11 C
Castellammare di Stabia
Home Blog Pagina 6189

Olimpiadi Rio 2016, Pallanuoto femminile : il bronzo va alla Russia dopo i rigori!

0

Una partita dalle mille emozioni al Maria Lenk Aquatic Center La Russia ha vinto la medaglia di bronzo nel torneo di pallanuoto femminile alle Olimpiadi di Rio 2016 dopo aver ripreso per i capelli una partita che sembrava persa per issarsi sul podio battendo l’Ungheria ai rigori.

I quattro tempi regolamentari hanno fatto emergere valori simili, due squadre preparate ma incapaci di imporsi l’una sull’altra. Nessuna è veramente riuscita a fare la differenze e spesso ogni gol veniva subito annullato dalla pronta risposta della squadra avversaria. Solo negli ultimi 8′ l’Ungheria è sembrata in grado di prendere margine, complici anche un paio di espulsioni della squadra avversaria: entrata nei 5′ finali con due gol di margine, la formazione magiara non è riuscita a resistere e Simanovich ha pareggiato allo scadere portando il punteggio sul 12 pari dopo che Keszthely aveva nuovamente allungato a poco più di 60 secondo dal termine dopo un primo pareggio a quota 11.

Ai rigori non ci sono stat errori per i primi 13 tiri: poi la magiara Hanna Kisteleki, che si è fatta parare la conclusione dai 5 metri, ha chiuso la contesa. Russia dunque medaglia di bronzo con un torneo sempre in crescita dopo una partenza non eccezionale durante i gironi preliminari. Dalla fase ad eliminazione diretta Nadezhda Glyzina, vera trascinatrice con 5 gol oggi, e compagne sono riuscite a cambiare marcia, sconfitte solamente dall’Italia in semifinale. L’Ungheria, che nel mese di gennaio aveva vinto gli Europei, non può che masticare amaro per un successo che sembrava ormai conquistato e che è sfumato ad un battito di ciglia dalla gioia più grande della vita di ogni atleta.


In Italia è la Rai che detiene i diritti in esclusiva per la trasmissione delle gare olimpiche: tre i canali che garantiranno una copertura completa degli eventi. 

Rai 2 come canale olimpico di riferimento, dedicato in particolare agli atleti azzurri.
Su Raisport 1 la diretta delle discipline individuali, come atletica, nuoto, tuffi, scherma, pugilato e ginnastica.
Raisport 2, invece, si concentrerà sugli sport di squadra come basket, volley, beach volley, calcio, pallanuoto e rugby.

La copertura quotidiana comincerà alle 14 ora italiana e terminerà intorno alle 5.30 del mattino successivo

vivicentro.it/sport/Olimpiadi Rio 2016   –  Stanislao Barretta/redazione sportiva

gianluca.santo@oasport.it

Twitter: @Santo_Gianluca

Foto: By Flying Cloud (Flickr) [CC BY 2.0], via Wikimedia Commons

Domani al via il nuovo campionato di serie A TIM 2016-2017

La Serie A TIM 2016-2017 inizierà domani 20 agosto 2016

20 agosto 2016, segnate questo giorno sul calendario perché non è un giorno qualunque, comincia la serie A TIM 2016-2017 dopo un’ estate ricca di colpi di scena , tra addii inaspettati e cambiamenti radicali tra società ed allenatori , siamo pronti per vivere le forti emozioni della massima serie italiana. I primi match inizieranno in anticipo alle ore 18:00 , protagoniste saranno Roma-Udinese e Milan- Torino. La Roma trionfa nelle amichevoli pre campionato, mostrando un’ottima forma e una buona capacità realizzativa grazie al bomber bosniaco Edin Dzeko fulcro dell’ attacco disegnato dal mister Luciano Spalletti . I friuliani capitanati da mister Giuseppe Iachini , faticano un po’ nella prime amichevoli pre campionato non ottenendo i risultati sperati, ma nelle ultime amichevoli hanno mostrato una forma discreta , evidenziata anche da vittorie importanti. I romanisti partono con il favore del pronostico , spinti anche dal caloroso pubblico amico , cercheranno sicuramente la prima vittoria stagionale, accertandosi dei primi 3 punti in palio. I ragazzi di mister Iachini lotteranno fino alla fine per non uscirne a mani vuote, si prospetta una partita ostica per la squadra ospite che cercherà di difendersi in maniera ordinata e pungere con contropiedi veloci per  sorprendere il muro difensivo avversario. In contemporanea ci sarà Milan-Torino, entrambe protagoniste di buone prestazioni pre campionato, alla scala del calco in San Siro si daranno battaglia sin dall’ inizio della stagione per mostrare le loro capacità e ripagarsi dell’ intenso lavoro estivo.  La squadra di casa sostenuta a gran voce dai loro tifosi ci terrà a far bella figura sotto gli occhi dei nuovi proprietari cinesi e del nuovo mister Vincenzo Montella, che cercherà la prima vittoria stagionale a discapito della compagine ospite, anch’ essa guidata dal neo tecnico serbo Sinisa Mihajlovic che mostrerà sin da subito la sua idea di gioco improntata su un buon equilibrio tattico  ed avvincenti azioni offensive improntate dal nuovo acquisto Iago Falque, che nell’ ex squadra romanista ha mostrato importanti qualità nel gioco offensivo con veloci accelerazioni a discapito della difesa avversaria. Si prospetta una partita equilibrata, dal risultato imprevedibile ed essendo le prime partite di campionato, vietato escludere sorprese.

Alfonso Donnarumma

Roma, conferenza stampa Spalletti: “Strootman e Paredes più forti di Pjanic, questa la formazione più forte da quando alleno”

Tra circa 26 ore ricomincia il campionato e sarà Roma-Udinese. Dopo il prezioso pareggio esterno contro il Porto, i giallorossi scenderanno di nuovo in campo domani alle ore 18 per il primo impegno di Serie A contro la squadra di Iachini. I friulani non hanno avuto un inizio di stagione positivo, con l’eliminazione dalla Coppa Italia per “colpa” degli “aquilotti” dello Spezia. La concentrazione degli uomini di Spalletti, tuttavia, dovrà essere massima perché sarebbe importantissimo mettere in cascina tre punti già dalla prima partita. Alle 15, il tecnico di Certaldo ha incontrato i cronisti nella sala stampa del Fulvio Bernardini per rispondere alle consuete domande della vigilia. Queste le sue parole:

“Ho fatto tardi, scusate il ritardo. Buonasera a tutti. Dico gli indisponibili così non corriamo il pericolo di sprecare una domanda. Torosidis fermo per la coscia destra, Florenzi fermo per il polpaccio destro, Rudiger   e Mario Rui continuano il percorso di riabilitazione, Seck torna oggi ad allenarsi, non ce ne sono altri”.

In vista della sfida con l’Udinese quanto pesa la sfida con il Porto?
“Non penso sia un peso, siamo usciti abbastanza bene da questa sfida. Qualche dubbio c’era anche in noi per quello che avevamo fatto prima e per il livello di partite che eravamo andati ad affrontare invece poi il comportamento è stato corretto. È il risultato che conta quindi se ne subisce una spinta in positivo sulla nostra forza”.

Quali le difficoltà di questa partita?
“Loro sono bravi, hanno una società che chiarisce bene a tutti subito quali sono le loro intenzioni. Prendono dei baby fenomeni, moltissimi e in tanti ruoli, li fanno giocare. È tutta gente che ha forza fisica, velocità e corsa perciò sarà una partita dura, ci sarà da lottare. Di Natale ha smesso e senza di lui perdono sicuramente qualcosa. Iachini lo conosco bene e so cosa sa trasferire alla squadra quindi non ci facciamo ingannare dall’ultimo risultato contro lo Spezia. Ho parlato con alcuni dello Spezia e mi hanno detto che è stata una partita in cui a loro è andato tutto bene e all’Udinese tutto male”.

Manca un giocatore che dia imprevedibilità. Lo ha in rosa o va cercato sul mercato?
Abbiamo Strootman al posto di Pjanic e Strootman è più forte di Pjanic, abbiamo Paredes al posto di Pjanic e Paredes è più forte di Pjanic, quelli forti ci avanzano. Sotto l’aspetto della qualità abbiamo anche Gerson che deve però calarsi nel nostro tipo di calcio. Con  l’arrivo di Perse c’è la possibilità di far giocare Florenzi davanti o a centrocampo. Si può migliorare tutto e allora si potrebbe pensare ad un altro giocatore a centrocampo ma pensiamo di essere a posto così”.

Lei andrebbe allo stadio parcheggiando a 2 km di distanza? Vuole fare l’ennesimo appello al pubblico?
Se si riuscirà a riempire lo stadio non credo che tutti possano partecipare al parcheggio interno. Due passi sotto il clima di Roma lo consigliano tutti i dottori. Le cose belle della vita bisogna gustarsele subito, viviamo tutto quello che è spettacolo e che è coinvolgente, la Roma è così, the Roma way”.

Ci sarà bisogno di turnover per queste quattro gare in 15 giorni?
“Proprio perché ci sono 4 partite così ravvicinate ci sarà una bella fatica a livello fisico e psicologico perciò cambieremo qualcosa dietro in mezzo e davanti. Non ho una formazione forte ma un gruppo di giocatori forti, li voglio aiutare e non faccio la formazione per accontentare nessuno. Quelli che vengono con il musino perché non hanno giocato non giocano neanche la prossima. Se vengono con delle buone intenzioni noi li teniamo tutti in considerazione. Abbiamo fatto una rosa non per tenere un giocatore lì ma per poterli utilizzare tutti”.

Sul portiere hai fatto una scelta definitiva o valuterai nel corso della stagione?
Ho scelto Alisson perché Szczesny si è allenato poco. Szczesny è uno di quelli che ha meritato di giocare una partita come questa nel campionato precedente. Lo aveva meritato anche El Shaarawy ma poi vado a fare le scelte in base a quello che ritengo più forte al momento senza farmi influenzare dal sentimento. Noi non abbiamo la responsabilità dei mancati introiti della Roma, ma dobbiamo dare loro il merito di aver creato l’opportunità di avere questi introiti per quanto riguarda il periodo in cui ci sono stato, uno di questi è Szczesny e per questo viene preso in considerazione in qualsiasi partita.. Dipende da loro e i discorsi che si facevano 10 anni fa sono diversi da quelli che si fanno adesso, prima si facevano 8 km in una gara, ora se ne fanno 11 o 12, si va più forte. Ma il portiere non deve essere uno così sta comodo a casa. Sono un allenatore e cerco di sbagliare il meno possibile scegliendo in base a ciò che loro mi indicano”.

Rispetto allo scorso anno in questo momento non c’è un titolare in porta?
Prima che diventasse titolare Szczesny era titolare De Sanctis, poi è subentrato il polacco. Non ero l’allenatore  ma seguivo la Roma e mi sembrava di vedere che giocasse De Sanctis, mi ricordavo questo, mi sono sbagliato.

Verona-Roma prima di campionato l’anno scorso. In porta c’era Szczesny…
“Benissimo, io faccio differente”.

Bruno Peres ci ha detto di essere stufo di veder vincere la Juventus, è veramente impossibile lottare?
“Lo abbiamo detto troppe volte, le vogliamo vincere tutte. So che ieri lo ha detto anche Peres che vuole vincere. Bene, allora serve che si incominci a pedalare, perché per vincere serve pedalare forte. Il fatto di scegliere tra quella da vincere e quella che si può perdere non va, vogliamo montare su tutto quello che passa. Ci sono anche Inter, Milan, Napoli, Fiorentina, che non sono peggio della Roma per cui noi siamo forti e sin da subito dobbiamo cominciare ad essere anche grandi”.

Con Juan Jesus a sinistra Bruno Peres può spingere?

“Li divido così: difensori, centrocampisti, attaccanti. Poi ne scelgo 4 e li faccio giocare. Bruno Peres ha sempre giocato nella linea difensiva a 4 sin dalle giovanili, si può dire che non sappia difendere ma staremo a vedere, si è allenato per due mesi con Sinisa che è uno che sa fare la fase difensiva. Poi è uno che ha spinta e può giocare a destra e a sinistra. I destri a sinistra possono giocare, sono i sinistri a destra che hanno difficoltà ma Emerson lo può fare. Jesus è uno che se messo in fascia è più forte a difendere di Peres e Mario Rui. Tra un mese e mezzo rientra Rudiger che è lì ed è uno tosto in una linea di difesa a 4. Io di questo gruppo qui mi fido moltissimo perché è una delle formazioni più forti da quando faccio l’allenatore”.

Come sta la Roma fisicamente e come ha impostato la preparazione?
Quello che si imposta è un inizio di lavoro, tu hai un periodo dove programmi le cose da fare per raggiungere un certo livello. Poi però ci sono amichevoli in cui voi traete delle conclusioni sui giocatori senza pensare al programma di allenamenti. Siccome siete una voce importante e ci fa piacere sapere le critiche, dobbiamo stare attenti a tutto quello che viene però senza stare attenti solo alle amichevoli. Per esempio, arrivi per fare velocità e c’è uno con un muscolo intossicato che rischia di farsi male quindi non la fa. A che punto è? A me sembra a buon punto perché prendo in analisi quello che ha fatto in allenamento o nell’ultima partita. Io a Mario Rui ho fatto portare i giornali fino al Portogallo, volete confrontare i giornali di giù con i vostri? Vogliamo confrontare le pagelle visto che vi piacciono tanto? Vogliamo vedere quante insufficienze hanno loro o noi? Loro hanno l’attenzione e la tensione in vista del ritorno però c’è differenza nel trattare i calciatori. C’è una sola insufficienza lì, qui invece ne leggo 5, in una partita pareggiata a Porto in cui la squadra ha fatto bene in 11 ed in difficoltà solo quando siamo rimasti in 10. Secondo me si era vinta la partita, poi ognuno è giusto che scriva quello che gli pare, il comportamento del nemico sincero è una qualità che apprezzo”.

Claudia Demenica

Guardia Costiera: operazione ”Mare SIcuro”! Interventi del 2° Nucleo Aereo di Catania (VIDEO)

0

Prosegue l’attività di vigilanza e pattugliamento dei velivoli della Guardia Costiera, nell’ambito dell’operazione “Mare Sicuro” che vede impegnati circa 3.000 uomini e donne e 300 tra mezzi navali ed aerei dispiegati lungo tutti gli 8.000 chilometri di coste del Paese e nei laghi maggiori, per garantire un’estate all’insegna della legalità  e della sicurezza. Due in particolare le missioni portare a termine dai velivoli della Guardia Costiera del 2º Nucleo Aereo di Catania.

Nella prima operazione, un aereo ATR42 della Guardia Costiera,  ha sorpreso due unità da diporto intente a navigare e a pescare all’interno di una zona di massima protezione dell’Area Marina Protetta “Isola Capo Rizzuto”. L’equipaggio dell’ATR42 ha mantenuto costantemente il contatto visivo con le due unità, fino all’arrivo in zona di un battello veloce della Guardia Costiera di Crotone. I responsabili sono stati raggiunti,  identificati e deferiti all’Autorità giudiziaria.

Nella seconda operazione, l’aereo Piaggio “P180GC” della Guardia Costiera ha intercettato due unità da diporto ancorate anch’esse nella zona di massima protezione dell’Area Marina Protetta “Costa degli Infreschi e della Masseta”, nel Cilento. L’equipaggio ha provveduto ad allertare la Guardia Costiera di Palinuro e di Marina di Camerota, intervenuti sul posto con un Battello veloce. I responsabili sono stati identificati e sanzionati.

La tutela dell’ambiente marino rientra tra gli obiettivi dell’operazione “Mare Sicuro” che, insieme alle attività di ricerca e soccorso e le attività di controllo sulla filiera ittica, mirano a garantire la sicurezza in mare e la giusta fruizione del bene pubblico. Le attività di vigilanza e monitoraggio proseguiranno anche nei prossimi giorni.

ESCLUSIVA – Juve Stabia, De Lucia: “Il settore si allena a San Giuseppe, ma a breve una nuova soluzione”

Le parole in esclusiva di De Lucia

Non c’è pace per il settore giovanile della Juve Stabia, nonostante il lavoro cominciato sul campo da mister Domenico Panico e da mister Nunzio Di Somma. La Berretti e l’Under 17 si allenano a San Giuseppe Vesuviano, lo fanno per prepararsi al meglio per la nuova stagione che sta per cominciare. Le Vespette non si allenano allo stadio Romeo Menti di Castellammare di Stabia ma per un motivo ben preciso: la mancanza dell’avvio dei lavori di ristrutturazione e i mancati accordi legati ad agenti esterni alle volontà, costringono il presidente Andrea De Lucia e il direttore responsabile Alberico Turi a trovare una soluzione alternativa, in attesa di risposte concrete. Sull’argomento abbiamo ascoltato, in esclusiva, proprio il presidente Andrea De Lucia: “In effetti la Berretti e l’Under 17 non si stanno allenando allo stadio Romeo Menti, ma soltanto per i motivi noti a tutti e legati all’impianto stabiese. Non vanno raccontate cose non veritiere, anche perchè, è vero che abbiamo avuto un piccolo disagio iniziale, spostandoci al momento, e ripeto, soltanto al momento, nella bellissima struttura di San Giuseppe Vesuviano, in un impianto all’avanguardia, ma abbiamo già risolto in quanto il settore giovanile, che gestiamo direttamente noi, facendolo con passione e non affidandolo a terzi, avrà a breve una nuova casa. C’è già una soluzione, ma al momento preferiamo tenerla in segreto, vagliando anche altre alternative”.

Una ricostruzione dei fatti, però, va fatta: dal primo giorno dell’insediatura del Commissario Prefettizio Claudio Vaccaro si è lavorato alla delicata questione del rifacimento del manto erboso sintetico dello stadio Menti. In pochi mesi si sono scalate montagne, superati ostacoli e arrivati ad una soluzione. Il 13 giugno 2016, è stata portata a compimento la Delibera di Giunta per il progetto definitivo di sostituzione del manto erboso dello stadio Romeo Menti (visibile a tutti sul sito istituzionale dell’Ente stabiese). Dal 13 giugno l’ufficio competente del Comune di Castellammare di Stabia ha avviato la richiesta, online, alla Cassa Depositi e Prestiti per quanto concerne i fondi economici necessari per l’intervento. Prima del passaggio di consegne al nuovo sindaco della città stabiese, Antonio Pannullo, era stata sbloccata anche la somma di 800mila euro per i lavori, divisi in due parti: la prima per i lavori urgenti (manto erboso e settore ospiti) e la seconda per il resto delle cose da ristrutturare. Ad oggi, lo slittamento dei lavori che comunque crea disagio anche alla prima squadra che affronterà il campionato di Lega Pro, è legato al giusto e nuovo insediamento del primo cittadino e della nuova giunta e non alla volontà dei protagonisti del settore giovanile stabiese.

Una vicenda che deve essere risolta in tempi brevi, la Juve Stabia e il settore giovanile meritano uno stadio, una casa, la propria casa.

a cura di Ciro Novellino

RIPRODUZIONE RISERVATA

Olimpiadi Rio 2016, Volley : i probabili sestetti per la semifinale Italia-USA

0

Non ci saranno novità nel sestetto titolare che questo pomeriggio (ore 18.00) affronterà gli USA nella semifinale delle Olimpiadi di Rio 2016. L’Italia ha da tempo trovato la propria formazione titolare, rivista solo a causa dell’infortunio di Matteo Piano.

I problemi muscolari del nostro centrale sono però stati ben nascosti grazie all’ottimo momento di Simone Buti che ancora una volta affiancherà capitan Emanuele Birarelli, il quale stringerà i denti ma sarà in campo per la sua terza semifinale olimpica (purtroppo persi entrambi i precedenti).

Simone Giannelli in cabina di regia con Ivan Zaytsev opposto, Osmany Juantorena e Filippo Lanza di banda, Massimo Colaci il libero. È la migliore Nazionale di volley maschile a disposizione di coach Blengini che potrà contare anche sull’apporto determinante dalla panchina di Oleg Antonov e Salvatore Rossini. Luca Vettori opposto di riserva nel caso in cui le cose dovessero sciaguratamente male, stesso discorso per il secondo regista Daniele Sottile.

Coach Speraw non muterà di una virgola la squadra giunta fino a questo punto sconfiggendo nell’ordine Brasile, Francia e Polonia dopo aver perso contro l’Italia: Micah Christenson il regista, Matt Anderson l’opposto, Max Holt e David Lee al centro, Aaron Russell e Taylor Sander di banda, Erik Shoji il libero.


In Italia è la Rai che detiene i diritti in esclusiva per la trasmissione delle gare olimpiche: tre i canali che garantiranno una copertura completa degli eventi. 

Rai 2 come canale olimpico di riferimento, dedicato in particolare agli atleti azzurri.
Su Raisport 1 la diretta delle discipline individuali, come atletica, nuoto, tuffi, scherma, pugilato e ginnastica.
Raisport 2, invece, si concentrerà sugli sport di squadra come basket, volley, beach volley, calcio, pallanuoto e rugby.

La copertura quotidiana comincerà alle 14 ora italiana e terminerà intorno alle 5.30 del mattino successivo

vivicentro.it/sport/Olimpiadi Rio 2016   –  Stanislao Barretta/redazione sportiva – stefano.villa@oasport

Rai – Maksimovic-Napoli, la prossima settimana sarà decisiva

Ciro Venerato, giornalista di Rai Sport ed esperto di mercato, ha parlato ai microfoni di Radio Crc della trattativa Maksimovic-Napoli:

Il presidente Cairo non vuole cedere il calciatore al Napoli ma mi risulta che il Chelsea non ha presentato alcuna offerta ufficiale. L’ offerta di De Laurentiis è sempre ferma a 25 milioni senza nessuna contropartita, novità potrebbero esserci nelle modalità di pagamento che potrebbe essere effettuato in due anni e non più in quattro. Nei prossimi giorni è previsto un altro incontro tra gli agenti del difensore e la società granata. Filtra grande ottimismo con l’ affare che potrebbe andare in porto già la prossima settimana”.

Rai – Entro lunedì il Napoli può chiudere per Diawara: ecco le cifre

Ciro Venerato, giornalista di Rai Sport ed esperto di mercato, è intervenuto ai microfoni di Radio Crc. Ecco quanto evidenziato:
“Il Napoli spera di poter ufficializzare Diawara tra domenica e lunedì. La formula dell’ affare è la seguente: 2 milioni di prestito oneroso da versare subito nelle casse del Bologna con obbligo di riscatto fissato a 11,5 milioni più uno di bonus pagabili in 4 esercizi. Resta da convincere il calciatore, o meglio, il suo entourage che chiede un milione di commissione: 500 mila euro dal Bologna e 500 mila dal Napoli. I contatti proseguono e filtra un cauto ottimismo per concludere la trattativa”.

Intervista a Cantone su legalizzazione Cannabis

0

Intervista a Raffaele Cantone, a cura di Alessandra Arachi

Che vuol dire? Lei è un magistrato. Di più: oggi è il capo dell’Anticorruzione e ci dice che non ha certezze? Pensa che la legalizzazione della cannabis possa togliere profitti alla criminalità organizzata?
«Questo è il punto meno importante: con la cannabis la criminalità organizzata non guadagna molto. Il suo core business sono gli stupefacenti pesanti, non la cannabis».

E allora?
«Allora ci sono due considerazioni molto importanti che mi hanno portato a cambiare idea su questo punto. Anche se…».

Anche se?
«La vera considerazione che mi ha portato a cambiare idea sono stati i miei figli: da quando sono diventati più grandi ho cominciato a guardare questo fenomeno della cannabis da una finestra molto diversa».

Ha cambiato idea sulla legalizzazione nelle vesti di papà?
«Sì».

Ma lei cosa farebbe se vedesse i suoi figli fumare spinelli?
«Spero che non succeda mai. Sono assolutamente contrario all’uso degli stupefacenti».

Quindi? Papà Raffaele che considerazioni ha fatto sulla legalizzazione della cannabis?
«Intanto ho potuto constatare quanto è diffuso il fenomeno tra i ragazzini di oggi. Infinitamente di più di quando ragazzino ero io. Visto questo, la domanda sorge spontanea: siamo sicuri che la politica proibizionista di questi decenni abbia funzionato?».

Evidentemente no?
«Evidentemente. E vogliamo renderci conto di quanti ragazzini entrano in diretto contatto con la criminalità organizzata quando vanno a comprarsi il fumo per strada?».

Tanti?
«Tutti quelli che fumano non hanno alternative per procurarsi la cannabis. E certo che sono tanti, basta guardare i numeri delle relazioni antidroga. Ecco, questa è una cosa che io vorrei evitare, grazie alla legalizzazione. Ma non solo».

Cosa altro?
«Sappiamo che cosa si vanno a comprare i ragazzi quando comprano il fumo illegale?».

Che cosa si vanno a comprare?
«Schifezze trattate anche chimicamente. Io penso che questo trattamento sia fatto ad arte in modo che i ragazzi diventino dipendenti e, peggio, arrivino alle droghe pesanti. Ai tempi miei non era così».

Lei nella sua vita ha mai fumato spinelli?
«Ma va là, io non ho mai fumato nemmeno una semplice sigaretta. Però…».

Però?
«Ho conosciuto tante persone che hanno fumato spinelli e nessuno di loro è mai finito a consumare droghe pesanti. Dire che la canna è l’anticamera dell’eroina, o di altre droghe pesanti, è soltanto una leggenda metropolitana. O, meglio, lo era: adesso con i trattamenti chimici non possiamo più essere sicuri di niente».

Ha letto che nella proposta di legge della legalizzazione della cannabis c’è anche la possibilità di coltivare piantine in casa?
«Sì, ho letto».

Lei pensa che per controllare quanto un figlio consuma di cannabis possa avere senso coltivare le piante in casa?
«Non lo so, di questo non ho proprio idea. Posso solo dire che a casa mia non le farei coltivare mai».

Mai?
«Sono contrario all’uso degli stupefacenti, l’ho già detto. Come ho già detto che su questa materia io non porto certezze».

vivicentro.it/opinione
vivicentro/Intervista a Cantone su Cannabis
corriere/Cannabis, Cantone: «Ero contrario, da papà ho cambiato idea» (Alessandra Arachi)

Olimpiadi Rio 2016 : Lochte, il campione bugiardo

Ryan Lochte, 32 anni, è tornato negli Usa prima del provvedimento del giudice brasiliano

A Rio scoppia il caso Lochte. La storia della rapina ai nuotatori americani è totalmente inventata. Un video smentisce la versione del campione e mostra una rissa al distributore con gli uomini della sicurezza. Altro che pistola puntata alla testa: gli atleti nascondevano una notte brava.

Lochte e la rapina inventata. Il Brasile mette in scacco gli Usa GIANNI RIOTTA
Fermati all’aeroporto i compagni del nuotatore incastrato da un video. Altro che pistola puntata alla testa: nascondevano una notte brava
RIO DE JANEIRO La statua, gigantesca riproduzione dell’originale, vigila sul centro commerciale «New York City» e chissà se, al lume della fiaccola, sarà arrossita per quel che sull’Avenida lunga 40 chilometri han combinato quattro connazionali, viziati nuotatori Usa, a una modesta pompa di benzina.
Lochte & C.: niente rapina ma ubriachi e molesti

Compagni di bevute

La stazione di servizio, neon gialli e pubblicità birra Skol, è già meta di pellegrinaggi e selfie dopo una storia di menzogne che dice tutta la verità sui Giochi a Rio: troppi sono arrivati colmi di pregiudizi, presunzione, razzismo, che media bulimici hanno diffuso senza scrupoli. Ryan Lochte, nuotatore americano, dodici medaglie in carriera, sei d’oro, finite le gare la notte di domenica scorsa, con i compagni Conger, Bentz e Feigen, festeggia al party di Club France, si beve e si balla. Lochte, che sfoggia capelli ossigenati, non è nuovo alle bravate, in Italia ha devastato la camera d’albergo, riuscendo a metter tutto in sordina. L’aria di Rio risveglia nell’ex atleta dell’Università della Florida istinti da Animal House, studenti gonfi di birra immortalati dal grande Belushi.

Ubriaco fradicio, Lochte arriva alla Barra da Tijuca, un’alba tragica: «Ci fermano a un posto di blocco della polizia, ordinandoci di scendere. I miei compagni obbediscono, io no. Perché? Non ho fatto nulla di male». Un vero duro Ryan, un metro e 88 per 88 chili di muscoli, patriota di Rochester, New York, difende i diritti civili nel Brasile dei gangster. Il poliziotto-bandito incalza, «Mi punta un revolver alla fronte, solleva il cane, “Scendi”, “Come vuoi tu” rispondo». Gli atleti vengono derubati di 400 dollari, la gang scompare. Il giorno dopo mamma Lochte spiffera la vicenda, il Comitato Olimpico smentisce, poi fa marcia indietro. La stampa Usa investe Rio, Jeff Ostrow, avvocato di Lochte, tuona: «Rio? Un disastro, banditi ovunque, i ragazzi sono a rischio». Sally Jenkins, dall’autorevole Washington Post, rilancia: «La dissenteria infetta un velista… gli esperti temono epidemie… la pipì di Ryan Lochte è tenuta dall’antidoping di Rio più al sicuro di lui». Il giallo, però, non persuade tutti. Mauricio Savarese, reporter dell’Ap, ha già confutato le leggende urbane del viceconsole russo ucciso a pistolettate e dei cestisti cinesi presi a mitragliate, due invenzioni pure popolari anche in Italia.

Dov’è finito il taxista? Perché Lochte non ricorda ora e luogo della rapina? La polizia indaga, furiosa e perplessa, un puzzle che raccolgo via twitter @riotta: «I banditi non alzano il cane di un revolver da Far West, hanno pistole, non esitano ad usarle. Sola certezza quelli erano bevuti marci». La giudice Keyla Blanc de Cnop studia i filmati dei nuotatori che ritornano al Villaggio Olimpico, molto più tardi dell’ora dichiarata, rilassati. Lochte, reduce da un revolver alla fronte, giochicchia con le credenziali, solleticando un compagno, teen ager a 32 anni.

Una sfilza di bugie

Un duro? No, un bugiardo. La giudice, incredula, ordina di far scendere dall’aereo diretto negli Usa Conger e Bentz e sequestra il passaporto anche a Fenger. La rete tv Globo lancia il video della notte alla stazione di servizio, niente pistola, niente banditi. Lochte e compagni – confermano i testimoni – sfondano a calci la porta di un bagno, urinano in pubblico, sbraitano, barcollando per l’alcol. Quando gli addetti si accorgono del vandalismo, Lochte è colto dalle immagini mentre si allontana verso un taxi, mani dietro la schiena come uno scolaretto. Un custode lo affronta arrabbiato, il campione si adombra e reagisce, una guardia privata, temendo la rissa, estrae una pistola e ristabilisce la calma. Come nelle peggiori pagine del vecchio romanzo «The Ugly American», i quattro «Brutti Americani» cacciano 20 dollari e 100 reales (28 euro) per i danni.

La fuga negli Usa

Furbastro, Lochte se la svigna in America a nascondersi, lasciando i compagni nelle peste a Rio: in poche ore confessano, accusando – nessuno sa ancora il motivo – il platinato Lochte dell’assurda saga. Rischiano l’incriminazione per falsa denuncia e procurato allarme. L’ambasciata Usa è bombardata da mail indignate, lo studioso del Wilson Center Paulo Sotero, conclude: «Ogni pregiudizio esce rafforzato. Usa? Arroganti. Brasile? Violento». Rio, come tante metropoli, è violenta (un atleta inglese è stato davvero derubato), ma non merita calunnie. «Lochte non deve tornare», ammonisce Anderson Valentim della Polizia Militare, «quelli come lui non son benvenuti». Medaglie o no, il nuotatore farebbe bene, a seguire questo, incavolatissimo, consiglio.

Facebook riotta.it

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati.

vivicentro.it/sport/olimpiadi rio 2016
vivicentro/Olimpiadi Rio 2016 : Lochte, il campione bugiardo
lastampa/Lochte e la rapina inventata. Il Brasile mette in scacco gli Usa GIANNI RIOTTA

Pantelleria : il miracolo del passito

0

Sudore a Pantelleria. Il lavoro dei vendemmiatori inizia all’alba. La temperatura può arrivare a 35 gradi, mentre nei tunnel dove le uve sono messe ad appassire può salire a 37

A Pantelleria inizia la raccolta delle uve più dolci e raffinate che esistano. Dal loro succo, e dal faticoso lavoro dei vendemmiatori, si ottiene il passito. Negli ultimi trent’anni questo vino è diventato l’unica grande difesa contro l’abbandono di una delle terre più belle d’Italia.

I vendemmiatori di Passito “Così difendiamo Pantelleria” FLAVIA AMABILE

È appena iniziata la raccolta delle uve di uno dei vini più famosi. La difficile coltivazione ha evitato all’isola un inarrestabile declino

«Il passito è il nostro sudore». Biagio si ferma e sorride. È il primo giorno di vendemmia a Pantelleria. Si ricomincia a raccogliere una delle uve più dolci e difficili che esistano. Dal suo succo, e dal sudore di quelli come Biagio, si ottiene un vino che in tanti hanno provato a imitare ma che solo su quest’isola riesce a restituire il Mediterraneo intero quando lo si versa in un bicchiere.

Il suo succo e il sudore di quelli come Biagio sono diventati negli ultimi trent’anni l’unica grande difesa contro l’abbandono di una delle terre più belle d’Italia. Dallo stilista Giorgio Armani all’attrice Carole Bouquet o la ballerina Alessandra Ferri, sono tantissimi ad averla scelta come rifugio. Ma questa bellezza non sarebbe così ben custodita se non ci fosse il Passito e se non ci fosse stata una grande famiglia siciliana ad innamorarsene e a decidere di investire le sue risorse sull’isola.

Era il 1989 quando Giacomo Rallo decise di acquistare ettari e ettari di giardini di viti abbandonati. Non sono viti qualsiasi. Sono alberelli alti al massimo dieci centimetri, posti su terrazze che dalla montagna vanno fino al mare: una tortura per chi decide di occuparsene, un immenso piacere per chi acquista il vino Passito, frutto di tanto lavoro.

Io, ex commerciante, oggi contadino orgoglioso tra le viti di Pantelleria

Nel primo giorno di vendemmia all’esterno ci sono trentacinque gradi, sotto i tunnel dove andrà stesa l’uva ad appassire si arriva anche a 37. Il lavoro è iniziato all’alba, una pausa per una merenda e per il pranzo, ma Biagio sorride. Ha 51 anni, fino al Duemila lavorava come carrozziere a Marsala poi ha scelto. «Molto meglio lavorare l’uva di Pantelleria. Preferisco stare in campagna al sole, piuttosto che chiuso in un’officina a respirare veleni che uccidono».

Stare in campagna al sole è un vero eufemismo. Biagio e un’altra decina di contadini sono arrivati il 16 agosto a Pantelleria e vi rimarranno anche per due mesi, finché non terminerà la vendemmia. Hanno famiglia a Marsala, a Palermo e in altre città della Sicilia: la rivedranno in autunno. In questi due mesi dovranno raccogliere quintali di uva. «Bisogna piegarsi per raccogliere ogni grappolo», spiega Biagio. Vuol dire chinarsi centinaia di volte, rimettersi dritti e eliminare gli acini marci, quelli già secchi e quelli che non hanno succo. Ci si china di nuovo per appoggiare con delicatezza il grappolo pulito in una cassetta e si passa al successivo.

Lo zibibbo diventa uva passita, ecco le tecniche che lo trasformano

Dopo una mattinata di lavoro le cassette vengono caricate su un camion e portate nei tunnel, delle serre aperte sui lati e coperte in alto per lasciar passare l’aria e proteggere dall’umido della notte. I grappoli vengono stesi su un graticcio e lasciati lì ad appassire. Dopo dieci giorni vengono girati per far asciugare bene ogni lato degli acini. Altri venti giorni circa di attesa, sperando che non piova. Da metà settembre in poi i grappoli sono pronti per essere portati in magazzino dove gli acini vengono staccati a mano dal raspo, uno per uno. Cuoccia a cuoccia, come dicono i contadini panteschi. Solo a questo punto, circa due mesi dopo la vendemmia, si può iniziare a estrarre il succo.

«Ma la vendemmia è una passeggiata. La vera fatica è in inverno», avverte Vincenzo. Ha 48 anni, da tre lavora a Pantelleria. Prima aveva una cartoleria a Marsala. L’ha lasciata alla moglie, serviva un altro stipendio per vivere in modo dignitoso e da queste parti lo zibibbo è una delle poche alternative possibili. Giacomo Rallo ha vinto la sua scommessa. Anche ora che non c’è più lui e a occuparsi di Donnafugata – l’azienda di famiglia – è il figlio Antonio, il Passito è un prodotto che riesce a dare lavoro ogni anno a 35-40 persone tutto l’anno che diventano 75 durante la vendemmia. Sessantotto ettari di giardini salvati dall’abbandono, venticinque chilometri di muretti a secco rimessi a nuovo, riducendo in misura notevole il rischio di frane in caso di piogge abbondanti. Le cifre dei Rallo acquistano anche maggiore importanza se si pensa che 50 anni fa i vigneti coprivano la metà dell’isola, oggi solo un decimo del suo territorio. E che a maggio un incendio doloso ha distrutto 600 ettari di bosco. «Un attacco alla natura e a un sistema già molto difficile da mantenere in equilibrio ma si può reagire», assicura Antonio Rallo. La prima reazione è avvenuta dalle istituzioni che hanno dato il via libera alla nascita del Parco Nazionale. La successiva è quella di imprenditori come Rallo che continua ad andare alla ricerca di giardini da salvare dall’abbandono o come Emanuela Bonomo che ha avuto diversi giardini distrutti ma non intende arrendersi.

Seguendo il Passito, insomma, si può trovare lavoro. A patto di accettare di diventare pendolari del mare: finita la vendemmia si va a casa ogni quindici giorni ma il resto del tempo si resta sull’isola. E se la delicata fase della vendemmia è «una passeggiata» il resto dell’anno trascorre potando sotto il vento sferzante dell’inverno, portando la pompa sulle spalle su e giù per le terrazze, zappando intorno a ogni vite per togliere l’erba e scavare le conche che permettono di raccogliere l’acqua per la pianta. Faticoso? Chi accetta finisce per appassionarsi. «Non farei nulla di diverso», afferma Ali, 65 anni, origini tunisine ma da quarant’anni in Italia fino a diventare il mastro dell’uva passita, uno dei capi indiscusso della complessa tecnica dell’asciugatura dello zibibbo.

«Sono orgoglioso di fare questo lavoro» – aggiunge Vincenzo – avevano scommesso che non ce l’avrei fatta, che sarei scappato dopo quindici giorni. Dopo tre anni sono ancora qui. E non intendo assolutamente andare via».

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati

vivicentro.it/isole/cronaca
vivicentro/Pantelleria : il miracolo del passito
lastampa/I vendemmiatori di Passito “Così difendiamo Pantelleria” FLAVIA AMABILE – INVIATA A PANTELLERIA

Cairo chiede Sepe al Napoli: secco ‘no’ alla contropartita proposta al Napoli

I dettagli

Il complesso intreccio tra le società di De Laurentiis e Cairo, come riferisce Tuttosport, non è solo legato a Maksimovic e a Valdifiori. Il Toro cerca infatti un portiere, e tra un Gabriel in parola con il Crotone e un Sirigu che costa, si punta anche Luigi Sepe. Del portiere i due club hanno parlato qualche giorno fa, ma gli azzurri non vogliono infilare Padelli nella trattativa che potrebbe finire all’Atalanta, qualora dovesse arrivare Marco Sportiello.

VIDEO – A Siano (Sa), lo spettacolo notturno della pirotecnica Bruscella e Pellicani

0
CLICCA PER VEDERE IL VIDEO

Il giorno 17 agosto, a Siano, in provincia di Salerno, la pirotecnica Bruscella e Pellicani da Modugno (Ba) ha deliziato con uno spettacolo pirotecnico notturno in onore di San Rocco, ma prima ascoltiamo i protagonisti ai nostri microfoni: dal comitato che ha deciso di scegliere questa ditta, ai protagonisti principali.

CLICCA SUL PLAYER per vedere le immagini

dal nostro inviato, Gennaro Novellino

Mattarella rilancia l’Europa. ”È la politica, non le banche” – UGO MAGRI

0

Nella lectio degasperiana, tenuta a Pieve Tesino, il presidente della Repubblica Mattarella nega che l’Ue possa esistere “sprovvista delle sue autentiche ambizioni”: «Non sono le banche o le transazioni commerciali che hanno determinato l’Unione, ma uomini politici e parlamenti lungimiranti».

Ce ne da testimonianza e nota Ugo Magri nell’articolo di oggi su la Stampa:

Mattarella rilancia l’Europa “È la politica, non le banche” UGO MAGRI – INVIATO A PIEVE TESINO (TN)

Il presidente: no a patti fra governi. Renzi e Ventotene: puntare sui giovani

La democrazia «è di tutti», tutte le opinioni vi hanno eguale cittadinanza, per cui i grandi cambiamenti richiedono tempo e tanta applicazione. «Bisogna attendere alle cose con tenacia e vigilanza, con la coscienza che debbono sempre maturarsi»: cita Alcide De Gasperi, il presidente della Repubblica, ma si capisce che pure lui la pensa così. Più volte, nella «lectio» sullo statista trentino tenuta nel paese natale, Sergio Mattarella insiste che i processi politici richiedono perseveranza. Il mondo non procede a strappi e la pazienza rappresenta la principale virtù democratica. A chi non sa aspettare, a quanti vogliono correre troppo in fretta o procedere a spallate, il Capo dello Stato ricorda le parole del drammaturgo e statista ceco, Vàclav Havel: «Il metodo democratico non è una griglia di parole crociate in cui vi è una sola soluzione corretta, ma qualche cosa di più complesso». Un invito all’equilibrio alla vigilia di appuntamenti politici delicati.

Un nuovo patriottismo  

Per i più giovani: Alcide De Gasperi fu uno dei padri della nostra Repubblica. Un vero patriota, ma con una «diversa idea di Patria». Non quella tronfia e bellicosa del fascismo, ma un patriottismo «sobrio, autentico e sentito». De Gasperi «aveva innato il senso di tempi dei processi di cambiamento», insiste il Presidente che svela un piccolo inedito: a un vicesegretario Dc (non lo dice, ma quasi certamente fu suo papà Bernardo) De Gasperi confidò alla vigilia del referendum tra monarchia e repubblica: perfino nel nostro partito «non si vuole comprendere che bisogna preparare la svolta senza che il carro si rovesci». Scegliere il momento giusto, in politica, è tutto. Idem adattarsi alle complessità. Per esempio, la democrazia non è sempre e per forza bipolarista, uno scontro muscolare tra destra e sinistra (come ci hanno raccontato per anni). De Gasperi «manifestava una visione “trialistica” della situazione italiana, con un centro democratico opposto a una sinistra e a una destra considerate anti-istituzionali». La realtà supera gli schemi, semplificare non sempre aiuta.

A proposito di De Gasperi e dell’Europa, Mattarella nega che l’Ue possa esistere «sprovvista delle sue autentiche ambizioni. Non sono le banche o le transazioni commerciali che hanno determinato l’Unione, ma uomini politici e parlamenti lungimiranti. Non sono le crisi che potranno distruggerla, ma solo la nostra miopia nel non riconoscere il bene comune». Bacchetta quanti pensano che tutto si possa risolvere con un bell’accordo tra governi.

Verso Ventotene  

Specie dopo quanto è accaduto con Brexit, «il metodo intergovernativo nelle decisioni non può surrogare il valore democratico delle istituzioni europee», sostiene il presidente, cui certo non è sfuggita un’intervista recente del tedesco Schaeuble, dove si sosteneva l’esatto contrario. Siamo alla vigilia di importanti appuntamenti e nessuno, nemmeno la Germania, può comportarsi da asso pigliatutto: serve condivisione. Lunedì prossimo a Ventotene è convocato un summit tra Renzi, Hollande e Merkel per discutere di economia, di crescita, di sicurezza, di migranti, di Brexit, e lì gettare le basi di una più stretta integrazione. Non si prevedono dichiarazioni finali, nessun nuovo «Manifesto» richiamerà quello europeista del 1944, ma il nostro premier considera egualmente l’appuntamento di Ventotene un’occasione da non perdere per gettare le basi dell’Europa futura: un’Europa dei giovani e per i giovani, è la speranza che filtra da Palazzo Chigi.

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati

vivicentro.it/cultura
vivicentro/Mattarella rilancia l’Europa
lastampa/Mattarella rilancia l’Europa “È la politica, non le banche” UGO MAGRI – INVIATO A PIEVE TESINO (TN

Sacchi sul Napoli: “E’ una delle poche squadra che ha uno stile di gioco”

Le sue parole

Arrigo Sacchi ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport:

Le ragioni di questa superiorità della Juve?

“La società è avanti dieci anni rispetto alle avversarie. L’allenatore conosce perfettamente il calcio italiano: Allegri è un bravissimo tattico. I giocatori, individualmente, sono i migliori. Adesso devono diventare più “europei”, essere più propositivi nel gioco”

Si può spiegare meglio.

“Le squadre italiane, e la Juve non fa differenza, quando vanno in vantaggio tendono ad arretrare, a chiudersi, a difendere l’1-0. A me, invece, piacciono quelli che continuano a dominare, che fanno il loro gioco indipendentemente dal risultato. In Europa questa filosofia è vincente”

Certo che con Higuain là davanti e Pjanic a centrocampo sembra davvero imbattibile.

“Quand’è che in Italia capiremo che il gioco del calcio è un fatto collettivo? I singoli sono importanti soltanto se il collettivo funziona. Le posso raccontare un aneddoto?”

Prego.

“Quando ero dirigente del Real Madrid Alfredo Di Stefano, mica uno qualunque, mi disse: “Abbiamo i migliori calciatori del mondo, ma facciamo il gioco peggiore”. Aveva ragione: undici fuoriclasse, se non c’è uno spartito, non vanno da nessuna parte”

Torniamo a Higuain e Pjanic.

“Con questi acquisti la Juve ha preso due grandi giocatori e ha indebolito le dirette concorrenti. Ora vediamo se funzionano. Io, ad esempio, ho una curiosità”

Quale?

“Voglio valutare quanto Higuain mancherà al Napoli e quanto il gioco del Napoli mancherà a Higuain. Non è un dettaglio da sottovalutare”

E il Napoli senza Higuain?

“Tutto da scoprire. Si parte, però, da una certezza: Sarri. E’ un allenatore bravissimo, anche se i miracoli li fa soltanto il Signore… Diciamo che a livello individuale ha perso qualcosa, però sul piano del gioco può continuare a stupire. Vede, il Napoli è una delle poche squadre italiane che ha uno stile. Significa che, quando la guardo, riconosco la mano del tecnico, ha un’identità ben precisa. A Napoli il salto di qualità deve farlo l’ambiente”

Inferno ad Aleppo

0

Un camionicino gira per le strade deserte e fra le macerie delle case di Aleppo Ovest continuamente bersagliata da aviazione e artiglieria

L’Onu lancia l’allarme: «Ad Aleppo si rischia una tragedia senza precedenti». Chiede lo stop immediato dei bombardamenti ma per ora la Russia concede solo 48 ore di tregua ogni settimana. La foto del piccolo Omran, cinque anni, coperto di sangue dopo essere stato estratto dalle macerie di una casa colpita dalle bombe, è un simbolo dell’inferno di fuoco in cui sono imprigionati i civili.

Ce ne da testimonianza e nota Giordano Stabile nell’articolo di oggi su la Stampa:

Aleppo, l’Onu strappa a Mosca un accordo su 48 ore di tregua GIORDANO STABILE – INVIATO A BEIRUT

De Mistura: “Ci sarà una pausa tutte le settimane per portare in città gli aiuti”. Pressing anche sugli Usa per frenare gli insorti. E Damasco bombarda i curdi

Una prova di forza per salvare Aleppo. Con i raid russi che partono anche dall’Iran, un diluvio di fuoco che sta stroncando la controffensiva ribelle sotto le macerie della città, con i gruppi armati vicini alla Turchia inquieti per le mosse di Erdogan e pronti al tutto per tutto, l’Onu ha dovuto forzare la mano e strappare una tregua a Mosca dopo un negoziato durissimo. Anzi una serie di tregue, due giorni ogni settimana, in tutte le zone assediate della Siria. Per fermare le bombe e premere su Washington perché freni la rabbia degli insorti.

Mentre gli occhi del mondo erano puntati sul piccolo Omran Daqneesh, salvo per miracolo dopo la distruzione della sua casa, l’inviato dell’Onu Staffan de Mistura ha ingaggiato il duello con i negoziatori russi. Ha sbattuto la porta e chiuso in 8 minuti una riunione del comitato a guida russo-americana sulla «riduzione del conflitto». Ha denunciato il fallimento dei convogli umanitari, nemmeno uno arrivato nell’ultimo mese nelle città strozzate dagli assedi. Ha detto basta a «offensive, controffensive, razzi, barili bomba, mortai, napalm, cloro, cecchini, bombardamenti e attacchi suicidi». Mentre anche la Ue, con l’Alto rappresentante Federica Mogherini, alzava la voce: «Stop alle bombe».

Dietro le quinte, è partita la trattativa. I russi hanno offerto 3 ore di tregua. De Mistura ha chiesto 7 giorni. Alla fine, il compromesso. Due giorni. Ma ogni settimana. Cibo e medicinali ad Aleppo Est, circondata dai governativi ma anche nella zona Ovest, sotto i missili e i razzi dei ribelli. A Madaya e Zabadani, città strette nella morsa dell’esercito, così come a Foua e Kafraya, sotto il fuoco degli insorti, dove non arrivano aiuti da 110 giorni. Ma è ad Aleppo che si gioca tutto. Il generale Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa russo, ha garantito che sarà riaperta la Castello road per far passare i convogli verso i quartieri orientali.

Per chiudere quell’unica via di rifornimento esercito e milizie sciite hanno combattuto per settimane e perso centinaia di uomini. Gli insorti, uniti nel fronte Jaysh al-Fatah al-Halab, a cui si è unita anche l’ex Al-Qaeda siriana passata con i moderati, hanno reagito con la più grande controffensiva in 5 anni e aperto un altro corridoio, a Sud-Ovest, nella zona delle scuole militari di Ramouseh. Ma non è praticabile, sotto il fuoco continuo dei militari di Bashar al-Assad.

Ora gli insorti vogliono allargare a tutti i costi il corridoio. Damasco e Mosca rispondono con una campagna aerea senza precedenti. I Su-34 e Tu-22 decollano anche dall’Iran e il numero dei raid è raddoppiato. L’Onu teme la distruzione totale di Aleppo. E teme che gli insorti sfuggano di mano. La Turchia del dopo tentato golpe è un’incognita. Tanto che gli Stati Uniti stanno valutando se ritirare dalla base di Incirlik le 60 testate nucleari tattiche lì custodite.

Anche i ribelli, a partire da Ahrar al-Sham, creatura di Ankara, non si fidano più. Temono un accordo Erdogan-Putin-Assad. I bombardamenti con razzi su Aleppo Ovest si sono moltiplicati. Come i segnali di un ribaltamento delle alleanze. Ieri per la prima volta l’aviazione di Damasco ha compiuto un raid sui guerriglieri curdi dello Ypg. Gli stessi che con l’appoggio Usa hanno cacciato l’Isis dal Nord della Siria e si sono ritagliati un embrione di Stato indipendente, il Rojava.

Gli aerei di Assad hanno cercato di decapitare lo Ypg ad Hassakah, la città più importante del Kurdistan siriano, forse ucciso il comandante Munir Mohamad. Uno choc. In 5 anni di guerra Assad ha concesso molto ai curdi, purché non si schierassero con i ribelli. Ad Aleppo governativi e Ypg combattono fianco a fianco nel quartiere Sheikh Massoud. Ma ora Mosca e Ankara stanno cercando un accordo. E Assad è disposto a bombardare i curdi in cambio della fine degli aiuti agli insorti. Erdogan chiede di più: un intervento di terra turco, ieri evocato dal ministro degli esteri Mevlut Cavusoglu, per stroncare il nascente Rojava. Impensabile. Ma tutto si muove velocemente, in Siria.

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati.

vivicentro.it/cronaca
vivicentro/
lastampa/Aleppo, l’Onu strappa a Mosca un accordo su 48 ore di tregua

Gli angeli di Aleppo: bimbi che vivono nel terrore

0

Omran, 5 anni, all’interno di un’ambulanza dopo essere stato estratto dalle macerie di una casa ad Aleppo. Accanto a lui c’è un’altra bimba

La foto del piccolo Omran, cinque anni, coperto di sangue dopo essere stato estratto dalle macerie di una casa colpita dalle bombe, è un simbolo dell’inferno di fuoco in cui sono imprigionati i civili. L’Onu lancia l’allarme: «Ad Aleppo si rischia una tragedia senza precedenti». Chiede lo stop immediato dei bombardamenti ma per ora la Russia concede solo 48 ore di tregua ogni settimana.

Ce ne da testimonianza e nota Domenico Quirico nell’articolo di oggi su la Stampa:

Omran e quegli altri angeli simbolo di un orrore senza limite DOMENICO QUIRICO

La foto del piccolo coperto di polvere e sangue dentro un’ambulanza è l’immagine della rassegnazione a cinque anni di conflitto

Omran, 5 anni, siede in un’ambulanza, coperto di polvere e sangue. È stato appena estratto dalle macerie di una casa bombardata ad Aleppo. I bambini, parliamone prima che la cosa diventi inutile, dato che in un luogo come la Siria anche gli innocenti sono una preda troppo preziosa per non suscitare la gelosia del destino. Viviamo in un mondo in cui tutto è perpetuamente minacciato da qualcosa. Penso che sia sempre stato così, ma mai come ad Aleppo, città di tribolati, lo è stato in modo così tangibile.

Sulla soglia, appena, del nuovo millennio e nella confusione che spesso accompagna i secoli che debuttano, la vita dei più piccoli diviene ciò che si vuole: un’arma, uno strumento di propaganda, un particolare inutile, un bersaglio perfetto, una provocazione, un dettaglio, un peso. Che volete che siano i bambini quando, come avviene in Siria, i morti si contano a centinaia di migliaia? Eppure ogni bambino è unico. Ognuno di loro che scompare nei quartieri accartocciati di questa città non di pietre e cemento ma di carne e di sangue.

Sul volto del piccolo Omran, salvato dalle bombe, l’orrore della guerra

Una città di cui, in cinque anni, ho ascoltato, quasi fisicamente, il respiro farsi più flebile, spegnersi, quartiere dopo quartiere, come se la vita a poco a poco cedesse parti del corpo al silenzio della morte. Ognuno di loro si porta via con sé un mondo che non era mai stato visto come l’aveva visto lui in quel suo breve tempo e che come l’aveva visto lui non si ritroverà mai.

La foto del bambino di Aleppo ci può aiutare a capire quello che non abbiamo compreso in cinque interminabili anni di guerra? Non lo so. Nell’immagine è lì, solo, che sogna forse una madre o un fratello che l’accarezzi per fugare in lui il timore dell’universo, che gli dia una casa dove nascondersi e dormire. In una città dove non ci sono più case ma solo rovine! Tu, voi siete i bambini di Aleppo, i bambini siriani. Avevano mani piccole come quelle di tutti i bimbi del mondo che cominciavano ad acciuffare le cose, voci che scalfivano simili a schegge di vetro i rumori della casa. Le loro mamme piangevano per un taglio che si erano fatti sulla punta di un dito e i padri li sgridavano fino ad adirarsi.

Poi… poi nel 2012 li ho visti in una casa ad Hadariya, quartiere di Aleppo, con una grigia, sporca, torbida luce incominciava l’alba quando le bombe arrivarono. Avevano le gole e il petto squarciati. Non dico i nomi: ho pudore. Ecco: la Siria della guerra. Scompigliata, torbida, strisciante, spietata, miserabile. Dove era il demonio, non dio. Dio era da calpestare. E la Rivoluzione, sogni di gioventù e il cervello disseccato nei sogni!

Credevano che fosse un gioco quando per la prima volta li hanno presi nei lettini per fuggire, per metterli in salvo; se non avessero sentito le madri urlare più del giorno in cui li hanno partoriti. Allora si sono messi a piangere ma solo perché lei piangeva e loro erano soliti imitarla spontaneamente in tutto quello che la vedevano fare. Poi hanno capito che si trattava di questo, di morire.

La morte è stata per voi come un cuneo di verità nel soffice non sapere dell’infanzia, vi ha strappato l’ingenuità come una benda dagli occhi e avete visto forse in un lampo tutti i dolci anni che la guerra vi toglieva: l’amore delle ragazze sulle colline di Aleppo dolci di ulivi, le feste alla moschea, le notti di luna nella città vecchia il profumo di dolci e di pane.

Vogliono trasformarvi in simboli, ora, delle nostre viltà, delle nostre rassegnazioni, delle minacce di naufragio della Storia, dei viandanti sperduti, di coloro che perdono sangue, dei figli senza più madre e delle madri senza più figli, degli uomini senza più casa né pane né dio. Forse ci riusciranno, purtroppo. Ma in realtà il bambino di Aleppo è solo. E guai oggi a chi è solo.

I primi che ho incontrato cinque anni fa ad Aleppo erano già moribondi, trasportati in lenzuola e coperte, improvvisate barelle della disperazione, pochi stracci, carne sfortunata, occhi pieni di buio, in un ospedale dove spazzavano il rivolo di sangue dal pronto soccorso nella strada con una scopa: come se fosse acqua sporca. Carni straziate da frammenti di mortaio, da shrapnel, da schegge di edifici crollati su di loro.

Dove è il limite? Mi ero chiesto allora davanti a quei corpi. Ora ho la risposta. Non c’è. Da tempo il troppo in là è stato valicato. Allora, come fare oggi per dare scandalo, per richiamare le coscienze alla decenza della pietà che si fa azione, rimedio, scelta? Domanda assurda. La foto del bambino, come quella di Aylan, il piccolo naufrago di Kos, non basterà, non c’è più argomento che sia in grado di farlo ad Aleppo. Quello che ci scandalizzava cinque anni fa è diventato silenziosamente un punto di partenza. Ed è dal punto di orrore in cui si è arrivati ieri che oggi si prende la rincorsa. Quel bambino è solo il termometro della nostra ipocrisia.

E poi gli altri, i bambini delle zone tenute dagli assassini di Dio, gli islamisti. Trasformati, diversi. La loro giovane età si era calcificata come un enorme guscio di testuggine e il loro cuore era bello e duro come un corallo. Essi dicevano Allah e il profeta e la guerra santa come citassero articoli del codice penale, per loro Dio era un libro guerriero e l’uomo una cosa a cui non avevano tempo di pensare. Già mummie superstiziose. Impugnavano armi affidate loro dai padri, mostravano scene di massacro del Nemico come fossero sequenze di un gioco, in uno sprizzare di parole dure e inesorabili contro di me, l’infedele, l’impuro, il Nemico. Derubati della ebbrezza dell’infanzia, di quella prima saggezza innocente assassinata dalla bugiarda sapienza di poi.

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati

vivicentro.it/cronaca
vivicentro/Gli angeli di Aleppo: bimbi che vivono nel terrore
lastampa/Omran e quegli altri angeli simbolo di un orrore senza limite

L’Odg Campania e l’Ussi contro De Laurentiis: “Conferenze a tutta la stampa”

Il comunicato

L’Ordine dei Giornalisti della Campania e il Sindacato dei Giornalisti campani hanno risposto alla decisione del Napoli di non aprire le porte di Castel Volturno per le consuete conferenze a tutta la stampa:L’Ussi della Campania – Gruppo ‘Felice Scandone’ – apprende con sbigottita costernazione l’ultima novità in casa Calcio Napoli dove le conferenze stampa dell’allenatore saranno gestite, a partire da ora, come una cena a casa del presidente alla quale è lecito invitare solo ospiti graditi. Sul sito della società è apparsa oggi una breve nota che rappresenta una pietra tombale alla libertà di stampa. ”Da questa stagione – spiega il Calcio Napoli – agli incontri con i media di Maurizio Sarri, allenatore della nostra prima squadra, potranno partecipare i giornalisti delle testate direttamente invitate dalla Società Sportiva Calcio Napoli”. È facile ipotizzare che gli inviti saranno riservati ai soli giornalisti ‘graditi’ mentre quelli ritenuti ‘antipatici’ saranno costretti a non poter assistere ad una iniziativa che, pur svolgendosi in un luogo privato, ha tutte le connotazioni di un evento di pubblico interesse, circostanza che, evidentemente il Calcio Napoli finge di non capire. Di fronte ad un attentato così grave alla libertà di stampa, l’Ussi della Campania chiede un tempestivo e severo intervento della Lega Calcio ed al tempo stesso auspica sin da ora che i colleghi che avranno il privilegio di essere invitati, disertino le conferenze stampa in segno di solidarietà con i giornalisti meno graditi al Calcio Napoli ai quali sarà preclusa la possibilità di esercitare il proprio lavoro. Sulla decisione del Napoli sono intervenuti anche l’Ordine dei giornalisti della Campania e il Sindacato unitario dei giornalisti della Campania, che “stigmatizzano” la decisione del Calcio Napoli di “limitare la partecipazione agli incontri con i media alle sole testate invitate dalla società sportiva”. L’Ordine e il Sindacato dei giornalisti, prosegue la nota, “ricordano” al Napoli che “la partecipazione alle conferenze stampa, dell’allenatore o della società, va sempre garantita a tutto il mondo dell’informazione, carta stampata, tv, radio e siti web”. “Ciò – conclude la nota – in ossequio al fondamentale principio democratico del pluralismo informativo e contro ogni forma di discriminazione”.

Mai chiesta la cessione, Hamsik ha detto si ad un rinnovo inferiore alle cifre di Higuain

I dettagli

La Gazzetta dello Sport scrive su Marek Hamsik: “Una storia romantica quella di Hamsik in maglia azzurra e che sembra destinata a durare sino alla fine della carriera del talento con la cresta visto il rinnovo quadriennale (con opzione fino al 2021) appena siglato grazie anche alla bravura del suo storico agente Venglos. Lo slovacco, infatti, ha ricevuto un aumento di ingaggio che lo porterà a guadagnare circa 3,5 milioni a stagione. Una cifra considerevole ma, per fare un esempio non casuale, molto lontana da quella che percepiva Higuain. Il rapporto tra Hamsik e De Laurentiis, infatti, va oltre l’aspetto economico: si basa su fiducia e stima reciproca. il presidente stravede per Marek anche in virtù del profilo basso che quest’ultimo ha sempre saputo mantenere. Quanto importanti economicamente siano state le offerte arrivate a De Laurentiis può saperlo solo il presidente, di certo il Milan si era fatto avanti in modo concreto e la Juve lo scorso anno ha provato a portarsi Marekiaro a Torino. Il presidente del Napoli non ha mai voluto ascoltare le sirene del mercato, Hamsik non ha mai spinto per essere ceduto”.

Accettata la maxi offerta per Diawara

I dettagli

La stretta finale per la cessione di Amadou Diawara al Napoli è giunta: Il Mattino riferisce che è stata accettata l’offerta del Napoli di 17 milioni pagabili in 24 mesi dal Bologna. Ieri il presidente onorario dei felsinei Gazzoni Frascara si è anche sbilancianto in diretta radio: “Credo che nei prossimi giorni Diawara sarà un giocatore del Napoli”.