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La ‘Ndrezzata

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Tra le Associazioni che tengono vive le tradizioni culturali dell’isola d’Ischia un ruolo rilevante è assunto dal Gruppo Folk’Ndrezzata. Con la nascita della “Scuola del Folklore” nel 1997, è stata ripristinata una danza con gli stessi costumi e l’identica struttura che la caratterizzavano nella prima metà del 900. Durante gli anni 50 la danza diventò un connubio tra diversi balli in pratica sull’isola, assumendo il nome di ‘Ndrezzata. Nel 1867 lo storico isolano Giuseppe D’Ascia, a proposito della “Ndirizzata”, cita un coro rilevando che esso si basa essenzialmente sul numero:

uno, ddoje e tre. La ‘Ndrezzata (che nel dialetto ischitano vuol dire intrecciata) è un canto rituale, recitato nel corso di una danza con spade e bastoni. E’ una danza che appartiene al patrimonio culturale di Buonopane, una frazione del comune di Barano. Roberto De Simone, attento osservatore della cultura popolare, nella raccolta “Canti e tradizioni della Campania”, inserisce anche la ‘Ndrezzata non solo per la bellezza della danza, ma anche per le sue origini tanto remote.

Confrontata con altri riti, la danza, presenta le proprie peculiarità, alcune intrinseche, altre derivanti dalla sua manipolazione e dal suo uso. I canti assumono una funzione magico – sacrale, perché nella tensione verso l’alto si esorcizzano paure e angosce. I cantori non sono solo virtuosi ma anche mediatori tra l’umano e il divino. Questo ruolo, quasi sacerdotale, non è svolto in tutto l’anno, ma solo in quei giorni particolari in cui il culto si rinnova. La ‘Ndrezzata, fino a non molto tempo, fa ere rappresentata solo in due circostanze: il ventiquattro giugno e il Lunedì in Albis e sempre nello stesso luogo cioè il sagrato della Chiesa di San Giovanni Battista a Buonopane. Negli ultimi decenni, si è trasformata in un prodotto di consumo e la sua esecuzione avviene in qualsiasi periodo dell’anno o in qualsiasi luogo. Essa ha acquisito notorietà anche all’estero, infatti, fu eseguita nel 1916 e nel 1917 a New York nella 149ma strada. I Buonopanesi emigrati in Argentina la ripresentarono a Buenos Aires. Numerosi elementi presenti nel testo portano a configurare la ‘Ndrezzata come un poemetto epico popolare nato nel Medioevo che racchiude al suo interno unpeana, un’elegia di tipo guerresco (lo sferrare di colpi con spade e “mazzarielli”) ed amoroso. Ma le origini del canto sono più remote, strettamente connesse al retaggio mitico della cultura greca che si era andata diffondendo a Ischia grazie ai primi coloni eubei che avevano fondato Pithecusa. La cultura della danza si diffuse ben presto in tutta l’isola, trovando terreno fecondo presso la sorgente di Nitrodi a Buonopane. La leggenda narra che la danza fosse praticata dalle Ninfe abitanti la fonte, al ritmo di spade di legno, battute dai Satiri su rudimentali manganelli che accompagnavano la melodia prodotta dalla cetra d’oro di Apollo che, pizzicandola, si innamorò della ninfa Coronide. Dalla loro unione nacque Esculapio. Appagato dall’amore con la ninfa, Apollo concesse alla sorgente Nitrodi, la proprietà di offrire bellezza e guarigione. Ma ben presto Coronide s’innamorò del fauno Ischis e Apollo, accecato dalla gelosia, la gettò in mare. Esculapio decise allora di vendicarsi sciogliendo nella fonte un intruglio di erbe esotiche che rendeva litigioso e geloso chiunque si abbeverasse alla sorgente. Prima di far ritorno nel loro mondo, le Ninfe, per perpetuare la loro danza, vollero infondere, in dono agli abitanti del luogo, il ritmo della ‘Ndrezzata. I baranesi e buonopanesi, abbeveratisi alla sorgente contaminata da Esculapio, vissero in continuo litigio fino a quando, nel 1540, una fanciulla perse una cintura di corallo donatale dal fidanzato, un pescatore di Barano. La cintura fu rinvenuta da un giovane di Buonopane, che si rifiutava di riconsegnarla alla proprietaria. Per porre fine all’ennesima guerra che ne scaturì, e che raggiunse il culmine sul ponte di Buonopane, le due fazioni decisero di siglare la pace ai piedi della statua raffigurante la Madonna della Porta. Il Lunedì dell’Angelo, le due parti convenute bruciarono la cintura, motivo di discordia, davanti alla chiesa di San Giovanni e i Buonopanesi festeggiarono ballando una ‘Ndrezzata. Da allora, per celebrare la fine delle ostilità, la danza viene ballata ogni anno il giorno di pasquetta e durante i festeggiamenti di San Giovanni, il 24 giugno. Sulle origini della ‘Ndrezzata circolano parecchie versioni. Una di esse la fa derivare da un’antica danza greca (Hasapiko, divenuto poi Sirtaki) giunta sull’isola con la fondazione di Pithekussai. Affascinati dal suo ritmo, potrebbero essere stati i primi colonizzatori a suggerirla in madre patria, e quindi potrebbe essere l’Hasapiko a derivare dalla ‘Ndrezzata e non viceversa La ‘Ndrezzata è considerata una danza di guerra.

Vagliando però più attentamente questa definizione, si nota che essa è poco appropriata perché le danze che simulano un combattimento assumono una forma diversa: non a cerchio, ma a schiera. I combattenti, nell’entrare in battaglia, si schierano gli uni contro agli altri. Gli esecutori della ‘Ndrezzata formano invece due cerchi concentrici, e che nel corso della danza, cambiano ripetutamente la posizione ma sempre disponendosi a cerchio. Il cerchio nella religione primitiva  simboleggiava l’infinito e l’eterno. Disponendosi in cerchio gli esseri umani si univano tra loro e s’immergevano nell’armonia diffusa sul creato dalle divinità celesti. La danza in cerchio è la più antica e l’unica ricorrente nella ritualità pagana. Alle sue origini anche la ‘Ndrezzata era una danza d’amore. Una danza dal cui cerchio si spandeva una magia che ancora può alimentare il nostro immaginario. Essa è legata alla figura di San Giovanni Battista. La dedica a S. Giovanni, introdotta con il cattolicesimo, è determinante. La figura di questo santo è stata sovrapposta al Litha (il Sabba del solstizio d’estate) al fine di cristallizzare la festa, senza tuttavia cancellarne il significato originale. Anzi i significati, perché il Litha ne aveva molti: era un sabba di purificazione, di nascita e di consacrazione del matrimonio. Si accompagnavano danza e magie e nel Battista erano presenti tutti questi elementi: la nascita prodigiosa, il ruolo “di battista”, di fustigatore degli amori illeciti e quindi la consacrazione del matrimonio. Al Battista si associano anche altre immagini: il mistero della vita vissuta nel deserto e la danza, a causa della quale viene decollato e grazie alla quale diventa il precursore dei martiri cristiani. Il solstizio d’estate era celebrato anche nella nostra isola con feste a mare, lungo la costa e con rituali campestri nell’entroterra e con una danza che era probabilmente preceduta da atti purificatori basati sul fuoco e sull’acqua. Nel passato la ‘Ndrezzata, non era preceduta né dal canto introduttivo né dal recitato. La sua esecuzione richiedeva continue esercitazioni. L’addestramento cominciava già in tenera età: i bambini prima si limitavano ad assistere e poi entravano nel gioco, imparando ad adattare passi e movenze al ritmo dei tamburelli.

Il rito della ‘Ndrezzata si articola in tre tempi: sfilata, predica e danza. Ciascuno dei diciotto danzatori tramanda ai propri discendenti i segreti della danza e il privilegio di parteciparvi. Durante la sfilata metà dei danzatori entra in scena con un giubbetto di colore rosso, che rappresenta gli uomini, mentre l’altra metà indossa un corpetto verde che simboleggia le donne. Alla testa del gruppo sfila il caporale, al suono di due clarini e due tammorre. Al termine della sfilata i gruppi di danzatori formano due cerchi concentrici, impugnando, proprio come i fauni della leggenda, un mazzariello nella mano destra e una spada di legno in quella sinistra. All’interno della danza due sono le figure fondamentali: la formazione della rosa con l’intreccio dei mazzarielli a mani alzate e l’elevazione su di essa del caporale, che in antico dialetto ischitano recita la parte narrata. Le strofe sono dedicate all’amore, alla paura dei saraceni, alle fughe sul Monte Epomeo, alla difficoltà del lavoro nei campi. Ognuno degli esecutori è armato di un mazzarello di circa quaranta centimetri impugnato nella mano destra e di una spada di legno di circa un metro impugnata a sinistra. Il tessuto strumentale, oltre le stesse armi, che fungono da strumenti ritmici e accompagnano il canto e la danza, si vale di due clarinetti e di tamburelli. L’azione si compone di tre momenti. Il primo è costituito dai danzatori che sfilano in processione e si dispongono in doppio cerchio cantando. Il secondo prevede che il caporale sia sollevato su una catena di mazzarelli e, sostenuto dai danzatori, reciti la predica. Il terzo momento, il più emozionante, comincia con la danza vera e propria.

I danzatori cantano e in ritmo crescente, si scambiano colpi di mazzarelli e spade.

Probabilmente essa era inizialmente recitata in una cantina, dopo aver mangiato e bevuto in abbondanza per suscitare, con le bravate del protagonista e con i frequenti doppi sensi, il riso.

Gli ascoltatori non sono passivi perché vengono chiamati in causa per esprimere il proprio punto di vista. Il canto che accompagna la danza vera e propria è costituita da storie libere, forse provenienti da ambienti diversi, che sono inserite senza ordine.

Si ringrazia il Centro Ricerche Storiche D’Ambra nella persona dell’Avv. Nino D’Ambra, Presidente dell’”Officina della Memoria” per le notizie storiche.

Luigi Castaldi

vivicentro.it/sud/terzapagina

Macchine Elettorali

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I leader dei principali partiti, con la preziosa collaborazione di una scuderia di collaboratori e tecnici politici, sono scesi in pista, con le loro ”macchine elettorali”.

Come in formula 1, ogni pilota farà capo ad un team , che in caso di vittoria, entrerà a far parte della nuova scuderia politica.

Dopo la corsa sul referendum sapremo se Renzi resterà alla guida del Paese, o se la leadership andrà ad altri piloti.

La posta in gioco è alta, non è da sottovalutare, è in pista il nostro presente e il futuro dei nostri figli. Abbiamo da un lato una coalizione di destra che di giorno in giorno si va sempre più compattando.

Dall’altro abbiamo un Governo che continua ad essere contestato dalle stesse minoranze dem. Non sembra carburare al meglio , la sua pur potente “macchina elettorale” perde colpi, batte in testa, cammina a 3 cilindri, anche le candele pur avendo macinato pochi chilometri, sembrano alquanto usurate.

Sarebbe giusto che le macchine elettorali di piccola cilindrata scomparissero tutte dagli autodromi nazionali, in quanto creano ostacoli, rallentamenti, fermi continui da pit stop.

Se le macchine da corsa renziane dovessero perdere, sempre che non vi siano novità, potrebbero essere messe in quarantena.  In caso di successo continuerebbero a gareggiare fino alla fine del campionato plurimarche politico.

In questi 2 mesi gli Italiani dovranno scegliere; speriamo che in questa competizione vinca un team che  porti tutti noi a vincere la gara del nostro futuro.

vivicentro.it/blogger/lopiano-saintred / Macchine Elettorali Lo Piano – Saintred

VIDEO – A Siano (Sa), lo spettacolo diurno della pirotecnica Chiarappa

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Alla festa di San Rocco, a Siano di Salerno, in occasione del ‘Palio dei Fuochi’ che si è tenuto il 17 agosto, abbiamo intervistato, in esclusiva, oltre a mostravi le immagini dello spettacolo diurno, la ditta Chiarappa. Abbiamo ascoltato anche due esponenti del comitato centrale fuochi diurni Diego Russo e Giacomo Tisi.

dai nostri inviati  a Siano, Ciro Novellino e Gennaro Novellino

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VIDEO – A Siano il Palio dei Fuochi, il sindaco: “Uno spettacolo garantito”

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Alla festa di San Rocco, a Siano di Salerno, in occasione del ‘Palio dei Fuochi’ che si è tenuto il 17 agosto, abbiamo intervistato, in esclusiva, il Sindaco di Siano Giorgio Marchese e il consigliere delegato allo spettacolo e allo sport, Giuseppe Albano.

dai nostri inviati  a Siano, Ciro Novellino e Gennaro Novellino

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Addio a Gerardo De Rosa: l’ultimo comandante dell’Achille Lauro

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Due anni fa, era il 18 agosto del 2014, nella sua abitazione a Gragnano nella località “Parco Imperiale” morì all’età di ottantanni lo storico comandante del transatlantico “Achille Lauro”Gerardo De Rosa.

De Rosa fu l’ultimo comandante dell’Achille Lauro ed è ricordato per colui che nel lontano 1985 affrontò quattro terroristi del fronte per la liberazione della Palestina che dirottarono la “nave blù” (così definita per il suo colore) al largo delle coste egiziane.

Malato di cuore da diverso tempo, nell’ultimo periodo era ricorso anche a diversi ricoveri ospedalieri ma il cuore del Comandante cessò di battere per sempre.

Domani mattina, a distanza di due anni, la cittadina situata ai piedi dei monti Lattari, ricorderà la figura del comandante De Rosa in piazza Aubry presso la chiesa del Corpus Domini.

Giovanni MATRONE

Kiss Kiss Napoli – Ultimatum a Tevez: entro 24 deve decidere

I dettagli

Il Napoli continua a lavorare sul mercato, pronto ancora a rinforzare il reparto avanzato. Tutto su Carlitos Tevez, come riportato da Valter De Maggio, durante Radio Gol su Radio Kiss Kiss Napoli: il Napoli avrebbe dato un ultimatum al giocatore: 24 ore per decidere cosa fare.

Pescara-Napoli, i dettagli sui biglietti per il Settore Ospiti

I dettagli

La Delfino Pescara 1936 comunica che dalle h 10,00 di mercoledì 17 agosto, apriranno le vendite dei tagliandi gara Pescara Napoli valida per la 1a giornata di campionato serie A TIM 16/17. I biglietti possono essere acquistati presso tutti i punti vendita TicketOne in Italia (consultabili al seguente link https://www.ticketone.it/biglietti.html?affiliate=ITT&doc=search/ticketAgency), e presso i due Official Store di Via Regina Margherita, 3 (Pescara) e centro commerciale Porto Allegro (Montesilvano).

I PREZZI

CURVA NORD – intero euro 20 – ridotto euro 14

TRIBUNA ADRIATICA CENTRALE – intero euro 40 – ridotto euro 28

TRIBUNA ADRIATICA LATERALE – intero euro 30 – ridotto euro 21

TRIBUNA MAJELLA CENTRALE – intero euro 100 – ridotto euro 70

TRIBUNA MAJELLA LATERALA – intero euro 65 – ridotto euro 46

POLTRONISSIMA – intero euro 200 – ridotto euro 140

SETTORE OSPITI CURVA SUD – euro 20 tariffa unica

Si ricorda che il giorno della gara, i biglietti possono essere acquistati anche presso il botteghino della Curva Nord presso lo Stadio Adriatico Giovanni Cornacchia.

Juve Stabia, i calendari Under 17 e Under 15: si parte con il Melfi

Il calendario completo

Il via scatterà l’11 settembre, dopo aver conosciuto i gironi delle due compagini stabiesi, Under 17 e Under 15, è ora il turno dei calendari. Si parte in casa con il Melfi, per poi, prima della sosta, affrontare in trasferta il Racing Club Roma prima della sosta. Clicca sulle foto per ingrandirle e vedere il calendario completo.

 

Corbo: “L’arrivo di Icardi a Napoli corrisponde al ponte sullo stretto”

Antonio Corbo per La Repubblica

Quei quaranta euro per un biglietto di curva sono una sfida. Uno schizzo d’ira. Un gesto di autolesionismo che mina la sua già modesta popolarità. Nelle stesse ore De Laurentiis, girando intorno alla Sicilia con un panfilo a nolo di 36 metri, indovina forse la rotta per portare il club più vicino alla Juve, almeno nei fatturati. Vede ad Oriente la nuova cassa. I cinesi arrivano a Milano, lui viaggia al contrario. Cina, India e un po’ meno Giappone sono le nuove frontiere del calcio: troverà spazio il marchio Napoli?
Litiga con i tifosi portando a prezzi inaccettabili i tagliandi riservati a giovani e meno ricchi. Un errore che avrebbe meritato il commento del sindaco, ricordando il limite etico e contrattuale dei 25 euro, e attira già l’attenzione di prefetto e questore. Una decisione così drastica in giorni di tensioni e disamore può riflettersi sull’ordine pubblico il 28, sabato di Napoli-Milan. Ma per lo stesso Napoli, l’esuberante presidente insegue sogni di grandezza finanziaria: c’’è tutto De Laurentiis in questa contraddizione, il suo stile di vita, come chi nasce sotto un segno doppio. De Laurentiis ha le visioni e i malumori, la stizza e gli slanci di un incorreggibile “Gemelli” di 67 anni.
La scelta di sondare i mercati asiatici è di due anni fa. Cominciò con il cinema, deluso da qualche incasso e dalla chiusura di sale convertite in grandi magazzini. Si aggiudicò i diritti di film americani da vendere in Asia. L’interesse del governo cinese, che pianifica un movimento di 50 milioni di calciatori in 5 anni, riporta De Laurentiis sui quadranti asiatici. Si parlava già a luglio di fatturati: il divario dei club italiani con spagnoli, inglesi e tedeschi ne determina le gerarchie. L’Italia non va oltre il quarto posto nella scala europea, ed il Napoli in A non supera il secondo, dietro la Juve che fila verso i 400 milioni, quasi il doppio.
Il Napoli non ha investito in strutture. Sono robusti gli introiti delle tv, ma è solo quinto negli incassi al botteghino e nei ricavi commerciali, nonostante vada al massimo la sezione marketing diretta da Alessandro Formisano. Vende anche millimetri di pubblicità in un contesto economico depresso.
I fatturati andavano elevati, quindi. Erano ormai un alibi per giustificare il divario con la Juve. De Laurentiis ha capito e reagito. Primo sguardo al mercato americano e al Niaaf, fondazione di vip italo-americani. La svolta ora, con l’ingaggio di una donna manager entrata nel calcio attraverso Juventus e basket americano, Serena Savione, laurea alla Bocconi, quattro lingue. Si conferma così il progetto. Il Napoli investe nel marketing affiancando finalmente la sezione Esteri all’attuale. Tra le ipotesi, anche una squadra satellite e più avanti una Superlega laggiù con grandi club europei.
Una prospettiva interessante, ma che non attenua i tormenti di questa lunga vigilia della serie A.
L’arrivo di Icardi a Napoli corrisponde al Ponte sullo Stretto: a molti piace, tutti ne parlano, di concreto neanche un mattone. Tutto spunta e svanisce come i tweet di Wanda Nara, la bella strega che illudeva il Napoli e batteva cassa con l’Inter. Si disperde nella fantasia del calcio mercato anche l’affare Teves, l’ormai maturo argentino liquidato dalla Juve dopo la sconfitta nella finale Champions. Se non è stato in cura da Chenot, difficile che sia diventato più agile e giovane dopo i languori del Boca Junior. Sarri l’ha bocciato subito. Ed il presidente è risalito a bordo, pensando alla Cina. Annunci di acquisti, valanghe di rifiuti, trattative ancora sospese, il silenzio e lo sconcerto di Sarri. Solito Napoli: un occhio piange, l’altro sogna.

Juventus, Barzagli: “Napoli, Roma ed Inter rimangono avversarie per lo Scudetto”

Le sue parole

Andrea Barzagli, difensore della Juve, parla ai microfoni de La Stampa:

“Che Juve sta nascendo?  “Una Juve importante, con uno zoccolo duro che vuole continuare ad imporsi e con i nuovi che vorranno continuare a seguire questo segno: l’obiettivo è continuare a vincere, lavoriamo per diventare squadra 100%. Bisogna conoscerci, ma la qualità è alta e il lavoro è forte”. 

Higuain?  “Vederlo così acclamato dà solo spinta per iniziare nel modo giusto”. 

Fiorentina?  “Abbiamo subito un calendario tosto, ma cerchiamo di partire bene. Le sensazioni sono positive e i nuovi si sono calati subito nella mentalità Juve”. 

Juve più forte?  “E’ andato via Pogba e gli auguriamo tutto il bene, ma alla Juve sono arrivati giocatori importanti con esperienza internazionale che ci possono dare ancora quel qualcosa in piu per fare meglio in Champions. Sappiamo di essere la squadra da battere, ma non c’è nulla di scontato e restiamo concentrati sul campionato che sta per iniziare”. 

Avversarie ?  “Roma, Napoli e Inter. Poi ci può essere l’outsider, ma noi vogliamo vincere il sesto titolo di fila”. 

El Kaddouri salta Pescara: a breve i tempi di recupero

I dettagli

Come riferisce Tuttosport, sul fronte Maksimovic resta la situazione di stallo tra il Napoli, il Torino e Ramadani, agente anche del difensore serbo, mentre per Criscito c’è da vincere l’ostracismo dello Zenit. Intanto la squadra è già concentrata sull’esordio in campionato di domenica a Pescara. Al termine della seduta di ieri, Sarri ha perso El Kaddouri che dovrà disertare l’Adriatico per una distrazione di primo grado all’adduttore sinistro: oggi si saprà per quanto tempo dovrà restare fuori.

Sarà Gabbiadini il centravanti a Pescara, ma Zaza può arrivare

La Gazzetta dello Sport parla di Zaza al Napoli

A Pescara domenica sera il centravanti del Napoli sarà Gabbiadini. Ieri Milik si è allenato a scartamento ridotto per un fastidio ad una caviglia ma Sarri darà fiducia all’ex centravanti della Sampdoria a prescindere da questo aspetto. È anche una strategia di mercato quella del tecnico, perché lui vuole mostrare fiducia a Gabbiadini, bomber dell’estate la cui permanenza è stata a lungo in bilico. Certo, al Napoli piace sempre Zaza ma la sua candidatura verrebbe valutata soltanto se nelle prime due gare di campionato le prestazioni di Gabbiadini non convincessero e la situazione “precipitasse”. Del resto, le priorità del club azzurro sono altre: il difensore, innanzitutto. Le gerarchie sono chiare, il primo della lista è (forse era) Maksimovic ma il Toro non cede. Allora in questo momento il favorito è Caceres, che rispetto a Criscito non solo costa meno ed è più agevole da prendere ma soprattutto è considerato più duttile. La candidatura del mancino dello Zenit (che chiede circa 10 milioni) resta comunque in piedi. Il nome nuovo, per il centrocampo però, è quello di Thiago Maia (classe ‘97) del Santos. Una idea, per il momento, di sicuro comunque molto costosa (30 milioni, forse più).

De Laurentiis lascia Dimaro? Idea ritiro in Cina per la prossima estate

I dettagli sul ritiro in Cina

Cambia leggermente l’organigramma della SSC Napoli. Come riferisce Il Mattino, ad affiancare Alessandro Formisano nello staff marketing ci sarà anche Serena Salvione, ex Juventus, Oreal , Indesit e Mastercard che dal primo settembre si occuperà di trovare sponsor e altre formule di introiti provenienti da mercati calcistici asiatici. Uno dei suoi desideri è quello di portare la squadra azzurra in ritiro in Cina la prossima estate, magari anche con una lunga tournée di amichevoli. Ipotesi che sarebbe ipotizzabile solo a partire dall’estate del 2017.

Maksimovic-Napoli, chiuse le trattative

I dettagli

La Repubblica di Torino riferisce che la prossima cessione del Toro a questo punto potrebbe essere quella di Maksimovic: il Torino però alza l’asticella, chiede 30 milioni e non farà sconti. Nessuna trattativa con il Napoli, ma occhi puntati alla Premier dove spinge il Chelsea (a Conte Maksimovic piaceva già ai tempi della Juve) ma dove si sta inserendo forte anche il West Ham, dove peraltro gioca quell’Obiang che oltre a Kucka – è obiettivo primario del centrocampo granata.

Preso Diawara! Una telefonata De Laurentiis-Fenucci sblocca tutto

I dettagli su Diawara

“Diarawa: preso!”, riporta Il Corriere dello Sport, il Napoli ha di fatto chiuso per il talentuoso centrocampista guineano grazie ad una telefonata decisiva tra il presidente De Laurentiis e l’Ad Fenucci. L’accordo col Bologna c’è e si attende appena un’uscita per portare all’ombra del Vesuvio il talento classe 97: la cessione David Lopez. Affare da 15 milioni di euro.

Olimpiadi Rio 2016 – Taekwondo 49 kg (F), oro alla Corea del Sud

I dettagli dei quarti

Questo il tabellone dei quarti di finale della 49 kg – (F) Taekwondo, con i risultati e i rispettivi qualificati alle semifinali:

MANJARREZ BASTIDAS Itzel Adilene (MEX) b. CHUNG SING Iris (BRA)
BOGDANOVIC Tijana (SRB) b. WU Jingyu (CHN)
KIM Sohui (KOR) b. WONGPATTANAKIT Panipak (THA)
AZIEZ Yasmina (FRA) vs ZANINOVIC Lucija (CRO)

Questi i risultati delle semifinali:

BOGDANOVIC Tijana (SRB) b. MANJARREZ BASTIDAS Itzel Adilene (MEX)
KIM Sohui (KOR) b. AZIEZ Yasmina (FRA)

I risultati finali:

Oro – Kim Sohui Corea del Sud
Argento – Bogdanovic Tijana Serbia
Bronzo – Abakarova Patimat Azerbaijan
Wongpattanaki Panipak Tailandia

David Ben Gurion : Tra la pace e i territori scelgo la pace

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David Ben Gurion nel suo kibbutz di Sde Boker in una foto del 1969

Torna alla luce un documento unico per la storia dello Stato Ebraico: l’intervista realizzata al fondatore David Ben Gurion del 1968 in cui spiega la sua visione del futuro.

Tra la pace e i territori scelgo la pace ARIELA PIATTELLI
Una lunga intervista filmata del 1968, ritrovata per caso, è diventata un documentario premiato al Jerusalem Film Festival: un ritratto intimo dell’anziano statista, che spiega la sua visione sul futuro di Israele
Il primo ministro David Ben Gurion attraversava il deserto, sulla strada di ritorno da Eilat. All’improvviso vide alcuni ragazzi che avevano piantato le tende, sfidando le rocce e l’aridità del Negev. Sorpreso, chiese perché fossero lì; quelli risposero che nel deserto stavano combattendo un’altra guerra d’indipendenza. «Lì vidi il mio sogno diventare realtà. E decisi, malgrado fossi primo ministro e ministro della Difesa, di unirmi a loro, e iniziare a costruire un futuro nel deserto, dove non c’è terra, né acqua, piante e pioggia». È così che il leader israeliano, all’apice della sua carriera politica, decise di trasferirsi nel kibbutz di Sde Boker, scommettendo nella missione estrema di popolare il deserto e dimostrare che si poteva vivere anche lì.

 

Questo è uno degli aneddoti cruciali nella vita di Ben Gurion, una lezione che gli cambiò l’esistenza e che avrebbe raccontato nel ’68 in un lungo colloquio inedito, rimasto sepolto, nel silenzio di un archivio, per quasi cinquant’anni. Le sei ore di intervista, che Ben Gurion rilasciò al giovane americano Clinton Bailey, hanno visto la luce grazie al regista Yariv Mozer e alla produttrice Yael Perlov: lavoravano all’archivio Spielberg di Gerusalemme al restauro di un film, quando per caso hanno scoperto la pellicola.

Padre della patria

Dal materiale ritrovato hanno tratto un documentario, Ben Gurion, epilogue, premiato al Jerusalem Film Festival 2016. Il ritratto mai visto è quello intimo di un padre della patria nell’ultima stagione della vita, che racconta la storia, il pensiero e la visione sul futuro d’Israele, un paese ancora in costruzione, citando personaggi, profeti, la Torah, tutto ciò che aveva studiato da bambino in Polonia e che non aveva mai abbandonato.

Bailey lo intervistò nella sua casa di Sde Boker. La macchina da presa è rapita dalla vita spartana dello statista, in abiti informali, che pianta gli alberi e pranza nella mensa, e dai suoi scaffali traboccanti di libri. «Nel nostro kibbutz ho chiesto di essere chiamato David, non Ben Gurion» dice. Erano trascorsi soltanto quattro mesi dalla morte della moglie Paula. «Adesso sono solo, non posso farci nulla. Mi sento un uomo a metà, ma faccio quel che posso».

Tipico ashkenazita

Pragmatico, rude e di poche parole, mai una più del necessario, nel film Ben Gurion riflette l’atteggiamento tipico degli ashkenaziti, che non si perdono in fronzoli perché troppo impegnati nella sostanza delle cose. Il suo racconto s’inizia con l’arrivo in Palestina nel 1906: «C’era l’anarchia nel paese. I villaggi si facevano la guerra l’uno contro l’altro». Il giovane David trova il caos, lavora la terra, e le difficili condizioni lo mettono a dura prova. Contrae anche la malaria. A suo padre che gli chiede di tornare a casa risponde «Abba [papà], io non lascerò questo posto».

Ben Gurion immaginava il futuro dello Stato ebraico composto da città, ognuna con una sua identità, nella convivenza pacifica e democratica. La sua visione era già chiara: «un libero e democratico Commonwealth in Palestina». Nel colloquio lo statista ricorda i momenti storici in cui fu impopolare, come quando nel ’51 accettò dalla Germania di Adenauer l’indennizzo per le vittime della Shoah. «Certamente fu una decisione impopolare. Ma credo che pensare che tutti i tedeschi erano nazisti sia ingiusto. Non è ebraico pensarla così».

La lezione di Einstein

Rileggendo il passato, Ben Gurion spiega che poco prima della Shoah sarebbe stato impossibile mettere in salvo gli ebrei: «Non puoi salvare qualcuno se non sai quale sarà il suo destino. Quelli che accusano gli ebrei di non essersi difesi sbagliano. Loro erano impotenti». Ma lui, come Elie Wiesel, non perdonava ai leader dei paesi che combattevano Hitler di non essere intervenuti per fermare lo sterminio: «Churchill era un buon amico del sionismo, e aveva ragione nel pensare che il suo compito fosse sconfiggere Hitler. Loro però avrebbero potuto salvare molti ebrei. Gli si chiese di bombardare Auschwitz, Treblinka, avrebbero potuto farlo. Ma non lo hanno fatto…».

Ben Gurion, che aveva dichiarato l’indipendenza dello Stato d’Israele, credeva nella costruzione del futuro fondato sulla continuità dell’operato delle persone. «Da solo non avrei potuto fare nulla. Non è una cosa che dipende da una persona. Ci sono cose che non possono essere fatte da un solo uomo, come la teoria della relatività». Era la lezione di umiltà di Albert Einstein: lo scienziato gli aveva spiegato che la formulazione della teoria era stata possibile anche grazie agli esperimenti di chi lo aveva preceduto. «Se noi non avessimo avuto i pionieri della prima generazione, allora non saremmo stati capaci di costruire tutto questo».

«Questo è solo l’inizio»

Sul futuro d’Israele, il vecchio statista poneva, come valori assoluti che dovevano guidare gli israeliani, la sicurezza, la pace e il rispetto dell’altro. «Le virtù che ci hanno chiesto i nostri profeti sono la verità, aiutare chi ha bisogno e amare gli altri come noi stessi». Le guerre che Israele aveva combattuto e i territori conquistati erano per lui destinati alla sicurezza del paese. Pensava ci sarebbero state altre guerre contro gli arabi, e avrebbe sacrificato parte della terra per ottenere la pace: «Se potessi scegliere tra la pace e i territori conquistati lo scorso anno [nel ’67], sceglierei la pace. Rinuncerei a quei territori, a eccezione di Gerusalemme e delle alture del Golan. Ho sempre avuto paura per lo Stato. Non solo adesso. Lo Stato non esiste ancora. Questo è solo l’inizio…».

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vivicentro/David Ben Gurion: Tra la pace e i territori scelgo la pace
lastampa/Tra la pace e i territori scelgo la pace ARIELA PIATTELLI

Olimpiadi Rio 2016 – Taekwondo 58 kg (M), oro alla Cina

I dettagli dei quarti di finale

Questo il tabellone dei quarti di finale della 58 kg – (M) Taekwondo, con i risultati e i rispettivi qualificati alle semifinali:

NAVARRO VALDEZ Carlos Ruben (MEX) b. CHUNG TEIXEIRA Venilton (BRA)
ZHAO Shuai (CHN) b. HAJJAMI Omar (MAR)
HANPRAB Tawin (THA) b. KHALIL Safwan (AUS)
PIE Luisito (DOM) vs BRAGANCA Rui (POR)
Questi i risultati delle semifinali:
ZHAO Shuai (CHN) b. NAVARRO VALDEZ Carlos Ruben (MEX)
HANPRAB Tawin (THA) vs PIE Luisito (DOM)
I risultati finali:
Oro – Zhao Shuai Cina
Argento – Hanprab Tawin Tailandia
Bronzo – Pie Luisito Repubblica Dominicana
Bronzo – Kim Taehun Corea del Sud

A Sirte tra i mercenari del Califfo

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Un miliziano filogovernativo appena ferito dai colpi sparati dai soldati del Califfo (Foto Alessio Romenzi/Capta)

Giordano Stabile racconta l’ultima difesa del Califfato a Sirte. Nella roccaforte dell’Isis la resistenza è affidata a nigeriani, ciadiani e sudanesi. Si difendono con autobombe e trappole esplosive dinanzi alle brigate di Misurata.

A Sirte dove i giovani miliziani sfidano i mercenari del Califfo GIORDANO STABILE

L’ultima resistenza dell’Isis nella roccaforte è affidata a nigeriani, ciadiani e sudanesi Si difendono con autobombe e trappole esplosive dinanzi alle brigate di Misurata

SIRTE – Li uccideranno tutti. Non si sa quanti jihadisti dell’Isis siano ancora a Sirte, negli ultimi tre quartieri che ancora controllano. E quanto potranno resistere. Tre, quattro giorni, forse una settimana. Di certo non potranno scappare. A terra sono chiusi da tre lati dai combattenti di Misurata, sul mare dalle navi della Marina libica, dai droni e dai cacciabombardieri americani dal cielo. E le milizie di Misurata non faranno prigionieri. «E perché, per ritrovarceli fra qualche anno a organizzare attentati?».

Anche gli uomini in nero lo sanno. Tanto vale farla finita da soli e cercare di compiere stragi fino all’ultimo. L’arsenale di autobombe e cinture esplosive è ancora abbondante. Sono gli unici attacchi che mandano in panico i combattenti. Le auto kamikaze blindate con lastre d’acciaio spesse un paio di centimetri possono essere fermate solo da un colpo di cannone ben assestato o un missile da un F-18 statunitense. I mitra, i lanciarazzi portatili, gli Rpg, non bastano.

Mentre avanzano su una strada i militari piazzano vedette sui tetti, per anticipare l’allarme. Pochi secondi fanno la differenza fra vita e morte. Quando l’autobomba sbuca da un angolo le vedette urlano e si sbracciano. I combattenti lasciano la strada di corsa. A volte serve il sacrificio estremo. Come martedì, nel distretto residenziale Numero 1. Il kamikaze ha puntato un gruppo di soldati e di civili, alcuni medici. Un volontario di Misurata si è gettato con la sua macchina contro l’autobomba in corsa. L’esplosione l’ha ucciso sul colpo assieme al terrorista e ha ferito leggermente una decina di persone. Ma poteva essere un massacro.

L’inizio della fine della battaglia, cominciata a maggio, è stato il primo agosto. I raid americani, pochi, 48 in tutto, ma mirati sulle postazioni difensive inespugnabili da terra, hanno rotto lo stallo che durava da due mesi. Il gigantesco complesso Ougadougou, il distretto amministrativo dell’Unione Africana nei sogni di Gheddafi, diventato nel 2015 il quartier generale del Califfato in Libia, è stato preso in pochi giorni. Ora restano da espugnare tre quartieri residenziali, verso il mare.

I combattenti di Misurata, sono giovani, un’età media sui 25 anni, molti ragazzi, anche sedicenni. Hanno imparato ad avanzare lentamente, frenati da un pugno di ufficiali anziani, che tengono le redini delle katibe, i battaglioni di volontari che si sono formati dopo l’attacco dell’Isis ad Abu Ghrain a maggio. «Erano alle porte di Misurata, è come se avessero attaccato nostra madre». Migliaia di uomini si sono arruolati. Il governo di Unità nazionale di Fayez al-Sarraj ha mandato qualche rinforzo e benedetto l’operazione. Le armi sono arrivate dagli arsenali di Misurata, riempiti all’inverosimile con i saccheggi nelle caserme di Gheddafi durante la rivoluzione del 2011.

L’arsenale di Gheddafi

Ci sono blindati di fabbricazione jugoslava, sovietica, russa, brasiliana, semoventi con cannoni da 105 millimetri, vecchi carri T-62. E poi un numero infinito di «tecniche». I furgoncini con le mitragliatrici saldate sul pianale. In genere armi antiaeree da 14 e ½ e 23 millimetri, dal grande volume di fuoco. La tattica dei «ragazzi», nonostante gli sforzi degli ufficiali, è abbastanza primitiva. Un diluvio di colpi e razzi Rpg sull’edificio da conquistare e poi l’assalto.

Dove le case sono addossate si aprono aperture nei muri e si passa da una all’altra. Un’occhiata dentro la stanza da «bonificare» e poi dentro. È qui che i ragazzi subiscono le perdite maggiori. Booby traps. Mine collegate a un fil di ferro, un cavo, dentro un innocuo scatolone di cartone. Non ci sono reparti sminatori. Si va avanti a intuito e fortuna. Coraggio ce n’è in abbondanza ma gli oltre 300 morti in tre mesi, i 1400 feriti, hanno ridotto di un terzo la forza iniziale dell’armata di liberazione.

Resta alta la sorveglianza anche nei quartieri «bonificati» perché è sempre possibile un attacco a sorpresa dell’Isis (Foto Alessio Romenzi/Capta)
I volti dell’Africa

Le stime delle perdite dei jihadisti variano invece moltissimo, centinaia, forse mille. «Dentro», nei quartieri da espugnare, ce ne sono «da 200 a 800». I volti dei caduti hanno spesso la pelle scura. «Ciadiani, sudanesi, nigeriani». Sono stati recuperati alcuni passaporti a conferma. E poi molti tunisini, qualche libico. «Mercenari». Comunque gente addestrata, abituata a combattere sui fronti siriano, iracheno, afghano. Il contrario dei «ragazzi». E i civili? Qualcuno dice che «dentro» ne sono rimasti al massimo «dieci», altri «un centinaio». Sono un dilemma per i miliziani. Complici o vittime? I jihadisti saranno uccisi tutti, ma che cosa fare dei civili non è stato ancora deciso.

Mig in picchiata

Ora che la battaglia sta per finire i rimpianti sono per le troppe perdite. Forse bisognava «chiedere prima» l’aiuto dei raid americani. La raccogliticcia aviazione di Misurata, qualche Mig-23, ha fatto quello che poteva. Raid in picchiata fino a bassa quota per sganciare bombe a caduta libera, imprecise. Un Mig, esposto al tiro delle mitraglie anti-aeree, è stato abbattuto.

I «ragazzi» comunque sanno di non avere debiti di riconoscenza. È «con il loro sangue» che hanno difeso mamma-Misurata ma anche l’Occidente dal più feroce esercito di terroristi che sia mai sorto in Medio Oriente. Fra tutti i Paesi europei le maggiori simpatie, nonostante il passato coloniale, sono per l’Italia. A Misurata prima del 2011 c’erano 68 imprese italiane e «davano tanto lavoro». Per gli eroi che stanno per tornare a casa la nuova battaglia sarà costruirsi un futuro.

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Gli italiani in apnea nelle rate

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Il campus Einaudi di Torino: cresce il numero di studenti che fa ricorso al prestito d’onore

Al tempo dei tassi a zero, gli italiani vivono in un labirinto di rate. E tra casa, salute e università, ogni famiglia è esposta per 20 mila euro. Bottero e Fornovo analizzano la situazione e ne fanno oggetto dell’articolo in Economia di oggi su la Stampa:

Dalla culla alla tomba, la vita a rate degli italiani al tempo dei tassi a zero GIUSEPPE BOTTERO LUCA FORNOVO

Casa, salute e università: ogni famiglia è esposta per 20mila euro. E presto servirà un prestito anche per uscire dal mondo del lavoro

Dalla culla alla tomba, i debiti ci accompagnano lungo tutto l’arco della vita, come dovrebbe fare il nostro welfare, ormai sempre più zoppicante. Appena nasce il signor Rossi si ritrova già sul groppone un passivo (virtuale) di oltre 37mila euro: è, in proporzione, la sua quota del totale dell’indebitamento pubblico nazionale, che ha abbondantemente superato i 2mila miliardi di euro.

Il debito per il momento è solamente potenziale, ma si cominceranno a fare i primi conti con lo Stato quando si tratterà di pagare le tasse (in media, secondo i calcoli della Cgia di Mestre, un lavoratore versa all’Erario 12mila euro l’anno). Ma la vita a rate spesso parte già all’università, quando da studenti può servire un prestito, per poi passare ai finanziamenti per la macchina e la casa. Dopo arrivano le spese per gli elettrodomestici, le vacanze, la salute. E se il governo riuscirà a varare la riforma delle pensioni, chi sceglierà l’uscita anticipata, dovrà chiedere un prestito pure per andare in pensione. È l’ennesimo segnale che andare in rosso, nel Paese delle formiche, non è più un tabù.

I numeri  

Dall’ultima fotografia scattata da Bankitalia e Istat emerge che ogni famiglia è esposta in media per 20mila euro. Poco, rispetto all’America che si è fatta sbranare dalla crisi dei subprime, ma la cifra, secondo gli analisti, è destinata a lievitare piuttosto in fretta, perché i tassi a zero sono un incentivo non di poco conto per gli italiani che preferiscono pagare un pezzo alla volta.

Fino a poco tempo fa l’idea di indebitarsi per studiare manco si palesava. E invece, da un po’, pure in Italia hanno iniziato a prendere piede i cosiddetti prestiti d’onore per saldare le tasse con gli atenei. Non serve la busta paga, di solito il finanziamento dura cinque anni e viaggia su cifre basse: si parte da 2mila euro, ma è il battesimo del fuoco nel mondo delle rate.

Auto e casa  

Quando poi il signor Rossi decide di fare un salto dal concessionario, gli si presenta una delle offerte più classiche: le 72 rate da versare in sei anni valgono una bella auto (il prezzo medio è di 14.668 euro). Trovato il lavoro e magari anche una moglie, il grande sogno degli italiani diventa la casa. E qui il passaggio in banca per il mutuo è quasi obbligatorio. Dopo qualche anno in frenata, i tassi d’interesse al minimo – spiega l’Abi che, ormai, si viaggia attorno all’1,5% – hanno dato la scossa: nei mesi scorsi c’è stata una crescita dell’1,4 per cento. La stretta, però, si fa sentire sull’età: il primo finanziamento, raccontano dall’ufficio studi di Tecnocasa, si stipula a 38,7 anni. Media parecchio alta, che scende di colpo quando ci si sposta al Nord: a Milano, ad esempio, si firma a 36,3 anni. La fine del «tunnel immobiliare», di solito, si intravede solo ventiquattro anni più tardi, alle soglie della pensione, quando si riesce finalmente a estinguere il mutuo. In media, tocca restituire 123.000 euro.

Il credito al consumo  

In mezzo, però, è un fiorire di finanziamenti, carte revolving, scadenze. Innanzitutto perché la casa va arredata. Una fotografia di Assofin spiega che il 7% di chi si rivolge al credito al consumo lo fa per acquistare mobili – il valore medio, dice Prestitionline.it, è 9.599 euro – il 32% elettrodomestici, l’8% per ristrutturare.

E poi ci sono da gestire le spese correnti, specie se la famiglia si allarga. Con la nascita di un figlio in molti finiscono per rivolgersi alle finanziarie. Di solito si chiede 8.713 euro spalmati su 84 mesi, che finiscono catalogati alla voce “prestito liquidità”. E talvolta si va in rosso pure per organizzare le vacanze: nell’estate del 2015, per pagare viaggi e soggiorni, sono stati chiesti 26 milioni di euro. Le cifre sono basse, dice l’osservatorio di Facile.it e Prestiti.it: 1.600 euro in media, ma le previsioni per quest’anno sono in crescita. L’estate 2016 porta pure una novità per 88 mila contribuenti: chi è esposto con Equitalia può stipulare un piano di rientro, ovviamente a rate, che dovrebbe tradursi in un tesoretto da 3,7 miliardi per lo Stato italiano.

Salute e pensione

Quando passano gli anni, al signor Rossi può servire anche un prestito per fare un intervento chirurgico o seguire una terapia (i finanziamenti per le spese mediche e sanitarie viaggiano attorno a quota 6600 euro). E se vuole andare in pensione qualche anno prima per godersi la vita, finisce per perdersi ancora nel labirinto delle rate. Calcolano i sindacati che con il debutto dell’Ape -l’anticipo progettato dal governo- un impiegato che guadagna 2500 euro al mese pagherà una rata da 499 per ritirarsi dal lavoro tre anni prima. Diventato nonno, per aiutare figli e nipoti, il signor Rossi ha ancora una chance, ricorrere alla cessione del quinto: su una pensione di 2500 euro al mese dovrà sborsare 500 euro, consapevole che non ci sarà pace neppure da morto. La spesa media di un funerale è di 2.900 euro e in media di 3mila euro per un loculo. Spese che, stavolta, dovranno essere pagate dagli eredi. Però con il conto corrente del caro estinto.

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