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Castellammare di Stabia
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Direttore Tecnico Bayern Monaco: “Higuain? Non avrebbe senso prendere lui”

Ai microfoni di Radio Crc, è intervenuto il direttore tecnico del Bayern Monaco, Michael Reschke, il quale ha commentato così le voci che vedono Higuain vicino al club tedesco: “Higuain rientra tra i 3 o 4 migliori al mondo, ma al momento abbiamo il migliore, Lewandowski, ed è per questo che non c’è ragione di prendere un altro attaccante, non avrebbe senso per noi e nemmeno per il calciatore. Lewandowski giocherà nel Bayern Monaco anche nella prossima stagione e non c’è nessun dubbio in merito. Ha ancora 3 anni di contratto col club bavarese e sappiamo di avere in rosa il numero 9 più forte al mondo ed è per questo che non c’è nessuna possibilità che venga ceduto.” 

Incredibile Benitez, retrocede col Newcastle ma viene premiato dal Real

Ne vinci cinque su sei senza mai perdere nel gironcino iniziale di Champions. In Liga resti vivo fino al tonfo casalingo contro il Barcellona. Ma alla fin fine non erano tanto i risultati quanto il feeling con la squadra, il metodo di lavoro, le sensazioni. A dicembre Rafa Benitez viene esonerato dalReal Madrid. Qualche mese dopo lo spagnolo torna in pista ma in un’altra dimensione: Newcastle, in lotta per la salvezza. Che non raggiungerà nemmeno. E dalla Premier passerà in Championship, il suo prossimo campionato. Eppure Rafa Benitez… è comunque vincitore della Champions con il Real Madrid. Esonerato ma con il premio in tasca, grazie alla cavalcata firmata Zizou Zidane. Dopo la vittoria dell’Undécima da parte del Real infatti, l’ex allenatore del Napoli ha ottenuto 600.000 euro scrive Mundo Deportivo, la medesima cifra che ha incassato ogni giocatore della rosa blanca. Zidane – come allenatore in carica – 1,2 milioni di euro. Retrocesso (in Premier) ma comunque premiato (per una Champions in parte anche sua). Ecco il curioso caso di Rafa Benitez.

Fonte: Gianluca Di Marzio.

Ag.Gabbiadini: “Da valutare il futuro di Manolo”

Ai microfoni di Radio Marte, è intervenuto Silvio Pagliari, agente di Manolo Gabbiadini: “In questa stagione si è confermato ai sui livelli dal punto di vista minutaggio-gol. Europeo? Conte ha fatto le sue scelte, le rispettiamo. Manolo è dispiaciuto di non esserci ma non possiamo fare altro che prenderne atto. E’ giovane e potrà ritornare in nazionale. Futuro? E’ troppo presto. Ci sono società che ancora devono scegliere l’allenatore, è tutto in alto mare. Nelle prossime settimane ci vedremo con la società, con Giuntoli e ne parleremo con calma. Ci vedremo entro il mese di giugno e prenderemo di comune accordo la strada migliore per tutti. Può restare a Napoli? Fatemi parlare con chi di dovere e potrò essere più preciso”

Materazzi: “Raiola sta lavorando da tempo per Ibrahimovic al Napoli”

Le sue parole

Ai microfoni di Radio Gol è intervenuto Matteo Materazzi: “Ibra vorrebbe il trasferimento al Napoli, Raiola ci sta lavorando da tempo. Tutto dipende da Higuain e dal suo futuro. Dovesse arrivare qualcuno con i soldi per la clausola rescissoria del ‘Pipita’, Raiola sarebbe pronto a portare Zlatan a Napoli”.

Vozza chiama il Prefetto “Un controllo serio sul voto di domenica. No ai telefonini nel seggio elettorale”

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Il candidato a sindaco della coalizione per Castellammare Salvatore Vozza chiede al Prefetto di Napoli, Maria Gerarda Pantalone, un controllo serio del voto nella città di Castellammare.
“Nessun telefonino entri nei seggi elettorali domenica” è l’ammonimento di Salvatore Vozza. Un allarme sul condizionamento del voto, in alcune zone, che Salvatore Vozza ha già lanciato nei giorni scorsi. Un allarme ripreso anche dal vicepresidente della commissione nazionale antimafia Claudio Fava, giunto a Castellammare, per sostenere la candidatura di Salvatore Vozza. “Ci giungono – dichiara Vozza – voci continue di possibile compravendita dei voti”. Una foto scattata inb cabina sarebbe la prova che il voto è stato dato. “Chiediamo alle forze dell’ordine uno sforzo straordinario affinchè il voto si svolga , nella giornata di domenica, in modo regolare, serio e democratico. Il voto di domenica- conclude Vozza- rappresenta un’occasione unica e da non perdere se veramente si vuole cambiare questa città”.
#Castellammareriparte

NOTE bibliografiche:

Salvatore Vozza (Castellammare di Stabia, 13 gennaio 1953) è un politico italiano, deputato tra il 1992 e il 2001, sindaco di Castellammare di Stabia dal 2005 al 2010.

Biografia
Salvatore Vozza è nato nel 1953 a Castellammare di Stabia, dove è stato Sindaco e nella quale tuttora vive.

Diplomato geometra e impiegato come operaio, fin da giovanissimo si è avvicinato alla politica entrando nelle fila del Partito Comunista Italiano. Nel 1975, a soli 23 anni, è stato eletto consigliere provinciale e poi nominato come Assessore allo Sport e Turismo a Napoli, nella giunta provinciale presieduta dal socialista Giuseppe Iacono, prima esperienza nel dopoguerra dell’ente partenopeo guidato da una coalizione di sinistra. Con il Partito Comunista ha vissuto da protagonista, con la mozione Ingrao, il confronto che animò la discussione sulle trasformazioni che portarono alla svolta della Bolognina e alla nascita del Partito Democratico della Sinistra, di cui è stato segretario provinciale di Napoli e regionale in Campania per alcuni anni, diventando poi componente della direzione nazionale dei DS, dopo essere stato già componente del comitato centrale del PCI.

Luoghi dai rimandi esistenziali nell’arte di Silvana Lunetta

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Nella recente personale (maggio 2016) alla Galleria ab/arte di Brescia, Silvana Lunetta ha proposto un suo personale  colloquio con l’umanità alienata dal progresso nella crisi globale, facendo sorgere quesiti per sollecitare un uditorio  internazionale, per quanti potrebbero influenzare positivi recuperi nelle ultime urgenze geopolitiche, in un percorso artistico ben esplicitato nella monografia d’art a cura di Andrea Barretta presentata per l’occasione.
di Andrea Barretta

Un’indagine dell’attuale linguaggio artistico di Silvana Lunetta non può non iniziare dal suo cammino creativo e dalle scelte compiute in risposta al presupposto di avvedutezza estetica, né senza tenere conto della dicotomia tra figurazione e astrazione con riferimento all’attributo visivo ravvisabile per entrambe in una qualsiasi opera d’arte. Piuttosto, vedremo di seguito, sarà la materia ad assumere un’importanza decisiva nell’esigenza della nostra artista di un’art-autre. E non a caso sono le sue esperienze ad agevolare la continua opposizione fino alla risoluzione nell’equilibrato spazio della tela.

Ferma nello studio delle arti che porta nella sua attività di docente, e curiosa della vita già adolescente a incantarsi nei musei siciliani, Silvana Lunetta si appresta alla pittura a Caltanissetta, città natale, già alla fine degli anni Sessanta con toni figurativi e poi con iniziali passaggi evolutivi nella prima personale del 1975.

Seguirà la pratica con la calcografia alla Scuola Internazionale di Grafica di Venezia (dove esporrà nel 1992) con i maestri Riccardo Licata e Nicola Sene, e con la ceramica a Firenze e a Faenza per approfondire la tecnica raku.

All’istante Silvana Lunetta lascia per alcuni anni la pittura e si dedica al disegno a china, e sul foglio di carta appunta il suo lessico espressivo concentrato nell’annuncio dei futuri paesaggi della memoria, dove il segno e le linee pulite saranno contagiati dalla contestualità in cui viviamo e da cui trarre i suoi turbamenti.

Va da sé, allora, che condividere quest’arte comporta l’accettazione di una dislocazione dalla tessitura d’idiomi ed esercizi, e richiede la ritualizzazione di quanto ha consegnato l’arte alla massificazione omologante. Non solo. Bisognerà superare la soglia storiografica per trovarsi in relazione con la riappropriazione lunettiana dell’ambito ispirato verso un approdo condiviso nel riscatto estetico dall’arte del Novecento, arrivando a esiti che a loro volta conducono a un qualcosa di nuovo, quale metafora dello svilimento di tangibilità contemporanee. Perché Silvana Lunetta è testimone del proprio tempo, e anziché l’immagine figurativa propone l’astrazione lirica, contro una situazione culturale che vede la migrazione dell’arte verso tracce spesso ermetiche, e per questo evoca spinte nel dare la stura a una successiva  produzione autonoma seppur riconducibile all’informale.

Saranno anni intensi, soprattutto nei contatti culturali vissuti nell’intreccio dell’essere e dell’agire, nell’accompagnarsi con intellettuali quale il poeta Alfonso Campanile che le dedica un suo componimento, il francescano algerino Jean Albert Derrien, docente a Parigi, e lo scrittore siciliano Leonardo Sciascia. Così Giacomo Baragli che la presenta in una personale a Palermo nel 1983 e poi Ignazio Buttitta.

Cosiffatta l’arte di Silvana Lunetta sta nella materia che consegna con originalità alla tela. Sta nella determinazione dell’essere degna della bellezza, ogni volta che l’interesse prevalente è l’armonia, alimento per le sue opere contro la disarmonia politica e sociale. E sta nel rigore semantico diverso da tanta arte contemporanea, perché dapprima è guidata dal portato culturale di non dare importanza alla “forma”, anche se sarà l’opera stessa nella sua interezza alfine a identificarsi in essa, di-segno in segno nella materia.

In questo periodo Silvana Lunetta si avvicina sempre più alla sperimentazione per trovare altri risultati rispetto a quelli già acquisiti, e lavora ricorrendo all’assolutezza del vivere, oltre codici da cui uscire più per rispetto dell’inedito che per motivi immanenti, tanto che pur non riconoscendosi nel concettuale si muove nell’utilizzare la creatività nel sinonimo di libertà.

I suoi lavori, al momento, marcano il ritorno a un’arte impegnata, certa di un valore che si esaurisce se non è in grado di raccontare quell’idealismo di credere già di per sé a temi meritevoli di un contraddittorio, per edificare un rapporto con l’uomo e la sua terra che sia luogo universale. A tal fine, dalla sua assolata terra siciliana, Lunetta ha guardato a Robert Rauschenberg e Jasper Johns, nel derivare ma non nel negare il ruolo ibrido della pittura che invalida nella definizione del termine “informale”. Se ne estranea, e riesce a esprimere corporeità che descrivono la sua indole: ragionevolezza e istinto che nei suoi quadri si “materializzano” nella prospettiva d’infinito, nel risveglio nella sua appartenenza all’idea di politica in quanto valore per la res pubblica da definire in un progetto concreto. E’ un suo “infinito” – atteggiamento  inscindibile – che non vuole cedere all’illusione, e da qui l’importanza di detriti cui dare la profondità dei contrasti con l’intransigenza della materia applicata a “colpire”. E interviene a cercare il senso del vivere, disincantata dall’espressionismo astratto che non sia ricerca di fisicità, di spazio-tempo nelle pieghe di circostanze indipendenti. Non sconfina, però, nella citazione né nella reinterpretazione che molti oggi chiamano “rivisitazione”, anzi si tiene lontana da speculazioni mercantili e, puntualizza Caterina Rasà, per questo le sue opere sono “difficilmente catalogabili nel tempo, tutte legate … a uno stato d’animo, a una scoperta intellettuale, a una coralità di visioni, che ci riporta al momento iniziale dell’essere”.

Mantiene, ovviamente, la voglia d’interrogarsi nell’esperimentare, nel servirsi di materiali eterogenei, poveri, di recupero, in cui usa scarti fotografici e di tarlantana, e intraprende una sua strada in rapporto all’arte, conservando quale unico riferimento la “sostanza” perché è essa stessa immagine, non provocatoria per attirare attenzione ma materia-forma, inestricabile in questo caso, che ha influenzato molti filosofi, da Platone in poi, e grandi artisti, da Jean Fautrier, tra pittura e scultura, a Jean Dubuffet, Antoni Tápies e Alberto Burri. E se Fautrier incide la superficie materica e Burri assembla segmenti di vera materia e null’altro; e se Tápies sovrappone incrostazioni di colore misto a materiali terrosi e sabbiosi, intervenendo con graffiti e simboli, Lunetta sceglie la duttilità e la versatilità di quanto ha in casa, rifiuti a integrare l’utilizzo della pittura per esprimersi creando un esito simile a vedute oltre muri scrostati, in tele  gravide di altro, in mezzo a stracci che evocano la chiarezza di un’atmosfera semplice. E se prima Parigi e poi New York hanno prodotto un’evoluzione dell’arte moderna, oggi la nostra artista nissena è specchio di un villaggio globale che, dopo l’esperienza informale e quella dell’espressionismo astratto, traccia un cantico all’indefinito nell’avvertire l’astrazione di una società ormai da emendare. Ne esplora le fisionomie sociali nei modi visivi e tattili della sua arte, e respinge ogni concetto di forma nutrendosi di quel lirismo che molti le riconoscono, già presente nella sua personale a Palazzo Moncada di Caltanissetta nel 1986, e nella collettiva “Marcel Duchamp” del 1990 cui segue l’anno dopo la mostra alla “Galleria l’Altro” di Palermo.

La sua prassi pittorica, in continuo mutamento, è tuttavia la sfida che sta nell’infrangere la frontiera tra immagine bidimensionale e plastica, proponendo opere che non sono più classificabili in convenzionali esplorazioni, laddove testimonia ingredienti potenziali a un trasferimento verso un approdo in cui c’è il sorriso. Nondimeno, chi guarda i quadri di Silvana Lunetta ne diventa parte attiva, giacché si accorge che, come l’artista, vorrebbe essere partecipe di quel “mondo migliore”, tra sfumature in cui mescolare, nei contenuti e nella forma, l’unione tra ideale e arte tra loro concilianti, pur nell’inconscio e nell’ignoto di una contemporaneità che non semina quel chicco di grano a portare molto frutto.

Non è altro che l’ermeneutica del senso altro, nell’esemplificazione del ferire la materia nell’innesto di una singolarità voluta, in un ordine indipendente rispetto a un’accettabile dichiarazione sociologica. In particolare, Lunetta inquisisce l’attuale nichilismo per creare sinergie tra il fruitore e il suo vissuto personale, tra suggerimenti dati dal legare ombre in appressati molteplici materiali.

Oggetti tangibili fatti di stoffe, elementi vegetali, smalti, sabbia, juta, olio o acrilico e pasta di carte, che divengono portatori di emozioni che rafforzano intensità metodologiche. E sopraggiunge la trasmissione del pensiero di una donna artista, e possiamo coglierne composizioni e scomposizioni negli intrecci di colore, nell’occorrenza del richiamo a un dato sensoriale.

In ciò lega la liberazione delle energie interiori che si concretano nel “completare”, nel connotare la ricostruzione di un discorso interrotto dalle neoavanguardie, quando la definizione del ripudio, sul piano dell’arte, non corrisponde più a nessun movimento di protesta odierno. Tant’è la determinazione per quanto richiede la connessione con i suoi lavori, che domande e risposte potranno giungere a spiegazioni accettabili unicamente procedendo per sottrazione piuttosto che per aggiunte di successive descrizioni, in qualche modo eziologiche perché includerebbero impostazioni dialettiche eccessive.

E’ quasi inevitabile, a questo punto, un mutamento di rotta che Silvana Lunetta intraprende con il Duemila, quando la raffigurazione già perde terreno rispetto a trine e sacchi di juta e si confronta su quanto concerne la sensazione rinunciando al classico “collage” che rivitalizza nei legami dell’inconscio con il sogno. Perché i ritagli abbandonano resoconti mimetizzanti con la figurazione latente e si fanno rivelazione, ossia qualcosa che dia consistenza grammaticale all’applicazione di pezzi di feltro come per gli accostamenti nell’arte musiva. Questa la fonte della sua recente produzione artistica, conseguita nel ruolo di una diversità nell’uso del papier collé che già la storia dell’arte indica con l’apporto di “occasioni” di uso comune, e che Lunetta presenta con l’introduzione dell’assemblaggio. Infatti, razionalizza l’uso dei pennelli nel riunire elementi dalle diverse fisionomie, e “dipinge” con la colla vinilica squarciando materiali cui dà la vitalità cromatica tra campiture cariche di colore a confermare quanto detto da Keith Haring, quando ha affermato che “la più grande ragione del dipingere è che non c’è ragione di dipingere”.

Ora l’effigie, nel richiamo al Novecento, è la rinnovata difficoltà dell’artista nell’epoca del degrado a ogni livello, in cui neanche più la creatività riesce a figurarla come aveva fatto Warhol per quella dei consumi, tanto che ha reso l’arte infedele nel mettere in scena la sovranità della mercificazione, immagine di un’età che vuole convincerci di una metamorfosi dovuta mentre non è altro che formula del cambiamento possibile reso impossibile.

Proprio dai fenomeni artistici del passato, Silvana Lunetta preferisce fisionomie di corporalità, mentre l’intensità dell’iscrizione della luce è il motivo trasfigurante dell’esultanza cromatica tra pittura e collage a riversarsi in un genere lontano da virtuosismi. E’, sottinteso, nell’arte che prorompe la sua statura in trasformazioni plastiche nei rilievi che sono giustapposizioni sulla tela, di effetti simili al vento che increspa il mare a sera, di reincarnazioni suggestive o di processioni all’imbrunire. Relazioni dettagliate di attimi vissuti come fondamento di un lucore laico ad animare la proiezione contemporanea d’inquietudini in un’età senza memoria, perché è in pratica il suo modus operandi a porre quanto realizza in condizione di sintesi conseguibili nell’arte, nel confronto con la risposta del pubblico nella derivazione di reciproche sollecitazioni.

Dopo tappe a Parigi, a Londra e Vienna, dove stringe amicizie con artisti locali, e a Budapest e Buenos Aires dove porta sue opere in mostra, Silvana Lunetta lascia Caltanissetta nel 2012 per stabilirsi a Brescia, dove frequenta la “Galleria ab/arte” e vi tiene la sua prima esposizione in terra lombarda. Da qui emerge la necessità creativa di ridare un valore alla pittura e alla materia che si accomunano nella sua arte, e inizia un percorso per un nucleo di opere a costituire un nuovo tragitto in cui evocare “assiemi” rigenerativi di un cambio di rotta. Si configura l’azione del contrapporre assenze e presenze che poco concedono al passato ma tanto al presente in un quotidiano risolutivo che ammorba la cultura in un apparato dalle minime risorse di recupero morale, civico e politico, pur nel dovere che l’autrice manifesta contro ogni tentativo di slegare i valori sociali per essere riannodati in forme d’imbarbarimento estetico, civile, etico, culturale. E’  l’istante del boato, della forza irrefrenabile che avvolge nella visione del malessere che mostra lo sfinimento della domanda vitale decantata dal viverne la paura. Poi la calma dopo la tempesta stemperata dai colori che illuminano arcobaleni immaginari fatti di variabili impasti a lottare nell’ideale ossessione tra anima e corpo.

Adesso, nel modo che s’è detto, la pittura di Silvana Lunetta assume un’altra direzione riposta in un angolo, in una radura di contorno da cui partono caleidoscopiche riflessioni dischiuse a un racconto di luoghi creati sulla tela e disseminati d’impronte.

In queste opere, infatti, non c’è l’incertezza ma la concretezza del mantenere l’essenziale nell’atmosfera di metafore autonome nel non subordinarsi a definizioni, alcune qui citate, quali “espressionismo astratto” o “informale”, anche se pertinenti. In questo senso la sua produzione degli anni Novanta resta interessante per la compenetrazione nella sostanza, e per la mimesi come impressione del vivere che è il tramite al divenire nella simultaneità sia cromatica sia materica e volumetrica.

Propriamente sarà il silenzio a foggiare la sua lettura colta dell’arte, nella scelta di un mezzo tecnico povero imposto come veicolo di percezione delle speranze di pace e di convivenza nei valori universali che l’arte tramanda, per cooperare a rimuovere le divergenze tra genti. E qui la riflessione si allarga alla centrifuga fra identificazione e modelli di sviluppo articolati nel superare episodicità al fine di uno stile compiuto. Siamo, dunque, all’innovazione come miglioramento del sistema arte rispetto a una molteplicità di epigoni postmoderni, assimilati nell’idea più che all’estetica, e come fisionomie condivisibili in logiche differenti e nella verifica, come per le opere di Jean Fautrier, nel suo rapporto quasi fisico con la materia, e di Jean Dubuffet, promotore dell’art autre, punto di partenza da quando Silvana Lunetta precorre il sovvertimento del gesto sulla tela, fino alla testimonianza dell’istinto quale atto di denuncia politica e di riscatto sociale.

Senza questa costituzione le forme lunettiane perderebbero i contorni disposti a influenzarsi reciprocamente, e non coinvolgerebbero nel dissimile che colloca con la materia distribuita sulla tela e librante dalla superficie, animata da scenari dotati di una forza straordinaria, fino a quando la tela scompare, ne è sommersa, e presenta se stessa e nulla più.

Andrea Barretta

De Laurentiis dà il via a sei cessioni

I dettagli

Il Corriere del Mezzogiorno scrive: “Con l’acquisto di Tonelli si è iniziato a sistemare la difesa, reparto che sostanzialmente non cambierà pelle con Koulibaly blindato e Albiol prossimo al rinnovo. Il club di Aurelio De Laurentiis ha iniziato la sua campagna acquisti, ma è inevitabile che contemporaneamente debba essere ben indirizzatala campagna delle cessioni. Intanto affinchè il Napoli si sgravi da ingaggi di calciatori che con Sarri non hanno mai trovato spazio. Il riferimento è a Zuniga e a De Guzman, entrambi destinati a rientrare. Poi i due portieri Rafael e Gabriel, Maggio e lo stesso Valdifiori che ha l’esigenza di giocare di più e quindi altrove. Discorso diverso per El Kaddouri e David Lopez, giocatori utilizzati con il contagocce ma comunque funzionali al gioco di Sarri, per il quali il tecnico potrebbe dare parere negativo al trasferimento. Le cessioni significano soldi che il club incassa e investe. Ed è evidente che il pezzo pregiato della collezione da mettere all’asta al miglior offerente sia Manolo Gabbiadini. L’attaccante ha vissuto una stagione nell’ombra di Gonzalo Higuain e non vuole saperne di disputarne un’altra simile. Il Pipita sembra prossimo al rinnovo, e dunque all’attaccante non resta che andare a giocare altrove: piace a diverse squadre italiane, Bologna in primis. Sono, dunque, almeno sei i calciatori che il Napoli, con ogni probabilità, cederà ad altre squadre incassando almeno quaranta milioni di euro, che andrebbero ad aggiungersi al budget di mercato vero e proprio. Un tesoretto”.

Sarri va di fretta, vuole i rinforzi tutti pronti per Dimaro

Il Roma

Maurizio Sarri aspetta di sapere come si rinforzerà il suo Napoli per la prossima stagione. Si riposa il tecnico prendendo il sole e fumando sempre tante sigarette. Il fisico è in relax ma la mente è sempre impegnata a studiare come dovrà essere la sua nuova squadra che dovrà giocarsi lo scudetto con la Juventus e dovrà fare bella figura in Champions League. Tonelli è arrivato subito dopo la fine dello scorso torneo come regalo di De Laurentiis per il suo allenatore. Alla corte del sor Maurizio ci sarà un suo vecchio pupillo che non avrà bisogno di tempo per integrarsi nei suoi schemi. Avendolo allenato per un po’ di tempo all’Empoli già sa cosa può avere in cambio dal toscano. Il problema è capire chi sarà acquistato nelle prossime settimane.

Si fanno tanti nomi, nella lista ci sono altri calciatori che hanno giocato con lui. Ma ne saranno presi degli altri che non conosce e proprio per questo va di fretta per averli tutti disponibili per la fase di preparazione in Trentino. È in Val di Sole che l’anno passato è riuscito a formare un gruppo molto forte capace di arrivare secondo in classifica dietro la Juventus. Vorrebbe fare la stessa cosa anche stavolta. Avendo già un ottimo lavoro alle spalle potrebbe essere favorito ai nastri di partenza. A patto, però, che anche i nuovi siano alla pari degli altri. Ecco, quindi, che, a parte chi sarà impegnato con le rispettive Nazionali, vorrebbe allenare tutti insieme se non dal primo giorno ma magari dalla seconda settimana in poi.

GIUNTOLI ASPETTA. Il Napoli è molto attivo sul mercato solo che il direttore sportivo azzurro non può correre per evitare di pagare troppo il cartellino dell’elemento che serve al suo tecnico. Ci sono poi trattative difficili come quella di Herrera o Vrsaljko. Il primo ha detto di sì ma il Porto chiede tante per poterlo lasciare andare via. Il secondo è attratto dalle sirene dell’Atletico Madrid e quindi non scioglie le riserve. L’alternativa sarebbe Widmer ma prima di muoversi meglio capire bene il tutto. Zielinski è un altro elemento che interessa ma l’Udinese non fa sconti. Così come per Inler e Allan chiede 18 milioni di euro. De Laurentiis i soldi in cassaforte ce li ha ma non vuole arricchire troppo la famiglia Pozzo. Le trattative vanno avanti e Giuntoli deve anche guardare alle cessioni. Che non saranno poche.

Ci sono calciatori delusi che vorrebbero trovare spazio altrove considerato che con Sarri non si sono divertiti molto nell’ultima stagione. Il primo a voler partire è Manolo Gabbiadini. Il puntero è inviperito per essere rimasto quasi sempre a guardare in campionato e di aver perso la Nazionale. Ci teneva agli Europei ma Conte l’ha escluso. C’è poi Valdifiori che è molto corteggiato. Il suo agente sta facendo fuoco e fiamme per liberarlo dal Napoli e portarlo altrove. Le richieste non mancano, si deve capire solo il valore del cartellino e cosa chiede il club azzurro. Stesso discorso per Strinic e Maggio. Si deve risolvere anche la situazione dei portieri. Reina non si tocca, gli altri due partiranno. Tornerà Sepe ma non si sa se farà il secondo. Certo è che il tecnico toscano lo dovrà sapere al più presto.

Un gol di Carnevale in Napoli-Cagliari 4-1 del 1987

I dettagli

Il giorno 3 giugno il Napoli ha giocato quattro partite, una in serie A, una in serie B e due in coppa Italia, ottenendo due vittorie ed un pareggio, con una sconfitta.

Ricordiamo il 4-1 al Cagliari nella semifinale di ritorno della coppa Italia-1986/87

Questa è la formazione schierata da Ottavio Bianchi:

Garella; Bruscolotti, Volpecina (62′ Carannante); Bagni, Bigliardi, Ferrario; Caffarelli (72′ Sola), Romano, Giordano (56′ Muro), Maradona, Carnevale

I gol: 22′ Carnevale, 24′ Giordano, 36′ Romano (autogol), 42′ Giordano, 68′ Muro

Il Napoli si impose nell’edizione 1986/87 della coppa Italia vincendo, peraltro, tutte le partite. Dopo aver eliminato i sardi (1-0 all’andata), in finale 3-0 ed 1-0 all’Atalanta.

Andrea Carnevale, in gol contro il Cagliari, vanta 47 gol nelle sue 153 presenze in maglia azzurra: 31 in serie A, 12 in coppa Italia e 4 in Europa.

Il Lione ha rifiutato l’offerta: niente Napoli per Tolisso

I dettagli

Corentin Tolisso, centrocampista francese dell’Olympique Lione, è nel mirino del Napoli. Secondo L’Equipe, osservatori del club azzurro hanno seguito continuamente il centrocampista del Lione e lo stesso presidente Aurelio De Laurentiis avrebbe offerto ad Aulas 16 milioni di euro per acquistarlo, ma la risposta è stata negativa.

Il Siviglia vuole Gabbiadini: in cambio Immobile?

I dettagli sulle voci spagnole

Il Siviglia punta tutto su Manolo Gabbiadini, lo riferisce El Desmarque. De Laurentiis direbbe di no ad una cifra inferiore ai 25 milioni di euro, ma l’inserimento di Ciro Immobile, che costa 11 milioni, potrebbe far scendere la richiesta iniziale. La prossima settimana ci sarà un nuovo incontro con l’agente del talento di proprietà del Napoli.

Zielinski-Napoli, contatto con l’Udinese

I dettagli

Il Napoli cerca la chiave giusta per arrivare ad accaparrarsi il centrocampista polacco Piotr Zielinski. Napoli e Udinese hanno ricominciato seriamente a dialogare, hanno avuto modo di sentirsi e di vedersi, di chiacchierare. La svolta, almeno nelle modalità, è nei fatti, e nell’appuntamento che è servito per avere idee chiare. Stavolta nella chiacchierata potrebbe finirci invece Zapata, che in Friuli è in prestito: molto dipenderà dall’evoluzione della trattativa Vrsaljko. L’Udinese valuta Zielinski 18 milioni di euro.

Lapadula-Napoli, l’operazione slitta ma il Genoa è in pole

I dettagli

La Gazzetta dello Sport scrive su Gianluca Lapadula del Pescara: “L’operazione Lapadula sembra destinata a protrarsi nel tempo. Al giocatore del Pescara, infatti, non piacerebbe l’idea di venire a Napoli per fare la riserva: in pratica, lui vorrebbe giocare, avere continuità. Cosa che potrebbero, invece, garantirgli sia Genoa sia Lazio, le due società che stanno trattando da giorni il giocatore, insieme alla Juventus”.

Bayern, il dt: “Lewandowski resterà, niente Higuain”

Le sue parole

A Radio Crc nel corso di “Si Gonfia la Rete” di Raffaele Auriemma è intervenuto Michael Reschke, direttore tecnico del Bayern Monaco:

“Europeo? La Germania sarà una delle principali candidate a vincere la competizione, credo sia una delle più pronte a vincerla. L’Italia, invece, ha una forte leadership in difesa per cui non è mai semplice segnare alla formazione azzurra.

Ancelotti è tra i migliori allenatori al mondo. Quando l’ho incontrato a Londra sono rimasto impressionato dalla cura che ha dei dettagli e credo possa fare al Bayern Monaco un grande lavoro. 

Hummels e Sanchez? Diversi mesi fa decidemmo di prenderli e lo abbiamo fatto. Adesso, stiamo monitorando il mercato, ma non abbiamo fretta di chiudere ulteriori acquisti. Stiamo lavorando già per il futuro. 

22 febbraio al San Paolo per Napoli-Milan? Sì, ero a Napoli perché parte del mio lavoro è controllare tutto il mercato internazionale. Il Napoli ha giocato in maniera fantastica in questa stagione e vanno fatti i complimenti a De Laurentiis, a Giuntoli e a Sarri che ha dato un’idea precisa di calcio alla squadra avendo a disposizione una rosa importante. 

Tra le squadre italiane il club che più mi piace è la Juventus, so che sto parlando della principale rivale del Napoli, ma è giusto sottolineare che il lavoro di Agnelli, Marotta e Paratici è stato eccezionale soprattutto per ciò che concerne lo scouting. Subito dopo c’è il Napoli, da quando De Laurentiis ha preso il club ha fatto un grande lavoro e Giuntoli e Sarri hanno fatto in modo che il Napoli sia secondo in classifica, lì dove merita di essere. 

Lewandowski via dal Bayern Monaco? E’ facile rispondere a questa domanda, giocherà nel Bayern Monaco anche nella prossima stagione e non c’è nessun dubbio in merito. Ha ancora 3 anni di contratto col club bavarese e sappiamo di avere in rosa il numero 9 più forte al mondo ed è per questo che non c’è nessuna possibilità che venga ceduto. 

Higuain rientra tra i 3 o 4 migliori al mondo, ma al momento abbiamo il migliore, Lewandowski, ed è per questo che non c’è ragione di prendere un altro attaccante, non avrebbe senso per noi e nemmeno per il calciatore. 

Hysaj e Koulibaly? Il Bayern come politica non parla di giocatori che non siano della propria squadra. Si tratta di una speculazione, lavoriamo seriamente e non commentiamo le voci. Quando vogliamo un giocatore, lo prendiamo”. 

STABIA – PD, de Fusco e Fariello chiudono campagna elettorale con Pannullo e Cozzolino (VIDEO)

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Marco de Fusco e Ada Fariello: “Giovani in campo contro la disaffezione alla politica, Votare non è solo un diritto, ma un dovere civico”

Castellammare. Chiusura di campagna elettorale per i due giovani candidati del Pd a Castellammare di Stabia, Marco de Fusco e Ada Fariello. All’Hotel Miramare, serata di confronto con il candidato sindaco Antonio Pannullo e con l’europarlamentare Democrat, Andrea Cozzolino.

Le emozioni sono tante essendo la prima volta che mi candido al consiglio comunale – ha esordito Marco de Fusco – ma la diffcoltà maggiore è stata non tanto quella di convincere gli elettori sul mio nome ma verificare il disinteresse nei cittadini, la disaffezione verso la politica. Una situazione che mi porta a fare un chiaro invito a votare. Il voto non è solo un diritto ma un dovere civico. E questa è un’occasione troppo importante per non farlo”.

A de Fusco, imprenditore e avvocato, fa eco Ada Fariello: “Abbiamo lavorato bene e abbiamo lavorato tanto. Ci siamo arrivati formati nel modo giusto e abbiamo accettato questa candidatura con peso e responsabilità ma siamo pronti alla nuova stagione per Castellammare”.

Presente anche Nicola Corrado: “Abbiamo creduto in queste due candidature che sono tentativo necessario di rinnovare la politica. Una politica che deve riconquistare credibilità perduta, contro disaffezione e disimpegno. La politica può tornare a essere dimensione di utilità necessaria”.

Alla kermesse anche la presenza di Antonio Pannullo, candidato a sindaco: “Punto sulla mia squadra di governo che mi accompagnerà nella sfida di governo. Punto su squadra giovane, seria, onesta e competente. In Ada e Marco vi sono esempi di questa squadra”.

Parole condivise anche dall’europarlamentare Pd, Andrea Cozzolino: “Antonio Pannullo è una forza della città, professionista, ha esperienza in consiglio. Ha consapevolezza di cosa significhi, non è inventato. Sa che intorno a lui si deve costruire una squadra cogliendo e utilizzando le migliori energie. Solo con rapporto positivo con regione, governo ed Europa si può fare qualcosa”.

Diawara per Gabbiadini, Bologna e Napoli al lavoro

I dettagli

La Gazzetta dello Sport scrive sul futuro di Manolo Gabbiadini: “Che il Bologna prenderebbe Manolo Gabbiadini è qualcosa in più di una semplice indiscrezione. L’esperienza napoletana dell’attaccante è, ormai, agli sgoccioli, resta da capire dove potrebbe finire e quanti soldi ci vorranno per ingaggiarlo. Dall’Emilia fanno sapere che il ragazzo piace eccome a Roberto Donadoni, che lo vorrebbe al centro dell’attacco. Il problema è la valutazione. Aurelio De Laurentiis. Riccardo Bigon, neo direttore sportivo del Bologna dovrà tentare d’intavolare la trattativa cercando, magari, d’inserire il giovane Diawara, il cui valore di mercato si aggira intorno ai 15 milioni di euro, richiesto da diversi club di Serie A e non solo. Se la discussione dovesse andare avanti, allora non è escluso che Cristiano Giuntoli, il diesse napoletano, giri alla società rossoblù anche Mirko Valdifiori”. 

Guardia Costiera: in corso ricerca naufraghi imbarcazione capovolta acque Grecia

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stemma guardia costieraGuardia Costiera: ieri alle ore 17.15 è pervenuta una segnalazione da parte di una nave mercantile italiana che riportava l’avvistamento di un battello con numerosi migranti a bordo in prossimità del limite delle aree di Ricerca e soccorso marittimo (SAR) egiziane e greche. La comunicazione è stata tempestivamente inoltrata alle autorità SAR del  Cairo e del Pireo.

L’Autorità egiziana non ha assunto il coordinamento ritenendo la posizione dell’imbarcazione fuori dalla propria area di responsabilità.

Si sollecitava, pertanto, l’Autorità greca, ad assumere il coordinamento delle operazioni.

Questo Centro nazionale di soccorso marittimo (IMRCC ROMA), contestualmente, diramava un messaggio satellitare a tutte le navi in transito per prestare assistenza all’imbarcazione in difficoltà, a seguito del quale quattro navi dirigevano sul punto.

Le Autorità greche hanno assunto il coordinamento delle operazioni.

Alle ore 07.20 odierne una delle unità mercantili presente in prossimità dell’unità in difficoltà, riportava il capovolgimento dell’imbarcazione .

Sono in corso a cura dell’Autorità greche le operazioni di soccorso.

NOTE:

Il Corpo delle capitanerie di porto – Guardia costiera è uno dei corpi specialistici della Marina Militare e svolge compiti relativi agli usi civili del mare ed è inquadrato funzionalmente ed organizzativamente nell’ambito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al quale si riconducono i suoi principali compiti istituzionali. Il Corpo, inoltre, opera in regime di dipendenza funzionale dai diversi Dicasteri, tra i quali il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, e il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, che si avvalgono della sua organizzazione e delle sue competenze specialistiche.

Tra le citate competenze, in primis, la salvaguardia della vita umana in mare, della sicurezza della navigazione e del trasporto marittimo, oltreché la tutela dell’ambiente marino, dei suoi ecosistemi e l’attività di vigilanza dell’intera filiera della pesca marittima, dalla tutela delle risorse a quella del consumatore finale. A queste ultime si aggiungono le ispezioni sul naviglio nazionale mercantile, da pesca e da diporto, condotta anche sulle navi mercantili estere che scalano i porti nazionali.

Schettino: “Non chiamatemi più comandante, sono solo un imputato. Ma non sono il colpevole di tutto”

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L’ex vertice della Concordia ieri a Napoli per studiare le carte processuali in vista dell’impugnazione in Cassazione

Schettino: “Mi sento responsabile, sì. Soffro perché non sono riuscito a salvare tutte quelle vite, quello che avrei voluto fare e per cui ho sempre navigato e lavorato. Ma non mi sento colpevole. E non dite che sono scappato, per favore”.

NAPOLI. L’ex comandante cambia strategia, toni, atteggiamento. Francesco Schettino, condannato ormai anche in appello a 16 anni per il naufragio della Costa Concordia ha trascorso ieri, nello studio del suo avvocato Saverio Senese, e con l’altro suo storico  difensore Donato Laino, un lungo pomeriggio di studio delle carte processuali.

La voce appena rauca, la camicia chiara, in forma. “Lui è il nostro primo consulente – assicura Senese – Lo abbiamo chiamato in questi mesi in qualunque ora del giorno e della notte”. Schettino annuisce. E l’avvocato premette: “E lo sa perché non lo trovavate in giro? Perché non è più Schettino di una volta. È un uomo che ha cambiato vita, che vive con dolore e disagio questa nuova vita, con tutte le responsabilità ovviamente e la volontà di credere nel giusto processo, fino in fondo”.

La conferma della condanna in appello a 16 anni, per la tragedia della Concordia (avvenuta il 13 gennaio 2012: 32 persone morte, 110 i feriti), è arrivata martedì sera. Alle 16.30 di ieri,  raggiunge Napoli con la sua auto e entra nello studio dell’avvocato Senese: è un caso, ma dall’ufficio le finestre si affacciano su odori e colori del porto di Napoli, tante navi all’orizzonte, la vecchia vita di Schettino versione brillante e spensierata, quelle città del lusso galleggianti che il comandante non potrà più solcare. Dopo la separazione dalla moglie, vive da solo con il vivace cane che gli è stato regalato dalla figlia adolescente. Ha chiuso la porta alle tv e alle “esclusive” a pagamento. E per la prima volta viene fuori che ha  denunciato alla Procura di Milano la trasmissione “Le Iene” per “lo sconsiderato gioco imbastito sulla mia pelle”, dice.

Il comandante sembra non si veda più nella sua casa di Meta di Sorrento, con vista mozzafiato su Alimuri. Non sarà mica scappato, vero? “Non diciamo sciocchezze. Sono sempre a Meta. Ribadisco che mea sponte ho consegnato, ormai un anno fa, il mio passaporto ai carabinieri. Ma non mi chiami comandante”. Passato il tempo in cui si compiaceva di questo titolo, l’intera comunità di Meta ha sempre difeso compatta il suo comandante, (anche) per non veder macchiata una storia secolare, gloriosa sequenza di marinai e armatori metesi. “Io non mi sento comandante, adesso. Mi sento un imputato e basta. Ho fatto fatica  rendermene conto. E sto male perché non sono riuscito a salvare tutte quelle vite umane. Ma scriva così: mi sento responsabile, ma non colpevole dell’immensa tragedia che avvenne quella notte”.

La differenza? La spiegano ancora una volta, Senese e l’avvocato Laino. “Essere comandanti impone onori ed oneri. E la capacità di rispondere di ciò che avviene. Per questo, si sente responsabile. Ma non colpevole di tutti quei reati, perché credo che chi abbia voglia di leggere le 100mila pagine di questo processo può tranquillamente trovare altre risposte, altre interpretazioni. Ma questo, una volta letta la sentenza di secondo grado, proveremo a spiegarlo con atti alla mano. Per ora, le sentenze non si commentano, si impugnano”.
Un cambio di registro, una nuova sobrietà. E’ la disperata ricerca di uno sconto in Cassazione? O la linea imposta dalla nuova linea difensiva? “Gli avvocati Senese e Laino mi hanno spinto a rivedere alcuni miei comportamenti. Non voglio espormi al rischio di essere “pagliaccio” in mani altrui. Certo, riconosco che ho sbagliato, in passato. Ma c’è chi irresponsabilmente ha giocato su questo circo. Per esempio, sono stato costretto a denunciare la trasmissione “Le Iene””.

L’inedita inchiesta milanese sarà radicata a Milano: si riferisce alla vicenda nella quale uno dei conduttori de Le Iene si rivolse a un avvocato di Schettino facendogli credere che “l’Isola dei famosi” fosse interessata alla partecipazione del comandante al programma e disposta a versare un formidabile ingaggio.

Il legale (oggi non più difensore di Schettino) andò all’appuntamento, e sembrò che la trattativa andasse in porto per una cifra stellare. Ma Schettino ora dice, per la prima volta, con atti alla mano, che lui non ne sapeva nulla. L’ex comandante  nella denuncia ricorda che “il falso scoop” ha “prodotto gravi danni non solo per l’immagine del sottoscritto, chiaramente offuscata dagli intenti denigratori del servizio mandato in onda, ma anche per la stessa libertà personale e per il patrimonio di chi scrive, per il concreto pericolo – cui la sconsiderata iniziativa de Le Iene lo ha esposto – di essere sottoposto a misure cautelari per effetto del paventato pericolo di fuga che  pubblici ministeri hanno ancorato alle intenzioni che il sottoscritto avrebbe manifestato, pur nell’ambito dello scherzo organizzato dalle Iene, dichiarandosi disponibile a partecipare, dietro compenso, al citato reality show”. Le ipotesi di reato: sostituzione di persona e truffa. “I miei legali hanno ricostruito tutto nella denuncia ai pm di Milano. Quando vorranno, sono a loro disposizione”, si limita a dire. Viene da pensare che si tratti di guai di ben minore entità rispetto alla strage che lei si porta addosso. “Sì, ma non si gioca con la pelle delle persone, specie se hanno addosso delle tragedie”.

vivicentro.it/cronaca –  larepubblica/Schettino: “Non chiamatemi più comandante, sono solo un imputato. Ma non sono il colpevole di tutto” CONCHITA SANNINO

Il ceto medio dimenticato e il populismo

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Il 2 giugno del 1946 si votò per il referendum Monarchia-Repubblica, ma anche per l’Assemblea Costituente, e l’Uomo Qualunque di Giannini ottenne un successo clamoroso che gli permise di eleggere trenta deputati.

Il suo programma, ostile ai partiti e alla grande industria e incentrato sulla difesa del ceto medio, suonava la stessa musica degli attuali movimenti anti-establishment. Però all’epoca il nasone sopraffino di Alcide De Gasperi fiutò l’aria. Fece suoi molti degli umori e dei malumori di Giannini e nel giro di un paio d’anni la spinta dell’Uomo Qualunque venne completamente assorbita dalla Democrazia Cristiana. Oggi mancano i De Gasperi e le condizioni per esserlo, ma sta di fatto che le classi dirigenti di tutto il mondo ignorano o scherniscono le richieste del ceto medio impoverito dalla crisi e stanno consegnando la democrazia a forze autoritarie di natura opaca che non puntano più all’alternanza, ma allo scardinamento del sistema.

Le élite economiche, politiche e giornalistiche sembrano incapaci di reagire e persino di capire cosa stia succedendo. Si brinda allo scampato pericolo di un presidente reazionario in Austria, come se quei milioni di voti fossero scomparsi il giorno dopo le elezioni: mentre restano lì, pronti ad aumentare la prossima volta. I sondaggi sul referendum inglese di giugno vedono in testa i sostenitori dell’uscita dall’Europa, quelli francesi danno Marine Le Pen nettamente favorita alle presidenziali del 2017. In America le brigate rozze di Trump avanzano come caterpillar, impermeabili a ogni scandalo. Se il Washington Post che affossò Nixon scatenasse oggi un nuovo caso Watergate contro il candidato repubblicano, «the Donald» non perderebbe neanche un voto perché chi lo appoggia non si fida più dei mezzi di informazione: li considera asserviti agli interessi finanziari di una micro-casta, esattamente come i politici. Per cogliere l’aria che tira anche da noi, l’altra sera su Sky si è svolto un confronto tra i candidati alla poltrona di sindaco di Roma. L’avvocato Virginia Raggi dei Cinquestelle, tutta smorfie di disgusto e sguardi di degnazione, era simpatica come un cubetto di ghiaccio infilato lungo la schiena, eppure nel sondaggio seguito al dibattito è risultata di gran lunga la preferita dai telespettatori.

Di fronte a questa rivoluzione rumorosa che rischia di cambiare in senso reazionario la geografia politica del pianeta, gli eredi dei partiti che settant’anni fa si opposero vittoriosamente al nazifascismo appaiono non solo impotenti, ma ottusi. Si baloccano con i numeri freddi dell’economia, parlano di crescita e di riforme, ma continuano a ignorare l’urlo di dolore che sale dai tinelli della piccola borghesia che giorno dopo giorno si vede trascinare in basso nella scala sociale. Operai, insegnanti e impiegati che non riescono più a mandare i figli all’università. Che vedono il lavoro andare all’estero e poi ritornare con stipendi da fame. Che vivono in quartieri periferici dove non si sentono più a casa propria per la presenza sproporzionata di extracomunitari. A queste persone interessa poco che i migranti portino un punto e mezzo di Pil in più l’anno, perché non ne vedono le ricadute nella loro vita quotidiana. Sono offese, rabbiose, sgomente, spaventate. E da sempre la paura porta con sé la richiesta dell’uomo forte in grado di trovare soluzioni facili a problemi complessi.

Si tratta ovviamente di un’illusione, perché il mondo è complicatissimo e il cambiamento non si può fermare. Però lo si potrebbe ancora governare. Se le classi dirigenti si rendessero finalmente conto che tra un’azienda di alta tecnologia e una mensa di poveri – l’alfa e l’omega della globalizzazione – esiste la sterminata terra di mezzo di quei cittadini che, sentendosi ignorati dalla politica, cominciano a pensare di potere fare a meno della democrazia.

vivicentro.it/opinione –  lastampa/Il ceto medio dimenticato e il populismo MASSIMO GRAMELLINI

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Ascolta l’ oroscopo del giorno di Paolo Fox: venerdì 3 giugno

L’ oroscopo giorno per giorno

Ogni giorno Paolo Fox racconta, con il suo oroscopo in TV (Fatti vostri) e su Lattemiele, cosa le stelle hanno in serbo per noi, come andrà il lavoro, la salute, l’amore…

Questo il suo oroscopo per oggi, tratto da Lattemiele:

ARIETE
TORO
GEMELLI
CANCRO
LEONE
VERGINE
BILANCIA
SCORPIONE
SAGITTARIO
CAPRICORNO
ACQUARIO
PESCI

vivicentro.it/l’esperto  /lattemielecalabria/Ascolta l’oroscopo del giorno di Paolo Fox

CHI E’ PAOLO FOX:

Paolo Fox (Roma, 5 febbraio 1961) è un astrologo, pubblicista e personaggio televisivo italiano.

Biografia
Fin dagli anni novanta si occupa di astrologia nei mass media, proponendo il suo oroscopo nelle trasmissioni televisive della RAI e anche in radio, su LatteMiele e Radio Deejay; le sue prime apparizioni televisive sono state nelle trasmissioni di Rai 1 Per tutta la vita, In bocca al lupo! e Domenica In.

E’ iniziato a diventare noto al grande pubblico a partire dal 1997 quando ha iniziato la collaborazione con il network Lattemiele dove conduce uno spazio dedicato all’oroscopo giornaliero alle ore 7.40 e 19.40.

Il lunedì mattina il mago dell’oroscopo è presente anche su Radio Deejay. Per quanto riguarda il mondo della televisione, è apparso per le prime volte nei programmi televisivi Per tutta la vita, In bocca al lupo! e Domenica In.

Ha partecipato come ospite a tantissimi altri programmi tv: Festa di classe, Speciali di fine anno, Tutto Benessere, Furore, Uno Mattina, Speciale Grande Fratello, Piazza Grande, Aspettando cominciamo bene e tanti altri. Dal 2002 è una delle colonne portanti del programma tv di Raidue, I Fatti Vostri, dove legge il suo oroscopo. Negli ultimi anni risulta essere uno dei personaggi maschili più cliccati dell’anno sul web!

Annualmente cura per la RAI la serata dedicata alle previsioni astrologiche per il nuovo anno, trasmessa a fine dicembre.

È attivo anche sulla carta stampata, curando l’oroscopo per diversi settimanali

Nel 2014 ha interpretato sé stesso nel film di Natale Ma tu di che segno 6?.

Per quanto riguarda la sua vita privata non si sa praticamente nulla. E’ sposato? E’ fidanzato? Dove va in vacanza? Lui non ha mai rilasciato dichiarazioni o commenti sulla sua vita sentimentale anche perché grazie agli astri vuole indovinare quella del suo numeroso pubblico che non l’abbandona mai!