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Castellammare di Stabia
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Valdifiori vicino al Toro, non si prenderanno in considerazioni altre offerte

La decisione

Si allontana da Napoli Mirko Valdifiori. Secondo quanto riporta Sportitalia, il ragazzo avrebbe accettato la proposta del Torino. Questa settimana ci sarà un incontro tra la società azzurra e quella granata per mettere nero su bianco e trovare un accordo. Anche altre squadre hanno chiesto il centrocampista, ma, a quanto pare, Valdifiori non intende prenderle in considerazione.

Elongazione del bicipite femorale della coscia destra per Reina: il programma di recupero

Il comunicato

Reina si è sottoposto in mattinata ad esami clinici. Pepe ha effettuato ecografia e risonanza magnetica che hanno evidenziato una elongazione del bicipite femorale della coscia destra. Il portiere azzurro farà terapie e lavoro differenziato per una settimana e poi ripeterà gli accertamenti clinici.

Fonte: SSC.Napoli.

Juve Stabia, in bocca al lupo mister Fontana!

In bocca al lupo mister Fontana!

Ci sono calciatori che quando hanno vestito una maglia se sentivano come una seconda pelle. Perchè quando arrivi in una piazza calda come Castellammare con lo stadio Menti eccezionale tifo e attaccamento ai colori sociali, ti innamori e la porti nel cuore.

Gli episodi negativi passati si dimenticano, la passione quella resta dentro, ti riscalda, ti colpisce e ti sprona, a dare sempre di più per i tuoi eccezionali tifosi.

Quello che ci viene da dire è “In bocca al lupo mister Fontana”.

Castellammare di Stabia è sempre stata una piazza esigente, ma dal palato fino, abituata a calciatori dal tocco morbido e tra i quali risiede proprio Gaetano Fontana. Torna nella città delle acque, si mette alla guida, parte oggi il ritiro per la nuova stagione: Juve Stabia a Gubbio per prepararsi al meglio. In questo momento, in questa giornata, serve a poco parlare di moduli, è molto più utile augurare il meglio ad un allenatore che ha sofferto, ma che ha mostrato a Nocera di saper fare grandi cose con ciò che gli viene messo a disposizione. Avanti mister, avanti Fontana, in bocca al lupo!

a cura di Ciro Novellino

RIPRODUZIONE RISERVATA

Un Santon in più per Sarri: accordo totale, presto a disposizione del Napoli

Dalle pagine de Il Roma

L’Inter parte per il tour di amichevoli negli Stati Uniti, ma Davide Santon non c’è. Finito il ritiro di Brunico, con esso anche l’avventura nerazzurra dell’esterno di Portomaggiore. È arrivato l’accordo con il Napoli: sei milioni all’Inter per l’acquisto a titolo definitivo. Al calciatore un contratto di cinque anni, con stipendio di poco superiore al milione di euro.

Un accordo arrivato dopo qualche giorno, anche se Santon ha subito detto di sì al Napoli. I diritti d’immagine, almeno stavolta, non hanno rappresentato un problema: il calciatore ha diversi contratti, ma quelli più importanti scadono a dicembre 2016 e quindi è stato più facile lasciare tutto al Napoli, che poi risarcirà il calciatore delle eventuali penali per gli accordi che prevedevano un rinnovo automatico. Quello che più conta è il sì, che è arrivato ieri nella tarda mattinata: contratti in via di composizione e firme in arrivo. Questione di ore, insomma. A questo punto l’imminente arrivo di De Laurentiis a Dimaro (forse già questa sera) porterà un doppio annuncio. Quello di Giaccherini, che è già con il gruppo da ieri, e quello, appunto, di Santon, che aspetta solo un fischio per correre da Milano a Dimaro. I due innesti si aggiungono a quelli di Tonelli e di Giaccherini. 10 milioni per il difensore, 1,5 per il centrocampista offensivo e 6 per il terzino. Con poco più di 17 milioni il Napoli ha completato le carenze della rosa che si sono viste nella scorsa stagione.

Santon può giocare anche a sinistra, ma il suo ruolo principale è quello di terzino destro. Una carriera cominciata proprio nell’Inter, quando era presentato come un giovane dal talento purissimo. Le esperienze al Cesena e poi al Newcastle (con il ritorno all’Inter di mezzo) non sono mai state del tutto positive. Santon ha sempre mancato di poco il salto definitivo. Qualche infortunio, ma anche un problema di continuità, che gli ha fatto trovare fatica a trovare un posto fisso. Eppure a 25 anni Santon ha un palmares notevole: una Champions e due scudetti, le magie di Mourinho (che lo adorava) e una versatilità che Sarri non vede l’ora di avere a disposizione.L’Inter parte per il tour di amichevoli negli Stati Uniti, ma Davide Santon non c’è. Finito il ritiro di Brunico, con esso anche l’avventura nerazzurra dell’esterno di Portomaggiore. È arrivato l’accordo con il Napoli: sei milioni all’Inter per l’acquisto a titolo definitivo. Al calciatore un contratto di cinque anni, con stipendio di poco superiore al milione di euro.

Un accordo arrivato dopo qualche giorno, anche se Santon ha subito detto di sì al Napoli. I diritti d’immagine, almeno stavolta, non hanno rappresentato un problema: il calciatore ha diversi contratti, ma quelli più importanti scadono a dicembre 2016 e quindi è stato più facile lasciare tutto al Napoli, che poi risarcirà il calciatore delle eventuali penali per gli accordi che prevedevano un rinnovo automatico. Quello che più conta è il sì, che è arrivato ieri nella tarda mattinata: contratti in via di composizione e firme in arrivo. Questione di ore, insomma. A questo punto l’imminente arrivo di De Laurentiis a Dimaro (forse già questa sera) porterà un doppio annuncio. Quello di Giaccherini, che è già con il gruppo da ieri, e quello, appunto, di Santon, che aspetta solo un fischio per correre da Milano a Dimaro. I due innesti si aggiungono a quelli di Tonelli e di Giaccherini. 10 milioni per il difensore, 1,5 per il centrocampista offensivo e 6 per il terzino. Con poco più di 17 milioni il Napoli ha completato le carenze della rosa che si sono viste nella scorsa stagione.

Santon può giocare anche a sinistra, ma il suo ruolo principale è quello di terzino destro. Una carriera cominciata proprio nell’Inter, quando era presentato come un giovane dal talento purissimo. Le esperienze al Cesena e poi al Newcastle (con il ritorno all’Inter di mezzo) non sono mai state del tutto positive. Santon ha sempre mancato di poco il salto definitivo. Qualche infortunio, ma anche un problema di continuità, che gli ha fatto trovare fatica a trovare un posto fisso. Eppure a 25 anni Santon ha un palmares notevole: una Champions e due scudetti, le magie di Mourinho (che lo adorava) e una versatilità che Sarri non vede l’ora di avere a disposizione.

Fonte: Il Roma.

 

Juve Stabia: il programma delle amichevoli pre-campionato

Le amichevoli pre campionato della Juve Stabia

Durante i ritiri estivi le amichevoli pre campionato sono utili per acquisire il così detto ritmo partita, quest’anno la Juve Stabia in ritiro presso l’Hotel Beniamino Ubaldi struttura alberghiera che comprende un campo di allenamento, ha organizzato le gare con formazioni disposte a spostarsi e a farle “visita” sul posto, unica eccezione a questo discorso è la gara con il Gubbio che si disputerà presso l’impianto cittadino della cittadina umbra e la gara con il Sansepolcro di cui non si sa ancora sede e orario.

Questo il testo del comunicato:

La S.S. Juve Stabia rende noto il programma delle amichevoli estive per la stagione 2016/17. Le gare saranno disputate presso l’impianto dell’Hotel Beniamino Ubaldi di Gubbio, sede del ritiro del team guidato da mister Gaetano Fontana, fatta eccezione per l’incontro col Gubbio del 4 agosto, che si terrà allo Stadio “Pietro Barbetti”, e per l’amichevole col Sansepolcro, della quale saranno comunicati in seguito orario e sede.

Di seguito il programma degli incontri:
Juve Stabia A – Real Padule, giovedì 21 luglio 2016, ore 17.30
Juve Stabia – ASD Ponte D’Assi, domenica 24 luglio 2016, ore 17.30
Juve Stabia – Gualdo Casa Castada, giovedì 28 luglio 2016, ore 17.30
Juve Stabia – Sansepolcro, domenica 31 luglio 2016
Juve Stabia – Gubbio, giovedì 4 agosto 2016, ore 20.45

ESCLUSIVA – Juve Stabia, le parole di Lisi alla partenza per Gubbio (VIDEO)

Lisi, pronto a riprendere dove avevo lasciato!

Questa mattina il pullman della Juve Stabia è partito alla volta di Gubbio, dove si svolgerà il ritiro precampionato delle Vespe, a bordo c’era anche Francesco Lisi.

L’esterno romano  della squadra gialloblù, dopo l’arrivo dal Rimini e l’ottimo rendimento dei mesi scorsi, ha tanta voglia di cominciare al meglio la sua seconda stagione alla Juve Stabia. Dopo gli ottimi sei mesi disputati a Castellammare di Stabia,  la Juve Stabia ha deciso di riscattarlo, rinnovandogli il contratto che scadeva il 30 giugno di quest’anno.

Lisi si candida ad essere una delle armi principali del 4-3-3 di Mister Fontana; la sua velocità e la su a grinta saranno fondamentali per le sorti della Juve Stabia.

Ecco le dichiarazioni di Lisi:

Dopo gli ultimi sei mesi sella scorsa stagione, in cui mi sono trovato benissimo qui, sono molto felice di ricominciare dalla Juve Stabia. Era quello che volevo.
L’ho sempre detto, questa è una piazza importante, che ti fa sentire un calciatore di livello e dove la maglia pesa tanto. In me quindi c’è tanta voglia di fare bene.
Il progetto del Presidente è ambizioso e non posso che essere felice di essere qui. Il nostro obiettivo è quello di fare bene, di raggiungere risultati importanti e di dare soddisfazione ai nostri tifosi.

Raffaele Izzo

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VIDEO, DIMARO LIVE – Caiazza: “Reina, incidente di percorso: occasione per Sepe e su Higuain”

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Al termine della seduta di allenamento di questa mattina abbiamo raggiunto il collega de Il Roma, Salvatore Caiazza. Con lui abbiamo parlato di Hysaj, ma soprattutto di Higuain.

dal nostro inviato a Dimaro, Ciro Novellino

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DIMARO LIVE – La fotogallery della seduta di questa mattina

Clicca sulle foto della fotogallery per ingrandirle

La seduta del mattino è terminata, il Napoli si ritroverà questo pomeriggio per la seconda sedutad domenicale. Da Hysaj, a Reina al lavoro tattico. Questi gli scatti di Vivicentro.it.

dal nostro inviato a Dimaro, Ciro Novellino

Clicca sulle foto per ingrandirle

Ischia, quale futuro all’orizzonte ?

tifosi ischia aversa

In casa Ischia, il futuro rimane ancora una volta incerto. Nelle ultime ore la trattativa con la vecchia società e il gruppo di Scibilia ha subito una brusca frenata. In settimana si era parlato addirittura di un passaggio ormai concretizzato, quando mancava soltanto la firma con l’annuncio definitivo. I giorni passano e il termine per depositare la fidejussione per partecipare al prossimo campionato di serie D scade il 26 luglio. La Lega infatti ha comunicato che dopo quella data, non ci sarà nessun altra proroga. Il club gialloblu quindi o depositerà i soldi entro quella data o dirà addio anche alla serie D. Il problema principale che ha fatto arenare al momento la trattativa con il gruppo Scibilia e il tira e molla dell’amministratore unico Di Bello. Come già successo in passato l’amministratore, sembra infatti di non voler lasciare definitivamente la società, e questa decisione sta strizzando l’occhio, e anche tanto al gruppo Scibilia, che potrebbe compromettere il futuro dell’Ischia. Se a terraferma la trattativa è in fase di stallo, sull’isola il gruppo della Nuova Ischia,ovvero i Di Meglio,in settimana si sono intensificati i contatti con la vecchia società. Il gruppo isolano, assieme ad un eventuale ingresso in società del gruppo Scibilia, potrebbero gettare la basi per programmare un futuro più roseo,anzi gialloblu. E’ chiaro che tutto questo dipenderà anche dalla trattativa sulla terraferma, entro la prossima settimana si dovrà fare il passaggio delle quote e depositare i soldi della fidejussione per il campionato di serie D. In casa Ischia, la temperatura continua a salire con un estate sempre più calda, e l’incubo di rivere un altro ’98 nella testa dei tifosi incomincia a trasformarsi in realtà.

DIMARO LIVE – ‘Edo ma Higuain resta?’, risposta sicura: ‘Dormite sogni tranquilli’

I dettagli

A Napoli o a Dimaro non fa differenza: Gonzalo Higuain è il chiodo fisso e la voce della sua partenza, alla Juventus poi, mette ancora più ansia. Ecco che allora i tifosi all’uscita del comunale di Carciato, al termine della seduta mattutina, i tifosi hanno chiesto ad Edo De Laurentiis, vice presidente e figlio di Aurelio: “Ma Higuain resta?”, la risposta è chiara: “Dormite sogni tranquilli!” Poi aggiunge ad altri tifosi che lo fermano per una foto: “Non posso dirvelo se resta o va via, ma abbiate fiducia, restate tranquilli. Quello è più napoletano di voi ragazzi!”

dal nostro inviato a Dimaro, Ciro Novellino

Juve Stabia: Nei convocati per il ritiro di Gubbio ci sono delle novità

Gubbio ancora una volta è la sede del ritiro precampionato

La Juve Stabia dopo il pre ritiro (13-16 luglio) che si è tenuto a Castellammare di Stabia presso lo stadio “Romeo Menti” è partito quest’oggi verso Gubbio per il ritiro precampionato. Anche quest’anno, il secondo consecutivo, il quartier generale delle Vespe è l’Hotel “Beniamino Ubaldi” di Gubbio

La struttura come anticipato dalla nostra redazione è stata rivisitata dagli addetti della Juve Stabia e approvata anche da Mister Fontana. Il vantaggio di scegliere questa struttura è la presenza nella stessa di un campo di allenamento che permette agli atleti di raggiungere le proprie camere in tutta comodità e allo staff dei preparatori di avere tutto il supporto necessario per la cura dei muscoli dei calciatori gialloblè.

Questo di seguito il comunicato ufficiale della Juve Stabia in merito all’elenco dei convocati per il ritiro. Si notano delle novità importanti nella rosa, in particolare la riconferma di Izzillo, la convocazione di Mauro della Berretti dello scorso anno, l’ingaggio di Marotta e il periodo di prova concesso a Santacroce, Bertolo e Cicerello:

S.S. Juve Stabia rende noto l’elenco dei convocati per il ritiro, in programma dal 17 luglio al 6 agosto 2016 presso l’Hotel “Beniamino Ubaldi” di Gubbio:

Portieri: Mascolo, Russo
Difensori: Atanasov, Bertolo*, Cancellotti, Liotti, Liviero, Polak, Santacroce*
Centrocampisti: Capodaglio, Esposito, Izzillo, Mauro, Salvi,
Attaccanti: Cicerello*, Del Sante, Lisi, Marotta, Ripa

Come si può notare dall’elenco dei convocati, si comunica che:
– Il calciatore Nicolas Izzillo, centrocampista classe ’94, ha raggiunto l’accordo per il rinnovo del contratto con la S.S. Juve Stabia e continuerà ad indossare la maglia gialloblù nella stagione 2016/17.
– È ufficiale l’ingaggio dell’attaccante Mario Marotta. Nato a Napoli il 28 settembre 1989, si è distinto negli ultimi due campionati con la maglia della Frattese, formazione con cui ha messo a segno in totale 18 reti.
– I calciatori Luigi Carillo, Vincenzo Carrotta e Guido Gomez hanno ottenuto un permesso e al momento non sono partiti per Gubbio.
– *I difensori Fabiano Santacroce e Francesco Bertolo e l’attaccante Andrea Cicerello sono aggregati al gruppo agli ordini di mister Fontana.
– Fa parte del gruppo anche il centrocampista sloveno Urban Zibert, che è partito stamattina per Gubbio in attesa di perfezionare il  trasferimento ufficiale in maglia gialloblù.

Ulteriori modifiche ed integrazioni all’elenco dei convocati saranno comunicate nei prossimi giorni attraverso i consueti canali.

Golpe mancato in Turchia: quali gli errori e quali le conseguenze!

E’ forse ancora presto per poter ben analizzare il golpe mancato in Turchia, quanto ha già apportato e, soprattutto, quanto apporterà nel prossimo futuro alla vita nella nazione ed ancor più al suo rapporto con il resto del mondo. Una sola cosa però è più che certa e quindi la si può già affermare senza tema di smentita (o forse con speranza di smentita? Alla fin fine si spera sempre ed è la speranza, anche se mal riposta, che spesso frega tutti): ERDOGAN non si lascerà sfuggire l’occasione per rafforzare la sua posizione (magari anche con poteri speciali) ed estendere ancor più la sua cappa di piombo non solo in Turchia ma anche sull’Europa tutta, amici e non, con la sua collaudata tecnica ricattatoria che ora ha acquisito ancor più forza. Noi temiamo proprio che, ancora una volta, l’Occidente agirà ignorando la repressione dei diritti umani e della libertà di espressione da sempre in atto in Turchia (salvo poi utilizzare, per se stesso, i mezzi telematici per farsi cavare le castagne dal fuoco) e le varie “estorsioni” già fatte nei confronti dell’unita europea in tema di rifugiati. Questa la nostra opinione che esprimiamo sperando fortemente di essere ampiamente (ma ci accontenteremmo anche in minima parte) smentiti. Ma vediamo ora come analizza la situazione Matteo Colombo, ISPI Research Assistant, per l’Agenpres

Turchia: errori e conseguenze di un golpe mancato

Il fallito golpe in Turchia segna la probabile fine dell’epoca degli interventi diretti dei militari in politica e sancisce la crisi dell’idea stessa dell’esercito come guardiano della laicità e della democrazia. È stato un tentativo di prendere il potere come era stato organizzato nei decenni precedenti, bloccando le vie d’accesso e prendendo possesso degli edifici più importanti, nonostante il paese sia ormai radicalmente cambiato dopo quasi 15 anni di potere dell’Akp, il partito di Giustizia e Sviluppo guidato da Recep Tayyip Erdoğan. I turchi che continuano a sostenere il presidente, legando al suo successo politico il loro riscatto sociale ed economico, hanno ormai perso qualsiasi timore reverenziale nei confronti delle forze armate e della loro interpretazione dell’ideologia kemalista, e non sono più disposti ad accettare intromissioni dei militari nella politica. L’esercito si è dimostrato diviso al suo interno, profondamente mutato dalle nomine governative degli ultimi anni e dai casi Ergenekon e Balyoz, che si sono conclusi nei controversi arresti di diversi ufficiali ostili al governo per avere tentato di rovesciare il governo di Erdoğan. Le opposizioni laiche (Chp) e nazionaliste (Mhp) hanno definitivamente abbandonato l’idea di prendere il potere grazie all’intervento militare, dissociandosi dal tentativo di colpo di stato fin dalle prime ore della notte.

Il tentativo di golpe è fallito soprattutto perché non ha ottenuto alcun supporto politico nel paese. Ancora una volta, l’errore di chi ha tentato di prendere il potere è stato quello di riproporre un modello di colpo di stato ormai superato dalla storia, che prevede di azzerare il parlamento e attribuire temporaneamente il potere a un direttorio. Così facendo, i golpisti si sono alienati il sostegno di chi si oppone a Erdoğan ma non ha intenzione di rinunciare all’attuale sistema parlamentare che, seppure fragile e imperfetto, è comunque per molti preferibile al potere militare. La sconfitta dei golpisti nasce da una mancata comprensione dei cambiamenti nel paese e da una strategia troppo ambiziosa per un gruppo di ufficiali che agiva senza il supporto delle sfere dell’esercito e dei principali partiti di opposizione. Un azzardo che avrebbe forse avuto qualche possibilità di successo soltanto se si fosse limitato a ottenere l’esilio o l’arresto del presidente Erdoğan, lasciando il potere nelle mani dell’Akp, magari guidato dall’ex premier Davutoğlu o dall’ex presidente Gül, o puntando alla formazione di un governo di unità nazionale per redigere una nuova Costituzione.

Le conseguenze del fallito golpe sono ancora da valutare, ma ci sono pochi dubbi sulla volontà da parte di Erdoğan di punire i responsabili del tentato colpo di stato. Dopo i fatti del 15 luglio, esistono le condizioni perché il presidente turco possa chiedere poteri speciali per affrontare questa emergenza. L’intera vicenda fornirebbe inoltre il pretesto per nuovi arresti di oppositori, che potranno essere facilmente accusati di fare parte del cosiddetto ‘derin devlet’ (Stato profondo), ossia di una sedicente alleanza di alti ufficiali militari e dell’intelligence, importanti magistrati e giornalisti, capi delle grandi industrie ed alti esponenti del crimine organizzato che punta a rovesciare la democrazia. È inoltre molto probabile che vengano approvate nuove misure per colpire il movimento di Fethullah Gülen. Il gruppo religioso, che fino a pochi anni fa aveva una grande influenza in diversi settori della società e dello stato turco, è stato, infatti, indicato da Erdoğan come responsabile del tentato golpe. C’è il rischio che taleorganizzazione venga considerata come la principale minaccia alla sicurezza nazionale, insieme al PKK, determinando nuovi arresti dei suoi sostenitori.

Altre conseguenze da valutare sono quelle all’interno dell’apparato militare turco. Il tentato golpe potrebbe portare a diversi cambiamenti nell’esercito per neturalizzare qualsiasi minaccia alla presidenza. İl rischio di gravi tensioni tra i diversi reparti e di lotte interne alle strutture di sicurezza potrebbe indebolire ulteriormente il paese e rendere la Turchia più vulnerabile agli attacchi di ISIS e dei gruppi indipendentisti curdi. Infine, la notte di ieri potrebbe segnare l’inizio di una grave crisi diplomatica tra Europa e Turchia. Se venisse confermato che la Germania ha rifiutato di concere asilo ad Erdoğan, tale decisione scaverebbe un solco tra il presidente turco e il suo principale alleato europeo, creando ulteriori tensioni per quanto riguarda il processo di adesione della Turchia nell’Unione. Inoltre, potrebbe mettere in discussione gli accordi di collaborazione tra Ankara e Bruxelles per quanto riguarda il contrasto al terrorismo e la crisi dei rifugiati. Uno scenario che rischia di complicare le già difficili relazioni tra alcuni stati membri dell’Unione e la Turchia, e che avrebbe conseguenze ancora da valutare per l’intera regione mediterranea.

vivicentro.it/opinione – Turchia: errori e conseguenze di un golpe mancato (Matteo Colombo, ISPI Research Assistant)

La figura dei love giver, ovvero degli assistenti sessuali per disabili (VIDEO)

Love give:  Maximilian Ulivieri con la moglie Enza

Sono anni che si parla di trovare modo e mezzi per poter far si che anche i disabili possano “godere” di una vita sessuale appagante e, per questo, si pensa di provvedere a fornire anche una “assistenza sessuale” a quanti ne necessitassero istituendo la figura del love giver (tradotto: dispensatore di amore, sesso) e, per farlo, si va anche oltre perché si pensa di istituire dei veri e propri corsi atti a qualificare questa figura professionale dedicata ai “bisogni affettivi e fisici delle persone colpite da disabilità motoria o mentale” (così si legge nella proposta) senza alcuna limitazione di genere sessuale (per andare incontro a tutti/e): uomini, donne, transex ecc ecc.

Che dire. Restiamo a vedere come evolverà il tutto anche in Italia. Altrove è già cosa in atto ma, altrove, anche la prostituzione è cosa ufficiale (e tassata). In Italia proprio per niente per cui la domanda è: se l’iter burocratico sarà portato avanti e completato in senso positivo, una volta tirato fuori l’incartamento dormiente da anni in qualche cassetto, si terrà conto anche della “concorrenza” e si farà un albo anche per le libere ed i liberi professionisti autodidatti (sotto qualsiasi bandiera battano) facendo quindi pagare anche a loro le tasse ecc ecc o siamo alle solite: figli e figliastri; chi deve fare un “corso professionale” per esercitare la professione, iscriversi ad un albo e pagare le tasse e chi invece continua da autodidatta ed in nero, nemmeno con una partita Co.Co.Co? E con questo interrogativo vi lascio all’articolo scritto, proprio sull’argomento, da Gabriella Lax e, alla fine, un video per meglio comprendere il tutto.

Sesso per disabili: arriva l’assistente sessuale (Gabriella Lax)

In Europa e nel mondo i love giver sono ormai una realtà ma in Italia la legge per istituirli è ancora al palo. Ne parliamo con Maximilian Ulivieri del comitato promotore del ddl

Vivere il contatto col sé più intimo, con la sessualità. Anche questa gioia spesso è negata ai disabili. Per questo, da qualche anno ormai, in Europa e nel mondo si sta diffondendo la figura dei “love giver” ovvero degli assistenti sessuali. In Italia il disegno di legge ad hoc (qui sotto allegato) è stato presentato nel 2014 ed è assegnato alla commissione igiene e sanità del Senato ma ad oggi è praticamente fermo. Tra i primi firmatari c’è il parlamentare pd Sergio Lo Giudice e la senatrice pd Monica Cirinnà. E c’è chi, come Maximilian Ulivieri, blogger, web designer e portavoce del comitato promotore si batte perchè questa figura possa trovare spazio anche nel nostro ordinamento. Ulivieri oggi è felicemente sposato ma, dall’età di due anni ha perso la facoltà di camminare. Soffre di una forma di distrofia, malattia che, da quando aveva 20 anni si è però stabilizzata senza più progredire. Parla di “perdita dell’intimità” Ulivieri che l’ha vissuta in prima persona. “Dall’adolescenza fino ai 26 anni circa ho sofferto. Ma ci sono persone che soffrono tutta la vita – spiega il blogger – nel mio caso potevo esplorare il mio corpo, ma avevo la difficoltà di creare un ambiente intimo. Per fortuna con l’avvento di internet ho ampliato il campo delle mie conoscenze ed ho iniziato a vivere la parte relazionale, affettiva e sessuale della mia vita”. Racconta la sua storia in un blog Ulivieri, toccando anche gli aspetti più intimi. Da qui, il riscontro con tanti disabili o anche coi genitori dei disabili che si trovano a vivere le stesse problematiche e la ricerca di una possibilità per dare un futuro affettivo e sessuale a tanti disabili. Oggi Ulivieri si batte per il riconoscimento di queste figure. Attenzione, ricorda: non si parla di prostitute, né di gigolò.

Il progetto di legge presentato al Senato prevede l’istituzione di una professionalità complessa e delicata, che richiede molta empatia e una buona dose di preparazione. Innanzitutto, gli aspiranti love giver (sia uomini che donne, etero e omosessuali, provenienti da ogni parte d’Italia) verranno selezionati per partecipare ad un corso di formazione. Dopo aver maturato una formazione adeguata (sia teorica che pratica), si dovrà superare un esame e poi essere iscritti in un albo, al quale potranno attingere le famiglie, o i singoli disabili. Il costo sarà contenuto ed a carico di coloro che sperimenteranno questa figura.

La proposta di legge è ferma al momento poichè secondo Ulivieri “manca la spinta pubblica di chi ha bisogno – e chiarisce – in Italia già si fa fatica a parlare di sesso. C’è mancanza di consapevolezza che le persone disabili hanno desideri e pulsioni e tutto ciò che hanno le altre creature umane. Spesso si parte dando l’aiuto che riguarda cose più in vista, si pensi alle barriere architettoniche, all’assistenza personale”.

L’altro freno è “l’aspetto del parallelismo errato dell’attività dell’assistente con la prostituzione. La strada è stata in discesa per paesi come la Germania o l’Olanda in cui la prostituzione è riconosciuta. Tuttavia la situazione, essendo parte di un benessere psicofisico è piuttosto da collegare ad un aspetto sanitario. Anche con il nostro legale Lorenzo Simonetti continuiamo a ragionar su questo aspetto”. Anche il M5S è pronto a presentare un disegno di legge in materia, racconta Ulivieri. Intanto, nell’immobilità attuale del quadro nazionale Maximilian non si arrende: “Stiamo tentando di far qualcosa a livello regionale. Abbiamo registrato la disponibilità da parte della Toscana. E comunque – conclude – abbiamo trenta assistenti pronti ad iniziare a lavorare già da settembre”.

Una spinta ulteriore a proposito del dibattito o una provocazione? Certo è che il diritto all’affettività per i disabili (sancito dagli articoli 2 e 3 della Costituzione e da una serie di sentenze) non potrà essere negato ancora a lungo.

vivicentro.it/l’esperto –  StudioCataldi / Sesso per disabili: arriva l’assistente sessuale (Gabriella Lax)

DIMARO LIVE – Un problema anche per David Lopez…

I dettagli da Dimaro

La seduta di allenamento di questa mattina sta per temrinare, ma un altro calciatore lascia prima il campo. Si tratta di David Lopez che rientra prima negli spogliatoi per un problema al ginocchio destro. Il calciatore era leggermente claudicante. Speriamo non sia niente di grave.

dal nostro inviato a Dimaro, Ciro Novellino

DIMARO LIVE – Un problema lo tiene ancora lontano dal campo: assente Reina!

I dettagli da Dimaro

Era appena rientrato in gruppo, non aveva ancora neanche cominciato a forzare, ma Pepe Reina si è dovuto fermare nuovamente. Un problema muscolare lo tiene fermo ai box e non si è proprio visto nella seduta di questa mattina, almeno fino a questo momento.

dal nostro inviato a Dimaro, Ciro Novellino

Juve Stabia, ecco Zibert. Via in tre

Zibert ancora non ufficializzato dalla Juve Stabia parte per il ritiro pre campionato

È partito, insieme ai nuovi compagni, anche il futuro acquisto Urban Zibert. Piacevole sorpresa questa mattina alla partenza della Juve Stabia per il ritiro pre campionato di Gubbio. Tra i tanti calciatori dai volti nuovi in partenza con la comitiva gialloblè alla volta di Gubbio era presente il talentuoso centrocampista di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi (CLICCA QUI)

Il centrocampista sloveno ex Akragas, prontamente immortalato dalla nostra redazione presente all’Hotel La Panoramica, non è stato ancora ufficializzato ma può considerarsi a tutti gli effetti un nuovo giocatore delle vespe. Arriverà in uno “scambio” con ben tre giocatori: Carillo, Carrotta e Gomez che non sono stati convocati per il ritiro eugubino e questo è un dato inconfutabile di una trattativa ormai chiusa e che porterà i tre giovani ad Agrigento, pronti a vestire la maglia dell’Akragas.

Percorso inverso per il centrocampista ex Luka Koper, uno dei migliori giocatori della scorsa Lega Pro, finito nelle mire anche del Catania con Logiudice abile a convincerlo del progetto Juve Stabia.

La Juve Stabia mette a segno quindi l’ennesimo colpo di questo calciomercato che sta regalando calciatori di altissima qualità, con il centrocampo il reparto maggiormente stravolto rispetto allo scorso campionato.

L’editoriale di Scalfari su: golpe in Turchia, strage Nizza e occhiata in casa

TURCHIA – Le manifestazioni in appoggio a Erdogan (fotogramma)

Come ogni domenica anche oggi, per l’editoriale, ci affidiamo alla penna di Eugenio Scalfari che qui traccia una sua approfondita analisi sugli ultimi eventi che hanno scosso la settimana appena trascorsa: il fallito golpe in Turchia e la strage di Nizza senza dimenticare nemmeno gli italici problemi. Come sempre vale la pena di leggerlo con attenzione, l’interesse sorgerà leggendo.

Questo il suo editoriale di oggi:

A Istanbul il Sultano e a Nizza il soldato Mohamed EUGENIO SCALFARI

C’È il terrorismo e c’è il fallito “golpe” dell’esercito e la schiacciante vittoria di Erdogan in Turchia. Due fatti separati tra loro e geograficamente assai lontani, a Nizza il più recente e sanguinoso atto di terrore rivendicato dall’Is e ad Istanbul la vittoria del dittatore turco sui soldati ribelli. Ma politicamente qualche connessione tra questi fatti c’è, si era già visto ma lo si rivedrà ancora.

Il mondo intero è sconvolto da quanto è accaduto, le ripercussioni si avvertono soprattutto in Europa e in America e incidono anche sulle politiche locali.

Istanbul. Nella tarda serata di venerdì 15 sembrava che lo spirito di Atatürk fosse tornato per rinnovare laicamente e militarmente la Turchia, ma appena due ore dopo la situazione era già capovolta e all’alba di ieri il dittatore era di nuovo in sella più forte di prima. Evidentemente lo spirito di Atatürk non era affatto tornato. La storia non è mai la stessa. Per capire bene dobbiamo ricordare in che modo un secolo fa la Turchia era diventata una nazione pur essendo stata duramente sconfitta nella Prima guerra mondiale.

Kemal Atatürk era nato nel 1881 e morì nel 1938 a soli cinquantasette anni, ma non a caso per celebrare la sua scomparsa fu chiamato Grande Turco e Padre della Patria.

Da studente aveva frequentato associazioni laiche e democratiche che rappresentavano un’infima minoranza di un Paese che era il centro di un impero.

Arrivava dal Mar Nero fino alla costa adriatica, dai Balcani fino al Marocco. Dominava il Paese la religione musulmana che aveva però ben poco dell’islamismo arabo. Il governo ottomano era guidato da un sultano e dai califfi che gli facevan corona. L’esercito, ancorché sconfitto insieme all’Austria e alla Germania, era ancora un punto forte del Sultanato e Atatürk decise di imboccare la carriera militare. Di quell’esercito diventò un alto ufficiale, ma aveva tutte le qualità e il desiderio di farne la pietra angolare del Paese.

Non trascurò tuttavia di diffondere, soprattutto tra i giovani, una cultura laica e progressista fino ad allora del tutto ignota. La civiltà inglese e quella francese erano i suoi punti di riferimento e fu con quelli che cercò di far breccia sulla pubblica opinione. Nel frattempo continuava ad accrescere il suo prestigio militare. Comandò le truppe che sconfissero l’esercito greco che tentava di impadronirsi della Turchia occidentale; difese i Dardanelli dalla pressione russa, conquistò la Tracia e allargò i confini dell’Anatolia. Ormai era il capo dell’esercito ma in breve divenne anche il capo politico in un Paese che faceva massa in suo favore. Nel 1922 abolì il Sultanato, poi abolì i canoni islamici. Nel ’23 fu proclamata la Repubblica di cui fu il presidente; una repubblica laica, della quale i giovani ufficiali rappresentavano il nucleo. Questa fu la grande rivoluzione di Atatürk che molto più tardi ispirò gli ufficiali egiziani, a cominciare da Naguib e da Nasser, che divennero la classe dirigente dell’Egitto repubblicano dopo la cacciata del re Farouk.

Ma, venendo ad oggi dopo questo inevitabile ricordo storico, la situazione della Turchia e del suo esercito non hanno nulla a che fare con Atatürk. L’opinione pubblica turca era quasi interamente con Erdogan e infatti l’esercito, insorto l’altro ieri, non aveva alcun seguito tra la gente. Ha tentato un golpe, un colpo di Stato e così l’ha chiamato. Ha mandato truppe e carri armati nelle strade delle principali città del Paese, ha occupato alcuni palazzi del potere ed ha sperato di poter costringere Erdogan alla fuga, malgrado che il Presidente avesse nelle sue mani la polizia, molto numerosa e bene armata e soprattutto la grande maggioranza della pubblica opinione. L’esercito ha invitato la popolazione a chiudersi nelle proprie case, Erdogan ha invece lanciato l’invito opposto: «Uscite in strada e opponetevi a quanto avviene» e la popolazione gli ha dato ascolto e ha preso d’assalto a mani nude i carri armati cercando di fraternizzare con i giovani soldati.

Che poteva fare l’esercito? Sparare sulla gente? Ha sparato sulla polizia che però ha assaltato alcuni contingenti militari là dove erano assai inferiori di numero e così la polizia ha avuto la meglio. Ma la pressione maggiore è venuta dalla gente e poche ore dopo tutto è cambiato. Non c’era un capo militare e politico, non c’era un Atatürk redivivo, non c’era stato alcun lavoro di persuasione. Un golpe, represso in tre ore. E questo è tutto.

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In realtà non è affatto tutto, anzi prelude ad un Erdogan che ora vorrà dettar legge all’Europa e alla Nato di cui già fa parte. Dettar legge sui temi dell’emigrazione, dei contributi finanziari, del ruolo della Turchia in tutto il Medio Oriente, parlare con al-Sisi e con l’Egitto, visto come non affidabile. Più affidabile per Erdogan l’Arabia Saudita e qui si percepisce anche la connessione, sia pure sottotraccia, con il Califfato di Raqqa.

Qui veniamo all’altro tema fondamentale, che perseguita da anni il mondo intero dal Bangladesh a Nizza, passando anche dagli Usa e dall’Africa dell’ampia fascia che va dalla Nigeria e dal Ciad fino alla Somalia e al Sudan, alla Tunisia e alla Libia.

A Istanbul il Sultano e a Nizza il soldato Mohamed

L’omaggio alle 84 vittime della strage a Nizza

Il terrorismo si compone di tre elementi, distinti ma profondamente interconnessi: il Califfato che è un vero e proprio Stato con un suo Capo, un suo stato maggiore, un suo esercito, un suo territorio; le periferie del mondo, abitate dagli esclusi, dalla loro rabbia, dal loro tirocinio che vanno a fare sul territorio del Califfato oppure in casa propria dove sono aiutati da chi quell’apprendistato di terrorismo l’ha fatto dove si poteva. Infine i singoli, raggiunti attraverso il web usato con grande intelligenza da esperti specialisti del Califfato. La parola del Califfo è lo strumento che si rivolge a chiunque sia dominato dalla rabbia, da una vita economicamente e socialmente instabile o, ancor più frequentemente, da una depressione psicologica o comunque da una instabilità che lo spinge verso il desiderio del male e della morte, contro i diversi da sé, contro il mucchio che si diverte, contro un se stesso che vuol sfuggire alla propria compagnia.

A questa miriade di persone si rivolgono il Califfo e i suoi esperti che fabbricano messaggi e si annettono comunque tutti gli episodi di terrore rivendicandoli come propri, da loro ispirati e da loro riconosciuti.

La situazione che ne deriva è terribile: una guerra senza quartiere, una religione asservita al potere, della quale il mondo intero è vittima senza aver ancor individuato i mezzi e i modi di reagire. Il terrorismo ci colpisce, come, quando e dove vuole e anche come, quando e dove capita, ma noi non abbiamo ancora trovato il modo di reagire.

Ho letto ieri sul nostro giornale un’intervista del massimo interesse rilasciata da David Grossman, grande scrittore ebreo che vive a Gerusalemme, perse un figlio in Libano ed ha scritto alcuni romanzi assai significativi tra i quali “Qualcuno con cui correre”.

Fabio Scuto, che lo ha intervistato, gli ha chiesto appunto come possiamo combattere il terrorismo e lui ha ampiamente risposto. Ricorderò qui alcune di quelle risposte per commentarle e capire fino a che punto colgano il segno e siano praticabili.

Anzitutto Grossman vede gli effetti politici del terrorismo sui Paesi che più ne sono colpiti: «Il terrorismo ha una forza immensa, in grado di sconvolgere una società civile e rafforzare gli stereotipi razzisti. È probabile che le forze nazionalistiche e razziste diventino più potenti. Vedremo nel prossimo futuro sempre più governi di destra».

È un quadro molto nero, commenta l’intervistatore ed ha pienamente ragione: è un quadro molto nero ma purtroppo assai verosimile. Toccherebbe il culmine se prevalesse nelle imminenti elezioni americane la vittoria d’un personaggio come Donald Trump: riuscirebbe a cambiare l’America con conseguenze purtroppo mondiali. Una vittoria per il terrorismo e una sconfitta micidiale per la democrazia.

Un’altra risposta di Grossman è, almeno in teoria, molto azzeccata. «Ci sono mezzi per indebolire il terrorismo. Prima di tutto bisogna combatterlo militarmente nei luoghi di origine ».

Questa è una tesi che personalmente sostengo da tempo e l’ho scritto più volte. Se la capitale del Califfato, la città di Raqqa, fosse espugnata, l’esercito dell’Is distrutto, lo stato maggiore e il Califfo probabilmente catturati o comunque costretti a disperdersi e a trovar rifugio senza più comparire, questa sì, sarebbe una vera vittoria. Naturalmente non verrebbe meno il terrorismo delle periferie, dei singoli combattenti, degli individui che vogliono uccidere per il piacere psicologico di uccidere gli altri e anche se stessi. Questi fenomeni durerebbero ancora anni, ma la loro intensità diminuirebbe e alla fine scomparirebbero, perlomeno come fenomeni del terrore voluto dal Califfato. Il male sulla terra c’è da sempre e sempre rimarrà, ma questo è un altro problema.

Ma la difficoltà non risolta e difficilmente risolvibile è un’altra: come si fa a sconfiggere militarmente il Califfato? Truppe americane, truppe europee delle singole nazioni, portaerei con aerei che decollano e bombardano, raid aerei continui? È possibile tutto questo?

Teoricamente sì, è possibile. Politicamente direi di no. L’America (sempre che non vada Trump alla Casa Bianca, bombarda dall’alto e può mandare un centinaio di forze speciali, ma di più non farà. L’Europa sì e no. Francia sì, bombarda, ma truppe francesi direi di no. Italia? Escluso. Non vuole partecipare a una guerra per evitare di subire terrorismo in casa propria. Qualche reparto di osservazione, qualche drone che fotografi il terreno conteso, ma niente di più. E non parliamo di Germania, tantomeno di Gran Bretagna ormai fuori da tutto.

Insomma nessuno. La raccomandazione di Grossman è affidata a eserciti “arruolati”: curdi, iracheni, forse iraniani. Turchi? Da escludere, semmai faranno affari col Califfo. Sauditi? Da escludere anche loro. Russi? Lì si dovrebbe aprire un discorso tra Putin e la Clinton (se sarà lei alla Casa Bianca) ma è un discorso molto difficile e reso ancor più difficile dal nuovo Erdogan, che domanderà molte cose all’Europa e ben poche ne offrirà.

Purtroppo a me non pare il tema sia risolvibile. Naturalmente il tempo passa e le situazioni cambiano. A volte cambiano dopo qualche anno, a volte dopo secoli, come la storia racconta.

Di casa nostra oggi non ho parlato. Voglio dire dei nostri problemi di economia e di politica. Il mondo (e noi con esso) è talmente sconvolto che le nostre questioni interne sono “bambolette” come Crozza farebbe dire a De Luca.

Una cosa tuttavia merita attenzione: il “no” al referendum costituzionale avrà ancora una adeguata condizione da poter competere con il “sì” oppure rischia di perderla?

Proprio a causa di quanto sta accadendo nel mondo gli italiani che voteranno il referendum possono rischiare di provocare una crisi di governo facendo prevalere il “no”?

L’argomento sta cominciando ad essere usato dal partito renzista. Volete provocare una crisi di governo in una situazione come quella attuale? Siete impazziti? O la faziosità vi ha tolto ogni logica ed ogni saggezza? A Renzi parlerete dopo, quando ci sarà il voto per la fine della legislatura, ma non adesso. Al peggio non votate, tanto il referendum costituzionale non ha il quorum.

Questo sarà il tema. Non privo di forza persuasiva. E vale per il referendum. Ma la legge elettorale? Il problema è quello, non il referendum. Renzi lo sa e fa capire che qualche cosa forse farà. Ma che cosa? Mistero. Liste apparentate? Mistero. Abolizione del ballottaggio tra i partiti, ma eventuale ballottaggio tra collegi? Mistero.

Ma allora, se il mistero è perenne, se lui dice di rimettersi alla Camera dove già dispone dei voti di Verdini, Scelta civica, Nuova democrazia, allora è lui che sfida il “no” al referendum e lo fa diventare un obbligo da chi sarebbe appagato da una seria riforma elettorale. Fatta adesso e non rinviata alle calende greche. Una risposta sarebbe gradita ma purtroppo non verrà.

vivicentro.it/editoriale –  repubblica / A Istanbul il Sultano e a Nizza il soldato Mohamed EUGENIO SCALFARI

Auriemma: “Higuain, le contropartite le deciderà il Napoli: l’Arsenal è alla finestra”

I dettagli

Raffaele Auriemma su Tuttosport scrive: “Il Napoli, però, non rinuncerà ad accomodarsi intorno ad un tavolo per aprire una trattativa e verificare la reale possibilità di inserire delle contropartite tecniche nell’affare. Con la differenza che i nomi da infilare nel “pacchetto Higuain” li farà il Napoli e sempre la dirigenza partenopea stabilirà il prezzo degli stessi, essendo chi vende deputato a fare ciò. Prendere o lasciare, perché c’è sempre l’Arsenal alla finestra, con l’offerta avanzata tramite un intermediario: 60 milioni cash, più Giroud”.

Uccidere istigando al suicidio: il caso Sciammarella-Micol

La cronaca quotidiana ci ha ormai abituati a continui elenchi di morti e suicidio. Spesso incontestabili, altre volte inconfessabili ma sempre omicidi o suicidi chiari e diretti. Da un pò di tempo però cominciano ad emergere sempre più anche omicidi per istigazione per i quali si potrebbe usare l’espressione paradossale coniata anni fa per puntare il dito contro alcune sentenze incomprensibili di omicidi catalogati e chiusi come suicidio: “è stata/o suicidata/o”. Ebbene, come spesso accade, la realtà ha poi certificato come cosa reale quanto la mente umana aveva coniato per esprimere il proprio disagio e sconcerto difronte a situazioni non chiare: si può “suicidare” una persona ed ora capita anche di essere accusati e magari poi condannati per questo.

E’ accaduto a Francesco Sciammarella, 26enne di Paola (Calabria) dove conobbe – nel 2010 – Micol Scofano, 23 anni, studentessa di Medicina, e si introdusse nella sua vita. Una relazione che, per tre lunghi anni, sarebbe andata avanti in un’atmosfera di continue vessazioni ed offese tendente a sminuire e a distruggere nell’intimo la ragazza con continui deprezzamenti sulla sua bellezza (nonostante il fatto che la stessa bella lo era veramente) ed anche della sua intelligenza (anche qui fuori dalla realtà perché Micol, fino a che ebbe a conoscere Sciammarella, era una brillante studentessa in Medicina). Ed è in questo continuo sfiancamento operato dal ragazzo sulla psiche di Micol che la procura ha ritenuto di vedere la prova dell’omicidio da lui commesso spingendo la ragazza all’estremo atto del suicidio quando, il 17 maggio del 2013, si gettò dal quinto piano di un palazzo al Trionfale (Roma) dove lui l’aveva convinta a seguirlo da Milano dove Micol, nel vano tentativo di sottrarsi al giogo di Francesco, si era trasferita. Per tutto questo, e dopo un’approfondita analisi della psiche di Sciammarella e di Micol,  il pubblico ministero Francesco D’Olio ha chiesto il rinvio a giudizio di Francesco Sciammarella con l’accusa d’istigazione al suicidio ed anche di spaccio dal momento che è emerso che in alcune occasioni lui fornì alla ragazza della Ketamina.

In verità il caso non è l’unico del genere. E’ del 29 marzo scorso la sentenza emessa dalla prima Corte d’Assise nei confronti di Livio Bagarini, 28 anni, condannato a otto anni e sette mesi di carcere per aver spinto al suicidio, la fidanzata Francesca P., 33 anni e questo nonostante che, come appurato, il giorno del “suicidio” di Francesca il Bagarini non c’era, era tornato dalla madre. Non è stato lui quindi a stringere materialmente quel cappio al collo di Francesca. Ma è colpa sua se quella ragazza stremata da un rapporto infernale aveva deciso di morire in quel 14 febbraio del 2003, quando si impiccò alla porta della sua mansarda in corso San Maurizio.

Ora attendiamo di vedere come evolverà questo nuovo e similare caso e per foto, come sempre in questi casi che proteggono gli accusati più che le vittime ed i cittadini, non ci è dato di poter inserire foto di Sciammarella e nemmeno di Livio Bagarini, sebbene quest’ultimo sia stato già condannato per cui, sia l’uno che l’altro … come anche i TANTISSIMI ALTRI VOLTI PROTETTI (assassini, pedofili, violenti, truffatori ecc ecc dei  quali spesso capita anche di non conoscere nemmeno i nomi e/o di doverli cancellare per una mal usata legge alla privacy ed ancor peggio per il quasi recente “diritto all’oblio”) potremmo trovarceli accanto al bar, al parco o dovunque sia (e peggio ancora potrebbero trovarselo i nostri figli e le nostre figlie) senza che nemmeno si sappia qualcosa della loro pericolosità. AMEN! Ci adattiamo ad utilizzare una foto tratta dal web del tribunale di Roma.

 

Sarri sta con De Laurentiis: no a Zaza e Pereyra per trattenere Higuain

I dettagli

La Repubblica scrive su Higuain e la Juventus: “Domani l’affare Higuain entrerà nel vivo. Marotta incontrerà De Laurentiis a Milano, in occasione dell’assemblea di Lega, e presenterà un’offerta ufficiale per il Pipita: 60 milioni più Pereyra, per un totale di circa 80 milioni. Il Napoli non derogherà dalla propria linea: servono i 94,7 milioni cash della clausola, che scadrà il 31 agosto. La Juve è convinta che l’operazione possa decollare inserendo Zaza tra le contropartite tecniche, cioè che la soluzione giusta potrebbe essere una proposta da 50 milioni più Pereyra e il centravanti. Il problema, per i bianconeri, è che Sarri fa fronte comune con De Laurentiis: il tecnico non è disposto a sacrificare Higuain in cambio di questi giocatori. Non a caso, si è bloccata anche la trattativa per Pereyra, che appariva ormai in dirittura d’arrivo: il trequartista è stato convocato per la tournée in Australia e Asia che parte oggi”.