L’ edizione odierna del Corriere dello Sport anticipa la lista dei 27 convocati che prenderanno parte nei prossimi giorni al ritiro del Napoli che si terrà anche quest’ anno a Dimaro. Esclusi Uvini e Zuniga, Sarri ha deciso di optare anche per otto giovani tra i quali figurano Tutino e Roberto Insigne.
ECCO L’ ELENCO:
PORTIERI: Reina, Sepe, Rafael, Contini.
DIFENSORI: Albiol, Koulibaly, Ghoulam, Tonelli, Maggio, Luperto, Granata, Lasicki, Celiento.
CENTROCAMPISTI: Allan, Jorginho, David Lopez, Grassi, El Kaddouri, Valdifiori, De Guzman, Dezi.
ATTACCANTI: Callejon, Gabbiadini, Negro, Roberto Insigne, Tutino, Dumitru.
Napoli, l’ elenco dei convocati per il ritiro di Dimaro: assenti Zuniga e Uvini
Cerignola. Un Sindaco, un ragazzo ”somaro” ed i saccènti e quaquaraquà di turno (VIDEO)
È diventato virale il video trovatosi ad andare in rete sulla pagina FB del Sindaco di Cerignola, Franco Metta. Pagina dove, c’è da annotare e non dimenticare o far finta di non capire, andava – in DIRETTA – la cerimonia di inaugurazione che Metta intendeva trasmettere e documentare il che, pertanto, è cosa ben diversa da quella che alcuni (troppi) hanno provato a far passare e cioè: il lancio del video in se e per se, tanto per ….. e in modo avulso PER CUI ha suscitato tanti ma tanti commenti fuori luogo, fuori contesto e COMUNQUE inappropriati sulla scia di quello che ormai si ama definire “correttezza” mentre in realtà è solo buonismo lanoso e, alla fin fine, menefreghismo dato che è anche la via più semplice e facile da seguire. Secondo “queste persone” e per non indignarle, il Sindaco magari avrebbe dovuto premiare il ragazzo o, quantomeno coccolarlo e consolarlo per la bocciatura e questo anche se, evidentemente ed inconfutabilmente, il bambino di ciò proprio non poteva fregargliene di più.
Persino a livello chiaramente politico ci sono stati commenti, questi sì fuori buon senso e ragionamento serio e corretto, per niente SERI e, tra questi ad esempio, quello dei GIOVANI DEMOCRATICI (de che? ma quando mai? ma come? ecc ecc verrebbe da chiedersi, ed io me lo chiedo) che qui riporto in rigido copia/incolla dell’illuminato pensiero con, a seguire, il video della presunta colpa:
Il video del volgarissimo rimprovero del Sindaco di Cerignola nei confronti di un bambino appena bocciato. Il problema non sta nel rimprovero in sè per sè quanto nel volgarissimo linguaggio utilizzato dal primo cittadino, nel contesto in cui opera tal rimprovero e nel fatto che il video di questo accadimento è stato trasmesso in diretta streaming sulla pagina facebook di Franco Metta, dove è tutt’ora disponibile, senza alcuna tutela per quel minore. Vergogna!
PER QUESTI MOTIVI CI CHIEDIAMO… SE QUESTO E’ UN SINDACO!?
E questo è!
Il sindaco finito nel tritacarne mediatico dei Quaquaraquà del moderno (e facile) pensare si è difeso sul social network scrivendo:
“Polemiche sul mio rimprovero al ragazzino, ieri sera? Si era vantato di essere stato bocciato. L’ho rimproverato, duramente e lo rifarei cento volte. Dopo l’ho tenuto abbracciato per tutto il tempo e gli altri ragazzini mi passavano di fianco e mi sussurravano di essere stati promossi. Io sono la vostra ossessione!
Che dire. Bene, bravo! E’ ora di finirla con questo lassismo che tutto perdona e su tutto sorvola in nome di un comodo e “peloso” senso civile che – in realtà – è menefreghismo assoluto che porta a tanti sfaceli a partire dalla scuola, tanto per restare in argomento, dove, da quando per un malinteso senso di modernità si è abolito – ad esempio – il LEI tra Maestro o Prof ed alunno o studente e si è passato ad un VOLGARE (questo si lo è) TU che demolisce ogni ponte di quella distanza e di diverso livello che deve essere alla base di un rapporto tra persone di diversa età e, soprattutto, di diversa funzione si è giunti allo sfacelo attuale in cui versa la cosiddetta scuola moderna. Inutile girarci attorno, il TU porta alla “confidenza” e da questa all’abuso della stessa e, comunque, alla mancanza di rispetto, il passo è breve anzi … non c’è alcun passo da fare: si è già oltre.
BASTA. Altro di mio non aggiungo e mi permetto di far chiudere l’argomento all’ottimo GRAMELLINI che, nel suo Buongiorno odierno su La Stampa, così – nel merito – si esprime. Buona lettura e …. smettiamola di scegliere la strada breve e comoda del facile buonismo e ricordiamoci un vecchio detto: il medico pietoso fa la piaga cancrenosa. Ecco una santa verità ed è su questa scia che, secondo me – ed anche Gramellini – si è inserito il Sindaco confidando che, dopo la ramanzina, chissà, può darsi, forse, magari …. il ragazzino si ravvederà e, se non lui …. almeno molti dei tanti altri che lo hanno sentito; è questo sì che vale!
STANISLAO BARRETTA
Lo stupido che sei. MASSIMO GRAMELLINI
Circola in Rete un video dove il sindaco di Cerignola apostrofa in modo colorito un bimbo che con un certo orgoglio gli ha appena detto di essere stato bocciato a scuola. Se chiudi gli occhi, sembra di ascoltare Checco Zalone. Se li apri, ti appare un forsennato con la fascia tricolore che inveisce contro una creatura colpevole di esibire la bocciatura come una medaglia. «Lo stupido che sei!» è la frase preferita del checco-sindaco, che al piccolo strafottente impartisce una paternale del secolo scorso, rispetto alla quale ci si sente strattonati da sentimenti opposti: indignazione e nostalgia. Forse a un bambino certe cose andrebbero dette in altro modo. Ma è fuori discussione che qualcuno deve dirgliele, in quest’epoca di genitori fin troppo montessoriani, a costo di ferire la sua sensibilità. Altrimenti si rischia di fargli fare la fine di quel tale che all’esame di maturità si vantò dei suoi bassi voti in matematica e fisica sostenendo che si trattava di materie da ragionieri, senza sapere che il presidente della commissione era un ragioniere. Il membro interno gli sferrò un calcio poco montessoriano da sotto il tavolo, ma era troppo tardi. Lo studente presuntuoso si vide abbattere il giudizio finale di cinque punti. Una botta da cui non si è mai più ripreso, tanto che oggi scrive corsivi in fondo alla prima pagina della Stampa.
Il bambino mortificato dal sindaco è rimasto abbracciato al suo aguzzino per un buon quarto d’ora. Segno che la lezione l’ha imparata e forse persino gradita. Qualcosa mi dice che il prossimo anno sarà promosso a pieni voti.
vivicentro.it/opinione – lastampa / Lo stupido che sei. MASSIMO GRAMELLINI
Juve Stabia, Manniello-De Lucia: la ricostruzione della fumata bianca
La ricostruzione dei fatti: dall’inizio alla fumata bianca…
Il presidente della Juve Stabia, Franco Manniello è stato lasciato solo per 3 lunghi anni, da quando Giglio, per problemi personali, si è dedicato ad altro. La voglia di portare nuovamente in alto le Vespe, quella però non è mai passata e, da primo tifoso, ha sempre cercato di fare il meglio per i propri colori, quelli che si sente cucito addosso. La Juve Stabia prima di ogni altra cosa. Un’amicizia, però, è sempre qualcosa di importante e nel calcio può assumere contorni fondamentali, per lo sviluppo di trattative che nascono, crescono, si fermano, ripartono e si concludono…positivamente! Alberico Turi ci ha creduto sin dall’inizio, amico da decenni dell’attuale patron stabiese, ma da qualche anno anche di un imprenditore casertano, colui che poi ha intrapreso l’avventura con il settore giovanile stabiese. Era qualche anno che l’amore cresceva sempre più, forte anche di una spinta economica alle spalle che consentiva determinate gestioni: Andrea De Lucia entra ufficialmente nella Juve Stabia, ma siamo al 4 luglio 2016.
E prima cosa è accaduto? Il tutto va e deve essere ricostruito per far si che i nostri lettori, che sempre hanno creduto a questa pista, della quale eravamo a conoscenza ma che, se non con certezze abbiamo voluto rendere pubblica, nel rispetto di tutte e tre le parti in gioco e nella consapevolezza che una piccola quisquiglia poteva far saltare il tutto, cosa che mai avremmo voluto per il bene della città di Castellammare di Stabia e della Juve Stabia: il presidente Franco Manniello, colui che ama le Vespe, la figura prestigiosa dell’imprenditore Andrea De Lucia e l’ottima mediazione e importanza nel settore del direttore responsabile Alberico Turi.
Andrea De Lucia, titolare della DL Group di San Felice a Cancello, azienda internazionale leader nel cablaggio elettrico delle autovetture, ha cominciato ad intensificare i propri rapporti con il presidente Manniello sin da poco prima dell’ultima gara del campionato scorso contro il Foggia, nella quale, come tutti hanno potuto vedere, era seduto in tribuna Vip e dalla quale presenza è scaturita una chiacchierata interlocutoria (CLICCA QUI per i dettagli). Era il 7 maggio 2016…
Le voci si susseguono, arrivano smentite da altre parti, il presidente Franco Manniello ricorda come “nessuno si sia fatto avanti in maniera concreta per l’ingresso in società”, forse la trattativa era finita in un vicolo cieco, aveva bisogno di una scossa e fu così che, sempre in esclusiva, alla redazione di Vivicentro.it, Andrea De Lucia, il 1 giugno 2016 dichiarava: “Non confermo e non smentisco nessun tipo di incontro con il presidente Manniello. Le dico questo in quanto lo stimo troppo e lo considero un amico: lui ama la sua città e la sua squadra. Io mi sono innamorato della Juve Stabia grazie ad amici che amano il calcio e la città di Castellammare di Stabia. Sono innamorato della Juve Stabia, poteva essere un matrimonio non un divorzio”. Sembravano parole di addio, una trattativa che invece di portare alla classica fumata bianca, era ormai arrivata alla chiusura totale (CLICCA QUI per i dettagli).
Periodo di stanca, riflessione, contatti in gran segreto fino alla luce fuori dal tunnel, l’incontro si farà: era il 26 giugno e da lì a qualche giorno ci si sarebbe visti definitivamente per mettere nero su bianco in quanto, ad interessare ad Andrea De Lucia non è soltanto il settore giovanile, ma anche la prima squadra. Un appuntamento nuovamente saltato, non perchè ci si guardava intorno e alla Casertana, come mai abbiamo noi evidenziato in quanto legati alla nostra linea editoriale e alle nostre notizie, ma per problemi personali di De Lucia che da sempre ha mostrato attaccamento e voglia decisa di legarsi a questi colori. Dichiarazioni o presunte tali, è lo stesso imprenditore che ai nostri microfoni dichiara: “Ci (con Manniello, ndr) siamo anche chiariti sulle dichiarazioni circolate nei giorni scorsi” per mettere a tacere certe voci, ma andiamo avanti…
L’incontro De Lucia-Mannielo si farà, ci sarà, altro che Casertana e fumata nera. A conferma di ciò abbiamo raggiunto colui che ha fatto da tramite nella conoscenza tra i due protagonisti della trattativa, il direttore Alberico Turi ci dichiarò: “L’incontro si farà la prossima settimana, c’è stata soltanto un’indisponibilità da parte di De Lucia. L’inizio della prossima settimana sarà la volta buona” (CLICCA QUI per i dettagli).
L’inizio di questa settimana, martedì 5 luglio, arriva la fumata bianca ed è lo stesso Andrea De Lucia ad annunciarlo ai nostri microfoni, in esclusiva: “Confermo che oggi mi sono incontrato con il Presidente Manniello ed è stato trovato un accordo che prevede la gestione totale dell’intero settore giovanile per cinque anni. Per l’ingresso anche in prima squadra, non voglio parlare di percentuali, perché Manniello non è un uomo da percentuali, ne discuteremo in futuro” (CLICCA QUI per tutte le dichiarazioni).
Ha trionfato la scelta giusta, il bene della Juve Stabia: i tre moschettieri, l’arma in più delle Vespe. Franco Manniello, il presidente, Andrea De Lucia, l’arma in più e Alberico Turi, il jolly, l’anima della trattativa.
a cura di Ciro Novellino
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Euro 2016, Portogallo vs Galles: la favola Cenerentola 2.0 – Probabili formazioni e statistiche
Si parte Oggi, Mercoledì 6 luglio, l’incontro Portogallo vs Galles – Stade de Lumieres (Lione) – apre i confronti della Semi-Finale di Euro 2016. Una semifinale che nessuno si aspettava e che rivedrà in campo, a Parigi, una sorpresa di questo Europeo: il Galles.
Sarà la sfida di Bale contro Ronaldo, un confronto che potrebbe incredibilmente riproporsi anche per il Pallone d’oro visto che entrambi hanno alle spalle il successo nella Champions League ottenuto con la maglia del Real Madrid.
Il Galles non era mai andato così avanti in un torneo internazionale. Ronaldo ha segnato solo due gol nella fase a eliminazione diretta di Mondiali o Europei (semifinale 2004 e quarti di finale 2012). Il portoghese ha tentato 41 tiri su punizione diretta finora, senza segnare nemmeno un gol tra Mondiali ed Europei, al contrario Bale ha segnato 2 gol su punizione diretta su 5 tentativi.
OGGI la verità la dirà il campo. Lì non ci sono suggestioni che tengano e noi potremo seguire il match in:
DIRETTA DALLE ORE 21 SU RAI1, RAI4, SKY SPORT 1 E SKY CALCIO 1
Le probabili formazioni (quelle reali saranno comunicate solo verso le ore 20.30)
Portogallo (4-1-3-2): Rui Patrício; Cédric Soares, Ricardo Carvalho, Fonte, Eliseu; Danilo Pereira; Renato Sanches, João Moutinho, João Mário; Nanin, Cristiano Ronaldo
All. Santos.
- Squalificati: William Carvalho
- In dubbio: Pepe, Cristiano Ronaldo, Guerreiro, André Gomes
- Infortunati: nessuno
Galles (5-3-2): Hennessey; Gunter, Chester, A.Williams, Collins, N.Taylor; Allen, King, Ledley; Bale, Robson-Kanu
All. Coleman.
- Squalificati: Ramsey, Davies
- In dubbio: nessuno
- Infortunati: nessuno
Arbitro: Eriksson (Svezia).
Questo per i “puristi” del calcio che potranno trovare ulteriori punti consultando anche il nostro articolo:
Euro 2016: il tabellone delle semifinali. Abbinamenti, date e orari
Ma ora, ed anche per tutti gli altri, mi piace riportare anche un ragionamento d’Opinione che, a firma di Paolo Brusorio, è stato pubblicato su La Stampa di questa mattina.
E’ una analisi condivisibilissima del momento, dell’Europeo in genere e dell’incontro nel particolare.
Buona lettura:
Squadre-Cenerentola, un fascino irresistibile. PAOLO BRUSORIO
Prima che la carrozza torni a essere zucca e che magari Cristiano Ronaldo decida di fare la strega cattiva e di sbarazzarsi del Galles, è meglio mettere nero su bianco sulla tanto vituperata formula Platini.
Il maxi Europeo a 24 squadre non avrà prodotto partite memorabili ma ha almeno avuto il pregio di consegnare alla nostra memoria un paio di storie indimenticabili. Forse anche più di un paio.
Ci siamo appassionati all’Albania e l’abbiamo fatto anche perché su quella panchina c’era un italiano, ma in quei minuti finali contro la Francia (forse perché era la Francia) davanti alla porta delle Aquile avremmo parcheggiato persino la nostra auto pur di impedire una rete dei Bleus. E invece è andata male.
Abbiamo esaltato il tifo degli irlandesi, una macchia verde senza fissa dimora se non il cuore dei parigini che hanno finito per affezionarsi ai pacifici invasori. Ci hanno battuto e ne siamo stati anche contenti (probabilmente perché non contava) e far bella figura ci è costato nulla.
Siamo diventati tutti islandesi, ma proprio tutti. Persino quelli che dopo due giorni di isolamento nell’isola del ghiaccio scapperebbero dalla disperazione in cerca di rumore. Ci saremmo fatti tutti crescere la barba pur di veder vincere quei ragazzoni contro la Francia (forse perché era ancora la Francia). Saremmo stati disposti a un Torino-Reggio Calabria con un solo cd in auto, quello con la «Geyser dance»: impossibile non volergli bene, nemmeno se fai il telecronista e al terzo Sigurdsson di fila ti si incarta la lingua.
Ora ci resta il Galles cui affidiamo l’ultima pagina della favola sperando in cuor nostro che ce ne sia un’altra. E magari un’altra ancora (forse perché troverebbero in finale la Francia o la Germania). Già, il Galles. Corrono, ci mettono il cuore, qualche volta i piedi e soprattutto fanno sembrare Bale un giocatore normale. Umano. Tranne quando pensi al suo conto in banca.
Non è tutto sentimento, però, quello che luccica. È anche ragione e applicazione. E congiuntura. Fateci caso, i fuoriclasse in Europa si contano su un mano, la Germania, che è la Germania, ne ha uno in squadra e fa il portiere. Lo stesso abbiamo detto per l’Italia. Neuer, Buffon, Ronaldo, Iniesta (seppur al tramonto). Poi un filo sotto Pogba, Griezmann, Bale. La lista finisce qui. E fuori dall’Europa il Cile batte l’Argentina di Messi e Higuain. Morale: le nazionali non dipendono più dai campioni, ma dalla loro organizzazione. E organizzare una squadra non è un’operazione impossibile: servono studio, applicazione, intensità e disponibilità dei giocatori. Ingredienti trovabili ad ogni latitudine. Certo, avere ottimi giocatori aiuta. Non averne, però, non fa più tutta quella differenza. Soprattutto in un torneo breve ma intenso come un europeo o un mondiale, un concentrato di pallone: del resto che cosa è stata l’Italia di Conte se non una macchina molto ben oliata? Ecco, l’Islanda e il Galles sono (probabilmente) inferiori a noi, ma dispongono di ogni mezzo per pareggiare il gap. E vincere le partite.
La Cenerentola 2.0 si chiama Leicester. Un’epifania che pensavamo irripetibile e invece è bastato un Europeo poco più che normale per i puristi, ma esaltante per i cacciatori di storie, a farci capire come il pallone di oggi non rotoli sempre dalla parte dei più forti. E quando succede, perché poi alla fine succede, ci siamo divertiti abbastanza per farcene una ragione. È a quel punto, allora, che può vincere la Germania.
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Il ricordo di Hendrix nell’autobiografia di un genio della musica VIDEO
Hey Jimi, nell’autobiografia di Hendrix il testamento di un genio della musica. JIMI HENDRIX: “Quando non ci sarò più non smettete di metter su i miei dischi”.
Dall’infanzia nel ghetto alla prima chitarra fino a un’ultima straordinaria jam session. Attraverso diari, appunti e interviste il musicista racconta la sua vita brevissima.
A scuola scrivevo un sacco di poesie, e la cosa mi rendeva felice. I miei versi parlavano soprattutto di fiori, natura e gente in tunica. Volevo diventare un attore o un pittore. Mi piaceva dipingere paesaggi di altri pianeti. Pomeriggio estivo su Venere . Roba così. L’idea dei viaggi spaziali mi esaltava più di qualunque altra cosa. Di solito la professoressa ci chiedeva di dipingere tre paesaggi, e io facevo cose astratte, tipo: Tramonto marziano , non scherzo! Lei allora diceva: «Come stai?». E io me ne uscivo con qualcosa di stralunato, tipo: «Be’, dipende da come si sentono le persone su Marte». Non ne potevo più di ripetere: «Bene, grazie».Ho mollato la scuola molto presto. Mio padre disse che avrei dovuto trovarmi un lavoro. E così ho fatto, per un paio di settimane. Ho lavorato per lui. Trasportavamo sacchi di calce e grosse pietre da mattina a sera. Non mi pagava. Quindi ho cominciato ad andarmene in giro con altri ragazzi. Capitava che prendessimo di mira un poliziotto, e mezz’ora dopo si scatenava l’inferno. A volte si finiva in galera, dove però si mangiava bene.
Jimi Hendrix, l’autobiografia: il mio funerale sarà elettrico
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Il mio primo strumento è stato un’armonica. Credo di averla ricevuta a quattro anni. Poi un violino. Ho sempre avuto un debole per gli strumenti a corda e i pianoforti, ma desideravo qualcosa da poter portare a casa con me, e non è che puoi portarti a casa un piano. Così ho cominciato a darci dentro con le chitarre. Sembrava essercene una in ogni casa, poggiata da qualche parte. Una sera, un amico di mio padre era sbronzo e mi ha venduto la sua per cinque dollari. Ho iniziato a suonarla a quattordici, quindici anni. Suonavo nel cortile e i ragazzi venivano a sentirmi. Dicevano che ero bravo. Poi l’ho messa da parte. Ma quando ho sentito Chuck Berry la passione è rinata.
Il mio primo ingaggio è stato un posto della Guardia nazionale; abbiamo guadagnato 35 centesimi a testa e tre hamburger. All’inizio è stata dura. Conoscevo sì e no tre canzoni, e quando era il momento di salire sul palco me la facevo sotto. È la classica situazione da cui puoi farti scoraggiare: ascolti le altre band che suonano in giro e il loro chitarrista ti sembra sempre parecchio migliore di te. A questo punto la stragrande maggioranza getta la spugna, ma devi resistere. Tenere duro e basta.
PERCHÉ SUONO COI DENTI
Siccome non mi dimenavo granché dei tizi hanno cercato di convincermi a suonare la chitarra dietro la testa. Io rispondevo: «Ehi, ma chi ha voglia di stronzate del genere?». Però quando suoni davanti a un pubblico che non si accontenta mai, prima o poi inizi a trovarti noioso tu stesso. L’idea di suonare la chitarra coi denti mi è venuta in un posto in Tennessee. Laggiù o suoni coi denti o ti sparano! C’era una scia di denti rotti su tutto il palco. Quando suoni coi denti devi sapere quello che fai, altrimenti può rivelarsi spiacevole. Per molti ciò che faccio con la chitarra è volgare. Non sono d’accordo. Forse è erotico, ma quale musica con un buon ritmo non lo è? La musica è una forma di espressione così intima che è destinata a evocare il sesso. E cosa c’è di sbagliato? È davvero tanto osceno? Più osceno di una qualunque pubblicità erotica che si può trovare nei giornali o in televisione?
VI SEMBRO UNO CATTIVO?
Sai qual è il vero problema? Non sono capace di guardare dritto in camera e sorridere se non ne ho voglia. È più forte di me, non ce la faccio. È come doversi sentire felice a comando! Comunque i fotografi cercano sempre di farmi apparire cattivo. E questo mi ha reso una specie di mostro. A dirla tutta non capisco perché la gente voglia vedermi a tutti i costi come un personaggio da film dell’orrore. Se avessi l’aspetto di un cannibale andrebbero in visibilio! A New York i tassisti accostavano, e dopo avermi dato una rapida occhiata ripartivano. Certe persone vorrebbero tutti omologati. Be’, io non finirò mai così. Perché dovrei somigliare a un tassista?
Finché non è giunta voce che gli inglesi apprezzavano la mia musica, in America ero un perfetto sconosciuto. Ora invece nei locali del Village veniamo accolti come divinità. Non faccio nulla di eccezionale, eppure Life e Time hanno improvvisamente iniziato a scrivere di me. Si tratta della stessa gente che prima mi prendeva in giro. Ah, Ah! Adesso non sono più Jimi lo stupido, ma Mister Hendrix. Mi analizzano, si presentano con dossier da psicologi, faticano a capire cosa mi scorra nelle vene. Viviamo in mondi diversi. Il mio? Fame, bassifondi, odio razziale, un posto dove l’unica felicità che possiedi è quella che puoi tenere in mano.
L’ACCORDO PERDUTO
Il numero della chitarra sfasciata è iniziato per caso. Stavo suonando a Copenaghen e mi hanno trascinato giù dal palco. Tutto andava alla grande. Dopo aver ributtato la chitarra sul palco l’ho seguita con un salto, ma quando l’ho raccolta ho trovato una grossa incrinatura nel mezzo. Allora ho perso la pazienza e ho fatto a pezzi quel dannato arnese. Il pubblico è andato in delirio — sembrava che avessi finalmente scoperto “l’accordo perduto” o roba del genere. Così, ogni volta che c’era la stampa o mi andava, ho riproposto la scenetta. È una voglia improvvisa di agire in assoluta libertà — insomma di fare ciò che faresti se i tuoi genitori non ti tenessero d’occhio. Non sono un tipo violento, ma ormai la gente pensa che lo sia. Sfasci tre o quattro chitarre e la gente ne deduce che tu non faccia altro. Invece succede solo quando ci prende quella voglia. La frustrazione è al massimo, la musica si fa sempre più forte, e a un tratto crash, bang, ecco levarsi il fumo. Certe sere capita che tutto vada storto e allora, se sfasciamo qualcosa è perché lo strumento che amiamo profondamente non funziona a dovere. Non risponde, così ti viene voglia di ammazzarlo.
CREDI IN TE STESSO
Vivere richiede una serenità mentale che ognuno deve cercare dentro di sé. Occorre avere fiducia in se stessi. In un certo senso penso che credere in Dio consista in questo.
Se esiste un Dio ed è Lui ad averci creato, allora credere in se stessi è credere in Lui. E quando cominci a portare Dio dentro di te diventi parte di Lui. Questo non significa credere al Paradiso e all’Inferno, ma che la religione è ciò che sei e ciò che fai. Quando salgo sul palco e canto, quella è tutta la mia vita. La mia religione. Io sono la Religione Elettrica.
BISOGNA FARE UN PASSO AVANTI
Ci hanno chiesto di tenere un concerto di beneficenza per le Pantere Nere. Ma per quanto ne fossi onorato eccetera, ancora non ci siamo esibiti. Negli Stati Uniti sei sempre costretto a prendere una posizione. Che tu sia un ribelle o un tipo alla Frank Sinatra. Quand’ero più giovane ho scritto canzoni di protesta cariche di rancore. Adesso non lo faccio più perché ci sono questioni politiche da cui preferisco tenermi alla larga. Prima di dire una qualunque cosa devo sentirmi coinvolto. Invece non mi sento coinvolto. Anzi, ora come ora mi sento smarrito. Slegato dalla quasi totalità delle cose. Sono dispiaciuto per le minoranze, ma nessuna m’ispira un senso di appartenenza. Io sto dalla parte di chi è svantaggiato, ma il mio obiettivo non è convincere chi è svantaggiato a fare questo o quello. Non guardo le cose da una prospettiva razziale. Guardo le cose dalla prospettiva degli esseri umani. Non penso a neri o bianchi. Penso a ciò che è vecchio e a ciò che è nuovo. Non sto tentando di negare il mio legame con le Pantere Nere, intendiamoci. Mi sento parte di ciò che stanno facendo.
Agire è necessario, e in termini di serenità e condizioni di vita siamo noi quelli che se la passano peggio. Però non sono per la guerriglia. Non sono per lanciare una bottiglia molotov o fracassare la vetrina di un negozio. Così è inutile. In particolare se lo fai nel tuo quartiere. Non provo odio per altri esseri umani perché, alla luce del mio percorso, sarebbe come fare un passo indietro. È indispensabile condividere il dolore, sforzarsi di comprendere quale parte è andata perduta. Allargare la prospettiva. Dare ai pensieri una dimensione universale è un’ottima cosa.
NON SO SE ARRIVERÒ AI 28
Quando avrò la sensazione di non avere altro da offrire a livello musicale diventerò irrintracciabile. Se non avrò moglie e figli sparirò dalla faccia della terra. Non avendo nulla da comunicare attraverso la musica non avrò niente per cui valga la pena vivere. Non so se arriverò a 28 anni, ma mi sono accadute cose meravigliose negli ultimi tre.
Il mondo non mi deve nulla.
Il corpo è un veicolo fisico utile a condurti da un posto all’altro senza troppi problemi. Il proposito è tenere i nervi saldi, capire come prepararsi al meglio per il mondo che verrà, perché ne esiste uno. Spero vi piaccia. Alla mia morte ci sarà una jam, puoi giurarci. Voglio che tutti diano il massimo e si sballino. E conoscendomi, finirò per cacciarmi nei guai al mio stesso funerale. Il volume sarà alto, e ci sarà la nostra musica. Non voglio canzoni dei Beatles, ma qualche pezzo di Eddie Cochran e parecchio blues. Roland Kirk verrà di certo, e farò di tutto perché non manchi Miles Davis, sempre che abbia voglia di passare. Per una cosa così varrebbe quasi la pena morire. Quando non ci sarò più non smettete di mettere su i miei dischi.
The Jimi Hendrix Experience – Hey Joe (Official Audio)
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Traduzione di Alessandro Mari Published by arrangement with
Agenzia Letteraria Roberto Santachiara
/larepubblica 6 luglio 2014
Guardia Costiera, 5 luglio 2016: 30 operazioni, 4500 vite salvate (VIDEO)
Sono circa 4.500 i migranti tratti in salvo nella giornata di oggi, nel corso di oltre 30 operazioni di soccorso (nella maggior parte gommoni e un barcone) coordinate dalla Centrale operativa della Guardia costiera a Roma del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.
Nelle operazioni sono intervenute: la nave Diciotti della Guardia costiera che ha soccorso 1 barcone e 5 gommoni traendo in salvo complessivamente 1.104 persone; unità della Marina Militare, di Eunavformed di Frontex e ONG.
Queste le immagini delle operazioni di soccorso effettuate da Nave Diciotti della Guardia costiera, riguardanti un barcone con a bordo 435 migranti (tra cui 124 donne e 18 minori)
Altri 459 migranti erano già stati tratti in salvo nell’operazione terminata il giorno precedente, 4 luglio, e condotta da Nave Corsi, anch’essa inserita nel dispositivo Frontex, in collaborazione con un mercantile
vivicentro.it/isole/cronaca – Guardia Costiera, 5 luglio 2016: 30 operazioni, 4.500 vite salvate
NOTE sulla Guardia Costiera:
La guardia costiera è un corpo di polizia, talvolta con status e/o funzioni militari – organizzata a livello statale, responsabile di vari servizi.
Generalmente esercita una serie di differenti competenze che possono essere diverse nei vari paesi del mondo.
Attività e competenze
Fra le responsabilità che possono essere affidate ad un servizio di guardacoste, vi è la sorveglianza del rispetto delle norme che regolamentano la navigazione, la manutenzione di boe, fari, e altri ausili alla navigazione, il controllo delle frontiere marittime, sorvegliando le acque territoriali e altri servizi di controllo.
In alcuni paesi, la guardia costiera è parte delle forze armate, in altri è una organizzazione civile o privata. In altri paesi ancora, i compiti di salvataggio in mare sono suddivisi tra più organizzazioni, compresi corpi volontari civili. In questi casi, i mezzi navali possono essere forniti dai volontari, come i Royal National Lifeboat Institution, i velivoli dalle forze armate e la guardia costiera contribuisce con i propri mezzi.
In tempo di guerra, le guardie costiere possono venire incaricate della difesa dei porti, del controspionaggio navale e di perlustrazioni litoranee.
(note da: wikipedia)
Parte domani la nuova stagione del Napoli: il programma della settimana
Terminate le vacanze, il Napoli domani si radunerà a Castel Volturno per dare il via ufficiale alla stagione 2016/2017.
Gli azzurri si ritroveranno al Centro Tecnico per le ore 12 e successivamente svolgeranno test medici, fisici ed atletici.
Nel pomeriggio ci sarà la prima seduta della stagione guidata da Maurizio Sarri ed il suo staff tecnico.
Il Napoli resterà si allenerà a Castel Volturno fino a venerdì e poi sabato mattina la comitiva partirà per il ritiro di Dimaro Folgarida in Val di Sole.
Da sscnapoli.it
Banche: Unimpresa, 40% sofferenze aziende è legato al mattone
Oltre il 40% delle sofferenze bancarie relative alle imprese è legato al mattone. Sul totale di finanziamenti concessi dagli istituti di credito e non rimborsati dalle aziende, pari a più di 156 miliardi di euro, oltre 63 miliardi si riferiscono infatti al settore delle attività immobiliari e a quello delle costruzioni. Le attività immobiliari pesano per oltre il 13% (20 miliardi) sui crediti deteriorati e le costruzioni per oltre il 27% (42 miliardi). Nella classifica dei comparti che più faticano a rimborsare i finanziamenti alle banche figurano poi le aziende manifatturiere col 23% (36 miliardi) e il settore auto (vendita e assistenza) col 17% (27 miliardi). Gli arretrati del settore agricolo “coprono” il 4% (6,2 miliardi), mentre i crediti deteriorati del turismo valgono il 3,8% (6 miliardi). Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa, secondo il quale il totale delle sofferenze delle aziende (imprese e imprese familiari) vale 156,7 miliardi, mentre il totale generale dei prestiti non rimborsati ammonta a 198,3 miliardi in crescita di 6,7 miliardi negli ultimi 12 mesi. “E’ un’emergenza sulla quale richiamiamo l’attenzione da anni e oggi, con una nuova tempesta sui mercati finanziari, sta di nuovo esplodendo. Non si perda tempo, servono sforzi da parte di tutti, anche con denaro pubblico, per risolvere il nodo delle sofferenze che è in prima battuta un problema del settore bancario, ma che in realtà rappresenta un ostacolo per le imprese soprattutto per accedere a nuovo credito” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia relativi ad aprile scorso, complessivamente le sofferenze che fanno capo alle aziende e alle imprese familiari valgono 156,7 miliardi. I prestiti non rimborsati legati al mattone ammontano complessivamente a 63,3 miliardi pari al 40,41% del totale: 3,4 miliardi sono riconducibili a imprese familiari (3,1 miliardi dalle costruzioni e 360 milioni da attività immobiliari) e 59,8 miliardi ad aziende (39,6 miliardi dalle costruzioni e 20,1 miliardi da attività immobiliari). Al comparto dell’agricoltura e della pesca, poi, fanno capo 6,2 miliardi di sofferenze (4,00% del totale): 3,3 miliardi sono di imprese familiari e 2,9 miliardi di aziende). Il settore delle estrazioni di minerali pesa per appena 469 milioni (0,30%) dei quali 17 milioni sono di imprese familiari e i restanti 452 milioni di aziende più grandi. Valgono 36,01 miliardi (22,97%), poi, le sofferenze delle attività manifatturiere con 1,7 miliardi a “carico” di imprese familiari e 34,2 miliardi di aziende maggiori. Le forniture di energia elettrica e gas valgono 654 milioni (0,42%), quelle di acqua e gestioni rifiuti 866 milioni (0,55%). Un peso rilevante è quello dell’automotive, con 26,9 miliardi di sofferenze (17,22%): si tratta dei concessionari di automobili e auto oltre che dell’assistenza post vendita con le imprese familiari che hanno arretrati per 3,9 miliardi e le aziende maggiori per 23,01 miliardi. Gli altri comparti: trasporto e magazzinaggio 3,8 miliardi (2,47%), turismo 6,06 miliardi (3,87%), informazione e comunicazione 1,9 miliardi (1,23%), attività professionali e scientifiche 3,5 miliardi (2,24%), noleggio e agenzie di viaggio 3,3 miliardi (2,15%).
Complessivamente, le rate dei finanziamenti non rimborsate sono passate dai 191,6 miliardi di aprile 2015 ai 198,3 miliardi di aprile 2016 (+3,52%) in aumento di 6,7 miliardi; a gennaio scorso le sofferenze ammontavano a 202,05 miliardi. Nel dettaglio, la quota di crediti deteriorati che fa capo alle imprese è salita da 136,3 miliardi a 140,7 (+3,21%) in aumento di 4,3 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 35,5 miliardi a 37,4 miliardi (+5,16%) in salita di 1,8 miliardi. Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 416 milioni da 15,5 miliardi a 15,9 miliardi (+2,67%). Le “altre” sofferenze (Pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 4,07 a 4,1 miliardi (+2,95%) con 120 milioni in più. Le sofferenze nette sono passate da 82,2 miliardi di aprile 2015 a 83,9 miliardi di aprile 2016 in aumento di 1,6 miliardi (+2,04%). Ad aprile 2015 le sofferenze corrispondevano al 13,64% dei prestiti bancari (1.405,8 miliardi), percentuale salita al 14,07% ad aprile scorso, quando i finanziamenti degli istituti erano passati a 1.409,8 miliardi. Rispetto alla fine del 2010 le sofferenze sono più che raddoppiate: in poco più di cinque anni, da dicembre 2010 ad aprile 2016, sono salite da 77,8 miliardi a 198,3 miliardi in salita di quasi 120 miliardi. A fine 2011 erano a 107,1 miliardi; alla fine del 2012 a 124,9 miliardi.
IN 12 MESI GIU’ DI 16 MILIARDI I PRESTITI ALLE AZIENDE, SALE IL CREDITO AL CONSUMO DI 21 MILIARDI
Parallelamente c’è la questione dei rubinetti del credito che faticano a riaprirsi. Lo stock dei finanziamenti al settore privato è lievemente cresciuto da aprile 2015 ad aprile 2016 di 4,8 miliardi (+0,34%): il totale dei prestiti è salito da 1.405,08 miliardi a 1.409,8 miliardi. Un risultato legato all’aumento delle erogazioni alle famiglie sostenute da una dinamica in forte accelerazione del credito al consumo, comparto salito di 21,8 miliardi in un anno da 60,9 miliardi a 82,7 miliardi (+35,91%): si tratta dei prestiti erogati per una finalità specifica, in particolare per l’acquisto di automobili, elettrodomestici, televisori, tablet, smartphone, computer, arredamento per la casa e viaggi. Lieve crescita anche per i mutui di 4,5 miliardi da 357,9 miliardi a 362,5 miliardi (+1,28%), mentre si registra un calo di 5,6 miliardi per i prestiti personali scesi da 179,5 miliardi a 173,9 miliardi (-3,15%). Complessivamente i finanziamenti alle famiglie sono saliti di 20,8 miliardi da 598,4 miliardi a 619,2 miliardi (+3,48%). Resta in generale negativo il quadro per le imprese che hanno visto calare i finanziamenti di 15,9 miliardi da 806,6 miliardi a 790,6 miliardi (-1,98%). Le aziende nell’ultimo anno hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di quasi tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 16,06 miliardi (-5,43%) da 296,03 miliardi a 279,9 miliardi e quelli di lungo periodo (oltre 5 anni) di 15,5 miliardi (-4,13%) da 376,05 miliardi a 360,5 miliardi, mentre quelli di medio periodo (fino a 5 anni), in controtendenza, sono cresciuti di 15,6 miliardi (+11,61%) da 134,5 miliardi a 150,2 miliardi.
WHITE circo equestre: spettacolo da gustare più volte (VIDEO – Diana Marcopulopulos)
Recensione e video di Diana Marcopulopulos

Il Circo Equestre di Togni si trasforma in spettacolo Teatrale.
È stato chiamato WHITE .
Ed è bianca la scenografia , altrettanto la coreografia,bianchi i costumi degli artisti , sono bianchi i primi attori , i cavalli, che “cavalcano” la scena diretti dagli addestratori .
Bianco il pubblico che assiste. Senza dubbio il colore bianco non è stato scelto a caso, è quello più completo, è l’unico colore che comprende quelli dello spettro luminoso.
Simboleggia la Speranza, la Trasparenza, la Purezza.
Sicuramente tranquillizzante, rilassante.
È ciò che si assapora e si percepisce assistendo a questo progetto mai prima attuato.
Uno spettacolo suggestivo . Un insieme tra teatro e circo, un connubio ben riuscito . Dove i cavalli sono i protagonisti principali. Cavalli purosangue che irrompono in scena con vigoria ma allo stesso tempo con eleganza. La musica accompagna ogni atto, le luci accarezzano e seguono la scena illuminando i personaggi . Si ha la sensazione di stare sospesi nel vuoto, di essere leggeri, ci si libera la mente, è una percezione singolare da non credere ma da provare.
La poesia recitata con maestria da Cinzia Candela apre ogni scena . Una voce narrante che rilassa , in un’atmosfera altrettanto tranquillizzante che impregnata con il colore bianco ci trasporta in una sorte di oblio. Il circo equestre tradizionale è ben lontano dallo spettacolo ideato e progettato dai fratelli Flavio e Daniele Togni. La linea conduttrice di tutta la rappresentazione è data dai cavalli, a margine ci sono gli acrobati, le danzatrici, i trapezisti e i giocolieri. Assistiamo ad uno spettacolo unico nel suo genere,grazie al regista e direttore artistico Antonio Giarola che ha saputo sagacemente coniugare l’arte dei circensi con quella del teatro .
Uno spettacolo da vedere, uno spettacolo da rivedere.

Civiltà liberal democratica
Basta la crisi della civiltà liberal democratica miscelata con migrazioni, terrorismo e difficoltà economiche a generare il girotondo e la confusione nella quale sembrano versare le persone ed i governanti in tutto il mondo? Sono queste le sfide esterne che le democrazie sembrano incapaci di affrontare? E’ proprio questa la miscela che ha portato alla Brexit come anche alla vittoria di Trump nelle primarie repubblicane? Giovanni Orsina ne fa oggetto nel suo editoriale di oggi: Il girotondo delle democrazie (su La Stampa) e prova ad analizzare il tutto:
Dalla vittoria di Trump nelle primarie repubblicane al Brexit, il «cigno nero», l’evento traumatico che nessuno credeva davvero possibile, si sta trasformando nella nostra quotidiana normalità democratica. Chi ha cercato di spiegare perché ciò stia accadendo si è concentrato per lo più sul bisogno insoddisfatto di protezione: di sicurezza economica per classi medie in declino; di incolumità fisica per cittadini atterriti da terroristi e migranti. È una spiegazione fondata, ma a mio avviso insufficiente. Migrazioni, terrorismo e difficoltà economiche sono le sfide esterne che le democrazie paiono incapaci di affrontare. Le ragioni di questa loro incapacità, però, devono essere cercate al loro interno. Ossia, per chiamare le cose col loro nome, in una crisi sempre più evidente della civiltà liberaldemocratica. Una crisi che non nasce oggi, e che negli ultimi decenni hanno denunciato in tanti. Ma che oggi sembra aver raggiunto il suo culmine.
La natura dissonante e divergente del dibattito pubblico è un primo aspetto di questa crisi. Un secolo e mezzo fa, John Stuart Mill scriveva che «la libertà non è applicabile in alcuna situazione precedente il momento in cui gli uomini sono diventati capaci di migliorare attraverso la discussione libera e tra eguali». Con quel «migliorare» Mill intendeva due cose, mi sembra: che discutendo gli uomini si sarebbero avvicinati sia gli uni agli altri (pur restando differenti) sia alla verità (che pure rimaneva irraggiungibile). Nella formulazione del filosofo inglese, poi, la capacità di migliorare era irreversibile: una volta che fosse stata raggiunta, non la si sarebbe più smarrita.
Ora, siamo davvero sicuri di non averla invece perduta, quella capacità? In relazione sia all’elezione di Trump, sia alla Brexit, è stata usata nel mondo anglosassone l’espressione «post-truth politics»: politica post-verità. Un gioco politico in cui le parti, quale più quale meno, mentono tutte; anche i dati più «duri» vengono contestati; gli esperti non sanno più fornire all’opinione pubblica alcuna certezza. E il progresso lineare verso la conoscenza e la convergenza, sognato da Mill, diventa un vano e frustrante girotondo in una babele di sofismi.
Un secondo aspetto della crisi della liberaldemocrazia va cercato nella fragilità dei corpi intermedi: le organizzazioni politiche, economiche, culturali, religiose. Una fragilità che deriva dalle trasformazioni storiche degli ultimi cinquant’anni, ma alla quale hanno pure contribuito attivamente le forze politiche sia di destra sia di sinistra. Le forze di destra – spesso di destra liberale – hanno indebolito i corpi intermedi perché si sono affidate al mercato. Proprio mentre denunciavano le forze di sinistra perché li indebolivano con l’insistere sui diritti individuali. Le forze di sinistra – spesso di sinistra liberale – hanno contribuito a disarticolare i corpi intermedi con l’enfasi sui diritti individuali. E al contempo attaccavano la destra perché li corrodeva attraverso il mercato.
Diritti individuali e mercato sono indispensabili a una democrazia, certo. Ma non le sono sufficienti. Nella tradizione liberale è sempre stata ben presente la consapevolezza che una società non può reggersi soltanto su pilastri economici e giuridici, ma ha bisogno di robuste fondamenta politiche. Ossia di ragioni che la tengano insieme – memorie, identità, senso civico, valori condivisi –, e di articolazioni interne che nutrano quelle ragioni. Si capisce allora perché mai la democrazia liberale più antica e solida del continente abbia votato contro un’Europa che è tanto attiva sul terreno economico e giuridico quanto inconsistente su quello politico.
In una democrazia liberale priva di verità e corpi intermedi, le élite non possono trovare legittimità. Non gliela può dare la competenza tecnica, che si disintegra nella cacofonia del dibattito pubblico. Non gliela può dare la leadership sociale, perché non ci sono più luoghi nei quali esercitarla. Ma se agli occhi del cittadino qualunque le élite non hanno alcuna utilità, i privilegi dei quali esse godono diventano insopportabili – ce lo ha insegnato Tocqueville. Come meravigliarsi, allora, se il voto diventa soprattutto un modo per esprimere quell’esasperazione? Eppure, al contempo, quanto a lungo può sopravvivere una liberaldemocrazia in cui le élite – tutte le élite – sono così delegittimate?
Possiamo naturalmente sperare che questa crisi sia congiunturale, e che prima o poi venga riassorbita. Che si riesca a rimettere un po’ d’ordine nel dibattito pubblico e a ricostruire dei corpi intermedi. O perfino che si trovi un modo per vivere senza classi dirigenti – è l’utopia del Movimento 5 stelle, un altro «cigno nero» fattosi normalità. Perché queste speranze abbiano un qualche fondamento, però, è necessario che sia le élite sia gli elettori riconoscano la crisi per quel che è. Si rendano conto dei pericoli che porta con sé. E prendano a comportarsi in maniera più responsabile di quel che hanno fatto negli ultimi anni.
vivicentro.it/editoriale – lastampa / Il girotondo delle democrazie GIOVANNI ORSINA
Ischia, incontro al Polifunzionale tra i tifosi: “Vogliamo farci trovare pronti”

Ieri sera presso sala del Polifunzionale di Ischia, c’è stata un’assemblea tra i tifosi dell’Ischia Calcio. Ci si aspettava un gruppo più elevato, ma all’incontro erano i grandi appassionati e storici della squadra gialloblu. Ad aprire il discorso è stato lo storico tifoso Federico De Angelis,non a caso promotore di questa iniziativa:” vogliamo fare una proposta scritta alla società per farci trovare pronti”. In questi giorni le trattative per il futuro della squadra isolana si stanno intensificando,anche se dalla terraferma ci sono ancora molti nodi da sciogliere. Si è parlato di varie trattative con a capo Manna, o l’ingresso in società di una figura importante come quella di Martino Scibilia. Ma queste attualmente rimangono soltanto idee che al momento non sembrano decollare. Proprio per questo Federico De Angelis ha dichiarato: ” Abbiamo deciso di tassarci con una quota minima di 500 euro per cercare di arrivare a 30 mila euro, da poter avere così un referente in società che ci illustri la gestione dell’Ischia nella prossima stagione. Noi siamo già arrivati intorno ai 6 mila euro. Il cassiere è Peppe Manzi.In molti che hanno già contribuito,però lo hanno fatto solo in caso di ripescaggio in Lega Pro, altrimenti se dovremmo disputare la serie D,dovremmo sederci a tavola di nuovo e confrontarci. L’obiettivo nostro è quello di arrivare alla cifra di 30 mila euro entro giovedì, se in tal caso non dovremmo arrivare a questa cifra ne prenderemo atto. Non è facile,però dobbiamo cercare di coinvolgere più persone possibili, noi personalmente ci stiamo impegnando tanto ma non vedo nessun tipo di collaborazione da parte dell’isola”. La proposta lanciata dunque è quella di garantire la cartellonistica,gli abbonamenti anche perchè quest’anno non hanno fruttato nessun guadagno e la gestione degli accrediti. Ad intervenire all’assemblea c’è stato anche l’intervento dell’Avvocato Di Meglio che ha risposto alle varie domande dei tanti appassionati presenti in sala. L’avvocato Emanuele Di Meglio,ricordiamo ha avuto il mandato da parte della società per trovare forze fresche sul territorio isolano pronte ad entrare in società. Il noto avvocato,ha dichiarato che nella giornata di ieri è stata depositata l’istanza per l’utilizzo dello stadio Mazzella. Un documento importante,per permettere l’iscrizione al prossimo campionato di serie D. Inoltre l’avvocato aggiunge: ” E’ bene precisarlo attualmente siamo una squadra di serie D, per il ritorno in Lega Pro ci vuole un vero miracolo,perchè dovremmo aspettare che si liberano dei posti. Nella giornata di venerdì l’attuale società,attraverso un comunicato dovrebbe fare il punto sull’eventuale futuro. Attualmente la società si sta occupando per consegnare l’iscrizione per il campionato di serie D,ma sta lavorando anche per diverse trattative con due gruppi di imprenditori pronti ad entrare.
ESCLUSIVA – Andrea De Lucia e Manniello hanno trovato l’accordo
Dopo un lungo corteggiamento la trattativa tra Manniello e Andrea De Lucia si è conclusa positivamente
Era quello che tutti aspettavano, tante parole, ma finalmente quella finale. Infatti, raggiunto al telefono dalla redazione di Vivicentro.it, in esclusiva, l’imprenditore Andrea De Lucia conferma il buon esito della trattativa. Queste le sue parole:
“Confermo che oggi mi sono incontrato con il Presidente Manniello ed è stato trovato un accordo che prevede la gestione totale dell’intero settore giovanile per cinque anni.
Per l’ingresso anche in prima squadra, non voglio parlare di percentuali, perché Manniello non è un uomo da percentuali, ne discuteremo in futuro e se ci saranno i presupposti non mi tirerò indietro. Siamo uomini di parola per cui in futuro non ci saranno problemi in quanto la stima che abbiamo l’uno verso l’altro ci ha permesso di portare avanti la trattativa di oggi con una conduzione totalmente amicale.
Oggi ci siamo anche chiariti sulle dichiarazioni circolate nei giorni scorsi, quindi siamo in completa sintonia e ho capito che al Presidente Manniello fa piacere la mia presenza in società.
Il settore giovanile continuerà ad essere gestito dal mio amico Alberico Turi che voglio ringraziare pubblicamente in quanto è stato l’artefice del buon esito della trattativa, l’allontanamento tra me e Manniello c’è stato. Solo grazie all’impegno e all’amicizia che lega Alberico Turi al sottoscritto e al Presidente Manniello oggi è stato possibile che avvenisse questo nostro incontro”.
a cura di Ciro Novellino
RIPRODUZIONE RISERVATA previa citazione obbligatoria della fonte
Elenco articoli della nostra redazione sulla trattativa:
De Lucia innamorato della Juve Stabia
94mo Opera Festival Arena Verona: partenza sprint
Inizia con numeri in crescita il 94° Opera Festival Arena Verona: le prime cinque serate, infatti, hanno registrato un incremento di vendite superiori del 6,3 % rispetto ai medesimi dati del 2015 con un incasso di 3.356.360 euro, a conferma della positiva risposta del pubblico nei confronti dell’offerta artistica della Fondazione Arena. Le prime due rappresentazioni di Carmen, serata inaugurale, e Aida, erano pressoché esaurite in tutti i settori.
In cartellone per questa settimana La Traviata, Carmen e Aida, tra i titoli più amati dal pubblico proposti negli allestimenti più spettacolari e divenuti ormai inscindibili dal palcoscenico areniano. Grande soddisfazione per l’andamento positivo è stata espressa dal Commissario Straordinario Carlo Fuortes:
“I dati finora raccolti sono un ottimo punto d’avvio per il rilancio della Fondazione Arena; l’impegno di tutte le parti del Teatro sta dando risultati che fanno ben sperare per il proseguo della Stagione Lirica”.
Le due scelte: sopravvivenza e indifferenza
Il racconto di Gianni Boschetti, l’uomo sfuggito all’attacco a Dacca (Bangladesh) dove ha perso la vita la moglie Claudia D’Antona, ha suscitato molte riflessioni ed ancor più commenti anche sui giornali. Tra i tanti non poteva certo mancare l’attenta disamina di Massimo Gramellini che, nel suo Buongiorno di oggi sulla Stampa, così scrive:
Le due scelte: Gianni Boschetti è l’uomo di cui tutti parlano e che nessuno invidia. Il vedovo di Claudia D’Antona, una delle nove vittime di Dacca. Colui che si è nascosto dietro un cespuglio mentre i terroristi rastrellavano gli italiani e la moglie gridava il suo nome. Sei ore è rimasto in quel cespuglio e forse non ci uscirà più, benché adesso transiti da una tv all’altra per tenere a bada il senso di colpa. Se fosse venuto allo scoperto, isolato e disarmato com’era, sarebbe morto anche lui. Ma sarebbe morto con lei.
Nelle chiacchiere ci si divide in due partiti. Quello di chi sostiene le supreme ragioni dell’istinto di sopravvivenza. E quello di chi fa prevalere l’impulso di correre dalla persona amata, pur sapendo che rispondere alla sua invocazione d’aiuto significava andare incontro a un destino segnato. Segnato, ma comune. Nell’uomo che assiste alla carneficina rintanato dietro un cespuglio qualcuno ha visto l’emblema dell’occidentale moderno. Ma è ingeneroso mettere a confronto il suo attaccamento alla vita con il sublime disinteresse manifestato dal giovane islamico a cui i terroristi avevano intimato di andarsene e che invece è voluto restare, e morire, accanto alla ragazza che amava. A parole è facilissimo uscire da quel cespuglio. Nella realtà nessuno ha i titoli per ergersi a giudice del sopravvissuto Gianni Boschetti perché nessuno si conosce talmente bene da sapere come si sarebbe comportato al suo posto, se avesse avuto la disgrazia di trovarcisi.
vivivcentro.it/opinioni – Il sopravvissuto. MASSIMO GRAMELLINI
5 luglio 1984, la storia azzurra: Maradona sbarca a Napoli, dal ricordo all’emozione
5 luglio 1984, la storia azzurra: Maradona sbarca a Napoli, dal ricordo all’emozione
Napoli, il Napoli, la passione e i colori, l’amore e l’emozione: 5 luglio 1984, è la data da ricordare, quella che segna l’inizio di una gloriosa era a tinte azzurre, quella che ha visto il Dio del calcio scendere da un paradiso ad un altro. Un sorriso, come un lampo di gioia, s’è fermato sulla faccia della città. Un grido, per troppo tempo soffocato nella gola del Vesuvio, s’è liberato, ininterrotto e assordante: Napoli vive la festa interminabile dei giorni di luglio, esplode alla sua visione, era arrivato Diego Armando Maradona. Dal ventre sempre fertile di un continente che ha per confini il Vesuvio e le mille increspature che scivolano nel mare della fantasia, sono nate le mille chiavi d’accesso all’anima di questa gente… i riccioli di Diego sembrano stampati. Era un’idea suggestiva, il suo arrivo avrebbe portato sicuramente i frutti sperati da anni. Carletto Juliano, l’addetto stampa di allora, annuncia: “L’arrivo in elicottero? E’ una delle ipotesi che stiamo seguendo”. Il giorno è arrivato, Maradona tocca il suolo italiano, a Fiumicino, proveniente da Barcellona: il blitz per le visite mediche al San Paolo, poi quello alla sede e infine il trasferimento a Capri per la cena. Cinquantamila napoletani hanno pagato un simbolico biglietto. Dopo poco il sogno diventa realtà: Maradona esce fuori per farsi seppellire sotto l’urlo incredibile di una folla incredibile, infrange il cerimoniale, parte di corsa per un giro di pista al piccolo trotto in mezzo alla bolgia sonora che lo copre. Parla al microfono, fa sentire la sua voce: “Forza Napoli”. Giovedì 5 luglio 1984, è una giornata storica: Napoli e il Napoli sembrano vivere un film dal lieto fine…
a cura di Ciro Novellino
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Sotto la Lente – Juve Stabia: alla scoperta di Matteo Liviero e Gianluca Esposito
Conosciamo meglio Matteo Liviero, ex nonchè nuovo terzino sinistro della Juve Stabia, e Gianluca Esposito, centrocampista proveniente dal Rimini.
Il difensore è nato nel 1993 a Castelfranco Veneto ed è cresciuto calcisticamente nell’importante vivaio della Juventus, in cui ha fatto la trafila di tutte le squadre giovanili bianconere. Il culmine dell’esperienza juventina di Liviero arriva il 4 novembre 2010, quando il giovane esterno esordisce con la maglia della prima squadra in Europa League contro il Red Bull Salisburgo. Da ricordare anche la vittoria al Torneo di Viareggio, sempre nel 2010, con la formazione bianconera. Ancora, Liviero è stato in passato protagonista anche nell’Under 21 di Gigi Di Biagio.
Matteo è il classico terzino mancino in grado di coprire completamente la sua fascia di competenza grazie alla sua velocità ed alla sua facilità di corsa. Il calciatore dà il meglio di sé in fase di spinta e di cross, risultando spesso decisivo per le reti degli attaccanti della sua squadra. In questo senso è facile prevedere che Liviero sarà l’erede di Contessa, che tanto bene ha fatto nella sua esperienza alla Juve Stabia.
Le ottime doti tecniche di Liviero non compromettono la sua intelligenza in fase di copertura; già nella sua prima esperienza in gialloblù, coincisa con la sciagurata retrocessione dalla Serie B alla Lega Pro, Liviero infatti aveva mostrato maturità e grinta in campo, nonostante le condizioni ed il clima non fossero certo facili.
Dopo essere uscito dal settore giovanile della Juventus, Liviero ha vestito le maglie di Perugia, Carpi, Juve Stabia, Pro Vercelli e Lecce, fino ad approdare nuovamente alle Vespe.
Gianluca Esposito è invece il centrocampista prelevato dal Rimini. Il calciatore è un prospetto molto giovane, stiamo infatti parlando di un classe 1995. Esposito ha vissuto le prime esperienze professionali proprio in Campania, con le maglie di San Giorgio, Savoia e Agropoli. Nell’ultima stagione ha giocato nel Rimini, conquistando il discreto bottino di 25 presenze in campionato con una rete all’attivo. Centrocampista dai piedi buoni e con una discreta visione di gioco, Esposito si candida ad essere qualcosa in più di una valida alternativa ai titolari nella squadra di Fontana. Con l’arrivo di Esposito aumenta la colonia ex Rimini alla Juve Stabia; anche Francesco Lisi, esterno che tanto bene ha fatto nella seconda parte della scorsa stagione e da poco riscattato dalle Vespe, ha vestito infatti la casacca dei biancorossi.

Raffaele Izzo
Cannabis Made In Italy
Il prossimo 25 Luglio si discutera’ alla Camera la Legge per la legalizzazione della Cannabis ad uso terapeutico. In Italia, nello Stabilimento Chimico Industriale Militare di Firenze, le prime piantine sono state gia’ coltivate, i fiori raccolti a Maggio sono stati fatti essiccare. Nei 3 mesi successivi, saranno pronti i primi 10 Kg di marijuana made in Italy da immettere in commercio.
vivicentro.it/salute-e-scienze – Cannabis Made In Italy. Lo Piano-SaintRed
CRC – L’Ajax conferma l’interesse del Napoli per Milik, ma la Dinamo…
Le sue parole
A Radio CRC, Raffaele Auriemma ha dichiarato: “Abbiamo avuto modo di parlare con i dirigenti della Dinamo Zagabria, ci hanno confermato l’interesse ma non ci sono possibilità che Pjaca arrivi al Napoli. Più facile arrivare a Rog, per il quale servono 15 milioni di euro. Abbiamo contattato Mark Overmars, il ds dell’Ajax: ha confermato l’interesse del Napoli per Milik, non ci sono incontri programmati ma altre tre italiane sono su di lui”.
Banca Monte Paschi Siena …. Dietro La Lavagna (Lo Piano-Saint Red)
Con il pensiero fisso al Monte dei Paschi di Siena, il Primo Ministro Renzi avra’ pensato che la forza politica dell’Italia in seno alla Comunita’ Europea, sia aumentata dopo la Brexit. Per tale motivo, nel momento in cui la UE, era rimasta tramortita dall’uscita della Gran Bretagna ha chiesto e ottenuto un ombrello di 150 Miliardi di euro: un “fondo morto”, utilizzabile solo nel caso in cui una Banca (solvibile) ne avesse avuto bisogno.
La situazione monetaria delle nostre Banche, a che ne dicano Renzi e il Ministro dell’economia Padoan, e’ ad un punto di rottura, in un anno i loro titoli hanno perso piu’ del 70% del loro valore commerciale.
vivicentro,it/blogger/lopiano-saintred – Banca…. Dietro La Lavagna. Lo Piano-SaintRed
Al Musil di Cedegolo fino al 20 agosto 2016 I dipinti ridipinti di Francesco De Prezzo
Francesco De Prezzo è presente al Musil di Cedegolo (Brescia) con la sua terza personale dal titolo: “There was here first”, che in rete è segnalata tra le cinque mostre da non perdere, in cui presenta una serie di opere che rispecchiano le ultime ricerche del suo lavoro.
Il critico d’arte Andrea Barretta, che ha curato nel 2015 la sua prima personale in Italia alla “Galleria ab/arte” di Brescia, scrive del confrontarsi dell’artista “con la dimensione della forza espressiva esistenziale comune a tanti giovani, teatralizzando a volte i propri sentimenti nella teoria junghiana dell’inconscio collettivo, ma l’animo è quello buono e la creatività ne è il collante, per far emergere il pensiero della coscienza di sé”. Un talento, De Prezzo, che Barretta ha saputo cogliere e presentare a Brescia dopo la mostra che aveva da poco tenuto alla Ylium Gallery di Londra, dove l’arte si muoveva “lungo una linea disegnata con pastello e cemento su tela ambientata in uno spazio architettonico bianco e minimalista”, in uno studio dello spazio come per l’installazione del 2015 alla Kunstakademie di Düsseldorf, composta da cinquanta pezzi, che rifletteva sul concetto di luogo e di appartenenza.
Francesco De Prezzo, infatti, approfitta del connubio tra le diverse arti, dai video alle performance, dalle installazioni alla musica, dalla fotografia al digitale, ma tiene il dipingere in debito conto in una sorta di “pittura d’azione” rilevata da Andrea Barretta nel testo critico della sua prima personale in Italia, soprattutto “dove opera su grandi tele con l’istinto liberatorio di energie interiori che affida a prospettive reversibili della pittura gestuale, fino a sovrapposizioni di pennellate bianche”.
There was here first, letteralmente “c’era qui prima”, spiega De Prezzo in una intervista a “Margutte”, si riferisce principalmente all’operazione che compio in pittura rintonacando le tele, un titolo che in senso più generale, allude al binomio assenza/presenza, e molti lavori installativi che sono in mostra sono una riflessione sull’ esistenza degli oggetti, assemblaggi composti site specific.
Gruppi poi descritti a pavimento con un perimetro in nastro adesivo, quasi come tentativo di misurare l’esistenza dei corpi stessi, in cui il giovane artista – come egli stesso spiega – riassume l’essenza stessa delle sue ricerche: un itinerario attraverso la presenza dei corpi nello spazio, l’assenza delle forme e al contempo l’interpolazione percettiva, dove il dato reale si riduce al minimo per svelare, con composizioni semplici e dai colori neutri, sottili equilibri e suggestioni emotive inaspettate, in una mostra che presenta elementi pittorici su tela e installazioni in gesso, cemento e tinte industriali a compenetrarsi con gli spazi del museo che lo ospita.
I testi in catalogo sono di Paolo Canevari, Nicola Maffessoni, Marine Tanguy e Alberto Zanchetta. E quest’ultimo annota il come “nelle sue composizioni di oggetti semplici e dai colori neutri, teli e aste, sedie e drappi, ricerca sottili equilibri formali che fissa sulla tela in lunghe sedute di copia dal vero. Un rapporto tu per tu con l’oggetto, profondo, meditato e contemplativo dove la rinuncia al colore, quale elemento di disturbo, concentra l’attenzione sulla forma, sulla sua struttura ed essenza, sui rapporti ed incastri tra i diversi elementi, sul tempo di esecuzione, lento e continuato. Successivamente cancellato da rapide campiture bianche date a rullo a volte spesse o più trasparenti, annullano le forme descritte, lasciandone intravedere alcuni frammenti. L’immagine reale punto di partenza è rinnovata il forme astratte evocative e misteriose”.
Francesco De Prezzo nasce a Lecce il 21 aprile 1994 e segue la famiglia a Brescia. Si diploma al Liceo artistico e s’iscrive all’Accademia di Belle Arti Laba. Sviluppa l’interesse per la pittura, la fotografia il video e accresce anche individualmente le conoscenze nell’ambito delle arti visive frequentando gli studi di artisti in Italia e all’estero. Attualmente studia e lavora nella produzione di cortometraggi soprattutto in Svizzera, realizza video e collabora con David Guetta, produttore discografico francese. Nel 2013 cura la regia del videoclip “Crazy world” di Dj Antoine analizzando il rapporto tra arte e musica. Le prime personali, “Nel segno del nero”, le inaugura al Palazzo della Cultura di Breno (Brescia), nel 2012, poi a Villa Damioli a Pisogne, e l’anno successivo è già a New York nella collettiva “Percezioni spaziali” alla Latin Art Gallery. Nell’ambito del programma “Artisti in residenza” è scelto per il Borgo medievale di Bienno. Nel 2013 segue la collettiva a Darfo Boario Terme a cura di Massimo Facchini e Giorgio Azzoni, poi la realizzazione della videoinstallazione “Description” e la sperimentazione con stampe fotografiche digitali e la performance “Act to suspace” a Salice Salentino, nell’ambito di un progetto documentabile in fotografia derivante da lavori performativi riguardanti la percezione dello spazio/corpo nell’esperienza vissuta nell’ atto stesso. Nel 2014 la personale alla Ylium Gallery di Londra dal titolo “The border”, con la presentazione di Patrik Miller, e la collettiva in Italia “Nel segno del rosso” a Darfo Boario Terme con Perry Bianchini. Nel 2015 l’importante mostra a Brescia alla “Galleria ab/arte”, a cura e con presentazione critica di Andrea Barretta e allestimento di Riccardo Prevosti.
Gianni Eralio
- Francesco De Prezzo, “There Was Here First”, Musil – Museo dell’energia elettrica di Valle Camonica, Cedegolo (Brescia), Via Roma 48, fino al 20 agosto 2016. Per giorni e orari consultare il sito https://www.musilbrescia.it/sedi/cedegolo/




