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Perché il Regno Unito deve restare nella Unione Europea

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Navigando senza bussola, Europa e Usa si avvicinano a due passaggi decisivi: il referendum Gb del 23 sull’ Unione e il voto americano dell’8 novembre fra Clinton e Trump. Entrambi rischiano di spaccare dall’interno la tenuta di un Occidente cui non mancano certo le minacce e le sfide esterne, dalla Siria alla Russia, dallo Stato Islamico alla Cina. Come sempre il nemico peggiore è quello dentro. Ecco perché bisogna averne paura.

Si parla ma non ci si preoccupa abbastanza di Brexit e di Trump. In Italia, il presidente del Consiglio pensa al fronte interno, mentre va al secondo turno delle amministrative col referendum costituzionale d’autunno in mente; i ministri Padoan e Calenda danno fiato alla timida ripresa, i ministri Gentiloni e Pinotti palleggiano la bollente patata libica. Giusto. Fra cinque mesi (che passano presto) avrebbero esattamente gli stessi problemi, referendum a parte, con in più un’Ue assorbita nel divorzio (riottoso, costoso e lungo) da Uk e alla soglia di una presidenza Trump oltreoceano.

Sia l’ingresso di Trump alla Casa Bianca che l’uscita del Regno Unito dall’Europa segnerebbe un punto di non ritorno. A Cannes, George Clooney ha detto che Donald Trump non sarà presidente degli Stati Uniti. In E. R. – Medici in prima linea – non sbagliava mai una diagnosi, ma è passato un po’ di tempo.

I sondaggi su Brexit oscillano sul filo del 40% pro e 40% contro. Decideranno gli indecisi. Chi vota per l’Ue vota con ragione e lucidità, i Brexiteers con passione e frustrazione. Poco tranquillizzante. Per di più i sondaggi sono falsati quando gli intervistati mentono perché si vergognano d’ammettere cosa faranno nel chiuso dell’urna.

Brexit e Trump sono disastri annunciati ma evitabili. L’esito è democraticamente nelle mani degli elettori britannici e americani. Il resto dell’Occidente non vota ma può farsi sentire. Le nostre voci, preoccupazioni, sensibilità pesano nella rete delle interdipendenze e dei social media; i nostri governi sono legati a filo doppio. Anche il resto del mondo teme il duplice rischio Brexit-Trump. Con qualche miope eccezione intorno alle mura del Cremlino, il nervosismo si avverte da Pechino a Santiago. Ma sarebbe l’Occidente in primis a perdere, buttando alle ortiche i suoi punti di forza: l’unione dell’Europa e la comunità atlantica. Imperfetta la prima, increspata la seconda, rimangono queste le nostre fondamenta.

Con l’avvicinarsi dell’anno 2000 si temeva il crollo dei sistemi informatici, tarati a due cifre, che non avrebbero riconosciuto il nuovo secolo e millennio. Le conseguenze sarebbero state catastrofiche. Non è successo niente e il temutissimo «Y2K bug» è stato consegnato al reliquario delle curiosità storiche. Ma solo perché ne abbiamo avuto paura.

Non meno ne serve oggi. Di Trump dovranno prendersi cura soprattutto gli americani. Mancano cinque mesi. Brexit si decide invece in una manciata di giorni. L’elettorato britannico è sommerso dagli avvisi di burrasca. Londra ha molto da perdere dall’uscita dall’Ue; chi vota può ignorarlo ma gli è stato detto.

Meno chiaro agli europei quanto abbia da perdere l’Ue. Non solo perché l’uscita di Londra lascerebbe un’Europa geopolitica, militare ed economica più debole, ma per il ruolo britannico all’interno dell’Unione, determinante nel contenere i riflessi centralizzatori e dirigisti di Bruxelles. Senza Londra la predominanza tedesca – non per volontà di Berlino, ma per inerzia – troverebbe minori contrappesi. L’Italia perderebbe la sponda della Manica che spesso ci evita la schiavitù di schieramenti rigidi.

Che Brexit spiani la via a un’Europa «federale» è una pia illusione: con chi? Con l’Austria che minaccia muri al Brennero? Con l’Olanda che respinge per referendum l’innocuo accordo d‘associazione con l’Ucraina? Quali opinioni pubbliche seguirebbero, a cominciare da quella italiana? Quanti altri pezzi perderebbe l’Ue? Chi fermerebbe l’emulazione e l’effetto domino delle secessioni?

Nessuno più di Ulisse incarna lo spirito della cultura e civiltà occidentale. Non siamo più nell’epoca omerica, ma nel XXI secolo. Per superare la Scilla di Brexit e le Cariddi di Donald Trump, l’Occidente deve sperare che il Dna sia rimasto uguale.

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vivicentro.it/editoriale –  lastampa/Perché il Regno Unito deve restare nella Ue STEFANO STEFANINI

De Laurentiis: “Zielinski non ha voglia di Napoli. Higuain? Resterà!”

Le sue parole

Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, al Corriere dello Sport: “Abbiamo chiuso in rosso gli ultimi due bilanci, e forse accadrà così anche per il prossimo – nonostante la Champions – ma l’oculatezza del passato e le riserve accantonate ci permetteranno di muoverci senza alcun tipo di limitazione”. 

Sul mercato: “Bisogna rivolgersi ai giovani, di talento ovviamente, per ricominciare e continuare ad essere all’avanguardia. Zielinski l’ho trattato con la famiglia Pozzo ed abbiamo anche definito ogni dettaglio. Però mi sembra che il ragazzo stia facendo il possibile per non venire”. 

Su Higuain: “Ho messo i soldi sul tavolo. Offerte non gliene sono arrivate e il Pipita è un uomo serio, quando finirà la coppa America ci dirà. Sento che non tradirà l’affetto di Napoli”. 

Su Koulibaly: “Credevo che Koulibaly fosse una persona perbene. Nel momento in cui mi rendo conto che tu ed il tuo procuratore non avete studiato i contratti firmati, la mia intolleranza diventa totale. Il Napoli stava per firmare nuove intese commerciali per utilizzare l’immagine di Koulibaly: le sue esternazioni, perché di ciò si tratta, hanno fatto saltare queste operazioni. La sua maglia ora è invendibile. Ha creato danni per milioni di euro e gli specialisti che ho interpellato stanno studiando la questione. Non vorrei che Koulibaly debba lavorare a vita per rimediare. Mi spiace non essere stato raggiunto da una telefonata in cui mi fosse chiesto se intendessi vendere o meno Koulibaly. Io non vado a rompere le scatole ad un altro club, insidiando calciatori sotto contratto”. 

Su Champions e Scudetto: “Mi piacerebbe vincere sia il titolo che la coppa, per regalare una gioia così prepotente ad una città che deve mantenere il proprio equilibrio tra terra di fuochi, monnezza ed il sopruso dilagante. Sarebbe un modo per ripagare i napoletani di aspettative altrimenti non realizzabili in tempi brevissimi”. 

RepIdee, Renzi: “Due mandati per il premier. Con il no nella Ue non ci fila più nessuno”

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A Repubblica delle Idee Eugenio Scalfari intervista Matteo Renzi. Il direttore Mario Calabresi: “Due punti di vista diversi. Ma d’accordo per il ministro unico europeo dell’Economia”. Il premier: “Prima di fare una Fbi dell’Ue, per ogni euro che investiamo in sicurezza, spendiamo un euro in cultura”. Il fondatore di Repubblica: “Se non cambi l’Italicum, voto no”

ROMA  A ‘Repubblica delle Idee’ il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, intervista il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. “Un incontro per mettere a confronto due punti di vista che in questi due anni hanno duellato – ha spiegato il direttore di Repubblica, Mario Calabresi – ma sul tema del ministro unico dell’Economia europeo sono stati d’accordo”. Matteo Renzi esordisce con un “in bocca al lupo per il presidente Berlusconi (ricoverato in attesa di un intervento al cuore, ndr)” . “Anch’io voglio mandare un pensiero a Berlusconi – interviene Scalfari – mio avversario politico dal ’94 in poi. Con tutto quello che ha comportato di pubblico e di privato. Però, mi associo a quello che ha detto Renzi, perché non possiamo che fargli gli auguri di guarigione. Adesso – ha chiosato Scalfari, rivolgendosi a Renzi – mi pongo un problema. Noi due, ci diamo del tu, o ci diamo del lei?” Renzi: “Dipende da lei”. E si danno del tu.

RepIdee, Renzi e Scalfari fanno gli auguri a Berlusconi: “In bocca al lupo”

Claudio Tito, capo della redazione Politica di Repubblica, chiede: “Se a ottobre non  passa il referendum, il governo cade?”.

Scalfari. “Su un punto, sono diventato renziano, il capo comanda da solo, principio che ho criticato in passato. Sono favorevole a un sistema monocamerale. Ma la Camera deve essere eletta liberamente. Nella legge italicum attuale, è in parte nominata perché i capi sono nominati, si possono presentare in due o tre sezioni”. “Parliamoci chiaro – dice Scalfari a Renzi – questa è una Camera tua, allora io sono per votare no al referendum. Io voterei sì, qualora però la legge elettorale venisse cambiata. E ho proposto più volte di adottare nientemeno che quella che allora fu chiamata legge truffa. Pensate, la legge che propose De Gasperi nel 1953. Se un partito, o una lista prende, il 50 % più 1 voto, la maggioranza assoluta, c’è un premio che assicura la continuità. E allora se tu cambi la legge elettorale, io voto sì al referendum. Ma se invece non la cambi, io voto no perché la legge così com’è ti rende per 15 anni padrone del campo, e questo non va bene. Padrone di un pezzo di campo, ma con contropoteri e controforze. Adotta la legge truffa, e ti voto”.

La replica di Renzi: “Se uno mi dice che voglio governare l’Italia per 15 anni lo querelo. Se andiamo verso un sistema di responsabilità, al massimo si possono fare due mandati. Io sarei pronto a firmare qualsiasi proposta di legge in questa direzione. Perché chi governa, checché ne pensasse Andreotti, si logora”. “Sulla riforma costituzionale – dice rivolgendosi a Scalfari – mi pare che tu abbia meno resistenze di quelle che avevo capito. Anch’io avrei preferito un sistema diverso del Senato, ma siccome non sono padrone dell’Italia, la legge è venuta fuori da sei letture e ha dovuto cercare una maggioranza difficilissima da trovare. Per dirla alla fiorentina, ‘se era facile l’aveva fatta qualcun altro’. È una riforma che non tocca i poteri del premier che rimane l’unico capo di governo della storia occidentale che non ha neanche il potere di cambiare un ministro”. “Se il referendum non passa – sottolinea Renzi – vado a casa perchè non sono adatto, non ce la faccio, la politica non fa per me. Ma se passa il no, l’Italia diventa ingovernabile. Se passa il no ci sarà sempre una larga intesa, un inciucio, un accordo. Non ci sarà mai la possibilità per un partito di vincere. Se blocchiamo le riforme, in Ue non ci fila più nessuno. Io sono autenticamente un sostenitore dell’alternanza. Vorrei un sistema in cui il Pd fa il pd: se vince governa, se perde fa opposizione preparandosi a governare. Altro che partito della Nazione. Altro che padrone….”.

RepIdee, Renzi: “Se qualcuno dice che voglio governare per quindici anni lo querelo”

Renzi risponde sulla legge elettorale. “La legge elettorale si fa con le maggioranze che si trovano.  Abbiamo messo i ballottaggi, che è uno strumento fantastico, perché ti consente di avere un vincitore. Questo è il punto di forza della legge elettorale. Nel 2013 nella sfida tra Bersani Berlusconi e Grillo nessuno avrebbe ottenuto la maggioranza. E il ballottaggio sarebbe stato tra Bersani e Berlusconi.

Il botta e risposta Scalfari-Renzi. La discussione sulla legge elettorale si anima. Scalfari incalza il premier: “La Dc di De Gasperi non arrivò al 50 più 1, prese il 48 % con dentro partiti minori. Ma con la proporzionale quella democrazia cristiana governò il Paese per 30 anni. Con la tua legge elettorale, se tu perdi, poi avremo Grillo“. Replica Renzi: “Se vince Grillo, sarà perché prende un voto in più. Ma se vince lui è colpa nostra e non vincerà perché noi siamo credibili”. Poi, rivolto al fondatore di Repubblica: “Il tuo sistema di governo dura come un gatto in autostrada. Con quel sistema i governi duravano pochissimo. Io sono perché un governo duri 5 anni con un programma chiaro. Scommetto che sia una tesi maggioritaria tra i cittadini. E se poi votano Grillo, e la Raggi, se li prendano”. Scalfari di rimando: “Non è un problema se Grillo si prende Roma. Ma se si prende il governo del Paese, con quella legge elettorale è una cosa diversa”. Renzi è tranchant: “Abbiamo idee diverse”.

Renzi risponde sulla “Camera eletta liberamente”. Renzi non si sottrae alla provocazione di Scalfari a proposito di una Camera non eletta liberamente. “Non condivido questa analisi. C’è una parte di persone indicata dalle segreterie dei partiti? Sì. Ma minori rispetto al passato. Non mi posso permettere di ripensarci, però forse anche noi abbiamo troppo alzato il tono nella discussione referendaria. Vi invito a riflettere l’alternativa al sì: non provoca solo il cambio di governo, ma l’ingovernabilità”.

La domanda di Scalfari: “Saresti d’accordo per una polizia federale?”. Si cambia argomento, e il fondatore di Repubblica, riflettendo sulla necessità che lo vede d’accordo col premier sul ministro unico europeo del Tesoro, estende il ragionamento anche sul ministro dell’Interno. Renzi: “Sul ministro delle Finanze, come lo chiamo io, sono d’accordo. Diverso il discorso sulla sicurezza: prima di partire dalla unificazione delle istituzioni (ministro dell’Interno, Fbi), occorre partire dalle politiche. L’Ue è in crisi dall’interno. I terroristi che hanno disintegrato le speranze dell’Ue a Parigi e Bruxelles erano nati nel cuore delle periferie urbane delle Capitali europee. La nostra proposta dunque è: per ogni euro investito in sicurezza, investiamone uno in cultura”.

RepIdee, Renzi: “L’Europa è in crisi dall’interno”

“Fine dell’austerity europea“. A Scalfari che stimola il premier a riflettere sul ruolo guida della Germania, e della Merkel, nella politica economica europea, Renzi risponde: “Usiamo il 2017 per finire la politica dell’austerity che ha provocato tanti danni. E iniziare quella degli investimenti. Se nei prossimi sei mesi l’Italia riuscirà a essere autorevole e credibile, penso che la riflessione di Scalfari su Italia-Germania possa essere interessante. Quello che dobbiamo fare è, più investimenti, meno austerity”.

Claudio Tito solleva un tema: “Basta la crisi economica a giustificare la crescita dei populismi?”

Scalfari. Il fondatore di Repubblica fa una analisi dei populismi in Italia, rappresentati da Lega e M5s. “Per fortuna – spiega Scalfari, con sottile ironia – che abbiamo il capo della Lega, Salvini (un giornalista non si dovrebbe permettere a fare apprezzamenti….), che non becca palla. E qui bisogna chiedersi come mai, invece, beccano palla i 5Stelle. Debbo dire che i 5Stelle in alcuni comuni sono abbastanza forti, a Roma e a Torino. Ma cosa sono i 5Stelle ora che Grillo ha fatto il passo di lato, e Casaleggio poverino è morto? Sono l’aspetto degli indifferenti, degli assenti. C’è una massa crescente di astenuti. Poi c’è una massa notevole di 5Stelle che è come fossero astenuti che vanno a votare. Ma è la stessa cosa.  Loro, i grillini, dicono, ‘noi vogliamo smontare quello che c’è, man mano che smontiamo facciamo quel che vogliamo fare’. Gli astenuti fanno la stessa cosa. Ora dico una cosa: quando concorse a diventare sindaco, Veltroni prese 900 mila voti. Giachetti ne ha presi 300 mila. Da 900mila a 300mila…. c’è questo disinteresse, un affare addirittura epocale. I giovani hanno un altro linguaggio. Girano con nell’orecchio la musica. Gli piace la civiltà delle immagini. Parlano usando twitter. L’indifferenza-più-Grillo, questo è un pericolo epocale”.

Renzi: Il premier mette a fuoco la contraddizione rappresentata dai populismi nei Paesi dell’Est. “I Paesi dell’Est che l’Europa ha salvato dalla crisi – osserva Renzi – sono, oggi, quelli che tirano su i muri. Quei Paesi ci danno lezioni di morale sull’immigrazione, ignorando che, se c’è un bambino che annega in mare, i valori italiani sono di andare a salvarlo e dargli un futuro. E non ci importano le lezioni di morale dei Paesi dell’est Europa. C’è chi, come Salvini, dice che i migranti vanno aiutati a casa loro. Ma questo vuol dire andare a fare cooperazione internazionale in Africa, e su questo c’è un deficit della politica italiana. Sono il premier numero 27 e il mio è il 63esimo governo in questi 70 anni della Repubblica. E il mio è il primo governo il cui premier è sceso sotto il Sahara. Ma cooperazione internazionale non vuol dire portare i diamanti in Tanzania, come hanno fatto i leghisti predecessori di Salvini“.

Sul M5s, l’attacco di Renzi: Parlando dei populismi nel nostro Paese, Renzi non si fa sfuggire l’occasione, ad una settimana dai ballottaggi, di pungolare il M5s. “Il M5s – attacca il premier – è un partito che nasce antieuropeo. Raggi (l’ho letto sull’Huffington Post) promuove i banchetti per uscire dall’Euro. I 5Stelle sono contro l’idea europea come la conosciamo noi. Noi vogliamo portare i giovani a Ventotene per educarli ai valori dell’Europa, loro propongono il baratto e l’uscita dall’euro. Proviamo a mettere insieme i voti in Italia, in questo momento, se ci fosse il ballottaggio a livello nazionale, sarebbe tra Pd e centrodestra. Perché il M5s è andato bene a Roma. A Torino, a Carbonia. Poi basta. E nei 17 comuni dove governano, in 3 hanno espulso i loro sindaci, in metà hanno problemi giudiziari“. “E se vince la Raggi a Roma – conclude il presidente del Consiglio – sarà poi un problema dei romani”.

vivicentro.it/politica –  repubblica/RepIdee, Renzi: “Due mandati per il premier. Con il no nella Ue non ci fila più nessuno” di ALBERTO CUSTODERO

 

Ag.Lapadula: “Tanti club su di lui, ma potrebbe rimanere anche a Pescara”

Vive in Francia, ma ama e segue l’Italia. Gianluca Libertazzi, agente di Gianluca Lapadula, attaccante del Pescara, promosso in Serie A, è stato intervistato da Sky. Ecco quanto dichiarato: “A inizio stagione, col mio gruppo, abbiamo deciso di fare questa valutazione. Dopo Italia e Inghilterra abbiamo deciso di essere presenti in Francia, perché è giusto dare un taglio internazionale al mercato. Dove va Lapadula? Anche io vorrei saperlo, stasera ancora non lo so. Ha una mentalità un po’ particolare, molto forte. Quest’anno s’è fatto conoscere bene, venerdì mattina mi ha chiamato dopo la festa promozione. Sinceramente credevo che avesse sbagliato numero, perché avevano fatto tardi per rientrare e festeggiare. Mi ha detto che l’anno prossimo vuole vincere di nuovo, gli ho risposto che in quel momento doveva festeggiare e riposare dopo quest’annata. Devo essere sincero, fino a oggi i discorsi di mercato li abbiamo affrontati poco. Il ragazzo era concentrato sul campionato e sul Pescara, l’ha dimostrato sul campo. Adesso c’è spazio per i festeggiamenti. Restare a Pescara? Tutto è possibile.  Conte l’ha mai contattato per portarlo in Nazionale? “Mai sentito il Ct. La possibilità legata alla Nazionale peruviana?  Più che una scelta, non voleva scegliere solo in base a un interesse professionale. Lui è nato e cresciuto in Italia, si sente italiano e non è mai stato in Perù. Non voleva accettare solo per una opportunità professionale, conosce poco la lingua e il Paese sudamericano. ventura lo seguiva per il Torino, può finire in Nazionale a breve? Lo staff di Ventura s’era incuriosito ai tempi in cui lui giocava al Teramo, fecero una amichevole. Ma il salto dal Teramo al Torino sarebbe stato troppo grande”.

ESCLUSIVA – Svolta a Caserta, Tilia sarà il nuovo presidente ma nel club…

Questi i dettagli esclusivi

Alla fine è arrivata la fumata bianca. Luca Tilia, ex presidente del Martina, ha rilevato l’intero pacchetto di quote della Casertana ed è il nuovo presidente: “Trovato l’accordo con Giovanni Lombardi. L’intesa economica è per la cessione dell’intero pacchetto di quote. Però, mi farebbe piacere se Corvino e Pascarella decidessero di restare per darmi una mano. Proverò a convincere anche Lombardi. Speriamo che i tifosi ci stiano vicini”, aveva dichiarato a Il Mattino. La svolta è arrivata e, secondo quanto raccolto in esclusiva da ViViCentro.it, le sorprese non finiscono qui. Infatti, il nuovo allenatore sarà Giuseppe Incocciati, anche lui al Martina Franca nell’ultima stagione: si attende solo l’ufficialità del passaggio delle quote all’avvocato romano da Lombardi. Nello staff dirigenziale, per l’area tecnica, anche un altro ex Napoli come Davide Giubilato. Capitolo mercato, ancora dal Martina Franca arriverà Alain Baclet, anche in questa stagione autore di 12 gol in campionato e grande conoscitore della Lega Pro.

a cura di Ciro Novellino

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Rosaria e Pasquale, il segreto del matrimonio

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 Un racconto di Gramellini: le voci di una coppia di Procida (Rosaria e Pasquale) che fanno il bilancio di una lunga vita attraversata insieme

Rosaria e PasqualeDelle favole, fin da bambino, mi ha sempre ossessionato l’ultima riga. «E vissero felici e contenti». Il classico brodino rassicurante cucinato dai grandi per farti addormentare tranquillo.

«Ma al principe e alla principessa non succede più niente?», chiedevo deluso a mia madre. E lei rispondeva: «Succede la vita».

Io alla vita ho sempre preferito le favole e sono sbarcato sull’isola di Procida con l’idea di incontrare una coppia a lunga conservazione che mi rivelasse il segreto dell’ultima riga. Certi segreti si conservano meglio su un’isola.

Alla vigilia delle nozze d’oro, Rosaria e Pasquale hanno accettato di raccontare, l’uno di nascosto dall’altra, il loro matrimonio infinito.

Doveva essere facile giurarsi amore eterno nei secoli passati, quando tra epidemie e guerre la vita durava in media trent’anni. Adesso quel giuramento andrebbe riscritto così: sei disposto a giacere nello stesso letto e a dividere i pasti e gli spazi con la stessa persona per almeno mezzo secolo?

Rosaria e Pasquale ci sono riusciti. Resta da scoprire come. 

Rosaria  

«L’ho conosciuto che avevo quattordici anni. Il primo ragazzo che mi ha guardato e che ho guardato in un certo modo. Abitavamo alla Chiaiolella, a meno di un chilometro di distanza. Lui aveva diciott’anni e di notte saliva su una zaccalea per andare a pescare. Grosso, muscoloso, abbronzato. Ogni volta che lo vedevo mi veniva da rimettere. Per l’emozione. Poi abbiamo cominciato a vederci di nascosto in una casetta. Solo baci e parole. Tante parole. Più parole che baci.

«I suoi non ne volevano sapere di me, perché io ero figlia di genitori separati, e allora era una cosa vergognosa. Hanno fatto di tutto per convincerlo a lasciarmi. Pure qualche buon partito gli hanno presentato. Ma lui voleva me e basta. Così dopo otto anni ci siamo sposati nella chiesa di San Giuseppe.

«Lui lavorava già a Napoli sui rimorchiatori. Era sempre in mare come Ulisse. E io sempre chiusa in casa come Penelope, perché per una donna che veniva da un’isola a Napoli metteva paura.

«Certe volte mi stava via due o tre mesi, anche sei. La vita senza di lui era più ordinata, ma più triste. Mi mancava l’abitudine di averlo lì. Quando tornava era sempre un momento bello. Mi portava fiori, scarpette.

«Una mattina tornò a terra senza dirmelo. Venne a casa e io non avevo ancora rifatto il letto. Lui entrò in camera e guardò le lenzuola perfette, appena un po’ arricciate dalla parte mia. Rimase sconvolto: non credeva che pure nel sonno si potesse vivere con tanta delicatezza, senza distruggere ogni cosa.

«Quanta pazienza. Allora le mogli dovevano sopportare. Era lui che portava i soldi in casa, ma ero io a governarli, per fortuna. È sempre stato sciupone. Una volta, appena sceso dalla barca, vide una giacca in vetrina e volle comprarla di testa sua, senza neanche provarla. Mi arrivò a casa con questa roba enorme che svolazzava da tutte le parti. Più che una giacca pareva nu cappotto.

«Che poi lui una giacca non sa neanche appenderla. Sono cinquant’anni che glielo insegno, ma non si impara mai. Non lo fa per cattiveria. È proprio negato. Un disastro d’uomo. Abbiamo passato la vita a litigare. Il battibecco comincia sempre con me che lo sgrido per qualcosa che fa male o che dovrebbe fare e non fa.

«È pigro, pasticcione, disordinato. E la pensiamo al contrario su tutto. A me piacciono le canzoni, a lui le partite. Pure in chiesa, io mi siedo in prima fila e lui in ultima. Non andiamo d’accordo su niente, tranne che sul fatto che non andiamo d’accordo.

«E poi c’è Michele, il nostro unico figlio. L’ho cresciuto io, ma è stato il padre a farlo laureare. Non voleva che facesse la fatica sua. Adesso insegna scienze a Napoli ed è contento, anche se un po’ gli manca l’andare per mare.

«La pazienza. Il segreto è la pazienza.

«A Procida c’è un proverbio: primo anno core a core, secondo anno culo a culo, terzo anno vaffanculo. Finito l’incantesimo, arriva il sacrificio. Ma ogni volta che mi veniva la tentazione di lasciarlo, pensavo: questo è un disastro d’uomo, ma un altro rischia di essere pure peggio. Avevo una famiglia separata alle spalle. Tenere unita la mia è stato lo scopo della mia vita. Se tornassi indietro, lo risposerei. Ero veramente innamorata, dopo tutto.

«Certo, se ci ripenso… Col fatto che si svegliava all’alba bisognava dargli da mangiare a mezzogiorno in punto. E se la pasta era in ritardo di cinque minuti cominciava a strillare. Sono io il padrone di casa, diceva. Lo dice ancora adesso e glielo lascio credere. Lui è il padrone, ma chi comanda sono io».

Pasquale

«Lei andava a scuola di cucito, vicino casa mia. Quant’era bella. Non una delle più belle, ma quasi. Dall’orto di casa vedevo la sua, più in basso, con le pareti gialline. Tutti i giorni, a mezzogiorno, ci affacciavamo e ci salutavamo da lontano. Scorgevo solo la sua sagoma, ma mi bastava.

«Bella, brava, sincera, coi capelli sciolti e un seno disegnato bene. La sera andava in chiesa e finita la messa ci mettevamo a parlare. Che gli dicevo? Sei la vita mia, non penso che a te. Frasi da innamorati, ma erano vere. Di toccarsi non se ne parlava proprio. Con il passare degli anni, qualche bacetto.

«Un giorno stavamo ad abbracciarci sulla spiaggia di Ciraccio, in un canneto che adesso è stato mangiato dalla strada. Arrivò il vento da Ovest e alzò le onde fino a quattro metri. Tre bambini di una colonia di Napoli cominciarono a chiedere aiuto. Io mi butto e li trascino dove si tocca, uno alla volta. Ma dopo averli messi in salvo, sono svenuto. Mi hanno salvato dei pescatori. Non so se lo rifarei. Ma allora lo feci anche per lei. Ci tenevo a essere il suo eroe.

«I miei non volevano saperne di questo fidanzamento perché i genitori di Rosaria si erano separati. Questa cosa del divorzio è stata sempre un’ossessione in casa mia. Quando il giorno del referendum dissi che ero favorevole alla legge, mio figlio di sette anni mi si aggrappò alle ginocchia: “Papà, non lasciare la mamma!” E io a spiegargli che andavo a votare per il divorzio degli altri, mica per il mio.

«Il padre di Rosaria veniva da Santa Maria di Leuca. Con rispetto parlando, allora da quelle parti non avevano nemmeno il vaso da notte. Lui e la moglie si erano conosciuti a Procida durante la guerra. Quando mia suocera andò a vivere là, si trovò subito male. La facevano lavorare da mattina a sera nei campi, pure incinta, come una schiava. Appena nacque Rosaria, la portò qui. Lui veniva per vedere la bambina e montava delle scenate che ogni volta bisognava chiamare i carabinieri.

«Tutta l’isola parlava di questo scandalo e i miei si opponevano al matrimonio. Allora mi misi a cercare un lavoro in continente. Scrissi pure a Mattei, quello dell’Eni. Mi rispose offrendomi un posto, che io rifiutai perché nel frattempo avevo ricevuto una chiamata dai rimorchiatori di Napoli, dove tenevo uno zio capitano. Divenni motorista a 150.000 lire al mese.

«Tornato sull’isola col primo stipendio, misi in mano a mia madre tutti quei soldi. Finalmente potevo decidere il futuro di testa mia e sposarmi la figlia del divorzio. Al matrimonio si presentò pure suo padre, senza carabinieri. Fu lui a portarla all’altare. Poi salimmo sulla mia 850 nuova e partimmo per il viaggio di nozze. Ma la prima notte la passammo a Napoli, a casa mia. Casa nostra.

«Da allora sono passati cinquant’anni e non è cambiato granché. Lei è bellissima ancora adesso. E ancora adesso, se mi porta a tavola il pesce senza sale, io mi metto a strillà. Però finisce lì. Non ho mai avuto la tentazione di mollare. Sì, le ho detto tante volte “Mo’ hai proprio rotto”, però un minuto dopo mi passava. Cambiare nella vita è bello, ma mia moglie io non la cambierei.

«La prima regola di un amore lungo è che deve essere un amore grande. Oggi la gente si separa più di quanto vorrebbe perché si sposa più di quanto dovrebbe. Se non senti un brivido quando la pensi, non ti sposare. Se non ti piace farci l’amore, non ti sposare. Vai a farti un viaggio in mare, piuttosto.

«La seconda condizione è la pazienza, la terza la religiosità. Il Vangelo fa, anche nella vita pratica. Almeno per noi. Ma la regola più importante è la sincerità. Non ho mai detto una bugia a mia moglie. Piuttosto ci facimmo una bisticciata. Se taci, accumuli serpenti nel cuore, uno addosso all’altro. L’ho mai tradita? Può succedere che vedi una femmina che ti piace, ma se ne parli subito, passa. Quanto a lei, non mi ha mai fatto le corna. Al cento per cento. Sono cose che si sentono. Tornavo dai miei viaggi infiniti – sono stato via anche un anno per trasportare legna – e a casa trovavo sempre una moglie che mi aspettava e mi desiderava. Una volta sono entrato che lei si era appena alzata. Bisognava vedere l’ordine di quel letto. Pareva ci avesse dormito un morto. Dove dormo io, invece, sembra sempre che ci sia passato un cavallo.

«Lei è precisa. E rompe, rompe. Nu martello. Ma perché le donne non si stancano mai di dirci come vanno fatte le cose? A me passerebbe la voglia dopo due minuti. E poi sono strane. Io posso cambiare la macchina e non mi dice niente, ma se mi azzardo a prendere un chilo di pesce succede il finimondo… Chi comanda in casa? Diciamo che a grandi linee gestisco io. Nel senso che lei comanda e io eseguo. Lei la mente, io il braccio. A una certa ora metto il cappello del tassista e la accompagno a fare la spesa. Ma io resto fuori, perché manco nubiscotto mi fa comprare. Dice che i dolci mi fanno male. Ma io pecco di gola solo quando lei me lo vieta.

«È giusto che due persone si lascino se l’amore non c’è più, magari perché non c’è mai stato fin dall’inizio. O se, come i miei suoceri, si scoprono incompatibili. In tutti gli altri casi è inutile separarsi, tanto con quella che viene dopo sarà uguale.

«Quando litighiamo più del solito, e succede ancora spesso, mi sdraio sulla mia poltrona preferita, chiudo gli occhi e ripenso alle parole che un mio amico prete pronunciò dal pulpito il giorno delle nostre nozze.

«Rosaria e Pasquale, ricordatevi che il matrimonio è come una nave che da Napoli va in America. All’inizio il mare è buono, poi arrivati a Gibilterra cominciano le onde e il capitano deve essere bravo a tenere la rotta. Ma è nella tempesta che si vedrà la sua abilità. Finché poi il vento scende, il mare torna calmo e si arriva finalmente in porto».

«Ora che il porto si avvicina, sono contento di esserci arrivato con lei. Qui, sulla nostra isola. In fondo un’isola lo siamo stati anche noi».

vivicentro.it/opinione  –  lastampa/Rosaria e Pasquale, il segreto del matrimonio MASSIMO GRAMELLINI

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Femminicidio: Da Sara a Debora, bollettino di guerra.Telefono Rosa, quante ancora?

Femminicidio E’ un vero ‘bollettino di guerra’: dall’inizio dell’anno, oltre 50 donne sono state uccise in Italia dal partner o, più spesso, da un ex. Oltre 155 da gennaio 2015. Due solo nell’ultima settimana: una ragazza a Pordenone, ammazzata con quattro colpi di pistola dal suo ex fidanzato che poi si è tolto la vita con la stessa arma, e oggi la maestra di 46 anni uccisa anch’essa dal suo ex convivente.

In entrambi i casi, a scatenare la furia omicida è la fine del rapporto, l’incapacità dell’uomo di accettare che la donna lo lasci e che l’amore finisca. Ma il caso che ha suscitato sicuramente più clamore è quello di Sara Di Pietrantonio, la studentessa universitaria romana di 22 anni strangolata e poi bruciata dal suo ex fidanzato, Vincenzo Paduano, che non accettava che la ragazza si fosse rifatta una vita con un altro e che per settimane, prima dell’incontro fatale per il destino di Sara, l’aveva minacciata e perseguitata.

Un altro caso emblematico è quello di Debora Fuso, venticinquenne uccisa a coltellate nel milanese da Arturo Saraceno. “Mi è partito un embolo” ha confessato l’uomo. Ancora una volta, a muovere la mano dell’assassino è stata l’incapacità di accettare la fine della relazione. E come Sara, anche Debora aveva accolto la richiesta del suo ex di vedersi e di parlare. Ma non c’è solo il femminicidio.

Da gennaio 2015, dati di Telefono Rosa, almeno 8.856 donne sono state vittime di violenza e 1.261 di stalking. Ed è solo la punta dell’iceberg, visto che il 90% delle donne non denuncia. La storica associazione chiede al Governo risposte: “Quante ancora ne devono morire perché il Governo si renda conto che le risorse economiche, i mezzi e le attività di contrasto alla violenza di genere sono del tutto insufficienti? Quante donne, ragazze, madri, figlie, sorelle, amiche dobbiamo vedere massacrate da ex, diventati mostri e assassini, prima che vengano prese decisioni e attuate politiche ‘attive’ idonee ad un problema sociale enorme come quello della violenza sulle donne?” denuncia Gabriella Moscatelli, presidente di Telefono Rosa, che lancia l’hashtag #quanteancora.

Nella foto le vittime di femminicidio dall’inizio del 2016 in base al conteggio, ancora provvisorio, effettuato da Telefono Rosa. Da sinistra in alto, Gloria, 49 anni, Kamajit, 63 anni Nelly, 77 anni, Valentina, 29 anni, Loredana, 41 anni, Slavica, 37 anni, anonima turista coreana gettata dal balcone di un hotel dal marito a Cardano al Campo, Mariana, 20 anni, Samantha, 3 anni, Giuseppina, 41 anni, Ashley, 35 anni, Annamaria, 55 anni, Annalisa, 67 anni, Emilia, 66 anni, Larisa Elena, 12 anni, Fiorella, 66 anni, Elena 72 anni, Alessandra, 46 anni, Federica, 30 anni, Michela, 29 anni, Maria Teresa, 40 anni, Sara, 22 anni, Anna, 69 anni, Deborah, 25 anni, Natalia, 38 anni, Michela, 31 anni, Assunta, 50 anni, Liliana, 51 anni, Moira, 43 anni, Franca, 81 anni, Monica, 47 anni, Sabina Iuliana, 29 anni, Rosa, 59 anni, Laura, 67 anni, Mirella, 64 anni, Mariana, 24 anni, Gisella, 58 anni, Maria, 51 anni, Rodica, 31 anni, Anna Maria, 55 anni, Mirela, 41 anni, Esterina, 73 anni, Marinella, 55 anni, Luana, 41 anni, Anna, 53 anni, Patrizia, 54 anni, Isabella, 55 anni, Nadia, 45 anni, Bonaria, 80 anni, Katia, 4 anni, Marina, 30 anni, Genna, 68 anni.

vivicentro.it/cronaca –  (ansa)/Femminicidio: la strage delle donne

De Laurentiis: “Higuain non ci tradirà, vogliamo vincere. Koulibaly? Non ha letto il contratto, dovrà risarcirmi”

E’ un De Laurentiis a 360 gradi quello che si è raccontato ai microfoni del Corriere della Sera, nella bellissima cornice di Ischia. Tra Higuain, Koulibaly, scudetto e Sarri, ecco quanto dichiarato dal presidente azzurro: “La Juventus ha un fatturato di 260 milioni superiore al nostro, ma torno a dodici anni fa e a come ho iniziato. Non ho mica ereditato il Napoli di Maradona? Siamo partiti da zero, in ogni caso ho applicato il fair play finanziario richiesto dalla Uefa. Siamo diventati così una società virtuosa, però da due anni chiudo il bilancio in rosso. E per l’anno prossimo, nonostante la Champions, perderò dieci milioni. Sono le riserve accumulate negli ultimi anni a compensare queste perdite. Voglio vincere lo scudetto e anche la Champions e lo faremo. Ma non tutti sanno che è grazie alle riserve accumulate che il calcio Napoli non è fallito in una città che ti regala pochissimo, se non l’amore dei tifosi. Dodici anni fa ho ereditato un pezzo di carta che avrei potuto chiamare in un qualsiasi altro modo. Sono partito da zero attraverso la serie C e le paludi di calciopoli. Siamo oggi tra i 17 club migliori d’Europa, tra i pochi con i conti a posto. Lascerei il club soltanto ai miei figli, qualora decidessi di lasciare. Sarri un colpo di fortuna? Una scelta ragionata e maturata dopo averlo incontrato. Ricordo ancora quando mi disse: presidente, perderemo le prime sette partite. Io feci una risata. Lui sorrise in maniera ammiccante. Lì nacque l’intesa. E l’ho difeso sempre. Purtroppo c’è la cattiva abitudine che quando si vince, vincono tutti. Quando si perde poi la colpa è solo mia. Higuain? È un ragazzo giovane ed ha una famiglia che crede in valori sani. Finora non ho ricevuto alcuna offerta del valore della clausola — 94 milioni, 375 mila euro —. Ammesso e non concesso che ci sia una società che offra questi soldi, lui sa perfettamente che se pure altrove guadagnasse un po’ di più, non avrebbe la stessa ribalta. Maradona è entrato nella storia del calcio mondiale grazie a Napoli. Se Higuain ascoltasse le sirene europee dovrebbe mettere in conto che in certi contesti se funzioni giochi, ma se sbagli nessuno ti aspetta. A quel punto le uniche chance sono l’America e la Cina. Ho la sensazione che il Pipita non ci tradirà. Koulibaly? Evidentemente non ha letto bene i suoi contratti. Non mi riferisco a quelli da dipendente, ma alla cessione dei diritti di immagine. Da due giorni ricevo telefonate di aziende con le quali negoziamo per ulteriori attività che avrebbero coinvolto anche Koulibaly. Milioni e milioni di euro di cui dovrà risarcirmi. Insigne?  Ha meritato gli Europei.  Purtroppo credo che giocherà poco, Conte preferirà mettere in campo giocatori più vecchi. Se fosse per me, vorrei vederlo in campo sempre. Gabbiadini è sul mercato?  Purtroppo ha avuto un infortunio, è stato fermo due mesi. E Sarri non ha avuto la possibilità di utilizzarlo più a lungo. Mi piacerebbe che tra i due, persone perbene, si stabilisse una maggiore sintonia”. 

Femminicidio: l’ossessione dei maschi che uccidono. MICHELE SERRA

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Femminicidio: Non basta la psicologia a spiegare l’orrore delle tante donne assassinate

Michele SerraSui maschi che uccidono o sfregiano la femmina che li rifiuta (con lo scopo, lucidamente feroce, di renderla “inservibile” ad altri maschi) si esercitano molto le discipline psicologiche, criminologiche e antropologiche, come è utile e anzi indispensabile che avvenga. Ma credo – e lo dico da maschio – che su quella rovente, tremenda questione, non si eserciti abbastanza la parola politica.

Al netto dei materiali psichici complessi e oscuri che ci animano, molti dei nostri comportamenti sono determinati dalle nostre convinzioni e dalle nostre idee. Ciò che siamo è anche ciò che vogliamo essere. O che tentiamo di essere. Se non rubiamo non è solamente per il timore della punizione, o perché non ne abbiamo la stretta necessità economica. È perché abbiamo ripugnanza etica del furto.

Quando ero ragazzo, negli anni Sessanta e Settanta dello scorso secolo, si è decisamente sopravvalutato il potere che le convinzioni e le idee potessero esercitare sulla nostra vita; vita quotidiana compresa. “Il privato è politico”, si diceva allora, volendo significare che ogni nostro atto, anche domestico, anche invisibile alla Polis che tumultuava e rumoreggiava sotto le nostre finestre, avesse valore pubblico e producesse il suo effetto politico. Era una forzatura ideologica che l’esperienza provvide, per nostra fortuna, a sdrammatizzare e infine a diradare, facendoci sentire un poco meno “responsabili del mondo” almeno dentro i nostri letti, un poco meno sottomessi al Dover Essere ideologico. Vennero scritti libri e girati film sulla presuntuosa goffaggine che pretendeva di avere instaurato, in quattro e quattr’otto, libertà di costumi e liberalità di sentimenti. Non erano così facilmente arrangiabili, i sentimenti e gli istinti, alle nuove libertà. Non così addomesticabili il dolore inferto e subito, l’abbandono, la gelosia.

Ma la decompressione ideologica dei nostri anni è funesta in senso contrario. Le idee, che a noi ragazzi di allora parvero fin troppo determinanti, oggi vagolano in forma di detriti del passato oppure di scontate banalità. Hanno perduto molto del loro appeal: in positivo, perché è finita la sbornia ideologica, ma anche in negativo, perché molte fortissime idee hanno perduto la loro presa sul discorso pubblico, impoverendolo e istupidendolo. Per esempio l’idea – e veniamo al punto – che la donna appartenga a se stessa (“io sono mia”), che la sua persona e il suo corpo non siano mai più riconducibili alle ragioni del patriarcato e del controllo maschile. Se c’è mai stata, al mondo, un’idea rivoluzionaria, è quella: ribalta una tendenza millenaria, smentisce spavaldamente la Tradizione, muta la struttura sociale perfino più radicalmente di quanto la muterebbe la sovversione della gerarchia padrone-operaio. Perché non se ne sente più l’eco, di quello slogan così breve e di così implacabile precisione? Forse perché lo si dà per scontato (non essendolo!); forse perché nessun “principio” assoluto riesce più a ottenere credito in una società smagata, relativista più per sfinimento che per cinismo.

Eppure, volendo ridurre all’osso la questione del femminicidio, è proprio l’ignoranza o il rifiuto maschile di quel principio – io sono mia – il più evidente, perfino il più ovvio di tutti i possibili moventi. No, tu non sei tua, tu sei mia. Il mio bisogno è che tu stia con me, e del tuo bisogno (non stare più con me) non ho rispetto, o addirittura non ne ho contezza. Tu esisti solamente in quanto mia; in quanto non mia, esisti talmente poco che cancello la tua vita. Certo, la stratificazione psichica è profonda, cause e concause si intrecciano, paure e debolezze si sommano producendo, nei soggetti più sconquassati, aggressività e violenza. Ma il “via libera” all’aggressione, alla persecuzione, allo stalking, al delitto scatta anche perché nessuna esitazione “ideologica” interviene a soccorrere il carnefice, nessuna occasione di dibattito interno gli è occorsa, a proposito di maschi e di femmine.

Politica e cultura (ovvero: il processo di civilizzazione) esistono apposta per non abbandonare la bestia che siamo alla sua ferinità e ai suoi istinti, regolando in qualche maniera i rapporti sociali, rendendoli più compatibili al bisogno di incolumità e dignità di ogni persona. Questo non esclude, ovviamente, che ci siano stalker e aguzzini di buona cultura e di idee liberali. Ma è l’eccezione che conferma la regola: costumi e comportamenti di massa sono largamente influenzati, e sovente migliorati, dalla temperie politica e culturale dell’epoca. È nell’Italia rinnovata e modernizzata degli anni Sessanta che la contadina siciliana Franca Viola si ribella al ladro del suo corpo e pronuncia, entusiasmando milioni di spiriti liberi, il suo semplice ma inequivocabile “io sono mia” prefemminista e presessantottino, con la mitezza luminosa di una Lucia aggiornata che rimette al suo posto il donrodrigo di turno. È sempre in quell’Italia che, con fatica, si arriva finalmente a mettere in discussione l’obbrobrio giuridico del “delitto d’onore”, che verrà finalmente cancellato vent’anni dopo. Ed è a livello popolare, mica solo nei “salotti”, è nel profondo della società che quei fermenti circolano, quelle discussioni si animano, quei confitti indirizzano il senso comune.

Non so quanto dipenda dalla mia storia psichica o dalle mie attitudini caratteriali il fatto che io non abbia mai alzato un dito su una donna. Ma so per certo che dipende in buona parte, per dirla molto banalmente, dalla mia volontà di non farlo; dalla mia educazione e dall’esempio ricevuto in famiglia; dalle mie inibizioni culturali, che mi fanno considerare indegna e vile la sopraffazione dell’altro; infine, e non ultimo, dalle mie convinzioni politiche, che mi conducono fortemente a credere che la libertà delle donne sia condizione (forse la prima condizione) della libertà di tutti.

Come disse a milioni di persone, con la sua ruvidezza a volte così necessaria, Luciana Littizzetto al Festival di Sanremo di qualche anno fa, “chi picchia una donna è uno stronzo”. Poi, certo, è soprattutto di aiuto, di assistenza e perfino di pietà che hanno bisogno anche gli stronzi, soprattutto gli stronzi. Ma la prima domanda da porre, al femminicida in carcere o in altro luogo di recupero e cura, è sempre e solamente una, semplice, facile da capire, ineludibile: ma non lo sapeva, lei, che le donne non sono di sua proprietà? Non glielo aveva mai spiegato nessuno?

 vivicentro.it/cultura – repubblica/Femminicidio: l’ossessione dei maschi che uccidono di MICHELE SERRA

Strage in locale gay a Orlando, 20 morti

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Killer ucciso dopo sparatoria con la polizia. Fbi: atto di terrorismo. L’ombra dell’Isis nella strage in locale gay

Miami (Florida)  E’ di 50 morti e 53 feriti il bilancio della strage in un locale gay di Orlando, in Florida, compiuta da un 29enne americano figlio di una coppia di afghani. E’ il bilancio più pesante di una sparatoria negli Usa in tempo di pace, persino più grave delle stragi al Virginia Tech del 2007 (32 morti) e alla scuola elementare Sandy Hook del 2012 (27 morti). La strage potrebbe avere una matrice terroristica: prima di avviare la mattanza, infatti, Omar Mateen ha chiamato il 911, il numero delle emergenze negli Usa, per proclamare la sua fedeltà all’Isis, ha riferito la Nbc.

Arrestato uomo armato diretto al Gay Pride di Los Angeles

Washington – Un uomo armato e con dell’esplosivo e’ stato arrestato dalla polizia di Santa Monica, in California, mentre si stava dirigendo alla sfilata del Gay Pride di Los Angeles in programma a West Hollywood. Lo riferisce il Los Angeles Times secondo il quale “nelle prime ore di domenica mattina (ci sono 9 ore di differenza di fuso orario con la costa occidentale Usa) la polizia di Santa Monica ha ricevuto una segnalazione su un uomo ‘sospetto’. Gli agenti hanno fermato l’uomo che ha dichiarato che stava aspettando un amico. A quel punto i poliziotti hanno perquisito l’auto e hanno trovato diverse armi e molte munizioni cosi’ come ‘tannerite’ (un tipo di esplosivo formato da nitrato e perclorato d’ammonio, usati anche come fertilizzanti, ndr) con cui si puo’ realizzare una ‘pipe bombe’ (tubo imbottito d’esplosivo)”. L’arrsto è stato eseguito poche ore dopo la strage in un locale gay di Orlando, in Florida, in cui un 29enne di origini afghane ha fatto decine di morti. 

Intorno alle due di notte, Omar Mateen, questo il nome del giovane, ha aperto il fuoco con un fucile d’assalto semi-automatico AR-15 sulla folla di avventori del night club Pulse che stava ballando nella discoteca. Dopo essersi barricato all’interno del locale e aver trattenuto decine di ostaggi per quasi quattro ore, le teste di cuoio hanno fatto irruzione e lo hanno ucciso, mettendo fine all’incubo quando erano ormai le sei del mattino. Dei nove agenti entrati nel locale, uno è stato colpito all’elmetto in kevlar ed è rimasto ferito a un occhio. Ma dalla conta dei corpi è venuto un bilancio drammatico, senza precedenti sul suolo americano: 50 morti, a cui vanno aggiunti i 53 feriti.

Al momento dell’attacco nel locale, frequentato dalla comunità Lgbt, c’erano 300 persone. Una trentina gli ostaggi tratti in salvo.

Omar Mateen, nato a New York da genitori afghani, faceva la guardia giurata e viveva a Port St. Lucie, 200 chilometri a sud di Orlando, sempre in Florida. I media Usa hanno riferito che nel 2009 si era sposato con una ragazza nel New Jersey, dalla quale aveva divorziato due anni dopo. Proprio l’ex moglie ha raccontato al Washington Post che Omar, con cui si era trasferita in Florida, era un violento e la picchiava ripetutamente: “Una volta venne verso di me e inizio’ a colpirmi solo perche’ la lavatrice non era ancora finita o qualcosa di simile”. Il giovane era possessso di un porto d’armi della Florida. Le sue simpatie jihadiste lo avrebbero fatto finire nel mirino dell’Fbi in qualita’ di “sospetto” (“person of interest”) “nel 2013 e nel 2014”:  “I federali aprirono un’inchiesta su di lui ma successivamente chiusero il fascicolo perche’ non emerse nulla di concreto per giustificare ulteriori indagini”, hanno riferito fonti di polizia al ‘Daily Beast’.

Sul web è arrivata subito l’esultanza dei jihadisti che hanno celebrato la strage come “il miglior regalo per il Ramadan”, pur senza rivendicarla. Rita Katz, direttrice del Site, il sito di monitoraggio delle attività jihadiste in rete, ha riferito di tweet di festeggiamentocomeun “possa Allah accogliere l’eroe che lo ha fatto e ispirare altri a fare lo stesso”.

Il padre dell’attentatore, Mir Sedique, citato da alcuni media Usa, si e’ scusato per il folle gesto del figlio, ma ha sottolineato che a suo giudizio “non ha niente a che fare con la religione”: “Siamo sconvolti come l’intera nazione”, ha assicurato. L’uomo non si sarebbe accorto di nulla di strano nel comportamento del figlio che potesse far prevedere una simile azione, anche se ha raccontato che qualche mese fa aveva notato che si era indispettito alla vista di due uomini che si baciavano per strada a Miami.

Il sindaco di Orlando, Buddy Dyer, ha proclamato lo stato d’emergenza nella città, ancora sconvolta per l’uccisione appena 24 ore prima di Christina Grimmie, star di ‘The Voice’, mentre firmava autografi al termine di un concerto nella stessa metropoli della Florida.

Il presidente Barack Obama è stato subito informato della tragedia e ha espresso la sua vicinanza alle famiglie delle vittime, ha offerto tutto il supporto possibile del governo e chiesto di essere costantemente informato. La strage arriva 24 ore dopo l’uccisione al termine di un concerto di Christina Grimmie. Pochi giorni fa a Los Angeles uno studente  aveva ucciso un professore all’interno dell’Università di Ucla e poi si era tolto la vita.

“Solidarieta’ e commozione del governo italiano per l’atroce strage di Orlando”, sono state espresse dal premier Matteo Renzi in un tweet. “Il nostro cuore e’ con i nostri fratelli americani”, ha assicurato.Il presidente francese, François Hollande, ha condannato “con orrore” l’attacco e ha esprsso “il pieno sostegno della Francia e dei francesi alle autorità e al popolo americano in questa prova”.

Papa Francesco ha condannato “l’orribile srage”, frutto di “follia omicida e di odio insensato”. Il portavoce vaticano padre Federico Lombardi ha auspicato che “si possano individuare e contrastare efficacemente al piu’ presto le cause di questa violenza orribile e assurda, che turba cosi’ profondamente il desiderio di pace del popolo americano e di tutta l’umanita’”.

vivicentro.it/cronaca –  (AGI)/ Strage in locale gay a Orlando, 20 morti

Ascolta l’ oroscopo del giorno di Paolo Fox: domenica 12 giugno

L’ oroscopo giorno per giorno

Ogni giorno Paolo Fox racconta, con il suo oroscopo in TV (Fatti vostri) e su Lattemiele, cosa le stelle hanno in serbo per noi, come andrà il lavoro, la salute, l’amore…

Questo il suo oroscopo per oggi, tratto da Lattemiele:

ARIETE
TORO
GEMELLI
CANCRO
LEONE
VERGINE
BILANCIA
SCORPIONE
SAGITTARIO
CAPRICORNO
ACQUARIO
PESCI

CHI E’ PAOLO FOX:

Paolo Fox (Roma, 5 febbraio 1961) è un astrologo, pubblicista e personaggio televisivo italiano.

Biografia
Fin dagli anni novanta si occupa di astrologia nei mass media, proponendo il suo oroscopo nelle trasmissioni televisive della RAI e anche in radio, su LatteMiele e Radio Deejay; le sue prime apparizioni televisive sono state nelle trasmissioni di Rai 1 Per tutta la vita, In bocca al lupo! e Domenica In.

E’ iniziato a diventare noto al grande pubblico a partire dal 1997 quando ha iniziato la collaborazione con il network Lattemiele dove conduce uno spazio dedicato all’oroscopo giornaliero alle ore 7.40 e 19.40.

Il lunedì mattina il mago dell’oroscopo è presente anche su Radio Deejay. Per quanto riguarda il mondo della televisione, è apparso per le prime volte nei programmi televisivi Per tutta la vita, In bocca al lupo! e Domenica In.

Ha partecipato come ospite a tantissimi altri programmi tv: Festa di classe, Speciali di fine anno, Tutto Benessere, Furore, Uno Mattina, Speciale Grande Fratello, Piazza Grande, Aspettando cominciamo bene e tanti altri. Dal 2002 è una delle colonne portanti del programma tv di Raidue, I Fatti Vostri, dove legge il suo oroscopo. Negli ultimi anni risulta essere uno dei personaggi maschili più cliccati dell’anno sul web!

Annualmente cura per la RAI la serata dedicata alle previsioni astrologiche per il nuovo anno, trasmessa a fine dicembre.

È attivo anche sulla carta stampata, curando l’oroscopo per diversi settimanali

Nel 2014 ha interpretato sé stesso nel film di Natale Ma tu di che segno 6?.

Per quanto riguarda la sua vita privata non si sa praticamente nulla. E’ sposato? E’ fidanzato? Dove va in vacanza? Lui non ha mai rilasciato dichiarazioni o commenti sulla sua vita sentimentale anche perché grazie agli astri vuole indovinare quella del suo numeroso pubblico che non l’abbandona mai!

La guerra nella valle dell’ Eufrate

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Nel deserto siriano ai confini con l’Iraq sono arrivati contingenti limitati di truppe speciali americane, francesi e britanniche il cui compito è di aggredire Raqqa, la capitale dello Stato Islamico (Isis), adoperando lo strumento più efficace a disposizione: le tribù sunnite della valle dell’ Eufrate. Le 11 ore trascorse a fine maggio nelle regioni controllate dai curdi nel Nord della Siria dal generale americano Joseph Votel, capo del Comando Centrale Usa responsabile delle operazioni in tutto il Medio Oriente, sono servite a due scopi: incontrare i responsabili dei ribelli arabo-curdi delle Forze democratiche siriane per esaminare il piano offensivo su Raqqa e spingerli a intese con le tribù sunnite locali.

Nella valle dell’Eufrate risiedono tribù siriane che quando iniziò la rivolta anti-Assad nel febbraio 2011 restarono in gran parte vicino al regime. Il motivo è la loro origine: mentre nella provincia di Deir al-Zour i clan tribali sono legati a quelli sauditi, e dunque hanno partecipato alla sollevazione, in questa regione si tratta di gruppi soprattutto locali sui quali il partito Baath ha investito negli anni, varando riforme agricole tese a foraggiarle e rafforzarle. In particolare la costruzione della diga di Thawra, negli Anni Settanta, e il programma di irrigazione nella valle dell’Eufrate hanno fatto emergere una schiera di capi tribali legati a doppio filo con il potere centrale di Damasco.

Fino al punto da creare quella che venne definita una «generazione di tribù del Baath» ai tempi di Hafez Assad. Ma il figlio Bashar ha avuto difficoltà a consolidare tale patto tribale perché il suo arrivo al potere nel 2000 coincise con la riduzione degli investimenti nel sistema di irrigazione della valle e il contemporaneo aumento della popolazione locale. Lo Stato Islamico di Abu Bakr al-Baghdadi da quando si è insediato in quest’area, a partire dal 2013, ha fatto leva su tale scontento per assicurarsi il sostegno delle stesse tribù, adoperando ogni mezzo per consolidarlo: dalla consegna di pozzi d’acqua, cibo e terreni ai collaboratori al massacro degli avversari, sepolti in fosse comuni, fino ai matrimoni fra miliziani jihadisti e le figlie degli sceicchi locali. In alcuni casi al-Baghdadi è riuscito a spingere giovani leader tribali ad eliminare i propri genitori e nonni, assumendo dall’interno il controllo dei clan. Pur con tattiche diverse, Isis ha ripetuto dunque in questo angolo di Medio Oriente la stessa strategia del regime del Baath: dotarsi di una piattaforma di consenso tribale per controllare una regione strategica ai confini con Turchia, Iraq e Giordania. Il risultato è che alcune tribù restano fedeli ad Assad, come gli Haddadin che affiancano i reparti governativi contro i ribelli ad Aleppo e Hama, ed altre militano sul fronte opposto, come i Tay di Jarabulus, protagonisti di più attacchi di Isis contro i peshmerga curdi. In entrambi i casi non si tratta di intese granitiche: il regime di Assad, seppur rafforzato dai russi, resta in bilico e Isis dispone di meno risorse del passato, dunque la fedeltà di molte tribù del deserto torna sul mercato. Ad evidenziarlo è quanto sta avvenendo attorno a Manbij e Deir al-Zour dove le defezioni si moltiplicano proprio a vantaggio delle forze ribelli arabo-curde, addestrate ed armate dal Pentagono. Resta da vedere se Washington riuscirà ora a creare nella Siria del Nord un’enclave tribale sua alleata in maniera simile a quanto riuscì al generale David Petraeus nel 2005 nell’Anbar sunnita dell’Iraq, dove proprio in questo modo sgominò i jihadisti di Abu Musab al-Zarqawi, leader di Al Qaeda in Iraq, da cui Isis poi si è generato. La differenza con allora è che Washington non dispone sul terreno di un ingente numero di proprie truppe né appare incline a versare alle tribù significative risorse, in denaro o altri beni. Ciò spiega le difficoltà del generale Votel che sta tentando di assicurarsi il sostegno dei clan tribali spingendo i leader dei ribelli curdo-arabi a collaborare. La presenza di contingenti ridotti di truppe speciali alleate è strumentale a tale tattica. In ultima istanza dunque la possibilità di strappare Raqqa al Califfato si lega ad una nuova fase delle guerre tribali che tengono banco in Medio Oriente sullo sfondo dell’indebolimento, o dell’implosione, degli Stati nazionali frutto degli accordi di Sykes-Picot siglati cento anni fa.

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vivicentro.it/opinione –  lastampa/La guerra nella valle dell’Eufrate MAURIZIO MOLINARI

Euro2016, Inghilterra-Russia 1-1: Dier chiama, Berezutski risponde

Al Vélodrome di Marsiglia scendono in campo Inghilterra e Russia, dopo il match tra Galles e Slovacchia, sempre relativo al gruppo B, che ha visto la nazionale di Bale vittoriosa per 2-1 sugli uomini capitanati da Hamsik. In un clima a dir poco surreale a causa degli scontri tra tifosi Inglesi, Russi e Francesi, Hodgson lancia Starling dal primo minuto, mentre lascia in panchina Vardy, distratto dalla trattativa con l’Arsenal. Slutski, invece, si affida ai fedelissimi, in un 4-2-3-1, con Dzyuba in attacco. Nel primo tempo regna l’equilibrio, con inglesi che provano a passare in vantaggio, ma che non sono rivelano mai realmente pericolosi. Nella seconda frazione di gioco cambia musica: l’Inghilterra fa 1-0 grazie alla rete di Dier, al 73esimo. Sembra finita così, ma al 90esimo la Russia riacciuffa il risultato: merito del colpo di testa Berezutski che supera Hart.

INGHILTERRA-RUSSIA 1-1: IL TABELLINO

Inghilterra (4-3-3): Hart; Walker, Cahill, Smalling, Rose; Rooney(78′ Wilshere), Dier, Alli; Lallana, Kane, Sterling(87′ Milner). A disp.: Barkley, Bertrand, Clyne, Forster, Heaton, Henderson, Milner, Rashford, Stones, Sturridge, Vardy, Wilshere. All.: Hodgson.

Russia (4-2-3-1): Akinfeev; Smolnikov, Berezutski V., Ignashevich, Schennikov; Neustädter((80′ Glushakov) Golovin(77′ Shirokov); Smolov(85′ Mamaev), Shatov, Kokorin; Dzyuba. A disp.: Berzutski A., Glushakov, Ivanov, Kombarov, Logygin, Mamaev, Guilherme, Samedov, Shirokov, Shiashkin, Torbiniski, Yusupov. All.: Slutski.

Arbitro: Rizzoli (Italia).

Marcatori: 73′ Dier (I), 90’+2 Berezutski V. (R).

Note – Ammoniti: Cahill (I), Schennikov (R).

Espulsi: nessuno

 

Tasi e Imu, batosta da 10 miliardi per 25 milioni di italiani

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Il 16 giugno oltre 25 milioni di proprietari di immobili diversi dall’abitazione principale, di cui il 76% lavoratori dipendenti e pensionati, dovranno presentarsi alla ‘cassa’, per pagare l’acconto dell’Imu/Tasi. Dopo l’abolizione della Tasi sull’abitazione principale, quest’anno l’acconto sara’ di 10,1 miliardi di euro (20,2 miliardi di euro in totale). E’ quanto emerge dal Rapporto Uil su Imu e Tasi 2016 elaborato dal Servizio Politiche Territoriali della Uil. “Il costo medio dell’Imu/Tasi su una seconda casa – spiega Guglielmo Loy, segretario confederale Uil – sara’ di 1.070 euro medi (535 euro da versare con l’acconto), con punte di oltre 2 mila euro nelle grandi citta’. Se si prendono in considerazione i costi dell’Imu/Tasi sulle prime case, cosiddette di lusso, (abitazioni signorili, ville e castelli), il costo medio sara’ di 2.610 euro (1.305 euro l’acconto di giugno), con punte di oltre 6 mila euro. Anche se sull’abitazione principale non si pagano piu’ le imposte – continua Loy – per 3,5 milioni di proprietari non e’ proprio cosi’. Si tratta di coloro che possiedono una seconda pertinenza dell’abitazione principale della stessa categoria catastale (cantine, garage, posti auto, tettoie) per la quale l’Imu/Tasi va versata con l’aliquota che spesso e’ quella delle seconde case, con costi medi di 55 euro, con punte di 110 euro”.

La media dell’aliquota applicata per le seconde case ammonta al 10,53 per mille, e in molti Comuni (480 municipi di cui 20 Citta’ capoluogo) viene confermata ‘l’addizionale Tasi’ (fino ad un massimo dello 0,8 per mille), introdotta per finanziare negli scorsi anni le detrazioni per le abitazioni principali. “Il 41% (14,5 milioni di persone) del totale dei contribuenti con redditi da lavoro dipendente e pensione (39,5 milioni di persone) possiede un immobile diverso dall’abitazione principale. E non si tratta di persone propriamente benestanti – spiega Guglielmo Loy – dal momento che il 68% di essi (9,8 milioni di persone) dichiara un reddito al di sotto dei 26 mila euro”. Con l’abolizione della Tasi sulle prime case, i quasi 20 milioni di proprietari (19.728.834), quest’anno risparmieranno mediamente 191 euro, che salgono a 203 euro se l’immobile e’ ubicato nelle Citta’ capoluogo di provincia.

vivicentro.it/economia –  (AGI)/Tasi e Imu, bastosta da 10 miliardi per 25 milioni di italiani

F1: pole Hamilton in Canada, 3/o Vettel

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F1 Canada: Rosberg completa prima fila tutta Mercedes, sesto Raikkonen

Sarà Lewis Hamilton a partire dalla pole position nel Gp del Canada di Formula 1. Il britannico della Mercedes ha fatto segnare il miglior tempo davanti al compagno di squadra Nico Rosberg e al ferrarista Sebastian Vettel. Sesto tempo per Kimi Raikkonen con l’altra Ferrari.

Hamilton ha chiuso il miglior giro con il tempo di 1’12”812, conquistando la sua 53/a pole in carriera. Appena dietro Rosberg, con 1’12”812, e Vettel, con 1’12”990. In seconda fila accanto al ferrarista partirà Daniel Ricciardo, con la Red Bull, seguito a ruota dal compagno di squadra Max Verstappen, che partirà a fianco di Raikkonen.

Le due Williams occuperanno la quarta fila, con Bottas settimo e Massa ottavo. In quinta fila Nico Hulkenberg, con la Force India, e Fernando Alonso, con la McLaren.

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Euro 2016, Galles-Slovacchia 2-1: sconfitta per Hamsik all’esordio

Il tabellino del match

Terza gara di Euro 2016: prima volta all’Europeo per il Galles, parte anche il girone B. La Nazionale guidata da Chris Coleman è scesa in campo al Matmut Atlantique di Bordeaux contro la Slovacchia di Marek Hamsik, anche per lei la prima in assoluto da nazione indipendente. Parte subito forte la Slovacchia che può sbloccare con Hamsik: il centrocampista del Napoli ruba palla e salta tutta la difesa gallese, diagonale dopo aver superato il portiere, ma sfera salvata sulla linea. Al 10′ si sblocca il risultato con la magistrale punizione di Bale che porta in vantaggio il Galles. Gli uomini di Kozak si rendono pericolosi in più di un’occasione ma non riescono a trovare la via del gol. Al 57′ Bale ha la possibilità di raddoppiare ma si lascia ipnotizzare da Kozacik. Arriva il pari del Galles al 61′, quando Mak sguscia sulla destra e serve al centro Duda, da poco entrato, che non sbaglia il suo rigore in movimento e fissa l’1-1. I colpi di scena non finsicono qui: infatti, è ancora un nuovo entrato, Robson-Kanu, a trovare la via del gol all’81’ e regalare i 3 punti al Galles: 2-1 il risultato finale.

Le formazioni ufficiali:

GALLES (3-5-1-1) – Ward; Chester, A. Williams, Davies; Gunter, Ramsey (39′ st Richards), Allen, Edwards (24′ st Ledley), Taylor; Bale; J. Williams (26′ st Robson-Kanu). A disp. Hennessey, Fon Williams, Collins, King, G. Williams, Vokes, Vaughan, Cotterill, Church. Ct. Coleman

SLOVACCHIA (4-2-3-1) – Kozacik; Pekarik, Skrtel, Durica, Svento; Kucka, Hrosovsky (14′ st Duda); Mak, Hamsik, Weiss (38′ st Stoch); Duris (13′ st Nemec). A disp. Mucha, Novota, Gyomber, Skriniar, Salata, Hubocan, Gregus, Hrosovsky, Pecovsky, Sestak, Nemec. Ct. Kozak
Arbitro: Moen (Nor)
Marcatori: 10′ Bale (G), 16′ st Duda (S), 36′ st Robson-Kanu (G)
Ammoniti: Hrosovsky, Mak, Weiss, Kucka, Skrtel (S)
Espulsi: –

Canale di Sicilia: 11 operazioni salvano 1348 migranti

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Sono in totale 1348 i migranti tratti in salvo nella giornata di oggi nel Canale di Sicilia, nel corso di 11 distinte operazioni di soccorso coordinate dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera a Roma del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti tra la Sicilia e il Nord Africa, portando il numero totale di persone salvate negli ultimi tre giorni a più di 3.000. Di queste duemila persone sono state salvate Giovedi, in più operazioni in soccorso di migranti che viaggiavano su 15 barche.

Nelle operazioni odierne sono intervenute nei soccorsi una unità della Guardia Costiera, una unità del dispositivo EUNAVFORMED, due unità di organizzazioni non governative ed un rimorchiatore privato. In particolare, Nave Dattilo della Guardia Costiera ha tratto in salvo 258 persone a bordo di 2 gommoni, la Nave Enterprise di Eunavformed ha soccorso 3 gommoni con a bordo 324 persone, le navi Topaz Responder  e Phoenix della ONG MOAS hanno salvato rispettivamente 270 persone su 2 gommoni e 366 persone su 3 gommoni. Infine il Rimorchiatore Ringhio ha soccorso 1 gommone con 130 persone a bordo.

Successivamente i migranti recuperati da Nave Dattilo sono stati trasbordati a bordo di Nave Fiorillo della Guardia Costiera, quelli salvati dalle navi Enterprise e Phoenix sono stati trasbordati su Nave Libra della Marina Militare mentre quelli soccorsi dal rimorchiatore Ringhio sono stati trasbordati a bordo della nave Topaz Responder.

L’Italia conferma così di essere in prima linea nell’emergenza immigrazione in Europa, emergenza che dura da tre anni.

Rimarchiamo che, secondo il Ministero dell’interno, quest’anno sono quasi 50.000 i migranti che sono arrivati ​ il che, ad ora, è circa il 10 per cento in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Inghilterra-Russia, Marsiglia un teatro di guerra: scontri, sangue e un ferito grave

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Marsiglia teatro di guerra: dopo gli scontri dei giorni scorsi e quelli che nella notte hanno portato all’arresto di sette tifosi, intorno alle 16, nella zona del Porto Vecchio, si sono verificati altri incidenti tra hooligans inglesi e russi, con il coinvolgimento anche di alcuni gruppi ultrà francesi, a poche ore dalla partita di stasera che segna l’esordio europeo delle due squadre. Hanno già fatto il giro del mondo immagini scioccanti con alcuni tifosi che hanno subito pugni e calci al volto, altri ricoperti di sangue, uno colpito violentemente con una sedia in testa. Il bilancio momentaneo è di 5 feriti: ce n’è uno (probabilmente di nazionalità inglese) in condizioni gravi che ha dovuto ricevere un massaggio cardiaco. Sei gli arresti effettuati dalla polizia.

SCENE DI GUERRA Le agghiaccianti scene che arrivano da Marsiglia cominciano con gli hooligans inglesi che lanciano bottiglie di vetro contro la polizia, costretta a rispondere con i lacrimogeni e l’uso degli idranti. La città è stata messa a ferro e fuoco: le immagini mostrano alcuni teppisti devastare le terrazze di bar e ristoranti, scagliando le sedie contro i tifosi rivali, altri armati di bastoni e catene di ferro. Poi gli scontri si sono fatti sempre più cruenti, come testimoniano i video diffusi sul web: secondo quanto rivelato dalla polizia ad accendere la miccia è stata una rissa tra ultrà marsigliesi e quelli della Kop of Boulogne, sostenitori del Psg. Intorno alle 18 è tornata la calma con i tifosi diretti allo stadio sotto la sorveglianza delle forze dell’ordine locali.
LIONE Intanto quattro uomini di nazionalità francese sono stati arrestati stamattina, dopo una rissa con un gruppo di tifosi inglesi, avvenuta in un bar nel centro di Lione. Secondo fonti della polizia locale, i quattro uomini – di età compresa fra 20 e 24 anni – avevano un tasso etilico molto alto, al momento del loro arresto. La rissa non ha provocato feriti, ma danni in un albergo situato fra la stazione ferroviaria Perrache e place Bellecour, dove si trova la fan zone allestita dall’Uefa per l’Europeo.
Fonte: la Gazzetta dello Sport.

Ugolini: “Per Herrera il Napoli è fermo a 20 milioni mentre Fabinho…”

Massimo Ugolini, giornalista di Sky Sport, ha parlato ai microfoni di Radio Kiss Kiss. Ecco quanto evidenziato:
“Ieri sera Chiriches è stato autore di una grande prestazione soprattutto se si considera il valore dell’ avversario. Del resto il rumeno anche se ha avuto poco spazio a disposizione in questa stagione si è sempre dimostrato un ottimo difensore.
Herrera? Continua a sfoggiare grandi prestazioni con la Nazionale ma il Napoli è fermo a 20 milioni. Sicuro non supererà questa cifra e il Porto non è un club con cui trattare facilmente.
Fabinho? Per 14 milioni si può chiudere, non sono pochi per un buon calciatore che però milita in un campionato poco performante come quello francese”.

Euro 2016 – Hysaj in campo 90 minuti con l’ Albania

L’esterno del Napoli di scena nella sfida con la Svizzera terminata col successo elvetico per 1-0
Hysaj sconfitto con l’Albania all’esordio ad Euro 2016. L’esterno azzurro ha giocato nella prima giornata del girone A nella sfida contro la Svizzera terminata col successo elvetico per 1-0 a Lens.
Hysaj ha disputato l’intero incontro.
La rete: 5′ Schar.
Da sscnapoli.it