I dettagliLa Gazzetta dello Sport analizza due casi spinosi che riguardano i rinnovi contrattuali: “potrebbero presentarsi un tantino più complicate le trattative con Ghoulam e Jorginho i cui stipendi sono al di sotto del milione di euro. La rispettiva crescita evidenziata nella stagione appena conclusa, imporrà al Napoli un ritocco sostanzioso ai loro ingaggi: a entrambi verranno offerti 1,2 milioni all’anno fino al 2020”.
Vozza-Vicinanza: “Legalità e capacità amministrative per il futuro della città”
Albiol ha detto si: resterà in azzurro ma senza rinnovo
I dettagli
La Gazzetta dello Sport riferisce che il difensore spagnolo Raul Albiol ha deciso di restare a Napoli e arriverà fino alla scadenza dell’accordo nel giugno del 2017: “Non ci sarà alcun rinnovo, perché è sua intenzione tornare a giocare nella Liga, magari col Valencia che l’avrebbe messo sotto contratto anche da subito. Ma l’opposizione del presidente Aurelio De Laurentiis è stata decisa: il difensore non si muoverà da Napoli anche a costo di perderlo, tra dodici mesi, senza incassare un solo euro”.
Lapadula-Napoli, non sono poi così vicini
I dettagli
Gianluca Lapadula e il Napoli non sarebbero poi così vicini. Il Messaggero riferisce che: “al bomber l’ipotesi di fare tanta panchina alle spalle di Higuain e non solo (al momento c’è anche Gabbiadini) non suscita entusiasmo. Lapadula ha fatto già intendere che preferisce una crescita graduale, sentendosi protagonista in un progetto che lo veda al centro e non come scommessa. A 26 anni, vuole cercare di dimostrare sul campo di meritare la A. Per questo, resta la soluzione Genoa la più accreditata”.
Koulibaly-Napoli-Chelsea, comunque vada l’ingaggio sarà del 150% in più
I dettagli
Kalidou Koulibaly, difensore del Napoli, è uno dei giocatori dal rendimento migliore. La Gazzetta dello Sport fa sapere che è stato richiesto da Antonio Conte per il suo Chelsea: “la sua conferma non è certa, perché dinanzi a un’offerta di 25 milioni De Laurentiis potrebbe decidere di cederlo”. Nel caso dovesse restare, chiederebbe un adeguamento di contratto e dagli attuali 800mila euro annuali l’ingaggio verrebbe aumentato del 150%.
Callejon che stagione: altro rinnovo ad un passo
I dettagli
José Maria Callejon è certamente uno dei punti fermi del 4-3-3 di Maurizio Sarri, come riferisce la Gazzetta dello Sport. Al momento guadagna circa 2,6 milioni di euro netti, ma gli verrà offerto un nuovo contratto a circa 3 milioni a stagione fino al 2020: “la firma dovrebbe essere scontata, perché anche l’assistito di Manuel Garcia Quilon vuole giocare la Champions League”.
Strinic e David López chiederanno la cessione
I dettagli
Per la Gazzetta dello Sport, nella rosa ci sarebbe un “gruppetto degli scontenti abbastanza folto” oltre all’agente di Hysaj “che chiede adeguamenti nonostante una scadenza 2020”. Omar El Kaddouri interessa al Sassuolo e al Torino, ma anche Mirko Valdifiori, che sempre lo stesso Torino potrebbe acquistare. Infine, Ivan Strinic e David López che “chiederanno la cessione”.
Se Renzi diventerà padrone sarà per tutti un disastro
” L’appuntamento con il referendum è decisivo Se Renzi vince sarà padrone, se perde si apre uno scenario nuovo sul quale è molto difficile fare previsioni ”
CE’ MOLTA confusione in Europa e in Italia. Politica ed economica. Ma poiché da almeno dieci anni il mondo intero e non soltanto l’Occidente, che è casa nostra, sta attraversando una depressione che ricorda periodi altrettanto calamitosi, credo sia necessario cominciare dal secondo aspetto della crisi, cioè dall’economia.
Questa settimana le Borse, dopo una prolungata depressione, hanno registrato un miglioramento tuttavia lieve, ma non è questo un fenomeno di rilievo. La novità che riguarda in special modo l’Italia consiste in un improvviso mutamento della Germania, da una politica fin qui di costante rigore economico e finanziario ad una improvvisa e rilevante flessibilità. Questa parola ha ormai assunto vari significati, ma nella sua essenza consente un trasferimento di risorse in favore d’un Paese che ne ha urgente bisogno. Nel caso in questione in favore dell’Italia, che da mesi ne fa urgente richiesta con motivazioni che variano seguendo sempre nuove circostanze ma il cui obiettivo è comunque il medesimo: disporre di maggior denaro affinché la nostra economia riprenda fiato con conseguenze finanziarie, sociali e quindi anche politiche. Il presidente della Commissione di Bruxelles, Jean-Claude Juncker e il suo vice-presidente erano da tempo orientati in questo senso, ma la Germania si opponeva ed aveva perfino preso le distanze — sia pure in modo felpato — dalla politica espansiva della Bce.
Draghi da quell’orecchio non ci sentiva, ma se il freno nei suoi confronti fosse stato tenuto troppo a lungo avremmo probabilmente assistito ad uno scontro a dir poco drammatico. Per fortuna anche questo aspetto della questione è stato attenuato, anzi è scomparso del tutto, almeno per ora. La flessibilità, per tornare al nocciolo della questione, ammonta a circa 26 miliardi di euro, motivati dal nostro governo da tre capitoli di spesa: la necessità di spostare di un anno (dal 2016 al 2017) la riduzione del deficit rispetto agli impegni assunti con la Commissione; le crescenti spese per salvare gli immigrati che arrivano dal mare; le operazioni di accoglienza, accertamento di identità e motivazioni della loro fuga dai Paesi di origine, con annesse le spese derivanti dagli eventuali accordi con quei Paesi per riaccoglierli. Insomma una sorta di bonifica sociale da effettuare su una vasta zona sub-sahariana.
A fronte di questi problemi e della flessibilità che ne è derivata, ci sono però alcune condizioni poste dalla Commissione e dalla Germania ed anche per sua propria iniziativa da Mario Draghi: leggi sul lavoro che incentivino più efficacemente della tanto nominata panacea del Jobs Act; trasferimento di entità consistenti dalle imposte sul reddito a quelle sul patrimonio; riversare tutte le risorse disponibili ad una diminuzione (sempre promessa ma mai realizzata) del debito pubblico e infine una consistente diminuzione del cuneo fiscale per quanto riguarda la parte contributiva delle imprese private. Quest’ultima ricetta l’avevamo più volte sostenuta da almeno un paio di mesi su queste pagine, ma il governo ha fatto orecchio da mercante rinviando al 2017 e non certo per importi significativi. Eppure sarebbe questa la vera panacea per nuovi investimenti e nuovi e veri posti di lavoro, con relativo aumento della domanda.
Questa è dunque la situazione attuale che Padoan dovrà trasformare nella legge di stabilità del 2017 in cui dovrà fornire le prime anticipazioni a Bruxelles entro il prossimo giugno. Il tempo è breve, il lavoro è molto. Ma nel frattempo che cosa sta accadendo nella nostra economia?
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I problemi sono tre: il trasferimento del grosso delle imposte dal reddito al patrimonio. C’è di mezzo la riforma del catasto e non è uno scherzo da poco; l’andamento del Pil e la diminuzione del deficit entro il 2017 dal 2,4 all’1,8 per cento, l’emersione del mercato nero di imprese e lavoratori. Su quest’ultimo punto s’innesta ovviamente la lotta alle mafie e la corruzione che ne deriva. Qui cioè non si tratta più solo di economia ma entra in ballo anche la politica.
Ma entra in ballo anche il nostro rapporto con l’Europa perché qui la nostra capacità di negoziato si affievolirà di molto. La Commissione in questa occasione ha decisamente favorito l’Italia, mentre ha penalizzato economicamente sia la Spagna sia il Portogallo ed ha aiutato la Francia col contagocce, in una fase per lei socialmente molto difficile. Teniamo presente queste differenze di trattamento. La Merkel l’ha addirittura esplicitamente motivata: l’Italia — ha pubblicamente dichiarato — è uno dei Paesi fondatori dell’Europa e dobbiamo tenerlo presente. Non è un riconoscimento da poco, ma su quella strada dobbiamo proseguire, che la Merkel sia d’accordo o anche non lo sia. Noi siamo stati in tre diverse epoche fondatori dell’Europa: ai tempi di Cesare e poi da Augusto ad Adriano; nel Rinascimento tra il Quattrocento e i primi del Seicento, infine nell’Ottocento non però da soli ma in buona e solida compagnia. Ho già ricordato queste verità storiche qualche domenica fa, ma le ricordo ancora perché credo sia fondamentale. Spetta a Renzi muoversi su questo terreno. Capisco le imminenti elezioni amministrative; capisco molto meno il referendum di ottobre, ma questi appuntamenti elettorali non possono relegare in secondo o terzo piano quello di diventare uno dei protagonisti della politica europea.
La Germania ha detto che se le regole imposte dalla Commissione non sono rispettate dai vari Paesi membri, per i loro interessi nazionali, questi saranno giudicati in modo definitivo dal Consiglio dei ministri europeo, cioè dai 28 Paesi che lo compongono. Più nazionalismo di così. E chi dovrebbe combattere il nazionalismo dei disobbedienti? Ma dov’è la logica di tutto questo? Solo un’Europa federata può stroncare il nazionalismo dei singoli governi. Ed è questa la bandiera che Renzi deve impugnare. Se punta tutto sulle elezioni e sul referendum potrà avere cattive soprese e quand’anche fossero buone rafforzerebbero il suo potere personale. Per farne che cosa? Questa è la domanda cui deve rispondere. A se stesso, alla propria coscienza politica prima che agli altri.
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I candidati delle principali città che voteranno il 5 giugno sono di modesta levatura. Difficilmente trascineranno le folle al voto. Renzi ha detto che si farà in quattro e ne ha certamente la capacità, ma Grillo anche lui ce l’ha, anche la Meloni e Salvini. Berlusconi l’aveva un tempo, anzi era imbattibile, e tuttavia Prodi lo sconfisse ben due volte su quattro. Oggi comunque Berlusconi è muto. Tutt’al più si occupa del Milan e di Mediaset, di politica no, a meno che…
Molti, che hanno buona memoria, pensano che negli ultimi giorni farà un colpo di scena. Conoscendolo abbastanza lo penso anch’io, ma il colpo di scena per esser tale deve sorprendere, e deve anche avere qualche chance di successo. Quella che avrebbe l’improvvisa alleanza con la Meloni e quindi anche con Salvini. La destra riunita potrebbe anche andare al ballottaggio con la Raggi o con Giachetti, e può persino vincere. Io penso questo. Certo non la voterò, ma molti invece sì. Giachetti è un radicale passato da tempo a Renzi ma ebbe gli insegnamenti da Pannella. Immagino che abbia seguito con commozione più che comprensibile le varie camere ardenti, piazza Navona, funerali laici, sfilate e celebrazioni. Pannella però di politica vera e propria non sapeva niente, non era quella la sua missione. Quindi Giachetti ha solo Renzi come maestro. Tuttavia il suo nome è pressoché sconosciuto ai romani. Spero bene per lui ma non sono ottimista. In realtà, tra le varie città in lista ce n’è una soltanto dove il candidato, che ha già governato la città con buonissimi risultati ed ora si è riproposto, è Fassino a Torino. Forse, così spera lui e spero anch’io, ce la farà al primo turno. Se dovesse affrontare il ballottaggio con i Cinque Stelle la battaglia non sarà facile, ma forse la vincerà. Le altre piazze, salvo Merola a Bologna, hanno tutte candidature modeste poiché modesta è la classe politica attuale. La speranza è nei giovani, sempre che abbiano voglia di politica.
E poi c’è il referendum. L’appuntamento è decisivo. Se Renzi vince sarà padrone, se perde si apre uno scenario nuovo sul quale è molto difficile fare previsioni. Personalmente — l’ho già detto e scritto — voterò no, ma non tanto per le domande del referendum quanto per la legge elettorale che gli è strettissimamente connessa. Se Renzi cambia quella legge (personalmente ho suggerito quella di De Gasperi del 1953) voterò sì, altrimenti no. E immagino che siano molti a votare in questo stesso modo. Pensaci bene, caro Matteo; se anche vincessi per il rotto della cuffia sarai, come ho già detto, un padrone. Ma i padroni corrono rischi politici tremendi e farai una vita d’inferno, tu e il nostro Paese.
Se Renzi diventerà padrone sarà per tutti un disastro EUGENIO SCALFARI
Klaassen, ora si può: a breve la risposta definitiva
I dettagli
Il Corriere dello Sport titola: “Klaassen, si fa!”, evienziando come il Napoli stia facendo pressing sull’agente del calciatore e come la prossima settimana sarà decisiva per chiudere l’affare dopo la prima offerta di 12 milioni. Il club azzurro ha fretta di programmare la Champions e a Soren Lerby farebbe piacere un altro assistito in Champions. Ecco perchè a breve bisogna dare una risposta.
L’unico gol di Burgnich in Napoli-Fiorentina 1-0 del 1975
I dettagli
Il giorno 22 maggio il Napoli ha giocato sette partite, cinque in serie A, una in serie B ed una in coppa Italia, ottenendo tre vittorie ed un pareggio, con tre sconfitte.
Ricordiamo l’1-0 alla Fiorentina nella prima partita del girone finale della coppa Italia-1974/75
Questa è la formazione schierata da Luis Vinicio:
Carmignani, Punziano (80′ Landini), Pogliana, Burgnich, La Palma, Orlandini, Rampanti (60′ Albano), Juliano, Massa, Esposito, Braglia
I gol: 47′ Burgnich
Il Napoli concluse all’ultimo posto quel girone eliminatorio che vide proprio la Fiorentina al primo posto. I viola vinsero il trofeo. Alla Fiorentina l’unico gol in maglia azzurra di Tarcisio Burgnich. Per l’ex neroazzurro 107 presenze con il Napoli, 84 in serie A e 23 in coppa Italia.
FONTE: sscnapoli.it
Guardia Costiera Italiana: soccorso a peschereccio in pericolo (VIDEO)
Avvistamento da parte di un aereo della Guardia Costiera Italiana di un peschereccio in pericolo, a seguito della ricezione di una richiesta di soccorso.
Alle ore 16 circa di ieri, un aereo ATR 42 della Guardia Costiera Italiana, impegnato in attività di volo per vigilanza pesca, ha ricevuto una richiesta di soccorso, sul canale radio di emergenza, da un peschereccio con circa 300 migranti a bordo.
L’aereo della Guardia Costiera, interrotta la propria missione, ha iniziato le ricerche per individuare l’imbarcazione in pericolo che poi si è rivelata essere un peschereccio di circa 18 metri.
L’aereo della Guardia Costiera subito dopo ha individuato un mercantile in navigazione in quella area di mare per cui lo ha contattato e lo ha diretto verso il peschereccio allo scopo di prestare immediato soccorso.
Il peschereccio era all’interno dell’area SAR Maltese per cui, informato dell’operazione in atto il competente centro per il coordinamento delle operazioni di ricerca e soccorso della Valletta, questo ha assunto il coordinamento delle attività.
NOTE:
Il Corpo delle capitanerie di porto – Guardia costiera è uno dei corpi specialistici della Marina Militare e svolge compiti relativi agli usi civili del mare ed è inquadrato funzionalmente ed organizzativamente nell’ambito delMinistero delle infrastrutture e dei trasporti al quale si riconducono i suoi principali compiti istituzionali. Il Corpo, inoltre, opera in regime di dipendenza funzionale dai diversi Dicasteri, tra i quali il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, e il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, che si avvalgono della sua organizzazione e delle sue competenze specialistiche.
Tra le citate competenze, in primis, la salvaguardia della vita umana in mare, della sicurezza della navigazione e del trasporto marittimo, oltreché la tutela dell’ambiente marino, dei suoi ecosistemi e l’attività di vigilanza dell’intera filiera della pesca marittima, dalla tutela delle risorse a quella del consumatore finale. A queste ultime si aggiungono le ispezioni sul naviglio nazionale mercantile, da pesca e da diporto, condotta anche sulle navi mercantili estere che scalano i porti nazionali.
Coppa Italia: Milan Juventus 0-1| Trofeo alla Juve che vince su un Milan sciupone
Milan Juventus 0-1| La Juve conquista la Coppa Italia approfittando di un Milan sciupone
Roma – Finale di Coppa Italia, tutto pronto all’Olimpico che per l’occasione veste di bianconero e rossonero le appassionate Curve delle due tifoserie. Sold out per l’atteso evento, presenti il Presidente Mattarella, l’immancabile Renzie e il Cavaliere Silvio Berlusconi che entra anche in campo per salutare la sua squadra. Guest star dell’Olimpico l’attore Russel Crowe super scortato, inavvicinabile dai nostri inviati.
Primo tempo
Al 6’ Pogba reclama un rigore per essere caduto in area dopo un controllo difficile, ma per l’arbitro Rocchi è tutto regolare. Dopo una fase iniziale di studio tra le due squadre, il primo acuto del match è di Poli che strappa il pallone alla difesa bianconera e la passa a Bonaventura, che, ispirato da Cucka, al 9’ tira ma viene ribattuto in calcio d’angolo. Al 22’ De Sciglio prova a sorprendere Neto con un colpo di testa dalla breve distanza, ma la botta non va. Al 23’ miracolo di Neto in due tempi su Bonaventura, che tira dopo una serie di finte!!! Juventus in difficoltà e Milan vicinissimo al vantaggio.
Il pressing degli uomini di Brocchi è davvero notevole, bisognerà vedere fino a che punto la squadra reggerà questi ritmi. Intanto al 29’ lampo della Juventus con Evra, che prova la conclusione dopo aver saltato secco Calabria, ma la sfera va di poco fuori dallo specchio. Al 38’ Poli fallisce un’altra occasione: dopo un’azione ben manovrata da parte dei rossoneri, il centrocampista riceve da Honda ma spara altissimo il pallone! L’occasione era di quelle ghiotte, quasi un rigore in movimento.
Al 45’, dopo un primo parziale dominato dal Milan, i tifosi rossoneri applaudono calorosamente i giocatori, che tornano nello spogliatoio
Secondo tempo
Al 47’ Milan in attacco, Bonaventura fa partire un tiro rasoterra pericoloso, ma trova Neto pronto a bloccare.
Risposta della Juventus in contropiede, occasione per ManzuKic ma Donnarumma riesce in qualche modo ad allontanare: la squadra di Allegri non riesce proprio a concretizzare.
Al 49’ ammonito Zapata per aver atterrato Chiellini al limite dell’area piccola.
Al 62’ arriva il primo cambio per Allegri, esce Evra ed entra Alex Sandro.
Dopo un lungo quarto d’ora noioso dove le due squadre giocano soprattutto a centrocampo con rare occasioni di allungarsi, parte una fiammata bianconera: al 68’ Pogba arriva al tiro ma Donnarumma riesce a respingere centralmente. La palla finisce sui piedi di Manzukic che non coglie l’attimo per mandarla in fondo al sacco.
Ancora Juventus al 72’ dove Lichstainer stacca di testa in area ma non è preciso, occasione sprecata.
Al 74’ entra Cuadrato al posto di Lichtsteiner.
All’80’ punizione per la Juve dopo un contrasto tra Kuko e Pogba, l’attaccante bianconero va sulla palla ma il suo tiro finisce addosso al portiere che para con facilità.
Le due squadre appaiono stanche, Montolivo avverte qualche problema muscolare, troppe sono le azioni e le occasioni sprecate, Il Milan fa qualcosa in più in chiusura di gara ma non basta. Due minuti di recupero, il Milan chiude in attacco ma il risultato non si sblocca, tutti ai supplementari!
Primo tempo supplementare
Molti falli spezzano il gioco nei primi minuti. Il canovaccio è sempre lo stesso: il Milan cerca di costruire la manovra e la Juventus tenta imbucate in contropiede. Al 10’ viene ammonito Niang per fallo su Rugani, ma già in precedenza c’era stato un intervento scomposto su Cuadrado. Al 10’ una leggerezza di Montolivo stava per costare cara agli uomini di Brocchi: bravissimo Donnarumma nell’opposizione a Mandzukic. Al 13’ Bacca, sfruttando un errore di Alex Sandro, tenta la rovesciata sul pallone che va di pochissimo alta sopra la traversa! Al 14’ ammonito Barzagli per un intervento su Bacca. Si chiude così il primo tempo supplementare.
Secondo tempo supplenentare
Riprende l’attacco del Milan, la Juve è un po’ dispersiva ma il suo portiere ancora alta la guardia, la palla non passa. Montolivo è stanchissimo, ultimo cambio per il Milan, entra Josè Mauri.
E mentre tutti erano ormai rassegnati alla noia e ai rigori, arriva il gol di Morata che su assist di Cuadrato risveglia la Curva Nord!
Milan Juventus 0-1
Episodio dubbio all’11 per contatto di Chiellini su Honda, il pubblico insorge chiedendo un rigore, Rocchi lascia correre ma ammonisce Chiellini che chiedeva il giallo per simulazione dell’avversario.
I rossoneri ci provano fino al 15’ con tutte le forze rimaste, ma pur spingendo in attacco non riescono a violare la porta di Neto.
Il trofeo viene vinto beffardamente da una Juve che ha saputo trarre profitto da un Milan sprecone.
FORMAZIONI UFFICIALI
MILAN (4-3-3): Donnarumma; Calabria, Zapata, Romagnoli, De Sciglio; Poli, Montolivo, Kucka; Honda, Bacca, Bonaventura. All. Brocchi
JUVENTUS (3-5-2): Neto; Rugani, Barzagli, Chiellini; Lichtsteiner, Lemina, Hernanes, Pogba, Evra; Dybala, Mandzukic. All. Allegri
ARBITRO: Rocchi di Firenze
di Maria D’Auria e Claudia Demenica
Ischia ad un passo dalla D,il Monopoli cala il tris al Mazzella

21 maggio del 2016,la fine dell’Ischia Calcio. Serviva una vittoria nella partita dell’andata dei play-out contro il Monopoli,ma invece è arrivata una pesante sconfitta che racchiude tutto quello che è successo durante l’arco della stagione calcistica. Un plauso va ai tifosi presenti sulle gradinate dello stadio Mazzella che dopo l’appello lanciato dai due tecnici Di Meglio e Buonocore hanno dato un segnale importante,riempendo le tribune del Mazzella,incitando la squadra fino al 90′. Prestazione opaca e deludente della squadra gialloblu in campo,dopo un primo tempo concluso sul risultato di 0-0,nella ripresa Armeno e compagni vengono travolti. I pugliesi trovano il gol del vantaggio appena dopo 35 secondi della ripresa,con l’ennesimo gol preso su una disattenzione della retroguardia gialloblu. Il gol gela nettamente il team isolano,dove la squadra del gabbiano ne approfitta e trova prima il gol del raddoppio con Esposito che si inventa un eurogol e poi ancora Croce sigla il terzo gol,che realizza la sua doppietta personale.Il Monopoli sbanca Ischia ed archivia il discorso per la salvezza dove tra una settimana in Puglia potrà festeggiare davanti ai propri tifosi.
Schieramenti.
Negli schieramenti in campo rispetto alla vigilia si registra soltanto un cambio in casa Ischia: al posto di Di Vicino gioca Palma schierato mezz’ala destra con Spezzani da playmaker e Armeno dall’altro lato. A completare il reparto Florio e Porcino come esterni. In difesa confermato il pacchetto con Filosa,Van Dam e Bruno davanti alla porta difesa da Iuliano. In attacco la coppia Kanoute-Gomes. In casa Monopoli confermati gli undici della vigilia del match. Croce e Gambino la coppia di attacco. L’ex di turno Mercadante sostituisce lo squalificato Pinto,con Luciani sull’altra fascia. In mezzo Tarantino in cabina di regia, con Romano e Viola ai suoi lati. Tra i pali Pisseri con la linea composta a tre da Ferrara,Esposito e Bacchetti.
Sintesi match.
Un primo tempo dove le squadre in campo si annullano nella metà campo. Il primo tiro verso lo specchio della porta dei pugliesi è quello di Filosa che ci prova con una conclusione da fuori,con la sfera che termina abbondantemente fuori. Poco dopo ci prova Gomes,il suo tiro finisce alto sopra la traversa. La formazione biancoverde vede soffrire la pressione dei gialloblu, commettendo falli ingenui dove dopo appena 25′ vengono ammoniti prima Bacchetti,Croce e Tarantino anche se forse due tra questi tre era da rosso diretto per gli interventi scomposti sul centrocampista Palma. L’Ischia va vicina al gol: cross di Bruno con la sfera diretta a Kanoute in area ma Bacchetti salva deviando in corner,prima del tapin vincente del senegalese. Al 37′ ospiti pericolosi,quando Viola scodella un cross,si crea una vera mischia in area di rigore con la sfera che termina sul destro di Ferrara che calcia,ma il suo tiro termina a lato. Sul finire del primo tempo ancora gli ospiti si rendono pericolosi: Viola lancia in profondità Croce che con il destro trova soltanto l’esterno della rete. Il primo tempo si conclude sul risultato di 0-0. Nella ripresa passano appena 40 secondi e il Monopoli passa in vantaggio: cross dalla sinistra dell’ex Mercadante,in area trova Croce che stacca di testa e trafigge Iuliano. E’ tutto un remake visto per l’intera arco della stagione. Di Meglio dalla panchina fa entrare Rubino al posto di uno spento Gomes. All’11 Spezzani inventa una parabola perfetta che pesca in area Florio,il quale viene trattenuto per la maglia da Mercadante ma l’arbitro lascia correre. I gialloblu in campo sembrano aver accusato il gol preso a freddo,dopo pochi minuti nella ripresa, Di Meglio prova a mischiare la carte facendo entrare Pepe al posto di Porcino, e passando alla difesa a quattro,schierandosi con il modulo del 4-3-3 con il tridente formato da Kanoute,Rubino e Pepe. Al 19′ arriva il colpo del ko per l’Ischia: calcio d’angolo dalla sinistra battuto da Viola,dove Bacchetti fa la sponda in area per Esposito che con una mezza rovesciata si inventa il gol del sabato, e batte Iuliano. E il gol che taglia definitivamente le gambe ai gialloblu per salvezza. Gli ospiti sembrano di non accontentarsi e al 27′ dilagano : Croce si invola verso la porta,e lascia partire un diagonale lento,dove stranamente Iuliano non riesce ad arrivare. E’ il gol che cala il sipario al Mazzella. I tifosi accorsi allo stadio per incitare la squadra,rimangono delusi per la prestazione opaca offerta in campo. Una squadra a cui è mancata la cattiveria agonistica e la giusta grinta per poter affrontare questo playout. In pieno recupero gli isolani trovano anche il gol della bandiera con Kanoute che però viene annullato per posizione di off-side. Al fischio finale a festeggiare è la formazione del gabbiano con i tifosi arrivati dalla Puglia nel settore ospiti. Un’Ischia che nella partita di ritorno dovrà compiere un miracolo assurdo,vincendo con quattro gol di scarto per centrare la salvezza,un impresa fuori dal normale per una squadra così…ci sono voluti 16 anni per conquistare di nuovo la serie C e in pochi mesi si è buttato via tutto,sopratutto per delle scelte sbagliate da parte della società.
Simone Vicidomini
Progetto Eureka 2016, i piccoli inventori di Padova hanno le idee chiare
Stamattina si è svolta la premiazione dei finalisti del concorso per piccoli inventori e ”imprenditori” Progetto Eureka 2016.
La 5A della primaria Parini di Camposampiero vince il primo premio del progetto Eureka 2016 ! Funziona ! 4.0 2016 col il ”GRANDE DIVERTIMENTO”
Stamattina presso l’Istituto Tecnico Superiore ”F.Severi” di Padova si è svolta la premiazione dei finalisti del concorso per piccoli inventori e ”imprenditori” Progetto Eureka 2016

Il progetto, dal titolo EUREKA! FUNZIONA! 4.0, è stato promosso dal Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Padova assieme alla Sezione Metalmeccanici di Confindustria Padova. A livello nazionale il progetto è stato promosso da Federmeccanica ed è nato da un accordo con il MIUR per lo sviluppo delle competenze tecniche e scientifiche fin dalle scuole primarie.

Ben trecento bambini delle scuole primarie di Padova e provincia si sono sfidati nell’ideazione, progettazione, realizzazione e promozione di un giocattolo tecnologico e stamane hanno presentato e giocato assieme alla giuria con le loro creazioni.

Il regolamento prevedeva la creazione, in ogni classe partecipante, di gruppi di 5/6 bambini chiamati a lavorare su kit di materiali come molle, tondini di legno/ferro, rotelle di legno, elastici, filo elettrico e motorino e ogni bambino aveva un ruolo preciso nel gruppo (disegnatore, costruttore, disegnatore artistico e pubblicitario).
Lo spirito imprenditoriale, che deve stare dietro ogni progetto, è stato ”portato” in ogni classe da alcuni imprenditori che hanno incontrato i bambini nelle classi; questo ha permesso di avvicinare i bambini al mondo dell’impresa.

La giuria, composta da imprenditori, uno studente e un delegato dell’Associazione insegnamento della fisica, per la cronaca, dopo una lunga consultazione, ha scelto di premiare la classe quinta A dell’Istituto Parini di Camposampiero con l’invenzione della ruota panoramica chiamata ”Il gran divertimento”.

Bellissime le parole di Emma, una delle piccole imprenditrici vincitrici, alla presentazione della sua invenzione, ancora prima della proclamazione: ”…non siamo qui per vincere, ma per dare divertimento alla gente”.

Sentire parlare loro, i protagonisti, ci sembra di capire che abbiano veramente le idee chiare, buona fortuna ragazzi!!!
GUARDA LA FOTOGALLERY COMPLETA:
La campagna delle idee lanciata da Salvatore Vozza promossa dagli stabiesi
I cittadini stabiesi promuovono la campagna delle idee lanciata dal candidato della coalizione #PerCastellammare, Salvatore Vozza. Domani si replica
Castellammare: Tanti i cittadini stabiesi che oggi si sono fermati ai banchetti della coalizione #perCastellammare con Salvatore Vozza , candidato a sindaco.- -Villa vicino Cassarmonica
- -Annunziatella(vicino chiesa)
- -Via Petraro(di fronte chiesa)
- -Largo Pozzano
Manifesti Abusivi: Denuncia anche tu!
Manifesti Abusivi Scarica il modulo e aiutaci a denunciarli tutti – Movimento 5 Stelle Castellammare di Stabia
CLICCA QUI PER SCARICARE IL MODULO: Segnalazione Manifesti Abusivi
Dall’inizio della campagna elettorale, il Movimento 5 Stelle Castellammare di Stabia si sta battendo per il rispetto dei criteri di propaganda, in particolare per quanto riguarda la lotta all’affissione selvaggia e abusiva dei manifesti. Questa pratica, non solo infrange le regole in quanto non vengono rispettati gli spazi preposti per l’affissione dei manifesti sui tabelloni elettorali (Ogni lista, e dunque non coalizione, ha diritto ad un singolo spazio composto da due tabelle verticali, lo spazio riservato al Movimento 5 Stelle è il numero 1), ma, come da noi già documentato, imbratta ulteriormente la nostra Castellammare, visto che spesso non ci si limita a coprire abusivamente i manifesti delle liste concorrenti con i propri, bensì si provvede a stracciare gli stessi, rendendo gli spazi antistanti vere e proprie discariche a cielo aperto. L’abusivismo riguardante gli spazi preposti per l’affissione non è l’unico problema, infatti, sono svariati i manifesti affissi su impalcature, muri, tralicci e altri luoghi dove l’affissione è rigorosamente vietata.
vivicentro.it/sud/politica – Movimento 5 Stelle Castellammare di Stabia
ESCLUSIVA – Fontana alla Juve Stabia? Spunta un termine ultimo per la fumata bianca
La Juve Stabia a caccia ancora del prossimo allenatore
La Juve Stabia non ha ancora sciolto gli ultimi dubbi per quanto riguarda la panchina, dopo aver chiuso la scorsa stagione di Lega Pro con la salvezza e la conseguente separazione da Zavettieri. Il nome più caldo è quello di Gaetano Fontana, si cerca di trovare una soluzione ai dubbi che circondano la trattativa, dubbi che non sono dello stesso ex calciatore stabiese, il quale ha già detto si e sarebbe orgoglioso di tornare nella città delle acque. Secondo quanto raccolto in esclusiva dalla redazione di Vivicentro.it, spunta una data per il definitivo esito della trattativa. Entro e non oltre la fine della settimana prossima dovrà arrivare una risposta con la conseguente firma eventuale del contratto, anche perchè, in maniera insistente, su Fontana ci sono anche altri club di Lega Pro con progetti ambiziosi, pronto ad accoglierlo: cosa gratificante per lui visti i 2 anni e mezzo di stop, a dimostrazione che il lavoro tecnico fatto a Nocera è stato positivo al di là di quanto poi accaduto. La sua prima scelta è Castellammare di Stabia e l’attesa deve essere vista proprio sotto quest’ottica. Non c’è nulla di scritto, ma è una questione morale. Per il prossimo fine settimana, quindi, si arriverà ad una risposta con la fumata bianca o nera e se ciò non dovesse accadere, allora il tecnico si sentirà libero di accasarsi altrove. Non ci resta che aspettare…
a cura di Ciro Novellino
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Patrizio Mascolo: ” Corsi di formazione per il futuro di giovani pastai così non perderemo l’identità territoriale ””
Corsi di formazione con sbocchi occupazionali mirati e finalizzati alla crescita del territorio della città di Gragnano.
“Abbiamo raccolto con favore la proposta avanzata da ALA, una delle liste che sostengono la mia candidatura a Sindaco, che prevede la promozione di corsi di formazione indirizzati ai nostri giovani nell’ambito delle filiere produttive che hanno fatto grande la città di Gragnano.
“Penso alla trasmissione diretta – ha dichiarato Patrizio Mascolo – da parte dei Maestri Pastai dei nostri gloriosi pastifici, del loro sapere e della loro esperienza tramandata attraverso la formazione ai nostri ragazzi in maniera tale da prospettare un futuro roseo alla nostra cittadinanza sia in materia di sviluppo occupazionale ma anche e soprattutto di continuità storica nel solco tracciato dai nostri padri”.
“La Gragnano che sogno – ha concluso Mascolo – è una città che dia futuro e speranza ai nostri figli”.
vivicentro.it/sud/politica – Patrizio Mascolo: “Corsi di formazione per il futuro di giovani pastai così non perderemo l’identità territoriale”
La marcia per i nuovi diritti è inarrestabile
Da commenti e analisi dedicate alla morte di Marco Pannella è venuta una domanda, legata, seppure non esclusivamente, all’emozione sollevata dalla sua scomparsa. E cioè: ci sarà ancora un futuro, e quale, per i diritti civili in Italia, adesso che il paladino di quei diritti se n’è andato?
Senza girarci attorno, la risposta non può che essere sì. Intanto perché in quel campo, va riconosciuto, una parte del lavoro è stato fatto. L’Italia non è più, com’era ancora all’alba degli Anni Settanta, un Paese arretrato, uno degli ultimi che continuava a imporre per legge il dogma del matrimonio indissolubile. Per merito di Pannella e dei radicali – ma anche dei laici, dei socialisti e perfino dei comunisti, che abbandonarono la loro iniziale e irrazionale resistenza, e a discapito dei democristiani che si opposero, dapprima con decisione e via via sempre meno -, il divorzio è legale da quarantasei anni, e l’aborto da trentotto.
I due referendum promossi per cancellarli nel 1974 e nel 1981 si conclusero con il 59 e il 68 per cento dei voti in difesa di quei diritti (compresi moltissimi cattolici che si espressero in dissenso dalle indicazioni della Chiesa e della Dc). E da due settimane, anche stavolta, in ritardo sul resto d’Europa e del mondo, il Parlamento ha approvato la legge sulle unioni civili, che assegna per la prima volta anche agli omosessuali conviventi diritti uguali a quelli delle altre coppie di fatto e assimilabili ai coniugi uniti in matrimonio. Ciò è avvenuto per merito (o responsabilità, secondo i punti di vista) di Matteo Renzi, presidente del Consiglio appartenente a una generazione di giovani scout che d’estate, quando partecipavano alle Giornate della Gioventù, la sera, dopo aver cantato in coro con Wojtyla, si coricavano all’aperto e facevano l’amore nei sacchi a pelo, confidando nella benevolenza del Papa.
E tuttavia, dal testo varato alla fine della tormentata, ma niente affatto superflua, discussione parlamentare, sono state stralciate, com’è noto, le adozioni dei figli dei partners. Si riprenderà a discuterne, forse non si farà in tempo a inserirle in un’altra legge in questa legislatura, ma è inutile nascondersi che prima delle Camere arriveranno, anzi sono già arrivate, le sentenze che hanno riconosciuto il diritto ad essere genitori per uomini e donne gay uniti stabilmente, e in grado, secondo i giudici, di dare amore sincero e buona educazione ai loro figli. Per un numero limitato di casi di questo genere di adozioni già approvate, ci sono decine, forse centinaia, di bambini in attesa dei loro diritti di figli: anche questo è bene saperlo.
La legalizzazione dell’uso di droghe leggere, formalmente per uso medico, appare e scompare dai calendari delle commissioni parlamentari; il testamento biologico e l’eutanasia si affacciano all’inizio di ogni legislatura e poi immancabilmente si perdono per strada. Ma questo non vuol dire che il cammino dei diritti si sia fermato o sia condannato a fermarsi, perché la velocità del cambiamento della società civile ė tale che anche i politici più ciechi non possono non vederlo. Non si tratta, in altre parole, dei casi di Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro, protagonisti delle battaglie più recenti dell’ultimo Pannella per dare ai familiari di malati senza speranza il diritto di por fine alle loro sofferenze. In molti ospedali italiani, anche questo si sa, si cerca di supplire alla mancanza di norme in questo settore adoperando pietosamente, ai limiti della legge, le risorse più avanzate della scienza medica. Ed è la generosità, alle volte sorprendente, di parenti di moribondi, a incoraggiare il salvataggio di altre vite, grazie agli espianti e ai trapianti di organi.
Le carceri, non a caso motivo di un’altra predicazione laica e degli azzardati digiuni di Pannella, sono ancora il luogo di indicibili barbarie, che la civiltà giuridica non dovrebbe consentire, in quella che si vanta di essere la patria del diritto. Ma almeno, grazie all’impegno di due ministri come Paola Severino e Andrea Orlando, si ė riusciti a limitare il problema del sovraffollamento delle celle, avendo il coraggio di trovare forme alternative alla carcerazione e ponendo limiti alla condizione miserabile e disumana di moltissimi detenuti. Molto resta da fare, infine, in materia di cittadinanza, e tutto o quasi sul terreno irto di ostacoli dell’immigrazione extracomunitaria, gravata da insorgenti egoismi europei e uso esasperato di convenienze elettorali interne. Anche in questo campo gli italiani sono migliori, oggi, di quel che sembra l’Italia. La marcia verso il riconoscimento dei nuovi diritti è per questo inarrestabile. Resta solo da capire perché la politica seguiti ad essere più lenta della società che dovrebbe rappresentare.
Era così quaranta e più anni fa, quando il solitario Pannella si alzò a contestare il predominio consociativo di Dc e Pci: per salvare il patto sotterraneo con cui dal governo e dall’opposizione, ma in realtà in piena collaborazione, controllavano il Parlamento, i due grandi partiti di massa avevano messo da parte la questione dei diritti, destinata a dividerli. E avrebbero preferito continuare a ignorarla. Ma ora che la Dc non c’è più e i post-comunisti sono ridotti a minoranza del partito del premier, adesso che Papa Francesco («Chi sono io per giudicare i gay?») lascia ai vescovi il compito di protestare, giusto un atto dovuto, contro le unioni civili, ma poi consente la comunione per i divorziati e apre alle donne diacono, che ragione c’è di continuare a frenare l’evoluzione della società italiana, divenuta moderna malgrado tutto? Tra Prima e Seconda Repubblica, è duro ammetterlo, non c’è stato alcun passo avanti. Anzi s’è aggravato il meccanismo sterile delle interdizioni reciproche. Nella Terza, che dovrebbe uscire dal referendum di ottobre, chissà come andrà. La vigilia è lunga, il pessimismo dell’intelligenza sovrasta l’ottimismo della volontà. Seminare trappole per avversari mai considerati degni di diventare interlocutori, non sforzandosi di far altro, rischia di rendere la politica e i politici italiani sempre più lontani dalle attese dei cittadini. E purtroppo, non solo in materia di diritti.
vivicentro.it/editoriale – La marcia per i nuovi diritti è inarrestabile MARCELLO SORGI


























