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Bufera sulla Lorenzin per il Fertility Day

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Oggi è il il Fertility Day voluta dal ministero. La Lorenzin, di nuovo nella bufera per l’opuscolo «razzista» sugli stili di vita corretti per preservare la fertilità, perde di vista il punto della questione: l’età media della popolazione è di 44,7 anni, nel 2015 ci sono stati più morti che nati, e nessuno degli ultimi governi è stato in grado di proporre soluzioni. Il vero problema non sono le donne che non fanno figli, bensì un sistema Paese che non glielo permette.

Altro che Fertility Day: è il sistema Italia che non ci fa fare abbastanza figli

Oggi la giornata della fertilità voluta dal ministero. Secondo l’Istat le donne sognano di fare 2 figli ma ne fanno in media 1,3: mancano lavoro e aiuti alla famiglia

TORINO – Nessuno, dotato di senno, può negare che ci sia un problema di ricambio generazionale in Italia. Ma nessuno, dotato dello stesso senno, può lanciare una campagna come quella del Fertility Day. Non pago della figuraccia delle prime locandine, il ministero della Salute è finito di nuovo al centro delle polemiche. E alla vigilia della giornata, che si celebrerà appunto oggi.

Questa volta a sollevare le proteste è stato l’opuscolo sugli stili di vita corretti per preservare la fertilità, additato come razzista per il confronto in copertina tra un sorridente quartetto di ragazzi bianchi e un gruppo che fuma hashish, tra cui due neri. Il passo falso, oltre a causare l’ennesimo ritiro della campagna, è costato il posto al responsabile della comunicazione del ministero. Intanto, però, il dicastero guidato da Beatrice Lorenzin, perde di vista il punto della questione: l’età media della popolazione è di 44,7 anni, nel 2015 ci sono stati più morti (653 mila) che nati (488 mila), e nessuno degli ultimi governi è stato in grado di proporre soluzioni. Il vero problema non sono le donne che non fanno figli, bensì un sistema Paese che non glielo permette.

È questo il motivo delle proteste che hanno accompagnato il Fertility Day: le donne italiane non hanno bisogno di qualcuno che ricordi loro che il tempo sta passando. Perché è vero che rimandare una gravidanza è un rischio per la salute, ma è ora di uscire dal luogo comune delle italiane che antepongono la carriera alla maternità e che non vogliono fare figli: secondo l’Istat, infatti, le nostre connazionali fanno in media 1,3 figli ma vorrebbero averne due. E proprio su una media di due figli a coppia si attesta la quota necessaria per garantire il famoso ricambio generazionale. Quello che emerge dai numeri, quindi, è un sistema che da qualche parte si è inceppato.

Gli ostacoli che ci separano dal traguardo di una natalità che sia in grado di rispondere alle esigenze del nostro sistema economico e di welfare sono diversi: la mancanza di lavoro, la precarietà dei contratti, le dimissioni in bianco che le lavoratrici sono costrette a firmare, i fondi pubblici che mancano per le politiche di sostegno alla famiglia, l’assenza di posti negli asili nido, il fatto che l’innalzamento dell’età pensionabile impedisce ai nonni di prendersi cura dei nipoti sfasciando quell’ultimo straccio di patto intergenerazionale che a lungo si è fatto garante di un welfare che faceva acqua da tutte le parti. Ed è a questi problemi che va trovata una risposta.

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lastampa/Altro che Fertility Day: è il sistema Italia che non ci fa fare abbastanza figli FRANCESCO ZAFFARANO

Furti con spaccata: la Polizia individua 2 pregiudicati

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Nell’area urbana pescarese, questa estate, si sono verificati diversi furti con scasso nelle ore notturne ai danni di alcune attività commerciali. Questi gravi episodi hanno creato un pericoloso allarme sociale tra tutta la popolazione, e hanno, inoltre, attivato uno stato di allerta da parte degli agenti della Polizia, che si sono prodigati verso un’attività investigativa, di prevenzione e repressione dei reati, sempre più costante e incisiva, che ha dati i suoi frutti.

La Polizia di Stato, infatti, a seguito di indagini condotte da personale della Squadra Mobile di Pescara,dalla  Polizia Scientifica e dell’Ufficio Prevenzione Generale, basatesi sull’esame del modus operandi e sulla visione delle immagini dei sistemi di videosorveglianza, ha individuato gli autori di due degli episodi criminali investigati.

Si tratta di due noti pregiudicati locali: BOLOGNESE Mario e  MEO Salvatore, entrambi 27enni pescaresi.

Il primo è stato riconosciuto autore del furto di 20 euro e di 4 chili di zucchero, commesso nella notte del 18 agosto scorso in danno di una gastronomia di Pescara, previa effrazione di una vetrina; mentre il secondo è stato riconosciuto autore del furto di 1.200 euro, commesso nella notte del 21 agosto scorso in danno di una pizzeria di Montesilvano (PE), previa effrazione della porta di ingresso.

Le attività investigative per verificare se i predetti siano coinvolti in altri episodi delittuosi sono ancora in corso. Tuttavia, questa mattina, nei confronti del BOLOGNESE è stata eseguita una misura cautelare restrittiva notificatagli in carcere (dove da alcuni giorni si trova recluso per altri motivi), mentre al MEO è stato notificato un avviso di conclusione indagini, propedeutico al suo rinvio a giudizio, in ragione della piena confessione resa ai poliziotti nel corso delle indagini.

 

La rivolta razziale nella corsa alla Casa Bianca

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Un altro nero viene ucciso dalla polizia a Charlotte e nelle strade si scatena la guerriglia La rivolta razziale contro le violenze irrompe anche nella campagna presidenziale americana, dove i sondaggi danno Trump appaiato a Hillary Clinton, se non avanti. In teoria, lui dovrebbe prendere meno del 5% del voto dei neri, ma sta cercando comunque di tentarli.

Un altro nero ucciso dalla polizia, scontri e saccheggi a Charlotte

La rivolta razziale contro le violenze irrompe nella campagna presidenziale americana. Testa a testa tra democratici e repubblicani. E ora Trump cerca i voti degli afroamericani

NEW YORK – «La polizia ha sparato a mio padre quattro volte perché è nero. Mio padre è morto, è morto, è morto!». Urla, Lyric Scott, mentre via Facebook trasmette le immagini che stanno scatenando la guerriglia urbana a Charlotte. Suo padre, Keith Lamont Scott, è stato ucciso dalla polizia, e quel video sta riaccendo la rabbia dei neri, come era successo a Ferguson due anni fa. Violenze che irrompono anche sulla campagna presidenziale, obbligando i candidati a reagire. Ma aiuteranno Trump, spingendo gli elettori verso l’uomo della «legge e ordine», o Hillary, che invece punta al voto nero come unica in grado di realizzare le promesse mancate di Obama?

Scott aveva 43 anni, e martedì sera verso le quattro del pomeriggio stava aspettando che il figlio tornasse dalla scuola, seduto nella sua auto parcheggiata tra Old Concord Road e Bonnie Lane, nel quartiere della città chiamato University City. Gli agenti erano venuti a cercare un altro uomo incriminato per un reato, quando hanno visto Keith aprire lo sportello. Secondo la loro versione, aveva in mano una pistola. Quindi è rientrato nella sua macchina, ed è nuovamente uscito mostrando l’arma. I poliziotti gli hanno intimato di fermarsi e posare la pistola, ma lui non ha obbedito. A quel punto uno degli agenti, il nero Brentley Vinson, ha aperto il fuoco. Il resto, è quello che si vede nel drammatico video di Lyric: «I poliziotti hanno sparato a mio padre perché è nero». E poi: «My daddy is dead, my daddy is dead!», comincia ad urlare, mio papà è morto. La famiglia dice che Scott era disabile e non armato: aveva in mano solo un libro, che stava leggendo mentre aspettava il figlio.

Il video in breve diventa virale, oltre mezzo milione di visioni, e le strade di Charlotte si riempiono di gente che urla e protesta. Lungo la Interstate 85 cominciano gli scontri con la polizia, e quando cala la sera un supermercato Walmart viene assaltato. In strada bruciano i copertoni, gli agenti sparano i lacrimogeni, e almeno sedici di loro restano feriti. Ancora una Ferguson, dove un poliziotto bianco uccise il giovane nero Mike Brown, come se due anni fossero passati invano. Ancora le urla “hands up, don’t shoot”, mani alzate, non sparate. Ancora la rabbia di “Black Lives Matter”, anche se stavolta a sparare è stato proprio un agente nero. I leader della Nation of Islam chiedono di boicottare tutti i negozi dei bianchi.

Il giorno dopo il capo della polizia di Charlotte, il nero Kerr Putney, spiega la sua versione: «Non abbiamo trovato alcun libro, nella zona della sparatoria. C’era una pistola, però. I poliziotti si sono sentiti minacciati, e hanno reagito». Sempre la stessa storia: minacciati, o troppo pronti a sparare, se davanti c’è un nero? Stavolta però l’agente era nero: ha avuto paura di qualcuno che magari veniva dalla sua stessa comunità?

L’emergenza però resta nazionale. Solo pochi giorni fa, infatti, la poliziotta bianca di Tulsa Betty Jo Shelby ha ammazzato il nero Terence Crutcher, che aveva le mani visibilmente alzate: era poggiato alla sua auto e non aveva armi. Putney adesso si aspetta un’altra notte di proteste a Charlotte, col rischio che sfuggano di mano come era accaduto a Ferguson. La nuova protesta però sta già avendo un effetto sulla campagna presidenziale, dove i sondaggi ormai danno Trump appaiato a Clinton, se non avanti. In teoria, lui dovrebbe prendere meno del 5% del voto dei neri, ma sta cercando comunque di tentarli: «Non siete mai stati così male, cosa avete da perdere se provate un’altra strada?». L’altra strada sarebbe lui, che infatti ha tenuto un comizio in una chiesa in Ohio col promoter di boxe Don King. Pur essendo il candidato di “legge e ordine”, ha scelto una linea conciliante verso gli afro americani: «Quell’agente a Tulsa? Non ho idea di cosa stesse pensando. Forse certa gente semplicemente non dovrebbe fare certi lavori». Hillary invece a Orlando ha detto che «le violenze sono troppe, intollerabili, devono smettere». Ma basterà questo a spingere i neri ad andare alle urne per lei, oppure la rabbia razziale le farà perdere anche questo blocco di elettori?

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Enria: ‘Se necessario sì a fondi pubblici per salvare Mps’

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«Il principio del bail-in è giusto, tocca alle banche risolvere i problemi» Sono le parole di Andrea Enria, presidente dell’Autorità bancaria europea, che su Mps aggiunge: «Se necessario sì a fondi pubblici per salvare la banca».

“Il principio del bail-in è giusto. Tocca alle banche risolvere i problemi”

Enria (Autorità bancaria europea): se necessario sì ai fondi pubblici per salvare Mps

MILANO – Prima di essere nominato alla guida dell’Autorità bancaria europea di Londra, Andrea Enria ha passato molti anni nel grattacielo della Bce di Francoforte. Qualche piano sopra il suo ufficio c’era quello di Tommaso Padoa Schioppa, dal quale ha preso l’abitudine poco italiana di restare fermo sulle proprie convinzioni. E’ a Milano su invito dell’Istituto Bruno Leoni per un bilancio degli ultimi stress test. Per lui la Brexit è un problema.

Enria, c’è la possibilità che vi trasferiate a Milano?  

«C’è interesse da parte di molte città: Milano, Amsterdam, Madrid, Praga e Budapest. La decisione non spetta a noi, mi auguro solo che venga presa in fretta, perché dopo il voto si è creata molta incertezza per il nostro personale, ed è difficile gestire le assunzioni».

Si fa avanti Budapest: se c’è un vantaggio da condividere l’antieuropeismo svanisce. O no?  

«Credo dipenda dai nuovi equilibri: nei Paesi centro-orientali c’è il timore che dopo la Brexit il peso decisionale dentro all’Unione si sposti verso l’area euro».

Gli stress test di fine luglio sono stati accolti come al solito fra i fischi. La cosa la preoccupa?  

«Con gli stress test, le ricapitalizzazioni e la verifica della qualità degli attivi l’Eba ha contribuito al rafforzamento del sistema. Ciò non significa che il processo sia completo: c’è da risolvere il problema dei crediti deteriorati che pesano sui bilanci di molte banche».

In Italia e Germania c’è una singolare coincidenza di vedute sul vostro lavoro: è opinione comune che imporre requisiti di capitale più alti abbassi la propensione delle banche a fare prestiti. E’ una obiezione vera?

«Purtroppo non esiste ancora un dibattito europeo, e lo si capisce dal fatto che i risultati degli stress test vengono letti con la lente nazionale. Una specie di campionato bancario in cui si guarda la posizione in classifica dei propri campioni: se finiscono in basso, la colpa è dell’arbitro. Se prendiamo la graduatoria delle banche in termini di valutazioni di Borsa e quella degli stress test praticamente coincidono: ciò significa che i nostri giudizi sono quelli dei mercati».

Uno degli elementi che i mercati oggi valutano con più severità è il livello dei crediti deteriorati. Che fare?  

«E’ un problema più diffuso di quanto non si creda. Se nell’Europa a 28 il tasso medio è del 5,5% sul totale dei prestiti, dieci Paesi superano il 12; tra questi c’è l’Italia, al 18. Tre le soluzioni: mantenere alta la pressione da parte delle autorità di vigilanza, accelerare i processi giudiziali, sostenere la crescita di un mercato secondario dei crediti».

Un mercato che in Europa non esiste o quasi. Che fare?  

«Sarebbe utile una legislazione europea: in Grecia per comprare un credito deteriorato occorre essere greci e in possesso di una certificazione. Lo dico in generale: di Europa ce ne vorrebbe di più, non di meno. Spesso le si attribuiscono responsabilità per problemi che hanno origine altrove».

Le autorità nazionali non dovrebbero fare di più?  

«Occorre alzare anche il livello di trasparenza sui prestiti e sul valore del collaterale: in Danimarca c’è un catasto dei mutui, on line e pubblico, nel quale ogni giorno viene prezzato il valore di ciascun prestito».

Una delle ipotesi per ristrutturare le banche europee è quella di un accordo che permetta, se necessario, il ricorso al Fondo salva-Stati. E’ plausibile?  

«Nel 2012 proposi di istituire un organismo che affrontasse la ristrutturazione delle banche in maniera unitaria. Si scelse la strada di prestiti agli Stati membri, e si lasciò la gestione delle ristrutturazioni alle autorità nazionali. Non è un caso se nel frattempo non c’è stata nemmeno una fusione paneuropea. Oggi rimediare a quell’errore è difficile, perché la distribuzione del problema è asimmetrica».

Ipotizziamo che il piano di Jp Morgan e Atlante per il Monte dei Paschi non funzioni. E’ ragionevole pensare a un intervento pubblico? 

«Non posso commentare casi singoli, ma penso che il problema dei crediti deteriorati vada risolto con rapidità. Se gli aiuti di Stato possono essere parte della soluzione, se ne faccia uso. Le regole europee garantiscono un certo grado di flessibilità. Ma anche soluzioni private possono essere utili».

La soluzione pubblica passa dall’applicazione del bail-in. Applicarlo ad una banca delle dimensioni di Mps potrebbe provocare problemi sistemici?

«Mi limito ad alcune osservazioni di ordine generale. La prima: il principio del bail-in è giusto. Spesso dimentichiamo come ci siamo arrivati. Durante la crisi del 2008 alcuni Paesi come l’Irlanda sono andati vicini al default sovrano mentre gli obbligazionisti subordinati continuavano a staccare cedole. Ora c’è un meccanismo a protezione dei contribuenti. Il principio è già stato applicato in Spagna, Slovenia, Grecia, Cipro, Austria e Olanda. Secondo: la distribuzione di strumenti di capitale alla clientela al dettaglio è un ostacolo al bail-in, e il problema deve essere affrontato. Se ci sono state vendite a soggetti che non erano in grado di valutarne il rischio, sono state violate regole in vigore da molto tempo».

Non sarebbe stata utile una normativa transitoria?  

«Un problema di transizione esiste. Deve essere gestito in maniera attiva dalle banche, anche con esercizi di ricomposizione delle proprie passività. Se si vuole evitare le conseguenze agli obbligazionisti al dettaglio, le banche possono sempre riacquistare i titoli e collocarne di nuovi presso la clientela istituzionale. Oppure, come si è fatto in Spagna e per le quattro banche italiane in risoluzione, si possono introdurre compensazioni. Ma insisto: il processo che ha portato all’approvazione della direttiva e alla costituzione del Fondo di risoluzione va difeso. Quello è il primo passo verso una maggiore condivisione dei rischi all’interno dell’Unione».

Lei si riferisce alla posizione tedesca, che però vuole rinviare al 2028 il sistema comune di assicurazione sui depositi.  

«Le banche hanno il compito di risolvere i problemi nei loro bilanci, la politica quello di spingere per far avanzare l’Unione bancaria».

La sensazione è che nel frattempo l’architettura si disgreghi.  

«L’Unione si è evoluta sempre di più attraverso accordi tra governi, e quindi su regole comuni, piuttosto che attraverso istituzioni europee che applichino quelle regole con la dovuta flessibilità. Bisognerebbe dare più responsabilità alle istituzioni, assicurando che le regole siano applicate in modo equo e credibile».

Twitter @alexbarbera

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lastampa/“Il principio del bail-in è giusto. Tocca alle banche risolvere i problemi” ALESSANDRO BARBERA

Serie A, ecco gli arbitri della 6a giornata: Napoli-Chievo affidata a Di Bello

Le designazioni arbitrali

Si rendono noti i nominativi degli Arbitri, degli Assistenti, dei IV Ufficiali e degli Arbitri Addizionali d’area che dirigeranno le gare valide per la sesta giornata di andata del Campionato di Serie A 2016/17 in programma domenica 25 settembre alle ore 15.00.

CAGLIARI – SAMPDORIA Lunedì 26/09 h. 21.00 GAVILLUCCI FIORITO – GAVA IV: PEGORIN ADD1: PAIRETTO ADD2: PINZANI

CROTONE – ATALANTA Lunedì 26/09 h. 19.00 ROCCHI RANGHETTI – TEGONI IV: POSADO ADD1: CALVARESE ADD2: DI MARTINO

FIORENTINA – MILAN h. 20.45 ORSATO DI LIBERATORE – MARZALONI IV: PAGANESSI ADD1: BANTI ADD2: MARIANI

GENOA – PESCARA IRRATI VIVENZI – DEL GIOVANE IV: DI IORIO ADD1: RUSSO ADD2: MINELLI

INTER – BOLOGNA CELI CARIOLATO – ALASSIO IV: LO CICERO ADD1: GIACOMELLI ADD2: SAIA

LAZIO – EMPOLI FABBRI PERETTI – VALERIANI IV: MELI ADD1: RIZZOLI ADD2: SERRA

NAPOLI – CHIEVO Sabato 24/09 h. 20.45 DI BELLO DI FIORE – LONGO IV: COSTANZO ADD1: MAZZOLENI ADD2: GHERSINI

PALERMO – JUVENTUS Sabato 24/09 h. 18.00 VALERI GIALLATINI – LA ROCCA IV: MARRAZZO ADD1: GUIDA ADD2: LA PENNA

SASSUOLO – UDINESE DOVERI TONOLINI – TOLFO IV: DE MEO ADD1: DAMATO ADD2 ABBATTISTA

TORINO – ROMA h. 12.30 TAGLIAVENTO PRETI – TASSO IV: PASSERI ADD1: MASSA ADD2: MARESCA

Sarri ce l’ha a morte con Damato: negli spogliatoi…

I dettagli di quanto accaduto

Il Mattino racconta un interessante retroscena tra Maurizio Sarri e l’arbitro Damato accaduto al fischio finale di Genoa-Napoli: “Ce l’ha a morte con l’avvocato Damato, ha spiegato all’arbitro nello spogliatoio che i suoi errori sono stati decisivi perché i rigori negati sono solari. E peraltro in entrambi i casi, era posizionato alla perfezione. Damato non ha buoni precedenti con il Napoli: a Udine, nel 2010, ha espulso per simulazione Maggio che aveva invece subito un fallo da rigore netto. E nel 2012, sempre a Udine, aveva negato a Cavani un rigore talmente clamoroso da far infuriare Mazzarri. Insomma, fortunato con il Napoli non lo è mai stato”

Le parole di Sarri sono pietre: disagio di chi si sente solo

Le parole di Sarri sono pietre: disagio di chi si sente solo

E’ stato un fiume in piena, ieri sera, l’allenatore del Napoli Maurizio Sarri. Si è lamentato delle decisioni arbitrali, e il Corriere dello Sport ne parla così: “Le parole di Sarri son come pietre e c’è un mese esatto di torti che riemergono, c’è già un mini-campionario che va da Pescara sino a Genova e rappresenta il disagio d’un uomo che si sente anche evidentemente solo in questa sfida dialettica con l’universo. Eccola qua la rabbia, che implode da un po’, che cova sotto la cenere di quei pacchetti di sigarette che Sarri divora, mentre il fumo dell’ira l’avvolge, sfugge alle allusioni e va dritto al cuore dell’area di rigore e d’un problema ch’evidentemente esiste”. 

Dzeko in Mixed Zone nel post Roma Crotone (VIDEO)

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Mixed Zone. Edin Dzeko e Paredes nel post Roma-Crotone

Roma- Edin Dzeko e Leandro Paredes ai microfoni di ViVicentro in Mixed Zone nel post partita di Roma- Crotone dove la Roma all’Olimpico  ha travolto i calabresi per 4 a 0. Il bosniaco si sblocca realizzando una doppietta con la regia di Francesco Totti. Commenta così in zona mista il suo gol su assist del Capitano “Checco”…

Stadio Collana, riunione al Vesuvio tra De Laurentiis e la Carpisa

I dettagli

Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis nei giorni scorsi ha parlato di uno stadio da ventimila posti, come se fosse un teatro. Non dovrebbe essere però lo stadio Collana nel quale potrebbe giocare la Primavera.

Il Corriere del Mezzogiorno riferisce che il progetto risale ad un anno fa: “Dirigenti della Carpisa di calcio femminile proposero a De Laurentiis di occuparsi della squadra femminile del Napoli, ora obbligatoria in serie A. In cambio le giovanili azzurre si sarebbero allenate al Collana. De Laurentiis si è nuovamente informato sull’impianto del Vomero, prima con il presidente De Luca, via telefono, poi di nuovo con i dirigenti della Carpisa, in una riunione in una suite al «Vesuvio» la settimana scorsa”.

 

Genoa, Preziosi: “Rigori per il Napoli? Il primo solo se l’arbitro è fiscale”

Le sue parole

Enrico Preziosi, presidente del Genoa, è stato interpellato dalla redazione di Radio Kiss Kiss Napoli ed ha rilasciato alcune dichiarazioni riportate sul proprio profilo Twitter: “Lo 0-0 con il Napoli è un risultato bugiardo! È stata una gran partita, sentirete parlare di Ivan Juric. I rigori per il Napoli? Sul tocco di mano di Lucas Ocampos è rigore se l’arbitro è fiscale. Su Arkadiusz Milik, invece, rigore inesistente!”

De Laurentiis: “Decisioni arbitrali sfavorevoli, ma vanno rispettate”

Le parole di De Laurentiis

Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, rompe il silenzio e scrive, dalla Cina, una nota pubblicata sul sito del Napoli:

Ho visto dalla Cina Genoa-Napoli, una partita bellissima tra due squadre che si sono affrontate a viso aperto. Ci sono state alcune decisioni arbitrali sfavorevoli, ma le decisioni degli arbitri, nel bene e nel male, vanno rispettate. Sono le regole del nostro calcio e se partecipiamo a questa competizione non dobbiamo cercare nessun tipo di alibi. 

Anche se siamo il quinto fatturato, abbiamo investito 128 milioni nel mercato quest’anno, per poter dare ai napoletani e all’allenatore una squadra competitiva, e da quello che è emerso finora mi sembra che il Napoli sia molto competitivo. Non mi resta che fare i complimenti alla squadra e all’allenatore per la partita di ieri. Forza Napoli Sempre!”

sscnapoli.it

Calcio Serie A 2016-17: la classifica marcatori aggiornata alla quinta giornata

La classifica marcatori aggiornata della Serie A 2016-2017: Icardi miglior cannoniere a quota 6. Callejon resta a 5

icardi-guarin-inter-calcio-foto-pagina-fb-ufficiale-mauro-icardi-800x557(Posizione-Squadra-Nome-Gol-presenze-rigori)

1 Mauro Icardi 6 5 0
2 Carlos Bacca 5 5 1
3 Jose’ Callejon 5 5 0
4 Andrea Belotti 4 3 0
5 Marco Borriello 4 5 0
6 Edin Dzeko 4 5 0
7 Gonzalo Higuain 4 5 0
8 Frank Kessie’ 4 5 1
9 Arkadiusz Milik 4 5 0
10 Gregoire Defrel 3 4 0
11 Diego Perotti 3 4 3
12 Mohamed Salah 3 5 0
13 Simone Verdi 3 5 0
14 Domenico Berardi 2 2 1
15 Mattia Destro 2 4 0
16 Sami Khedira 2 4 0
17 Dries Mertens 2 4 0
18 M’baye Niang 2 4 1
19 Leonardo Pavoletti 2 4 0
20 Stipe Perica 2 4 0
21 Daniele Baselli 2 5 0
22 Valter Birsa 2 5 0
23 Lucas Castro 2 5 0
24 Ciro Immobile 2 5 0
25 Luis Muriel 2 5 0
26 Ilija Nestorovski 2 5 0
27 Fabio Quagliarella 2 5 1
28 Marco Sau 2 5 0
29 Duvan Zapata 2 5 0
30 Wesley Hoedt 1 1 0
31 Cristiano Lombardi 1 1 0
32 Daniele Rugani 1 1 0
33 Khouma Babacar 1 2 0
34 Jean-christophe Bahebeck 1 2 0
35 Serge Gakpe’ 1 2 0
36 Alessandro Gamberini 1 2 0
37 Andrea Petagna 1 2 0
38 Marcello Trotta 1 2 0
39 Dani Alves 1 3 0
40 Danilo Cataldi 1 3 0
41 Andrea Costa 1 3 0
42 Iago Falque 1 3 0
43 Stephan Lichtsteiner 1 3 0
44 Olivier Ntcham 1 3 0
45 Miralem Pjanic 1 3 0
46 Nicola Rigoni 1 3 0
47 Francesco Totti 1 3 1
48 Milan Badelj 1 4 0
49 Giuseppe Bellusci 1 4 0
50 Federico Bernardeschi 1 4 1
51 Federico Di Francesco 1 4 0
52 Felipe 1 4 0
53 Nikola Kalinic 1 4 0
54 Diego Laxalt 1 4 0
55 Rey Manaj 1 4 0
56 Andrea Masiello 1 4 0
57 Stefan Radu 1 4 0
58 Luca Rigoni 1 4 0
59 Carlos Sanchez 1 4 0
60 Bruno Alves 1 5 0
61 Luca Antei 1 5 0
62 Edgar Barreto 1 5 0
63 Ahmad Benali 1 5 0
64 Fabrizio Cacciatore 1 5 0
65 Gianluca Caprari 1 5 0
66 Larangeira Danilo 1 5 0
67 Stefan De Vrij 1 5 0
68 Stephan El Shaarawy 1 5 0
69 Marek Hamsik 1 5 0
70 Josef Martinez 1 5 0
71 Sergej Milinkovic-savic 1 5 0
72 Raffaele Palladino 1 5 0
73 Ivan Perisic 1 5 0
74 Matteo Politano 1 5 1
75 Andrea Rispoli 1 5 0
76 Mario Sampirisi 1 5 0
77 Kevin Strootman 1 5 0
78 Suso 1 5 0
79 Saphir Taider 1 5 0

 

Foto da: pagina Facebook Icardi

 

Castellammare di Stabia, Amatriciana solidale il 24 e 25 settembre

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Amatriciana solidale anche a Castellammare di Stabia

Castellammare di Stabia – Ci siamo, mancano solo due giorni all’evento AMATRICIANA SOLIDALE. La città, le sue associazioni, il comune, ancora una volta, non restano in silenzio di fronte alla tragedia che ha colpito le popolazioni vittime del terremoto del centro Italia.

I rappresentanti delle associazioni e delle parrocchie di Castellammare di Stabia hanno lavorato in questi giorni per organizzare al meglio questo evento, non unico in Italia (CLICCA QUI) ma non per questo di importanza minore. Anzi il popolo stabiese TUTTO, dal “semplice” cittadino al più famoso attore o politico, ha voluto che anche a Castellammare si realizzasse questa manifestazione patrocinata dal Comune della città.
Due serate, quelle del 24 e 25 settembre dalle ore 18.00 alle 24.00, vedranno impegnata la cittadinanza stabiese a raccogliere fondi per le zone dell’Italia centrale colpite dal sisma.
L’evento sarà allietato dalla partecipazione di molti Artisti Stabiesi che gratuitamente si esibiranno alle Antiche Terme di Stabia.

Questi i nomi degli artisti e delle associazioni che parteciperanno all’evento AMATRICIANA SOLIDALE:

amatriciana-solidale-stabiaePiero Pepe
Enrico Vicinanza
Denoising
Laborart Centro Studi Teatro Danza di Imma Cuomo e Mariarosaria Cannavale
Marina Bruno e Giuseppe Di Capua 
Salvatore Torregrossa e Giuseppe Rapicano
Elio Scarica 
Anna Spagnuolo 
Gigi Longobardi 
Franco Cecere
Mousikè
Ass. Achille Basile – Le ali della lettura 
Gaetano Palumbo 
Giuseppe De Rosa 
Gae Maria Palumbo
Take the 4tet
Rosalba Spagnuolo e Francesco Cesarano
Cristian Izzo
Gli Alleria
Cat Girace&Nb2
Lello Radice
Ondina Sannino
CAT
Enzo Esposito
Michele Di Martino
Alfredo Di Martino
Ass. Aliante 
Stabia for you
Simona Alfano, flamenco
Sebastiano Somma
Gruppo “L’oro di Napoli” di Raffaele De Rosa
Presenta le serate: Gabriele Saurio

amatriciana-solidale-stabiaNelle due serate sarà inoltre presente uno stabiese doc, Ugo Filosa, che condividerà la sua esperienza da volontario motociclista. In sella alla sua moto ha portato aiuti laddove i mezzi in dotazione al soccorso non potevano arrivare

Gli stabiesi conoscono troppo bene quale ferita profonda lasci un terremoto, quale senso di solitudine e di incertezza accompagni tutti quelli che hanno perso qualcosa o tutto.

L’appello è quello di intervenire numerosi di provare ad essere in tanti, accomunati da uno spirito solidale che, già nelle prime fasi della tragedia, ha mostrato il lato sano e generoso di Castellammare di Stabia.

Bisogna condividere il gusto della solidarietà! Non si può restare indifferenti nei confronti di una tragedia che 36 anni fa colpì anche la popolazione di Castellammare di Stabia.

Basta un contributo di beneficenza di 10 euro per gli adulti e di 5 euro per i bambini fino ai 12 anni, per trascorrere una serata gustando un ottimo piatto di pasta con l’intrattenimento offerto dai tanti artisti che si esibiranno.

Il ricavato sarà interamente devoluto a favore delle zone vittime del terremoto tramite un bonifico bancario intestato alla Protezione Civile (CLICCA QUI).

Clicca qui per accedere all’evento facebook

 

L’Angolo di Samuelmania – Grazie Pepe!

Questo il pensiero di Samuelmania

In Napoli ha disputato una bella gara in quel di Genova, ma non ha costruito tante occasioni da gol per sbloccare il risultato, al di là della clamorosa traversa colpita da Hamsik. Io avrei provato anche a far giocare Rog e Giaccherini nel secondo tempo per provare soluzioni differenti, proprio per sbloccare il risultato. E’ vero, il campionato è molto lungo ancora, ma in questa stagione abbiamo una panchina molto forte: mi chiedo, perché non utilizzarli? Voglio fare i miei complimenti a Pepe Reina, oggi, senza di lui, avremmo perso la partita. Forza Napoli!

a cura di Samuele Esposito

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A Roma è guerra sui Giochi Olimpici per favorire quelli dei grillini

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L’editorialista de LA STAMPA, Marcello Sorgi, spiega la decisione di Raggi con la volontà di far prevalere gli interessi dei grillini su quelli di Roma. E Grillo esulta: “Raggi, bravissima”.

Un rifiuto per compattare il Movimento

Atteso, ma fino all’ultimo non scontato, il «no» di Virginia Raggi alla candidatura di Roma alle Olimpiadi segna una svolta dura nell’amministrazione della Capitale, fin qui impantanata nella propria incapacità, e rischia di trasformarsi in una dichiarazione di sfiducia, della sindaca e dell’intero M5S, verso se stessi.

Nelle settimane e nei mesi ormai che hanno preceduto l’annuncio di ieri, Raggi e il vertice stellato infatti avrebbero potuto motivare più seriamente la propria convinzione, basandosi su un’approfondita analisi delle opportunità e dei rischi e trovando un sostegno più forte alle loro posizioni. Invece, non c’è uno solo degli argomenti portati dalla sindaca in conferenza stampa che non possa essere contraddetto.

Dire che queste sarebbero state le «Olimpiadi del mattone, un pretesto per nuove colate di cemento», è come negare a priori che la nuova amministrazione – insediata con un voto plebiscitario degli elettori romani che invocavano il cambiamento, dopo le fallimentari esperienze di Alemanno e Marino e dopo l’ondata di corruzione sfociata nell’inchiesta «Mafia Capitale» – non sarebbe stata in grado di impedirlo, cogliendo l’occasione per impegnare i consistenti fondi pubblici che il governo aveva messo a disposizione per ricostruire l’immagine e la sostanza di una grande città derelitta, che non aspettava altro.

Ancora, dire che il settanta per cento dei romani si erano espressi contro le Olimpiadi con il voto del ballottaggio del 19 giugno che ha segnato il trionfo dei 5 stelle, equivale a dimenticarsi che in campagna elettorale era stato promesso di dare ai cittadini l’ultima parola, perfino con un referendum. Tra l’altro, i sondaggi svolti in questi ultimi giorni, rivelano che a certe condizioni l’opinione pubblica capitolina è in maggioranza favorevole ai Giochi.

Citare il residuo di debito a bilancio del Comune per quelli del 1960 come esempio di un nuovo dissesto finanziario da evitare, per non caricare i romani di nuovi debiti, significa ignorare quale grande trasformazione le Olimpiadi portarono cinquantasei anni fa, in una Capitale che era rimasta una sorta di grande paesone e per una popolazione di oltre tre milioni di persone che da quell’esperienza uscirono proiettate verso la dimensione di una moderna metropoli. Inoltre, lasciare dietro la porta il presidente del Coni, dopo averlo convocato per discutere, non è stato solo un gesto di maleducazione da parte di una sindaca che in fatto di buone maniere s’è già fatta conoscere Oltretevere, ma una mancanza di riguardo verso un’istituzione che rappresenta l’Italia nel mondo. Infine, non c’è bisogno di essere sportivi per sapere che le Olimpiadi non sono solo quell’appaltificio a cui Raggi le vorrebbe ridurre: sono innanzitutto un insieme di passione, orgoglio ed entusiasmo giovanile, come ci hanno ricordato proprio in questi giorni i ragazzi italiani delle Paralimpiadi, pronti ad approfittarne per gettare il cuore oltre l’ostacolo del loro ingrato destino.

Ma di tutte queste obiezioni, come degli innumerevoli post dei loro elettori che ieri su Internet hanno protestato contro il «no» alle Olimpiadi, Raggi, Grillo, Di Maio, Di Battista e tutto il gruppo dirigente 5 stelle – c’è da giurarci – se ne fregheranno. Giunti in pessime condizioni alla vigilia dell’assemblea di Palermo, che dovrebbe delineare il futuro del Movimento e superare le rissose divisioni che la vicenda del Campidoglio ha fatto emergere, i grillini erano a caccia di un annuncio a effetto, che servisse a sollevare un terremoto di reazioni avversarie, e sull’onda di queste una ragione per ricompattarsi, per reagire all’assedio e ribadire la propria diversità. Tal che, pur essendo inaccettabile la scelta del Movimento 5 stelle e della sindaca Raggi, nonché il modo e il momento in cui è maturata ed è stata annunciata, a malincuore bisognerà rassegnarsi a questa ennesima prova di nullità. In fondo, non vale neppure la pena di approfondirne le motivazioni. Ragionarci servirebbe solo a fare il loro gioco, per sentirsi ripetere che le obiezioni «delle lobbies e dei giornaloni» sono la prova che la decisione era giusta.

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Virginia Raggi dice no ‘alle Olimpiadi del mattone’

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Virginia Raggi, sindaca della capitale, spegne le luci sulla kermesse a cinque cerchi e lo fa disertando in maniera plateale l’incontro con Giovanni Malagò, numero uno del Coni. Ma lui rilancia la sfida: “Chiederemo i danni a chi voterà contro”. E prepara un piano B: un commissario straordinario del governo per fare comunque i Giochi nel 2024. La battaglia romana fa gioire le altre città candidate: a cominciare da Parigi e Los Angeles. L’editorialista de LA STAMPA, Marcello Sorgi, spiega la decisione di Raggi con la volontà di far prevalere gli interessi dei grillini su quelli di Roma. E Grillo esulta: “Raggi, bravissima”.

La Raggi: fare le Olimpiadi sarebbe da irresponsabili

La sindaca diserta l’incontro col Coni: diciamo no alle colate di cemento

ROMA – Ore 15.07, Giovanni Malagò guarda per l’ultima volta l’orologio. Poi si volta verso il portavoce di Virginia Raggi, Teodoro Fulgione, inviato per prendere tempo e visibilmente imbarazzato per quello che sta per accadere: «Ora basta, noi ce ne andiamo – sbotta Malagò – Questa è mancanza di rispetto». Il presidente del Coni lascia il Campidoglio assieme al presidente del Comitato paralimpico Luca Pancalli e alla coordinatrice del comitato promotore Diana Bianchedi, tre quarti d’ora dopo essere arrivato. L’appuntamento era fissato alle 14.30 e già non era nato nel migliore dei modi.

In realtà, Raggi già martedì aveva deciso di farlo saltare. Il “no” alle Olimpiadi era ormai certo. L’indomani lo avrebbe ufficializzato. «Che senso ha incontrare Malagò a questo punto?» si chiede. Nel pomeriggio di martedì il suo vice, Daniele Frongia, conferma: non lo vedrà. Qualcuno dello staff si accorge però che oltre allo sgarbo istituzionale, la sindaca sarebbe caduta in una contraddizione evidente con quanto aveva detto per più di un mese. «Parlerò dopo l’incontro con Malagò, abbiamo un accordo. Alla fine della Paralimpiadi ci vedremo». Lo afferma per la prima volta in pubblico alla festa del Fatto a Roma, il 28 agosto. Quel giorno Raggi non poteva sapere quali settimane infernali si stavano aprendo davanti a lei e al M5S. Dimissioni di assessori, indagini nascoste, guerra fratricida, Beppe Grillo costretto a difenderla , ma con un ultimatum: «Voglio il no ai Giochi prima di Italia a 5 Stelle, basta tentennamenti». I sospetti su Raggi non spariscono: i grillini pensano che non le dispiacerebbero i miliardi che arriverebbero con i Giochi.

E invece. Nella settimana che si concluderà con la kermesse a Palermo, Raggi non poteva più aspettare. Ha un patto con Grillo. Martedì si annuncia la conferenza stampa per l’indomani. Ore 15.30. Gli eventi precipitano. Il Coni è spiazzato. Lo staff convince Raggi a incontrare comunque Malagò. In extremis l’appuntamento viene fissato un’ora prima della conferenza. Già questo basta a Malagò per sentirsi beffato. Il presidente va lo stesso, chiede lo streaming, ma gli viene opposto un rifiuto, proprio da chi più chiunque lo ha idealizzato come totem di trasparenza. Malagò è puntuale. Raggi, invece, no. «Non ho potuto incontrarlo- dirà la sindaca – Mi spiace che abbia deciso di andare via proprio mentre entravo. Ho avuto un contrattempo, qualche minuto di ritardo, non quaranta». Trentacinque minuti. Malagò li conta mentre va via furibondo «Troppi, abbiamo stravolto le nostre agende per essere puntuali». Raggi invece non cambia la sua giornata. In tarda mattinata firma il protocollo d’intesa sul Grande raccordo anulare delle bici assieme al ministro dei Trasporti Graziano Delrio. Alle 14 pubblica la foto sul Twitter. Poi va al pranzo con l’assessora alla Mobilità Linda Meleo per parlare di Atac. La sindaca, incurante di Malagò che l’aspetta, si ferma qualche minuto in più: minuti che saranno fatali.

Alle 16,08, e quindi con un ulteriore ritardo, si presenta davanti ai giornalisti. Con lei c’è Frongia. Le prime due file di sedie vuote sono riservate ai consiglieri pentastellati e agli assessori, chiamati ad applaudire a ogni frase a effetto. Ci sono pure due parlamentari, Simone Valente e Paolo Bernini, a segnare la saldatura con il M5S nazionale. Non c’è invece Paolo Berdini, l’assessore all’Urbanistica che si era detto favorevole ai Giochi. «Sarebbe da irresponsabili dire di sì». La frase appare in apertura delle slide proiettate sullo sfondo degli impianti sportivi disastrati di Roma, tra i quali si intravedono le Vele di Calatrava. «Stiamo ancora pagando i debiti per Roma 1960. Diciamo no alle Olimpiadi del Mattone. I Mondiali di Nuoto ci hanno lasciato scheletri e gusci vuoti». Poi cita lo studio dell’università di Oxford che elenca gli sforamenti di spesa delle città ospitanti di tutte le passate edizioni olimpiche. Ricorda il no di Mario Monti e le frasi degli esponenti del Pd che allora si dissero d’accordo. Cita le altre città, da Boston a Madrid, che hanno ritirato la candidatura, ma non risponde sui soldi che serviranno a salvare quegli impianti che i miliardi delle Olimpiadi, secondo il Coni, avrebbero risanato. Lascia la parola a Frongia che si prende la scena: «Abbatteremo gli sprechi e troveremo risorse aggiuntive» dice in modo generico. Applausi, comunque. Poche le risposte nei dettagli. Sul referendum che Raggi aveva promesso prima del secondo turno contro Roberto Giachetti, risponde: «Il referendum è stato il ballottaggio». Nessuna replica a chi le fa presente che ha votato molto meno della metà dell’intera popolazione.

Finiti gli annunci, si passa ai fatti. La mozione con cui la giunta propone al consiglio di dire di “no” è «già pronta», assicura Frongia. Il primo a esultare per lo strappo di Raggi, è Alessandro di Battista. La sindaca però assicura di non aver cambiato idea per le pressioni del M5S. Poco dopo Grillo le telefona: «Brava Virginia, ti ho seguito in conferenza stampa, avanti così».

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lastampa/La Raggi: fare le Olimpiadi sarebbe da irresponsabili ILARIO LOMBARDO

Centosessantadue. Buon compleanno, Porto d’Ischia!

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Gianni Sasso campione paraolimpico isolano, diventa Ferdinando II di Borbone.

Sabato 17 settembre 2016 è stata celebrata la rievocazione dell’inaugurazione del porto d’Ischia. Uno spaccato di storia che ha cambiato per sempre la geografia economica e il futuro dell’isola d’Ischia in quel memorabile giorno, 17 settembre 1854, attraverso, un evento che costituì una pietra miliare per lo sviluppo dell’intera isola.

Ecco ciò che riporta Giuseppe D’Ascia, all’epoca si può dire cronista, nella sua Storia dell’Isola d’Ischia:

«In uno stato miserabile era l’isola ridotta, quando in Luglio 1853 veniva per la prima volta a villeggiare Ferdinando II e la sua famiglia nella casina reale alla villa dei Bagni. Giunto Ferdinando in Ischia decise mutar quel lago, in cui la casina si specchiava, in porto. Tosto fu dato mano all’opera. L’Ispettore di acque e strade Luigi Oberty, ed il luogotenente del genio Domenico Milo ne levarono la pianta, e ne presentarono il progetto al re che lo approvò. Si diede mano all’opera dallo stesso Tenente Milo, che restò incaricato della direzione de’ lavori, colla gratificazione di ducati dieciotto al mese, oltre duc. 179.40 pagatigli per indennità di via. Prima quel lago, due volte l’anno, dava un’abbondante pesca a Natale e Pasqua, che il Comune d’Ischia, concedea in fitto, per un estaglio a suo profitto: ridotto a Porto perdeva quel provento, ma ne venia indennizzato dal governo con un annuo assegno. Il servizio amministrativo fu affidato a Camillo Quaranta, nello stesso modo che si era adoperato per la costruzione del bacino di raddobbo del porto militare di Napoli. In seguito allo stesso Quaranta fu affidata la direzione dell’opera. Servi di pena furono impiegati ai lavori. Tutte le barche dell’isola vennero astrette a trasportar materiali, e della mercede statuita metà – Dio sa come! – fu pagata in contanti, la resta in maltrattamenti e busse regalate dal Quaranta, o da chi facea per lui. Si era dato principio all’opera nel 25 luglio 1853 coi lavori di taglio e di getto. Nello stesso anno veniva costruito l’acquedotto che da Monte Buceto dovea portar l’acqua alla Villa de’ Bagni che ne difettava: una guardia forestale fu posta a guardia di quello, per qualunque devastazione o danno. Nell’anno 1854, si erano effettuiti i lavori di cavamento all’accennato porto fino al 12 Giugno Nel 31 Luglio vi penetrava per la prima volta il real piroscafo il Delfino eseguendo, nel darvi fondo, una salva festiva di ventuno colpi di cannone. Nel dì 17 Settembre alle ore 5 p.m. il Porto veniva inaugurato alla presenza della corte, isolata in una pagoda posta su di una collina a nord dell’entrata di esso. Tutti i legni di qualunque fossero tonnellaggio furono obbligati di venire a prender parte alla regata. Il giornale uffiziale di Napoli nel giorno appresso 18 Settembre 1854 num. 203, descriveva la cerimonia così: «Circa dugento legni pavesati a festa fra il rimbombo di artiglierie ed i concenti di bande musicali entravano colla festiva sollennità di una regata nel porto novello, e vi facevano varie evoluzioni. Un’immensa calca di spettatori era radunata sulla riva del porto. Il re colla sua real famiglia, che da vari mesi soggiornava in Ischia godevano di sì delizioso spettacolo, da un loggiato a bella posta costruito su d’una collina a ponente dell’entrata del Porto». Noi aggiungeremo qualche altra particolarità a questo cenno trascritto. Precedea la Lancia del particolar servizio del re, comandata dal capitano Criscuolo, che da marangone, (cormorano ndr) sommuzzatore, di Santa Lucia, era divenuto capitano della lancia particolare di Ferdinando II. Ma sotto il cappello gallonato, e le spalline dorate, era sempre il Criscuolo- Lazzarone; il Criscuolo Palombaro, sì agli atti, che alla foggia, al linguaggio, alla rozzezza, all’ignoranza, alle scurrilità, ai pregiudizi. Seguivano le altre lance di particolar servizio; indi i reali piroscafi, il Tancredi, la Saetta, il Delfino, l’Antelope, la Cristina: poi i legni della marina mercantile dell’isola, principiando dalle paranzelle, terminando ai minuti gozzi da pesca. Il Giornale Ufficiale di Napoli del 27 Settembre 1854 n. 210 descriveva nelle sue colonne quest’accennata funzione, e la sua narrazione terminava con le parole seguenti: «Così veniva aperto ai marini un asilo avverso alle procelle, ed un ricovero avverso alle tempeste della vita – Un porto onde assicurare il debole naviglio, ed un altro più sicuro contro le traversie dell’anima sotto la tutela di Colei che tutto l’orbe redento saluta Stella del Mare». Il Monitore Ufficiale del 22 Settembre proclamava nelle sue colonne, vari atti di clemenza in occasione dei lavori eseguiti, dai condannati ai ferri, a quel lago tramutato in porto. L’isola venne intersegata da commode e ridenti strade, altre di maggior vantaggio ne vennero progettate; ma ostacoli sursero nell’attuazione e le opere rimasero insterilite in vani progetti».

Quest’opera, per il tempo grandiosa, sfruttò le più attuali conoscenze scientifiche. A cominciare dall’invenzione, nel 1690, della campana subacquea di Edmund Halley (lo studioso dell’omonima cometa), e dalla sua evoluzione: lo scafandro di Kliengert (1797), apparecchio molto voluminoso con un enorme elmo collegato tramite tubi a una pompa a mano manovrata in superficie, perfezionato a sua volta da un ingegnere tedesco, Augustus Siebe nel 1837, e fece da battistrada al futuro enorme lavoro per la costruzione del canale di Suez inaugurato nel 1869. Il ruolo di Ferdinando II fu però determinante. Molto probabilmente, meno di un decennio dopo, l’antico lago vulcanico non avrebbe avuto la stessa sorte con Umberto Primo, il re sabaudo, che aveva tutt’altri interessi che tagliare il breve istmo che divideva l’alveo vulcanico dal mare.

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Ferdinando II e Maria Teresa d’Austria

Alla toccante cerimonia di festeggiamento di questo importante anniversario non poteva mancare il nuovo Re di Ischia Gianni Sasso, che con le sue ottime prestazioni alle paraolimpiadi di Rio 2016, ha tenuto alto il nome di Ischia fuori dai confini dell’angusto scogli. L’atleta foriano un Re emozionato, ha salutato tutti i partecipanti, sia da bordo della “Rondine” l’antico veliero, datato 1924, del Comandante Pietro ”Capefierr”, sia durante il percorso per le strade cittadine ed ha riferito: “Sono davvero molto orgoglioso di poter rappresentare Re Ferdinando II e di sentire l’affetto degli isolani. Un’emozione ancor più forte di quella di Rio. E’ bellissimo poter prendere parte a questi eventi di un’isola, la mia isola che porto sempre nel cuore”.

Molto ricco il programma presentato dalla giornalista Carmen Cuomo, tradotta in inglese da Mary Patricia O’Mahony, cui hanno partecipato la banda musicale Città di Ischia, la cantante Nunzia Ferrandino, l’associazione Largo dei Naviganti, tanti figuranti in costumi d’epoca, il gruppo musicale “La Ghironda” diretto dal  M° Carmine Pacera e infine il gruppo rock “Belly Shakers”. Per terminare degnamente la serata, uno spettacolo pirotecnico ove i fuochi, a ritmo musicale, sorgevano dalle acque con speciali effetti scenici.

Luigi Castaldi

Preziosi: “I napoletani non devono lamentarsi: si è buttato, non c’era alcun rigore”

Ecco le parole del presidente del Genoa

A fine partita il presidente del Genoa Enrico Preziosi ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Radio Kiss Kiss: “Il risultato è giusto ma c’è un po’ di rammarico. meritavamo qualcosa in più abbiamo costretto Reina a tre parate importantissime negli ultimi 20 minuti, tutto sommato va bene così, sono napoletano e non mi dispiace che il Napoli non sia uscito sconfitto da questa gara. Rigore? Non c’era, si è buttato, l’arbitro ha visto: era lì. Noi napoletani vogliamo sempre cercare scuse, se dovessimo guardare alle ammonizioni non date al Napoli, lasciamo stare. Se fosse stato a Fuorigrotta glielo davano il rigore? Non posso dire che la Juve è favorita, so solo che a Torino abbiamo avuto dei rigori di troppo contro. Voi napoletani sbagliate se continuate a parlare di questi episodi, siete una squadra forte”.

Del Genio: “Questi episodi condizionano, hanno rubato due punti al Napoli”

Le parole di Paolo Del Genio

Durante la trasmissione Campania Sport in onda su Canale 21, il giornalista Paolo Del Genio ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla prestazione del Napoli: “Hanno rubato due punti al Napoli. Il primo rigore c’era, ma il secondo è assurdo. E’ incredibile, come è possibile non assegnare un rigore simile? Sono episodi che condizionano un’intera stagione”.

Hamsik: “Ho visto un grande Napoli, sarà un campionato combattuto”

Hamsik ai microfoni di Premium Sport

Ai microfoni di Premium Sport, è intervenuto il capitano azzurro, Marek Hamsik, il quale ha dichiarato: “In campo sembrano entrambi calcio di rigore, il primo netto, nel secondo Milik s’è lasciato un po’ andare. Ci aspettavamo un Genoa così intenso, ma la partita l’abbiamo fatta noi. Ho visto un grande Napoli, in questo campo non è facile, ce l’abbiamo messa tutta. Siamo una squadra forte, si nota dai risultati. Possiamo arrivare lontano. Noi cercheremo di fare il nostro calcio, al di là degli errori arbitrali, noi vogliamo solo giocare. Addio di Higuain? Per l’ambiente è stato un colpo. Ma noi siamo una squadra, siamo uniti, tutti ci sentiamo importanti. Questo campionato sarà più combattuto rispetto all’anno scorso.”