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Higuain manderà domani a De Laurentiis una mail alla Pjanic

I dettagli

La Repubblica scrive sul passaggio di Higuain alla Juventus: “Il blitz della Juve s’è concretizzato all’inizio del week-end, lasciando al club il tempo di riordinare le idee. Solo domattina, alla riapertura degli uffici, De Laurentiis riceverà la lettera di Higuain (uguale a quella inviata da Pjanic alla Roma): con la richiesta dell’argentino di essere lasciato libero seduta stante, previo il pagamento della clausola rescissoria. Destinazione Torino. Il Napoli ha capito che era tutto finito ieri mattina, quando di buon’ora ha squillato il telefono di De Laurentiis. Dall’altra parte Beppe Marotta, che ha preferito avvisare di persona il numero uno azzurro: evitando di farlo trovare davanti al fatto compiuto. «Pagheremo la clausola, la Juve vuole Higuain». Ma il presidente è rimasto lo stesso un po’ spiazzato: appena il giorno prima era riuscito a mettersi in contatto con il Pipita, che gli aveva confermato il suo arrivo nel ritiro di Dimaro. I due si erano addirittura dati appuntamento per oggi, in un albergo tra i boschi della Val di Sole, a Monclassico”

L’analisi di Scalfari sulla “Democrazia”: cos’è, dov’è?

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Come ogni domenica anche oggi, come editoriale, vi proponiamo quanto scritto da Scalfari che oggi si esercita in una analisi a tutto tondo del termine “democrazia”: cosa vuol dire, cosa è, dove è praticata, dove no?, e ci traccia quindi un esaudiente cammino e percorso di analisi, conoscenza e riflessioni.

L’editoriale di Scalfari di oggi è titolato:

Il Califfo e il fulmine di Zeus sul popolo sovrano

Leggiamolo!

SOLTANTO l’Is, il Daesh, il Califfato o comunque vogliate chiamarlo non difendono la democrazia ma un Dio proprio, un proprio Allah che fa giustizia di tutti gli altri Dei, ovunque siano e comunque si chiamino. In realtà il vero Dio per il Califfato è il Califfato medesimo, depositario di tutto il bene e nemico senza quartiere di tutto il male. Il terrorismo è l’arma del Califfato per sterminare il male. Ricordate gli dei olimpici? Zeus aveva il fulmine, Nettuno le tempeste del mare, Vulcano il fuoco e Ade i tartassati degli Inferi. Il Califfato prosegue questa tradizione e il terrorismo ricorda il fulmine di Zeus e gli Inferi di Ade.

In tutti gli altri Paesi, specie quelli del Medio Oriente e della civiltà occidentale, la democrazia è la parola ricorrente sia pure in diversi significati che variano col variare della storia e delle diverse religioni. Noi in America, in Europa e in Italia ci siamo spesso dichiarati tali salvo nei frequenti casi di potere assoluto. In quella situazione però il potere assoluto e accentrato nella mani di una sola persona e del ristrettissimo gruppo dei suoi consiglieri, si diceva venisse usato per il bene del popolo. Ma quale popolo? Quello governato e sottomesso alla sovranità del Capo, che fosse Re o Papa o duca o marchese o cardinale o vescovo. La democrazia era assente nella pratica, ma presente nel ricordo è la speranza di un futuro migliore costantemente perseguito e auspicato. Ma anche la democrazia presupponeva un potere affidato al popolo.

A quel popolo che governava quel territorio, lo difendeva e spesso pensava di estenderne i confini aggredendo altri popoli. In che modo? Non certo con pacifica predicazione ma con la guerra, difensiva o offensiva. La storia di tutto il mondo è caratterizzata da questi valori, anche se chiamarli tali è alquanto abusivo. Valori? Ideali? Oppure, più realisticamente, finalità. Obiettivi, speranze futuribili?

Ho scritto di queste cose in alcuni miei libri ma in particolare in quello intitolato “L’uomo che non credeva in Dio” e un altro dal titolo “L’amore, la sfida, il destino”, ma non è stata materia dei miei servizi giornalistici. Credo che ora sia il momento di farlo per rendere più comprensibile ciò che accade tutti i giorni e in tutti i Paesi del mondo, “croce e delizia al cor”, ma molto più croce che delizia e non soltanto al cor ma anche al corpo e dunque alla vita.

***

La democrazia è il potere affidato al popolo. Ma qual è il popolo sovrano? Come si configura socialmente? Un tempo, poco più di cent’anni fa, in quasi tutti i paesi era limitato ai maschi ed anche al censo. I maschi poveri erano esenti dalle imposte e quindi dal voto. Sudditi, non sovrani. Ma la rivoluzione inglese guidata da Cromwell e quella francese del 1789 modificarono la visione del popolo sovrano. In Inghilterra e in Francia più rapidamente che altrove. L’Italia fu l’ultima ad allinearsi alla modernità nel voto tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Quando, almeno in teoria, i popoli erano ovunque sovrani. Questa sovranità si manifesta con tre valori (questa volta bisogna chiamarli tali): la libertà, l’eguaglianza, la fratellanza. La loro bandiera fu il tricolore francese, acquisito in Italia circa un secolo dopo e cioè nel 1861 quando Cavour proclamò il Regno d’Italia.

Dunque popolo sovrano, tutti coloro che la legge autorizzava a votare e questo avviene sia pure con diverse modalità in tutti i Paesi della civiltà occidentale e in quelli che il colonialismo rese o tentò di rendere simili ai nostri. Accade però che molti cittadini elettori non abbiano voglia di esercitare quel loro diritto e se ne astengono. Fisiologicamente il 20 per cento degli elettori non esercita il suo diritto, ma in molti Paesi la quota degli astenuti è cresciuta, ormai si aggira intorno al 30 e in certo casi al 40 per cento con punte estreme che arrivano addirittura al 50 per cento. In questi casi la sovranità è in mano ad un popolo ampiamente falcidiato, composto a sua volta da due categorie assai diverse tra loro: una consapevole dei suoi diritti e degli interessi generali che lo Stato democratico deve rappresentare; l’altra di persone che perseguono l’interesse proprio e dei loro capi locali e qui emergono anche fenomeni di corruzione che inquinano i risultati elettorali.

Infine c’è un fenomeno che spesso accade e cioè il fascino di un Capo, il suo carisma che si impone a masse di elettori. Di questo fenomeno ho parlato qualche settimana fa citando un brano estremamente significativo di Paul Valéry sulla dittatura. Lo ricordo perché è un fenomeno ormai abbastanza diffuso, che mina dall’interno la democrazia, il popolo sovrano e i valori generali dei quali uno Stato democratico dovrebbe essere depositario. Personalmente non credo molto al popolo sovrano. Credo piuttosto ad una classe dirigente che guida l’economia, le banche, la cultura, la scienza e naturalmente la politica.

Questa classe dirigente ha come base di sostegno il popolo sovrano; base di sostegno, non più di questo, ma una base di sostegno è comunque fondamentale; se la base cede, l’intera classe dirigente precipita nella crisi e nella sconfitta. Quanto alla politica, da che mondo è mondo essa si compone di un’oligarchia con al vertice un Capo il quale è l’espressione dell’oligarchia. Aristotele, che metteva la politica in cima a tutto, l’affidava ad un’oligarchia e così è sempre stato. Se manca l’oligarchia c’è un sovrano assoluto, con la soppressione della libertà.

Infine la libertà ha bisogno dell’eguaglianza la quale a sua volta ha bisogno della libertà e tutte e due si uniscono in nome della fratellanza che personalmente vedo così come papa Francesco vede lo Spirito Santo nel suo rapporto con Dio padre e il figlio Cristo. Perdonerete questa citazione un po’ ardita, ma è per dire che la fratellanza trasforma in umanesimo la libertà e l’eguaglianza. Bisogna amare il popolo e operare per il suo bene, scegliere la pace e non la guerra, l’amore e non il potere.

Stiamo attraversando un periodo amarissimo; il Califfato l’avevamo ormai imparato a conoscere, ma il sultanato turco è l’ultimo dei disastri che l’area balcanica e mediterranea sta attraversando. Ci vorrà molta forza d’animo e molta speranza di futuro per attraversare l’Inferno che c’è caduto addosso. Ed ora un poscritto dedicato a Matteo Renzi. Ho saputo da una fonte molto attendibile che non posso citare per ragioni di deontologia professionale, che Renzi ha deciso di metter mano alla riforma elettorale in modo drastico e prima del referendum costituzionale. Quindi entro qualche settimana. Sarebbe un passo decisivo e positivo per la democrazia italiana. Mi auguro che la mia fonte colga il vero e lo auguro al nostro Paese.

vivicentro.it/editoriale

vivicentro – L’analisi di Scalfari sulla “Democrazia”: cos’è, dov’è?

repubblica – Il Califfo e il fulmine di Zeus sul popolo sovrano di EUGENIO SCALFARI

Anche Sarri ha meditato a lungo l’addio…

I dettagli

Il Corriere del Mezzogiorno racconta un sorpredente retroscena anche su Maurizio Sarri: “Higuain se ne va, sfruttando il diritto di rescissione sentenziato dalla clausola, dopo tre anni in cui più volte ha fatto pesare l’inadeguatezza del progetto del Napoli, dall’alto di settantuno reti in centoquattro partite. Come lui, prima di lui, Cavani, Lavezzi, Benitez, avevano lasciato Castelvolturno consapevoli che gli investimenti della società non sarebbero stati sufficienti a vincere il titolo in Italia né tantomeno una competizione europea. Persino Sarri, consacratosi come grande allenatore alla guida del Napoli e subito legatosi alla città e alla squadra, ha meditato a lungo di andar via, dopo la grande delusione di gennaio, quando aveva chiesto al presidente De Laurentiis tre acquisti esponendosi personalmente riguardo le possibilità di vincere così lo scudetto, e ricevendo in compenso due giocatori non richiesti e probabilmente inadatti alla sua idea di fare calcio, tanto da non venire impiegati nemmeno un minuto in cinque lunghi mesi”.

RILEGGI LIVE – Dimaro, seduta mattutina: tifosi infuriati per la cessione di Higuain

Segui il nostro LIVE da Dimaro

11:48 – Fine seduta

11:42 – Ci prova Allan di destro da lontanissimo: palla alta

11:36 – Botta alla caviglia destra per David Lopez che zoppica vistosamente

11:31 – Hamsik e Callejon lasciano il campo in anticipo

11:28 – Senza la casacchina, in blu: Hysaj, Albiol, Luperto, Strinic, David López, Jorginho, El Kaddouri, Insigne, Dumitru e Tutino

11:27 – Lavoro con il pallone per gli azzurri, con la casacchina Ghoulam, Dezi, Chiriches, Lasicki, Valdifiori, Maggio, Celiento, Grassi, Negro, Sepe e Allan

11:06 – Allunghi fino a metà campo per il gruppo tutto in linea

10:58 – Giro di campo per gli azzurri con corsa lenta

10:47 – Higuain chi? Già dimenticato, cori per Sarri e Hamsik

10:33 – Tonelli in palestra

10:19 – Anche Tutino scende in campo e si dirige in palestra

10:16 – Rafael e David Lopez in palestra

09:30 – La seduta comincerà alle 10:45

09:01 – Si accendono gli animi in tribuna con il nervosismo dei tifosi per la cessione di Higuain

Buongiorno e benvenuti alla diretta testuale della seduta di allenamento di questa mattina. Vivicentro.it vi aggiornerà in tempo reale.

dal nostro inviato a Dimaro, Ciro Novellino

Sarri si sente tradito da Higuain: c’era una promessa fatta

I dettagli

Come riporta la Gazzetta dello Sport, anche Sarri era convinto di riabbracciare Higuain visto il loro rapporto. Negli ultimi giorni Sarri e il Pipita erano tornati a sentirsi e l’argentino aveva confermato l’arrivo a Dimaro. Il mister studiava le parole giuste per poter convincere Higuain a restare ancora a Napoli, ma ora si sente tradito.

Higuain ha già scelto la 9 della Juve: accordo raggiunto venerdì a Madrid

I dettagli

La Gazzetta dello Sport scrive su Gonzalo Higuain alla Juve. L’ufficialità potrebbe arrivare lunedì: “L’accelerata è arrivata ieri, dopo giorni di ciaccole (copyright De Laurentiis), sceneggiate da cinepanettone, smentite ufficiali e conferme a mezza bocca. Higuain venerdì ha fatto le visite mediche e attende solo l’ufficialità per scegliere la nuova maglia (il numero 9 è libero dopo la partenza di Morata), resta da capire come la Signora pagherà il Napoli. I bianconeri sono pronti a versare la clausola rescissoria, ma sono anche disponibili a sedersi a un tavolo per aprire una trattativa. Quello che è certo è che Higuain ha già un accordo con la Signora e cambierà squadra la prossima stagione. Venerdì sera Marotta e Paratici hanno disertato la serata dei calendari per raggiungere a Madrid Gonzalo e il fratello Nicolas, procuratore del Pipita, e hanno chiuso l’affare. Gonzalo ha fatto anche le visite mediche all’ospedale La Moraleja. Tutto questo senza violare le regole, perché il fatto che Higuain abbia una clausola rescissoria permette alla Juve di non chiedere l’autorizzazione. Ieri mattina Marotta ha chiamato Andrea Chiavelli, amministratore delegato del Napoli e braccio destro del presidente, e gli ha comunicato la decisione del Pipita di lasciare gli azzurri per trasferirsi a Torino. Dopodiché ha offerto al club in via amichevole la possibilità di avviare una trattativa di mercato. In serata c’è stato anche un contatto telefonico tra l’a.d. bianconero e De Laurentiis. Se il Napoli dirà di no, allora la Juve pagherà la clausola. Dal club azzurro non filtrano segnali di apertura: De Laurentiis ha sempre detto che si sarebbe arreso all’addio di Higuain solo di fronte al pagamento della clausola da 90 milioni (e non 94,7 perché in questo caso non è il giocatore a svincolarsi ma è una squadra a pagare) e difficilmente farà retromarcia, anche per non dare un segnale di debolezza ai tifosi, che non l’hanno presa bene”.

FOTOGALLERY – Amichevole a Trento, è la notte di Gabbiadini

A TRENTO E’ LA NOTTE DI GABBIADINI,
DOPPIETTA DECISIVA NEL 4-0 AZZURRO

TRENTO, 23 LUGLIO 2016 – Si Chiude 4-0 la prima partita del Napoli post era Higuain, con una doppietta di Gabbiadini che a Trento si conferma match winner azzurro se pur contro la squadra del presidente Mauro Giacca che milita nell’Eccellenza del Trentino, pur con mire di LND. Netta la differenza in campo ma l’organizzazione generale dell’incontro merita applausi.

NAPOLI: Sepe (dal 46’ Rafael); Maggio (dal 46’ Hysaj), Chiriches (dal 46’ Albiol), Koulibaly (dal 63’ Luperto), Ghoulam (dal 46’ Strinic); Lopez (dal 46’ Allan), Valdifiori (dal 46’ Jorginho), Hamsik (dal 46’ Grassi); Callejon (dal 60’ Roberto Insigne), Gabbiadini (dal 63’ Dumitru), El Kaddouri (dal 63’ Dezi). A disp.: Rafael, Contini, Hysaj, Allan, Jorginho, Dezi, Insigne R., Luperto, Albiol, Lasicki, Dumitru, Grassi, Strinic. All. Sarri

TRENTO: Scali (dal 46’ Demetz), Tomasi (dal 46’ Di Fusco – dall’87’ Segnana), Rizzon (dal 73’ Panizza), Cascone (dall’84’ Turri), Casagrande, Caliari (37’ Appiah), Conci (dal 46’ Gattamelata), Boldini, Gherardi, Ferrarese (dal 46’ Bentivoglio – dall’86’ Cavagna), Menegot (27’ Brusco – 61’ Ferraglia). A disp.: Demetz, Panizza, Di Fusco, Gattamelata, Lucena, Bentivoglio, Brusco. All. Manfioletti

Arbitro della gara: Davide Copat di Pordenone

Assistenti: Mattia Segat di Pordenone e Fabio Fabris di Pordenone

Marcatori: 6’, 34’ Gabbiadini, 57’ Albiol, 89’ Dumitru

Note: 2500 spettatori presenti

E’ stata una giornata lunga per i tifosi del Napoli, scossi dalle indiscrezioni di mercato riguardanti il futuro di Gonzalo Higuain. C’è il calcio giocato, però, a far tornare alto l’umore dei supporters azzurri, giunti in 2500 al “Briamasco” di Trento nella sfida contro la formazione locale impegnata nel campionato d’Eccellenza. Nel secondo test del ritiro di Dimaro, il Napoli batte 4-0 il Trento grazie alla doppietta di Gabbiadini e alle reti di Albiol e Dumitru.

Rispetto alla formazione contro l’Anaune, Sarri ne cambia quattro: Sepe, Valdifiori, David Lopez e Hamsik prendono il posto di Rafael, Jorginho, Allan e Grassi. Il Napoli nel primo tempo sfodera un bel calcio mettendo in mostra un buon livello in termini di ritmo, intensità e consapevolezza dei meccanismi tattici impartiti da Sarri, acclamato anche stasera dal pubblico partenopeo.

Sono due perle di Gabbiadini a far esultare i tifosi del Napoli. Manolo, nella notte delle notizie su Higuain, ricorda a tutti le potenzialità del suo sinistro dalla distanza con cui batte Scali al 6’ e al 34’. Il bottino a fine primo tempo potrebbe essere ancora più ampio, sono tante le occasioni clamorose fallite sotto porta da Callejon, El Kaddouri e compagni.

Nella ripresa Sarri realizza sei cambi: entrano Rafael per Sepe, Hysaj per Maggio, Albiol per Chiriches, Strinic per Ghoulam, Jorginho per Valdifiori, Allan per David Lopez, Grassi per Hamsik. Al 57’ è già 3-0, la costruzione della rete è tutta spagnola. Callejon batte il calcio d’angolo, Albiol stacca di testa e batte Demetz per il tris azzurro. Raul dedica la rete alla moglie e al figlio in tribuna, che stanno condividendo l’esperienza del ritiro così come è avvenuto anche per altri suoi compagni di squadra.

Nel secondo tempo i ritmi s’abbassano, complice anche la girandola dei cambi realizzata da Sarri, alla ricerca di risposte da tutta la rosa a sua disposizione. All’89’ c’è tempo anche per il 4-0: lancio di Jorginho, sponda di Roberto Insigne e rete di Dumitru, bravo ad attaccare lo spazio creatosi in area di rigore.

Presenze illustri in tribuna al “Briamasco” di Trento, è stato avvistato il direttore sportivo dell’Atalanta Giovanni Sartori, che ha potuto così osservare gli azzurri dal vivo puntando il proprio mirino sui possibili obiettivi di mercato del club nerazzurro.

FONTE: Ufficio Stampa Nicer Trento

GUARDA LA FOTOGALLERY: (FONTE Ufficio Stampa Nicer Trento, FOTO DI Italo Cuomo)

 

 

”Romeo e Giulietta” chiude in bellezza la stagione del Teatro Romano

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”Romeo e Giulietta”, sabato 23 Luglio, ha chiuso la stagione teatrale di prosa che da anni viene ospitata dal Teatro Romano di Verona . Quest’anno ricorrono i 400 anni della morte del grande tragediografo Inglese e le dodici serate in cartellone dell’Estate teatrale Veronese gli sono state tutte dedicate .

Il regista Andrea Baracco ha osato in modo impavido rappresentare in chiave moderna la tragedia d’amore più emozionante e la più conosciuta scritta dal drammaturgo Inglese William Shaekespeare , ”Romeo e Giulietta”.

Interpretata da un famoso Alessandro Preziosi che ha impersonificato Mercuzio, da una talentuosa Lucia Lavia nei panni di Giulietta e da Antonio Folletto che ha dato prova di eccezionale performance fisica nel ruolo di Romeo. Un trio che ha saputo trasmettere allo spettatore ciò che il regista ha voluto : un dramma borghese,un dramma generazionale.

La scenografia di Marta Crisolini Malatesta è statica , due cubi di plexiglass con le pareti trasparenti a rappresentare le dimore delle due famiglie rivali, i Montecchi da una parte e i Capuleti dall’altra . Immediatamente lo spettatore percepisce l’idea di una rappresentazione in chiave moderna . Così anche i costumi dei protagonisti,curati da Irene Monti, non altro che abiti attuali , non richiamano sicuramente alla nostra mente quei tempi passati del 1300 .

Le musiche di Giacomo Vezzani accompagnano l’intera rappresentazione, l’apertura è affidata alla ben nota canzone di Fabrizio de André con ”Amore che viene amore che vai”, altri pezzi musicali sono sicuramente mutuati da brani rock.

Il linguaggio degli attori a volte triviale, volgare , molto pesante, altra caratteristica di una rappresentazione translata in tempi moderni da quella tradizionale, infastidisce.

Assistiamo ad un alternarsi tra dinamismo e staticità da parte dei protagonisti , a notevoli colpi di scena . I monologhi e i dialoghi di Mercuzio sciorinati da un bravo Preziosi catturano sicuramente l’attenzione del pubblico. Un Mercuzio ambiguo sia nei gesti che nel tono della voce.

La scena finale si chiude con gli innamorati che dopo aver bevuto la porzione velenosa si concedono un’ultima sigaretta, quella del ”condannato a morte”, ignari attendono la morte .

È una interpretazione unica, singolare. Per gli amanti della tragedia è di forte impatto, non a tutti può piacere , sicuramente questo modo di rappresentazione può far avvicinare al teatro e far appassionare un genere di spettatori giovani .

”Romeo e Giulietta” sarà in programmazione nella tourné in vari teatri e città italiane: Da vedere!

Francesco Cecoro

Palena e la notte del Delfino

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Dal nostro inviato da Palena, CHRISTIAN BARISANI

Serata completamente dedicata ai colori biancazzurri nel piccolo borgo montano.

Un bagno di folla veramente emozionante quello che nella serata di ieri sera ha visto protagonista lo staff del Pescara al gran completo in quel di Palena. Giocatori, preparatori atletici, dirigenti, e tecnici, infatti, sono partiti a piedi dal municipio di Palena, e da lì «scortati» dal Sindaco, Claudio D’Emilio, fino alla piazza principale del Paese, dove, dopo gli scroscianti applausi da parte della numerosa folla accorsa per salutare i ragazzi del Delfino, sono saliti mano a mano sul palco allestito per l’occasione, per essere presentati al numeroso pubblico presente dal giornalista Massimo Profeta, in diretta sull’emittente Rete 8.

Il primo a prendere la parola, è stato proprio il Sindaco di Palena, il quale ha esordito con un pensiero riguardo «Gli angeli di Palena», compaesani strappati dalla cupidigia della vita in tenera età. Proprio a loro è dedicata la struttura che ospita gli allenamenti del Pescara nel ritiro estivo. Impianto, che come ha ricordato il primo cittadino del piccolo borgo montano, «E’ stato costruito grazie anche all’impegno delle precedenti amministrazioni, alle quali va tutto il mio ringraziamento. E, soprattutto, grazie al grande impegno ed alla grande tenacia dei numerosi volontari, che si prodigano giorno e notte per rendere la nostra struttura sempre efficciente». Non poteva mancare un pensiero ai graditi ospiti: «Siamo molti contenti ed orgogliosi di ospitare una squadra della nostra regione che si trova in serie A. Ringrazio il presidente Sebastiani per averci onorato con la sua presenza e con quella di tutto il suo staff.»

Parole al «miele» anche da parte di Sebastiani per Palena e il suo Sindaco: «Ringrazio il Sindaco per la stima che ci dimostra, e dico tranquillamente che è reciproca. A Palena ci troviamo molto bene e non ci manca nulla. L’affetto delle persone è un qualcosa di straordinario. Questo per noi è molto importante.» Un pensiero sul mancato arrivo di Leskovic: «L’affare è saltato perchè la Dinamo Zagabria ha proposto al ragazzo un contratto più vantaggioso. Pazienza. Andremo avanti lo stesso. In rosa abbiamo dei calciatori piì forti di Leskovic.»

Poi, è il turno di Massimo Oddo di prendere la parola: «Qui a Palena ci troviamo benissimo. La nostra vittoria più grande, è stata quella di avere mantenuto l’intelaiatura della squadra dell’anno scorso. Il sorteggio, sulla carta, ci vedrà impegnati in un inizio difficile, ma noi non abbiamo paura di nessuno, e scenderemo in campo per vincere contro qualsiasi avversario.»

A Memushaj è stata consegnata una targa come riconoscimento per l’ottimo lavoro svolto, ma il capitano del Pescara con grande umiltà ha detto: «Il premio l’ho vinto io, ma avrebbe potuto vincerlo qualsiasi altro mio compagno del team. Si tratta di un riconoscimento che mi sento di condividere con tutta la squadra.»

A mister Oddo, infine, il Sindaco D’Emilio ha conferito la cittadinanza onoraria di Palena. Domani, intanto, il Pescara disputerà la sua prima amichevole ufficiale stagionale: alle ore 17:00, presso il centro sportivo di Palena, è prevista la sfida contro i cugini del Teramo.

Trento-Napoli, i voti e le foto di Vivicentro: super Gabbiadini!

Questi i voti

Il Napoli batte facile il Trento e porta a casa la seconda vittoria nella seconda amichevole disputata. Questi i voti di Vivicentro.it:

Sepe sv; Maggio 6.5, Chiriches 6, Koulibaly 6, Ghoulam 6.5; Lopez 6, Valdifiori 6.5, Hamsik 6.5; Callejon 6.5, Gabbiadini 7.5, El Kaddouri 7. A disp. Rafael sv, Contini, Hysaj 6, Allan 6, Jorginho 6, Dezi, Insigne R. 6, Luperto, Albiol 6.5, Lasicki, Dumitru, Grassi 6, Strinic 6. All: Sarri 6.5.

dal nostro inviato a Trento, Ciro Novellino

CLICCA SULLE FOTO per ingrandirle

Maradona: “Dispiace che Higuain vada dai nostri rivali, ma sono stanco di questi imprenditori!”

Le sue parole

“Mi dispiace che Higuain vada da una rivale diretta come la Juventus. Ma non si può neanche dare la colpa solo al giocatore. Perché il giocatore ha le sue responsabilità, ma i più felici sono sempre quelli che fanno gli affari. Nessuno pensa ai tifosi. Sono stanco di dire che oggi è più importante aver un buon imprenditore che un buon presidente. Questo non accadeva ai miei tempi. Peccato che la FIFA continui a dormire”. Questo il duro commento di Diego Armando Maradona tramite il suo account Facebook.

ESCLUSIVA, VIDEO – Trento-Napoli, Ferrarese: “Che emozione ritrovare il Napoli e Higuain…”

Queste le sue dichiarazioni ai nostri microfoni

Il Napoli affronta il Trento a Trento nella seconda uscita stagionale durante il ritiro di Dimaro. Ex, oggi al Trento, Claudio Ferrarese che noi di Vivicentro.it abbiamo intervistato in esclusiva poco prima del fischio d’inizio.

dal nostro inviato a Dimaro, Ciro Novellino

CLICCA SUL PLAYER per vedere le immagini

RILEGGI LIVE – Trento-Napoli 0-4 (7′, 35′ Gabbiadini; 58 Albiol; 90′ Dumitru)

Segui il nostro LIVE

FINE PARTITA

45′ Atterrato in area Dezi, per l’arbitro è tutto regolare. GOOOOOOOOOOOOOOOL del Napoli, Dumitru porta il risultato sul 4-0!

44′ Fuori Di Fusco e dentro Segnana per il Trento

40′ Ancora un cambio per il Trento: fuori Cascone, dentro Turri. Dentro anche Cavagna e fuori Bentivoglio

36′ Fischi per Edo De Laurentiis che lascia il campo

35′ Fuori Demetz e dentro Rigione per il Trento

32′ Ci prova Insigne con il sinistro a giro: palla deviata in corner

30′ Cambio per il Trento: fuori Rizzon e dentro Panizza

28′ Insigne per Dumitru che calcia sulla corsa: para in due tempi Demetz

26′ A tu per tu con il difensore, Dezi si lascia ipnotizzare e perde palla a pochi metri dalla linea di porta

20′ Fuori Koulibaly e dentro Luperto e fuori El Kaddouri e dentro Dezi e fuori Gabbiadini e dentro Dumitru

17′ Fuori Brusco e dentro Ferraglia per il Trento

16′ Fuori Callejon e dentro R. Insigne

13′ GOOOOOOOOOOOOOOOOOL del Napoli. Corner di Callejon e Albiol di testa fa 0-3!

8′ Il Napoli tiene alto il ritmo, ma non trova la via del gol

1′ Partiti, palla al Napoli. Cambi per gli azzurri: fuori Sepe, Valdifiori, Maggio, Hamsik, Chiriches, David Lopez e Ghoulam e dentro Rafael, Hysaj, Allan, Jorginho, Albiol, Grassi, Strinic. Per il Trento fuori Gherardi, Ferrarese e Scali e dentro Cattamelata, Bentivoglio e Demetz. Fuori anche Tomasi e Conci per Di Fusco e Gonzalez

SECONDO TEMPO

 

47′ Fine primo tempo

44′ Botta di sinistro di Hamsik, bella risposta di Scali che dice di ‘no’

40′ Gabbiadini recupera palla e serve Callejon, poi Hamsik sulla corsa: conclusione che sfiora il sette e si spegne sul fondo

38′ Cambio per il Trento: fuori Caliari e dentro Appiah

36′ Ancora uno scatenato Gabbiadini calcia di sinistro a giro e sfiora il palo di poco

35′ GOOOOOOOOOOOOOOOL del Napoli, tiro fortissimo di sinistro da circa 30 metri di Gabbiadini che si insacca piegando le mani al portiere e terminando la sua corsa nel sette: 0-2!

34′ Callejon mette al centro per Gabbiadini, ma il suo piattone viene deviato in corner da Scali

31′ Sinistro di Gabbiadini da 40 metri, palo esterno e palla sul fondo per lui

30′ Ottimo intervento di Cascone su un El Kaddouri lanciato a rete

28′ Cambio per il Trento: fuori Menegot e dentro Brusco

27′ Callejon su punizione dai 20 metri, vola Scali e mette in corner: grande intervento per il portiere di casa

22′ Ci prova anche Hamsik dal limite, palla alta sopra la traversa

21′ Ghoulam calcia alto dai 30 metri

20′ Traversone di Ghoulam dalla sinistra, Gabbiadini viene anticipato

15′ El Kaddouri salta Tomasi e tocca per l’accorrente Callejon: la sua conclusione di sinistro viene deviata in corner

11′ Hamsik pesca Callejon sul secondo palo, lo spagnolo ad un metro dalla porta spara alto

8′ Tomasi tocca male all’indietro, Gabbiadini non è riuscito ad anticipare Scali al limite dell’area di rigore

7′ GOOOOOOOOOOOOOOOL del Napoli, tiro fortissimo di sinistro da circa 25 metri di Gabbiadini che si insacca: 0-1!

6′ Pennellata di Valdifiori per Callejon che finisce in fuorigioco

5′ Bel traversone di Maggio dalla destra, Gabbiadini non ci arriva per un soffio

3′ Corner di El Kaddouri, colpo di testa di Koulibaly ben parato a terra da Scali

2′ Callejon per Gabbiadini al centro, stop e tocco dietro per El Kaddouri che calcia alto

1′ Partiti, palla al Trento!

PRIMO TEMPO

 

20:28 – Squadre in campo accolte da un ‘chi non salta è juventino…’ la risposta dei tifosi azzurri alla ormai cessione di Higuain alla Juventus

20:20 – Le squadre rientrano negli spogliatoi

20:02 – Squadre in campo per il riscaldamento

Queste le formazioni ufficiali:

TRENTO: Scali, Tomasi, Rizzon, Cascone, Casagrande, Calliari, Conci, Boldini, Gherardi, Ferrarese, Menegot. A disp. Demetz, Panizza, Di Fusco, Gattamelata, Lucena, Bentivoglio, Brusco. All: Manfioletti.

NAPOLI: Sepe; Maggio, Chiriches, Koulibaly, Ghoulam; Lopez, Valdifiori, Hamsik; Callejon, Gabbiadini, El Kaddouri. A disp. Rafael, Contini, Hysaj, Allan, Jorginho, Dezi, Insigne R., Luperto, Albiol, Lasicki, Dumitru, Grassi, Strinic.  All: Sarri.

Buonasera e benvenuti alla diretta della gara amichevole, seconda per il Napoli, tra gli azzurri e il Trento allo stadio Briamasco di Trento. Vivicentro.it vi aggiornerà in tempo reale.

dal nostro inviato a Trento, Ciro Novellino

Ecco chi era Ali Sonboly: paranoico e vittima di bullismo

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Dopo una serata di terrore ed una notte di incertezze, in mattinata abbiamo appreso, come già espresso nell’articolo di questa mattina: “Monaco: è stato un atto di bullismo, dicono!“, che  a seminare morte e terrore ieri sera a Monaco e a tenere sotto scacco un’intera città e la teutonica “polizei” nonché il famoso GSG 9 (abbreviazione dal tedesco Grenzschutzgruppe 9, un corpo d’élite anti-terrorismo e operazioni speciali della Repubblica Federale Tedesca, appartenente alla Bundespolizei, la polizia federale tedesca), sarebbe stato (e bastato) solo un 18enne iraniano-tedesco, Ali Sonboly, poi suicidatosi, che avrebbe agito rispondendo ad un suo disagio per angherie subite o terrorismo.

Restava da approfondire la conoscenza di chi era Ali Sonboly e lo facciamo ora con le informazioni che ci fornisce l’agenzia Ansa.

Ecco chi era Ali Sonboly: paranoico e vittima di bullismo.

Un suo ex compagno dietro anonimato rivela: “Facevamo sempre mobbing contro di lui, prometteva di ucciderci”

Un killer solitario. Un ragazzo in terapia per disturbi psichici e vittima di bullismo. E’ questo il profilo di Ali Sonboly, il 18enne tedesco-iraniano che ha compiuto la strage del McDonald’s al centro commerciale Olympia. Nessun legame con l’Isis, invece un’ossessione contro i giovani colpevoli di averlo vessato negli anni del liceo e una sorta di ammirazione per le stragi come quella della scuola di Winnenden, vicino Stoccarda (15 morti) e gli assassini come Andres Breivik, l’uomo che proprio 5 anni fa nell’isola di Utoya, davanti a Oslo, ha ucciso a sangue freddo 69 ragazzi (e altre 8 persone con una bomba in città).

Sonboly viveva con i genitori nella periferia della città a Maxvorstadt, casa che è stata perquisita intorno alle due dalla Polizia. Aveva trascorso molto tempo davanti al pc utilizzando giochi di sparatorie. Nell’abitazione dell’autore della strage, oltre a materiale su stragi, é stato trovato anche un libro dal titolo ‘Furia nella testa: perché gli studenti uccidono’.

Un anonimo suo ex compagno di classe ha rivelato in una ‘chat room’ che il 18enne prometteva “sempre” di “uccidere” i bulli che lo tormentavano. “Conosco questo cazzo di tipo si chiama Ali Sonboly. Era nella mia classe. Facevamo sempre del mobbing contro di lui a scuola. E lui diceva sempre che ci avrebbe uccisi”, recita il post.

Sconforto tra i vicini, ‘una famiglia perbene’ – ‘”Era un ragazzo davvero tranquillo, non lo ho mai visto arrabbiato”. Lo dice un vicino di casa che all’uscita del condominio viene fermato dai cronisti. L’uomo, che vuole restare anonimo, spiega che anche la famiglia non ha “mai creato problemi”. Nel Dachauer Strasse, una zona piuttosto benestante di Monaco, il giovane attentatore abitava in un edificio dell’edilizia sociale con altre famiglie con background migratorio. Frequentava la scuola – così i vicini – arrotondava consegnando i giornali. Suo padre è tassista, la madre commessa. La famiglia è anche composta da un fratello. E’ grande lo sconforto per gli abitanti della zona per il fatto accaduto ieri. “Vergognatevi”, dice un passante ai giornalisti che si trovano davanti all’abitazione.

vivicentro.it/cronaca – Chi era Ali Sonboly , il killer di Monaco

Prato risponde alle accuse di immobilismo e strabismo con i cinesi

L’ufficio stampa del comune di Prato, dopo un articolo a firma di Antonella Ceccagno che segue la cosiddetta rivolta dei cinesi del 29 giugno ultimo scorso, risponde alle “accuse” di immobilismo e strabismo che vengono rivolte all’attuale amministrazione. Accuse che si possono riassumere nella domanda conclusiva che la Ceccagno pone e si pone:

Chi è alla guida delle istituzioni dovrebbe allora decidersi: se vuole distruggere l’industria della moda italiana accanendosi semplicemente contro l’anello debole della catena, se vuole continuare a far finta di niente (come sostanzialmente si è fatto nei decenni scorsi e come al di fuori della Toscana si continua a fare), o se se intende almeno provare a cercare altre soluzioni.

A seguire riportiamo la lettera del comune di Prato e, poi, anche l’articolo della Ceccagno, a cui la stessa fa riferimento, tratta da la rivista il mulino.

LA LETTERA del comune

L’articolo “I cinesi nel tessile e lo strabismo delle istituzioni”, pubblicato in data 20 luglio 2016 su la rivista Il Mulino, parla di ronde di migranti cinesi, organizzate per rispondere alle ondate di furti subite, contro migranti marocchini e le addebita «all’immobilismo» e «allo strabismo delle istituzioni». Partendo da lontano, dal 2014, l’addebito di immobilismo viene imputato, senza alcuna distinzione, alle amministrazioni che si sono succedute alla guida del Comune. E, soprattutto, decontestualizza la questione da una situazione di ordine pubblico e sicurezza ben più complessa, dove i furti ai danni di cittadini di etnia cinese erano uno – e non il solo – dei fenomeni da contrastare.

Dal giugno 2014, l’immobilismo e lo strabismo di cui tanto si parla nell’articolo non c’è stato. Il Comune di Prato, attraverso la Polizia Municipale, ha posto in essere iniziative di contrasto a ogni forma di illegalità. Lo ha fatto di concerto con tutte le altre istituzioni competenti – prefettura, magistratura, forze dell’ordine – conseguendo risultati importanti e visibili.

Ai cittadini cinesi l’amministrazione ha più volte rivolto appelli affinché le vittime di furto o di qualsiasi altro torto sporgessero denuncia alle forze dell’ordine e alla magistratura.

E molteplici sono state le iniziative di carattere sociale e culturale per favorire l’integrazione e l’educazione al rispetto delle regole e al senso civico rivolte all’intero panorama delle comunità straniere presenti a Prato (sono 109 le etnie presenti in città).

A dimostrare questo impegno ci sono i comunicati stampa e gli atti di indirizzo del Comune (tutti visibili e consultabili sul sito dell’amministrazione) e ci sono gli articoli apparsi sulla stampa.

Dispiace che, con strabismo, l’autrice dell’articolo abbia solo voluto guardare nella direzione che le era comoda a costruire un’immagine distorta di Prato.

Distinti saluti

[L’Ufficio stampa del Comune di Prato]

Cartolina da Prato.

I cinesi nel tessile e lo strabismo delle istituzioni (Antonella Ceccagno)

Protesta cinesi a ceccagno pratoLa rivolta degli imprenditori cinesi a Osmannoro e le inchieste di Prato sulle ronde organizzate da migranti cinesi e dirette contro migranti marocchini hanno colto le istituzioni di sorpresa. A stupire è soprattutto il fatto che la realtà non corrisponde affatto all’idillio, narrato con tanta cura negli ultimi anni, secondo cui le istituzioni e i migranti cinesi sarebbero andati mano nella mano verso un meraviglioso futuro, grazie a un programma di controlli serrati e selettivi condotti esclusivamente sulle imprese gestite dai migranti cinesi.

Non sono invece colti di sorpresa tanti osservatori esterni, che già da anni avevano visto delinearsi evoluzioni estremamente pericolose. Vorrei provare a ricostruire i contesti che hanno portato alle ronde e alla rivolta e lasciar emergere nella sua nudità lo strabismo delle istituzioni.

Le ronde di Prato – che sono ingiustificabili e inaccettabili – nascono da una situazione di esasperazione di lunga durata per le aggressioni e i furti contro i migranti cinesi, a cui le istituzioni hanno risposto con l’immobilismo.

Per rendersene conto bastava dare un’occhiata al sito di Associna, che nel 2014 ha dato vita alla pagina web #PratoInsicura. Luna Chen scriveva:

«Non sono sorpresa di essere stata derubata nel centro di Prato mentre camminavo con tre amici. Dopotutto, tutti i miei amici cinesi di Prato sono stati derubati almeno una volta negli ultimi anni e non vedo perché io avrei dovuto essere l’eccezione! Al contrario, sono sorpresa di essermela cavata solo con una sbucciatura al ginocchio. Sono davvero fortunata!».

Altri post raccontavano che i cinesi ne hanno abbastanza di essere considerati il bancomat della città o lamentavano la mancanza di attenzione delle autorità locali, che sembravano considerare i furti e le aggressioni come problema di un corpo estraneo.

Molte persone che ho intervistato hanno detto che chiedere aiuto alla polizia era inutile. Un enorme lavoro di sensibilizzazione al problema è stato svolto da Compost, un centro indipendente di produzione artistica, che nel 2013 ha raccolto più di cento denunce di furto da parte dei cinesi di Prato. Ma anche in questo caso le istituzioni non si sono mosse.

L’allora assessore comunale alla Sicurezza ha risposto a Luna Chen: i cinesi avrebbero dovuto essere più prudenti e non avrebbero dovuto portare con loro quantità di denaro che probabilmente nessun cittadino di Prato può permettersi.

Questa risposta è interessante, perché trasmette – condensandoli – messaggi politici diversi. Mettendo in contrapposizione migranti cinesi, da un lato, e «cittadini», dall’altro, l’assessore sottintendeva che la cittadinanza non è per i cinesi né per i loro figli. Inoltre, creava artificiosamente una divisione tra i cinesi da una parte, che sarebbero invariabilmente ricchi, e «i cittadini» dall’altra, poveri, o comunque più poveri. Questo approccio è estremamente pericoloso perché giustifica l’immobilismo delle istituzioni locali sulla questione.

Da allora, le persone al governo della città sono cambiate, ma l’immobilismo delle istituzioni su questo fenomeno rimane. Così come non c’è spazio per giustificare le ronde, non c’è nemmeno spazio per il tentativo delle istituzioni di sottrarsi alle proprie responsabilità per non aver affrontato una situazione che si è incancrenita scavando solchi di sfiducia.

Spostiamoci a Osmannoro, dove la rivolta degli imprenditori cinesi è nata. Il governatore della Toscana Rossi ha dichiarato che i controlli selettivi sulle imprese cinesi continueranno. È forse giunto il momento che le istituzioni smettano di osservare la proboscide, la coda e le zampe dell’elefante separatamente e finalmente prendano atto dell’esistenza dell’elefante nella sua interezza. L’«elefante» è l’industria della moda, che con la globalizzazione ha dovuto cambiare drasticamente. La fast fashion italiana non delocalizzata oggi esige dai terzisti condizioni analoghe a quelle offerte dalla delocalizzazione internazionale: manodopera a basso costo, tempi sincopati di produzione e violazione sistematica delle leggi sul lavoro. Queste richieste non sono un’optional, sono la conditio sine qua non per la produzione della moda italiana «in» Italia.

I migranti cinesi nella moda italiana sono riusciti a incarnare al meglio gli imperativi della moda globalizzata soprattutto attraverso accordi secondo cui i lavoratori vivono all’interno del laboratorio in cui lavorano e attraverso la mobilità frenetica degli operai. Hanno creato un «regime mobile» che risponde alle esigenze più recenti della moda, al punto che si sono progressivamente sostituiti ai terzisti italiani. Anche se a Prato un certo numero di migranti cinesi sono riusciti ad accedere alla posizione di ditta finale, nel complesso, nella moda italiana, i cinesi tendono a occupare la posizione di terzisti mentre le ditte finali sono in mano a italiani. Il che è esattamente l’opposto dell’extraterritorialità di cui vengono accusate le ditte cinesi.

I migranti cinesi che hanno dato vita alla rivolta di Osmannoro, quindi, volevano forse protestare perché ci ostiniamo a far finta di non vedere che oggi quello che le ditte finali – incluse le grandi firme – pretendono dai terzisti e quello che le istituzioni richiedono ai terzisti fanno a pugni tra loro.

Chi è alla guida delle istituzioni dovrebbe allora decidersi: se vuole distruggere l’industria della moda italiana accanendosi semplicemente contro l’anello debole della catena, se vuole continuare a far finta di niente (come sostanzialmente si è fatto nei decenni scorsi e come al di fuori della Toscana si continua a fare), o se se intende almeno provare a cercare altre soluzioni.

Certo, trovare altre soluzioni non è facile, anche perché quello che emerge come un problema di «illegalità lavorativa» hic et nunc a Prato non è il frutto di dinamiche solo locali, ma è legato agli interessi di una molteplicità di attori che includono lo Stato e le sue politiche migratorie e lavorative, l’industria della moda nel suo insieme, e addirittura nuove forme di lavoro che si impongono a livello globale e che sono difficilmente contenibili nei confini nazionali e ancor meno nei confini distrettuali.

Koulibaly-Napoli, pace fatta: incontro tra ADL e il suo agente

Koulibaly-Napoli, pace fatta

Buone notizie per il Napoli. ADL avrebbe riallacciato i rapporti con Koulibaly e il suo agente. Di Marzio rivela: “C’è stato un incontro tra Aurelio De Laurentiis e l’agente del difensore, Satin: dopo le discussioni, le dichiarazioni pubbliche del giocatore che non avevano fatto piacere al Napoli e l’interesse di Chelsea ed Everton, è tornato il sereno tra le parti. Sono state gettate le basi per il rinnovo: non c’è ancora l’intesa, ma le parti hanno cominciato a parlarsi di nuovo e c’è ottimismo per l’accordo che potrà essere trovato nei prossimi giorni. Il Napoli dunque prova a blindare Kalidou Koulibaly”.

La società turca e i militari dopo il tentato Golpe

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Il tentato golpe della notte tra venerdì e sabato cambia profondamente il volto della Turchia, indipendentemente dall’esito finale. L’analisi del nostro corrispondente

La Turchia non è nuova a golpe militari, la sua storia repubblicana è costellata di interventi delle forze armate nella vita pubblica del Paese, forti di un ruolo di garanti della Repubblica in parte legato all’eredità kemalista, in parte auto-attribuitosi nel corso degli anni.

Tuttavia, il rovesciamento del governo tentato nella notte del 15 luglio avviene in un contesto molto diverso rispetto a quello del secolo scorso. La società turca ha vissuto sulla propria pelle diversi golpe, ne ha sperimentato l’assoluta inutilità nel creare una società libera e ha quindi maturato un’avversione per l’intervento militare che supera la tradizionale affezione per la figura del soldato. Questa inversione nella gerarchia dei valori è probabilmente il più significativo cambiamento che possiamo cogliere: l’esercito turco non godrà più del ruolo, del prestigio e, tanto meno, del timore reverenziale di un tempo.

Scene a cui si è assistito in questi giorni, con i civili che si oppongono ai carri armati e addirittura aggrediscono i soldati, sarebbero state impensabili fino a 15 anni fa. Non sarebbe mai stata possibile una chiamata alla mobilitazione come quella avvenuta dai minareti delle moschee, un elemento di assoluta novità, indice della forza che l’istituzione religiosa ha ormai raggiunto nel Paese.

Non sarebbe stato possibile un appello al popolo a scendere in strada come quello di Erdoğan e della polizia stessa, per di più sui social media tanto odiati. Il presidente ha scommesso tutto sul sostegno del suo popolo, rischiando un bagno di sangue qualora l’esercito avesse avuto più mezzi e più determinazione per reagire con le armi. Se quasi trecento morti sono un bilancio tragico, se pure abbiamo assistito a spari sulla folla, la verità è che si è andati vicini ad una vera e propria carneficina, evitata anche dalla reticenza di una parte delle truppe ad aprire il fuoco sui civili.

La nuova classe media, anatolica e conservatrice emersa negli ultimi vent’anni, e che costituisce lo zoccolo duro dell’elettorato Akp, non accetta più il ruolo subalterno a cui il kemalismo l’aveva relegata. Oggi è protagonista indiscussa della scena politica turca e non intende abbandonare il palcoscenico politico. È indispensabile quindi trovare nuove forme di convivenza tra le diverse anime del Paese.

Il nuovo contesto della società turca spiega però solo in parte le anomalie di questo tentato golpe, a cominciare dall’esiguo numero di truppe e mezzi che sono stati schierati, con i quali appare difficile sperare di controllare con efficacia il Paese. Perché generali di lunga carriera abbiano azzardato una mossa così disperata è una delle domande più importanti e, al tempo stesso, di più difficile risposta.

Secondo quanto è possibile ricostruire finora, la mano dei militari sarebbe stata forzata ad agire, e per ben due volte. Per agosto si prevedeva una stretta del governo per epurare l’esercito dalle ultime presenze guleniste ostili ad Erdoğan; questo avrebbe spinto le gerarchie militari a organizzare il golpe, una sorta di estrema risorsa prima della definitiva capitolazione.

Inoltre, il golpe non era previsto per venerdì sera, orario insolito, ma per l’alba di sabato. A sostenerlo è tra gli altri il giornalista Ahmet Şık, che vede in un imminente intervento della polizia il fattore che avrebbe spinto i militari a un’azione affrettata.

Appare quindi probabile che il governo avesse quantomeno sentore di ciò che stava per accadere. D’altra parte, Erdoğan si era preparato da 15 anni a questa eventualità, conscio della storia del Paese e delle reazioni che un governo di stampo religioso e conservatore poteva suscitare nella nomenclatura militare.

A questo si aggiungono le modalità “novecentesche” di un golpe che è parso arretrato nei mezzi, scoordinato nelle modalità di esecuzione, insicuro sugli obiettivi da perseguire. I golpisti hanno pressoché ignorato le principali cariche istituzionali, concentrandosi su obiettivi simbolici ma di scarso valore strategico; ad esempio occupare la televisione di Stato, da cui diramare il comunicato che annuncia il golpe, senza avere sotto controllo né le reti private, né internet. Un fatto curioso, in un Paese che ci ha abituati che il blocco della rete è il primo segnale di qualcosa che sta accadendo.

Sono questi elementi ad aver generato, in una parte dell’opinione pubblica turca e di quella internazionale, diffidenza sulla veridicità del colpo di Stato e l’idea che tutto possa essere stato un “teatro”, come recita uno degli hashtag più popolari su Twitter, organizzato dal governo per giustificare le operazioni di polizia a cui assistiamo in queste ore.

Se tutti i partiti politici sono riusciti a produrre una storica dichiarazione comune in sostegno alle istituzioni democratiche turche, la società civile appare invece spaccata tra chi celebra il popolo sceso in strada per la difesa della democrazia e chi scuote il capo rassegnato, perché convinto si sia trattato di una messinscena del governo.

Erdoğan nel frattempo ha, fin dal principio, accusato il movimento gulenista della responsabilità del golpe, rinnovando agli Stati Uniti, dove Fethullah Gülen risiede, la richiesta di estradizione del predicatore ex grande amico ed oggi nemico numero uno del presidente. Gülen ha invece negato ogni responsabilità nel golpe, seppur soltanto quando questo era ormai platealmente fallito.

Al di là dell’esito e della vera natura di questo fallito golpe, oggi Erdoğan si trova davanti a un bivio: rafforzare le istituzioni democratiche e la dialettica interna, unico vero antidoto ad ogni deriva autoritaria o golpista, oppure approfittare del favorevole clima post-golpe per stringere definitivamente la sua presa sul potere. La cronaca di queste ore non fa purtroppo ben sperare. Il governo turco pare intenzionato ad approfittare del momento favorevole per un’operazione di pulizia dell’apparato statale che, fino a prima del golpe, avrebbe creato grande scalpore e barricate da parte di tutte le opposizioni, oggi assolutamente impossibilitate ad agire perché verrebbero immediatamente associate ai golpisti.

Un governo che reagisce con durezza dopo essere sopravvissuto ad una simile prova è assolutamente normale. Ma il timore, che con il passare del tempo diventa certezza, è che la Turchia uscirà da questo episodio irrimediabilmente indebolita, le sue istituzioni incapaci di resistere alle tentazioni dispotiche di Erdoğan.

Le migliaia di arresti in corso nelle file dell’esercito sono un’ovvia conseguenza del golpe, ma il numero di tali arresti supera quello dei militari scesi in strada per il colpo di stato. Desta invece più allarme l’operazione di polizia in corso contro le istituzioni giudiziarie: l’arresto di 2.754 giudici, di 140 membri della Corte Suprema e di 48 del Consiglio di Stato è uno sconvolgimento che incrina direttamente il già precario equilibrio tra i poteri della Repubblica turca.

Ancor meno comprensibile la stretta che si è concretizzata nelle ultime ore sui media, con il governo che ha bloccato l’accesso a numerosi siti di informazione, nonostante i media si siano unanimemente e fin dal principio schierati contro il golpe.

Poi c’è quanto sta accadendo nelle strade, dove gli strascichi del tentato golpe si traducono in episodi di violenza da parte di gruppi militanti della destra religiosa e nazionalista.

L’appello rivolto dal governo al popolo ad occupare le strade, anche ammettendone la legittimità nelle ore del golpe, è continuamente rinnovato anche ora che la situazione è, a detta delle stesse autorità, tornata sotto controllo. La difesa della democrazia si è trasformata in un inaccettabile mandato ad amministrare giustizia sommaria in strada.

Nelle ore del golpe la folla non si è limitata ad opporsi ai carri armati, ma si è lasciata andare al linciaggio di militari che pure si erano già arresi e consegnati alla polizia. Ancor più ora si segnalano aggressioni ai danni delle minoranze curde e alevite, di rifugiati siriani, delle sedi dei partiti d’opposizione, e di ragazzi colpevoli di bere alcolici sul lungomare di Istanbul.

La folla anti-golpe ha poi chiesto a gran voce il ritorno alla pena capitale, richiesta che, almeno nella comunicazione mediatica, sta trovando sponda all’interno del governo. Una deriva da scongiurare e che significherebbe non solo un grave passo indietro per la società turca, ma anche un ulteriore isolamento della Turchia sulla scena internazionale. Come minimo, vorrebbe dire tagliare del tutto i legami con l’Europa, compreso l’addio alla Corte europea dei diritti umani, e abbandonare il percorso di adesione all’Unione.

Aizzare in questo modo la massa del popolo è un gioco pericoloso per questo Paese, così spaccato e bisognoso d’unità d’intenti, un gioco che sta rivelando il peggior lato populista del governo Akp.

vivicentro.it/opinioni – balcanicaucaso / Turchia, strascichi di un tentato golpe (Dimitri Bettoni)

Higuain alla Juve, lunedì l’annuncio ufficiale

Annuncio a breve

La radio ufficiale del Napoli, radio Kiss Kiss Napoli, annuncia il giorno in cui Higuain sarà ufficialmente un giocatore della Juventus. Walter De Maggio, attraverso twitter, fa sapere che lunedì sarà resa nota la notizia. La Juventus paga, Higuain accetta, il Napoli riparte da 94 milioni di euro.

CLAMOROSO- Napoli, si punta Tevez! Le ultime

Tevez nome nuovo

Clamoroso Napoli: secondo quanto riporta Sportitalia, gli azzurri proveranno ad arrivare a Carlos Tevez, ex attaccante della Juventus, ora al Boca Juniors, a cui è legato per altri due anni. Il classe 84 sarebbe tentato a vivere una nuova esperienza in Italia. Anche l’Inter sarebbe interessata al ragazzo.

Higuain-Juve, ecco quando il pipita raggiungerà Torino

Higuain, ecco quando arriverà a Torino

Alfredo Pedullà, esperto di mercato, si sbilancia e, attraverso il suo sito ufficiale, rivela il giorno in cui il pipita arriverà a Torino: “Le visite mediche anticipate hanno per la Juve un significato preciso: evitare a Gonzalo Higuain di presentarsi a Dimaro, dopo aver comunicato al Napoli la volontà (non una sorpresa) di pagare la clausola. La Juve ha programmato anche un giorno per l’arrivo a Torino: giovedì prossimo, al massimo 24 ore dopo. Questa è la decisione di massima, in modo da evitargli – se non ci saranno indicazioni diverse – l’ultimo impegno bianconero a Hong Kong del 30 luglio per aggregarlo alla squadra al rientro in Italia e in vista dell’amichevole del 7 agosto in casa del West Ham. Il programma di massima è questo, con le dovute modifiche in base ai prossimi eventi.”