Una sfida carica di tensione e pathos, quella che si è disputata tra gli amaranto e i rossoneri.
Livorno – V. Lanciano, ultima giornata del campionato cadetto, è una di quelle sfide che difficilmente si dimenticano in fretta. Si trattava di un match da dentro o fuori, e il verdetto del campo ha sorriso, almeno per il momento alla Virtus, mentre ha gettato nella disperazione più completa tutto il team labronico, in lacrime al termine di un match che ha condannato gli amaranto, partiti addirittura con ambizioni play – off ad inizio di stagione, alla retrocessione in Lega Pro dopo 14 anni. La Virtus Lanciano, invece, potrà giocarsi la salvezza nei play out, dove sfiderà la Salernitana di Menichini che si è garantita il diritto di disputare les barrages salvezza dopo avere sconfitto di misura in casa il già retrocesso Como.
La prima sfida è in programma il prossimo 4 giugno al “Biondi” di Lanciano, mentre il ritorno è previsto l’8 giugno all’ “Arechi”, in uno stadio che si prevede “infuocato”. I play – out sono stati posticipati in virtù del ricorso depositato dal Coni, il quale ha chiesto per il Lanciano una nuova penalizzazione. Nel caso questo avvenisse, la formazione di proprietà della famiglia Maio potrebbe subire una nuova penalizzazione di 2 punti, con il conseguente scivolamento in classifica al penultimo posto, ex aequo proprio con il Livorno e con il Modena, ma per effetto della classifica avulsa sarebbe sempre la squadra frentana ad avere il diritto di disputare i play – out. Quindi, a meno di clamorose sorprese, la formazione abruzzese accederà all’appendice di fine campionato.
Tornando al match del “Picchi”, la gara tra gli amaranto e i frentani sembrava essersi messa in discesa per la formazione di casa, che aveva concluso il primo tempo in vantaggio di due reti, grazie ad una splendida doppietta di Aramu, al cospetto di un Lanciano poco aggressivo e piuttosto remissivo. Nella seconda frazione è arrivata la svolta del match, dopo la carica suonata dal presidente Valentina Maio negli spogliatoi.
Corre il 22esimo della seconda frazione, quando Nicola Ferrari viene lanciato da una verticalizzazione di Marilungo, e, al momento di concludere, viene atterrato dal portiere Ricci, con la conseguente espulsione dell’estremo difensore amaranto e con l’assegnazione del penalty agli abruzzesi trasformato dallo stesso Nicola Ferarri, freddo ed implacabile nella circostanza. Il replay però evidenzia come l’attaccante del Lanciano fosse in fuorigioco al momento del lancio del suo compagno e soprattutto di come sia stato veniale il contatto tra il portiere dei toscani e l’attaccante dei rossoneri. Rigore assolutamente discutibile, ma che permette ai frentani di tornare a sperare nella salvezza. La squadra di Maragliulo, anche in virtù della superiorità numerica, si getta generosamente in avanti alla ricerca della rete del pari, per evitare la retrocessione in Lega Pro. Il 2 – 2 arriva in maniera del tutto rocambolesca, e a pochi minuti dalla fine. Giandonato crossa su punizione, il subentrato portiere Pinsoglio si lascia clamorosamente scappare la palla dalla mani, ne approfitta il neo entrato Manuel Turchi per siglare una rete dal valore inestimabile. Ultimo minuti di fuoco, con il portiere Alessio Cragno che salva il campionato dei frentani sul fischio di sirena con un grande intervento. Se la Virtus è stata protagonista di questa rimonta il merito è anche di questo ragazzo che si è dimostrato uno dei migliori portieri della cadetteria.
. Le noti dolenti arrivano dalle 2 espulsioni arrivate nei minuti finali, comminate a Di Francesco e Giandonato, che non saranno disponibili per la gara di andata contro la Salernitana.
C’è tempo solo per il fischio finale, che vede, inevitabilmente, due anime contrapposte al termine della tenzone: da una parte quella del Lanciano, riuscito nell’impresa di rimontare 2 reti ad una squadra che si giocava una stagione in 90’, dall’altra il Livorno, che retrocede in Lega Pro tra la disperazione dei propri tifosi e dei propri calciatori, quasi tutti in lacrime per non essere riusciti a giocarsi la salvezza almeno negli spareggi. Il calcio a volte è crudele. La formazione frentana ha dimostrato anche a Livorno di non mollare mai e di lottare fine alla fine. La Salernitana è avvisata.
CHRISTIAN BARISANI




In migliaia si sono messi in fila alla camera ardente per l’ultimo saluto a Marco Pannella, il leader radicale morto ieri dopo una lunga lotta con due tumori. Alla Camera dei deputati è stata aperta la Camera ardente e stasera è prevista una veglia alla sede del Partito Radicale a Largo di Torre Argentina. Domani il funerale laico a Piazza Navona, sede di molte battaglie radicali. La cerimonia funebre si svolgerà domenica a Teramo. Per poter inviare una corona di fiori i detenuti del carcere della Dozza di Bologna si sono autotassati e hanno anche indetto per domani un simbolico sciopero della fame per ricordarlo.
La salma è stata collocata nella sala Aldo Moro di Montecitorio e salutata, senza soluzione di continuità, da una schiera di politici, militanti radicali, ex esponenti del partito. Ad accogliere gli ospiti, accanto alla bara, c’è un’Emma Bonino silente che, a chi l’abbraccia, accenna un educato sorriso. Anche Rita Bernardini, Sergio D’Elia, il segretario dei Radicali italiani Riccardo Magi e Francesco Rutelli sono nella sala Aldo Moro sin dall’apertura della camera ardente e accanto alla salma di Pannella c’è una Laura Harth che non riesce a trattenere le lacrime per la morte del leader che ha assistito fino agli ultimi istanti della sua vita. Enormi corone di fiori addobbano la sala: quelle della presidenza del Senato e della Camera, quella della Presidenza del Consiglio dei Ministri e quella della Regione Lazio. Alle spalle della salma lo stendardo della Regione Lazio e la corona di fiori della Presidenza della Repubblica, ‘sorvegliata’ da due corazzieri. Nella sala, tra i tanti arrivati, anche Achille Occhetto e diversi ex militanti radicali: da Elio Vito fino a Daniele Capezzone.


