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RILEGGI LIVE – Trento-Napoli 0-4 (7′, 35′ Gabbiadini; 58 Albiol; 90′ Dumitru)

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FINE PARTITA

45′ Atterrato in area Dezi, per l’arbitro è tutto regolare. GOOOOOOOOOOOOOOOL del Napoli, Dumitru porta il risultato sul 4-0!

44′ Fuori Di Fusco e dentro Segnana per il Trento

40′ Ancora un cambio per il Trento: fuori Cascone, dentro Turri. Dentro anche Cavagna e fuori Bentivoglio

36′ Fischi per Edo De Laurentiis che lascia il campo

35′ Fuori Demetz e dentro Rigione per il Trento

32′ Ci prova Insigne con il sinistro a giro: palla deviata in corner

30′ Cambio per il Trento: fuori Rizzon e dentro Panizza

28′ Insigne per Dumitru che calcia sulla corsa: para in due tempi Demetz

26′ A tu per tu con il difensore, Dezi si lascia ipnotizzare e perde palla a pochi metri dalla linea di porta

20′ Fuori Koulibaly e dentro Luperto e fuori El Kaddouri e dentro Dezi e fuori Gabbiadini e dentro Dumitru

17′ Fuori Brusco e dentro Ferraglia per il Trento

16′ Fuori Callejon e dentro R. Insigne

13′ GOOOOOOOOOOOOOOOOOL del Napoli. Corner di Callejon e Albiol di testa fa 0-3!

8′ Il Napoli tiene alto il ritmo, ma non trova la via del gol

1′ Partiti, palla al Napoli. Cambi per gli azzurri: fuori Sepe, Valdifiori, Maggio, Hamsik, Chiriches, David Lopez e Ghoulam e dentro Rafael, Hysaj, Allan, Jorginho, Albiol, Grassi, Strinic. Per il Trento fuori Gherardi, Ferrarese e Scali e dentro Cattamelata, Bentivoglio e Demetz. Fuori anche Tomasi e Conci per Di Fusco e Gonzalez

SECONDO TEMPO

 

47′ Fine primo tempo

44′ Botta di sinistro di Hamsik, bella risposta di Scali che dice di ‘no’

40′ Gabbiadini recupera palla e serve Callejon, poi Hamsik sulla corsa: conclusione che sfiora il sette e si spegne sul fondo

38′ Cambio per il Trento: fuori Caliari e dentro Appiah

36′ Ancora uno scatenato Gabbiadini calcia di sinistro a giro e sfiora il palo di poco

35′ GOOOOOOOOOOOOOOOL del Napoli, tiro fortissimo di sinistro da circa 30 metri di Gabbiadini che si insacca piegando le mani al portiere e terminando la sua corsa nel sette: 0-2!

34′ Callejon mette al centro per Gabbiadini, ma il suo piattone viene deviato in corner da Scali

31′ Sinistro di Gabbiadini da 40 metri, palo esterno e palla sul fondo per lui

30′ Ottimo intervento di Cascone su un El Kaddouri lanciato a rete

28′ Cambio per il Trento: fuori Menegot e dentro Brusco

27′ Callejon su punizione dai 20 metri, vola Scali e mette in corner: grande intervento per il portiere di casa

22′ Ci prova anche Hamsik dal limite, palla alta sopra la traversa

21′ Ghoulam calcia alto dai 30 metri

20′ Traversone di Ghoulam dalla sinistra, Gabbiadini viene anticipato

15′ El Kaddouri salta Tomasi e tocca per l’accorrente Callejon: la sua conclusione di sinistro viene deviata in corner

11′ Hamsik pesca Callejon sul secondo palo, lo spagnolo ad un metro dalla porta spara alto

8′ Tomasi tocca male all’indietro, Gabbiadini non è riuscito ad anticipare Scali al limite dell’area di rigore

7′ GOOOOOOOOOOOOOOOL del Napoli, tiro fortissimo di sinistro da circa 25 metri di Gabbiadini che si insacca: 0-1!

6′ Pennellata di Valdifiori per Callejon che finisce in fuorigioco

5′ Bel traversone di Maggio dalla destra, Gabbiadini non ci arriva per un soffio

3′ Corner di El Kaddouri, colpo di testa di Koulibaly ben parato a terra da Scali

2′ Callejon per Gabbiadini al centro, stop e tocco dietro per El Kaddouri che calcia alto

1′ Partiti, palla al Trento!

PRIMO TEMPO

 

20:28 – Squadre in campo accolte da un ‘chi non salta è juventino…’ la risposta dei tifosi azzurri alla ormai cessione di Higuain alla Juventus

20:20 – Le squadre rientrano negli spogliatoi

20:02 – Squadre in campo per il riscaldamento

Queste le formazioni ufficiali:

TRENTO: Scali, Tomasi, Rizzon, Cascone, Casagrande, Calliari, Conci, Boldini, Gherardi, Ferrarese, Menegot. A disp. Demetz, Panizza, Di Fusco, Gattamelata, Lucena, Bentivoglio, Brusco. All: Manfioletti.

NAPOLI: Sepe; Maggio, Chiriches, Koulibaly, Ghoulam; Lopez, Valdifiori, Hamsik; Callejon, Gabbiadini, El Kaddouri. A disp. Rafael, Contini, Hysaj, Allan, Jorginho, Dezi, Insigne R., Luperto, Albiol, Lasicki, Dumitru, Grassi, Strinic.  All: Sarri.

Buonasera e benvenuti alla diretta della gara amichevole, seconda per il Napoli, tra gli azzurri e il Trento allo stadio Briamasco di Trento. Vivicentro.it vi aggiornerà in tempo reale.

dal nostro inviato a Trento, Ciro Novellino

Ecco chi era Ali Sonboly: paranoico e vittima di bullismo

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Dopo una serata di terrore ed una notte di incertezze, in mattinata abbiamo appreso, come già espresso nell’articolo di questa mattina: “Monaco: è stato un atto di bullismo, dicono!“, che  a seminare morte e terrore ieri sera a Monaco e a tenere sotto scacco un’intera città e la teutonica “polizei” nonché il famoso GSG 9 (abbreviazione dal tedesco Grenzschutzgruppe 9, un corpo d’élite anti-terrorismo e operazioni speciali della Repubblica Federale Tedesca, appartenente alla Bundespolizei, la polizia federale tedesca), sarebbe stato (e bastato) solo un 18enne iraniano-tedesco, Ali Sonboly, poi suicidatosi, che avrebbe agito rispondendo ad un suo disagio per angherie subite o terrorismo.

Restava da approfondire la conoscenza di chi era Ali Sonboly e lo facciamo ora con le informazioni che ci fornisce l’agenzia Ansa.

Ecco chi era Ali Sonboly: paranoico e vittima di bullismo.

Un suo ex compagno dietro anonimato rivela: “Facevamo sempre mobbing contro di lui, prometteva di ucciderci”

Un killer solitario. Un ragazzo in terapia per disturbi psichici e vittima di bullismo. E’ questo il profilo di Ali Sonboly, il 18enne tedesco-iraniano che ha compiuto la strage del McDonald’s al centro commerciale Olympia. Nessun legame con l’Isis, invece un’ossessione contro i giovani colpevoli di averlo vessato negli anni del liceo e una sorta di ammirazione per le stragi come quella della scuola di Winnenden, vicino Stoccarda (15 morti) e gli assassini come Andres Breivik, l’uomo che proprio 5 anni fa nell’isola di Utoya, davanti a Oslo, ha ucciso a sangue freddo 69 ragazzi (e altre 8 persone con una bomba in città).

Sonboly viveva con i genitori nella periferia della città a Maxvorstadt, casa che è stata perquisita intorno alle due dalla Polizia. Aveva trascorso molto tempo davanti al pc utilizzando giochi di sparatorie. Nell’abitazione dell’autore della strage, oltre a materiale su stragi, é stato trovato anche un libro dal titolo ‘Furia nella testa: perché gli studenti uccidono’.

Un anonimo suo ex compagno di classe ha rivelato in una ‘chat room’ che il 18enne prometteva “sempre” di “uccidere” i bulli che lo tormentavano. “Conosco questo cazzo di tipo si chiama Ali Sonboly. Era nella mia classe. Facevamo sempre del mobbing contro di lui a scuola. E lui diceva sempre che ci avrebbe uccisi”, recita il post.

Sconforto tra i vicini, ‘una famiglia perbene’ – ‘”Era un ragazzo davvero tranquillo, non lo ho mai visto arrabbiato”. Lo dice un vicino di casa che all’uscita del condominio viene fermato dai cronisti. L’uomo, che vuole restare anonimo, spiega che anche la famiglia non ha “mai creato problemi”. Nel Dachauer Strasse, una zona piuttosto benestante di Monaco, il giovane attentatore abitava in un edificio dell’edilizia sociale con altre famiglie con background migratorio. Frequentava la scuola – così i vicini – arrotondava consegnando i giornali. Suo padre è tassista, la madre commessa. La famiglia è anche composta da un fratello. E’ grande lo sconforto per gli abitanti della zona per il fatto accaduto ieri. “Vergognatevi”, dice un passante ai giornalisti che si trovano davanti all’abitazione.

vivicentro.it/cronaca – Chi era Ali Sonboly , il killer di Monaco

Prato risponde alle accuse di immobilismo e strabismo con i cinesi

L’ufficio stampa del comune di Prato, dopo un articolo a firma di Antonella Ceccagno che segue la cosiddetta rivolta dei cinesi del 29 giugno ultimo scorso, risponde alle “accuse” di immobilismo e strabismo che vengono rivolte all’attuale amministrazione. Accuse che si possono riassumere nella domanda conclusiva che la Ceccagno pone e si pone:

Chi è alla guida delle istituzioni dovrebbe allora decidersi: se vuole distruggere l’industria della moda italiana accanendosi semplicemente contro l’anello debole della catena, se vuole continuare a far finta di niente (come sostanzialmente si è fatto nei decenni scorsi e come al di fuori della Toscana si continua a fare), o se se intende almeno provare a cercare altre soluzioni.

A seguire riportiamo la lettera del comune di Prato e, poi, anche l’articolo della Ceccagno, a cui la stessa fa riferimento, tratta da la rivista il mulino.

LA LETTERA del comune

L’articolo “I cinesi nel tessile e lo strabismo delle istituzioni”, pubblicato in data 20 luglio 2016 su la rivista Il Mulino, parla di ronde di migranti cinesi, organizzate per rispondere alle ondate di furti subite, contro migranti marocchini e le addebita «all’immobilismo» e «allo strabismo delle istituzioni». Partendo da lontano, dal 2014, l’addebito di immobilismo viene imputato, senza alcuna distinzione, alle amministrazioni che si sono succedute alla guida del Comune. E, soprattutto, decontestualizza la questione da una situazione di ordine pubblico e sicurezza ben più complessa, dove i furti ai danni di cittadini di etnia cinese erano uno – e non il solo – dei fenomeni da contrastare.

Dal giugno 2014, l’immobilismo e lo strabismo di cui tanto si parla nell’articolo non c’è stato. Il Comune di Prato, attraverso la Polizia Municipale, ha posto in essere iniziative di contrasto a ogni forma di illegalità. Lo ha fatto di concerto con tutte le altre istituzioni competenti – prefettura, magistratura, forze dell’ordine – conseguendo risultati importanti e visibili.

Ai cittadini cinesi l’amministrazione ha più volte rivolto appelli affinché le vittime di furto o di qualsiasi altro torto sporgessero denuncia alle forze dell’ordine e alla magistratura.

E molteplici sono state le iniziative di carattere sociale e culturale per favorire l’integrazione e l’educazione al rispetto delle regole e al senso civico rivolte all’intero panorama delle comunità straniere presenti a Prato (sono 109 le etnie presenti in città).

A dimostrare questo impegno ci sono i comunicati stampa e gli atti di indirizzo del Comune (tutti visibili e consultabili sul sito dell’amministrazione) e ci sono gli articoli apparsi sulla stampa.

Dispiace che, con strabismo, l’autrice dell’articolo abbia solo voluto guardare nella direzione che le era comoda a costruire un’immagine distorta di Prato.

Distinti saluti

[L’Ufficio stampa del Comune di Prato]

Cartolina da Prato.

I cinesi nel tessile e lo strabismo delle istituzioni (Antonella Ceccagno)

Protesta cinesi a ceccagno pratoLa rivolta degli imprenditori cinesi a Osmannoro e le inchieste di Prato sulle ronde organizzate da migranti cinesi e dirette contro migranti marocchini hanno colto le istituzioni di sorpresa. A stupire è soprattutto il fatto che la realtà non corrisponde affatto all’idillio, narrato con tanta cura negli ultimi anni, secondo cui le istituzioni e i migranti cinesi sarebbero andati mano nella mano verso un meraviglioso futuro, grazie a un programma di controlli serrati e selettivi condotti esclusivamente sulle imprese gestite dai migranti cinesi.

Non sono invece colti di sorpresa tanti osservatori esterni, che già da anni avevano visto delinearsi evoluzioni estremamente pericolose. Vorrei provare a ricostruire i contesti che hanno portato alle ronde e alla rivolta e lasciar emergere nella sua nudità lo strabismo delle istituzioni.

Le ronde di Prato – che sono ingiustificabili e inaccettabili – nascono da una situazione di esasperazione di lunga durata per le aggressioni e i furti contro i migranti cinesi, a cui le istituzioni hanno risposto con l’immobilismo.

Per rendersene conto bastava dare un’occhiata al sito di Associna, che nel 2014 ha dato vita alla pagina web #PratoInsicura. Luna Chen scriveva:

«Non sono sorpresa di essere stata derubata nel centro di Prato mentre camminavo con tre amici. Dopotutto, tutti i miei amici cinesi di Prato sono stati derubati almeno una volta negli ultimi anni e non vedo perché io avrei dovuto essere l’eccezione! Al contrario, sono sorpresa di essermela cavata solo con una sbucciatura al ginocchio. Sono davvero fortunata!».

Altri post raccontavano che i cinesi ne hanno abbastanza di essere considerati il bancomat della città o lamentavano la mancanza di attenzione delle autorità locali, che sembravano considerare i furti e le aggressioni come problema di un corpo estraneo.

Molte persone che ho intervistato hanno detto che chiedere aiuto alla polizia era inutile. Un enorme lavoro di sensibilizzazione al problema è stato svolto da Compost, un centro indipendente di produzione artistica, che nel 2013 ha raccolto più di cento denunce di furto da parte dei cinesi di Prato. Ma anche in questo caso le istituzioni non si sono mosse.

L’allora assessore comunale alla Sicurezza ha risposto a Luna Chen: i cinesi avrebbero dovuto essere più prudenti e non avrebbero dovuto portare con loro quantità di denaro che probabilmente nessun cittadino di Prato può permettersi.

Questa risposta è interessante, perché trasmette – condensandoli – messaggi politici diversi. Mettendo in contrapposizione migranti cinesi, da un lato, e «cittadini», dall’altro, l’assessore sottintendeva che la cittadinanza non è per i cinesi né per i loro figli. Inoltre, creava artificiosamente una divisione tra i cinesi da una parte, che sarebbero invariabilmente ricchi, e «i cittadini» dall’altra, poveri, o comunque più poveri. Questo approccio è estremamente pericoloso perché giustifica l’immobilismo delle istituzioni locali sulla questione.

Da allora, le persone al governo della città sono cambiate, ma l’immobilismo delle istituzioni su questo fenomeno rimane. Così come non c’è spazio per giustificare le ronde, non c’è nemmeno spazio per il tentativo delle istituzioni di sottrarsi alle proprie responsabilità per non aver affrontato una situazione che si è incancrenita scavando solchi di sfiducia.

Spostiamoci a Osmannoro, dove la rivolta degli imprenditori cinesi è nata. Il governatore della Toscana Rossi ha dichiarato che i controlli selettivi sulle imprese cinesi continueranno. È forse giunto il momento che le istituzioni smettano di osservare la proboscide, la coda e le zampe dell’elefante separatamente e finalmente prendano atto dell’esistenza dell’elefante nella sua interezza. L’«elefante» è l’industria della moda, che con la globalizzazione ha dovuto cambiare drasticamente. La fast fashion italiana non delocalizzata oggi esige dai terzisti condizioni analoghe a quelle offerte dalla delocalizzazione internazionale: manodopera a basso costo, tempi sincopati di produzione e violazione sistematica delle leggi sul lavoro. Queste richieste non sono un’optional, sono la conditio sine qua non per la produzione della moda italiana «in» Italia.

I migranti cinesi nella moda italiana sono riusciti a incarnare al meglio gli imperativi della moda globalizzata soprattutto attraverso accordi secondo cui i lavoratori vivono all’interno del laboratorio in cui lavorano e attraverso la mobilità frenetica degli operai. Hanno creato un «regime mobile» che risponde alle esigenze più recenti della moda, al punto che si sono progressivamente sostituiti ai terzisti italiani. Anche se a Prato un certo numero di migranti cinesi sono riusciti ad accedere alla posizione di ditta finale, nel complesso, nella moda italiana, i cinesi tendono a occupare la posizione di terzisti mentre le ditte finali sono in mano a italiani. Il che è esattamente l’opposto dell’extraterritorialità di cui vengono accusate le ditte cinesi.

I migranti cinesi che hanno dato vita alla rivolta di Osmannoro, quindi, volevano forse protestare perché ci ostiniamo a far finta di non vedere che oggi quello che le ditte finali – incluse le grandi firme – pretendono dai terzisti e quello che le istituzioni richiedono ai terzisti fanno a pugni tra loro.

Chi è alla guida delle istituzioni dovrebbe allora decidersi: se vuole distruggere l’industria della moda italiana accanendosi semplicemente contro l’anello debole della catena, se vuole continuare a far finta di niente (come sostanzialmente si è fatto nei decenni scorsi e come al di fuori della Toscana si continua a fare), o se se intende almeno provare a cercare altre soluzioni.

Certo, trovare altre soluzioni non è facile, anche perché quello che emerge come un problema di «illegalità lavorativa» hic et nunc a Prato non è il frutto di dinamiche solo locali, ma è legato agli interessi di una molteplicità di attori che includono lo Stato e le sue politiche migratorie e lavorative, l’industria della moda nel suo insieme, e addirittura nuove forme di lavoro che si impongono a livello globale e che sono difficilmente contenibili nei confini nazionali e ancor meno nei confini distrettuali.

Koulibaly-Napoli, pace fatta: incontro tra ADL e il suo agente

Koulibaly-Napoli, pace fatta

Buone notizie per il Napoli. ADL avrebbe riallacciato i rapporti con Koulibaly e il suo agente. Di Marzio rivela: “C’è stato un incontro tra Aurelio De Laurentiis e l’agente del difensore, Satin: dopo le discussioni, le dichiarazioni pubbliche del giocatore che non avevano fatto piacere al Napoli e l’interesse di Chelsea ed Everton, è tornato il sereno tra le parti. Sono state gettate le basi per il rinnovo: non c’è ancora l’intesa, ma le parti hanno cominciato a parlarsi di nuovo e c’è ottimismo per l’accordo che potrà essere trovato nei prossimi giorni. Il Napoli dunque prova a blindare Kalidou Koulibaly”.

La società turca e i militari dopo il tentato Golpe

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Il tentato golpe della notte tra venerdì e sabato cambia profondamente il volto della Turchia, indipendentemente dall’esito finale. L’analisi del nostro corrispondente

La Turchia non è nuova a golpe militari, la sua storia repubblicana è costellata di interventi delle forze armate nella vita pubblica del Paese, forti di un ruolo di garanti della Repubblica in parte legato all’eredità kemalista, in parte auto-attribuitosi nel corso degli anni.

Tuttavia, il rovesciamento del governo tentato nella notte del 15 luglio avviene in un contesto molto diverso rispetto a quello del secolo scorso. La società turca ha vissuto sulla propria pelle diversi golpe, ne ha sperimentato l’assoluta inutilità nel creare una società libera e ha quindi maturato un’avversione per l’intervento militare che supera la tradizionale affezione per la figura del soldato. Questa inversione nella gerarchia dei valori è probabilmente il più significativo cambiamento che possiamo cogliere: l’esercito turco non godrà più del ruolo, del prestigio e, tanto meno, del timore reverenziale di un tempo.

Scene a cui si è assistito in questi giorni, con i civili che si oppongono ai carri armati e addirittura aggrediscono i soldati, sarebbero state impensabili fino a 15 anni fa. Non sarebbe mai stata possibile una chiamata alla mobilitazione come quella avvenuta dai minareti delle moschee, un elemento di assoluta novità, indice della forza che l’istituzione religiosa ha ormai raggiunto nel Paese.

Non sarebbe stato possibile un appello al popolo a scendere in strada come quello di Erdoğan e della polizia stessa, per di più sui social media tanto odiati. Il presidente ha scommesso tutto sul sostegno del suo popolo, rischiando un bagno di sangue qualora l’esercito avesse avuto più mezzi e più determinazione per reagire con le armi. Se quasi trecento morti sono un bilancio tragico, se pure abbiamo assistito a spari sulla folla, la verità è che si è andati vicini ad una vera e propria carneficina, evitata anche dalla reticenza di una parte delle truppe ad aprire il fuoco sui civili.

La nuova classe media, anatolica e conservatrice emersa negli ultimi vent’anni, e che costituisce lo zoccolo duro dell’elettorato Akp, non accetta più il ruolo subalterno a cui il kemalismo l’aveva relegata. Oggi è protagonista indiscussa della scena politica turca e non intende abbandonare il palcoscenico politico. È indispensabile quindi trovare nuove forme di convivenza tra le diverse anime del Paese.

Il nuovo contesto della società turca spiega però solo in parte le anomalie di questo tentato golpe, a cominciare dall’esiguo numero di truppe e mezzi che sono stati schierati, con i quali appare difficile sperare di controllare con efficacia il Paese. Perché generali di lunga carriera abbiano azzardato una mossa così disperata è una delle domande più importanti e, al tempo stesso, di più difficile risposta.

Secondo quanto è possibile ricostruire finora, la mano dei militari sarebbe stata forzata ad agire, e per ben due volte. Per agosto si prevedeva una stretta del governo per epurare l’esercito dalle ultime presenze guleniste ostili ad Erdoğan; questo avrebbe spinto le gerarchie militari a organizzare il golpe, una sorta di estrema risorsa prima della definitiva capitolazione.

Inoltre, il golpe non era previsto per venerdì sera, orario insolito, ma per l’alba di sabato. A sostenerlo è tra gli altri il giornalista Ahmet Şık, che vede in un imminente intervento della polizia il fattore che avrebbe spinto i militari a un’azione affrettata.

Appare quindi probabile che il governo avesse quantomeno sentore di ciò che stava per accadere. D’altra parte, Erdoğan si era preparato da 15 anni a questa eventualità, conscio della storia del Paese e delle reazioni che un governo di stampo religioso e conservatore poteva suscitare nella nomenclatura militare.

A questo si aggiungono le modalità “novecentesche” di un golpe che è parso arretrato nei mezzi, scoordinato nelle modalità di esecuzione, insicuro sugli obiettivi da perseguire. I golpisti hanno pressoché ignorato le principali cariche istituzionali, concentrandosi su obiettivi simbolici ma di scarso valore strategico; ad esempio occupare la televisione di Stato, da cui diramare il comunicato che annuncia il golpe, senza avere sotto controllo né le reti private, né internet. Un fatto curioso, in un Paese che ci ha abituati che il blocco della rete è il primo segnale di qualcosa che sta accadendo.

Sono questi elementi ad aver generato, in una parte dell’opinione pubblica turca e di quella internazionale, diffidenza sulla veridicità del colpo di Stato e l’idea che tutto possa essere stato un “teatro”, come recita uno degli hashtag più popolari su Twitter, organizzato dal governo per giustificare le operazioni di polizia a cui assistiamo in queste ore.

Se tutti i partiti politici sono riusciti a produrre una storica dichiarazione comune in sostegno alle istituzioni democratiche turche, la società civile appare invece spaccata tra chi celebra il popolo sceso in strada per la difesa della democrazia e chi scuote il capo rassegnato, perché convinto si sia trattato di una messinscena del governo.

Erdoğan nel frattempo ha, fin dal principio, accusato il movimento gulenista della responsabilità del golpe, rinnovando agli Stati Uniti, dove Fethullah Gülen risiede, la richiesta di estradizione del predicatore ex grande amico ed oggi nemico numero uno del presidente. Gülen ha invece negato ogni responsabilità nel golpe, seppur soltanto quando questo era ormai platealmente fallito.

Al di là dell’esito e della vera natura di questo fallito golpe, oggi Erdoğan si trova davanti a un bivio: rafforzare le istituzioni democratiche e la dialettica interna, unico vero antidoto ad ogni deriva autoritaria o golpista, oppure approfittare del favorevole clima post-golpe per stringere definitivamente la sua presa sul potere. La cronaca di queste ore non fa purtroppo ben sperare. Il governo turco pare intenzionato ad approfittare del momento favorevole per un’operazione di pulizia dell’apparato statale che, fino a prima del golpe, avrebbe creato grande scalpore e barricate da parte di tutte le opposizioni, oggi assolutamente impossibilitate ad agire perché verrebbero immediatamente associate ai golpisti.

Un governo che reagisce con durezza dopo essere sopravvissuto ad una simile prova è assolutamente normale. Ma il timore, che con il passare del tempo diventa certezza, è che la Turchia uscirà da questo episodio irrimediabilmente indebolita, le sue istituzioni incapaci di resistere alle tentazioni dispotiche di Erdoğan.

Le migliaia di arresti in corso nelle file dell’esercito sono un’ovvia conseguenza del golpe, ma il numero di tali arresti supera quello dei militari scesi in strada per il colpo di stato. Desta invece più allarme l’operazione di polizia in corso contro le istituzioni giudiziarie: l’arresto di 2.754 giudici, di 140 membri della Corte Suprema e di 48 del Consiglio di Stato è uno sconvolgimento che incrina direttamente il già precario equilibrio tra i poteri della Repubblica turca.

Ancor meno comprensibile la stretta che si è concretizzata nelle ultime ore sui media, con il governo che ha bloccato l’accesso a numerosi siti di informazione, nonostante i media si siano unanimemente e fin dal principio schierati contro il golpe.

Poi c’è quanto sta accadendo nelle strade, dove gli strascichi del tentato golpe si traducono in episodi di violenza da parte di gruppi militanti della destra religiosa e nazionalista.

L’appello rivolto dal governo al popolo ad occupare le strade, anche ammettendone la legittimità nelle ore del golpe, è continuamente rinnovato anche ora che la situazione è, a detta delle stesse autorità, tornata sotto controllo. La difesa della democrazia si è trasformata in un inaccettabile mandato ad amministrare giustizia sommaria in strada.

Nelle ore del golpe la folla non si è limitata ad opporsi ai carri armati, ma si è lasciata andare al linciaggio di militari che pure si erano già arresi e consegnati alla polizia. Ancor più ora si segnalano aggressioni ai danni delle minoranze curde e alevite, di rifugiati siriani, delle sedi dei partiti d’opposizione, e di ragazzi colpevoli di bere alcolici sul lungomare di Istanbul.

La folla anti-golpe ha poi chiesto a gran voce il ritorno alla pena capitale, richiesta che, almeno nella comunicazione mediatica, sta trovando sponda all’interno del governo. Una deriva da scongiurare e che significherebbe non solo un grave passo indietro per la società turca, ma anche un ulteriore isolamento della Turchia sulla scena internazionale. Come minimo, vorrebbe dire tagliare del tutto i legami con l’Europa, compreso l’addio alla Corte europea dei diritti umani, e abbandonare il percorso di adesione all’Unione.

Aizzare in questo modo la massa del popolo è un gioco pericoloso per questo Paese, così spaccato e bisognoso d’unità d’intenti, un gioco che sta rivelando il peggior lato populista del governo Akp.

vivicentro.it/opinioni – balcanicaucaso / Turchia, strascichi di un tentato golpe (Dimitri Bettoni)

Higuain alla Juve, lunedì l’annuncio ufficiale

Annuncio a breve

La radio ufficiale del Napoli, radio Kiss Kiss Napoli, annuncia il giorno in cui Higuain sarà ufficialmente un giocatore della Juventus. Walter De Maggio, attraverso twitter, fa sapere che lunedì sarà resa nota la notizia. La Juventus paga, Higuain accetta, il Napoli riparte da 94 milioni di euro.

CLAMOROSO- Napoli, si punta Tevez! Le ultime

Tevez nome nuovo

Clamoroso Napoli: secondo quanto riporta Sportitalia, gli azzurri proveranno ad arrivare a Carlos Tevez, ex attaccante della Juventus, ora al Boca Juniors, a cui è legato per altri due anni. Il classe 84 sarebbe tentato a vivere una nuova esperienza in Italia. Anche l’Inter sarebbe interessata al ragazzo.

Higuain-Juve, ecco quando il pipita raggiungerà Torino

Higuain, ecco quando arriverà a Torino

Alfredo Pedullà, esperto di mercato, si sbilancia e, attraverso il suo sito ufficiale, rivela il giorno in cui il pipita arriverà a Torino: “Le visite mediche anticipate hanno per la Juve un significato preciso: evitare a Gonzalo Higuain di presentarsi a Dimaro, dopo aver comunicato al Napoli la volontà (non una sorpresa) di pagare la clausola. La Juve ha programmato anche un giorno per l’arrivo a Torino: giovedì prossimo, al massimo 24 ore dopo. Questa è la decisione di massima, in modo da evitargli – se non ci saranno indicazioni diverse – l’ultimo impegno bianconero a Hong Kong del 30 luglio per aggregarlo alla squadra al rientro in Italia e in vista dell’amichevole del 7 agosto in casa del West Ham. Il programma di massima è questo, con le dovute modifiche in base ai prossimi eventi.”

Il centrocampista Palma ex Ischia potrebbe restare in Legapro

palma 6767

Il futuro del centrocampista Giuseppe Palma, potrebbe essere ancora in Lega Pro. Il classe ’94 che durante la scorsa stagione ha raccolto sedici presenze, mettendo a segno anche una rete quella decisiva contro il Melfi allo stadio “Mazzella”,  con la maglia dell’Ischia Isolaverde, sarebbe finito sul taccuino della Carrarese squadra che milita nel girone B di Lega Pro. Una nuova idea per la mediana,per la squadra della città dei marmi. Nei prossimi giorni sono attesi sviluppi.

Sondaggio per Kalinic, Giuntoli chiama Corvino

Post Higuain: c’è Kalinic

Ultim’ora: primo sondaggio del Napoli per Nikola Kalinic. Giuntoli avrebbe bussato alla porta di Corvino per chiedere informazioni in merito all’attaccante croato. I viola avrebbero fatto sapere però che il ragazzo non è sul mercato. La cifra per convincere il club dei Della Valle a lasciarlo andare sarebbe molto alta.

FOTO- Higuain alla Juventus, compare la statuetta a San Gregorio Armeno!

(ANSA) – NAPOLI, 23 LUG – Higuain con la maglia della Juventus è già apparso sui presepi di via San Gregorio Armeno, la celebre strada delle botteghe dei pastori a Napoli.
“E’ il pastore che non avrei mai voluto fare”, ha scritto il suo autore, Marco Ferrigno, in un cartello collocato nella sua bottega artigiana.

Fonte: Ansa.

SSC Napoli: “Domani doppia seduta, stasera amichevole a Trento”

Oggi quindicesimo giorno per il Napoli a Dimaro Folgarida. Gli azzurri proseguono il lavoro nel ritiro in Val di Sole.

La squadra ha svolto riscaldamento e attivazione con i paletti. Successivamente lavoro tecnico tattico. Chiusura con esercitazioni su calcio da fermo. Stasera amichevole Napoli-Trento alle ore 20.30.

Domani doppia seduta.

Fonte: Ssc.Napoli.

Un ex Juve Stabia in prova alla Virtus Francavilla

Il brasiliano Celin in prova alla neopromossa Virtus Francavilla

Il calciomercato in casa Juve Stabia fa registrare entrate ed uscite. Notizia raccolta dalla nostra redazione è la nuova destinazione della punta brasiliana Alessandro Celin.

L’attaccante brasiliano, arrivato alla Juve Stabia nello scorso capionato, quando le Vespe erano in piena emergenza in attacco a causa del brutto infortunio occorso a Ripa, è in prova alla Virtus Francavilla.

La società pugliese è stata promossa in Lega Pro, e punta ad allestire una squadra competitiva, con un organico all’altezza della Lega Pro. Basti pensare che nelle scorse settimane il D.S. dei pugliesi, Stefano Trinchera, aveva fatto un tentativo anche per un vecchio obiettivo della Juve Stabia, Davide Moscardelli, prima che il bomber si accasasse all’Arezzo.

Per Celin, che alla Juve Stabia ha timbrato il cartellino solo una volta, in Coppa Italia contro il Foggia (ed in campionato a Matera, rete ingiustamente annullata), arriva quindi una buona occasione per dimostrare il suo valore.

Il tesseramento del brasiliano, ovviamente, dipenderà dalle sensazioni dello staff tecnico della compagine pugliese e dalla valutazione circa l’apporto che l’attaccante potrà dare alla squadra.

 

Raffaele Izzo

Post Higuain- 20 mln di euro più El Kaddouri per Bacca, ma il Milan rifiuta

Le ultime da Di Marzio 

Gonzalo Higuain e il Napoli, un addio che ora sembra ad un passo e una casella, quella del centravanti titolare, che va immediatamente riempita dalla società di Aurelio De Laurentiis. Per questo il Napoli ha incontrato l’agente di Carlos Bacca, attaccante in uscita dal Milan. Il Napoli ha offerto al club rossonero 20 milioni di euro più il cartellino di Omar El Kaddouri. I rossoneri, però, vogliono 30 milioni con pagamento triennale senza giocatori da inserire come parziale contropartita, questo perché l’accordo con il West Ham è stato già chiuso a quella cifra e con questa modalità. Quindi o il Napoli accetta le condizioni proposte dal Milan, o Bacca potrebbe anche restare in rossonero, in caso di no al West Ham. C’è anche una deadline imposta dal Milan, che ha comunicato al giocatore che può andare via soltanto entro il 31 luglio, dopodiché rispetterà il contratto di quattro anni in caso di mancata partenza. Situazione in divenire, il Napoli punta Bacca per il dopo-Higuain.

Fonte: Gianluca Di Marzio.

DIMARO LIVE – La voce dei tifosi sul caso Higuain

Queste le parole dei tifosi a Dimaro

La parola ai tifosi, il Napoli cede Higuain alla Juve? Ormai è cosa fatta. Queste le dichiarazioni dei tifosi al termine della seduta di allenamento di questa mattina.

dal nostro inviato a Dimaro, Ciro Novellino

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L’esterno d’attacco del Lecce, Rosafio, è della Juve Stabia

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In ritiro con la Juve Stabia c’è anche Marco Rosafio

Stando a quanto comunicato dalla S.S. Juve Stabia, l’esterno d’attacco del Lecce, Marco Rosafio (classe ’94) è stato ceduto, in via definitiva,  dall’U.S. Lecce ed acquisito per la rosa delle vespe.

L’esterno sinistro, nato a Chur (Svizzera) e cresciuto calcisticamente nell’U.S. Lecce, ha collezionato oltre 60 presenze in Lega Pro, realizzando 6 reti. Lo scorso anno, con la maglia del Monopoli, ha fatto registrare 20 presenze con un gol all’attivo.

Marco Rosafio si è già aggregato al gruppo a disposizione di mister Fontana e questa mattina era già in campo con i suoi colleghi, nel ritiro di Gubbio.

NOTE sulla Società Sportiva Juve Stabia

La Società Sportiva Juve Stabia, abbreviata in Juve Stabia, è una società calcistica italiana con sede nella città di Castellammare di Stabia che milita in Lega Pro. Il simbolo del club è la vespa, mentre i colori sociali sono il giallo e il blu. 
Anno di fondazione: 1907
Campo/stadio: Stadio Romeo Menti di Castellammare di Stabia
Allenatore: Salvatore Ciullo
Località: Castellammare di Stabia
Campionati: Lega Pro, Lega Pro Prima Divisione

ULTIM’ORA SKY – Higuain ha svolto le visite mediche con la Juve: è finita!

I dettagli

Aggiornamenti clamorosi su Gonzalo Higuain. Come riportano i colleghi di Sky, il bomber argentino ieri ha effettuato delle  visite mediche a Madrid con la Juventus. Nella notte il Pipita si è legato alla Juventus raggiungendo un accordo a 7.5 milioni netti all’anno più i diritti d’immagine e il club è pronto a pagare anche la clausola rescissoria. Nella giornata di oggi, massimo domani mattina, la Juventus contatterà il Napoli per comunicare la decisione.

Monaco: è stato un atto di bullismo, dicono!

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A quanto sembra, a seminare morte e terrore ieri sera a Monaco e a tenere sotto scacco un’intera città e la teutonica “polizei” nonché il famoso GSG 9 (abbreviazione dal tedesco Grenzschutzgruppe 9, un corpo d’élite anti-terrorismo e operazioni speciali della Repubblica Federale Tedesca, appartenente alla Bundespolizei, la polizia federale tedesca), sarebbe stato (e bastato) solo un 18enne iraniano-tedesco, Ali Sonboly, poi suicidatosi, che avrebbe agito rispondendo ad un suo disagio per angherie subite o terrorismo.

Solo un ragazzo quindi! Ma è bastato a tenere, per sette ore e mezzo, una intera città immersa nel terrore e a seminare – a quanto è dato sapere – 9 morti e 16 feriti prima di suicidarsi sparandosi alla testa.

Sempre secondo le comunicazioni ufficiali, sarebbe stato accertato che non vi erano complici e che le due persone che erano state viste salire in auto e scappare a velocità molto elevata dal luogo della strage sono state rintracciate e sono risultate estranee all’attacco: erano fuggite per paura.

Tra i morti c’è una ragazza di 15 anni e tra i feriti, tre dei quali sono in pericolo di vita, ci sarebbero diversi bambini.

Ma vediamo ora come l’agenzia AGI riporta la news con il suo epilogo finale:

L’assassino, con doppia cittadinanza tedesca e iraniana e residente da diversi anni a Monaco, ha sparato con una pistola poco prima delle 18 davanti al fast food. Subito dopo si è spostato nel vicino centro commerciale Olympia, dove ha continuato a sparare ed è lì che avrebbe ucciso nove persone. Inseguito da agenti in borghese, si è suicidato a un chilometro dal centro commerciale e il corpo è stato rinvenuto due ore e mezza dopo la strage.

Il giovane, che i media britannici hanno identificato come Ali Sonboly, viveva da due anni con i genitori in una casa di periferia, a Maxvorstadt, dove andava a scuola. Non era noto alle forze dell’ordine. Un compagno di classe lo ha descritto come “un tipo tranquillo”. Il papà è stato interrogato dalla polizia e l’appartamento in cui vivevano è stato perquisito e sono stati portati via alcuni scatoloni di oggetti sequestrati.

L’Iran, di cui l’assassino aveva la cittadinanza, ha condannato “il vergognoso assasinio di cittadini inermi”, ha espresso “solidarietà al governo e al popolo tedesco” e ha auspicato “una lotta totale e senza eccezioni al terrorismo”.

Per ora non sono stati ravvisati punti in comune con il recente attacco a colpi di ascia e coltello sul treno a Wurzburg, sempre nel sud della Germania. Il capo della polizia cittadina, Hubertus Andrae, in una conferenza stampa nella notte ha precisato che non è “ancora chiarito a pieno” il movente del gesto. “La risposta alla domanda se questo sia stato terrorismo o una strage della follia è legata al movente e su questo non possiamo dire ancora niente”.

Contraddittorie le testimonianze sul comportamento dell’autore della strage: per alcuni avrebbe urlato di essere tedesco e insultato gli immigrati ma secondo una donna, prima di sparare su alcuni bambini seduti al tavolo, avrebbe gridato Allah Akbar. II documento più importante è un video diffuso dai media tedeschi girato da un uomo sul balcone che ha uno scambio a distanza con l’attentatore che si trova sul tetto del centro commerciale. L’autore del video insulta piu’ volte il 18enne chiamandolo “stronzo” e “coglione”. “Sono stato in cura” e “a causa tua sono stato vittima di bullismo per 7 anni” e “ora ho dovuto comprarmi una pistola per spararti”, dice l’autore della strage.

Il surreale dialogo dal balcone, l’assassino “Fottuti turchi”

Curiosamente, il giovane iraniano-tedesco insulta l’uomo sul balcone imprecando contro i “fottuti turchi” e questi gli replica definendolo “fottuto Kanacken”, offesa rivolta in Germania a persone straniere di origini arabe e turche. A quel punto Ali gli urla “Sono tedesco!”.

Quella del possibile bullismo subito negli anni precedenti è una delle piste possibili per l’attacco. Si sta indagando su un falso annuncio su Facebook che dava notizia che sarebbero stati offerti alcuni menu’ gratis nel Mc Donald’s all’ora dell’attacco. L’annuncio era stato postato dall’assassino con un falso profilo intestato a una ragazza, Selina Akim, ha riferito il Daily Mail, spiegando che sarebbe stato un modo per attirare più gente nel locale. La zona era peraltro già affollatisima, in un venerdì pomerigio con gli uffici appena chiusi, vacanze scolastiche appena iniziate e la stagione dei saldi al culmine.

La Baviera ha proclamato per oggi una giornata di lutto nazionale in memoria delle vittime e in tutti gli edifici pubblici vengano esposte bandiere a mezz’asta.

vivicentro.it/cronaca  Monaco: è stato un atto di bullismo, dicono ora!

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Il passaggio da apprensione a terrore per chi è in giro per il mondo

L’editoriale di oggi è dedicato alle riflessioni che sorgono, con l’inevitabile apprensione, dall’ennesimo atto terroristico (mussulmano o meno che sia; la matrice non è ancora accertata) che ha avuto luogo, questa volta, a Monaco, in quella Germania che si credeva al sicuro, – se non altro per la sua teutonica efficienza tanto decantata in ogni dove -, e che invece si è fatta trovare impreparata non solo nel subire l’azione (cosa magari anche realmente imponderabile) ma anche, e soprattutto, nella reazione che, sebbene avvenuta con una certa rapidità almeno nello schieramento delle forze in campo, ha mostrato ampi strappi di coordinamento ed azione efficace tanto che, ad ora, perdura la fuga del, o degli, attentatore/i (perché anche nel numero sussistono incertezze) e quindi non è dato nemmeno ipotizzare, con attendibilità, la ragione e la matrice dell’attentato stesso. Si sa solo che ci sono stati (a quanto comunicato) 9 morti di cui, ancora altro forse, uno sarebbe di un attentatore (o dell’attentatore). Troppi forse e troppi lati oscuri quindi, e questo fa scendere la Germania dal piedistallo sul quale si era autoelevata e le si era concesso farlo in ogni settore e ovunque, soprattutto nel governo della UE.

Ciò premesso, leggiamo ora l’articolo di Elena Lowenthal che assumiamo come editoriale del giorno e con il quale, con l’indiscutibile competenza in materia che lei ha, analizza la situazione nella quale ci troviamo immersi sempre di più per noi stessi ed ancor più per i nostri cari, i nostri figli, ormai abituati a girare il mondo per studio, lavoro ed anche svago. Prima c’era la “normale” apprensione dei genitori per i propri “fanciulli” (per loro, per noi, tali sono i figli, anche se magari 30enni e oltre) in giro da soli ed era generata solo dall’affetto, dall’amore. Ora invece, questa apprensione si è appesantita di parecchio ed è divenuta “preoccupazione” molto adiacente a “terrore” vero e proprio.

Ma vediamo cosa scrive la Lpwenthal nel merito:

Ostaggi in un mondo che si chiude ELENA LOEWENTHAL

Dopo Parigi, Bruxelles, Istanbul, Dacca e Nizza ora è la volta di Monaco di Baviera. Terrore, morti, sangue e orrore aggrediscono la nostra vita quotidiana trasformando questa estate in una sorta di roulette russa per chiunque voglia uscire di casa, andare ad un caffè o in vacanza. O abbia dei figli in viaggio. È soprattutto il timore per i nostri cari, lontani anche solo per pochi giorni, che si avventa su di noi.

Avevamo il cuore pesante, la prima volta che li abbiamo lasciati andare, tanto tempo fa. Così pesante che ci sembrava di precipitare giù per terra e restarci nel tempo della loro lontananza dal nido. Ma bisognava proprio mandarli lontano, a studiare l’inglese d’estate, anche se erano poco più che pulcini, appena affacciati all’adolescenza.

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Col tempo quanto abbiamo sorriso a quelle prime, smisurate nostalgie: altro che pulcini. I nostri figli hanno preso il volo così presto. Viaggi, soggiorni studio, Erasmus, master, corsi, amici, il mondo era tutto loro.

E noi abbiamo imparato a tenerci in piedi lo stesso, a misurarci con una genitorialità tutta diversa da quella stanziale vissuta dai nostri, di genitori (fortunati loro!). Abbiamo imparato a muoverci sulle loro orme, a seguirli con lo sguardo e il biglietto aereo, a distillare il tempo insieme a loro perché più diventano grandi più è questione di qualità e non di quantità – di tempo. A sperare che forse, chissà, un giorno torneranno a casa. Ma dov’è più la casa?

Abbiamo insegnato ai nostri figli che il mondo è aperto, libero, che è più piccolo di una volta perché le distanze si accorciano. Abbiamo abbattuto i confini del nostro mondo, abbiamo visto il loro sorriso quasi incredulo quando indicavamo col dito i posti di confine alle frontiere, raccontando che un tempo ci voleva il documento per passare. E l’abbiamo fatto per loro, in fondo: reso il mondo più piccolo perché i nostri figli avessero una vita più piena, più libera, più carica di speranze e opportunità.

E adesso? Adesso come facciamo a pensarli in giro per il mondo? Loro lo sono già, ai quattro angoli del mondo, vuoi per studio vuoi per lavoro vuoi per le vacanze che li stanno disseminando ancor di più in questo periodo. In un mondo che di giorno in giorno è più chiuso, meno libero, minaccioso in un modo che non ci saremmo mai aspettati. E così, oltre lo sgomento e la paura, oltre una rabbia che monta e schiuma e ci lascia senza parole, dobbiamo anche trovare il modo di spiegare ai nostri figli che forse ci eravamo sbagliati. Che il mondo non è più aperto e libero di prima, anzi. Che in Europa non ci sono più quelle innocue frontiere con i casotti della polizia e la scritta «ALT», ma ce ne sono delle altre ben più consistenti e pericolose. Che dobbiamo imparare insieme ad affrontarle, quelle frontiere, a imbracciare insieme delle armi che non pensavamo di dover fornire loro e che non abbiamo ancora ben capito di cosa siano fatte ma di cui non possiamo più fare a meno. A meno di non costringere i nostri figli a tornare a casa e restarci, dopo che abbiamo insegnato loro a spiccare il volo. E invece no, ci piace vederli così, cittadini di un mondo libero. Per questo abbiamo dovuto imparare a convivere con la nostalgia di loro, ad accontentarci di un messaggino, due parole al telefono un giorno sì e due no.

No, non possiamo costringerli a tornare a casa. Certo che però in questo mondo dove l’ordine del giorno sono stragi insensate, con i nostri figli più o meno adulti – ma anche ancora piccini – disseminati per le città d’Europa e non solo, essere e fare i genitori è una gioia immensa ma anche uno sfiancante stillicidio di strazio: sempre all’erta con un occhio sulla carta geografica, qua e là dove sono loro, e l’altro sulle notizie, a prendere le misure del terrore.

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vivicentro – Il passaggio da apprensione a terrore per chi è in giro per il mondo STANISLAO BARRETTA
lastampa – Ostaggi in un mondo che si chiude ELENA LOEWENTHAL

DIMARO LIVE – Gli scatti della seduta di questa mattina

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Unica seduta di allenamento di giornata per il Napoli che questa sera affronterà il Trento in amichevole, a Trento, alle 20:30. Questi gli scatti della seduta.

dal nostro inviato a Dimaro, Ciro Novellino

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