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Vegas e le banche salvate “risparmiatori consapevoli dei rischi”

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Secondo il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, i prospetti informativi rimangono comunque troppo lunghi e complessi. E sui titoli di Stato “da tetto possibili turbolenze mercato”

Milano – Nella vicenda del collocamento delle obbligazioni subordinate delle quattro banche fallite (Etruria, Marche, Chieti e Ferrara) sono state rispettate le regole di trasparenza previste ed è stata data “massima evidenza” a tutti i fattori di rischio. Lo sottolinea il presidente della Consob, Giuseppe Vegas. “I prospetti e i supplementi informativi che accompagnavano le emissioni delle obbligazioni subordinate delle quattro banche erano stati redatti nel rispetto delle regole di trasparenza previste dalle norme sul prospetto informativo – afferma – i prospetti in questione hanno dato massima evidenza a tutti i fattori di rischio connessi alla complessità degli strumenti e alla situazione in cui versavano le banche. Essi specificavano che l’investitore avrebbe potuto perdere l’intero capitale investito in caso di liquidazione o di procedure concorsuali”.

Sulla questione, aggiunge, “sono in corso accertamenti da parte dell’istituto e dell’autorita’ giudiziaria in ordine al rispetto delle regole di condotta nel collocamento di questi prodotti alla clientela retail. Le vicende relative alla liquidazione delle quattro banche non mettono in discussione la validita’ di fondo dei modelli di vigilanza sulla prestazione dei servizi d’investimento”: Vegas ha ripercorso le tappe della vicenda e ricordato le cifre. “Erano banche da tempo in crisi, tre erano sottoposte a procedure di amministrazione straordinaria da oltre due anni, una dall’inizio del 2015. In tale lasso temporale non hanno effettuato collocamenti di strumenti finanziari presso il pubblico”. Quanto alle obbligazioni subordinate, quelle in circolazione erano pari a poco piu’ di un miliardo di euro, di cui circa il 70% emesso prima del 2008. L’ultima emissione destinata ai clienti al dettaglio e’ avvenuta nell’ottobre 2013. L’importo in possesso della clientela retail al 30 giugno 2015 era di 374 milioni, pari all’1,17% del totale delle obbligazioni subordinate emesse dalle banche. “Si trattava di titoli sottoscritti in larga parte in un contesto di mercato completamente diverso da quello attuale, non si erano ancor amanifestati gli effetti della crisi finanziaria innescata dalla Lehman Brothers nel 2008”.

Il prospetto informativo relativo agli investimenti finanziari “rimane un documento troppo lungo e complesso per poter essere letto e pienamente compreso dal risparmiatore”. Lo ha affermato il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, oggi durante l’annuale Incontro con la comunita’ finanziaria. “Il prospetto – ha riconosciuto – immaginato dal legislatore comunitario come un contenitore che raccogliesse tutt ele informazioni sul prodotto e sul soggetto che lo ha emesso, non si e’ dimostrato un mezzo idoneo a fornire una risposta efficace al bisogno di conoscenza. Un eccesso di informazioni equivale quasi sempre a una carenza di informazioni”. Il prospetto quindi “e’ utile a chi lo redige per prevenire possibili rischi legali” ma rimane “troppo lungo e complesso per il risparmiatore”.

Titoli di Stato – L’introduzione di un tetto all’esposizione in titoli di Stato delle banche comporterebbe “una nuova ondata di turbolenze e instabilità sul mercato dei titoli pubblici”. Lo ha affermato il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, nell’Incontro con la comunita’ finanziaria. Questa limtazione, ha detto “in astratto potrebbe avere l’effetto positivo di dare maggiore efficacia alla politica monetaria. Tuttavia in assenza di livelli di patrmonializzazione del settore adeguatamente superiore a quelli minimi regolamentari avrebbe l’effetto di avvantaggiare gli Stati con rating più elevati e costringere le banche a ridurre bruscamente e in maniera disordinata l’esposizione in titoli di Stato con rating peggiori”. Dalla turbolenza sui mercati ne deriverebbe un aumento dei tassi “che avrebbe effetti negativi sulla sostenibilita’ del debito pubblico”.

Mercati – La Consob e’ in campo per diminuire il potenziale impatto negativo delle operazioni di high frequency trading, gli scambi ultraveloci di Borsa determinati dagli algoritmi, che oggi rappresentano oltre un quarto delle transazioni. In questa situazione, avverte “l’impatto di ogni notizia viene ingigantito, transazioni di modesto ammontare possono avere ripercussioni elevate sulle variazioni dei corsi, generando contnue sospensioni automatiche che disorientano gli investitori e risultano sempre meno efficaci nel calmierare gli eccessi di volatilita’”. A questo proposito Consob ha avviato un confronto con gli operatori per anticipare alcune misure previste dalla direttiva Mifid II, per ridurre il piu’ possibile l’effetto di comportamenti di mercato che non consentono la corretta formazione dei prezzi degli strumenti finanziari”.

La Consob avvia da oggi consultazioni con il mercato finanziario sulla possibile adozione di nuove raccomandazioni a favore della trasparenza e della protezione degli investitori. Lo ha affermato il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, oggi nell’Incontro annuale. Un primo documento riguarda linee guida per definire e standardizzare i contenuti delle avvertenze per l’investitore. Un’altra raccomandazione contiene principi guida relativi alle informazioni da fornire nella distribuzione di prodotti finanziari, per fornire ‘l’informazione chiave’, con l’adozione di una scheda prodotto sintetica. Infine si avvia una consultazione riguardante la distribuzione degli strumenti finanziaria attraverso la quotazione diretta su mercati regolamentati o su sistemi multilaterali di negoziazione anziche il tradizionale collocamento presso gli sportelli.

vivicentro.it-economia / (AGI)  / Vegas e le banche salvate “risparmiatori consapevoli dei rischi”

Operaio muore schiacciato da una lastra di marmo a Massa

Meno di un mese fa morirono due cavatori di marmo a Carrara

Firenze, 9 mag. – Un operaio è morto oggi in un laboratorio per la lavorazione del marmo a Massa, schiacciato da una lastra di marmo. L’uomo, 61 anni, di Marina di Massa, sarebbe stato travolto dal carico di alcune lastre che con altri colleghi stava caricando.

A metà aprile scorso morirono due operai in una cava di marmo a Carrara.

Cave di marmo

Le cave sono luoghi dove da molti secoli avviene l’escavazione e la lavorazione del marmo e possono essere di due tipi: chiuse e a cielo aperto. Per il modo con il quale viene prelevato il marmo, la profondità di prospettiva delle pareti bianche, gli ampi spazi, la precisione simmetrica dei gradoni, i piani di lavorazione sembrano gradinate di anfiteatri. L’estrazione del marmo in cava è stato un continuo divenire di documenti vivi e drammatici attraverso i secoli, dai primitivi cunei di legno, al sistema della tagliata dei romani, al rivoluzionario filo elicoidale, all’attuale filo diamantato, tanto veloce quanto pericoloso, tra gli anfratti delle cave e i candidi e scoscesi ravaneti sono conservati gli eroismi, le fatiche, i sacrifici dei cavatori che con tenacia e capacità continuano ancora oggi a demolire queste montagne tagliandole, frantumandole e smontandole pezzo a pezzo, in piccoli blocchi per poi inviarli nel mondo.

All’interno delle cavità del marmo sono frequentemente riscontrabili cristalli perfetti e limpidissimi di numerose specie mineralogiche. Nonostante la piccolezza delle cristallizzazioni questi campioni sono particolarmente richiesti dai collezionisti a causa della bellezza e della trasparenza dei cristalli e del pregevole contrasto che si ha tra i cristalli colorati e la matrice bianca.

Alcuni minerali trovati nel marmo sono:

  • quarzo ialino
    wurtzite
    sfalerite
    dolomite
    calcite
    gesso
    fluorite
    zolfo nativo
    albite

vivicentro.it-centro-cronaca / (askanews) / Operaio muore schiacciato da una lastra di marmo a Massa

Reina: “Quando si sbaglia bisogna riconoscerlo”

I dettagli

L’Ussi Campania ha comunicato i vincitori del “Fair Play 2016 “. Tra i premiati c’era anche Pepe Reina, portiere del Napoli, che in conferenza stampa ha dichiarato: “Quando si sbaglia bisogna riconoscerlo per imparare e fare certamente meglio. Quello che importa è che manca una sola partita per far diventare il sogno realtà. L’ho detto anche ieri, vogliamo che i tifosi stiano al nostro fianco in un San Paolo pieno”. 

Futuro incerto, Sarri porrà delle condizioni

La Gazzetta dello Sport scrive di futuro incerto per Maurizio Sarri

“I prossimi saranno giorni di trattative tra Sarri e De Laurentiis per ridiscutere il contratto. L’allenatore porrà delle condizioni precise al presidente, prendere o lasciare. Su tutte, quella di eliminare le varie opzioni, a favore del club, che ne condizionano il dialogo sull’adeguamento e l’allungamento. «Sarebbe pazzesco parlare ora di futuro, la discussione potrebbe durare pure 10 giorni. Non chiederò giocatori, se vorranno consigli lì darò, altrimenti no. Il direttore conosce le caratteristiche dei calciatori che si trovano bene con me. Credo di avere già una buona squadra, ma possiamo crescere come mentalità. Koulibaly, Allan, Hamsik, Callejon, che è stato straordinario, Higuain, sono stati tutti bravi. Ma Koulibaly è cresciuto di più”.

Dopo Bianchi, Bigon e Mazzarri anche Sarri è nella storia azzurra

I dettagli

Con i tre punti di Torino, il Napoli ha raggiunto quota 79 punti, stabilendo il record nella storia del club nel campionato a 20 squadre. Tre punti pesanti, che sono serviti a Sarri per mettere al sicuro il secondo posto. Dopo Bianchi, Albertino Bigon e Mazzarri, Sarri è il quarto tecnico che si qualifica in Champions nella storia del club.

Terrorismo, alla Camera il ‘Giorno della Memoria’ con Mattarella

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Roma – E’ in corso in Aula alla Camera, alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, la cerimonia per il ‘Giorno della memoria’ delle vittime del terrorismo e delle stragi. L’appuntamento, con diretta su Rai2, sul canale satellitare e sulla webtv della Camera, e’ stato introdotto dall’Inno nazionale eseguito dal coro dell’Istituto comprensivo Virgilio di Roma. Sono previste le testimonianze di Giorgio Bazzega, figlio di Sergio, maresciallo di Pubblica Sicurezza ucciso con Vittorio Padovani, vicequestore, a Sesto San Giovanni durante una perquisizione domiciliare nell’abitazione del brigatista rosso Walter Alasia; Massimo Coco, figlio di Francesco, giudice, ucciso insieme a due sottoufficiali della sua scorta da militanti delle Brigate Rosse; Lorenzo Conti, figlio di Lando, ex sindaco di Firenze ed esponente del Partito repubblicano italiano, ucciso da militanti delle Brigate Rosse; Vittorio Occorsio, nipote di Vittorio Occorsio, sostituto procuratore ucciso a Roma da un commando di Ordine nuovo; Anna Tonelli, studentessa dell’Istituto comprensivo 4 Bologna Scuola media Panzini. Successivamente interverra’ la presidente della Camera, Laura Boldrini.

Al termine, il Presidente della Repubblica, con la presidente della Camera dei deputati e con il ministro dei Beni e delle attivita’ culturali e del turismo, Dario Franceschini, procedera’ alla consegna delle targhe alle seguenti scuole vincitrici del concorso nazionale Tracce di memoria. Ritireranno la targa, per la scuola primaria l Ics via Cutigliano di Roma, Francesca Asia Colella, Massimiliano Gismondi, Giulia Cappelletti, Patrick Maurelli per il video ‘Claudio Graziosi: il nostro eroe’; ex aequo per la scuola secondaria di I grado: scuola secondaria di I grado Alfredo Panzini I.C. 4 di Bologna, Francesco Miale, Silvia Cagnolati, Margherita Marcacci, Francesca Farioli per gli elaborati audio ‘Cosa si ricorda’ e ‘Non sapevo’ e il video ‘Il Giornalino della Scuola’ e per la scuola secondaria di I grado Giacinto Bianco e Giovanni Pascoli di Fasano (Br), Rossella Amati, Caterina Bassi, Simona Busco, Sara Fanizza per il video ‘Il ragazzo di via Fani’; Per la scuola secondaria di II grado Istituto Polispecialistico Statale Leonardo da Vinci di Poggiomarino (Na), Maria Giovanna Ambrosio, Arcangelo Pisa, Anita Saggese del Liceo Classico e Scientifico per il video ‘Fiori di memoria’. La cerimonia – moderata dalla giornalista Maria Concetta Mattei – si concludera’ con l’esecuzione dell’Inno alla gioia (Inno europeo) da parte del Coro dell Istituto Comprensivo Virgilio di Roma.

vivicentro-politica / (AGI) / Terrorismo, alla Camera il ‘Giorno della Memoria’ con Mattarella

Sconcerti: “Sarri didascalico, ci si è accontentati di fare le vittime”

I dettagli

Il Corriere della Sera con un articolo a firma di Mario Sconcerti parla del Napoli: “Al Napoli due cose, un comportamento equilibrato in trasferta dove ha perso troppo, 6 volte. Non si vince un campionato perdendo 6 partite. E una maggiore flessibilità nella gestione dei giocatori. Sarri ha fatto un grande lavoro, ma deve forse essere il primo a dover migliorare per portare ancora più avanti la squadra. È stato a tratti un po’ didascalico, ha lasciato troppe responsabilità alla squadra senza riuscire a darle sempre cuore. Il Napoli ha perso punti in trasferta per minor intensità, come se mancassero leader in grado di indirizzare la squadra verso cambiamenti di ritmo. Forse è mancata anche l’abitudine a giocare a livello scudetto. Ci si è accontentati presto di essere vittime della ricchezza degli altri, delle ingiustizie arbitrali. Il caso Higuain è stato quasi esemplare. A Udine hanno vinto Juve, Inter, Roma e Milan. Quando Higuain ha litigato con l’arbitro il Napoli perdeva 3-1, ma si è parlato solo dell’arbitro, non dei tre gol subiti”.

Ancora la Gazzetta: “Paura Napoli contro un Toro imbarazzante”

La Gazzetta dello Sport scrive

La Gazzetta delo Sport riserva le prime pagine al successo del Napoli in casa del Torino: “Quello che non si capisce è come gli azzurri siano riusciti a tenere tutto in bilico fino alla fine. Dopo aver annichilito il Torino con l’uno-due Higuain-Callejon, e dopo aver rischiato la goleada, infatti, al 2-1 di Bruno Peres il Napoli all’improvviso si mette paura, arretra, non tira più in porta e ricorre a qualche espediente (leggi perdita di tempo). Non è la prima volta che gli viene il «braccino»: compito in classe per Sarri, in vista della prossima stagione. Il Toro, invece, a tratti è anche imbarazzante e non meriterebbe certo il pari”.

Klaassen-Napoli, c’è già l’accordo virtuale

I dettagli

Secondo Il Mattino si riapre la pista che porta a Davy Klaassen. Il giocatore avrebbe chiesto 15 giorni per riflettere. E il Napoli intende aspettarlo. Ieri il centrocampista dell’Ajax ha mandato giù la grande delusione del titolo olandese svanito all’ultima giornata, ma ha cominciato ad aprire all’addio. La distanza tra domanda e offerta sul cartellino è ancora importante, mentre Klaassen ha un accordo virtuale con gli azzurri. Il ds Giuntoli con Lerby nei prossimi giorni, probabilmente già mercoledì, non parlerà solo di Klaassen ma anche del rinnovo del contratto di Mertens.

Ben Yedder vuole in Napoli, ma c’è anche il Siviglia

I dettagli

Come riferisce Il Corriere dello Sport, il nome nuovo del mercato del Napoli è quello di Wissam Ben Yedder, ventiseienne che piace molto anche al Siviglia. Con la maglia del Tolosa ha segnato sedici goal stagionali, nonostante l’annata poco positiva del club francese. Il calciatore vuole il Napoli che l’ha seguito fino a quando non si è inserito anche il Siviglia. Intanto, passi avanti anche per Gianluca Lapadula del Pescara.

Michu: “Io sfortunato, Napoli che rimpianto!”

Queste le sue parole

Appena pochi minuti con Benitez a causa di un grave infortunio, però non dimentica la città: Miguel Perez Cuesta, meglio conosciuto come Michu ha rilasciato alcune dichiarazioni ai taccuni de Il Mattino: “Non aver dimostrato le mie capacità in azzurro è il mio più grande rimpianto da calciatore. La mia esperienza a Napoli è stata sfortunata e mi rimarrà sempre l’amaro in bocca per non essere riuscito a incidere. Nonostante le cose non andassero bene dal punto di vista sportivo e fisico, i napoletani non mi hanno mai fatto mancare l’affetto per farmi sentire integrato. Ero in panchina con Dries Mertens che mi disse di tenermi pronto per il grido dei tifosi alla fine dell’inno della Champions. In quel momento mi venne la pelle d’oca e mi resi conto di essere finito in uno degli stadi più caldi del pianeta, con quelli che probabilmente sono i migliori tifosi in assoluto”.

Higuain non è sicuro che resti: ecco cosa chiederà

La Gazzetta dello Sport scrive su Higuain

“Il Frosinone potrebbe offrirgli l’occasione per eguagliare Nordahl a 35. Intanto Higuain conferma altri record stagionali: 16 gol nel primo tempo, 14 in trasferta. Non è ancora sicuro che resti, con Lewandowski e Suarez è il miglior centravanti d’Europa e quindi ambito, ma in caso chiederà un adeguamento dello stipendio e anche della cifra tecnica del Napoli: in campo sempre gli stessi undici, più Mertens, situazione insostenibile per chi vuole pensare in grande”. Il Pipita chiude veste i panni da garante dei tifosi, vuole una squadra competitiva per legare il suo nome al club azzurro ancora per molto tempo. 

Toghe..Variopinte

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Sono anni che in Italia si discute sul fatto che un Magistrato non dovrebbe assumere le vesti di politico, purtroppo in mancanza di una Legge in materia, sono decine i casi in cui alcuni Giudici, prima hanno appeso al chiodo la toga, poi hanno indossato una casacca politica. Poi se le circostanze lo hanno “richiesto”, l’hanno nuovamente indossata come se fosse un abito da guardaroba.
Non esistono toghe variopinte.
La toga non deve essere come la casacca dei calciatori, un anno se ne indossa una, l’anno dopo un’altra e poi ancora un’altra ancora, ne’ tantomeno si puo’ appendere al chiodo come e’ consuetudine che facciano i calciatori a fine carriera.
Ne’ puo’ essere considerata alla stregua delle figurine della Panini, in cui sfogliando l’album, si puo’ dire questa ce l’ ho, quest’altra e’ ripetuta. quest’altra ancora mi manca.

Ricordo che all’epoca di Mani Pulite, tanti apparteneti alla Magistratura hanno optato di entrare in Politica, sono passati piu’ di 20anni e fra Politica e Magistratura esiste uno stretto legame.

I giudici devono fare i giudici, se appartengono a qualche partito politico, sarebbero  facilmente influenzabili, potrebbero far pendere la bilancia dal lato sbagliato, La Legge deve essere non solo uguale per tutti, ma dovrebbe essere salvaguardata da “distrazioni” di vario genere.
Proprio ieri il l’ammonimento del Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Giovanni Legnini* che con una circolare ha avvertito i Giudici che devono tenersi lontani dalla Politica.
Giovanni Legnini chi e’ ?
 
E’ stato Sottosegretario all’Economia nel Governo Renzi, componente dell’esecutivo Letta, dove e’ stato alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, da qualche giorno e nuovo Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
Di cosa dobbiamo parlare, discutere, fare dissertazioni, il Governo Renzi pensa di avere uomini chiave che lo appoggeranno in questa rivoluzione, ma sta tenendo in poco conto coloro, cioe’ il Popolo Italiano, che lo potrebbe mandare nelle prossime elezioni al paesello natio.

vivicentro.it-opinione/ Toghe..Variopinte. Mauro Lo Piano

Oggi, 9 maggio, 28 popoli celebrano la Festa dell’Europa

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Festa EuropaIl 9 maggio si celebra la Festa dell’Europa. La data è diventata un simbolo della grande comunità continentale, costituita da 28 stati e oltre 500 milioni di abitanti. La ricorrenza ricorda il 9 maggio 1950, quando uno dei padri fondatori dell’Europa, Robert Schuman, ha presentato la proposta di creare un’Europa organizzata, indispensabile al mantenimento di relazioni pacifiche fra gli Stati che la componevano. La proposta è nota come Dichiarazione Schuman e il 9 maggio 1950 è considerato l’atto di nascita dell’Unione Europea. Per celebrare la Festa dell’Europa le istituzioni dell’UE aprono al grande pubblico le porte delle loro sedi di Bruxelles e …

Strasburgo. Gli uffici locali dell’UE in Europa e nel resto del mondo organizzano una serie di attività ed eventi per un pubblico di tutte le età. In Italia le manifestazioni più importanti si svolgono a Venezia, dove fino al 20 maggio si propongono decine di eventi culturali, laboratori, mostre, spettacoli, iniziative didattiche e scientifiche, dal temaCittadinanza europea: unita nella diversità. Iniziative per festeggiare l’Europa sono programmate a Brescia con una notte bianca e sette differenti palchi musicali nelle strade del centro storico, ad Aosta con Europe direct Vallée d’Aoste, a Cagliari con il concorso fotografico Cagliari città che accoglie sugli scambi internazionali, e sono tante le città che festeggiano il 66esimo compleanno dellìEuropa.

Delineata sulla scia dei pellegrinaggi medioevali, come riteneva il poeta tedesco Wolfgang Goethe, nata sulle rovine della seconda guerra mondiale, l’Unione Europea (UE) rappresenta una realtà unica nel suo genere, che riassume popoli, idee, valori e conquiste civili di un intero continente. L’obiettivo iniziale era di promuovere la cooperazione economica tra i diversi Paesi, partendo dal principio che il commercio produce un’interdipendenza che riduce i rischi di conflitti. Dopo l’istituzione della Comunità economica del carbone dell’acciaio (Ceca) nel 1952, con il Trattato di Roma del 1957 è stata creata la Comunità economica europea (Cee), che ha intensificato la cooperazione economica tra i sei paesi fondatori della nuova Europa: Italia, Germania, Francia, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi. La creazione di un grande mercato unico, in continuo sviluppo, e l’ampliarsi degli orizzonti dall’economia alla politica, ha portato alla sostituzione del nome Cee con quello di Unione Europea nel 1992 con il Trattato di Maastricht, che entrò in vigore il primo novembre 1993. L’istituzione della moneta unica ha rafforzato la collaborazione e ora il destino di tanti popoli è strettamente collegato a quello dell’Europa.

La Festa dell’Europa è un’occasione per conoscere le radici e ripercorrere storia, tragedie e conquiste, con i nuovi orizzonti che dovranno portare e una comunità ben integrata anche politicamente, con la nascita degli Stati Uniti d’Europa.

Il nome Europa affonda le radici nel mito. La mitologia greca lo faceva risalire a una principessa fenicia, di cui si era innamorato Zeus, il padre degli dei. Europa era la figlia di Telefassa e di Agenore re di Tiro. Affascinato dalla fanciulla, Zeus decise di rapirla e perciò si trasformò in uno splendido toro dal mantello candido come la neve. Si presentò a lei che stava cogliendo dei fiori in riva al mare e con la sua dolcezza si fece accarezzare. Presa confidenza, Europa salì in groppa e il toro subito si lanciò nel mare e raggiunse Creta. Sull’isola Zeus si presentò come divinità e le svelò il suo amore. Dalla loro unione nacquero tre figli: Minosse, Radamanto e Sarpedonte. Minosse divenne re di Creta e diede vita alla civiltà cretese, da cui ebbe origine la civiltà europea. Il nome della principessa innamorata passò poi a indicare il continente europeo. Di là dal mito, l’etimologia del nome Europa è incerta: secondo alcuni deriverebbe dall’assiro Ereb (“occidente”) e significherebbe “terra del buio”, in quanto per i popoli orientali il territorio europeo si trovava a occidente, oltre il tramonto del sole. L’interpretazione più accreditata la fa risalire al greco anticoEurṓpē (“largo sguardo”), che indicherebbe la vasta regione a nord del mar Mediterraneo.

Tra i simboli dell’Europa, il cui motto è Uniti nella diversità, ci sono la bandiera e l’inno. La bandiera europea è a forma rettangolare, di proporzioni 3 per 2, di colore azzurro; al centro ha 12 stelle dorate a cinque punte disposte in circolo il cui centro è al punto di incontro delle diagonali del rettangolo. Tutte le stelle sono disposte verticalmente, cioè con una punta rivolta verso l’alto e due punte appoggiate direttamente su una linea retta immaginaria perpendicolare all’asta. Il numero delle stelle è invariabile e non si riferisce quindi al numero degli Stati membri. Il Consiglio d’Europa ha scelto il numero dodici in quanto simbolo di perfezione e di completezza: «Come i dodici segni dello zodiaco rappresentano l’intero universo, le dodici stelle d’oro rappresentano tutti i popoli d’Europa». Il sito on-line ufficiale dell’Unione Europea spiega così la bandiera: «Le 12 stelle in cerchio simboleggiano gli ideali di unità, solidarietà e armonia tra i popoli d’Europa».

L’inno ufficiale dell’Unione Europea è il celeberrimo brano della Sinfonia n. 9 in Re minore op. 125 di Ludwig van Beethoven. Composto nel 1823, quando l’autore era completamente sordo, è noto come l’Inno alla Gioia, in quanto questo quarto e ultimo movimento della sinfonia comprende parte dell’ode Inno alla Gioia composta dal poeta tedesco Friedrich Schiller nel 1785. Il brano di Beethoven è stato scelto come inno dell’Europa nel 1972 dal Consiglio d’Europa: «senza parole, con il linguaggio universale della musica, questo inno esprime gli ideali di libertà, pace e solidarietà perseguiti dall’Europa». Il Consiglio incaricò il maestro Herbert von Karajan, uno dei più grandi direttori d’orchestra del Novecento, a realizzare tre versioni strumentali per piano solo, fiati e orchestra sinfonica. Nel 1985 è stato adottato dai capi di Stato e di Governo come inno ufficiale dell’Unione Europea. Nel 2001 l’Inno alla gioia è stato dichiarato dall’Unesco Memoria del mondo.

vivicentro.it-terza-pagina / italiaitaly / Oggi, 9 maggio, 28 popoli celebrano la Festa dell’Europa (Felice d’Adamo)

Il made in Italy, motore turbo dell’economia italiana

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(di Virginia Murru)

Se c’è una caratteristica dell’economia italiana, che si è rivelata stabile e salda nel tempo, che non ha inciampato sulla crisi e la contrazione dell’economia globale, è il ‘made in Italy’, una certificazione internazionale che conferma l’eccellenza dei nostri prodotti all’estero e la garanzia che rappresentano in termini di qualità. L’unico rischio viene dai continui tentativi di contraffazione, adulterazioni e frode a danno di questi prodotti, a nulla servono le protezioni derivanti dai certificati d’origine.
Tra import ed export, c’è un saldo commerciale attivo, riferito al 2015, di ben 122,4 mld. Se fosse così attiva anche la nostra bilancia commerciale (che è una componente della bilancia dei pagamenti, la più importante), l’Italia, in termini economici, avrebbe un profilo alquanto diverso.

Due settori in particolare continuano a ottenere meritati successi nei mercati internazionali, e sono quello alimentare (olio, vini e formaggi, in particolare, sono al top, dato che hanno ben pochi rivali), e il settore dell’abbigliamento-moda, che porta alto il marchio ‘made in Italy’.

Non dovremmo dimenticare che le più note Case di moda, che impazzano nel mondo con i loro brand di lusso e fast fashion, viaggiano con capitali stranieri, ma del resto metà delle società quotate in borsa sono in mani straniere. Con la globalizzazione, che impone inesorabilmente le sue leggi, resistere non sarebbe ‘eroismo’, e in questo senso c’è poco da fare gli sdegnosi, se in fin dei conti, alcuni mesi fa, la Deutsche Boerse ha acquistato il London Stock Exchange ( e di conseguenza anche Piazza Affari..). Nell’unione tra i due mercati finanziari, i tedeschi detengono comunque la maggioranza del capitale.

Ai due settori di eccellenza del made in Italy, si aggiungono anche l’arredo casa e l’automazione meccanica, che danno lustro alle nostre specializzazioni produttive, per l’alto profilo tecnologico, il design, . I risultati positivi sui mercati hanno ripreso un progressivo trend in salita, a partire dal 2009, in epoca di profondo rosso per i conti pubblici italiani; e diciamolo pure, si era in fase di recessione. Il saldo, in quel periodo, si aggirava intorno agli 85 miliardi. Una bella differenza con i dati diffusi recentemente dalla Cgia di Mestre, che dispone di un ufficio studi rivolto alla ricerca di carattere economico e sociale; legata al mondo del Confartigianato. La Cgia si è sempre rivelata preziosa sia per la fonte dei dati che divulga, sia per la serietà degli studi e l’attendibilità.

Ad essere premiato con questi risultati, è dunque il comparto manifatturiero, entrato in crisi perfino in Cina, che in quest’area non ha rivali.
Secondo i dati diffusi dalla Cgia di Mestre-Venezia, risulta che:

“Dall’analisi dei singoli comparti manifatturieri del “made in Italy” emerge lo straordinario risultato ottenuto dai macchinari (motori, turbine, pompe, compressori, rubinetteria, utensili, apparecchi da sollevamento, forni, bruciatori, etc.). Nel 2015 il saldo commerciale è stato positivo e pari a 49,8 miliardi di euro”.

Ci sono per il nostro paese anche le delusioni, ossia altri prodotti che invece non hanno acceso luci sui nostri conti e la nostra credibilità, ma candele. Parliamo del settore informatico in particolare, del legno-carta, metallurgico, chimica e farmaceutica. Una spina sul fianco qui sono i tedeschi, che invece, su questi prodotti, sbaragliano la concorrenza. In questo marasma di segni meno, si salvano le auto, che evidenziano dati positivi, fino alla soglia dei 300 milioni di Euro. L’intera area, affatto soddisfacente, registra una perdita che sfiora i 30 mld di euro.

Secondo il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA, Paolo Zabeo, il ‘made in Italy’, proviene in prevalenza dalle piccole e medie industrie, a questo riguardo osserva:
“Questi prodotti sono autentiche eccellenze e grazie alla flessibilità, all’elevata specializzazione produttiva, alla cultura dell’estetica e buon gusto e al ‘saper fare’ hanno conquistato il mondo in settori, come quello delle macchine, dove la ricerca, l’innovazione e la qualità del ciclo produttivo, sono requisiti indispensabili per competere sul mercato”.

Agli elogi di Paolo Zabeo, seguono le riflessioni di un altro responsabile della Cgia, ossia Renato Mason, che svolge il ruolo di segretario. Egli mette in rilievo il fatto che, certamente si tratta di indicatori importanti, ma l’Italia ha necessità di smuovere le acque immobili dei consumi interni, che sembrano indifferenti perfino ai massicci interventi di QE della BCE, volti a dare una spinta energica all’inflazione e a incoraggiare i consumatori. Mason sottolinea la notevole contrazione dei consumi, derivata dagli artigli della crisi, che sono diminuiti di 6,5 punti percentuali. Per recuperare il terreno perduto, in sostanza, secondo Mason, è necessario ridurre la pressione fiscale, non solo sulle imprese, ma anche sulle famiglie, che a causa del rigore delle imposizioni, si vedono ridurre i margini destinati ai consumi.

A queste strategie, dovrebbero seguire gli interventi strutturali, sui quali tanto insiste la Commissione europea e la BCE, ma che risultano fondamentali per una spinta propulsiva dell’economia, soprattutto nel versante degli investimenti e dell’occupazione, dati macro che stentano a riprendere quota.

In definitiva, i risultati del ‘made in Italy’, svolgono una funzione di traino, è un motore potente acceso sulla nostra economia, che tuttavia non è una Ferrari FS16-H di Maranello. Il ‘made in Italy’, potrebbe certo essere inteso come un motore ‘turbo’ nell’economia italiana, ma il problema, appunto, è il fatto che questa non è una Ferrari, ma un’utilitaria, che a volte perfino s’inceppa..

Mosca celebra i 71 anni dalla vittoria sul nazismo

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Mosca, 9 mag. – “La pace sul pianeta non si afferma da sola: la miope indulgenza verso chi ha ordito piani criminali è inammissibile”. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, aprendo la parata sulla Piazza rossa per il 9 maggio, che per la Russia coincide con la fine della Seconda guerra mondiale e la Vittoria sulla Germania nazista. Sono 71 anni dal giorno della capitolazione tedesca ed è una delle principali festività russe. “Il 9 maggio è una festa dello stato, ma anche personale, familiare” ha sottolineato Putin. Quest’anno infatti si allarga a tutte le città, non solo a Mosca, la sfilata dell’ “armata immortale”, sfilata civile di persone che portano in piazza le foto dei propri nonni o padri che hanno combattuto nella seconda guerra mondiale. Quest’anno il sentimento patriottico espresso sulla Piazza rossa è, se possibile, moltiplicato rispetto agli scorsi anni. A sfilare infatti quest’anno sono in gran parte i militari che hanno preso parte alla campagna siriana, che ha visto un’affermazione militare della Russia molto significativa e ritorno sullo scacchiere mondiale, dopo l’isolamento seguito alla crisi ucraina. Il sacrificio dei padri e dei nonni “ci unisce”, ha detto Putin, di fronte ai battaglioni, ancora immobili prima della marcia. Davanti a lui volti insolitamente abbronzati, non solo probabilmente per il sole di questi giorni su Mosca. E per la prima volta un battaglione tutto al femminile, vestito di bianco. “Tutti hanno qualcuno che non è tornato dalla guerra”, ha sottolineato Putin. “Sono 75 anni dall’inizio della Seconda guerra mondiale” ha aggiunto. “Le lezioni della storia suggeriscono che la pace mondiale non si afferma di per sé, è necessario essere vigili, i doppi standard sono inaccettabili, miope assecondare chi nutre nuovi piani criminali. Oggi la nostra civiltà è ancora una volta di fronte alla crudeltà e alla violenza. Il terrorismo è diventato una minaccia globale. Dobbiamo sconfiggere questo male”.

vivicentro.it-cronaca / (askanews) / Putin: “Il terrorismo va sconfitto, la pace non viene da sè”

Comune Foggia, ‘pianista’ del badge timbrava per 10

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Foggia – Fino a dieci badge timbrati da un solo dipendente in modo da far risultare tutti presenti. Il sistema è stato però interrotto dai Carabinieri del comando provinciale di Foggia che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 20 dipendenti del Comune. Di questi, 13 sono stati sottoposti agli arresti domiciliari e 7 alla misura interdittiva consistente nella sospensione dall’esercizio dei pubblici uffici, per il reato di truffa ai danni dello Stato. Tra gli arrestati figura anche un dirigente del Comune di Foggia. Le misure sono state emesse dal gip del tribunale di Foggia su richiesta della procura dauna al termine delle indagini dei militari dell’Arma svolta nei primi mesi del 2015, finalizzata a contrastare il fenomeno dell’assenteismo negli uffici comunali di Foggia. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, i ‘furbetti del cartellino’ garantivano a turno la presenza degli assenti marcando al loro posto i badge, fino anche a una decina contemporaneamente.

vivicentro.it-sud-cronaca / (AGI)  / Comune Foggia, ‘pianista’ del badge timbrava per 10

Renzi, la questione morale nel Pd esiste

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Roma – “La questione morale nel Pd esiste e chi lo nega nega la realtà” ma i giudici non devono far paura agli onesti. Nei giorni in cui più aspro è lo scontro tra goverbo e magistratura, Matteo Renzi approfitta di Che tempo che fa per tornare sulla questione delel inchietse che convolgono esponenti del Pd. Bisogna sempre attendere le sentenze, ha aggiunto il presidente del Consiglio, anche perche’ ci sono stati amministratori che sono stati assolti. Da parte di altri “c’e’ garantismo a giorni alterni”, ma “noi dobbiamo fare di piu’ e meglio”.

Renzi non ha nascosto che il Pd sia una macchina complessa e ha segnalato i passi in avanti che sono stati fatti. Ha raccontato la vicenda del sindaco di Ercolano, Ciro Buonajuto, che si e’ conclusa in modo differente da quella della candidata Pd a primo cittadino di Plati’, Anna Rita Leonardi, fortemente voluta dallo stesso Renzi, ma che si e’ ritirata. “A Ercolano – ha ricordato Renzi – ho commissariato l’intero partito e ho imposto un candidato sindaco che la camorra minaccia una volta alla settimana, perche’ questi animali hanno del metodo, e lui ha vinto contro il parere di tutti. Lui e’ il simbolo del Pd che riparte: certo, dobbiamo farlo tutti insieme. In alcuni casi siamo riusciti in altri meno, ma non sempre in una grande comunita’ si riesce a fare tutto” subito.

“A me i giudici non fanno paura. I cittadini onesti non hanno paura” ha detto “Non mi troverete mai a fare polemica contro i magistrati. Vadano ai processi, facciano le sentenze. Io li rispetto. Io faccio le leggi, loro le devono applicare. Tutto il resto e’ parapiglia di basso livello”. Renzi ha sottolineato: “Io sono uno di quelli che non ha paura dei magistrati. Andate a sentenza, siamo dalla vostra parte, fate i processi perche’ non e’ vero che la prescrizione vi blocca”. Il presidente del Consiglio si e’ detto dispiaciuto per le critiche alla “giudice di Lodi per la sua eta’” e ha aggiunto: “Ora nessuno parla piu’ di Potenza, ma vogliamo i nomi e cognomi di chi e’ colpevole. Non mi troverete mai, a differenza di altri, a gridare al complotto o fare polemica contro i magistrati. Non daro’ mai la soddisfazione a nessuno di dire che ho criticato un magistrato. Viva i magistrati, facciano le interviste che vogliono e facciano le sentenze. Non metto naso nelle loro discussioni interne e dico: cari giudici fate il vostro lavoro, io faccio il mio”.

vivicentro.it-politca / (AGI)  / I giudici non mi fanno paura, come ai cittadini onesti

Califfi….Regionali

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Non si puo’ certo affermare che tanti Assessori della Regione Sicilia in questi ultimi anni, abbiano patito la fame, al contrario, a giudicare dai loro beni, potrebbero essere definiti ” Califfi Regionali “.

I problemi non mancano per Santi Formica, (ex Deputato dell’Ars e Assessore Regionale alla Formazione), Carmelo Incadorna (ex Assessore al ramo) e Patrizia Monterosso, ex Segretario Generale alla Presidenza della Regione Sicilia.

Gia’ condannati nell’inchiesta sui fondi extra budget agli Enti di Formazione Professionale, a tutti e 3 gli imputati e’ stata contestata la “distrazione di beni”. La Magistratura contabile, nei giorni scorsi, ha depositato la richiesta di “revocatoria” nei loro confronti.

I Fatti :

Il 19 Aprile del 2013, il Formica crea insieme alla moglie, a Jersey  la piu’ grande delle isole del Canale della Manica, un fondo in cui fa confluire 48 immobili. Inutile dire che quest’isola e’ uno dei tanti paradisi artificiali in cui si rifugiano tanti furbetti, si stima che vi risiederebbero piu’ di 30 mila imprese offshore.

Prima domanda : come si possono possedere 48 appartamenti se il “lavoro” svolto dall’interessato all’inchiesta e’ stato di semplice Assessore? Ammettiamo per esempio che si possano guadagnare 4 mila euro al mese, ci vorrebbero centomila vite per mettere da parte i soldi per acquistare tanti immobili. La moltiplicazione dei pani esiste ancora?

Curiosita’ : Il motivo ufficiale, per i coniugi Formica,  della scelta di mettere i 48 appartamenti nel “fondo della Manica” sarebbe stata l’esigenza di garantire gli studi ai propri figli.

Secondo indagato : Carmelo Incadorna.

Dovrebbe restituire al fisco 800 mila euro, nel Luglio 2012 quando era gia’ iniziata l’inchiesta, decide che era piu’ conveniente fare con la moglie una separazione di beni. In sostanza con questa mossa l’Incadorna ha tentato di sottrarre dal loro patrimonio aggredibile 1,3 milioni di euro.

I coniugi posseggono una villetta nel complesso di Kastalia, e varie case a Ragusa e Vittoria. Per la cronaca, sempre nel mese di Luglio 2012, l’Incadorna ha il tempo di firmare alla moglie un assegno di 442mila euro, assegno che per l’importo ha lasciato una scia chiamata “tracciabilita”‘.

Terza indagata nell’inchiesta, e’ Patrizia Monterosso: debito nei confronti del Fisco 1milione e 279 mila euro, corre voce che quest’ultima sia in procinto di saldare tale debito. Una domanda e’ d’obbligo, come fa un Politico a possedere simili ricchezze? sicuramente saranno stati i frutti di duri anni di “lavoro” per essere nella disponibilita’ economiche di riparare al danno erariale.

Il processo nei confronti dei 3 indagati continua, sara’ la Sezione Giurisdizionale nel corso delle udienze previste in autunno ad emettere un giudizio.

Cos’altro aggiungere? Ancor oggi entrare in Politica e’ come fare 14 al Superenalotto, la Dea bendata premia sempre i suoi piccoli Califfi.

vivicentro.it-isole-opinioni / Califfi….Regionali. Mauro Lo Piano

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Così rottama la “diversità” della sinistra

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Renzi si mette in sintonia con la quasi totalità degli italiani. Anziché polemizzare con i magistrati, che hanno preso di mira i sindaci Pd, denuncia per la prima volta l’esistenza di una «questione morale» nel suo stesso partito. «C’è, è un dato di fatto», ammette con un atto di realismo accompagnato a una certa dose di coraggio.

Perché in questo modo il premier manda in frantumi un mito. Rottama la pretesa di «diversità» su cui una parte della sinistra italiana aveva campato di rendita per trent’anni, dai tempi di Berlinguer. Le lusinghe del potere hanno reso corruttibile anche chi, una volta, se ne considerava immune: il leader Pd lo riconosce, ci appone anzi il suo timbro.

Sicuramente, dietro questa importante ammissione c’è un calcolo. Anzi, ce ne sono due. Il primo consiste nel mostrare alle toghe che lui non è come quel signore di Arcore, ha profondamente torto chi vorrebbe assimilarlo a Berlusconi.

Agli operatori della giustizia, Renzi è convinto di mostrare ben altro rispetto. Così come lo dà, lo pretende anche. Ma riconoscere i torti della politica gli conferisce più forza quando si tratterà di riformare i mali della giustizia.

Si percepisce poi nel premier la speranza di rimettere le vele al vento dei consensi. Che da parecchie settimane vengono erosi a vantaggio dei Cinquestelle proprio come conseguenza della «questione morale». Dopo ciascuno scandalo (che è presunto tale fino a sentenza definitiva) il Pd ha perso nei sondaggi non tanto, uno zero virgola. Eppure lo stillicidio di questi zero virgola che scivolano verso il partito di Grillo sta rendendo meno lunare la prospettiva di un sorpasso. Magari non alle Comunali del 5 maggio prossimo, ma alle elezioni politiche quando saranno. Accusare i grillini per le inchieste a loro carico, vedi il caso di Livorno, non cambia di molto la percezione collettiva. Renzi lo sa. Come è cosciente che un leader politico deve mostrare realismo, anche a costo di doversi ricredere come ha fatto proprio ieri con Calenda, chiamato a ricoprire il posto della Guidi allo Sviluppo Economico dopo nemmeno due mesi trascorsi in qualità di ambasciatore-manager presso la Ue.

Ma c’è un motivo in più per ammettere che esiste la «questione morale». È una ragione che con i sondaggi non ha nulla da spartire e riguarda semmai la qualità della classe politica locale. Finora Renzi aveva dato l’impressione di non curarsene troppo, affaccendato com’era nell’impresa di governo. Gli era sembrato, forse a buon diritto, più urgente sfidare la Merkel in Europa sui conti pubblici e sui migranti, oppure la sinistra interna sul Jobs Act, o tutte quante le opposizioni insieme sulla riforma costituzionale (per non dire dell’epica sfida sull’«Italicum»). Gli amministratori locali del Pd non erano mai stati, diciamola tutta, una sua vera priorità. E quando alle ultime elezioni regionali aveva dovuto farsene carico per scegliere i candidati governatori, aveva mostrato una presa sul partito a giudizio di molti insufficiente. Gli incidenti c’erano stati già, ma venivano derubricati a eccezioni rispetto a una regola di conclamato buongoverno.

Ora però sottovalutare le inchieste non è più possibile. Il premier pare aver capito che, se non metterà personalmente le mani nel partito, compresa la selezione dei suoi quadri locali, rischierà egli stesso di venirne trascinato a fondo. È giunto il momento di rompere certe incrostazioni del sottopotere che tra l’altro, vedi in Basilicata, riguardano i suoi contestatori interni perfino più del cosiddetto «giglio magico». Una cosa è certa: ammettere l’esistenza di una «questione morale», come ha fatto senza mezzi termini il premier, sarebbe un puro esercizio retorico se non venisse seguito da un impegno vero e serio per rinnovare il Pd. In alto e soprattutto in basso.

vivicentro.it-editoriale / lastampa / Così rottama la “diversità” della sinistra UGO MAGRI

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