Meloni e della grillina Raggi non sono il segno che il senso più profondo della Liberazione rischia di essere travolto?
“No. Fossi romano voterei Giachetti, senza esitazioni. Candidato serio e competitivo. La destra e i cinque stelle sono alternativi al Pd nei progetti. Aggiungo che nei programmi concreti mi sembrano inconsistenti e superficiali. Ma tutti, nessuno escluso, ci riconosciamo nei valori della Costituzione. Sostenere il contrario significa dare spazio alla delegittimazione come arma della politica. Io invece rispetto i miei avversari. Voglio sconfiggerli nelle urne, ma ne rispetto la funzione democratica “.

Soprattutto nel suo partito, qualcuno ritiene che la riforma costituzionale sia una mina piazzata proprio sotto gli ideali della Costituzione nata sui principi del 25 aprile. La accusano d’aver avallato una deriva autoritaria.
“Ma per favore! Un po’ di serietà. La deriva autoritaria è quella che ha portato il fascismo. Qui non cambiamo nemmeno i poteri del Governo. Si può essere d’accordo o meno con la riforma costituzionale, ma proprio il rispetto per la Guerra di Liberazione dovrebbe imporre di confrontarci nel merito”.

Anche sul terreno della giustizia. Il presidente dell’Anm Davigo sostiene che tutti o quasi i politici siano dei ladri.
“I politici che rubano fanno schifo. E vanno trovati, giudicati e condannati. Questo è il compito dei magistrati, cui auguriamo rispettosamente di cuore buon lavoro. Dire che tutti sono colpevoli significa dire che nessuno è colpevole. Esattamente l’opposto di ciò che serve all’Italia. Voglio nomi e cognomi dei colpevoli. E voglio vedere le sentenze”.

Quelle parole sono un’invasione di campo?
“No. Una politica forte non ha paura di una magistratura forte. È finito il tempo della subalternità. Il politico onesto rispetta il magistrato e aspetta la sentenza. Tutto il resto è noia, avrebbe detto Califano”.

Il pm Di Matteo ieri su Repubblica accusa la classe politica addirittura di andare a braccetto con la mafia.
“Vale lo stesso principio. Nomi e cognomi, per favore. E sentenze”.

Scusi, ma nelle regioni del nostro mezzogiorno, la sensazione di uno Stato poco presente c’è. Ed è la premessa per il proliferare della criminalità organizzata.
“Sono reduce da una giornata campana e dalla firma del primo patto per il Sud, dieci miliardi di euro per la Campania di Enzo De Luca, con impegni scritti e tempi certi. Una rivoluzione nel metodo e nel merito. Non ci tiriamo indietro e ci stiamo impegnando senza tregua”.

Forse c’è bisogno di riformare anche la giustizia. Di dare più risorse. Pensa di intervenire sulle intercettazioni?
“Personalmente non sono interessato all’ennesima discussione sulle intercettazioni, che credo riguardi soprattutto la deontologia del giornalista e l’autoregolamentazione del magistrato. Sulle riforme abbiamo aumentato la pena per i corrotti, istituito l’Autorità Nazionale con Cantone, obbligato chi patteggia a restituire tutto il maltolto, inserito il reato ambientale. Adesso la priorità è che si velocizzino i tempi della giustizia”.

E quindi che fine fa la legge che allunga i tempi della prescrizione?
“Va bene allargare la prescrizione, ma dando tempi certi tra una fase processuale e l’altra. Non è umanamente giusto che si debbano attendere anni, talvolta decenni, per finire un processo”.

Sembra comunque che riemerga un nuovo scontro tra magistratura e politica.
“Non mi pare. Invito tutti a fare il proprio lavoro nel rispetto della carta costituzionale. Noi facciamo le leggi, loro fanno i processi. Buon lavoro a tutti”.

In questi mesi si è spesso discusso di un taglio delle tasse. E’ possibile una manovra fiscale prima delle amministrative?
“No. Non abbiamo fatto in tempo ancora a festeggiare l’abolizione dell’Imu, studiare gli effetti del super-ammortamento per le aziende al 140%, valutare l’impatto dell’abolizione dell’Irap, ottenere riscontro dall’abolizione delle tasse sull’agricoltura, e dovremmo già fare un’altra manovra? Questo è il Governo che ha ridotto più tasse nella storia repubblicana, sfido chiunque a dire il contrario. La prossima riduzione fiscale sarà con la Stabilità 2017”.

In quell’occasione si possono abbassare le aliquote Irpef?
“Vedremo in Stabilità. Calma e gesso. L’unica cosa di cui i cittadini possono essere tranquilli è che le tasse continueranno a scendere”.

Ogni obiettivo, però, va misurato con i dati reali. Lei ha previsto una crescita quest’anno dell’1,2%. Molti istituti come l’Fmi hanno stime inferiori. La Germania arriverà all’1,7. Da noi qualcosa non va.
“Anche lo scorso anno il Fondo ha sottostimato la nostra crescita allo 0,5 ed è stata di 0,8. Quanto alla differenza con gli altri Paesi europei, non partiamo di rincorsa: avendo avuto tre anni di recessione è più difficile rimetterci in pari. Ma ci stiamo vicini, finalmente”.

Ed è sicuro che le sue ricette siano compatibili con i parametri europei? Siamo sempre sotto osservazione.
“Tutti i Paesi sono sempre sotto osservazione. Ma adesso la musica mi sembra cambiata: non siamo più il problema, non siamo più nell’occhio del ciclone. Anzi, mi faccia fare i complimenti a Padoan per l’ottimo lavoro a livello europeo. E con lui a tutto il team, da Calenda a Gualtieri. Come ha riconosciuto sul suo giornale ieri il fondatore Scalfari siamo passati dalla fase delle sole critiche alle proposte. Ma noi continueremo a insistere per parlare più di crescita che di austerity”.

A proposito, Draghi ha fatto bene a rispondere alle pressioni tedesche sui tassi?
“Assolutamente sì. La maggioranza dei Paesi lo sostiene con vigore, non solo noi”.

Con l’estate l’Italia torna sotto pressione dal punto di vista delle migrazioni. Che fine fa il Migration Compact che avete proposto a Bruxelles?
“I numeri non sono così drammatici come qualcuno vorrebbe far credere: siamo in linea con gli ultimi due anni. Ma diciamo la verità: dopo mesi finalmente si riconosce che la cosa veramente necessaria è cambiare approccio a livello europeo, impostando una diversa relazione con l’Africa. Lo dicevamo solo noi, un anno fa. Adesso lo dicono tutti. La scommessa è passare dalle parole ai fatti: io ci credo”.

I numeri non saranno drammatici, ma i cittadini europei non la pensano così. Ha visto cosa è successo in Austria?
“Certo, è un campanello d’allarme. Rispetto le scelte del popolo austriaco, ma sono convinto che loro rispetteranno le decisioni prese dall’Ue”.

Veramente stanno per chiudere il Brennero.
“Sarebbe un problema per l’Europa. Un passo indietro per i valori del trattato di Schengen. Un danno enorme per gli ideali europei e per l’economia dei nostri due Paesi”.

La strada per affrontare l’emergenza immigrati passa per la Libia. Un governo adesso si è formato. Interverrete militarmente?
“No. Interverremo solo se il Governo Serraj chiederà a noi e al resto della comunità internazionale un sostegno. E solo insieme alla comunità internazionale. Pronti a un ruolo forte, ma niente avventure”.

Tornando alle vicende domestiche. A giugno si vota nelle cinque città più importanti. Teme un voto contro di lei? Qual è il risultato minimo accettabile per il Pd?
“Il voto amministrativo è un voto sui sindaci. Sulle persone. Non è un voto di partito. Impossibile dunque fare previsioni o azzardare risultati minimi: si vota per il primo cittadino, non per il primo ministro”.

Il referendum costituzionale, però, un voto su di lei lo sarà.
“Sono pronto a discutere nel merito con chiunque. Ma questa riforma è un fatto storico. Sarà il popolo a dire sì o no, con buona pace di chi parla di vulnus democratico. Io, da parte mia, farò campagna elettorale in tutte le regioni, nelle piazze e nei teatri, per spiegare le ragioni dell’Italia che dice sì. Dell’Italia che non vuole solo contestare”.

Un’ultima domanda in qualità di tifoso di calcio. Dai diritti tv alla gestione del sistema di quello sport nel suo insieme, si susseguono scandali. Sta pensando ad una riforma del settore?
“Si, ci sta lavorando in modo costante il sottosegretario Lotti. Questione di qualche settimana e presenteremo il nostro progetto “.

vivicentro.it-politica / larepubblica / Renzi: “Basta con la politica subalterna ai magistrati. Ora norme per accelerare i processi”. CLAUDIO TITO

Dall’ Ulivo al PdR, il volto e le radici

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Mappe. Le prossime elezioni locali e il referendum d’autunno ci diranno cos’è oggi il Pd dopo il passaggio dall’ Ulivo al PdR

SONO passati vent’anni dal 21 aprile 1996. Quando l’Ulivo, guidato da Romano Prodi, vinse le elezioni. Di fronte alla coalizione di Centro-destra costruita da – e intorno a – Silvio Berlusconi. Il Polo per le Libertà. Anche l’Ulivo, d’altronde, era una coalizione. Aggregava i post-comunisti del Pds, i post-democristiani (di sinistra) del Ppi, insieme alle forze della sinistra socialista, riformista. Cattolico-sociale ed ecologista.

Dopo la vittoria elettorale, l’Ulivo di Prodi governò poco più di due anni. Nell’ottobre del 1998, infatti, il governo venne sfiduciato da alcuni parlamentari della sinistra neo-comunista. Ma proseguì, sotto la guida di Massimo D’Alema. Fin dalle origini, dunque, emergono i limiti di questo nuovo soggetto politico, che riunisce le tradizioni e le componenti del centrosinistra. Anzitutto: la difficile coesistenza fra tradizioni politiche e sociali diverse. Tra centro e sinistra. In particolare: fra post-democristiani e post- comunisti. In secondo luogo: il conflitto fra leader. Meglio, l’assenza di una leadership condivisa. O, comunque, dominante. Così, dal 1996, il Centro-sinistra inizia un faticoso cammino. Alla ricerca del Centrosinistra- senza-trattino. I suoi soci fondatori, a loro volta, hanno cambiato nome e ragione sociale. Per limitarci a soggetti principali: da Pds a Ds, da Ppi alla Margherita, passando per i Democratici. Mentre, fra il 2005 e il 2007, l’Ulivo si è trasferito sotto le bandiere dell’Unione. Dunque, “coalizione”. E questa resta la discriminante nel concepire il Centrosinistra. Con o senza trattino. Cioè: come coalizione oppure soggetto unitario. Una novità importante, anzi, essenziale, sotto questo profilo, è l’introduzione delle Primarie. Come metodo di scelta dei candidati. E dei dirigenti. Ciò avviene nel 2005, in occasione delle elezioni regionali. Quindi, in vista delle elezioni politiche del 2006. Che riporteranno Romano Prodi alla guida del Centrosinistra e del governo.

Ispiratore del progetto, accanto a Romano Prodi, è Arturo Parisi. Che vede nelle primarie non solo un metodo di selezione del gruppo dirigente e dei leader. Ma un marchio, un elemento di distinzione politica. Per usare le sue stesse parole: il “mito fondativo” del Partito dell’Ulivo, in alternativa all’Ulivo dei partiti. Un progetto che, nel 2007, sfocia nel Partito Democratico. Echeggia, non per caso, l’esperienza americana, di una democrazia maggioritaria, bipolare e tendenzialmente bipartitica. Personalizzata. In fondo: presidenziale. Tuttavia, il Partito Democratico non dissolve le divisioni da cui sorge. E a cui vorrebbe – dovrebbe – dare risposta. La distanza, nel Centrosinistra, fra tradizione comunista e democristiana, in particolare, rimane evidente. E si riproduce nella geografia elettorale del Paese. Come emerge chiaramente alle elezioni del 2008, quando il Centrosinistra si presenta unito nel Pd, guidato da Walter Veltroni. E viene sconfitto nettamente da Silvio Berlusconi. Anche perché non riesce a liberarsi dei vincoli territoriali del passato. Il Pd, infatti, risulta tanto più forte dove, nei primi anni Cinquanta, lo era già la Sinistra comunista. E, dunque, appare tanto più debole dove, invece, era più forte, sul piano elettorale, la Democrazia Cristiana. Così, quasi sessant’anni dopo, il Pd fatica ad affermarsi nel Nord e, in particolare, nel Lombardo-Veneto, presidiato dal Forza-Leghismo.

D’altro canto, dentro al Pd si riproducono tensioni “personali” che complicano l’affermarsi di “un” leader. Il passaggio dall’Ulivo all’Unione, fino al Partito Democratico, non risolve le difficoltà del Centrosinistra-senza-trattino. E il Pd resta un progetto e un soggetto incompiuto. Almeno, fino all'”irruzione” di Matteo Renzi. Il quale è favorito, anzitutto, dal declino di Berlusconi. Che apre un vuoto in-colmabile in un Centrodestra creato a sua immagine. Renzi è, per storia personale, un post-democristiano. Cresciuto nell’Ulivo di Prodi. Nella Toscana Rossa. Si afferma attraverso le Primarie. Dopo aver perduto, dapprima, “contro” Bersani. Cioè: contro l’eredità post-comunista. Nel Pd diventa, così, segretario “contro” il passato. Contro D’Alema e Rosy Bindi. Cioè: contro la tradizione post-comunista e post-democristiana. Così, alle elezioni europee del 2014, per la prima volta, il “suo” Pd supera e scavalca gli antichi confini. E vince dovunque. Ben oltre le regioni rosse. Espugna, infatti, le province del Nordest e della Lombardia. Bianche e anticomuniste. Da sempre. D’altronde, l’antica frattura ideologica è stata rimpiazzata, negli ultimi anni, da una nuova frattura. All’anti-comunismo si è sostituita l’antipolitica. Interpretata da Grillo e dal M5s. Che, per questo, non hanno una geografia specifica. Perché l’antipolitica, l’opposizione alla politica e ai politici “tradizionali” sono trasversali. Da destra a sinistra, da Nord a Sud, passando per il Centro. Renzi è abile a interpretare entrambe le fratture. Quella ideologica ma anche quella anti-politica. Lui, il “rottamatore”, non ha vincoli né appartenenze. Inoltre – e soprattutto – fa del Pd un “partito del leader”. Centralizzato e personalizzato. Il PdR. Il Partito Democratico di Renzi. Che tende ad evolvere nel PdR, il Partito di Renzi. Soprattutto se il referendum costituzionale di ottobre, trasformato in un referendum personale pro o contro di lui, si traducesse una investitura personale.

Così, vent’anni dopo l’avvento dell’Ulivo, il Centrosinistra sembra approdato a un Partito del Leader, a-ideologico e a-territoriale. Maggioritario, referendario e, tendenzialmente, presidenziale. Resta da vedere quanto sia stabile, questo approdo. Quanto possa resistere al ritorno dei personalismi e delle tradizioni – ben espresse dall’opposizione della Sinistra interna. Quanto possa proseguire senza il sostegno della storia e del territorio. Dell’organizzazione e della società. Quanto e se il PdR si possa affermare, senza il contributo del Pd, com’è avvenuto alle Europee. Non ci vorrà molto a verificarlo. Basterà attendere qualche mese. Le prossime amministrative e il referendum d’autunno ci diranno se davvero l’Ulivo sia divenuto un albero senza radici. Un volto senza storia. O se la sua storia possa continuare, con volti e nomi diversi.

vivicentro.it-politica / larepubblica / Dall’Ulivo al PdR, il volto e le radici. ILVO DIAMANTI

Roma-Napoli, livello di allerta massimo e controlli ingenti

A poche ore dalla sfida dell’ Olimpico tra Roma e Napoli aumentano le preoccupazioni per eventuali scontri tra le due tifoserie all’ esterno dell’ impianto sportivo. Massima allerta nelle zone adiacenti lo stadio, la preoccupazione maggiore è quella di evitare che piccoli gruppi di tifosi napoletani possano rimanere isolati durante l’ afflusso e il deflusso dall’ Olimpico.
Inoltre nelle ultime ore è stata bonificata l’ intera area intorno allo stadio con la rimozione di auto e cassonetti. Ci saranno controlli antiterrorismo ai tornelli e non mancheranno ulteriori controlli per individuare eventuali campani in possesso di biglietti visto il divieto di trasferta per i residenti nella regione. Una situazione di allerta che purtroppo si verifica spesso nel nostro campionato lontano anni luce dagli altri maggiori campionati.

METEO Estate SHOCK, SOLE di Fuoco sull’Italia e 45° al Sud!

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Previsioni METEO a LUNGO TERMINE tutt’altro che INCORAGGIANTI, ci attende un’estate super CALDA e SICCITOSA!

Nuovi aggiornamenti meteo del modello europeo ECMWF tutt’altro che incoraggianti sul prosieguo della stagione calda: a quanto si apprende, vivremo una lunga fase stabile ma rovente, con temperature abbondantemente sopra le medie stagionali su tutta l’Italia.

In questo articolo desideriamo anticipare quella che potrà essere la stagione estiva sulla nostra Penisola, con l’incubo siccità che potrebbe diventare presto realtà su molte regioni, con pesanti disagi e danni per tutti noi.

NUOVI RECORD DI CALDO ALL’ORIZZONTE – La circolazione delle masse d’aria nel nostro emisfero appare sempre più compromessa, destinata cioè a convogliare aria più calda della norma su molti comparti del nostro continente per molti mesi. Dal mese di Gennaio fino a quello di Marzo la temperatura media globale è aumentata sempre più, e anche il terzo mese dell’anno si è chiuso con anomalie termiche positive assolutamente sorprendenti, trasformando Marzo 2016 nel mese di Marzo più caldo dal 1880.

Caldo sopra norma l’estate scorsa, inverno mite e prossimi mesi che si preannunciano ancora abbondantemente sopra le norma, con tutte le conseguenze negative del caso.

ESTATE ROVENTE – Ancora una volta quasi tutto il continente alle prese con temperature sopra la norma e anomalia positiva spesso anche piuttosto accesa.

Le proiezioni mostrano temperature di 1-2 gradi in più delle medie nazionali su tutta l’Italia! Prospettive quindi di un’estate piuttosto infuocata, siccitosa e afosa.

APPROFONDIMENTO anche per singole Regioni e Città su:

Nord

Valle d’Aosta

Piemonte

Liguria

Lombardia

Trentino Alto Adige

Veneto

Friuli Venezia Giulia

Emilia Romagna

Centro

Toscana

Marche

Umbria

Abruzzo

Lazio

Molise

Sud e isole

Puglia

Campania

Basilicata

Calabria

Sicilia

Sardegna

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A Napoli Comicon 2016 la festa del Cosplay: Mulan vince tra i “pro”

Misa Cosplay
Misa Cosplay

Comunicato Stampa Napoli Comicon

Hanno invaso festanti i viali e i padiglioni della Mostra d’Oltremare, ma l’invasione si è allargata ben presto a tutta la città, dalle metropolitane agli autobus, dalle vie di Fuorigrotta alla Cumana. Sono i Cosplay, i ragazzi e le ragazze che nei quattro gironi di Napoli Comicon hanno potuto dare sfogo alla loro creatività, vestendosi come i loro eroi preferiti dei fumetti, dei videogames, dei cartoni animati occidentali e degli anime.

Il Main Stage del Comicon ha visto anche quest’anno sfliare i finalisti del Cosplay Challenge e del Cosplay Challenge PRO – le due gare, gestite e condotte da Epicos, che si sono sfidati per guadagnarsi gli ambitissimi premi: un viaggio in Giappone in occasione del WCS e, grande novità di quest’anno, la selezione per partecipare alle finali mondiali come rappresentante italiano, del Cosplay World Master 2016 grazie alla collaborazione di KC Group.

Misa Cosplay 2
Misa Cosplay 2

 

La vittoria nel Cosplay Challenge PRO è andata a Francesca Aliberti, in arte Misa Cosplay, che ha interpretato Mulan e rappresenterà quindi l’Italia alle finali mondiali del Cosplay World Master 2016 che si terranno a Lisbona il 7 e l’8 maggio.

 Mentre vincitore del premio Comicon al Cosplay Challenge è stato, nella categoria miglior costume, assegnato a Silvia Anzini, per il suo costume da Lilith. La Anzini vince il viaggio in Giappone.

Hamsik vicino a un traguardo importante con la maglia azzurra

Non sarà una partita come le altre quella di oggi pomeriggio allo stadio Olimpico contro la Roma per Marek Hamsik che taglierà il traguardo delle 400 presenze con la maglia del Napoli. Terzo di sempre nella storia del club partenopeo, lo slovacco si pone alle spalle di due mostri sacri come Giuseppe Bruscolotti (511 presenze in 16 stagioni) e Antonio Juliano (505 in 16 stagioni).
Hamsik, alla nona stagione con la maglia azzurra, si conferma sempre più simbolo di questa squadra e nella prossima partita contro l’ Atalanta al san Paolo riceverà un importante riconoscimento proprio da Bruscolotti.

Juve Stabia, C1 siamo ancora!

La bella rimonta contro la Lupa Castelli Romani consegna alla Juve Stabia tre punti meritati, ma, soprattutto, la salvezza matematica a due giornate dal termine della regular season. Probabilmente, visti gli auspici con cui era partita questa stagione, la salvezza per molti è un risultato non soddisfacente, da guardare con rammarico, obiettivo men che minimo, o che, addirittura, oggi, non andrebbe festeggiato.

Una parte di verità in questi ragionamenti c’è sicuramente, ma queste valutazioni non possono sminuire il risultato importantissimo e vitale per la Città e la Società conquistato dai ragazzi di Zavettieri. Sì, perché non raggiungere la salvezza avrebbe avuto conseguenze catastrofiche sull’intera “macchina” gialloblù ed avrebbe contribuito a far scemare quel poco entusiasmo dei fedelissimi rimasti al fianco della squadra in questa stagione sfortunata.
Non dimentichiamo, poi, che, paradossalmente, per una squadra costruita per le posizioni di vertice è ancor più difficile “l’ambientamento” ad un campionato in cui l’obiettivo diventa quello di tirarsi fuori dalle zone calde della classifica. Il rischio di sottovalutare gli avversari e di perdere le motivazioni, che ad inizio stagione erano puntate su altri obiettivi, è sempre concreto e non facile da superare.

Ovviamente, sappiamo bene che i “SE” ed i “MA” sono fondamenta fragili per i nostri ragionamenti, ma al contrario utili per comprendere in poche righe quanto questa stagione sia stata difficile per la Juve Stabia. Le Vespe avrebbero voluto e potuto ambire ad un campionato diverso, che sarebbe stato ampiamente alla portata della squadra gialloblù…se Ciullo non si fosse dimostrato un allenatore inadeguato alla piazza stabiese, se il mercato estivo non fosse stato condizionato dalla telenovela Migliorini poi rimasto contro voglia fino a gennaio, se due giocatori come Di Carmine e La Camera fossero stati degnamente rimpiazzati, se Ripa non si fosse fermato definitivamente ad ottobre, se la squadra tutta non fosse stata falcidiata da una serie di infortuni mai vista nella storia stabiese, se due di quelle che dovevano essere le colonne della squadra non avessero abbandonato la nave nel mare tempestoso di gennaio, se il Menti avesse sostenuto la squadra con più di 1000-800 spettatori a partita ecc.
Forse ci sarebbero tanti altri “SE” da elencare ma il senso l’avrete capito giù tutti; quello che intendiamo sottolineare è che questa salvezza, nonostante ad agosto fosse un obiettivo scontato, per come è arrivata e per la stagione vissuta dalla Juve Stabia vale, forse, più di una promozione.

Al netto dei gracili equilibri su cui si basa il calcio a Castellammare, sarebbe stata più devastante una retrocessione in Seconda Divisione di quanto invece sarebbe potuta essere esaltante una promozione in Serie B.
Anzi, facendo un lungo passo indietro, il rammarico più grande va sempre al minuto 119 di Bassano – Juve Stabia, perché se l’arbitro Serra non avesse annullato la rete regolare di Gomez per motivi ancora misteriosi, forse oggi la Juve Stabia starebbe festeggiando sì una salvezza, ma non di Lega Pro.

Tutti gli elementi analizzati, pur facendoci riflettere sul grande risultato raggiunto da Zavettieri e dai calciatori, non devono cambiare le ambizioni della Società e soprattutto del Patron Manniello, sempre pronto a ripartire con maggior entusiasmo ed ambizione.
Adesso, in vista delle ultime due partite da giocare, ci deve essere una sorta di scissione tra squadra e Società. I calciatori e lo staff rimangano concentrati sul campo, in modo da dare il massimo nei match belli e difficili contro Monopoli e Foggia, così da agguantare l’ottavo posto che vale l’accesso alla Tim Cup della prossima stagione. La componente societaria, invece, come già sta facendo, si proietti alla prossima stagione, che necessità di programmazione ed organizzazione le cui basi vanno impostate fin da ora.

La voglia dei dirigenti della Juve Stabia di risolvere quanto prima la grana “Romeo Menti” lascia già intuire l’ambizione che c’è in Società di mettersi alle spalle questo campionato sciagurato per conquistare nella prossima stagione tutte le soddisfazioni sfuggitele in questa.
Emblema della congiunzione tra squadra e Società è Kenneth Obodo, che ieri nel post gara esprimeva la sua soddisfazione per la salvezza finalmente matematica, ma da vero leader già si proiettava alla prossima stagione, in cui il primo obiettivo di tutti sarà riscattare questo campionato e spegnendo, così, tutti i dubbi sul suo futuro.

Raffaele Izzo

#LaRiscopertaDeiFatti- Roma vs Napoli: quando la classifica diventa un pendolo che oscilla tra -2 e -8

La sostanza, per citare il noto giornalista, e scrittore, Travaglio è questa: I fatti separati dalle opinioni. Perché, fondamentalmente, senza fatti si può dimostrare tutto e il contrario di tutto mentre con i fatti no. L’intenzione sarebbe quella, essere quanto più sistematici possibili. Se è fatto giusto, chapeau, mentre se è fatto sbagliato, guai. E ci perdoni ancora Travaglio se utilizzeremo la sua idea per parlare di calcio, ma al popolino piace così.

Il fatto è che l’avranno ripetuti in molti, ma il fatto va così: Roma-Napoli è fondamentale. Perché la Champions passa dall’Olimpico. Ma non solo. Anche i 30 milioni di euro, che si personificano e si godono lo show. I quali tasche andranno? Tra poche ore sarà tutto un po’ più chiaro.

Il fatto è uno: ritorna Higuain. Proprio lui, sì. Il pipita. L’argentino. Mister 30 gol. Chiamatelo come vi pare, ma il fatto è che ritorna, dopo tre giornate di stop forzato. Ritorna con la voglia e il desiderio di regalare agli azzurri la qualificazione in Champions e di fare quanti più gol possibili, per la scarpa d’oro. Vero, ormai Suarez ha preso il volo, ma Higuain non ci sta e prova a ripartire. Magari con una bella tripletta e pallone portato a casa.

Il fatto è che sarà la partita numero 400 per Marek Hamsik, con la maglia del Napoli. Più di 36 mila minuti giocati con i partenopei. Numeri pazzeschi che tanto dicono sulla vita dello slovacco in azzurro, iniziata 10 anni fa. Arrivato dal Brescia che era poco più di ragazzino, adesso Hamsik è padre di famiglia e capitano: quando il tempo passa e lo fa in meglio. Quest’oggi, comunque andrà, sarà una festa per lui. E se segnasse, potrebbe raggiungere il record di Maradona, fermo a 81 gol.

Il fatto è che Sarri ha ancora un piccolo dubbio, cosa che, al netto della stagione appena passata, appare un po’ strana: domani scenderà in campo Insigne o Mertens, autore di una prestazione pazzesca contro il Bologna, martedì scorso?

Il fatto è che, per un napoletano, la partita contro la Roma non è mai una qualsiasi. Per la storia, per Ciro. Insigne potrebbe essere l’uomo giusto al momento giusto. D’altro canto, però, c’è il Belga, che appare il più in palla della squadra. I tre gol siglati contro gli emiliani non si possono ignorare: l’attaccante merita la sua chance.

Il fatto è che, ad ogni modo, Sarri sembra aver fatto la sua scelta. Meglio non stravolgere, soprattutto in partire come queste.

Il fatto è che la Roma non sembra più quella delle settimane scorse: brillante e lucida, come poche in Europa. Ma con un Totti in più, che segna e stravolge i match, guai a sottovalutare i giallorossi. Bisognerà stare attenti a lui, senza dimenticare i vari El Shaarawy, Perotti e Salah, che potrebbero far molto male alla difesa azzurra.

Il fatto è uno: bisognerà dare tutto ciò che si ha. Da Pepe Reina a Gabbiadini, questa volta in panchina, dopo tre partite da titolare. Perché potrebbe toccare anche a lui, entrare e dire la sua, per cambiare l’inerzia del match. Bisognerà stare attenti a tutte le componenti e non lasciare nulla a caso. Spalletti e i giallorossi sono agguerritissimi.

Insomma, il fatto è che solo tra un paio d’ore si saprà di più sul futuro di Napoli e Roma; ma in fondo niente ansie, lo dice anche Schopenhauer, che la classifica è solo un pendolo che oscilla tra un -2 e un -8.

25 aprile di festa, l’Italia celebra la Liberazione

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L’Italia festeggia il 25 aprile. Mattarella all’altare della Patria, poi in Valsesia. Renzi: antifascismo valore costitutivo

Alle 8:30 in piazza Venezia, a Roma, si è tenuta la cerimonia per il 71° anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha deposto una corona di fiori all’Altare della Patria. Erano presenti anche il premier, Matteo Renzi, e i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso.

“ANTIFASCISMO COSTITUTIVO”  

«L’antifascismo è elemento costitutivo e irrinunciabile della nostra società. Giusto tenere alta la guardia», dice Renzi, in un’intervista a Repubblica. Secondo il premier, tuttavia, le candidature a Roma di Meloni e Raggi non mettono a rischio il senso della Liberazione: «Tutti ci riconosciamo nei valori della Costituzione». Per la presidente della Camera, Laura Boldrini, «essere antifascisti oggi passa per la difesa di quei valori che la Costituzione nata dalla Resistenza mette come prioritari: il lavoro, la salute, l’istruzione, la pace, i diritti individuali, l’ambiente, la solidarietà».

WEB DOC – I ragazzi della Resistenza: sette storie partigiane

IL CAPO DELLO STATO IN VALSESIA

Il Capo dello Stato oggi sarà in Valsesia dove farà tappa in alcuni centri della Resistenza, tra cui Varallo, medaglia d’oro al valor militare per il ruolo decisivo svolto nella lotta contro il nazifascismo. Pietro Grasso sarà a Reggio Emilia (visiterà tra l’altro la casa dei fratelli Cervi a Gattatico) Laura Boldrini andrà a Genova, città medaglia d’oro della Resistenza, dove parteciperà al corteo per poi svolgere l’orazione commemorativa in piazza Matteotti. I segretari di Cgil e Cisl Susanna Camusso e Annamaria Furlan partecipano a Milano al corteo dell’Anpi. «La libertà – ha detto la vicesegretaria Pd Debora Serracchiani che oggi sarà a Pordenone alla deposizione della corona al monumento ai Caduti – è un bene sempre a rischio di essere intaccato, anche nelle forme più striscianti, per questo dobbiamo stare in guardia e difenderlo».

ROMA, LO STRAPPO DELLA BRIGATA EBRAICA

Anche quest’anno si ripropone la polemica sulla presenza dei vessilli della brigata ebraica nei cortei. Il parlamentare del Pd Emanuele Fiano teme che oggi a Milano «ci saranno i soliti facinorosi antisionisti e magari antisemiti che si faranno distinguere come sempre». Ma è a Roma che la questione assume i toni più forti. L’Associazione nazionale partigiani d’Italia tornerà a sfilare dal Colosseo a Porta San Paolo, luogo simbolo della resistenza, ma anche quest’anno saranno assenti la Brigata Ebraica e l’Associazione nazionale ex deportati nei campi di sterminio. Per protesta – hanno spiegato – contro la presenza nel corteo di centri sociali e associazioni filo-palestinesi, considerate anti-israeliane se non antisemite. Lo scorso anno il corteo ufficiale venne annullato, mentre nel 2014 filo-palestinesi e giovani della Comunità ebraica vennero alle mani. Nella capitale, la Brigata Ebraica sarà invece con la Comunità degli ebrei romani e l’associazione dei deportati davanti al Museo della Resistenza in via Tasso, dove i nazi-fascisti torturavano i loro prigionieri.

 

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CAMBIAMENTI CLIMATICI: Kiribati, viaggio sull’isola che non ci sarà

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Kiribati è una nazione in mezzo all’Oceano Pacifico composta da un’isola e 32 atolli (di cui 12 inabitati) destinati a scomparire per i cambiamenti climatici

L’avventura di due giovani italiani che, zaino in spalla, esplorano il Paese della Micronesia composto da 32 atolli, il primo che sarà sommerso per i cambiamenti climatici

Viaggio sull’isola che non ci sarà. Per vedere. Toccare. Scoprire. E un giorno poter descrivere ai proprio nipoti quel lembo di terra su cui, a dire degli scienziati, già incombe la data di scadenza. 14.769 chilometri: sono quelli percorsi da Andrea Angeli, architetto bresciano di 32 anni, e Alice Piciocchi, milanese di 31 anni con in tasca una laurea in design industriale, che zaino in spalla hanno ruotato il mappamondo e si sono diretti a Kiribati, nazione della Micronesia a rischio d’estinzione.

«Secondo molti studiosi il destino di quel Paese è segnato – spiega Andrea -. Non si sa se tra 20, 50 o 100 anni, ma l’innalzamento dell’oceano e le alluvioni causate dai cambiamenti climatici faranno sì che le isole saranno sommerse. Siamo partiti per documentare: un’esplorazione durata due mesi, finanziata con il crowdfunding, per raccogliere testimonianze, degli uomini e della natura».

Repubblica indipendente dal 1979, Kiribati si sviluppa a cavallo dell’equatore su 32 atolli, di cui solo venti abitati, sparpagliati su una vastissima area di oltre 3,5 milioni di chilometri quadrati di Pacifico a nord delle Fiji. E proprio nelle Fiji, a Vanua Levu, l’ex presidente Anote Tong ha acquistato dalla Chiesa Anglicana venti chilometri quadrati di terreno, prospettando un esodo di massa per i centomila abitanti, nell’eventualità che le previsioni dei climatologi si avverassero.

UN FRAGILE EQUILIBRIO

«Prima di organizzare il viaggio ho scritto al premier in persona, raccontando della nostra spedizione – racconta Alice -. La sua segreteria ci ha risposto nel giro di pochi giorni, e arrivati sul posto abbiamo avuto l’occasione di andare a visitare qualche ministro. Ci hanno confermato che il progetto di traslocare la nazione è ancora in essere e stanno verificandone la fattibilità. Ci aspettavamo una popolazione in preda al panico e spaventata dal futuro: in verità ci siamo trovati in mezzo a uomini e donne che stanno vivendo un periodo molto confuso, dove passato e presente faticano a convivere. Dove l’equilibrio tra tradizione e innovazione è fragile e contraddittorio».

La pesca e la copra, la polpa essiccata del cocco, sono tra le fonti principali di reddito. Poco turismo, piccoli negozi tra i quali iniziano a spuntare i primi discount, scarsa acqua potabile e lattine di Coca Cola mostrate come trofei, uomini a piedi scalzi che ostentano tablet e smartphone. E ancestrali credenze che punteggiano la quotidianità di chiunque: guaritori che leggono le foglie, donne che con il loro canto attirano le balene a riva, «tetia borau», ovvero «lettori di nuvole» in grado di interpretare il cielo come fosse un libro aperto, e ritualità di magia bianca e nera che vanno a braccetto con i dettami delle tante Chiese presenti nel territorio.

 (Kiribati vive un periodo molto confuso, dove passato e presente faticano a convivere e l’equilibrio tra tradizione e innovazione è fragile )

PRIMI SEGNI DI RIBELLIONE

«L’avvento di Internet, l’influenza di nazioni vicine come le Fiji o le Isole Marshall, la presenza di persone che si spostano verso l’Australia o la Nuova Zelanda per poi ritornare dopo qualche anno a Kiribati, sta dando al progresso un’accelerazione non controllata. Non hanno in mano gli strumenti per gestire quello che sta accadendo. Della loro ipotetica «fine del mondo» non sono però particolarmente preoccupati: da tremila anni vivono un rapporto inscindibile con l’acqua e con la terra, il mare che fornisce il pesce e la terra che offre il cocco e lo spazio per allevare qualche animale. Non riescono nemmeno a contemplare l’idea che la natura si possa ribellare». Benché i segni già si vedano: frequenti tifoni, alberi che muoiono bruciati dal sole, l’acqua potabile diventata improvvisamente più salata. Un ambiente naturale a rischio, anche a causa dei comportamenti degli indigeni, come l’atavica abitudine di andare a defecare in mare o di seppellire i morti in cortile, spesso vicino ai pozzi. O, ancora, la moderna usanza di gettare davanti all’abitazione le confezioni di plastica di caramelle o patatine così da dimostrare ai vicini uno status di benessere superiore, fregandosene delle regole di raccolta dei rifiuti.

(Un ambiente naturale a rischio, anche a causa dei comportamenti degli indigeni, come la moderna usanza di gettare davanti all’abitazione le confezioni di plastica di caramelle o patatine così da dimostrare ai vicini uno status di benessere superiore, fregandosene delle regole di raccolta dei rifiuti )

«Prima di andarmene ho chiesto al padre della famiglia che ci aveva ospitato cosa avrebbe portato con sé in una sorta di Arca di Noè verso il nuovo mondo. Mi ha risposto che le sue uniche proprietà sono la capacità di pescare, di tessere reti e di lavorare il cocco. Capacità che altrove sarebbero state inutili: quindi lui non avrebbe mai abbandonato la sua bwuia, la sua capanna. Questo, in fondo, è lo spirito di Kiribati».

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