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Siviglia, Vazquez: “Higuain alla Juve? A Napoli non te lo perdonano!”

Queste le sue parole

Franco Vazquez, trequartista del Siviglia ed ex Palermo, ha rilasciato alcune dichiarazioni alla Gazzetta dello Sport.

Higuain e i suoi 90 milioni?

“Sono giusti. È il miglior 9 al mondo, mi piace da morire”

Meglio di Luis Suarez?

“Non so, sono diversi. In comune hanno il fatto che segnano tantissimo. E chi segna costa caro”

Il Pipita in Italia ha raggiunto una dimensione enorme. In Europa gli manca ancora qualcosa?

“Sì, può essere. E magari proprio per questo ha lasciato il Napoli per andare in una squadra che punta forte sulla Champions. Diciamo che il discorso vale anche per la Juve: entrambi hanno bisogno della consacrazione europea”

A Napoli non hanno gradito.

“Non glielo perdoneranno mai. È come passare da Boca a River in Argentina. È successo e succede, ma non te lo perdonano”

In Italia si gioca per il 2° posto?

“Sì, la Juve ha un vantaggio enorme rispetto alle altre. Roma e Napoli mi piacciono, sono le due squadre che possono provare a dar fastidio, ma la differenza con i bianconeri è troppo grande. L’Inter ha fatto moltissimi cambi. È una grande squadra che dovrebbe sempre lottare per lo scudetto, ma così è complicato. E il Milan mi sembra peggio. Spero possano tornare al loro livello, sono club storici, è un peccato vederli così. E il loro ritorno in alto farebbe bene alla Serie A: così è abbastanza noiosa”

Provveditorato: ‘Incaricati e caricati’ di Marcella Raiola

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Ieri, all’ora delle cariche partite dai “playmobil” chiamati a dare ordinati calci nello stomaco e rieducative bastonate in testa a un popolo stanco di violenza istituzionalizzata, radunatosi per significare questa stanchezza a chi quella violenza rappresenta e pratica con sfrontatezza disgustosa, ero al Provveditorato. Ero lì dalla mattina, insieme a centinaia di docenti convocati per il “ruolo”, beffardo termine, offensivo, perfino, per chi il ruolo di docente lo sta svolgendo, con sacrificio e ardore, da anni e anni. C’erano coetanee e docenti più vecchi di me; c’erano facce mai dimenticate di un percorso di studi fatto in un’altra vita, che credevo “sistemate” e il cui stare lì, in piedi o sedute per terra come profughe di un lungo viaggio insensato, attestava il rifiuto di compromessi o accordi al ribasso, la fiducia nelle “regole” che questo rapinoso governo insegna a calpestare e a riscrivere perché siano la copertura della sopraffazione. C’erano “i ragazzini”, vincitori di concorso giovanissimi, cui abbiamo fatto gli auguri “per correttezza” e con materna sollecitudine, ma con allibito scoramento intimo per la facilità con cui prendevano, a 20 anni, quello che a noi viene ancora negato dopo 20 anni di servizio “prendi-e-lascia”, interrotto nelle feste comandate, non pagato a luglio e agosto, legato alla “scalata” di una graduatoria che ora è carta igienica. Nessuna loro “colpa”, per carità: speriamo solo che comprendano di essere stati usati come testimonial di un’oscena propaganda e come buttafuori di docenti non compatibili con la scuola-mercato, e auspichiamo che mordano con sdegno la mano di chi pensa d’essere il loro “padrone”, contrastando a loro volta questo modello di scuola e considerando quel che hanno avuto come sbocco di un iter altrove normale, non come grazia ricevuta da sacrileghi dèi guerrafondai, assetati di voti e sangue.

Il bagno ridotto a un pisciatoio sporco, la porta e lo sciacquone rotti, debordante di assorbenti, fazzolettini, cicche, e gambe gonfie, e sedie a turno, e “prego siedi tu!”, e bar assaltato, acqua, caldo soffocante, sudore che cola, mariti in attesa; niente microfono, niente notizie, niente trasparenza; solo voci di corridoio su esiti, scelte, e “a che punto stanno?”. E poi pianti di diritti violati, e “datemi un foglio dalla spilletta, vi prego… ricorso… reclamo!”; risatine e maneggi squallidi di sindacalisti concertativi che hanno salvato il distacco lucrando sulla nostra tonta passione, vendendo la nostra voce disposta a perdersi nelle aule spoglie in un canto senza eco, e vecchie facce di sindacalisti democristiani inquisiti e sempre lì, sempre in quelle stanze, a brigare, a truffare, a inciarmare. E gli occhi, gli occhi delle donne forti di questo paese, educatrici per vocazione e forma mentis, non per ripiego, a guardare, sbarrati, quegli “ambiti” rimasti, Ischia, Barano, Caivano e il suo disperato Parco Verde, vasti, impegnativi, in cui scegliersi un posto per una battaglia da condurre senza più forze… E calcoli di distanze, e congedi parentali e la gioia di fare questo lavoro che non ci hanno tolto, a forza di umiliazione e spremiture irrelate d’energia; e lo sgomento per la violenza: prendere o lasciare! Comprati la macchina e impara a guidare, se il treno non c’è, se il pullman non passa più o mai, perché lo Stato così pretende. Cazzi tuoi se non riesci! Vuol dire che non hai diritto a lavorare, che non sei “fittest”, non sei attrezzata per la sopravvivenza, in questa selva tanto oscura e perciò felice per tanti ciechi d’anima e coscienza. Sul tuo stipendio da mille euro dobbiamo mangiare, noi parassiti sociali; dal tuo stipendio di mille euro deve uscire il rilancio dell’economia, a modo nostro, forzandoti in ogni modo, ricattandoti ad ogni passo. La sera, mentre la Consigliera Eleonora di Majo, che denunciava anche tutto questo ai microfoni di un giornalista, veniva colpita alla testa da un manganello ottuso, che se ne possa cadere fraceta la mano di chi lo teneva, la mano di mia sorella firmava una carta su cui c’era scritto solo “13”, che corrisponde a un’area grande come mezza Napoli. Da cretina e condizionata, le ho fatto una foto che l’ha mandata in bestia, giustamente… Ha chiesto come si possa scegliere al buio. Le hanno detto: “Forse non avete ancora capito: non siete più voi a scegliere le scuole: sono le scuole che scelgono voi!”. Ma mia sorella ha replicato, con giusta e sacrosanta rabbia, che lei lo ha capito benissimo perché è una docente in lotta, e che quel che non aveva capito è come avessero potuto i sindacalisti che stavano lì, esibendo un cartellino che fa vergogna, sottoscrivere una simile scelleratezza, un nonsenso così penalizzante per chi da anni porta avanti la Scuola di questo paese.
Una sindacalista ha obiettato che “loro” avevano fatto il referendum! “Loro” sono quelli (Snals) che hanno proposto un referendum farlocco su un quesito inammissibile, che chiedeva l’abrogazione, tecnicamente impossibile, di tutta la Legge 107. Non ho risposto perché sarebbe scoppiata una rissa là dentro. Mi sono passati davanti agli occhi i mesi di apnea (aprile-luglio) che ho trascorso in strada a raccogliere, con gli amici, le firme per i quesiti referendari seri, quelli che forse ci permetteranno di eliminare questi scempi, e ho odiato, per un attimo. Solo un attimo, perché nell’odio la mia anima non riesce a riposare, non trova equilibrio. E poi è toccato a me. Chiamata sulla scuola media, dove non ho mai insegnato; chiamata a fare il lavoro d’altri sull’incredibile e sciocco presupposto che esista una gerarchia di classi di concorso per cui chi insegna latino e greco può insegnare alla scuola media ma non viceversa… Banalizzazioni ridicole di chi non conosce questo lavoro, di chi non sa quali cambiamenti si producono, in pochi mesi, nel corpo e nella testa degli studenti… Chiamano le compagne. Gli occhi verdi di Elena mi fissano: fammi la foto, perché anche così, anche così è vittoria: da graduatoria trasparente, senza concorsone, senza dover ringraziare né l’ebete di Firenze né nessun altro! Faccio la foto, e lei alza quel pugno che mi fa salire altre lacrime strane e stranite, e firma, con il suo nome firma, il nome di una resistente insorgente che “nun se tène niente”. Poi tocca a Lucia, che soffre l’ansia fino all’ultima 104 e alla fine ce la fa. Va, va a sedersi lì, e fa boccacce grintose come lei a tutte quelle facce verdi e liquefatte, e di nuovo tutte, tutti acquisiamo, grazie a lei, la consapevolezza di stare in un posto dove si dà lavoro stabile, dove si corona una carriera, dove si fa qualcosa di “buono”. Torna a posto, mi abbraccia, mi dice che, in fondo, del Parco Verde di Caivano, di quei ragazzi persi per tutti, lei, che già ci ha lavorato, ha tanta nostalgia. Mi sento verminosa e inadeguata al mio ruolo, di fronte a quest’affermazione da insegnante vera, che sente di servire, appunto, dove civiltà è solo parola, e mi vergogno tanto del mio inconscio, chiattillo rifiuto della scuola media… Finiti. Finiti i posti. Resto precaria ancora un anno. Le lentine mi stridono negli occhi. Esco barcollando un po’. Il cellulare si è ricaricato in una ciabatta lurida, che mi sporca di nero le mani. Accendo, vedo le botte in piazza, i miei studenti e compagni con facce atteggiate a sfida, bellissime, commoventi, in mezzo alle bandiere delle loro “bande”; vedo le mie “piccine” coi segni delle manganellate sulle gambe e i cartelli con su scritto “Scuola”… Vorrei avere la forza per imprecare contro quell’altra violenza, più diretta di quella subita da noi, che i lividi li fa dentro. Mi siedo in una macchina pietosa. Passo e ripasso il dito sullo schermo del cellulare in corrispondenza della fronte di Eleonora, che appare violacea per la mazzata vigliacca. Sono troppo stanca per incazzarmi come vorrei, troppo confusa; troppe cose, troppi mondi, troppe risposte da dare tutte assieme… Non ce la faccio. Maria… santa Maria… mia madre: ho scordato pure l’onomastico.
Marcella Raiola

Youth League, Dinamo Kiev-Napoli: in campo un pezzo di Juve Stabia

Youth League, Dinamo Kiev-Napoli: in campo un pezzo di Juve Stabia

Il lavoro paga sempre, il tempo è galantuomo e fa tornare sempre indietro ciò su cui si è investito. Peccato, però, che in questo caso il bello viene non con la maglia della Juve Stabia vestita, ma con quella del Napoli. In Ucraina, a Kiev, si sta giocando la prima gara della Youth League, Dinamo Kiev-Napoli: in campo c’è un classe ’98, Pio Schiavi, giovane che ha vestito la maglia gialloblè e che è stato scoperto dal direttore responsabile Alberico Turi, colui che, nel corso degli anni ha sempre portato in casa stabiese giovani di prospettiva e dal futuro roseo. Peccato, però, che vesta un’altra maglia, un talento che avrebbe fatto comodo…

a cura di Ciro Novellino

 

Sarri ha caricato tutti alla viglia di Kiev: torna la Champions

Le ultime su Sarri e la squadra

La Repubblica scrive su Maurizio Sarri: “Per il tecnico toscano sarà un debutto da brividi. «Non pensavo che sarei arrivato in Champions: ho sempre fatto il mio lavoro in panchina con passione e non mi sono mai posto obiettivi particolari, se non quello di divertirmi: l’ho fatto per venticinque anni e adesso mi sembra di approdare alla fine di un percorso, misurandomi con una partita come questa. Ma non sono un tipo che si emoziona, non mi accontento, vorrei continuare a divertirmi. Mi piacerebbe vedere in campo un Napoli con una personalità forte e deciso a imporre la propria filosofia di gioco», ha dato la carica alla vigilia Sarri, mettendo peraltro in guardia i suoi giocatori”.

“Ce lo compri Messi?”, siparietto tra un tifoso e Giuntoli

E’ quanto riferisce Il Roma

Il Napoli Primavera è partito all’ora di pranzo verso Kiev – in vista dell’esordio in Youth League – accompagnato dal direttore del Settore Giovanile, Gianluca Grava, storica bandiera dell’era De Laurentiis, insieme ad altri dirigenti accompagnatori. Il Napoli “senior”, è giunto, invece, alle ore 14,35 a Capodichino, partendo con il volo IG 2614 diretto in Ucraina. La truppa azzurra è arrivata nello scalo napoletano mezzora prima dell’imbarco, come di consueto, scortata da Polizia e uomini della Security. Pochi curiosi all’interno dell’aeroporto, ad aspettare la truppa in partenza per l’esordio in Champions League, complice l’orario ma soprattutto il giorno feriale. Possibile, che i tifosi, abbiano scelto di non recarsi a salutare la squadra, dopo la delusione di venerdì scorso, quando il pullman in partenza per Palermo, raggiunse l’aereo direttamente da un varco esclusivo. Precisamente dal lato del Viale Umberto Maddalena, per eludere la fila all’imbarco e piccole distrazioni, dettate dal “troppo calore” della folla presente. Stavolta, però, sono stati pochissimi i curiosi che hanno salutato i propri beniamini, perlopiù gente comune, presente nello scalo per partire. A capo della delegazione azzurra in volo verso l’Ucraina, il segretario sportivo Vallefuoco e il team manager De Matteis, che ha chiesto ai pochi presenti di non infastidire i calciatori, invitandoli a lasciarli partire con serenità. Man mano hanno sfilato lungo la sala, tutti i calciatori e lo staff tecnico, capitanati da Raul Albiol, che ha chiaramente risolto i problemi burocratici dell’ultima ora relativi al suo passaporto. Poi Lorenzo Insigne, con la solita chioma bionda, che ha accennato qualche sorriso, insieme a Pepe Reina, tra i più acclamati insieme a Marek Hamsik, capitano incontrastato e idolo indiscusso della piazza. Un po’ spaesato Marko Rog, che si guardava intorno, cercando di familiarizzare coi nuovi compagni, adattandosi alle nuove abitudini e alla logistica napoletana. Hanno chiuso la fila il vice presidente Edoardo De Laurentiis, mister Maurizio Sarri e il direttore sportivo Giuntoli. Curioso siparietto tra il ds e un tifoso, il quale ha chiesto ironicamente: “Ce lo compri Messi?”, secca la risposta del dirigente che ha sorriso, rispondendo in tono con un ironico: “Come no”, prima di salutare i tifosi e avviarsi all’imbarco. L’avventura Champions sta per iniziare, il Napoli ha lasciato la città accompagnato da un sole settembrino caldo e radioso, che lascia presagire cose belle, in vista dell’esordio tra le stelle dell’Europa dei Campioni.

Cannavaro: “Allenare il Napoli sarebbe qualcosa di diverso”

Fabio Cannavaro, lo riporta fantagazzetta.it

Dall’altra parte del mondo sta sperimentando le sue idee, anche se l’obiettivo, un giorno, è tornare in Europa: è il compleanno di Fabio Cannavaro, che ha deciso di festeggiare rivolgendo un pensiero a quella che potrebbe essere la sua carriera futura. Il sogno si chiama Napoli, ma non solo, visto che l’ex capitano della Nazionale ha dimostrato riconoscenza e senso di appartenenza anche verso le sue ex squadre: “Sto vivendo un’esperienza fantastica, mi piace fare l’allenatore. È la mia ambizione. Napoli per una questione di cuore sarebbe qualcosa di diverso ma sarebbe un orgoglio guidare anche Juventus, Inter e Parma, le mie ex. Per ora ho avuto delle proposte ma non dei progetti in Italia e per questo ho preferito non accettare”.

Scuola e legge italiota: responsabilità per andata e ritorno degli allievi

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Nell’italietta con tante leggi inutili e finanche assurde eccone una che riguarda – guarda caso – ancora la Scuola ed arriva alla ribalta grazie all’azione (provocatoria, credo) della Preside di una scuola media di Bergamo. La “legge” in questione (mi piacerebbe tanto sapere chi è il genio che l’ha redatta come anche quali sono le teste emerite che l’hanno approvata) è quella che sancisce la responsabilità degli insegnanti per ciò che capita agli alunni lungo il tragitto fra scuola e casa (andata e ritorno). 

Ovviamente gli “emeriti” non spiegano come i Professori (ad ogni livello) possano vigilare su TUTTI gli alunni/studenti che a scuola giungono da ogni dove: dice solo che ne sono responsabili e basta. Bestialità? NO! Genio italiota di quanti, con castronerie del genere, credono di giustificare i 10.000 euro mensili che percepiscono. Ovviamente l’ordinanza della Preside ha scatenato il solito fiume di parole (chiacchiere) che, nel suo correre, tutto sta trascinando con se, incluso il punto essenziale e cruciale sul quale la Preside (credo) ha inteso provocare istituzioni e genitori su un problema che esiste veramente, che è assurdo e che non sparisce solo facendo a chi alza di più la voce. Certo, i pericoli ci sono – basta ricordare cosa è capitato alla povera Yara per comprenderlo – ma non per questo si può responsabilizzare la scuola (nel suo complesso) per quanto avviene FUORI dal portone di ingresso del plesso scolastico.

I minori vanno protetti, questo è sicuro, ma con i fatti ed i mezzi idonei, non certo con parole stupide che compongono una legge cretina stilata da dementi. IN CLASSE la responsabilità sia (come è) degli insegnanti. FUORI sia della Società nel suo complesso: Famiglie ed Istituzioni e quindi con Genitori che accompagnano i figli minorenni a scuola e/o servizio di Pulmini Scolastici delle Istituzioni che provvedono a far si che possano fare il percorso casa scuola – andata e ritorno – in tutta tranquillità e sicurezza.

Questo è il punto, tutto il resto sono solo chiacchiere e ragnatele nel vuoto delle teste di quanti hanno pensato ed approvato una legge del genere.

Su quanto “accaduto” a Bergamo si esercita anche Gramellini nel suo Buongiorno odierno su la Stampa. Ve lo propongo:

Scuola, andata e ritorno

Una scuola media di Bergamo impone ai genitori l’obbligo di ritirare i figli all’uscita e scoppia un putiferio retorico. I nostalgici rimpiangono i bei tempi andati in cui, a sentire loro, finanche i bimbi delle elementari tornavano a casa da soli danzando e fischiettando. Tromboni e trombette soffiano cattiverie gratuite sugli adolescenti: smettiamola di proteggerli e consegniamoli alla vita vera! I genitori in compenso sono furenti perché non hanno né tempo né voglia di andare a prendere dei ragazzini che si vergognano di loro, come loro si vergognavano dei genitori a quell’età. Persi tutti nei luoghi comuni, nessuno affronta il cuore della faccenda: per le leggi nostrane gli insegnanti sono responsabili di ciò che capita agli alunni lungo il tragitto fra scuola e casa, mentre in un mondo governato dal buon senso il loro ruolo dovrebbe cominciare quando si varca la soglia dell’istituto e finire quando la si oltrepassa in senso inverso. Il trasferimento va messo in carico alle famiglie, libere di dare o meno fiducia ai figli, ma senza più la possibilità di intentare causa ai professori, se lungo la strada il pupo si sbuccia un ginocchio.

La provocazione della preside di Bergamo sarebbe da applaudire, se non fosse che anche lei si è ricordata di essere italiana, stabilendo una deroga alla sua stessa circolare che ne subordina l’applicazione a un «confronto con i genitori». Buonanotte. Considerata l’ottima salute di cui godono le deroghe in Italia, c’è da supporre che questa risulterà ancora in vigore quando i ragazzini della scuola media di Bergamo non andranno a prendere all’uscita i figli loro.

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lastampa/Scuola, andata e ritorno MASSIMO GRAMELLINI

Sarri pronto per il battesimo in Champions: in campo i titolari

Queste le ultime di formazione

Secondo Il Corriere del Mezzogiorno, l’esordio assoluto di Maurizio Sarri in Champions League sarà con gli 11 uomini di cui si fida di più Il tecnico naturalizzato toscano, infatti, agirà con Reina in porta, ritroverà Hysaj a destra, con Albiol, Koulibaly e Ghoulam a completare la linea difensiva. Mentre a centrocampo il quotidiano è sicuro: nessun ballottaggio, saranno Hamsik, Jorginho ed Allan a impegnare la mediana. Mentre in avanti, Mertens prenderà il posto di Insigne impiegato nella trasferta siciliana del Barbera. A destra ci sarà Callejon, mentre l’unico ballottaggio sembra essere quello tra Gabbiadini e Milik, con il polacco però favorito.

Champions, Milik preferito per due motivi a Gabbiadini

Milik scalza Gabbiadini

La Gazzetta dello Sport scrive su Arek Milik: “La notte di Champions non è un inedito, per Arkadiusz Milik. Ma diventa particolare perché sarà la sua prima volta col Napoli, in Europa. Emozioni che si susseguono, dunque, per il giovane attaccante polacco su cui graverà, ancora per molto, l’ombra di Gonzalo Higuain, il ricordo delle 36 reti e dei tanti momenti che hanno esaltato l’ambiente napoletano. Sarri non ha voluto anticipare nulla sulla formazione, ha parlato di ballottaggi che resteranno in piedi per l’intera stagione. Il dubbio sul tridente offensivo resta, allora, anche se la presenza di Milik non dovrebbe essere in discussione. A suo favore potrebbe giocare anche la maggiore esperienza, la conoscenza di questa competizione che non ha Gabbiadini, per esempio, la sua alternativa”.

Da oltre 60 anni il Messina non vince a Castellammare. Tutti i precedenti

Sono 10 i precedenti tra la squadra di Castellammare ed il Messina

Stabia e Messina, si sono affrontate in gare di campionato al “vecchio campo San Marco” di Castellammare di Stabia cinque volte, una vittoria dei gialloblù, un pareggio e tre vittorie dei giallorossi. Vediamo nei dettagli tutti i precedenti:

– 1929 / 1930 – Campionato Nazionale di Prima Divisione girone ‘ D ‘

12 gennaio 1930 – 13° giornata d’andata: STABIA – MESSINA 1 – 0

– 1931 / 1932 – Campionato Nazionale di Prima Divisione girone ‘ F ‘

24 aprile 1932 – 10° giornata di ritorno: STABIA – MESSINA 0 – 2 in gol per i siciliani andarono Re e Ferretti.

– 1948 / 1949 – Campionato Nazionale di Serie C

1° giornata d’andata: STABIA – MESSINA 0 – 2 (arbitro Panza di Taranto) le reti dei peloritani portarono la firma di Spadavecchia e Bertolin.

– 1949 / 1950 – Campionato Nazionale di serie C

7 maggio 1950 – 10° giornata: di ritorno STABIA – MESSINA 1 – 1 siciliani in vantaggio con Fabbro, ma l’attaccante stabiese Vincenzo CELARDO ristabilì le distanze.

– 1951 / 1952 – Campionato Nazionale di Serie B

22 giugno 1952 – 19° giornata di ritorno: STABIA – MESSINA 1 – 2 (arbitro Bernasconi di Firenze) Stabia in vantaggio con Francesco MARRA, poi i giallorossi prima pareggiarono con Bertolin e poi Moro realizzò la rete della vittoria.

Juve Stabia e Messina, si sono affrontate tre volte al “vecchio campo San Marco” e due al “nuovo Menti” di Castellammare per un totale di cinque gare e mai i peloritani sono riusciti a portare a casa l’intera posta in palio, quattro sconfitte ed un pari. Vediamo nei dettagli tutti i precedenti:

– 1972 / 1973 – Campionato Nazionale di Serie C

27 maggio 1973 – 16° giornata di ritorno: JUVE STABIA – MESSINA 1 – 0 (arbitro Crista di Livorno) rete gialloblù dell’attaccante Adelchi MALAMAN.

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Fabio CASERTA

– 1979 / 1980 – Campionato Nazionale Serie C2 girone ‘ D ‘

28 ottobre 1979 – 5° giornata d’andata: JUVE STABIA – MESSINA 2 – 0 (arbitro Buccini di Sulmona) le reti delle vespe furono siglate nel primo tempo dagli attaccanti Antonio CRUSCO e Bruno GRAZIANI.

– 1980 – 1981 – Campionato Nazionale di Serie C2 girone ‘ D ‘

24 maggio 1981 – 15° giornata di ritorno: JUVE STABIA – MESSINA 4 – 1 (arbitro Andreozzi di Frosinone) doppio vantaggio delle vespe con Procolo IANCARELLI e Gianfranco MANNARELLI, accorciarono i siciliani su rigore con Napoli, nel secondo tempo, andarono a segno Franco PICCINETTI e Gianfranco MANNARELLI “etichettati” dai tifosi gialloblù come i “gemelli del gol”.

– 2014 – 2015 – Campionato Nazionale di Lega Pro girone ‘ C ‘

Francesco Favasuli
Francesco FAVASULI

11 ottobre 2014 – 8° giornata d’andata: JUVE STABIA – MESSINA 1 – 1 (arbitro Niccolo Pagliardini di Arezzo) vantaggio giallorosso dopo meno di cinque minuti dall’inizio dell’ex idolo delle vespe Corona, pareggiò a quindici dalla fine con un magistrale calcio di punizione Fabio CASERTA.

– 2015 – 2016 – Campionato Nazionale di Lega Pro girone ‘ C ‘

10 aprile 2016 – 13 giornata di ritorno: JUVE STABIA – MESSINA 2 – 1 (arbitro Danilo Amabile di Vicenza) vantaggio peloritano dopo sette minuti con Scardina, nella ripresa nel giro di quattro minuti con doppio rigore Francesco FAVASULI prima pareggio e poi regalò la vittoria alle vespe.

Giovanni MATRONE

Shevchenko: “Il Napoli mi piace molto, ma stasera sarà dura”

Queste le parole di Shevchenko

Andrij Shevchenko, ex attaccante dell’Ucraina e attuale CT, ha rilasciato un’intervista all’edizione odierna del Corriere dello Sport. L’ex attaccante del Milan ha toccato l’argomento Napoli e la gara di stasera contro la Dinamo Kiev, ecco le sue dichiarazioni: “Il tecnico del Napoli e della Dinamo sono simili, la squadra ucraina ha fatto bene conquistando gli ultimi due campionati e disputando una buona Champions 2015/16”.

Sulle armi della Dinamo: “Rebrov, l’allenatore. Poi c’è Yarmolenko, l’attaccante. Inoltre lo stadio Lobanovski sarà tutto esaurito, a Kiev non è mai facile giocare. C’è un grande pubblico e la squadra ha un grande gruppo”.

Sulle possibilità di qualificazione della Dinamo: “Non ci sono favorite in questo girone, sarà molto equilibrato. Sono tutte squadre favorite”

Sul Napoli: “Mi piace molto il modo di stare in campo degli azzurri, è una squadra che gioca a memoria”

Sull’addio di Higuain: “Quando perdi un attaccante da 30-40 non ti pesa per qualche partita. Ma è difficile che alla fine della stagione tornino i conti se non l’hai sostituito adeguatamente”

Sulla possibilità di lottare per lo scudetto con la Juve: “L’ha già fatto lo scorso anno. Anche quest’anno insieme alla Roma sono le squadre più complete”. 

Pronostico Dinamo-Napoli: “Difficile dirlo, sono tifoso della Dinamo fin da bambino. Ho iniziato a giocare in questa squadra. E’ la squadra del mio cuore e il mio cuore ovviamente mi dice di tifare per loro”. 

Il brutto scherzo del destino: De Laurentiis assente a Kiev!

De Laurentiis non sarà presente alla prima in Champions

La Repubblica parla di uno strano scherzo del destino capitato al Napoli: “Il destino, però, ha riservato lo stesso un brutto scherzo al club di De Laurentiis: mettendolo di fronte al peggior incubo del suo recente passato. Proprio allo stadio Olimpico di Kiev, dove si gioca la sfida di stasera con la Dinamo, andarono in pezzi l’ambiziosa gestione di Rafa Benitez e il sogno di conquistare l’Europa League: il 14 maggio 2015, nella semifinale al veleno contro il Dnipro. Colpa (anche) dei gravi errori arbitrali a favore degli ucraini, che condizionarono la doppia sfida e soprattutto l’esito della gara d’andata, al San Paolo. Nella fatale Kiev va dunque in scena pure un déjà-vu, di cui il Napoli e i suoi tifosi avrebbero fatto a meno: nell’allegra notte del ritorno in Champions. Aurelio De Laurentiis non ci sarà, neppure questa volta. Un anno e mezzo fa, dopo la beffa contro il Dnipro, il presidente azzurro si scagliò contro l’Uefa e Michel Platini. Poi saltò fuori il conflitto di interessi del designatore Pierluigi Collina: capo degli arbitri europei e contemporaneamente supervisor per la federazione ucraina, che dal 3 luglio del 2010 lo ha messo sotto contratto e gli ha affidato il compito di addestrare i propri direttori di gara. L’insolito rapporto di collaborazione, pur non avendo ancora dato risultati straordinari, è stato prolungato nel 2015 per altri quattro anni: previa la soddisfazione reciproca di entrambe le parti, da confermare stagione dopo stagione”.

Dinamo Kiev, Mikhailichenko: “Il Napoli è favorito per la vittoria del girone, che gara con il Palermo”

Queste le sue parole

Oleksij Mikhailichenko, direttore sportivo della Dinamo Kiev, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Tuttomercatoweb: “Ho seguito il Napoli in questo inizio e la gara col Palermo mi ha impressionato perché è andato a giocare a Palermo imponendo la sua forza e schiacciando l’avversario. Credo che gli azzurri siano i favoriti del girone ma noi ce la giocheremo, anche perché a mio avviso questo è un girone piuttosto equilibrato”.

In che condizioni si presenta la Dinamo per questa partita?
“Siamo pronti, magari con un po’ di energie spese dato che veniamo dallo scontro diretto contro lo Shakhtar e prima ancora i nostri giocatori erano impegnati con le rispettive nazionali. Bisogna recuperare le forze ma non mancano gli stimoli e qui a Kiev c’è grande attesa e voglia di grande calcio. Il campionato nazionale purtroppo sta attraversando un momento difficile, dato che il numero delle squadre partecipanti è sceso a 12, di conseguenza c’è ancor più attesa per le coppe e per questo all’Olimpiyskiy sarà una bella festa per il calcio. Mi aspetto una partita molto nervosa ed equilibrata”.

Il campionato ucraino è iniziato a luglio. Crede che questo possa favorire la Dinamo, più rodata di un Napoli con tre partite sulle gambe?
“Potrebbe essere un vantaggio ma c’è anche l’altra faccia della medaglia, rappresentata da una stagione che si è chiusa tardi con gli Europei e iniziata presto col campionato”.

Quante possibilità ha la Dinamo di fare risultato?
“Sappiamo che non sarà facile ma per noi sarà fondamentale partire col piede giusto perché ce la giocheremo all’ultimo punto con Besiktas e Benfica. Anche un pareggio sarebbe un bel risultato, noi puntiamo a raggiungere l’obiettivo giocando un buon calcio”

Guardia Costiera Nave Diciotti CP941 Salvati 350 migranti VIDEO

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Guardia Costiera, Nave Dicotti CP941 : Soccorso a migranti, salvataggio neonato

Sono circa 350 i migranti tratti in salvo nella giornata di ieri, nel corso di 3 distinte operazioni di soccorso coordinate dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera a Roma, del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. I migranti si trovavano a bordo di altrettanti gommoni.
Alle operazioni hanno preso parte la Nave Diciotti CP941 della Guardia Costiera, ed un mercantile straniero dirottato dalla Centrale Operativa di Roma, il quale ha soccorso uno dei tre gommoni con a bordo circa 90 migranti, successivamente trasbordati sulla unità operativa Nave Dicotti CP941 su citata
Le operazioni compiute da Nave Diciotti CP941

vivicentro.it/isole/cronaca

NOTE sulla Guardia Costiera:

La guardia costiera è un corpo di polizia, talvolta con status e/o funzioni militari – organizzata a livello statale, responsabile di vari servizi.

Generalmente esercita una serie di differenti competenze che possono essere diverse nei vari paesi del mondo.

Attività e competenze

Fra le responsabilità che possono essere affidate ad un servizio di guardacoste, vi è la sorveglianza del rispetto delle norme che regolamentano la navigazione, la manutenzione di boe, fari, e altri ausili alla navigazione, il controllo delle frontiere marittime, sorvegliando le acque territoriali e altri servizi di controllo.

In alcuni paesi, la guardia costiera è parte delle forze armate, in altri è una organizzazione civile o privata. In altri paesi ancora, i compiti di salvataggio in mare sono suddivisi tra più organizzazioni, compresi corpi volontari civili. In questi casi, i mezzi navali possono essere forniti dai volontari, come i Royal National Lifeboat Institution, i velivoli dalle forze armate e la guardia costiera contribuisce con i propri mezzi.

In tempo di guerra, le guardie costiere possono venire incaricate della difesa dei porti, del controspionaggio navale e di perlustrazioni litoranee.

(note da: wikipedia)

CHARLES AZNAVOUR all’Arena di Verona mercoledì 14 settembre

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MERCOLEDI 14 SETTEMBRE

Per la prima volta all’ARENA DI VERONA

Unica tappa italiana del tour mondiale!

CHARLES AZNAVOUR

Tra di noi

«Fai della tua vita un’avventura, sorprendi gli uomini e le donne intorno a te, con umiltà, gentilezza, semplicità»  Questo è CHARLES AZNAVOUR, voce unica, artista generoso, uomo straordinario, per la prima volta all’Arena di Verona domani, mercoledì 14 settembre.

CHARLES AZNAVOUR ha scelto di celebrare 70 anni di magnifica carriera con un evento unico: una sola ed esclusiva data italianaall’Arena di Verona. Un concerto imperdibile che lo vedrà protagonista, per la prima volta in assoluto, nella suggestiva cornicedell’anfiteatro veronese il 14 settembre 2016. Quella di settembre è l’unica tappa italiana del tour mondiale che arriva a Verona dopo i concerti, tutti SOLD OUT, in Giappone e Spagna.

Cantautore, attore, diplomatico impegnato, alla soglia dei 92 anni Aznavour non smette di stupire.

Con la sua voce inconfondibile, tanto da meritare il soprannome di Charles Aznavoice, ha incantato milioni di spettatori in 94 paesi, portando in scena un repertorio impressionate di 1.200 canzoni e 294 album.

Sono numeri da record e, nonostante Aznavour preferisca all’appellativo “star” quello più composto di “artigiano”, i risultati sono eccezionali: 300 milioni di dischi venduti nel mondo e 80 film all’attivo.

Perché Aznavour non è nient’altro che “un uomo con una classe folle, una professionalità indiscutibile, una volontà feroce e un artista dalla penna imbattibile che osserva il mondo con gli occhi di un ragazzino” [Paris March]

Settant’anni di lunga e onorata carriera che lo portano nel 2016 a regalarsi un nuovo tour internazionale. Dopo il tutto esaurito di Amsterdam, Dubai e Praga sarà la volta di Antwerp, Osaka, Tokyo, Barcellona, Marbella, Trélazé, Monaco e poi Verona, il 14 settembre.

Un concerto epico, intimo e generoso perché l’artista francese, per questa sua prima volta all’Arena, desidera celebrare il grande amore professionale e personale che da sempre lo lega all’Italia. Aznavour non sarà solo sul palco: insieme a lui 7 elementi tra musicisti e coristi, ed un’ospite speciale, la figlia Katia Aznavour, che accompagnerà con la sua voce alcuni brani del padre per 80 minuti di intense emozioni.

Immancabili i successi di sempre come Tous les visages de l’amour, cantata da Aznavour in quattro lingue (italiano, inglese, spagnolo e tedesco) e ampiamente reinterpretata da numerosi artisti come Laura Pausini (celebre la sua “Uguale a lei”), La Bohème, Com’è triste Venezia, Ed io tra di voi (reinterpretata anche da Franco Battiato) e moltissimi altri.

Info orari:

ore 11.00: apertura biglietteria

ore 17.30: apertura arcovolo 12, Ticketone

ore 18.00: apertura cassa accrediti

ore 19.30: apertura cancelli

ore 21.30: inizio spettacolo

 

Biografia

Nato a Parigi nel 1924 da immigrati di origine armena, Shahnour Vaghinagh Aznavourian, in arte Charles Aznavour, debuttò a teatro come attore di prosa.

Nel dopoguerra, grazie a Edith Piaf che lo portò in tournée in Francia e negli Stati Uniti, si mise in luce come cantautore.

Ma il riconoscimento mondiale arrivò nel 1956 all’Olympia di Parigi con la canzone Sur ma vie: uno strepitoso successo che gli permise di entrare nella storia degli chansonnier francesi.

Il fatto che Aznavour canti in sette lingue gli ha consentito di esibirsi in tutto il mondo divenendo ovunque famosissimo. Si è esibito alla Carnegie Hall e nei maggiori teatri del mondo, duettando con star internazionali come Nana Mouskouri, Liza Minnelli, Sumiva Moreno, Compay Segundo, Céline Dion e, in Italia, con Mia Martini e Laura Pausini.

In Italia, inoltre, per quasi tutte le versioni italiane delle sue canzoni ha collaborato con il grande autore e paroliere Giorgio Calabrese, recentemente scomparso.

All’estero le sue canzoni sono state spesso reinterpretate da numerosi artisti come Elton John, Bob Dylan, Sting, Placido Domingo, Céline Dion, Julio Iglesias, Edith Piaf, Liza Minnelli, Sammy Davis Jr, Ray Charles, Elvis Costello e moltissimi altri.

Il suo impegno come cantautore non gli impedisce di battersi da sempre per la causa armena, con un’intensa attività diplomatica che gli è valsa la nomina di Ambasciatore d’Armenia in Svizzera.

Paralimpiadi, 1500: l’algerino Baka più veloce dell’olimpionico Centrowitz

Le Paralimpiadi di Rio de Janeiro offrono una storia lieta e rilevante anche dal punto di vista sportivo: l’algerino Abtellatif Baka, ipovedente, corre i 1500 metri in un tempo migliore dell’olimpionico che ha conquistato il titolo lo scorso mese.

Atletica, più veloci dell’oro ai Giochi: alle Paralimpiadi un 1500 da record

Impresa dell’algerino Baka nella categoria degli ipovedenti, alle sue spalle anche altri tre hanno fatto meglio del recente olimpionico americano Centrowitz

Sarebbe stato bello vederli uno contro l’altro e chissà che qualcuno presto non colga l’occasione per organizzare una sfida in pista. Parliamo di Matthew Centrowitz e Abtellatif Baka, padroni dei 1500 metri di atletica allo stadio Engenhão. Il primo, ventiseienne statunitense, ha conquistato il mese scorso l’oro olimpico, il sogno di tutti, mentre il secondo, ventiduenne algerino, si è dovuto «accontentare» del titolo paralimpico nella categoria T13, che raggruppa gli atleti ipovedenti. Di solito quest’ultimo oro è considerato meno prestigioso, eppure se si valutano i risultati cronometrici desta stupore un dato quasi incredibile: Baka è andato più forte di Centrowitz.

E non solo lui. Infatti, nella finale paralimpica di domenica notte sono stati addirittura in quattro a correre sotto 3’50”00, tempo che aveva regalato l’oro olimpico all’atleta americano lo scorso 20 agosto. In pratica, se i primi quattro della Paralimpiade avessero partecipato alla finale olimpica, Centrowitz non sarebbe nemmeno salito sul podio. Certo si tratta di «fantatletica», perché i 1500 sono una gara molto tattica in cui spesso, quando se corre per le medaglie, il tempo passa in secondo piano. Basta considerare che nella semifinale dei Giochi il keniano Ronald Kwemoi fece meglio (3’39”42).

Un gemello da consolare  

In ogni caso il successo di Baka in 3’48”29 ha un valore straordinario e sottolinea una volta di più, dopo le tante testimonianze di Londra nelle differenti discipline, come il livello del movimento paralimpico sia cresciuto enormemente in questi ultimi anni. Al punto di mettere in crisi persino i migliori interpreti al mondo che possono gareggiare senza alcun impedimento fisico. Il tempo corso domenica ha messo un po’ di curiosità allo stesso Baka, che avrebbe voluto essere in pista ai Giochi di agosto ma poi ha pensato per lo più a prepararsi per tentare di conquistare il titolo alla Paralimpiade, dove alla fine ha dovuto consolare il fratello gemello Fouad, giunto 4º e primo dei delusi con un comunque ottimo 3’49”84: anche lui avrebbe battuto Centrowitz ai Giochi.

A Londra, Abdellatif Baka trionfò negli 800 metri, la sua gara preferita ma assente a Rio, e oggi tornerà in pista nei 400. Questa volta però sarà molto più difficile far meglio dei colleghi olimpici: il record del mondo di Wayde Van Niekerk (43”03) non dovrebbe correre rischi.

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lastampa/Atletica, più veloci dell’oro ai Giochi: alle Paralimpiadi un 1500 da record ALBERTO DOLFIN – RIO DE JANEIRO

Gomorra 2.0: sparare per noia

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In sella a moto o scooter, quasi sempre in due: così le nuove leve dei clan sparano all’impazzata terrorizzando gli abitanti. Queste scorribande si chiamano “stese” proprio perché i passanti sono costretti a stendersi a terra per sfuggire ai proiettili

A Napoli i figli di Gomorra sparano per noia: i proiettili partono all’impazzata, non per punire o intimorire i rivali ma per il gusto di leggere il terrore negli occhi di chi rischia di diventarne il bersaglio, come ci racconta Grazia Longo.

Spari contro la noia: l’ultima follia dei figli di Gomorra

Napoli, allarme per le “stese” che terrorizzano i rioni. I passanti costretti a buttarsi a terra per non essere colpiti. Gli ultimi due denunciati: “Incutiamo paura, è un passatempo”

L’ultima svolta dei baby camorristi è quella del puro sadismo per combattere la noia. Sparando all’impazzata, nella cosiddetta «stesa», non per punire o intimorire gli esponenti di un clan rivale, ma per il gusto di leggere il terrore negli occhi di chi rischia di diventare bersaglio. Con un’indifferenza agghiacciante quasi più della violenza stessa, i due giovani, di 18 e 20 anni, denunciati dai carabinieri per la stesa di sabato notte a Marigliano, provincia napoletana terra del clan Filippini-Lucenti, hanno ammesso di aver sparato, per fortuna con una pistola a salve, «perché ci piace vedere la paura in faccia alle persone».

La noia come motore principale di due scorribande, a bordo di uno scooter. «Non sapevamo cosa fare, e allora abbiamo pensato di divertirci così, spaventando la gente» è la terrificante giustificazione. Dalla febbre del sabato sera, alla «paranza» del sabato sera. Se un tempo ci divertiva andando in discoteca, ora si preferisce terrorizzare il prossimo e imporre la propria autorità emulando i divi della fiction Gomorra. Entrambi i denunciati sono di San Vitaliano e appartengono famiglia camorriste.

Il maggiore, Remo Filippini, è il figlio di un esponente di spicco del clan Filippini-Lucenti, mentre il diciottenne, Luigi Palermo, è il nipote di un altro affiliato dello stesso clan. Remo Filippini era già noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio, mentre il diciottenne era in permesso dalla comunità, dove si trova per una rapina commessa da minorenne.

Almeno quattro i colpi esplosi, prima tra i clienti di alcuni bar e poi vicino le case popolari nei pressi del complesso del rione Pontecitra. Sul posto i carabinieri, agli ordini del comandante provinciale di Napoli Ubaldo Del Monaco, hanno trovato e sequestrato alcuni bossoli di una semiautomatica a salve. L’arma è stata sequestrata: si tratta di una pistola modificata con alcune cartucce nel caricatore. È stata recuperata in un nascondiglio nel retro di un’abitazione. La stesa di Marigliano segue di pochi giorni quella nel centro storico del capoluogo campano, ai quartieri spagnoli. Ma in quel caso un proiettile si è conficcato nel soffitto dell’abitazione del figlio di Giuseppe Salvia, vicedirettore del carcere di Poggioreale ucciso dalla camorra cutoliana negli Anni 80 all’imbocco della Tangenziale.

L’episodio di sabato notte, invece, più che un’intimidazione per vendetta o per imporre il proprio potere, racconta che la pistola è diventata uno strumento per combattere la noia. Più in generale, tuttavia, la stesa avviene sempre all’ombra della fascinazione criminale per la vita dei boss. Lo rivelano anche i social media. Su Facebook decine di gruppi raccontano la quotidianità violenta dei baby-gangster. Si chiamano «O’sistema», «Pane e malavita», «Detenuti noi siamo qua». E non pensiate si tratti di un fenomeno marginale: la pagina «Noi carcerati» conta oltre 70 mila fan. Spopolano le citazioni delle serie tv «Gomorra», «Narcos» e «Romanzo Criminale».

La sudditanza psicologica adolescenziale per la vita dei boss viaggia in rete. I ragazzini dal grilletto facile condividono i video delle «stese» nei gruppi di WhatsApp. Postano selfie su Instagram dove appaiono con facce seriose e pistole in mano. Tatuaggi, barbe lunghe e canzoni neomelodiche. Gli ex bambini delle paranze nelle foto non ridono mai. Gli slogan sono un elogio alla malavita, non c’è traccia d’ironia: «Meglio un amico camorrista che carabiniere», «la camorra è rispetto e onore», «chi galera non prova, libertà non apprezza», «nessuna pietà per gli infami», «noi pregiudicati viviamo da leoni e moriremo da leoni», «meglio schedati che servi dello Stato».

Molti giovani camorristi portano lunghe barbe «alla talebana»: sono i cosiddetti «barbudos», e il gup del Tribunale di Napoli Nicola Quatrano li paragona ai «militanti del jihad perché entrambi sono ossessionati dalla morte, forse la amano, probabilmente la cercano, quasi fosse l’unica chance per dare un senso alla propria vita e per vivere in eterno». Ma il sindaco Luigi De Magistris cerca di essere ottimista: «È in atto un tentativo di riposizionamento di pezzi di criminalità che vogliono cercare di occupare pezzi di territorio, ma non ci riusciranno perché la risposta dello Stato, della stragrande maggioranza dei napoletani e delle istituzioni sarà forte. È un momento difficile che supereremo, perché sono convinto che la Napoli migliore vincerà». Anche il cardinale Crescenzio Sepe ribadisce che «Napoli non è solo Gomorra, ci sono tanti giovani con sani ideali».

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Jacob Lew, segretario al Tesoro americano, vede la strada della crescita

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L’equilibrio dei conti pubblici rimane una priorità del Governo e il nodo della flessibilità sarà con probabilità al centro del discorso sullo stato dell’Unione che terrà il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.

In un’intervista, il segretario al Tesoro americano, Jacob Lew, dice: “Abbiamo convinto Berlino ad accelerare sulla crescita”.

Jacob Lew: “Abbiamo convinto Berlino a spingere sulla crescita”
Il segretario al Tesoro Usa: “Merkel ha aumentato le spese per risolvere la crisi dei migranti”

«Il dibattito fra e crescita è finito: tutti concordano sul fatto che in questo momento bisogna alimentare la crescita».

Il segretario al Tesoro americano Jacob Lew mostra di non avere il minimo dubbio, mentre dichiara questa sua convinzione. Lo fa durante un incontro al Council on Foreign Relations, dove risponde alle domande del presidente Richard Haass e dei soci sullo stato dell’economia globale. Per anni gli Stati Uniti hanno cercato di spingere l’Unione Europea verso una politica più espansiva, trovando nell’Italia un alleato fondamentale in questo senso, come riconosce lo stesso Lew.

La Germania ha sempre frenato, ma ora secondo il capo del Tesoro americano sta cambiando atteggiamento, proprio adesso che assume la presidenza di turno del G20 in vista del vertice dell’anno prossimo ad Amburgo: «Lascerò che i tedeschi parlino per se stessi. Ovviamente abbiamo avuto con loro la nostra dose di disaccordi sulle politiche macroeconomiche negli ultimi anni, ma se guardate le politiche in Europa degli ultimi 18 mesi, notate che una serie di cose sono cambiate. C’è stato un rilassamento dei target fiscali per i paesi che hanno problemi fiscali, ma sono anche colpiti duramente dal costo della crisi dei rifugiati, e la Germania lo ha accettato. La stessa Berlino ha fatto tutte le spese necessarie ad affrontare la questione delle migrazioni sopra al livello dei suoi target fiscali, che secondo le nostre stime usano una frazione significativa dello spazio fiscale che hanno. Negli ultimi giorni, poi, abbiamo visto i tedeschi pubblicare un bilancio che alza lo spettro di ulteriori sgravi fiscali nei prossimi anni. Non credo che vedremo un cambiamento di filosofia in Germania, però penso che abbiamo già visto un mutamento delle pratiche». Sono dichiarazioni molto importanti per l’Italia, perché il nostro paese è proprio fra quelli più colpiti dall’emergenza dei migranti, che è stata discussa durante il G20 di Hangzhou, e sarà al centro di un vertice straordinario convocato dal presidente Obama durante la prossima Assemblea generale dell’Onu. Roma ha sostenuto la necessità di avere più spazio di manovra fiscale, oltre che più aiuti dalla Ue, per gestire questa crisi, e Washington attraverso le parole di Lew prende posizione a suo favore. Il segretario al Tesoro è preoccupato anche per la Brexit: «Finora gli effetti sono stati moderati, proprio perché c’è stata una mobilitazione internazionale per calmare i mercati e gestire la transizione. Se però mi avessero chiesto se preferivo un aumento del pil del mio paese tra l’1 e l’1,2%, o una contrazione nella stessa misura, è chiaro che avrei scelto la prima ipotesi. Questo accadrà: non ho visto alcuna previsione sul futuro dell’economia britannica che non preveda una riduzione del prodotto interno lordo». Dunque il problema, per gli Usa e per la Ue, viene adesso: «I veri rischi arriveranno con l’invocazione dell’articolo 50 e l’inizio dei negoziati sull’uscita. Se saranno gestiti con equilibrio, gli effetti saranno moderati; se invece saranno contrastati, i pericoli per la stabilità economica internazionale aumenteranno».

Lew dedica anche una considerazione al caso Apple, per chiarire la posizione del governo e usarlo allo scopo di favorire la riforma fiscale proposta dall’amministrazione Obama: «Noi non intendiamo difendere le aziende che usano questi meccanismi per pagare meno tasse, ma nello stesso tempo non possiamo accettare che una entità esterna come la Ue peschi retroattivamente nelle nostre riserve fiscali. Speriamo che questo spinga finalmente il Congresso a considerare la nostra riforma fiscale, che punta a risolvere il problema chiudendo le scappatoie e garantendo che tutti paghino il giusto. Se la prospettiva di perdere miliardi di dollari, che potremmo investire nella ricostruzione delle nostre infrastrutture, non basterà a facilitare la riforma, non so cosa potrà farlo».

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lastampa/Jacob Lew: “Abbiamo convinto Berlino a spingere sulla crescita” PAOLO MASTROLILLI – INVIATO A NEW YORK

La non novità: il governo rinvia il taglio dell’ Irpef

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Niente di nuovo sotto il segno del taglio dell’ Irpef, l’imposta sul reddito delle persone: continuano i rinvii al solito ‘dimai’. La nuova data è stata fissata al 2018 quando, ci si può scommettere, giungerà un nuovo Dimai e questo nonostante che esso sia il provvedimento più atteso, ed utile, tra gli interventi economici del governo. Deve aspettare, dicono ancora una volta e, per addolcire – a parole – l’amara pilloletta, danno anche il solito simil zuccherino per tramite del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che dichiara, e garnatisce: l’esecutivo “continuerà a ridurre la pressione fiscale” per esempio con il taglio dell’Ires, la tassa sulle imprese.

Ma vediamo ora come ce ne da notizia la Stampa nell’articolo di PAOLO BARONI

Padoan frena sulle tasse. “Il taglio Irpef per ora è rinviato”
Pensioni, la possibilità del prestito scatterà già a 63 anni con 20 di contributi. L’anticipo Ape fino a 3 anni e sette mesi. Braccio di ferro su precoci e usurati
ROMA – «Per il momento il taglio dell’Irpef è rinviato». Dal salotto tv di Bruno Vespa il ministro dell’Economia Piercarlo Padoan mette la parola fine al balletto delle voci e alle attese di tanti: l’intervento su aliquote e scaglioni, ovvero il piatto forte di quell’ambizioso piano di taglio delle tasse da 40-50 miliardi presentato con grande enfasi due anni fa, resta sì in agenda, ma se ne parla nel 2018. Detto questo Padoan assicura che il governo «continuerà a ridurre la pressione fiscale, che è scesa di un punto dal 2013». Così come scenderà il deficit, punto su cui il titolare del Tesoro è riuscito a convincere anche Renzi, che invece voleva farlo salire. «Il deficit continuerà a scendere – garantisce -. È inevitabile in un Paese ad alto debito come il nostro».

Il cantiere pensioni  

Intanto la costruzione della nuova legge di stabilità procede. Ieri si è tenuto un nuovo incontro tra governo e sindacati sulle pensioni dal quale è uscita la conferma dell’entità importante dell’intervento, che potrebbe arrivare a quota 2,1 miliardi, ed un’altra novità: l’anticipo pensionistico si allunga ed arriva a 3 anni e sette mesi. In pratica dall’anno prossimo una volta computi i 63 anni si potrà decidere di smettere di lavorare attivando l’Ape. «Si tratta di capire dove c’è l’equilibrio più giusto», ha spiegato il sottosegretario alla presidenza Tommaso Nannicini. Il resto del piano è quella noto. L’Ape riguarderà tutti i tipi di lavoratori (privati, autonomi e dipendenti pubblici) e all’inizio avrà carattere sperimentale (durata due anni) in maniera tale da monitorare l’andamento delle uscite ed eventualmente introdurre correttivi. Per accedere all’Anticipo bisognerà avere almeno 20 anni di contributi ed essere nati tra il 1951 ed il 1953. Per un reddito di circa mille euro l’anticipo peserà per circa il 5% dell’assegno mensile, ovvero 50-60 euro. Ma attraverso un bonus fiscale il governo conta di azzerarne il “costo” a favore d tutte le categorie disagiate (disoccupati, inabili e usurati) che percepiscono una pensione inferiore ai 1200 euro netti. Sopra questa soglia il costo sale e per chi chiede un anticipo di 3 anni arriva a 150-200 euro/mese. Una decurtazione che in alcuni casi, tra capitale, interessi e premio assicurativo potrebbe toccare anche il 25% della pensione.

Assegni bassi  

Confermato anche l’aumento delle pensioni più basse che dovrebbe arrivare attraverso l’estensione della quattordicesima aumentando l’importo dell’assegno, che oggi in media è pari a 400 euro; ed ampliando la platea portando l’attuale tetto di 700 euro/mese a 1000. Tra le ipotesi sul tavolo c’è poi anche la possibilità di allargare la no tax area magari – sperano i sindacati – allo stesso livello dei lavoratori dipendenti.

Usurati e precoci, due nodi

Ribadito che da 2017 le ricongiunzioni tra i vari periodi assicurativi in diverse gestioni non dovrebbero essere più onerose, sul tavolo restano due nodi: quello dei lavoratori usurati, con la richiesta dei sindacati di ampliare l’intervento a favore di maestre d’asilo, infermiere di sala operatoria, macchinisti ed edili; e quello dei lavoratori precoci. In particolare sindacati chiedono riconoscere l’usura o il diritto all’anticipo anche chi ha superato i 41 anni di lavoro. L’intesa su questi punti ancora non c’è, e la Cgil in particolare è in allarme, ma Nannicini ed il ministro del Lavoro Poletti sono ottimisti. Per loro è possibile trovare un’intesa entro il 21.

Più occupati  

Sempre ieri il governo ha incassato i nuovi dati Istat sugli occupati: nel secondo trimestre dell’anno, infatti, sono aumentati di 189mila unità (+439 mila in un anno), soprattutto per effetto dei giovani (+223 mila) e dei lavoratori dipendenti (+308 mila). Scende la disoccupazione (all’11,5%), compresa quella giovanile (al 36,9%), e si riduce anche il tasso dei inattivi (35,1%). «E’ il segno che il Jobs Act funziona», sostengono sia Poletti sia Padoan. Concetto che i sindacati contestano e che Renzi invece trasforma nel suo solito tweet.

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ESCLUSIVA- Roberto Amodio: Quest’anno abbiamo un gruppo forte e motivato”.

L’intervento di Roberto Amodio al Pungiglione Stabiese

Nel corso della puntata de “Il Pungiglione Stabiese”, programma radiofonico a cura della nostra redazione di ViviRadioWeb abbiamo avuto come nostro ospite telefonico l’ex capitano della Juve Stabia Roberto Amodio. Tanti i temi trattati con l’attuale consigliere stabiese, analizzando l’ avvio di campionato e in particolare ci siamo soffermati sulle sue aspettative per le prossime gare. Ecco alcuni frammenti della lunga intervista concessaci:

Vittoria convincente a Monopoli, la squadra si è riconfermata imponendo il proprio gioco, unico neo la sofferenza nei minuti finali: Sapevamo che sarebbe stata una trasferta difficile, nel turno precedente ebbi modo di visionare il team pugliese a Caserta, nella circostanza vidi una squadra di categoria, solida in difesa che poco aveva concesso all’avversario. Vittoria importante in quanto aver ottenuto risultato pieno a Monopoli dà sicuramente una giusta carica alla squadra, ed infatti si sa che in questi campionati di Lega Pro bisogna anche mettere da parte il “fioretto” e usare la “sciabola”. Con questo voglio dire che quando si ha il risultato in pugno bisogna portare a casa l’intera posta in palio. La Juve Stabia ha tutte le caratteristiche affinché possa recitare un ruolo da protagonista in questo campionato, e la squadra può adattarsi sia in fase di possesso badando alla costruzione del gioco e in particolare anche badando a coprirsi qualora ci sia la necessità di respingere le folate degli avversari. Mancava Zibert, ma i vari Esposito, Mastalli ed altri lo hanno degnamente sostituito, e soprattutto aspettiamo ancora il rientro di Capodaglio, lui che è il fulcro del centrocampo, un calcolatore di qualità che imposta la manovra è detta i tempi alla squadra. Per fortuna tutti sono utili alla causa, inoltre la Juve Stabia dispone di una rosa abbastanza ampia da sopperire a eventuali indisponibilità. Sugli esterni poi dispone della doppia sostituzione. Con l’arrivo di un altro attaccante ho notato progressi a vista d’occhio anche da parte di Ripa; ritengo che sia un fattore importante e sicuramente insieme a Montalto e Del Sante saranno fondamentali per la squadra.

I calciatori sono più convinti dei propri mezzi e soprattutto dal tipo di gioco impostato dal tecnico Fontana: Abbiamo in rosa calciatori di qualità, in difesa non manca l’esperienza da parte di calciatori che hanno militato in categoria superiore, ciò ha impreziosito il carattere del gruppo sotto l’aspetto della personalità e sono convinto che costoro aiuteranno anche altri a maturare. L’anno scorso all’interno del gruppo mancavano le motivazioni, forse qualcuno si era cullato dopo una buona annata e non confermò le attese. A causa del malcontento da parte di qualcuno, con l’aggiunta dei tanti infortuni a catena, la squadra non rese come noi avremmo sperato. Quest’anno il gruppo ha una mentalità diversa: chi è venuto a Castellammare è conscio del progetto della società, sa che deve mettersi a disposizione del mister rispettando i propri doveri, non servono i “mugugni” da parte di chi gioca poco, e tutti sotto il piano economico sono ben retribuiti. L’importante è il raggiungimento dell’obiettivo, ed infatti tutte le squadre ambiziose devono avere sempre una rosa ampia con calciatori pronti a lottare insieme fino al termine del campionato.

Come reputa l’errore di Sandomenico nell’occasione di un contropiede “quattro contro uno”, come voglia di mettersi in mostra?: Ma sicuramente. È un calciatore che in passato si è ben distinto a suon di gol, rientra nella normalità, fa parte del ruolo che recita l’attaccante e credo che abbia commesso questa superficialità senza pensarci su e senza peccare di egoismo. Tutti sono sullo stesso livello, non ci sono titolari inamovibili, disponiamo di 22 calciatori di pari livello, e sicuramente la forza sarà il gruppo che saprà sopperire anche alle varie mancanze con sostituti pronti a rimpiazzare laddove sarà necessario.

Lei da ex difensore, reputa più forte l’attuale coppia centrale Amenta-Morero o quella formata dal duo Polak-Migliorini: Sicuramente sono calciatori con caratteristiche diverse e anche con esperienze differenti. Morero è un calciatore più “cattivo” rispetto a Polak, è più cinico e non teme di farsi ammonire. Nulla togliere all’ex che sicuramente è un grande professionista, ma se un difensore in tutto il campionato riesce a prendere tre ammonizioni, qualcosa non quadra, e penso che alla fine in determinate partite conta soprattutto la presenza fisica e la giusta cattiveria agonistica. A prescindere da loro, quest’anno ci sono più variazioni e ragazzi con caratteristiche diverse, lo stesso Atanasov e Camigliano dispongono di una buona tenuta atletica e sono bravi anche a manovrare il pallone. Ripeto, contano i punti, bisogna essere determinati in certe fasi del match, adattarsi alle situazioni di gioco contro squadre che in più delle volte giocano solo sul piano fisico, sapersi adattare ai campi “pesanti” dove non sempre si può badare al fraseggio.

È ancora prematuro parlarne, Foggia e Lecce guidano la classifica a punteggio pieno, poi insegue la Juve Stabia subito dopo il Matera, è un dato positivo: Lecce e Foggia erano già competitive di per se, alla fine hanno operato pochi accorgimenti sul mercato. Il Matera si è affidato ad Auteri, già conoscitore dell’ambiente e sicuramente tra i tecnici più quotati della categoria. È un organico che gioca a memoria da tre anni con poche modifiche, anzi si è ulteriormente rinforzato con calciatori importanti di categoria. La Juve Stabia invece ha cambiato tanto rispetto all’anno scorso, abbiamo cambiato volto e mentalità. Adesso ci auguriamo che possa aumentare anche l’entusiasmo allo stadio, laddove purtroppo, è mancato in questi ultimi anni, e che finalmente anche la piazza possa capire i sacrifici quotidiani compiuti dalla società. Al momento solo una parte del pubblico non ha mai fatto mancare il proprio apporto. Mi aspetto più coinvolgimento da parte del pubblico con cori e altre iniziative, una spinta da far si che i calciatori diventino più determinati.

In chiusura una curiosità, lei che è stato un leader dentro e fuori dal campo, perché non ha mai deciso di intraprendere la carriera di allenatore?: È stata per mia scelta, è un ruolo che non amo molto, poi magari chissà, in futuro può darsi pure che intraprendero’ questo percorso, non è mai troppo tardi. Ho avuto la fortuna di ricoprire il ruolo di dirigente a Sorrento ottenendo anche buoni risultati appena smisi di giocare. Amo stare a contatto con i calciatori, sono molto legato al calcio e alla crescita dei ragazzi, prediligo un gruppo che riesca a trovare voglia e spirito giusto per trascinare una piazza entusiasta.

Adesso doppietta in casa contro Messina e Siracusa: Pensiamo prima al Messina che sicuramente verrà a Castellammare determinato cercando di fare risultato. Bisogna vincere con la massima determinazione, un passo per volta e poi dopo sotto con il Siracusa.

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