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L’Italia e la prevenzione dei rischi naturali

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All’Italia arrivano dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale 2,3 miliardi (periodo 2014-2020). Questi soldi dovrebbero andare – tra le altre destinazioni – alla prevenzione dei rischi naturali, inclusi i terremoti.

Lacrime di coccodrillo sulla difesa dai rischi naturali

I disastri naturali si abbattono spesso sul nostro paese. Per l’elevato rischio sismico e l’incuria con cui trattiamo il territorio. Solo poche regioni destinano risorse alla prevenzione e gestione delle calamità. Generalmente dopo averne subita una. I dati sull’utilizzo dei Fondi europei.

Fondi europei per la prevenzione

Il recente sisma del centro Italia ha provocato un numero inammissibile di vittime, sollevato polemiche e condotto a una inchiesta per corruzione su appalti affidati a trattativa privata e presunte omissioni su lavori, pagati con soldi pubblici, che non avrebbero rispettato le prescrizioni previste nella ristrutturazione degli immobili. Tutto ciò solleva una domanda da rivolgere ai governanti responsabili delle politiche per la prevenzione e la gestione dei rischi naturali – inclusi quelli sismici: l’Italia fa tutto il possibile per prevenirli e affrontarli, sapendo che il nostro territorio è particolarmente vulnerabile?
Il Fondo europeo per lo sviluppo regionale è una delle fonti di finanziamento degli interventi per prevenire i rischi naturali e affrontarne le conseguenze. Può finanziare attività di prevenzione e gestione sia dei rischi legati ai cambiamenti climatici che di altra origine, quali per esempio quelli sismici. Le attività finanziabili includono sistemi e infrastrutture per la gestione dei disastri, protezione civile, campagne di informazione e altro. Il fondo finanzia anche la protezione del patrimonio culturale pubblico, lo sviluppo di servizi pubblici a esso legati, la promozione della biodiversità.
Nell’attuale periodo di programmazione (2014-2020), l’Italia ha destinato ai problemi legati alla protezione dell’ambiente, inclusa la prevenzione dei rischi, circa 2,3 miliardi di euro di Fesr (dati Commissione europea – Dg Regio) a cui si aggiunge il co-finanziamento nazionale. Si tratta dell’11 per cento dei fondi totali disponibili, in linea con la media europea, ma un po’ meno di altri grandi paesi come la Francia (12 per cento) e la Germania (13 per cento).
Se distinguiamo nel dettaglio i vari ambiti di intervento, il grosso delle risorse è destinato all’adattamento ai cambiamenti climatici (31 per cento) e alla protezione del patrimonio culturale pubblico (29 per cento). Le risorse destinate ai rischi naturali non-climatici, quali i terremoti, sono appena il 6 per cento delle risorse totali destinate all’ambiente e l’1 per cento del totale dei fondi Fesr. Si tratta di 131,3 milioni di euro o, in media, 17,8 milioni l’anno. Molto poco, considerando il contesto. Questi fondi sono concentrati in pochissime regioni. Infatti solo i programmi operativi delle regioni meno sviluppate (ex Obiettivo convergenza: Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e il Veneto hanno destinato risorse alla prevenzione e gestione dei rischi legati a terremoti e altri disastri naturali. Nulla da parte delle regioni in cui si trovano le province interessate dall’ultima ondata di terremoti, ossia Lazio, Marche e Umbria, né da parte dell’Abruzzo, colpito da un forte sisma nel 2009.

Figura 1 – Distribuzione delle risorse Fesr destinate alla protezione dell’ambiente e prevenzione dei rischi per principali campi di intervento (Totale: euro 2,3 miliardi nel periodo 2014-2020)

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Fonte: Dati Commissione europea, Dg Regio.

Poca attenzione all’ambiente

La scarsa attenzione ai rischi naturali rientra in quella più generale – sempre limitata – che riguarda le problematiche ambientali. Tutte le spese per l’ambiente e i rischi naturali a valere sui fondi europei sono infatti in calo. Se si confrontano le spese degli ultimi due periodi di programmazione per cui abbiamo i dati, si può osservare che in alcune regioni del Centro Italia vi è stato una diminuzione significativa nella quota destinata all’ambiente sul totale dei fondi: -6 punti percentuali nel caso del Lazio, -12 punti percentuali nelle Marche nel periodo 2007-2013 rispetto al 2000-2006. Si sono osservati aumenti solo in Umbria (+7 punti percentuali) e in Abruzzo (+5 punti percentuali), in linea con gli eventi. In termini pro-capite, la spesa dei fondi europei per iniziative sull’ambiente, tra cui la gestione di rischi naturali, è stata molto bassa nel 2007-2013: circa 7 euro per abitante in media nel Centro Italia, molto al di sotto della media europea di circa 63 euro pro-capite.

Figura 2 – Variazione della quota di spesa Fesr dedicata all’ambiente* nel periodo di programmazione 2007-2013 rispetto al periodo precedente, 2000-2006, per regione (in punti percentuali)

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* include sia le risorse per la protezione dell’ambiente e la prevenzione dei rischi che quelle per le reti idriche e fognarie.

Fonte: Geography of Expenditure, Work Package 13, Ex-post evaluation of Cohesion policy 2007-2013 (Ismeri Europa, wiiw).

Certamente le risorse totali sono limitate, la coperta è corta e le regole di concentrazione dei fondi impongono molti vincoli sulle scelte. Tuttavia, proprio in considerazione della vulnerabilità del territorio italiano, forse ci si potrebbe impegnare a dare maggiore peso a questi temi: anche risorse limitate, in un territorio circoscritto ed esposto, possono dare un contributo significativo e fare la differenza per alcune comunità. I fondi strutturali 2014-2020 sono già programmati e ripartiti. Tuttavia, se necessario, sono possibili riallocazioni all’interno dei programmi, nel rispetto del principio di concentrazione.
L’ambiente è un fattore strategico per l’Italia, ma ce ne curiamo davvero poco, mentre potremmo trasformarlo in un’opportunità di sviluppo. Inoltre l’incuria determina rischi a volte letali. Certamente un malato cronico di vulnerabilità sismica e rischi idrogeologici, com’è il nostro paese, potrebbe dedicare una quota maggiore di tutti i fondi disponibili, incluse le risorse Fesr, ad attività rilevanti in questo campo, nel periodo di programmazione attuale e in quello dopo il 2020.

Figura 3: Spesa pro-capite Fesr per l’ambiente* nel periodo 2007-2013 per provincia (euro per abitante).

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* include sia le risorse per la protezione dell’ambiente e la prevenzione dei rischi che quelle per le reti idriche e fognarie.

Fonte: Geography of Expenditure, Work Package 13, Ex-post evaluation of Cohesion policy 2007-2013 (Ismeri Europa, wiiw).

ANDREA CIFFOLILLIDSC_0025

Senior Policy Consultant, si occupa di analisi e valutazione di politiche per lo sviluppo regionale, per la ricerca e l’innovazione co-finanziate dai fondi UE. Ha coordinato, per Ismeri Europa, numerosi progetti su incarico della Commissione Europea (DG Regional and Urban Policy, DG Research and Innovation, DG Employment, DG Internal Market, Industry, Entrepreneurship, SMEs) e valutato interventi nazionali. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Economia Politica presso l’Università Politecnica delle Marche e il Master of Science in Technology and Innovation Management presso lo SPRU – Science Policy Research Unit – University of Sussex.

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foto:combi con img dal web

Il primato del Napoli è il giusto riconoscimento a Sarri

Il primato del Napoli è il giusto riconoscimento a Sarri

Tuttosport scrive sul primato del Napoli: “Guardare tutti dall’alto, senza bearsi di quanto fatto finora, troppo poco per essere soddisfatti. La vetta della classifica è però il giusto riconoscimento per il lavoro svolto da allenatore e squadra: non era facile riconfermarsi, essendo ai nastri di partenza un Napoli indebolito dalla cessione di Higuain, rimpiazzato da ottimi giocatori ma pur sempre giovani. E’ bastato poco per capire quanto sbagliata fosse questa considerazione, è bastato che Maurizio Sarri facesse marcia indietro per dare vita a un nuovo Napoli, una squadra modellata in base al valore della rosa, da adeguare all’avversario e con una forza maggiore, quella del gruppo. Adesso tutti sono protagonisti, le riserve sono finalmente all’altezza con una figura che spicca su tutte: Arkadiusz Milik”.

Careca: “Napoli squadra vera grazie all’addio di Higuain!”

Le sue parole

Antonio Careca, ex attaccante del Napoli, quando può torna sempre nella città partenopea. A Il Corriere dello Sport ha dichiarato: “Spero a novembre, vediamo: ho ricevuto una proposta per allenare in Cina e sto valutando”. Napoli? “La squadra è forte, molto forte, e può aspirare al titolo. Però è ancora troppo presto per sbilanciarsi. Al di là delle capacità dell’allenatore e della società, brava a puntare su Milik e su altri giocatori molto interessanti, credo che a favorire la crescita del Napoli sia stato l’addio di Higuain. Sì, è stato molto importante: senza di lui stanno migliorando tutti. Anche quelli che in precedenza venivano oscurati dal Pipita: fino a qualche tempo fa giocavano soltanto per lui, mentre ora vedo una squadra vera. Molto cresciuta. Che punta sul gruppo, crea più occasioni e permette a tanti altri di andare in gol. Il Napoli può arrivare fino in fondo, lottare fino alla fine. E poi, ci sono giocatori tipo Koulibaly che fanno la differenza: lui, ormai, è da Barcellona”.

Sarri non abbandona Gabbiadini: arriva un gesto a sorpresa

I dettagli

L’obiettivo primario di Maurizio Sarri è quello di far tornare a sorridere Manolo Gabbiadini dandogli fiducia in un periodo non facile per l’attaccante bergamasco. Domani sera a Marassi, secondo Il Mattino l’allenatore ha deciso che partirà ancora Gabbiadini dal primo minuto e non Milik. Un gesto da parte di Sarri volto a dare fiducia alla punta apparsa depressa dopo il cambio con Milik nel match casalingo contro il Bologna.

Sanità: a Nord e a Sud sono garantiti i Lea, i Livelli essenziali di assistenza?

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Quanto spenderà il governo per la sanità nel 2017? 113 miliardi? Sono più o meno del 2016? Dipende! Un polverone che nasconde il vero problema. A Nord e a Sud sono garantiti i Lea, i Livelli essenziali di assistenza? Se la risposta è “no”, difficile parlare di Ssn (Servizio sanitario nazionale).

Soldi alla sanità: una scelta tutta politica

Con la discussione sulla legge di bilancio si torna a parlare di finanziamenti alla sanità. Al di là della retorica di governo e regioni, prima di parlare di fabbisogno, si dovrebbe chiarire quale sistema sanitario si vuole per il futuro. Nuovi Lea: l’accentramento non risolve i divari territoriali.

Quando i numeri sono un’opinione

Ci risiamo. In attesa dell’approvazione definitiva della legge di bilancio per il 2017, ci toccherà subire la solita ridda di anticipazioni in merito ai denari per il Servizio sanitario nazionale, col governo ad argomentare che i fondi sono aumentati e le regioni a dire che sono meno di quelli promessi. Saranno davvero 113 miliardi di euro? Se fossero di meno sarebbe un vero taglio?
Se i numeri non fossero un’opinione, si dovrebbe riconoscere che il finanziamento del Ssn era già fissato a 115 miliardi per il 2016 nella versione originaria del Patto per la salute 2014-2016, poi sono scesi fino a 111 miliardi dopo un paio di modifiche da parte del governo.
Rispetto a questi numeri, con un finanziamento di 113 miliardi per l’anno a venire non sembrerebbe azzardato parlare di tagli, almeno alle promesse iniziali. Certo, rispetto ai 106 miliardi dell’ultima versione delle slides del governo sono soldi in più. Eravamo però a 106 miliardi nel 2011, quando Matteo Renzi pensava ancora a fare il sindaco a Firenze.
Ma una discussione del genere è semplicemente sterile, se non si chiarisce una volta per tutte l’equivoco di fondo su che cosa realmente rappresentino le risorse destinate alla sanità.
La retorica del governo vorrebbe che fossero i soldi per garantire, da Nord a Sud, i “livelli essenziali di assistenza”. Anche perché c’è scritto nella Costituzione che il diritto alla salute va garantito a tutti i cittadini. La retorica si scontra però con la realtà dei fatti: nel Patto per la salute 2014-2016, l’ultimo che è stato firmato, si diceva che le risorse sono date “salvo eventuali modifiche che si rendessero necessarie in relazione al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e a variazioni del quadro macroeconomico”. Ma una frase del genere vuol dire che i soldi per i Lea non sono tanti o pochi: sono solo quelli che possiamo permetterci, o decidiamo di poterci permettere, dati i vincoli normativi al disavanzo di bilancio. E negli ultimi anni sappiamo come è andata.

Disegnare il sistema sanitario del futuro

Quanti soldi dare alla sanità è una scelta politica e fa parte della strategia del governo, che deve avere una qualche idea in merito al sistema sanitario nazionale del futuro. In termini di risorse, finora si è traccheggiato, con soluzioni discutibili – come il pay-back (che possono servire a mettere una pezza nel breve, sempreché la magistratura le lasci passare); o da sostenere, come la riduzione delle inappropriatezze e la lotta agli sprechi, ma che certo non potranno essere utilizzate per rispondere alle pressioni sulla spesa che deriveranno nel medio-lungo periodo dall’impiego, per esempio, dei nuovi farmaci innovativi. Per avere contezza della scala del problema basti pensare che, già nei primi sei mesi di questo anno, la sola farmaceutica ospedaliera ha sfondato le previsioni di quasi 1 miliardo, circa il 50 per cento in più di quanto programmato.
Per coprire il fabbisogno ci sono solo due vie: o si mettono soldi pubblici in più (che presuppongono tasse in più oppure una riduzione di qualche altra categoria di spesa, se si ragiona almeno a saldo invariato); oppure si ricorre – senza aver paura di dirlo – a un secondo pilastro, come per la previdenza.
In termini di cose che il Ssn dovrebbe fare, invece, il governo ha definito i nuovi livelli essenziali di assistenza, fermi al 2001. Anche in questo caso la retorica è quella della creazione di un sistema sanitario al passo con l’innovazione tecnologica. In realtà, per alcune prestazioni, si è semplicemente riconosciuto a livello centrale ciò che alcune regioni già offrivano ai propri cittadini (per esempio, l’anestesia epidurale). Le differenze sui vecchi e sui nuovi Lea tra regioni sono ovviamente marcate: smussarle è l’altro grande problema da affrontare per disegnare la sanità pubblica del futuro. Difendere il decentramento fiscale come soluzione organizzativa per rendere le regioni più responsabili appare ormai come una battaglia di retroguardia. Certo, oggi sappiamo che il federalismo può funzionare solo nei contesti dove i governi locali possono metterci una quota rilevante di risorse proprie; pensare quindi di risolvere i problemi della sanità del Sud col federalismo non può funzionare. Ma pensare, come sembra fare il governo, che l’accentramento possa di per sé ridurre le differenze è altrettanto sbagliato: lo testimoniano i risultati sul versante dell’istruzione, che pure rimane una politica saldamente nelle mani del governo centrale, ma nonostante ciò mostra differenze marcate tra Nord e Sud.
Nel Patto per la salute 2017-2019, che ancora non c’è, ci si aspetta di leggere qualche chiarimento sostanziale su questi due punti da parte del governo.

GILBERTO TURATIturati

Nel 1995 si laurea in Scienze Bancarie, Finanziarie e Assicurative presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nel 1999 ottiene il M.Sc. in Economics presso la University of York nel Regno Unito e, successivamente, nel 2003, il Dottorato di Ricerca presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. E’ stato ricercatore in Scienza delle Finanze (SECS-P/03) presso l’Università degli Studi di Torino dal 2002 al 2011; dall’ottobre 2011 è Professore Associato in Scienza delle Finanze sempre presso l’Università di Torino. E’ autore di diverse pubblicazioni in campo nazionale e internazionale su tematiche legate principalmente alle industrie dei servizi di welfare, in particolare alla sanità. E’ attualmente il Direttore del Master in Economia e Politica Sanitaria dell’Università di Torino e del Coripe Piemonte e membro dell’Organismo Interno di Valutazione della AO Ordine Mauriziano di Torino. E’ anche membro del Board della European Public Choice Society per il term 2012-2015 .

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Il messaggio di Sarri alla squadra dopo lo scivolone della Juve

Il messaggio di Sarri alla squadra dopo lo scivolone della Juve

C’è grande soddisfazione nel clan azzurro dopo il successo contro il Bologna. Il Mattino riferisce che ieri il mister ha ricordato a tutta la squadra che lo scorso anno dopo aver battuto l’Inter ed essere balzati in vetta ci fu la fiduraccia di Bologna: “Si è fissato quattro obiettivi: uno, vincere tutte e quattro le gare, tra campionato e Champions, che lo separano dalla sosta. Secondo: far tornare il sorriso a Manolo Gabbiadini. Terzo: trovare la partita giusta per far esordire Maksimovic e Diawara e procedere così nel processo di ampliamento delle rosa e inserimento dei nuovi acquisti. Quarto: approfittare della sosta per un richiamo soprattutto atletico con quelli che resteranno a Castel Volturno”.

Genoa-Napoli, un gemellaggio che dura da anni

Un gemellaggio che dura da anni

Tra gli spettacoli che il calcio offre, sicuramente il più bello è l’immagine di due avversari che si abbracciano sportivamente, magari stanchi e sudati dopo una combattuta partita, ricca di gol ed emozioni. Sintetizzano il senso dello sport, il messaggio da trasmettere ai giovanissimi che si avvicinano a questa disciplina.  Tra le fortune di cui gode il tifoso del Napoli, si può annoverare lo spettacolo di essere ospiti allo stadio Luigi Ferraris, sponda genoana. Non ce ne voglia il popolo doriano, ma i cugini rossoblu riescono a farci sentire a casa, anche se a settecento km dal Vesuvio. Il calore, la condivisione, la piena consapevolezza di cosa significhi essere sportivi. La fusione di quei colori, con il grifone che abbraccia il ciuccio, come due vecchi amici che non si vedono da tempo, ma che ritrovano subito la bellezza di essere di nuovo insieme.

La storia di questo gemellaggio risale a qualche annetto fa. Correva l’anno 1982, sono passati quasi 34 stagioni; il Milan deve vincere per salvarsi dal baratro della B, ed è quello che sta facendo dopo essere stato sotto per due reti; il Genoa a questo punto necessita almeno di un pareggio. Il pubblico del San Paolo, però, percepisce la tragedia sportiva del Genoa, e comincia a sostenere sempre più animatamente la squadra del Grifone; il gol di Mario Faccenda, ischitano d’origine e  genovese d’adozione, che infila il giaguaro Castellini sugli sviluppi di un calcio d’angolo, sancisce un provvidenziale pareggio, la salvezza dei genoani e la nascita di un legame così lungo e sentito. Negli ultimi anni, un evento più unico che raro è riuscito a rinsaldare questo gemellaggio; campionato 2006-07, entrambi in seconda divisione, entrambi ambiscono giustamente alla promozione; la Juventus post-calciopoli occupa la prima posizione, il Napoli è secondo e il Genoa terzo a un punto. Per un evento praticamente inedito, i playoff non si disputeranno per eccessivo distacco tra terza posizione ed altre inseguitrici. L’ultima partita è proprio un Genoa-Napoli, 1 a 1 che fa esplodere la gioia di entrambe le tifoserie. Da allora obiettivi diversi, ma sintonia su quello che è il significato di un gemellaggio. Avversari per novanta minuti, fratelli per sempre.

a cura di Fabiano Malacario

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Koulibaly-Napoli, maxi aumento e nessuna clausola nel rinnovo

Koulibaly-Napoli, maxi aumento e nessuna clausola nel rinnovo

La Gazzetta dello Sport scrive sul rinnovo di Koulibaly: “Ci sono voluti oltre tre mesi ma adesso l’ascia di guerra tra Koulibaly ed il Napoli è stata definitivamente sotterrata ed il contratto del senegalese è stato rinnovato fino al 2021, come annunciato ieri con entusiasmo da De Laurentiis su Twitter. Bruno Satin, agente del calciatore, ha ottenuto ciò che voleva e che il suo assistito merita visto che Koulibaly è tra i migliori centrali del nostro campionato: un robusto aumento di ingaggio (da 800.000 euro a due milioni), tanti bonus che faranno lievitare ancora lo stipendio del ragazzo e nessuna clausola rescissoria (almeno così riferiscono, ovviamente in maniera non ufficiale, le parti interessate). Dunque, si andrà avanti insieme ancora a lungo o almeno così dice il contratto firmato ieri da K2. Poi è ovvio che di volta in volta verranno valutate le offerte che arriveranno per lui. Del resto, il Napoli lo ha già fatto quest’estate rispedendole però tutte al mittente con grande lungimiranza. Il Napoli lo ha pagato appena sette milioni e da poco ne ha rifiutati oltre 50 dal Chelsea di Conte, che ha chiesto espressamente Koulibaly a De Laurentiis. Quest’ultimo ha fatto muro per trattenere il muro della sua difesa”.

ESCLUSIVA – Danilo Rufini: “Fontana tecnico competente e perfezionista. La piazza è rimasta nel mio cuore”

Danilo Rufini è intervenuto al Pungiglione Stabiese.

Nel corso della puntata de “Il Pungiglione Stabiese”, programma radiofonico a cura della nostra redazione, abbiamo avuto come nostro ospite telefonico l’ex calciatore della Juve Stabia Danilo Rufini. Ecco alcuni frammenti della lunga intervista concessaci:

In questi anni da allenatore ha ottenuto tante soddisfazioni dimostrando di valere. Adesso è in attesa di trovare un nuovo club: Dopo l’esperienza aperta e chiusa nel giro di 20 giorni a Brindisi dove avevo trovato un accordo quinquennale per andare in Lega Pro è poi saltato per motivi vari, adesso sto in attesa di trovare la soluzione giusta che possa soddisfare le mie ambizioni. Nel frattempo ho organizzato una squadra di disoccupati della zona e con la collaborazione di alcuni amici, abbiamo anche organizzato delle amichevoli con club di serie D togliendoci grosse soddisfazioni visto che tutti i ragazzi della selezione hanno trovato occupazione. Da allenatore in 5 anni ho vinto due campionati, una Coppa Italia e ottenuto una salvezza miracolosa in serie D, ma non sempre i meriti vengono premiati. Continuo a crederci, studio e non mollo mai osservando le partite in attesa di trovare a breve la soluzione giusta.

In Lega Pro adesso vi è una nuova regola che prevede tanti under, diversi calciatori riscontrano difficoltà a trovare una sistemazione, ecco, un suo auspicio per la tua categoria: Sono convinto che il calciatore valido non avrà bisogno di mettersi in gioco per rivalutarsi. Secondo un mio modesto parere sono dell’idea che un allenatore in genere non guarda l’età del ragazzo ma la sua utilità. Per quanto riguarda gli allenatori secondo me bisogna guardare ai meriti e alla competenza, è normale che ci sono delle possibilità per dimostrare quanto si vale, ed è pure normale che le occasioni non capitano a tutti. Esempio lampante il tecnico Sarri che dalla seconda categoria è arrivato in serie A a 60 anni; magari poteva arrivarci già 15 anni fa ad allenare nella massima serie, ma evidentemente non avrà avuto l’occasione giusta; a differenza magari di qualcun’altro che senza gavetta ha subito allenato piazze importanti. Bisogna guardare anche a come si lavora, vincere un campionato da non favorito ha sicuramente una valenza doppia rispetto a chi vince con uno squadrone. Poi magari per un giovane come me che ha ottenuto risultati importanti con squadre normali sarà atteso poi dalla cosiddetta “prova del nove” per capire poi se riuscirà ad ottenere risultati importanti con una riconferma. Personalmente penso che se un calciatore che funge da leader in campo, nonostante l’età, sarà poi in grado a calarsi nella psicologia di uno spogliatoio, in quanto la bravura non ha età. All’estero a 18 anni già diversi calciatori giocano titolari in Nazionale, ma è un discorso lungo, si dovrebbe ripartire dalla ristrutturazione dei vivai, iniziando dalla qualità dei vari istruttori nei settori giovanili.

Ecco mister, restando in tema, esiste un’altra piaga soprattutto qui nel meridione; ci sono allenatori purtroppo sponsorizzati che allenano a discapito di chi non è sponsorizzato, o quantomeno ricevono uno stipendio da fame: Il discorso delle sponsorizzazioni nasce perché anche nel calcio c’è crisi. Quando si spera di allenare in società che hanno problemi finanziari, è normale che fa comodo ai club l’allenatore che gli porta sponsor. Appare evidente poi che si va a perdere in termini di qualità. Sono però dell’idea che società importanti puntano sulla competenza e non giocando a risparmio. La colpa e sicuramente degli allenatori in primis, e nella fattispecie delle società che non hanno progetto e le basi per lavorare. Discorso diverso è avere la possibilità di gestire e di lavorare stabilendo il budget da spendere cercando di restare in quei parametri anche a costo di prendere un calciatore in meno. Anche non spendendo tanto si riescono ad ottenere dei risultati. Il lavoro ripaga sempre e i risultati si ottengono né con i nomi e né tantomeno con gli ingaggi; pertanto penso che alla base di tutto occorre il lavoro e la passione, e insistere di più negli allenamenti qualora ci siano le lacune del caso.

La Juve Stabia ha centrato la sua quarta vittoria di fila. Al Menti sta ritornando l’entusiasmo di un tempo, lei ha avuto modo di seguire le vespe e soprattutto le piace l’idea di gioco di mister Fontana: Si, lui lavora tanto e ha passione. È giovane e competente, non ho avuto modo di vederlo lavorare ma so che è un perfezionista. In campo quando una squadra ha idea di gioco e un’identità significa che l’allenatore è bravo e riesce a farsi ascoltare dei calciatori. Al di là delle quattro vittorie, l’importante è avere queste prerogative, dopo alla lunga chi lavora ottiene i risultati. Ritengo che le quattro vittorie siano importanti e da sprono per la piazza e per chi lavora; è ritornato l’entusiasmo e di questo ne sono contentissimo. Stimo Gaetano in primis perché è un giovane che aveva personalità già da giovane, e essendo lui una persona intelligente con voglia di migliorare resterà leader anche nelle vesti di allenatore per le qualità citate. Secondo me la Juve Stabia deve puntare alla giornata come sta facendo esprimendo un buon calcio. È normale che la Lega Pro resti pur sempre un campionato difficile, ci sono squadre attrezzatissime per vincere, ma non sempre ha la meglio la squadra blasonata, ma spesso vince il gruppo e le idee di gioco.

Presto riavremo  l’onore di rivederla al Menti: Almeno un paio di volte all’anno so venuto e stranamente la Juve Stabia ha sempre pareggiato. Scherzi a parte, torno sempre con piacere in compagnia di amici perché ancora oggi continuo a parlare dalla mia esperienza vissuta qui a Castellammare. I tifosi sono rimasti legati con me e io con loro. La piazza è rimasta nel mio cuore e ci sono ricordi indelebili, con la speranza di rivedere un Menti stracolmo, e vi assicuro che era uno spettacolo per noi calciatori poterci giocare. Sono convinto che se la Juve Stabia continuerà ad esprimere un buon gioco ottenendo risultati, riuscirà a trascinare anche i suoi tifosi e ricreare quell’entusiasmo che c’era ai vecchi tempi.

Un giudizio sul campionato: Mi auguro che la Juve Stabia vinca il campionato o magari anche attraverso i playoff senza però assilli cercando di costruire la promozione giornata dopo giornata. Vedo favorite le solite pugliesi, Lecce e Foggia hanno un organico forte poi subito a seguire Juve Stabia e Matera con il Cosenza che potrebbe risultare come possibile outsider. Il Catania? Secondo me no perché non ha la solidità per ambire al salto di categoria e entusiasmo tra la gente. Il Foggia l’anno scorso è stata la squadra che ha speso più di tutti e ha fallito l’obiettivo, un po’ come ha fatto il Benevento per tanti anni, e poi nell’anno che ha speso meno ha ottenuto la promozione. Con questo voglio concludere dicendo che non è direttamente proporzionale spendere tanto per vincere il campionato.

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Cacace e Calonego, i due italiani rapiti in Libia: ecco chi sono!

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Due tecnici italiani sono stati rapiti da un commando armato a Ghat, nel Sud della Libia, in una zona controllata da tribù alleate del governo e infestata dai predoni. Si tratta di Bruno Cacace, residente a Borgo San Dalmazzo (Cuneo), e di Danilo Calonego di Sedico, in provincia di Belluno. Il premier Renzi ha annullato ieri gli impegni all’Onu, chiudendosi nel proprio hotel di New York per seguire la crisi.

Cacace e Calonego, ecco chi sono i due tecnici italiani sequestrati in Libia

Bruno Cacace

L’angoscia dei compaesani per l’operaio giramondo  

Gli occhi sono puntati sul televideo del bar Sport, nessuno riesce a credere che uno dei due rapiti in Libia sia Bruno Cacace. A Borgo San Dalmazzo, cittadina alle porte di Cuneo di 12 mila abitanti, tutti lo conoscono. Qui vive l’anziana mamma, che ieri sera non sapeva ancora del rapimento. Bruno, quando rientra dall’estero, abita con lei.

Dopo la separazione anni fa dalla moglie dalla quale ha avuto due figli si era trasferito da Roccabruna a Borgo. Ma a casa ci stava poco, sempre in giro per il mondo, dipendente della Conicos. Dalla Turchia alla Libia.

Il cellulare del sindaco Gian Paolo Beretta non smette di suonare. Anche lui Bruno lo conosce bene, «dai tempi della scuola. Poi quando tornava ci si incrociava spesso». Cacace ha una sorella e un fratello gemello. Beretta prova a chiamare quest’ultimo al cellulare per avere conferma, non crede che un suo concittadino sia stato rapito. Ma non riceve né conferme né smentite. «Probabilmente ai familiari è stato consigliato di non parlare. Dalla voce mi è sembrato provato». Beretta chiama anche la caserma dei carabinieri per avere conferme, ma anche da parte loro massimo riserbo.

Intanto la voce inizia a circolare, se ne parla sotto i portici, nei bar. Stupore, incredulità si rincorrono per le vie della cittadina. Il pensiero va all’anziana mamma. «Speriamo che non lo sappia ancora. Lei lo aspetta sempre con tanta gioia, quel figlio che sta lontano così tanto tempo, ma che quando torna è tutto per lei. Mi auguro che tutto si risolva molto velocemente e che lui e i suoi colleghi vengano presto liberati e che quando tornerà a Borgo San Dalmazzo si farà una grande festa», commenta qualcuno. Il cellulare del sindaco intanto continua a squillare senza sosta. La notte, carica d’ansia, sarà lunga.

Danilo Calonego  

Una vita passata tra le dune: “Qui le persone sono buone”  

«Studi: solo fino alla terza media, poi inizio apprendistato presso la concessionaria Fiat di Belluno per anni cinque, dopo servizio militare e poi avanti con l’estero!». Una vita in poche righe, scritte di proprio pugno senza pensarci troppo e affidate a un curriculum pubblicato online. Dirette, essenziali e molto «venete», com’è normale per uno nato a Peron, frazione di Sedico, 340 abitanti sulle Prealpi Bellunesi, cresciuto in officina ed emigrato presto, prestissimo, prima in Svizzera poi (dal ’79) in Libia. Dove sarebbe rimasto trent’anni, con l’eccezione di un’esperienza in Laos (ma non gli piaceva: «Troppo umido», disse due anni fa) e qualche trasferta in Algeria e Marocco.

Dalle montagne alle dune, tante avventure, una fuga rocambolesca nel 2011 dopo la caduta di Gheddafi, eppure Danilo Calonego, a 68 anni, non era ancora stanco. La pensione poteva aspettare: dopo una vita da meccanico di auto e camion al servizio, tra gli altri, del Gruppo Maltauro, aveva deciso di accettare l’offerta della Conicos per quel cantiere all’aeroporto di Ghat. Conosceva la Libia come le sue tasche. Sapeva che del deserto non ci si poteva fidare: lo avevano intervistato, due anni fa, quando per la prima volta era tornato a Peron dopo la guerra civile in Libia, e in quell’occasione se l’era vista brutta, costretto a fuggire attraverso il deserto scortato dai militari, con l’incubo di Al Qaeda e Isis.

Se l’era vista brutta, ma aveva giurato che ci sarebbe tornato, se le acque si fossero calmate. Ha rispettato la promessa a metà: al fascino delle dune non ha saputo dire di no, ci è tornato, ma in piena bufera. A Peron, oggi, non ha più parenti stretti. La sua vita è laggiù, ma ora forse si sente un po’ tradito: «Non sarei rimasto così tanto tempo in Libia, se le persone lì non fossero così buone» diceva nel 2014. Calonego, dicono i colleghi, annota tutto quello che gli succede: vuole farci un libro, aspetta solo di sapere come sarà il finale.

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lastampa/Cacace e Calonego, ecco chi sono i due tecnici italiani sequestrati in Libia AMEDEA FRANCO E ANDREA DE POLO

Punti, gol e goleador, il Napoli si gode il primato esaltando Sarri

Punti, gol e goleador, il Napoli si gode il primato esaltando Sarri

Il primato che non ti aspetti dopo quattro giornate. Il Napoli si ritrova solo in vetta alla classifica e, dopo la partenza di Higuain, nessuno ci avrebbe scommesso. Una squadra che ha l’attacco più prolifico con 12 reti, davanti alla Juventus ferma a 7 e la Roma a 9. Il Corriere del Meggiorno scrive: “Insomma, è palese l’esaltazione del gioco di Sarri che predilige la fase difensiva ma mette in condizioni i suoi attaccanti di andare in gol con una certa frequenza. Non a caso in vetta alla classifica marcatori con cinque reti c’è Josè Maria Callejon, fresco di rinnovo. Arkadiusz Milik è la vera sorpresa di quest’avvio di stagione: sei reti, tre doppiette e un fiuto del gol come pochi. Merito di Giuntoli che ha scovato il 22enne polacco, al termine di un mercato intenso e ricco di colpi di scena. La lunghissima sessione estiva ha portato alla corte di Sarri anche giovani talenti come Zielinski, Diawara, Rog e giocatori esperti come Giaccherini, Tonelli e Maksimovic. Non avrà colmato tutte le lacune della rosa, ma è stato un calciomercato intelligente che alla lunga potrà regalare altre gioie”.

I figli perduti dei femminicidi: 1600 orfani

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La psicologa Anna Baldry afferma che negli ultimi dieci anni gli orfani dei femminicidi sono stati, in Italia, circa 1600. I bambini rimasti senza genitori vengono affidati ai nonni, a volte vengono dati in adozione. Vivono una vita piena di difficoltà e per questo politica e società civile hanno il dovere di preoccuparsene.

Quei 1600 orfani dei femminicidi

Domani alla Camera sarà presentato il primo studio sui bambini vittime dell’omicidio tra genitori. Un fenomeno in aumento che colpisce tutte le classi sociali e che diventa sempre più violento

Sembrerebbe un altro caso di femminicidio ai danni di una donna di 40 anni, di status sociale alto, quello avvenuto a Ravenna. La violenza di genere contro le donne è un fenomeno trasversale alle classi sociali, specie se attuato da partner o ex. Non riguarda soltanto una popolazione poco istruita o che vive in ambienti degradati. I partner e gli ex sono gli autori delle violenze più gravi. La maggioranza degli stupri è opera loro e così anche delle violenze fisiche, dei tentativi di strangolamento, soffocamento e ustione, o dell’essere forzati ad attività sessuali considerate umilianti.

Il momento della separazione rappresenta una particolare criticità, prima, durante e dopo, soprattutto se la decisione viene presa dalla donna. È la fine della proprietà del corpo femminile, che può rappresentare una scintilla incendiaria per l’uomo e scatenare la furia femminicida, che non è affatto un raptus, o una patologia, ma una violenza grave, efferata, frutto della volontà di dominio maschile sulla donna.

Vittime sono però anche le donne che si sono prostrate, ma a cui viene rimproverato di non averlo fatto abbastanza. Gli uomini che la esercitano sono sempre più pericolosi, sì… pericolosi, aumentano le donne che hanno avuto paura per la propria vita durante la violenza da parte del partner o ex, anche se sono diminuiti i vari tipi di violenza (vedi grafico).

I femminicidi sono sostanzialmente stabili e inchiodati, e così gli stupri. Per molti anni la violenza sulle donne è stata invisibile. Invisibili le donne che l’hanno subita, invisibili le forme che assumeva. Silenzio colpevole, tragico e agghiacciante, solo perché era scomoda. Solo perché il mondo era dominato da uomini superficiali, se non addirittura complici. Le donne dovevano dimostrare di non essere consenzienti, ed anche adesso succede.

Dopo il danno anche la beffa, come ben presentato nel «Processo per stupro» del 1979 con l’avvocata delle donne Tina Lagostena Bassi, che sarebbe bene la Rai, tv pubblica, mandasse presto in prima serata. Ora i media ne parlano di più, e ciò aiuta a far crescere un clima di condanna sociale. Ma la strada è lunga, e c’è bisogno di una grande battaglia culturale anche da parte maschile. Tante donne riescono a uscire dall’incubo, grazie alla loro forza, all’azione dei centri antiviolenza, delle strutture sanitarie, e anche delle forze dell’ordine. I media dovrebbero raccontare di più le storie delle donne che ne sono uscite e promuovere l’aumento della coscienza femminile che ormai è visibile. Servirebbe a tante altre donne che vivono in una situazione analoga per prendere coraggio.

Esiste, però, ancora una grande invisibilità non superata, quella dei figli, spesso piccoli o minori, che fanno parte della famiglia in cui viene esercitata la violenza del padre contro la propria madre. Non se ne parla. Il fenomeno è in crescita. Considerando le coppie con figli in cui è avvenuta una violenza contro la donna la percentuale di quelle in cui i figli hanno assistito alla violenza è passata dal 60,3% al 65,2%. Assistere alla violenza della propria madre oltre a compromettere il benessere dei bambini, accresce la probabilità per i figli maschi di diventare autori di violenza contro la propria futura compagna e delle figlie femmine di diventare a loro volta vittime. È un trauma difficilmente superabile. Figuriamoci se la violenza sfocia in femminicidio.

Lo ha studiato a fondo la professoressa Anna Baldry negli ultimi 4 anni e presenterà i risultati della ricerca domani alla Camera dei Deputati: muore la madre e anche il padre, o perché si suicida, nel 30% dei casi, o perché in carcere. Negli ultimi 10 anni sono stati stimati dalla ricerca in 1600 circa, vengono affidati o ai nonni materni o agli zii, a volte dati in adozione. A volte rimangono nel luogo in cui sono nati laddove il diritto all’oblio è difficile. Si apre una vita costellata di difficoltà. Possibile che non ci interessiamo di loro? Quanto ci dotiamo di politiche che affrontino il loro dramma, o quanto invece, tutto ciò rimane gestito da nonni o zii a cui sono affidati, o alle famiglie che li hanno presi in adozione, soli di fronte alla tragedia? Bisogna interessarsene, è un nostro dovere, un dovere della politica , ma anche della società civile. Abbiamo tanti giovani che studiano queste tematiche e si impegnano nel volontariato, creiamo posti di lavoro su queste questioni, lavoriamo per migliorare il benessere dei bambini, delle donne, dei cittadini tutti. Sosteniamo i centri antiviolenza. Rimettiamo al centro delle nostre politiche la Cura con la C maiuscola, le relazioni umane e soprattutto facciamo tesoro dei risultati delle ricerche scientifiche che squarciano il velo del non detto, dell’invisibilità.

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lastampa/Quei 1600 orfani dei femminicidi LINDA LAURA SABBADINI

Chi è Ahmad, il jihadista delle bombe a Chelsea

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Ahmad Khan Rahami, il 28enne di origini afghane considerato l’autore dell’attentato a Chelsea, è stato arrestato grazie a una segnalazione. Durante la caccia all’uomo – durata dieci ore – le autorità hanno mandato un messaggio di allerta ai cittadini con l’invito a chiamare il numero di emergenza 911. Ahmad, racconta un suo amico, era andato in Afghanistan, e al «suo ritorno era un’altra persona». Il padre del terrorista ha combattuto in Afghanistan con i mujaheddin. L’eroe del giorno a New York è James O’Neill, il nuovo capo della polizia che ha debuttato il giorno delle bombe e 24 ore dopo ha catturato l’autore dell’attacco.

L’ombra del radicalismo: “Ahmad andò in Afghanistan, al ritorno era un altro”

Il racconto di un amico d’infanzia: non lo avevo mai visto così

ELIZABETH (NEW JERSEY) – Al numero 104 di Elmora Avenue campeggia una grande scritta bianca su sfondo blu «First American Fried Chicken». Un piccolo ristorante di pollo fritto di Elizabeth, in New Jersey, gestito dalla famiglia di Ahmad Khan Rahami.

Il 28enne di origini afghane con passaporto americano a cui le forze dell’ordine hanno dato la caccia per circa dieci ore. Secondo gli inquirenti non ci sono dubbi, è lui l’autore dell’attentato bomba avvenuto sabato alle 20,30 nel quartiere di Chelsea a New York, che ha causato 29 feriti, già tutti dimessi dagli ospedali. E sarebbe lui ad aver portato quattro isolati più a Nord un secondo ordigno realizzato con una pentola e un telefono cellulare usato come detonatore. Ma c’è di più, perché ci potrebbe essere lo stesso Rahami dietro le esplosioni di Seaside Park, in New Jersey, avvenute nel corso di una marcia benefica sempre sabato, e dietro il borsone di ordigni rudimentali ritrovato alla stazione ferroviaria di Elizabeth. Eppure ad ascoltare i vicini della famiglia afghana di origini e musulmana di fede la sensazione era quella di aver davanti tutt’altra persona. Un ragazzo «normale», «amichevole», che vestiva all’occidentale e offriva spesso pasti gratis ai clienti più affezionati del «First American Fried Chicken». Ahmad Rahami, quindi, era apparentemente un bravo ragazzo, con la passione per le auto da corsa e che trascorreva molto tempo con gli amici in strada, o nello stesso locale di famiglia. Eppure è l’uomo che ha terrorizzato l’America: la sua fuga dopo le bombe a New York e alla stazione di Elizabeth è finita proprio nel «suo» New Jersey, a Linden, piccola cittadina a meno di 30 chilometri da Elizabeth.

Allora cosa è cambiato in Ahmad, o meglio cosa ha cambiato Ahmad? A raccontarlo è Flee Jones, un 27enne che si definisce amico di infanzia di Rahami: «A un certo punto ha lasciato gli Stati Uniti per andare in Afghanistan e due anni fa è tornato indietro – rivela -. Anche io vorrei capire meglio, non lo avevo mai visto così». Cosa ha fatto Ahmad in Afghanistan e soprattutto chi abbia incontrato lo diranno le indagini. L’unico dato di fatto è che da due anni il ragazzo era cambiato, era più ombroso e isolato. Il padre non era un estremista, anzi sembra avesse simpatie per formazioni di mujaheddin moderati, anti-sovietici e anti taleban. Eppure per gli inquirenti non ci sono dubbi: è al numero 104 di Elmora Avenue, all’incrocio di Linden Avenue, che è partito l’attentatore alla volta di Chelsea.

Al piano superiore del ristorante del modesto edificio c’è invece l’abitazione della famiglia. «Avevano un contenzioso aperto con la città», racconta il sindaco Chris Bollwage. Secondo alcuni vicini di «First American Fried Chicken», dal locale proveniva spesso un gran frastuono, in particolare durante il fine settimana anche perché rimaneva aperto oltre gli orari consentiti. In un’altra causa la famiglia Rahami è stata condannata a pagare un risarcimento di 1.158 dollari nei confronti di un certo Antonio Barritta. Per il resto però la famiglia sembrava tutta casa e lavoro, nulla poteva far pensare che in quel piccolo edificio si stesse progettando un piano stragista.

Rahami appartiene a una delle tante famiglie di origine straniera che popolano questa parte multietnica del New Jersey. Elizabeth si trova a poca distanza dall’aeroporto internazionale di Newark, e in questa parte dell’East Coast si è proiettato il sogno americano dei Rahami, arrivati sotto la guida di papà Mohammad nel 2000: con lui la madre e i sette figli nati in Afghanistan, tra cui appunto Ahmad. Secondo i registri comunali nel 2003 aprono «First American Fried Chicken», intestandolo a una donna di nome Molly Hamidullah e residente nella vicina città di Union, presso un domicilio dove però non abita più. Il presunto attentatore lavorava alla cassa e quando il padre non c’era era lui a gestire l’intero locale, come riferiscono i vicini che parlano di una famiglia tutto sommato tranquilla a parte qualche scaramuccia per aver tenuto il locale aperto sino a tardi.

Dunque è stato forse il viaggio in Afghanistan che ha spinto Ahmad a fare il salto verso la radicalizzazione e le bombe di sabato, a cui hanno fatto di seguito la fuga disperata durata dieci ore. La sua corsa è terminata a Linden nel corso di uno scontro a fuoco in cui sono rimasti feriti due agenti e lui stesso è stato colpito alla spalla destra. Il colpo di coda dell’ennesimo lupo solitario, ultimo in ordine di tempo a sferrare un attacco all’America, martire mancato di una strage mancata, forse per mancanza di coraggio. O forse solo per un caso.

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lastampa/L’ombra del radicalismo: “Ahmad andò in Afghanistan, al ritorno era un altro” FRANCESCO SEMPRINI – ELIZABETH (NEW JERSEY)

John Kerry elogia l’impegno dell’Italia in Libia

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Il segretario di Stato Usa, John Kerry – intervistato da Paolo Mastrolilli – elogia l’impegno dell’Italia in Libia: «State offrendo un contributo cruciale per affrontare la doppia minaccia dell’instabilità interna e dell’estremismo violento straniero».

Kerry: “Italia cruciale nella lotta al terrorismo e nella stabilità in Libia”

Il segretario di Stato Usa: sto col premier, la Ue si muova sui migranti

NEW YORK – «L’Italia sta offrendo un contributo cruciale in Libia, per affrontare la doppia minaccia dell’instabilità interna e dell’estremismo violento straniero». Questo riconoscimento, e insieme l’incoraggiamento a proseguire il lavoro fatto finora, viene dal segretario di Stato americano John Kerry, nel giorno del rapimento di due lavoratori del nostro Paese.

Ieri sera Kerry ha consegnato il Global Citizen Award a Matteo Renzi durante il gala annuale dell’Atlantic Council, tenuto al Museum of Natural History di Manhattan. In questa occasione, sullo sfondo dell’instabilità globale che si manifesta dalla Libia ai recenti attentati di New York, Kerry ha accettato di rispondere alle domande de «La Stampa» per fare il punto sui rapporti bilaterali, anche in vista della visita che il premier italiano farà alla Casa Bianca il 18 ottobre.

Il segretario di Stato ha insistito molto nell’appoggiare l’approccio complessivo di Roma per affrontare le crisi sovrapposte delle migrazioni, dei rifugiati e del terrorismo, dicendo che «sono d’accordo con Renzi, per l’Europa è arrivato il momento di muoversi».

Perché le relazioni con l’Italia sono importanti per gli Stati Uniti, e cosa può fare Roma per promuovere crescita e stabilità nell’Unione europea?

«Fra Stati Uniti e Italia ci sono sempre stati, e sempre ci saranno, legami profondi e solidi di famiglia e amicizia. Questi legami sono cementati dalla storia, i valori e gli obiettivi condivisi, su un ampio spettro di temi globali. Io applaudo e ammiro la leadership del primo ministro Renzi. Lui ha rappresentato una voce potente ed eloquente riguardo la sicurezza e la prosperità condivisa in Europa e attraverso l’Atlantico. Noi apprezziamo la sua visione di una Ue basata su ideali e principi comuni. L’Italia è stata all’avanguardia negli sforzi per difenderci contro l’estremismo violento, addestrare e consigliare i nostri partner in Iraq e rispondere alla crisi molto seria dei rifugiati e dei migranti. Io sono d’accordo col premier che ora per l’Europa è venuto il momento di muoversi».

Cosa può fare l’Italia per stabilizzare la Libia?  

«L’Italia ha lavorato con noi e col Governo di accordo nazionale per affrontare le minacce gemelle dell’instabilità interna e dell’estremismo straniero violento. Noi apprezziamo il sostegno cruciale che Roma ha fornito agli sforzi del governo libico, inclusa la cura dei libici feriti nella lotta contro Isis».

Come possiamo affrontare l’emergenza dei migranti, che continua ormai da diversi anni, raggiungendo soprattutto le coste dell’Italia? 

«La crisi dei rifugiati e migranti è una sfida globale di proporzioni e dimensioni storiche. Mette alla prova i nostri valori e la nostra stessa umanità. Dobbiamo fare tutto ciò che possiamo per sviluppare una risposta complessiva, coordinata e umana. L’Italia è stata sul fronte dello sforzo per gestire questa crisi in maniera efficace ed umana, e noi dovremmo ricordare che il movimento dei rifugiati e dei migranti è più complicato della semplice narrativa delle persone impaurite e disperate forzate a fuggire dalle loro case. È anche la storia, in alcuni casi, di criminali e trafficanti che cercano di fare soldi stipando questa povera gente dentro barche sovraccariche, senza alcuna preoccupazione se vivono o muoiono. Noi apprezziamo l’approccio complessivo che il premier Renzi raccomanda, sostenendo una fine diplomatica alla guerra in Siria, affrontando alle radici le cause delle migrazioni di massa lungo tutta la rotta di transito, e intervenendo quando emergono le emergenze, aiutando oltre 450.000 rifugiati e migranti a raggiungere le coste in sicurezza solo negli ultimi tre anni. È una notevole dimostrazione della compassione dell’Italia e dell’impegno a prevenire la perdita di altre vite. Comprendiamo che la crisi europea dei rifugiati e migranti continua. Sollecitiamo tutti gli stati membri della Ue a mantenere gli impegni di riallocare i richiedenti asilo dall’Italia e la Grecia, che sono stati entrambi sul fronte di questa crisi. Una Europa unita è oggi più importante che mai».

Come può l’Italia aiutare la lotta contro Isis in Iraq e Siria?  

«Roma è uno dei principali fornitori di truppe alla Global Coalition to Counter Isis, e fornisce una leadership significativa negli sforzi della coalizione in Iraq per addestrare la polizia irachena e offrire un cruciale supporto umanitario, incluso il recente impegno di luglio alla Pledging Conference in Support of Iraq. Noi diamo molto valore al ruolo che l’Italia svolge sul palcoscenico globale per far progredire tali iniziative decisive per la sicurezza. Sul terreno in Iraq, dove insieme forniamo i due contingenti più ampi della coalizione, i Carabinieri italiani guidano la missione per addestrare la polizia irachena, le truppe italiane stanno aiutando gli iracheni a proteggere la diga di Mosul, mentre le riparazioni essenziali vengono effettuate da una compagnia di ingegneri italiani. Roma è nel cuore dei nostri sforzi militari e umanitari per mettere gli iracheni in condizione di sconfiggere Isis. Le truppe italiane, poi, rappresentano il contingente europeo più ampio nelle missioni di peacekeeping dell’Onu, e servono in operazioni di pace e stabilizzazione in tutto il mondo. E Roma sta lavorando con noi per cercare una soluzione politica al conflitto in Siria, attraverso l’International Syria Support Group».

Cosa può fare l’Italia per spingere la Russia ad applicare l’accordo di Minsk in Ucraina?  

«Noi siamo grati all’Italia per il continuo supporto delle sanzioni dell’Unione europea contro la Russia. Restare uniti sulle sanzioni è stato cruciale per portare Mosca al tavolo del negoziato. Noi dobbiamo rimanere determinati; le sanzioni devono restare in vigore fino a quando la Russia non applicherà pienamente i suoi impegni stabiliti dagli accordi di Minsk e metterà fine alla sua aggressione dell’Ucraina».

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lastampa/Kerry: “Italia cruciale nella lotta al terrorismo e nella stabilità in Libia” PAOLO MASTROLILLI – INVIATO A NEW YORK

Calcio, Serie A 2016-2017: la classifica marcatori aggiornata alla quarta giornata

La classifica marcatori aggiornata della Serie A 2016-2017: Callejon miglior cannoniere a quota 5

(Posizione-Squadra-Nome-Gol-presenze-rigori)

1 Jose’ Callejon 5 4 0
2 Andrea Belotti 4 2 0
3 Carlos Bacca 4 4 1
4 Marco Borriello 4 4 0
5 Mauro Icardi 4 4 0
6 Frank Kessie’ 4 4 1
7 Arkadiusz Milik 4 4 0
8 Gonzalo Higuain 3 4 0
9 Diego Perotti 3 4 3
10 Domenico Berardi 2 2 1
11 Gregoire Defrel 2 3 0
12 Dries Mertens 2 3 0
13 Leonardo Pavoletti 2 3 0
14 Stipe Perica 2 3 0
15 Daniele Baselli 2 4 0
16 Valter Birsa 2 4 0
17 Edin Dzeko 2 4 0
18 Ciro Immobile 2 4 0
19 Sami Khedira 2 4 0
20 Luis Muriel 2 4 0
21 Fabio Quagliarella 2 4 1
22 Mohamed Salah 2 4 0
23 Marco Sau 2 4 0
24 Simone Verdi 2 4 0
25 Alessandro Gamberini 1 1 0
26 Wesley Hoedt 1 1 0
27 Cristiano Lombardi 1 1 0
28 Jean-christophe Bahebeck 1 2 0
29 Danilo Cataldi 1 2 0
30 Serge Gakpe’ 1 2 0
31 Olivier Ntcham 1 2 0
32 Andrea Petagna 1 2 0
33 Miralem Pjanic 1 2 0
34 Francesco Totti 1 2 1
35 Marcello Trotta 1 2 0
36 Milan Badelj 1 3 0
37 Giuseppe Bellusci 1 3 0
38 Andrea Costa 1 3 0
39 Mattia Destro 1 3 0
40 Federico Di Francesco 1 3 0
41 Iago Falque 1 3 0
42 Felipe 1 3 0
43 Nikola Kalinic 1 3 0
44 Diego Laxalt 1 3 0
45 Stephan Lichtsteiner 1 3 0
46 Rey Manaj 1 3 0
47 Andrea Masiello 1 3 0
48 M’baye Niang 1 3 0
49 Stefan Radu 1 3 0
50 Luca Rigoni 1 3 0
51 Carlos Sanchez 1 3 0
52 Bruno Alves 1 4 0
53 Luca Antei 1 4 0
54 Edgar Barreto 1 4 0
55 Ahmad Benali 1 4 0
56 Fabrizio Cacciatore 1 4 0
57 Gianluca Caprari 1 4 0
58 Lucas Castro 1 4 0
59 Stefan De Vrij 1 4 0
60 Marek Hamsik 1 4 0
61 Josef Martinez 1 4 0
62 Sergej Milinkovic-savic 1 4 0
63 Ilija Nestorovski 1 4 0
64 Raffaele Palladino 1 4 0
65 Ivan Perisic 1 4 0
66 Matteo Politano 1 4 1
67 Andrea Rispoli 1 4 0
68 Mario Sampirisi 1 4 0
69 Kevin Strootman 1 4 0
70 Suso 1 4 0
71 Saphir Taider 1 4 0
72 Duvan Zapata 1 4 0

 

 

Le foto di Juve Stabia vs Siracusa (2-0)

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Juve Stabia vs Siracusa foto di Raffaele Verdoliva e Giovanni Donnarumma

Guarda le foto di Juve Stabia vs Siracusa realizzate dai fotografi Raffaele Verdoliva e Giovanni Donnarumma, che ci raccontano così la vittoria delle Vespe con i siciliani di Mister Andrea Sottil allo stadio “Romeo Menti” di Castellammare di Stabia.

Oltre alle azioni del match abbiamo fotografato il pubblico sugli spalti, cerca la tua foto e richiedici l’originale per e-mail:redazione.sportiva@vivicentro.it

Clicca qui per rivedere tutte le foto

Ieri era una giornata particolare per il tifo stabiese, dopo 5 anni dall’ultima volta, al Menti di Castellammare di Stabia tornavano i fratelli siracusani.

La Juve Stabia si presentava a questo incontro forte delle tre vittorie consecutive (Melfi, Monopoli e Messina), il Siracusa in questo inizio di campionato invece aveva raccolto soltanto due punti.

Nelle fila delle Vespe gli indisponibili erano Del Sante e Zibert che si aggiungevano al lungodegente Capodaglio.

In panchina siedeva Fabio Caserta in luogo dello squalificato Gaetano Fontana.

Prima della partita i tifosi di casa davano spettacolo con una coreografia da brividi, in cui i colori sociali delle due squadre venivano esposti in curva Sud dove erano presente entrambe le tifoserie.

Osservato un minuto di silenzio per commemorare la morte del Presidente Ciampi avvenuta in settimana.

La Juve Stabia scendeva in campo con il solito 4-3-3 con la stessa difesa vista nella precedente gara con il Messina. Le novità principali erano a centrocampo dove Mastalli prendeva il posto di Zibert e Izzillo quello di Salvi e in attacco dove dal primo minuto veniva mandato in campo Montalto.

Pronti via ed al nono arrivava la prima occasione per le Vespe, con Montalto che servito da Izzilo sprecava malamente davanti all’ex Santurro. Montalto dopo 3′ cercava di rimediare all’errore precedente e tentava una sortita offensiva sulla quale era ancora bravo Santurro che gli respingeva il tiro.

Dopo una fase di relativa calma in cui le Vespe cercavano il varco giusto senza impensierire gli avversari, arrivava la rete del vantaggio. Era il 33′ quando Liotti serviva nel corridoio Kanoutè che con un colpo di testa preciso superava Santurro per la gioia del pubblico di casa. Il Siracusa accusava il colpo, tant’è che dopo 5′ arrivava il raddoppio delle vespe con Cancellotti che approfittava di un errore della difesa siciliana e dopo un grande slalom realizzava la sua seconda rete con la maglia della Juve Stabia. Nei minuti finali del primo tempo Morero, stremato, lasciava il posto ad Amenta.

Nell’intervallo ancora canti e striscioni in onore della fratellanza che lega le due tifoserie.

Nel secondo tempo poche emozioni ed occasioni da rete che latitavano, le vespe cercavano il gol della definitiva tranquillità senza trovarlo mentre il Siracusa pur giocando con maggior scioltezza non riusciva a creare niente di importante in avanti.

Nei minuti finali del match grossa ingenuità di Amenta che, già ammonito, ostacolava il rinvio di Santurro guadagnandosi la seconda ammonizioni e lasciando i suoi compagni in 10 e senza un ricambio per la prossima partita a Fondi. Dopo tre minuti di recupero finisce la partita.

La Juve Stabia dunque riesce ad incamerare la quarta vittoria consecutiva e vola al secondo posto provvisorio, in attesa del risultato del Foggia che stasera scenderà in campo nel posticipo della quinta giornata, ad un solo punto dal Lecce capolista. Domenica sera trasferta a Fondi con l’obiettivo di continuare a vincere per continuare a sognare.

Juve Stabia – Siracusa   2-0

Juve Stabia: 22 Russo, 2 Cancellotti, 5 Atanasov, 7 Kanoute (85′ 3 Liviero), 10 Marotta, 14 Liotti, 18 Morero (43′ 6 Amenta), 19 Izzillo, 21 Esposito (58′ 23 Lisi), 24 Mastalli, 30 Montalto. A disposizione: 1 Bacci, 28 Riccio, 11 Sandomenico, 13 Camigliano, 17 Salvi, 20 Petricciuolo, 25 Strianese, 27 Rosafio, 29 Ripa. Allenatore: Fabio Caserta (Fontana squalificato)

Siracusa:1 Santurro, 3 Dentice (46′ 8 Giordano), 4 Baiocco, 6 Turati, 10 Catania, 14 Spinelli, 16 Di Dio, 18 Talamo (64′ 7 Longoni), 19 Valente (6′ 15 Dezai), 20 Brumat, 24 Pirrello. A disposizione: 12 Serenari, 2 Filosa, 9 De Respinis, 13 Sciannamè, 17 Scardina, 23 Palermo, 25 Toscano, 26 Cassini, 27 De Vita. Allenatore: Andrea Sottil

Arbitro: Nicola De Tullio di Bari

Assistenti: Domenico Palermo di Bari e Fabio Pappagallo di Molfetta

Marcatori: 33′ Kanoute, 39′ Cancellotti (JS)

Ammoniti: Amenta (JS), Giordano (S)

Espulso: 82′ Amenta (JS) per somma di ammonizioni

Angoli: 6-3

Recuperi: 2′pt, 3′st

Note: spettatori totali 1.514 (paganti 742, per un incasso di € 10.950,00 + abbonati 772, per una quota di € 5.174,00).

Calcio, quinta giornata Serie A 2016-2017: le probabili formazioni.

Le probabili formazioni della quinta giornata di Serie A, in programma con il turno infrasettimanale tra martedì 20 e mercoledì 21 settembre. Nella Juventus torna Higuain – Qui il quadro di tutte le partite.

MARTEDI’ 20 SETTEMBRE

MILAN-LAZIO ore 20.45

Milan (4-3-3): Donnarumma; De Sciglio, Paletta, Romagnoli, Calabria; Sosa, Locatelli, Kucka; Suso,Bacca, Niang.
A disp.: Gabriel, Pizzari, Gomez, Ely, Vangioni, Abate, Montolivo, Pasalic, Poli, Honda, Bonaventura, Lapadula, Luiz Adriano. All.: Montella
Squalificati: –

Indisponibili: Zapata, Bertolacci, Mati Fernandez, Antonelli

Lazio (3-5-2): Marchetti; Bastos, De Vrij, Radu; Felipe Anderson, Parolo, Cataldi, Milinkovic, Lulic; Immobile, Keita.
A disp.: Vargic, Strakosha, Basta, Hoedt, Wallace, Lukaku, Patric, Leitner, Luis Alberto, Lombardi, Murgia, Djordjevic. All.: Inzaghi
Squalificati:
Indisponibili: Biglia, Kishna

MERCOLEDI’ 21 SETTEMBRE

BOLOGNA-SAMPDORIA ore 18.30

Bologna (4-3-3): Da Costa; Mbaye, Gastaldello, Oikonomou, Torosidis; Dzemaili, Nagy, Taider; Verdi,Destro, Di Francesco.
A disp.: Sarr, Ravaglia, Mbaye, Maietta, Helander, Masina, Donsah, Morleo, Rizzo, Pulgar, Mounier, Krejci, Floccari. All.: Donadoni
Squalificati: Krafth (1)

Indisponibili: Sadiq, Gomis, Mirante, Viviani

Sampdoria (4-3-1-2): Viviano; Sala, Silvestre, Skriniar, Regini; Barreto, Torreira, Linetty; Praet; Muriel, Quagliarella.
A disp.: Puggioni, Krapikas, Dodò, Krajnc, Bruno Fernandes, Djuricic, Eramo, Pereira, Palombo, Cigarini, Schick, Budimir. All.: Giampaolo
Squalificati: Alvarez (1)
Indisponibili: Tozzo, Carbonero, Pavlovic

ATALANTA-PALERMO ore 20.45

Atalanta (3-5-2): Berisha; Masiello, Toloi, Zukanovic; Conti, Kurtic, Carmona, Kessié, Konko; Gomez; Paloschi.
A disp.: Sportiello, Bassi, Raimondi, Caldara, Migliaccio, D’Alessandro, Spinazzola, Gagliardini, Freuler, Grassi, Pinilla, Petagna. All.: Gasperini
Squalificati: –

Indisponibili: Suagher, Pesic, Dramè

Palermo (4-3-3): Posavec, Rispoli, Gonzalez, Rajkovic, Aleesami, Hiljemark, Gazzi, Bruno Enrique, Diamanti, Nestorovski, Sallai .
A disp.: Fulignati, Andelkovic, Vitiello, Goldaniga, Cionek, Pezzella, Chochev, Jajalo, Balogh, Bouy,  Embalo, Lo Faso. All.: De Zerbi
Squalificati:
Indisponibili: Trajkovski, Morganella, Quaison

CHIEVO-SASSUOLO ore 20.45

Chievo (4-3-1-2): Sorrentino; Cacciatore, Dainelli, Cesar, Gobbi; Castro, Radovanovic, Hetemaj; Birsa; Inglese, Meggiorini.
A disp.: Seculin, Bressan, Sardo, Gamberini, Spolli, Frey, Izco, N. Rigoni, De Guzman, Pellissier, Parigini, Floro Flores. All.: Maran
Squalificati: –

Indisponibili:

Sassuolo (4-3-3): Consigli; Lirola, Antei, Acerbi, Peluso; Magnanelli, Duncan, Pellegrini; Ragusa, Defrel, Politano.
A disp.:A Pegolo, Pomini, Dell’Orco, Cannavaro, Terranova, Letschert, Mazzitelli, Biondini, Ricci, Matri, Iemmello, Adjapong. All.: Di Francesco
Squalificati:
Indisponibili: Berardi, Sensi, Gazzola, Missiroli

EMPOLI-INTER ore 20.45

Empoli (4-3-1-2): Skorupski; Laurini, Bellusci, Barba, Pasqual; A. Tello, Dioussé, Croce; Saponara; Gilardino, Pucciarelli.
A disp.: Pelagotti, Costa, Dimarco, Cosic, Zambelli, Buchel, Mchedlidze, Krunic, Pereira da Silva, Mauri, Maccarone, Marilungo. All.: Martusciello
Squalificati:

Indisponibili: Tchanturia

Inter (4-2-3-1): Handanovic; Nagatomo, Miranda, Murillo, Santon; Joao Mario, Melo; Candreva, Kondogbia, Perisic; Icardi.
A disp.: Carrizo, Miangue, D’Ambrosio, Ranocchia, Eder, Medel, Biabiany, Brozovic, Gnoukouri, Palacio, Jovetic, Gabigol. All.: De Boer
Squalificati: Banega (1)
Indisponibili: Andreolli, Ansaldi

GENOA-NAPOLI ore 20.45

Genoa (3-4-3): Perin; Izzo, Burdisso, Orban; Lazovic, Rincon, Rigoni, Laxalt; Pandev, Pavoletti, Gakpé.
A disp.: Lamanna, Fiamozzi, Gentiletti, Munoz, Biraschi, Edenilson, Cofie, Zima, Ntcham, Ocampos, Simeone. All.: Juric
Squalificati: Veloso (1)

Indisponibili:

Napoli (4-3-3): Reina; Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam; Allan, Jorginho, Hamsik; Callejon, Milik, Mertens.
A disp.: Sepe, Maggio, Maksimovic, Tonelli, Strinic, Diawara, Giaccherini, Zielinski, Rog, El Kaddouri, Insigne, Gabbiadini. All.: Sarri
Squalificati:
Indisponibili: Chiriches, Rafael

JUVENTUS-CAGLIARI ore 20.45

Juventus (3-5-2): Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini; Cuadrado, Khedira, Pjanic, Asamoah, Evra;Higuain, Dybala.
A disp.: Neto, Audero, Rugani, Dani Alves, Alex Sandro, Lemina, Lichtsteiner, Hernanes, Pjaca, Mandzukic. All.: Allegri
Squalificati:

Indisponibili: Marchisio, Sturaro, Mandragora, Benatia

Cagliari (4-3-1-2): Storari; Pisacane, Ceppitelli, Bruno Alves, Murru; Padoin, Isla, Tachtsidis; Joao Pedro; Sau, Borriello.
A disp.: Rafael, Colombo, Salamon, Bittante, Barella, Capuano, Di Gennaro, Giannetti, Munari, Melchiorri. All.: Rastelli
Squalificati:
Indisponibili: Ionita, Farias, Dessena

PESCARA-TORINO ore 20.45

Pescara (4-3-2-1): Bizzarri; Zampano, Campagnaro, Gyomber, Biraghi; Memushaj, Brugman, Cristante; Verre, Benali; Caprari.
A disp.: Fiorillo, Pigliacelli, Fornasier, Bruno, Zuparic, Crescenzi, Aquilani, Mitrita, Vitturini, Pepe, Manaj, Pettinari. All.: Oddo
Squalificati: –

Indisponibili: Coda, Bahebeck

Torino (4-3-3): Hart; De Silvestri, Bovo, Castan, Barreca; Acquah, Valdifiori, Obi; Iago Falque, Belotti, Boye.
A disp.: Coppola, Zappacosta, Rossettini, Moretti, Gustafson, Vives, Benassi, Lukic, Baselli, Aramu, Martinez. All.: Mihajlovic
Squalificati:

Indisponibili: Ajeti, Ljajic, Avelar, Maxi Lopez, Molinaro, Padelli

ROMA-CROTONE ore 20.45

Roma (4-3-3): Szczesny; Florenzi, Manolas, Fazio, Bruno Peres; Nainggolan, De Rossi, Strootman; Salah, Dzeko, Perotti.
A disp.: Alisson, Lobont, Juan Jesus, Vermaelen, Seck, Emerson, Paredes, Gerson, Iturbe, El Shaarawy, Totti. All.: Spalletti
Squalificati:

Indisponibili: Mario Rui, Rüdiger, Nura

Crotone (3-5-2): Cordaz, Ceccherini, Dos Santos, Ferrari, Capezzi, Crisetig, Rohden, Martella, Trotta, Falcinelli, Palladino.
A disp.: Cojocaru, Festa, Cuomo, Salzano, Barberis, Nalini, Sampirisi, Stoian, Dussene, Tonev, Simy.  All.: Nicola
Squalificati:
Indisponibili: Fazzi

UDINESE-FIORENTINA ore 20:45

Udinese (4-3-2-1): Karnezis; Wague, Danilo, Felipe, Armero; Badu, Kums, Hallfredsson; De Paul, Thereau; Zapata.
A disp.: Scuffet, Angella, Heurtaux, Adnan, Kone, Fofana, Balic, Penaranda, Matos, Evangelista, Perica, Ewandro. All.: Iachini
Squalificati:
Indisponibili: Faraoni, Samir, Widmer
 
Fiorentina (3-4-2-1):
Tatarusanu; Salcedo, G. Rodriguez, Tomovic; Tello, Sanchez, Badelj, Milic; Borja Valero, Ilicic; Kalinic.
A disp.: Dragowski, Lezzerini, Diks, Cristoforo, De Maio, Vecino, Bernardeschi, Maxi Olivera, Zarate, Chiesa, Babacar. All.: Paulo Sousa
Squalificati:
Indisponibili: Astori
francesco.caligaris@oasport

GIUDICE SPORTIVO- Ammenda di 10 mila euro al Napoli

Il giudice sportivo

“Ammenda di € 10.000,00 : alla Soc. NAPOLI per avere suoi sostenitori, nel corso della gara, lanciato nel recinto di giuoco alcuni fumogeni; per avere inoltre suoi sostenitori, all’11° del secondo tempo, lanciato in direzione dei calciatori della squadra avversaria due bottigliette di plastica, semipiene e chiuse, senza colpire nessuno; sanzione attenuata ex art. 14 n. 5 in relazione all’art. 13, comma 1 lett. a) e b) CGS, per avere la Società concretamente operato con le Forze dell’Ordine a fini preventivi e di vigilanza”. 

Fonte: giudice sportivo, il comunicato.

Niente clasuola per Koulibaly, ma le offerte non mancheranno

Di Marzio su Koulibaly

L’annuncio del rinnovo è arrivato, tramite il profilo Twitter ufficiale del presidente Aurelio De Laurentiis: da oggi, Kalidou Koulibaly si è legato al Napoli  fino al 2021.  Poco fa ha lasciato il centro sportivo di Castelvolturno Bruno Satin, agente del giocatore, mentre ci sono i primi dettagli sul nuovo contratto per il difensore senegalese: adeguamento importante, intorno ai 2,5 milioni a stagione, senza – a quanto filtra – clausola rescissoria. Tutto fatto, quindi, una sorta di chiarimento tra le parti dopo le tante tensioni della scorsa estate, con Koulibaly che resterà quindi più tranquillamente a Napoli almeno fino al prossimo giugno. E poi? Poi tornerà il calciomercato e le offerte probabilmente non tarderanno ad arrivare.

Fonte: Gianluca di Marzio

Calcio, quinta giornata Serie A 2016-2017: programma e orari

Tempo di turno infrasettimanale per la Serie A 2016-2017 di calcio: ecco il programma della quinta giornata che si disputerà tra martedì 20 e mercoledì 21 settembre. Di seguito anche tutti gli orari e come vedere le partite in tv e in streaming.

Martedì 20 settembre
20.45 Milan-Lazio Sky, Premium Mediaset

Mercoledì 21 settembre
18.30 Bologna-Sampdoria Sky, Serie A Tim Tv
20.45 Atalanta-Palermo Sky
20.45 Chievo Verona-Sassuolo Sky
20.45 Empoli-Inter Sky, Premium Mediaset
20.45 Genoa-Napoli Sky, Premium Mediaset, Serie A Tim Tv
20.45 Juventus-Cagliari Sky, Premium Mediaset
20.45 Pescara-Torino Sky
20.45 Roma-Crotone Sky, Premium Mediaset, Serie A Tim Tv
20.45 Udinese-Fiorentina Sky, Premium Mediaset

francesco.caligaris@oasport.it

Twitter: @FCaligaris