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Tiziana. La madre accusa: ‘plagiata dal fidanzato e mortificata dalla sentenza’

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Il racconto agli inquirenti: “Negli ultimi giorni stava male soprattutto per quella decisione, sentiva che non era stata fatta giustizia”

Un giardino semplice e curato Due sdraio, una panchina, la tettoia di tegole e molto verde Tiziana, 33 anni, Tizi per un periodo felice e lontano della sua vita, si è suicidata guardando questo scorcio di prato e pace, nella casa di sua madre e sua zia, nel cuore dell’hinterland napoletano.

Si è tolta la vita stringendosi al collo un foulard azzurro che aveva collegato a una macchina della piccola palestra privata. Ma l’ha soffocata, prima, la diffusione tossica di quei video. E ora sua madre, Maria Teresa, 58 anni, in una dolorosa e lunga testimonianza in mano agli inquirenti della Procura di Napoli Nord, punta il dito contro S., l’ex fidanzato di Tiziana.

È sconvolgente, per lucidità e dettaglio, il racconto della donna. Stando a quelle tre pagine firmate da una donna prostrata dal dolore, S. il compagno di Tiziana per un anno e mezzo, l’uomo che secondo il “narrato” di quei video hard sarebbe stato il compagno tradito da una ragazza bella, libera e gioiosamente desiderata, era in realtà – per sua madre, che riferisce i racconti di Tiziana – pienamente coinvolto in quel perverso e tragico gioco costato la vita a Tiziana. Aveva indotto sua figlia – aggiunge la madre – a girare i video con cinque o sei uomini, S. provava piacere nel sapere e nel vedere che lei si prestava a quegli incontri. Non solo: sempre il fidanzato le aveva procurato l’avvocato e aveva partecipato alle spese processuali della battaglia giudiziaria contro la diffusione di quei filmati. Una contesa che, forse, se si fosse sentito ingannato da quelle scene hot, S. non avrebbe mai accettato di intraprendere al fianco di Tiziana.

“Cosa devo dire adesso? Da dove devo cominciare? Tutto quello che si poteva e doveva fare, i social network, la rimozione, la responsabilità delle persone, si doveva fare prima. Per la vita di Tiziana, la mia unica figlia: che mi sono cresciuta da sola perché quel padre di cui porta il cognome, non è mai stato un padre. Non si è mai, fin dalla nascita, interessato a lei”.

Le dieci di sera, una caserma dei carabinieri. Comincia così a dilagare il dolore di una madre. Il racconto viene ricostruito a fatica, tra mille interruzioni, dinanzi al pm Rosanna Esposito, al capitano Antonio De Lise, e a pochi (tutti turbati) sottufficiali.

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LA VERGOGNA E IL DRAMMA
“Mia figlia aveva provato il suicidio altre due volte. Da questa storia non riusciva più a liberarsi. Certo, era una ragazza sensibile… Ha convissuto per circa un anno, dall’estate del 2014 al settembre del 2015, con S., il suo fidanzato. Tiziana non era forte, forse anche per i suoi trascorsi. Difatti non aveva mai avuto un padre, non a caso aveva provato la via giudiziaria per cambiarsi il cognome, perché quello apparteneva a un uomo che non era mai stato un padre. Poi diventò sofferente, a volte si rifugiava nell’alcool. Ma era sempre stata una ragazza sana, normale, senza perversioni, senza autolesionismi”.

CAMBIATA DA QUELL’UOMO
Poi, secondo sua madre, eccolo il pericolo. Arriva S. quarant’anni circa. “Secondo me, lui la plagiava. Andarono a vivere insieme, e durante la sua convivenza io la vedevo cambiata. Tra me e lei c’era un particolare legame eppure lei aveva deciso di allontanarsi e lui mi dava sempre una brutta impressione… anche se mia figlia non mi ha mai raccontato qualcosa in particolare. Solo una volta, prima del Natale del 2015, la vidi sconvolta”.

Il motivo? “Tiziana – continua sua madre – mi raccontò di alcuni giochetti fatti con quell’uomo. Una sera ritornò di notte, forse era il novembre 2015, riferì che aveva litigato con lui. Era ubriaca. Si rifugiò in casa mia per quella sera. Venni a sapere che avevano fatto un video che aveva avuto una diffusione virale. Voi mi chiedete dei video che poi uscirono… Io posso precisare che gli stessi video furono girati nel periodo della sua convivenza”. La donna aggiunge alcuni nomi di uomini, dice che proprio S. la mandò in Emilia a casa di alcuni suoi amici.

“Tiziana mi riferì che sempre il suo compagno l’aveva indotta a girare alcuni video per far piacere a lui, con altri uomini. Considerata questa costrizione, lei aveva deciso di avere rapporti sessuali, ripresi con una telecamera, quantomeno con persone che lei gradiva. Il suo compagno, in realtà, non era presente a quei rapporti sessuali, ma provava piacere a sapere che lei andava con altri e nel vedere i filmati. E anche nel filmato più diffuso, in cui si parla di tradire il fidanzato, posso dire che quell’uomo, per me, ne era a conoscenza. In un filmato, quello girato nella cucina della loro abitazione, si sente la voce dell’uomo e compare una sagoma riconducibile a mio avviso a questo suo compagno”. Non solo. La madre riprende dopo un altro crollo. “Tra l’altro il compagno di mia figlia cercò di rassicurarmi, nel corso di un nostro dialogo, che nei video diffusi in rete non era presente Tiziana ma c’era un fotomontaggio e che avrebbero provveduto a difenderla”.

Poi lei lancia l’accusa più pesante. Ma tutta da provare. “Secondo me, i video furono pubblicati dal suo compagno per costringerla a rimanere con lui. Ma lei per la vergogna temporeggiò, rinviò questo ritorno a casa nostra. Le chiesi spiegazioni… Mi disse che ci voleva tempo, che non era facile nemmeno per lei”. Si separarono, ma non pacificamente. Lei a volte tornava con lividi. La mamma sostiene che forse lui voleva lucrare.

LA BATTAGLIA GIUDIZIARIA
“C’erano le cause in corso e dovevano sentirsi per forza. A Tiziana non andava di curare la causa giudiziaria, mentre quell’uomo ha sempre avuto interesse alla causa. Tra l’altro, all’esito del procedimento civile, mia figlia chiese sempre a lui di contribuire alle spese. Inizialmente lui si rifiutò, e poi mi sembra che acconsentì a partecipare. Tiziana voleva cambiare anche la sua avvocatessa, aveva saputo solo da un altro amico che la legale aveva postato su Facebook la notizia che aveva vinto la causa contro Facebook, neanche era stata avvisata”. E soprattutto, c’era l’ultimo pesante turbamento: quella preoccupazione di dover versare circa 20mila euro. “All’esito del ricorso del Tribunale – conferma sua madre – quando mia figlia ha saputo che doveva pagare delle ingenti spese legali, era mortificata. Voleva far pagare tutte le spese al suo fidanzato perché lo riteneva colpevole”.

Gli ultimi giorni sono stati lo stillicidio di una sofferenza ormai intollerabile. “Stava male, ormai. Stava male per tutto quello che vedeva e sentiva, e in particolare per l’esito del procedimento anche perché riteneva che non era stata fatta giustizia, in particolare nei confronti dei piccoli editori che l’avevano calunniata “. Formalmente resta un suicidio. Ma è sua madre a consegnarci la cronaca di un massacro.

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lastampa/La mamma di Tiziana: “Plagiata dal fidanzato, la sentenza ultima mortificazione” CONCHITA SANNINO

Guardia Costiera 15 settembre: salvati 750 migranti – VIDEO

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Sono circa 750 i migranti tratti in salvo nella giornata di oggi, nel corso di 6 distinte operazioni di soccorso coordinate dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera a Roma, del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. I migranti si trovavano a bordo di 1 barchino e 5 gommoni, due dei quali completamente alla deriva poiché sprovvisti di qualsiasi strumento di propulsione.

Alle operazioni hanno preso parte le unità CP 303 e CP 324 della Guardia Costiera, la Nave Borsini della Marina Militare italiana, operante nel dispositivo “Mare Sicuro”,la Nave Topaz Responder della ONG MOAS e l’unità militare inglese Enterprise, operante sotto il dispositivo Eunavformed, che ha recuperato anche 1 corpo senza vita.

NOTE sulla Guardia Costiera:

La guardia costiera è un corpo di polizia, talvolta con status e/o funzioni militari – organizzata a livello statale, responsabile di vari servizi.

Generalmente esercita una serie di differenti competenze che possono essere diverse nei vari paesi del mondo.

Attività e competenze

Fra le responsabilità che possono essere affidate ad un servizio di guardacoste, vi è la sorveglianza del rispetto delle norme che regolamentano la navigazione, la manutenzione di boe, fari, e altri ausili alla navigazione, il controllo delle frontiere marittime, sorvegliando le acque territoriali e altri servizi di controllo.

In alcuni paesi, la guardia costiera è parte delle forze armate, in altri è una organizzazione civile o privata. In altri paesi ancora, i compiti di salvataggio in mare sono suddivisi tra più organizzazioni, compresi corpi volontari civili. In questi casi, i mezzi navali possono essere forniti dai volontari, come i Royal National Lifeboat Institution, i velivoli dalle forze armate e la guardia costiera contribuisce con i propri mezzi.

In tempo di guerra, le guardie costiere possono venire incaricate della difesa dei porti, del controspionaggio navale e di perlustrazioni litoranee.

(note da: wikipedia)

EDITORIALE – Juve Stabia, Franco Manniello: il Presidente che ogni tifoso vorrebbe avere

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Juve Stabia – Messina è stata una partita bellissima. Le due squadre si sono affrontate a viso aperto e la dinamica del match ha fatto sì che il risultato fosse in bilico fino all’ultimo istante dei 5 minuti di recupero concessi dal direttore di gara.
Dopo il sorpasso delle Vespe, avvenuto al 77esimo minuto, ad ogni ripartenza di una delle due squadre vi era la concreta possibilità che arrivasse la rete del 3 a 1 della Juve Stabia o quella del 2 a 2 del Messina. Nonostante tutto ciò, l’immagine più bella che a noi è rimasta dalla partita di ieri non riguarda né il campo, né la punizione di Marotta, né i festeggiamenti sotto la Curva di fine gara.

Impossibile direte voi, invece è così. L’immagine più bella di Juve Stabia – Messina è il Presidente Franco Manniello, appoggiato alle spalle della panchina della sua Juve Stabia per stare vicino ai suoi ragazzi. Nel concitato intervallo, infatti, Gaetano Fontana si becca il rosso dal direttore di gara ed è costretto a seguire il secondo tempo in tribuna scoperta, appena dietro la panchina, dove prende il comando Fabio Caserta. Manniello in quel momento decide di abbandonare il suo posto in tribuna vip e di affiancarsi nella nuova posizione al suo allenatore per sostenere la sua squadra ancora sotto nel punteggio.

Ecco, vedere il Presidente gesticolare, disperarsi, urlare nella sua nuova e scomoda posizione racconta meglio di qualsiasi articolo o editoriale la passione di Manniello per i colori gialloblù. E’ l’esatto atteggiamento di chi vuole sostenere, senza essere invadente o oltrepassare i limiti, rischiando cosi di creare troppa pressione nei ragazzi.
Manniello sembra quasi un padre che, speranzoso, assiste ad un esame del proprio figlio e come per magia, la sua influenza dà una scossa alle Vespe.
La rete capolavoro di Marotta e l’incornata di Atanasov ribaltano il risultato, facendo esplodere tutto lo stadio Menti ed in particolare quel tifoso speciale seduto dietro la panchina della Juve Stabia.

A fine gara proprio Manniello è stremato, come se anche lui avesse calciato la punizione insieme a Marotta o come se avesse spinto fisicamente Atanasov su quel pallone buttato poi in rete.

La partita di ieri, ed il modo in cui Manniello l’ha vissuta, evidenziano ancora una volta la passione che il Presidente ha per la sua squadra. “Sua” non (solo) perché l’ha rilevata anni fa, ma “sua” perché ci tiene più di qualsiasi altra persona al mondo. Un Presidente che non vede il calcio come un business, dove la priorità è prima il guadagno personale e poi i risultati di squadra, e che ogni anno rilancia per riportare la Juve Stabia dove merita di stare.
Insomma, Franco Manniello: il Presidente che ogni tifoso vorrebbe avere.

Raffaele Izzo

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Zielinski che sorpresa!

Zielinski che sorpresa!

Anche se sono state giocate solo quattro partite ormai è già negli schemi di Sarri, Piotr Zielinski, arrivato questa estate dall’Empoli, è già un pupillo del mister toscano.

Inizialmente avrebbe dovuto far parte della cosiddetta linea verde di centrocampo composta da Rog, Diawara e lo stesso Zielinski, ma qualcosa ha colpito molto mister Sarri che già alla prima giornata di campionato contro il Pescara lo ha fatto subentrare a Marek Hamsik. Ma la partita in cui ha stupito di più il calciatore polacco è anche quella in cui ha esordito da titolare con la maglia azzurra, ed è quella contro il Palermo, gara in cui 2 dei 3 gol fatti dagli azzurri hanno lo zampino di Zielinski.

Il polacco è stato paragonato ai “10” vecchio stampo per qualità, gli “8” anni ’70 per forza e caratteristiche atletiche ed anche un pizzico del classico mediano. Un giocatore completo quindi che potrà sostituire sia la mezzala offensiva che quella difensiva ed essere un valido ricambio sia per Marek Hamsik che per Allan.

a cura di Gennaro Di Dio

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Arrestato stalker a Pescara dai carabinieri

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Come già purtroppo accaduto non più di 15 giorni fa, questa mattina i carabinieri della Compagnia di Pescara hanno tratto in arresto per il reato di stalking, in aggravamento alla violazione della misura del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, un 42enne originario di Chieti ma residente a Pescara. La storia apparentemente è sempre la stessa: lui non si rassegna alla fine di una pur breve relazione affettiva ed inizia a vessare la ex, tempestandola di telefonate e pedinandola. Accecato da una folle gelosia, si rendeva protagonista di gesti inconsulti verso la sua compagna. riuscendo così in poco tempo a farle interrompere qualunque tipo di rapporto con amici e conoscenti: in una circostanza la 48enne pescarese è stata perfino chiusa in casa.

Nonostante la notifica del divieto di avvicinamento, avvenuta all’inizio di luglio, le cose non sono però cambiate: troppo forte la volontà di contattare la ex, attraverso continue telefonate ad ogni ora del giorno e della notte; ripetuti ed ossessivi appostamenti sotto casa e sul luogo di lavoro, oltre ad insulti proferiti al citofono. In una circostanza, nel mese di agosto, dopo essersi incontrati in maniera molto poco occasionale in strada, l’uomo si è avventato sulla vittima aggredendola prima verbalmente con insulti e poi percuotendola ripetutamente, prima di allontanarsi.

Con l’arresto della mattinata i militari hanno scritto la parola fine ad una ennesima storia di violenza sulle donne.

Juve Stabia vs Messina, i siciliani non sanno perdere?

Le polemiche dopo Juve Stabia vs Messina

Juve Stabia vs Messina è stata una gara vera in cui le vespe hanno messo in campo tutto quello che avevano per conquistare i tre punti e rendere felici i propri tifosi, dall’altra parte il Messina ha fatto altrettanto dovendo arrendersi alla maggiore qualità della rosa gialloblè che, nel secondo tempo, ha visto gli ingressi in campo di Kanoutè, Sandomenico e Montalto.

Oggi, a distanza di poche ore dalla fine del match, siamo venuti a conoscenza di un qualcosa che ha dell’incredibile: il Messina Calcio ha presentato un esposto in Lega in merito alla direzione arbitrale, accertandosi che lo stesso arrivasse al Presidente Gravina in persona. Secondo la società siciliana le decisioni del Signor Panarese di Lecce avrebbero favorito la Juve Stabia.

Questa notizia ci lascia allibiti, in quanto è sotto gli occhi di tutti che l’arbitraggio, nel primo tempo, ha scontentato la Juve Stabia, mentre nel secondo ha scontentato il Messina, ma di li ad affermare che la Juve Stabia abbia tratto beneficio dagli errori del Direttore di gara ce ne passa.

Se si rivedono gli episodi possiamo affermare che è sotto gli occhi di tutti coloro che hanno assistito al match che il Signor Panarese ha fermato Del Sante lanciato a rete, non concedendo il vantaggio ma fischiando fallo a centrocampo tra i mugugni di tutti gli stabiesi.

È sotto gli occhi di tutti che il Signor Panarese, nel tunnel degli spogliatoi, ha espulso Gaetano Fontana senza apparente motivo.

È sotto gli occhi di tutti che i peloritani, in novanta minuti, hanno impensierito Russo solo in occasione del vantaggio di Pozzebon.

È sotto gli occhi di tutti il dominio in lungo e in largo delle vespe.

È sotto gli occhi di tutti che solo l’imprecisione degli attaccanti stabiesi ha tenuto a galla per quasi un’ora la squadra messinese.

È sotto gli occhi di tutti che il pareggio è arrivato grazie ad una prodezza di Marotta e non tramite aiutini, come insinuano dallo Stretto.

E allora, secondo noi, il Messina dovrebbe pensare al campo riducendo al minimo i propri errori. Dovrebbe pensare a ripartire e a lavorare sul campo così come ha fatto la Juve Stabia due anni fa, quando dopo aver perso la speranza di conquistare la B in quel di Bassano a causa di un errore, quella volta davvero evidente, da parte del Direttore di gara, ha costruito una rosa per puntare in alto.

Suggeriamo al Messina di pensare a far funzionare al meglio la propria rosa, fatta di buon giocatori, facendo tesoro degli errori commessi, perchè l’arbitro Panarese è vero che ha diretto la gara con tanti errori e senza l’autorità necessaria, ma non ha favorito nessuna delle due formazioni, dispensando errori di qua e di la.

Salvatore Sorrentino

Riproduzione Riservata

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Juve Stabia Branding e il premio di laurea Artemio Franchi

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Juve Stabia Branding, presentata un’altra iniziativa

S.S. Juve Stabia, nel quadro del progetto Juve Stabia Branding, ed allo scopo di dare sempre più spazi di espressione al binomio studenti e mondo del calcio, rende noto che la Fondazione Artemio Franchi, con il patrocinio e la partecipazione della Lega Italiana Calcio Professionistico, ha dato vita al XII “Premio di Laurea Artemio Franchi” con premi da assegnare agli autori di una tesi di laurea su argomenti di natura giuridica, economica, sociale e di medicina sportiva, inerenti le società sportive e l’attività sportiva in genere con particolare riferimento alle problematiche del settore del calcio.

I premi consisteranno nella somma di € 5.000,00 per il candidato che risulterà primo nella graduatoria, in € 4.000,00 per il secondo classificato, in € 3.000,00 per il terzo.

Potranno concorrere al Premio tutti gli studenti che abbiano conseguito la laurea magistrale (o equipollente secondo il vecchio ordinamento) presso le Università Italiane successivamente al 1° Gennaio 2013.

Sarà assegnato anche un riconoscimento speciale ad una o più tesi di diploma di laurea triennale o a elaborati presentati al termine di master o corsi di specializzazione universitari aventi per oggetto l’attività sportiva femminile con particolare riferimento al mondo del calcio, e che siano stati anch’essi depositati successivamente al 1° Gennaio 2013.

I partecipanti dovranno registrarsi entro il 31 Dicembre 2016 sul sito della Fondazione Artemio Franchi al seguente linkhttps://fondazioneartemiofranchi.org/it/xii-bando-di-laurea/item/94-xii-bando-di-laurea-artemio-franchi.html, compilando l’apposita domanda di adesione al concorso

Per ulteriori dettagli ed informazioni è possibile contattare l’ Ufficio Marketing S.S. Juve Stabia viale Europa 41
marketing@ssjuvestabia.it
dr. Enzo Longobardi

La P.S. di Pescara ancora contro la violenza sulle donne

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 “…QUESTO NON E’AMORE”

La Polizia di Stato accanto alle donne vittime di violenza

“…Questo non è amore” è lo slogan che la Polizia di Stato ha scelto di legare al nuovo progetto contro la violenza sulle donne.

L’iniziativa, che ha avuto inizio sabato 2 luglio scorso vede coinvolte, in contemporanea, 14 province italiane.

La Polizia di Stato, da sempre molto attenta ai fenomeni del femminicidio e dei maltrattamenti in famiglia, ha deciso di compiere un ulteriore passo di avvicinamento nei confronti delle vittime di questi reati. Il progetto ha come finalità la creazione di un contatto diretto tra le donne ed una equipe di operatori specializzati pronti a raccogliere le testimonianze dirette di chi, spesso, ha paura a denunciare o a varcare la soglia di un ufficio di Polizia.

Il primo e il terzo sabato del mese, a partire da luglio, anche nella nostra città di Pescara, ha continuato ad essere presente una postazione mobile della Polizia di Stato che ospita un gruppo di esperti costituito da un medico/psicologo della Polizia di Stato, un operatore della Squadra Mobile–sezione specializzata, un operatore della Divisione Anticrimine e/o dell’Ufficio Denunce dell’U.P.G.S.P. ed un rappresentante della rete antiviolenza locale.

Nella nostra città, per la giornata di Sabato 17 Settembre 2016, la postazione mobile sarà presente per l’ultimo appuntamento dei tre mesi estivi in Piazza della Rinascita, a partire dalle ore 09,30 circa. Nella circostanza di questo appuntamento interverrà come testimonial il noto Artista Vincenzo OLIVIERI. Nel Camper sarà presente personale specializzato che illustrerà il progetto e le sue finalità, potendo fornire tutti i consigli utili ed un supporto qualificato alle donne vittime di violenza.

Per tenersi aggiornati sul progetto e seguire gli eventi legati all’iniziativa, sarà possibile visitare il sito www.poliziadistato.it e utilizzare l’hashtag #questononèamore

ESCLUSIVA – Renica: “Questo Napoli non mi appassiona più, troppi stranieri: tifo Sassuolo!”

Alessandro Renica ai microfoni di Vivicentro.it

Ha giocato con i grandissimi della storia del Napoli: da Bruscolotti, a Careca, passando per Diego Armando Maradona. Con la casacca azzurra, ha segnato pure 10 gol in sei stagioni, che non fanno mai male. E se per un attaccante è poca roba, per un difensore è oro, oro inestimabile. Alessandro Renica non è uno qualunque per la piazza partenopea, e non lo sarà mai. Nel suo personalissimo palmares, Renica può vantare di due scudetti e una coppa Uefa vinta e di due reti siglate alla nemica di sempre, la Juventus. Intervenuto, in esclusiva, ai microfoni di Vivicentro.it, l’ex difensore azzurro ha commentato l’ultimo match di Champions degli uomini di Sarri, ricordando il suo vecchio Napoli e ammonendo, tra l’altro, anche piuttosto vivacemente il sistema calcio italiano.

Prima partita in Champions per il Napoli, prima vittoria. E’ andata piuttosto bene, no?

“Ho visto la partita del Napoli ieri sera e i ragazzi di Sarri hanno confermato ciò che pensavo. Il Napoli è una squadra che quando va in campo sa quello che deve fare. Sarri ha cambiato il gioco, soprattutto quello per le punte in funzione di Milik. Fermo restando che Higuain è un giocatore insostituibile e in futuro questa assenza si sentirà di più, il Napoli potrà togliere soddisfazioni ai tifosi. Gli azzurri sono comunque una squadra completa, per le possibilità che si hanno, per il progetto che gli azzurri vogliono portare avanti, cambiando pelle velocemente, perché rinunciando al Pipita, il Napoli ha rinunciato a qualcosa di veramente importante, insostituibile, ma non per certo a causa loro. E’ tutto da vedere, le prospettive sono interessanti”.

Errore per Albiol all’inizio di match, che poi ha portato al gol della Dinamo. Alla fine però proprio lo spagnolo è risultato uno dei migliori in campo. 

“La difesa a Kiev mi ha colpito, nonostante l’errore iniziale commesso da Albiol. Stiamo parlando di persone, non di robot, tutti possiamo sbagliare, figuriamoci un giocatore. L’importante è ritrovare subito la concentrazione e non demoralizzarsi, perdendo la propria autostima. E’ successo ad un difensore, può capitare anche ad un attaccante che sbaglia un gol a porta vuota”.

Erano altri tempi, altri giocatori,  ma quel Napoli ha fatto davvero emozionare…

“E’ passato tanto tempo. Allora gli azzurri a livello di rosa erano forse i più forti in Itala. Oltre ad avere Maradona, il più grande giocatore di tutti i tempi, aveva un gruppo di giocatori di livello veramente importante, ma non si può fare un paragone con questo attuale. Il campionato d’allora era più “italianizzato”, c’erano molti più italiani che stranieri e quindi è difficile mettere a confronto. Posso dire, però, che quel Napoli aveva più qualità e poteva affrontare compagini come la Juventus o con le grandi squadre. Le emozioni che ti regala la città di Napoli quando vinci qualcosa di importante, non le trovi da nessuna parte. E’ difficile descrivere quanto sono state forti queste emozioni perché bisogna viverle. E’ stato qualcosa di indescrivibile”.

Si dovranno aspettare altri 30 anni per vedere il Napoli vincere qualcosa?

“Il Napoli attuale non vincerà per un altro bel po’ di tempo. Nutrivo speranze per l’anno scorso, ma non credo che ad oggi gli azzurri possano vincere. La Juventus è troppo avanti. Il Napoli deve confermarsi al secondo o al terzo posto“.

Contro la Dinamo, il Napoli è sceso in campo con una formazione composta esclusivamente da stranieri…. 

“Questo Napoli non mi appassiona tantissimo, semplicemente per questo fatto: ci sono troppi stranieri in campo. Quando son troppi, son troppi. Il Napoli ce l’ho sempre nel cuore, però al momento tifo Sassuolo. Non piace questo campionato, non mi ci rivedo. Non è giusto per i nostri giovani a cui non diamo fiducia. Sono loro che stanno subendo questa internalizzazione. Secondo me, ripeto, è ingiusto. Ci sarebbero numerosi napoletani che potrebbero giocare titolari. Se Sarri avesse avuto Immobile o Criscito in rosa, certamente non credo che non avrebbe ottenuto riscontri positivi. Questo fatto di non vedere nemmeno un calciatore napoletano, ricordiamo i vari Cannavaro e Ferrara, non mi piace”.

a cura di Delia Starace

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Quarta di campionato, queste le designazioni arbitrali

Queste le designazioni

Stilate da parte dell’Associazione Italiana Arbitri (AIA) le sestine arbitrali che guideranno i match della 4° giornata di campionato di Serie A 2016/17:
SAMPDORIA – MILAN Venerdì 16/09 h. 20.45
IRRATI
MANGANELLI – LONGO
IV: PAGANESSI
ADD1: ORSATO
ADD2: RUSSO
LAZIO – PESCARA Sabato 17/09 h. 18.00
MARESCA
LA ROCCA – DE MEO
IV: MARZALONI
ADD1: ROCCHI
ADD2: PEZZUTO
NAPOLI – BOLOGNA Sabato 17/09 h. 20.45
DOVERI
GIALLATINI – TEGONI
IV: PEGORIN
ADD1: DAMATO
ADD2: PINZANI
UDINESE – CHIEVO Domenica 18/09 h. 12.30
PAIRETTO
VALERIANI – DEL GIOVANE
IV: BARBIRATI
ADD1: MARIANI
ADD2: SAIA
CAGLIARI – ATALANTA Domenica 18/09 h. 15.00
FABBRI
DE PINTO – BOTTEGONI
IV: MARRAZZO
ADD1: DI BELLO
ADD2: MARTINELLI
CROTONE – PALERMO
CELI
PERETTI – GAVA
IV: CARBONE
ADD1: GIACOMELLI
ADD2: ABBATTISTA
SASSUOLO – GENOA
GAVILLUCCI
FIORITO – DI VUOLO
IV: TOLFO
ADD1: MASSA
ADD2: DI PAOLO
TORINO – EMPOLI
CHIFFI
ALASSIO – DOBOSZ
IV: TASSO
ADD1: MAZZOLENI
ADD2 NASCA
INTER – JUVENTUS Domenica 18/09 h. 18.00
TAGLIAVENTO
PASSERI – COSTANZO
IV: CARIOLATO
ADD1: BANTI
ADD2: VALERI
FIORENTINA – ROMA Domenica 18/09 h. 20.45
RIZZOLI
MELI – VUOTO
IV: CRISPO
ADD1: GUIDA
ADD2: CALVARESE

G.D.D.

GALA LUIS FRANCIACORTA 2016

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Nella cornice del ristorante PIO NONO di Erbusco in data 05 Ottobre 2016 alle ore 20,00 si terrà la 6° edizione Gala Luis franciacorta che ogni anno si è evoluta in modo incisivo, saranno presenti circa 600 ospiti, imprenditori Italiani ed esteri legati alla nostra azienda che si è distinta in genuinità stile ed eleganza in partnerschip con brand importanti nel mondo nella gioielleria, orologieria, auto e moda.

La serata condotta da CRISTINA CHIABOTTO ex miss Italia, avrà fini sociali donando parte del ricavato della regalistica Natalizia 2016 alla Onlus Pangea fondata da Luca Lo Presti. Sarà presente anche la saggista e attivista Barbara Benedettelli con il marito Caludio Brachino direttore di Videonews Mediaset e Sportmediaset.it

Saranno presenti personaggi dello spettacolo e dello sport e partner come Maserati Italia e tanti altri che incorniceranno la serata allietati dalla voce di Jennifer Vargas.

Per darvi nota della serata ci sarà anche il direttore di ViViCentro, il Dott. Francesco Cecoro.

L’evento è solo su invito.

Raiola: “Balotelli e Ibrahimovic? Sarebbero venuti volentieri a Napoli”

Queste le sue parole

Ai microfoni di Radio Crc durante la trasmissione Si gonfia la rete, è intervenuto il procuratore Mino Raiola: “Il grande problema del Napoli sono le alte aspettative. Il Napoli è forse l’unica, insieme alla Roma, a poter dar fastidio alla Juve. Questo sulla carta, ma il calcio non si gioca sulla carta. Riuscire a fare altrettanto bene in Champions è difficile: a Sarri consiglio di concentrarsi solo su un fronte”.

Su Omar El Kaddouri invece: “Sono molto deluso dall’atteggiamento di Sarri: lo ha escluso dalla lista UEFA, è stato scorretto, non doveva farlo. Rinnovo? Stiamo parlando, vedremo…”

“Higuain a 90 milioni? Strapagato: l’avrei venduto anche per meno, cederlo a quella cifra è stato geniale. C’erano varie squadre interessate, ma l’unica disposta a pagare era la Juve. Vendere e pentirsi è molto meglio di non vendere e pentirsi”.

“Ibrahimovic al Napoli? Gli sarebbe piaciuto chiudere la carriera a Napoli, me l’ha detto lui perchè l’ambiente napoletano è quello che avrebbe sentito più vicino”.

“Balotelli? Sono stato io a non volerlo portare in Italia, per non dargli altre scuse. Napoli gli sarebbe piaciuta, è legato alla città anche dagli affetti familiari, perchè ci vive sua figlia”.

G.D.D.

ESCLUSIVA – Giorgio Corona: Castellammare e la Juve Stabia fanno parte di me. Vi racconto la mia immagine del 19 giugno

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Abbiamo ascoltato in esclusiva uno dei calciatori più importanti della storia gialloblù, Giorgio Corona. L’eroe del Flaminio ha raccontato ai nostri microfoni il suo legame con la Juve Stabia e con Castellammare.

Giorgio cosa stai facendo ora? Prosegue la tua esperienza con l’Atletico Catania: Sì, ero all’Atletico Catania perché giocare in tutte le categorie, dalla Serie A fino all’Eccellenza, è sempre stato un mio pallino. Stando qui mi sono legato molto al Presidente Proto e con lui stiamo pensando cosa fare. Ho avuto proposte da varie società e sto quindi valutando se smettere o continuare. Mi piacerebbe provare ad intraprendere la carriera da direttore sportivo ma ancora non ho deciso se farlo subito o dopo aver giocato un altro po’. Al momento mi godo la famiglia, che per molti anni ho vissuto meno di quanto avrei voluto.

Segui ancora la Juve Stabia?: Certo. Seguo la Juve Stabia anche se non conosco i calciatori che compongono la rosa dei gialloblù. Quando si è stati in una squadra, e soprattutto si sono vissuti momenti importanti, l’occhio poi la domenica va sempre sul risultato di quella squadra. Spero che la Juve Stabia possa fare un campionato importante e ricco di soddisfazioni.

Ieri le Vespe hanno affrontato il Messina, proprio la squadra dove sei approdato dopo l’esperienza alla Juve Stabia: Sono due squadre a cui sono molto legato. Posso dirti che ricordo con tanto piacere il “mio” Juve Stabia – Messina. Tornai al Menti per la prima volta da avversario, segnai il gol del vantaggio per il Messina e la gente di Castellammare non smise mai di applaudirmi o di salutarmi. Fu davvero una serata che ricordo ancora perfettamente. Spero che entrambe possano fare una grande stagione e centrare i rispettivi obiettivi.

Ci racconti la trattativa che ti portò alla Juve Stabia dal Taranto?: Io ero legato contrattualmente al Taranto, con cui il rapporto non era idilliaco, quindi mi stavo guardando intorno per capire le intenzioni della società pugliese. Arrivò la chiamata della Juve Stabia ed il primo con cui parlai fu Mauro Isetto, vice di Braglia, e con lui gettammo le basi del mio arrivo. Poi successivamente parlai anche con Braglia e chiudemmo l’accordo.

Tra le immagini più belle della conquista della Serie B c’è il tuo abbraccio con il Presidente Manniello, ti senti ancora con lui?: Assolutamente. Mi sento spesso con il Presidente, credo che l’ultima volta sia stata due settimane fa. Fra di noi c’è un rapporto che va oltre il calcio quindi fa sempre piacere parlare con lui..inoltre il Presidente non capisce tanto di calcio quindi ogni tanto mi chiama per avere qualche consiglio (ride n.d.r.). A parte le battute, l’immagine che più mi porto dentro del Presidente Manniello riguarda quello che mi disse prima della finale di Roma con l’Atletico: prima di salire sul pullman si avvicinò e mi disse: “Sei una bella persona” ed io risposi: “Siamo una bella famiglia”. Certe cose non potranno mai essere dimenticate.. Credo che per la vittoria di quella stagione sia stata decisiva l’unione che regnava nel gruppo. Noi calciatori stavamo sempre insieme, prima e dopo le partite ed anche durante la settimana; prima che una squadra eravamo davvero una famiglia e questo nostro volerci bene si vedeva poi nelle prestazioni in campo.

Proprio alla luce del tuo grande rapporto con Manniello ti possiamo chiedere se dopo il tuo addio sei mai stato vicino al ritorno alla Juve Stabia? Forse durante la seconda stagione in Serie B delle Vespe, nel 2013?: Sì, c’è stato un momento in cui ho parlato col Presidente di questa possibilità ma da qui a dire che sono stato vicino ce ne passa. In quel momento non avrei mai abbandonato il Messina, che viveva un momento difficile anche se poi fece una grande stagione. Per me la parola data vale tanto ed in quel momento avevo dato la mia parola al Messina.

Oggi l’allenatore in seconda della Juve Stabia è Fabio Caserta, un tuo grande amico: Lo so e mi fa piacere..anche se Fabio, come me, è uno che vorrebbe giocare sempre, anche adesso! (ride n.d.r.) Spero che possa fare una carriera importante anche in questa nuova veste e gli faccio un grande in bocca al lupo. A Castellammare ho lasciato un amico fraterno, Clemente, e tante altre persone che non dimenticherò mai: Pino, Vincenzo, Sebastiano e tutti quelli che lavorano dietro le quinte.

Abbiamo detto di Caserta in panchina, si potrebbe vedere in futuro Corona Direttore Sportivo quindi?: E’ una carriera che mi intriga ma ho tanto da imparare. Per fare il Direttore Sportivo non basta telefonare al calciatore, quello è semplice; bisogna capire se il calciatore può sposarsi bene con la piazza, prima come uomo e poi come professionista, se può inserirsi bene negli schemi dell’allenatore ecc. Ci sono tante valutazioni da fare ma è una eventualità che mi piacerebbe provare.

Un saluto ai tifosi di Castellammare per cui rimani sempre Re Giorgio: Li saluto e li abbraccio con tanto affetto. Faccio sempre il tifo per la Juve Stabia e spero che la piazza con il suo entusiasmo possa trascinare la squadra a fare grandi cose. Porto davvero tutti i tifosi nel cuore e mi considero uno di loro. Ci sono date che non possono essere dimenticate: il 19 giugno 2011, insieme al 5 maggio 2013 col ritorno in Lega Pro del Messina, al 16 maggio 2004, giorno del mio compleanno, con la promozione in Serie B del Catanzaro, ed al 10 settembre ovvero l’esordio in Serie A col Catania e rete al Cagliari, è una di queste.

Raffaele Izzo

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Puntualizzazione su articolo “società Aggressive per recupero crediti”

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La nostra redazione si dissocia dai contenuti dell’articolo pubblicato il 7 settembre 2016 dal titolo “Società aggressive per recupero crediti” e, nel contempo, anche gli autori precisano che NON era loro intenzione generalizzare e stigmatizzare tutta la categoria ma unicamente quanti scorrettamente la esercitano arrecando danni e patimento ai cittadini nonché discredito all’intera categoria ed a quanti la esercitano correttamente – e con professionalità – rispettandone tutti i termini di legge.

Le nostre scuse vanno anche all’associazione di categoria Unirec, rappresentante delle imprese più sane di questo mercato, il cui logo è stato impropriamente utilizzato nell’articolo in questione.

Stanislao Barretta / Lo Piano-SiantRed

ESCLUSIVA, VIDEO – Maradona: “Mertens fa la differenza e Milik fa gol. Diego? Lo vedrò a Roma”

Queste le dichiarazioni esclusive di Hugo Maradona

Il Napoli batte la Dinamo Kiev nella gara di esordio della nuova Champions League. Risolutore della serata è stato il polacco Milik con una doppietta che regala i primi tre punti e la testa della classifica del girone. In esclusiva, la redazione di Vivicentro.it, ha raggiunto Hugo Maradona e queste sono le sue dichiarazioni.

a cura di Ciro Novellino

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Kiev, un anno dopo: vendetta dove essere e vendetta è stata

Vendetta dove essere e vendetta è stata

“E’ lecito non vendicarsi, se ciò avvelena l’animo anche più che vendicarsi?” Si interrogava così il filosofo Emil Cioran, a proposito del sentimento negativo che, più di ogni altro, regola motivazioni e stimoli. Forse un pizzico di rivalsa devono averla avuta i “reduci” di quella sfortunata partita del 14 maggio 2015; quei fili d’erba sono stati testimoni l’anno passato della semifinale europea contro il Dnipro, altra squadra ucraina, una partita che gli appassionati e i tifosi azzurri ricorderanno certamente, e non in maniera nostalgica. Una sconfitta legata alla serata storta di Higuain, e alla vena di grazia del portiere Boyko, e il destino decise di negare ai partenopei l’accesso alla finale europea, complice un arbitraggio quantomeno discutibile. Tornare in terra ucraina ha avuto il retrogusto dolce della vendetta per chi quella notte c’era e dovette dire addio al sogno di un trofeo europeo dopo quasi venticinque anni.

Ma la storia è cambiata: nell’esordio di Maurizio Sarri nella massima competizione europea, il Napoli operaio porta a casa una vittoria fondamentale e regala una grande gioia al suo allenatore. La musichetta della Champions scatena la voglia di rivalsa dei nostri atleti, che superano così l’ostica trasferta. Il tabellino della partita però, parla di una serata non agevole per i partenopei. Dopo una partenza sfrontata, il Napoli abbassava inopinatamente il baricentro, concedendo a Yarmolenko di sfornare un cross insidioso, torre di Tsygankov per Garmash che insacca in girata. Ancora una volta il Napoli è punito per l’unica vera imprecisione difensiva. Un gol che avrebbe potuto tagliare le gambe a qualunque squadra. Non agli uomini di mister Sarri; il Napoli, ferito, si lancia con aumentata determinazione in avanti, sfoderando la velocità nelle ripartenze, un marchio di fabbrica degli azzurri. Ecco allora Gohulam farsi perdonare la eccessiva confidenza concessa a Yarmolenko, e servire un cioccolatino per l’ariete Milik; l’ex Ajax non si fa pregare e insacca con una testata precisa indirizzata nel sacco. Parità e palla al centro.

La Dinamo Kyev accusa il colpo e sembra voler andare negli spogliatoi con il risultato di parità, ma gli azzurri non si placano; approfittano degli ultimi secondi e di un dominio inaspettato in area per concretizzare un’azione rimpallata che Arkadiusz Milik, sempre lui, trasforma in rete. Già, il gigante polacco non delude quando si tratta di lasciare il segno: doppietta all’esordio, altrettanti lampi nella notte di Kyev. La ripresa vede una voglia degli azzurri di amministrare più che di affondare, seppur limitando le sortite offensive degli ucraini. Nonostante la superiorità numerica, decisa dall’arbitro a seguito di uno svenimento di Sydorchuk, che cerca di simulare un inesistente rigore, il Napoli non riesce ad affondare il colpo del K.O. Sarri richiama uno stremato Hamsik per un tonico Zielinsky, sempre più padrone del gioco a centrocampo; il giovane centrocampista è forse l’acquisto in cui Sarri ripone più speranze di avere reali alternative all’altezza. E’ sfortunato Mertens nella sua classica serpentina, che si stampa sul palo. Poco incisivo Insigne, chiamato in verità anche a coprire sulla fascia gli ultimi sussulti della Dinamo; sprecone Gabbiadini che centra il portiere a pochi metri dalla porta.

Alla fine va bene così, non per Maurizio Sarri, contentissimo del risultato, molto meno del modo di gestire dei suoi ragazzi nella ripresa. Colpa certo della tenuta atletica, provata da troppe partite ravvicinate in questo inizio di stagione. Ma si sa, vincere aiuta a vincere, e di gol e vittorie questo Napoli deve esserne sempre affamato. Solo così potrà sperare di avere qualcosa da festeggiare, oltre all’ormai indigesto premio del bilancio. Di queste notti magiche, come l’ha classificata anche il bomber Milik, non ci si stanca mai. Chi ben comincia…

a cura di Fabiano Malacario

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Aznavour, a 92 anni il debutto all’Arena

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Aznavoice: così venne soprannominato Charles Aznavour in Francia, dove veniva considerato la risposta a Frank Sinatra; il suo vero cognome è Aznavourian: nato a Parigi nel 1924, è il più celebre francese di origine armena, figlio del cuoco del governatore d’Armenia e di una ragazza appartenente a una famiglia di commercianti

C’è chi debutta a 92 anni, quando ha già venduto 300 milioni di dischi e ha alle spalle 70 anni di palcoscenico: Charles Aznavour, ieri sera ha avuto la sua prima all’Arena di Verona. Cantare nel più grande teatro all’aperto del mondo, dice, non lo spaventa, anche se preferisce spazi più raccolti. E nonostante le cifre da record della sua vita d’artista, preferisce tenere un profilo basso: “Mi sento un artigiano”. Capace di incantare l’Arena.

Con Aznavour all’Arena in scena la storia del 900

Lo chansonnier francese, 92 anni, chiacchiera in tre lingue porge senza pause canzoni che hanno fatto sognare generazioni

VERONA – Spicca soltanto l’argento dei capelli sulla figurina minuscola, tutta in nero, che si affaccia nel buio sul palcoscenico dell’Arena di Verona. Stasera c’è appuntamento non con la nostalgia ma con la storia del Novecento: ne è testimonial Charles Aznavour.

È un fenomeno di longevità umana e artistica, ben contento di prender in giro l’universo mondo dall’alto dell’anagrafe: «I critici dicevano che non avrei mai potuto avere una carriera da interprete, sono morti tutti e io ho 92 anni», sorride orgoglioso e beffardo, e continua l’affondo: «Dicono che per star bene non bisogna mangiare grassi, zuccheri, sale. Sono stati il mio nutrimento principale».

Applausoni dalla platea; i quasi ottomila non certo giovanissimi che popolano l’Arena magari non saranno fortunati né vecchi come lui, ma il sogno è invecchiare così, mangiando e cantando quel che ti pare. Si percepisce un’allegria frizzante, come di miracolati che assistono a uno show teoricamente impossibile. Aznavour è implacabile, va avanti senza pause in 3 lingue, chiacchiera un sacco, porge canzoni che hanno fatto sognare generazioni come Morir d’amore, Quel che non si fa più, e la gente non ci bada poi troppo quando musica e canto stridono proprio su uno dei suoi più grandi successi, L’istrione. All’Arena, con Aznavour, si festeggia la vita che non vuol morire.

Il rock ci ha abituati al giovanilismo rugoso di nomi leggendari come Paul McCartney o i Rolling Stones, che a 70 passati affrontano impavidi e con un’energia da giovincelli saltellanti due o tre ore di concerti in stadi e arene in tutto il mondo. Non parliamo di Springsteen, che a 67 ha appena battuto il proprio record personale, a Philadelphia, suonando per 4 ore e 4 minuti il 7 settembre scorso. Certo li vedi alla fine delle serate che non hanno più niente di umano, e ti chiedi come faranno il giorno dopo. Ma che l’Ego e la passione sconvolgano le leggi fisiche, mantengano in vita e diano anzi vigore, è definitivamente provato da Charles Aznavour.

Davvero, un fenomeno. Con lui entriamo in un’altra storia: di Keith Richards o di Bruce, il grande chansonnier francese potrebbe essere il papà, è anzi l’ultimo rappresentate di una generazione di cuore e di passione, di melodia romantica e intensa, di una supremazia ancora della cultura francese sul poi imperante dominio angloamericano.

Ed è qui a ricordacelo, con una tigna quieta, come in una sfida perenne alle leggi fisiche e vocali. In scena la sua voce si è naturalmente appannata, così come la leggendaria enfasi con la quale inanellava storie romantiche e le sofferenze d’amore che ora continuano a scorrere («Non mi ricordo delle parole, e mi faccio aiutare dal gobbo – confessa in scena – però a differenza degli altri io lo dico») con la forza di un repertorio storico, noto ormai soltanto a chi ha compiuto almeno 50 anni.

Soltanto lo scorso luglio, a Milano, mi ha sussurrato all’orecchio, con civetteria: «Sa, non faccio più tanti concerti come prima. Però una volta cantavo un’ora, adesso due». Del resto, da tutta la vita canta: «Il faut savoir quitter la table / mais moi je ne sais pas». Bisogna sapere lasciare il tavolo, ma io non lo so fare.

Infatti. Mai nessuno aveva provato a 92 anni a imbarcarsi per un tour mondiale che si sta quietamente svolgendo, a tappe non ravvicinate di sicuro, in spazi di affluenza enorme, come l’Arena appunto nella quale ha chiuso ieri la tranche europea, per ricominciare poi a metà ottobre negli Stati Uniti. Anche lì mica teatrini: a New York faranno festa con lui al Madison Square Garden.

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lastampa/Con Aznavour all’Arena in scena la storia del 900 MARINELLA VENEGONI

Guelfi e ghibellini, la pace dopo 7 secoli

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Guelfi e ghibellini nel Novarese: si sa quant’è difficile sanare questo tipo di frattura. I due Comuni protagonisti di questa vicenda, Fontaneto d’Agogna (ghibellina) e Cureggio (guelfa), hanno rotto i rapporti nel 1312, quando i fontanetesi distrussero Cureggio. Conflitto ancora aperto – almeno in teoria – perché nessuno aveva mai firmato la pace finché Angelo Barbaglia, sindaco di Cureggio appassionato di storia, non ha rispolverato gli annali e chiesto i danni a Fontanteto. Ottenendo una proposta di pace: sette secoli dopo.

Pace fatta dopo sette secoli tra guelfi e ghibellini

Il turismo unisce Cureggio e Fontaneto, nel Novarese

CUREGGIO (NOVARA) – Dopo sette secoli Cureggio chiede i danni di guerra a Fontaneto d’Agogna, che risponde proponendo di siglare finalmente la pace.

Guelfi e ghibellini si guardano ancora in cagnesco, ma forse è venuto il tempo di seppellire le antiche rivalità e siglare almeno un armistizio.

Cureggio e Fontaneto sono due comuni del Novarese: duemila abitanti ciascuno, pianura al confine con la collina, e nessun asso da giocare sul tavolo del turismo. Così Angelo Barbaglia, sindaco di Cureggio, appassionato di storia locale, scopre che tra il suo paese e quello vicino c’è una ruggine vecchia di sette secoli: nel 1312 i fontanetesi avevano distrutto l’abitato di Cureggio, e quel conflitto è ancora aperto, perché mai nessuno l’ha ricucito con un trattato. Scopre anche che Cureggio ha un battistero romanico fra i più belli del Piemonte, salvato dal saccheggio, ed una torre medioevale, superstite anche lei, che attende solo di essere valorizzata.

«La torre diventerà il centro di studi e documentazione medioevale del Novarese, il battistero meta di visite guidate», dice il sindaco, che per realizzare il progetto ha già ottenuto dalla Fondazione Cariplo un contributo di 100 mila euro. Ma Barbaglia punta più in alto: «Bisogna riscoprire la storia di questi Comuni e costruire un percorso destinato al turista che qui, nella torre, potrà trovare documentazione, foto, tutto quello che è disponibile sul Medioevo Novarese».

La guerra. E’ il 1311, il periodo della Novara ghibellina che vuole eliminare le ultime roccaforti guelfe del territorio per ampliare i domini. Fontaneto è fieramente ghibellina, come Borgomanero: in mezzo, stretta a tenaglia, c’è Cureggio, ultimo avamposto guelfo. Cureggio all’epoca era la «Curia regia», importante per la posizione e l’economia; nell’inverno del 1311 Calcino Tornielli l’assedia, ma in aiuto dei cureggesi arrivano 10 mila valsesiani, guelfi anche loro, che temevano che dopo la caduta di Cureggio sarebbe stata la volta della Valsesia. Il paese si salva, ma la disfatta è solo rimandata. L’anno dopo all’assedio di Cureggio arriva Galeazzo Visconti, che attacca dal castello di Fontaneto e distrugge il paese: si prende anche gli ornamenti antichi, le lastre corinzie e le epigrafi di pregio e le fa trasportare nel castello vicino.

Sette secoli dopo il conflitto è ancora formalmente aperto: «E’ venuto il momento – commenta il sindaco di Fontaneto, Maria Antonia Platini – di firmare la pace, magari accompagnata da una bella manifestazione». Proposta accolta da Cureggio che prima, però, per fare le cose bene, invia la richiesta dei danni di guerra; come farà Fontaneto a soddisfarli? Decuplicare l’Imu, creare una tassa ad hoc, chiedere ai fontanetesi di lavorare gratis a Cureggio tre settimane di lavori socialmente utili all’anno? Proposte impraticabili, che farebbero ripartire all’attacco i ghibellini.

«Meglio organizzare insieme una serie di iniziative – dicono i due sindaci – e creare questo circuito di turismo culturale. Ma prima si dovrà siglare il trattato di pace: tra i due paesi c’è un torrente, nella frazione Balchi, che fa da confine; potremmo siglare lì il documento, con tanto di armigeri in costume medioevale al fianco». E una sagra, naturalmente medioevale, per brindare alla pace.

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De Laurentiis pronto al viaggio in Cina: due gli obiettivi

E’ quanto riferisce Calciomercato.com

Aurelio De Laurentiis è stato immortalato ai Maronti di Ischia con una delegazione cinese e Vivicentro ve lo ha mostrato in esclusiva (CLICCA QUI). Si parla del festival del cinema in Cina ma anche del diffondere il marchio Napoli in Oriente. Altre voci parlano di una cessione di quota societaria da parte del club azzurro, ma è un’ipotesi difficile, probabilmente da escludere se si ipotizza una quota maggioritaria. La prossima settimana il presidente andrà in Cina, e questo è sicuro: ha assoldato una manager campana per aiutarlo a diffondere il marchio Napoli in oriente, ma anche per cercare nuove strategie commerciali. Non si eclude neanche una tournée asiatica nel periodo natalizio o durante la prossima estate.

Libia, riaperti i rubinetti del greggio

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La Libia riapre i rubinetti del greggio e gli equilibri cambiano completamente. Perché a far tornare le petroliere nei porti libici è il generale Haftar, l’uomo forte del governo di Tobruk, contrario a quello guidato da Al-Sarraj e riconosciuto dall’Onu. Gli uomini di Al-Sarraj hanno chiarito che non agiranno contro Haftar.

Le mani di Haftar sul petrolio: “Adesso lo venderemo all’estero”

Via libera della National Company Oil, i terminal nella zona di Ras Lanuf tornano operativi. Le milizie di Misurata voltano le spalle a Sarraj: non faremo nulla contro il generale

BEIRUT – La petroliera maltese SeaDelta, partita da Trieste, era in arrivo la scorsa notte al terminal di Ras Lanuf. Sarà probabilmente la prima cisterna a essere riempita con il greggio della Cirenaica che ora può di nuovo disporre di un punto di esportazione. Anzi quattro. Perché tutti i porti della Mezzaluna del petrolio libica sono nelle mani di Khalifa Haftar. L’uomo forte di Tobruk ha sempre più consensi e si prepara a incassare i dividendi del suo blitz. Il presidente della National oil company (Noc), Mustafa Sonallah, ieri è andato in visita al terminal di Zueitina e ha dato il via alle operazioni per riprendere le attività.

Blitz preparato  

La campagna del greggio procede spedita. Non è costata neppure un soldato ad Haftar. Era stata preparata da un’azione diplomatica sotterranea che ha portato dalla parte del generale i leader locali e isolato Ibrahim Jathran, capo della Guardia petrolifera e dal 2012 padrone della Mezzaluna. La sua milizia, a forza di tasse, era ormai invisa alla popolazione locale e a chi voleva fare affari con il petrolio. Haftar, nato nella regione, ad Adjabiya, con contatti personali in loco, era ben informato. Tutto era pronto e la velocità con cui il capo della Noc ha approvato l’operazione la dice lunga.

Sonallah ha precisato che «le squadre tecniche hanno iniziato a fare una stima dei danni e di ciò che bisogna fare per revocare lo stato di forza maggiore e riprendere le esportazioni al più presto». La «forza maggiore» era stata dichiarata lo scorso marzo dal governo libico di unità nazionale (Gna) guidato da Fayez al-Sarraj, quando i combattenti dell’Isis avevano attaccato i terminal di Sidra e Ras Lanuf. Allora erano state le milizie di Misurata ad aiutare la Guardia petrolifera di Jathran a respingere all’attacco. Poi l’Isis era stato costretto alla ritirata e intrappolato nel centro di Sirte, dove resistono ancora un centinaio di jihadisti.

Rassicurazioni

Il blocco dei terminal ha quasi azzerato le esportazioni di greggio. E la Libia ha bisogno di vendere 800 mila barili al giorno per far funzionare la macchina dello Stato, 500 mila dipendenti. Ora la ripresa dell’export è questione di giorni. Gli introiti, in base agli accordi del 2015 con l’Onu, dovrebbero andare alla Noc, che poi dovrebbe girarli alla Banca centrale libica e infine al governo. Ma quale? A Bengasi in teoria c’è ancora un ex premier, Abdullah al-Thani, vicino al generale, che lunedì si è detto pronto a «lavorare per rimettere in funzione i porti». Haftar ha però voluto rassicurare Usa e Ue che non vuole mettere le «mani sul petrolio». La sua azione è mirata «a liberare i porti dalle mani di una banda di miliziani che ha bloccato le esportazioni provocando enormi perdite all’economia». Il timore è che gli introiti finiscano comunque in mano ad Haftar, o al Parlamento di Tobruk presieduto da Aguila Saleh, che ieri ha promosso Haftar al grado di Maresciallo di campo. Al-Sarraj ha l’appoggio internazionale ma il suo appello alle milizie alleate perché intervenissero contro il generale è caduto nel vuoto. Ieri ha chiesto una «riunione urgente fra le parti in conflitto». Il Consiglio presidenziale, massimo organo esecutivo di Tripoli, è diviso. Due dei nove membri, Ali al-Qatrani e Fathi al-Majbari, hanno espresso la loro contrarietà a «qualsiasi intervento militare» contro Haftar. La notizia è stata data dal giornale online Al-Wasat, vicino agli Emirati arabi uniti, alleati del generale assieme all’Egitto.

Misurata e i parà  

Fonti di Tobruk ribadiscono poi che i capi delle milizie di Misurata, i più potenti alleati di Al-Sarraj fino a ora, sono contrari ad azioni contro Haftar. E sono pronti ad accordi più ampi con il generale. A Misurata stanno per arrivare i parà della Folgore a protezione dell’ospedale da campo che dovrà curare i feriti nella guerra contro l’Isis a Sirte. La guerra del petrolio, con i 48 miliardi di barili di petrolio libico che aspettano un nuovo padrone, è appena cominciata.

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