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Di Marzio: “Koulibaly non ha la clausola per l’estero, Hysaj sì”

Le sue parole

Gianluca Di Marzio è intervenuto ai microfoni di Radio Marte: “Ci siamo per il rinnovo di Hysaj, ieri l’agente è stato a Castel Volturno e il tutto verrà ufficializzato nei prossimi giorni con la clausola valida solo per l’estero. Koulibaly non ce l’ha, l’esterno albanese invece sì”. 

Su Napoli-Benfica: “E’ l’ostacolo più duro, se gli azzuri dovessero passarlo avrebbero già fatto tanto in ottica qualificazione. La squadra di Sarri gioca bene, meglio anche di Juventus e Roma in questo momento”. 

Lindelof: “Ha una clausola di 30 milioni di euro, il Napoli l’aveva seguito. Il presidente del Benfica però vuole presto rinnovargli il contratto e aumentare il valore della clausola. E’ un giocatore importante, ma più di prospettiva e forse non vale ancora la cifra che la sua società chiede: per questo i vari club interessati tra cui il Chelsea hanno frenato”. 

Sulla formazione del Napoli: “Voto Mertens e Zielinski, il primo perché sta meglio di Insigne sotto l’aspetto mentale e il secondo ti garantisce maggior qualità in mediana se vuoi vincere”. 

Renzi rilancia il Ponte sullo Stretto: può creare 100mila posti di lavoro

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In un discorso che si è mosso sul binario delle riforme fatte (a partire dal Jobs Act) e quelle in arrivo (legge di Bilancio 2017) Renzi ha approfittato dell’assemblea Salini per rilanciare la richiesta di un maggiore contributo delle imprese per il rilancio del Paese.

Renzi rilancia il Ponte sullo Stretto: può creare 100mila posti di lavoro. Padoan: a Bari il prossimo G7 Finanze

Oggi trasferta lampo al Nord Italia per il presidente del Consiglio Matteo Renzi, questa mattina a Milano per una visita all’Ospedale San Raffaele di Milano seguita da un intervento all’assemblea che celebra i 110 anni del gruppo Salini-Impregilo. Tra i temi del discorso di Renzi, la riapertura del controverso dossier Ponte sullo stretto di Messina. L’opera, ha detto il premier rivolgendosi a Pietro Salini, numero uno del Gruppo Salini, può creare «centomila posti di lavoro», e deve essere considerata come parte del completamento della “Napoli-Palermo”. «Se siete nella condizione di sbloccare le carte e di sistemare quello che è fermo da 10 ani – ha detto Renzi- noi ci siamo».Sempre questa mattina, dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan arriva l’annuncio della scelta di Bari come sede del prossimo G7 Finanze, in calendario a maggio. «Dopo Sendai 2016, nel 2017 il G7 Finanze si terrà a Bari – scrive Padona in un post su Twitter – Un’opportunità unica per discutere di crescita, occupazione e diseguaglianza».

Renzi: sbloccare i cantieri per tornare a parlare del futuro
In un discorso che si è mosso sul binario delle riforme fatte (a partire dal Jobs Act) e quelle in arrivo (legge di Bilancio 2017) Renzi ha approfittato dell’assemblea Salini per rilanciare la richiesta di un maggiore contributo delle imprese per il rilancio del Paese. «Quello che chiedo a voi è che, finita la parte delle riforme, si possa tornare a progettare il futuro», ha spiegato Renzi, insistendo sulla necessità di «sbloccare i cantieri» e di dotare l’Italia della banda larga «perché la rete di domani non sarà una diga in Italia né l’autostrada del Sole, ma la banda larga, la gigabyte society, la velocità». «Bisogna poi continuare le grandi opere – ha scandito – dalla Bari-Lecce alla Napoli-Palermo, con il Ponte sullo Stretto, in un’operazione che sia utile, crei posti di lavoro e ci metta nelle condizioni di togliere l’isolamento della Calabria e avere la Sicilia più vicina». «Noi siamo pronti», ha ribadito citando anche la Variante di Valico ed il Terzo valico tra Liguria e Piemonte.

La visita al S. Raffaele: «Basta tagli lineari alla Sanità»
Al S. Raffaelle il premier ha auspicato invece lo stop alla politica dei tagli lineari alla sanità. L’Italia, ha spiegato il premier incontrando ad inizio della mattinata medici, personale e studenti della struttura sanitaria d’eccellenza, «deve smetterla con i tagli lineari. Sulla sanità è evidente che si è tagliato anche troppo». Renzi ha poi ricordato che qualche anno fa il Fondo sanitario nazionale era da 106 miliardi di euro, mentre ora è passato a 112, aggiungendo che «la nostra spesa per la sanità sul Pil non è più alta degli altri Paesi». Le parole di Renzi sono una risposta alle sollecitazioni dell’amministratore delegato del gruppo San Donato, Nicola Bedin, che nel suo intervento di saluto al premier ha sottolineato il trattamento penalizzante riservato al San Raffaele, oggetto di pesanti tagli lineari a partire dal 2011. «Se tagli ci devono essere – ha chiesto Bedin appellandosi al premier – che siano selettivi, e non colpiscano istituti come il San Raffaele che va supportato». Bedin ha anche sottolineato come i «fondi della ricerca sono calati anche se noi siamo pronti a investire per crescere ma le nostre richieste vengono disattese». «Sento il dovere – ha concluso – di sollecitare una attenzione maggiore».

Il programma anche Technopole e Industria4.0
Il programma della trasferta al nord di Renzi, che questa sera presiederà un Consiglio dei ministri dedicato al Def, prevede anche un intervento all’incontro “Human Technopole. L’avvio del Progetto”, ospitato al Piccolo Teatro Grassi. A metà giornata il trasferimento in Veneto , a Verona, per una visita al centro residenziale della Pia Opera Ciccarelli, seguita, nel primo pomeriggio, da un intervento alla presentazione di Industria 4.0 – il piano che prevede anche incentivi fiscali alle imprese per 13 miliardi di euro nel 2017 -, presso l’Auditorium di GlaxoSmithKline.

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Juve Stabia, Turi: “Soddisfatto della Berretti, Panico è un allenatore di grande prospettiva”

Queste le sue parole

Alberico Turi, direttore del settore giovanile della Juve Stabia, ha parlato in diretta e in esclusiva al Pungiglione Stabiese.

Sabato scorso vittoria importante della Juve Stabia Berretti che ha sconfitto per 2-0 la Paganese, mostrando già una certa consistenza nei schemi offensivi. Contro una compagine che conta diversi elementi di prima squadra: Si, la Paganese già da diversi anni ha costruito ottime squadre di livello Berretti. Infatti come abbiamo avuto modo di vedere annoverava in rosa 4-5 elementi che giocano anche in prima squadra. Ai nostri avversari non mancava l’esperienza, tanto più visto che giocano in prima squadra, avevano sicuramente un passo diverso; anche perché in estate per problemi di iscrizione della Paganese tanti ragazzi della Berretti hanno partecipato a tutta la fase del ritiro, giocando soprattutto alle prime di campionato in Lega Pro. Quindi tutto questo sicuramente dava la consapevolezza ai nostri avversari di aver un bagaglio importante, tutto questo sabato si è visto, e parlandone con mister Panico ho espresso la mia soddisfazione per il risultato e per la prestazione dei ragazzi. Se poi andiamo ad analizzare la partita nei dettagli, al di là del risultato rotondo di 2-0, abbiamo creato quantomeno 4-5 occasioni da gol che solo per sfortuna non siamo riusciti a concretizzare. Pertanto sono molto contento della prestazione dei ragazzi.

Analizzando il gioco di mister Panico, ci dica una sua riflessione sull’operato del tecnico: Mimmo è un ragazzo modello che parte dal puro settore, un allenatore capace e ha tanta esperienza nonostante la sua giovane età. Purtroppo la sua carriera è stata segnata in più circostanziate da episodi di sfortuna, e lungo il suo percorso non ha avuto l’occasione per riconfermarsi, non per demeriti, anzi a mio avviso non ha trovato qualcuno che abbia avuto modo di apprezzare le sue qualità. Sono convinto che avrà un futuro roseo e farà molta strada.

Ci sono tante novità nel settore giovanile e tante buone conferme. La Juve Stabia è l’unica società in Campania che può vantare di poter disputare diversi campionati regionali di tutte le varie categorie, ma è doveroso un piccolo appunto al comune di Castellammare: Esatto, anche quest’anno partiamo dalla Berretti facendo tutta la filiera arrivando fino ai pulcini, in base principi di qualità e di selezione. Non abbiamo ragazzini che pagano il kit o rette mensili ma il tutto viene selezionato dando tutti i confort ai ragazzini. Tutto questo penso che alla lunga possa dare dei risultati importanti al settore. Partecipiamo a tutti i campionati? Va dato merito a Saby Mainolfi che da qualche anno collabora con noi, lui è l’esperto nell’attività di base, riesce a capire quali sono le aspettative in ottica futura e studia quali sono le normative da adottare. Quest’anno ad esempio si richiedeva la partecipazione all’attività di base per poter partecipare ai campionati regionali e ti rendi conto che poi ha ragione quando vedi società importanti in Campania come la Turris e il Monteruscello che pur attuando grossi sacrifici economici, in quest’annata si trovano a competere solo con la Juniores nazionale laddove è obbligatoria, restando fuori nei campionati Allievi e Giovanissimi. Il Monteruscello è stato bocciato in fase di iscrizione per motivi disciplinari, l’allenatore di quel club ha preso oltre 2 mesi di squalifica e ciò detto andava poi contro ai nuovi regolamenti; ma possiamo aggiungere tante altre realtà escluse che non hanno programmato ad attività di base per mancanza di programmazione. Tante società sono state tagliate in Campania, quest’anno i campionati Giovanissimi verteranno su quattro gironi e gli Allievi addirittura in due gironi formato a 16 squadre. Il Comune? Sono rammaricato in merito. Giovedì scorso provammo a chiedere per la disponibilità del Romeo Menti, ma da Palazzo Farnese ci hanno risposto che i funzionari non avevano avuto modo di prendere in considerazione la nostra richiesta, quando poi abbiamo visto che domenica l’Ercolanese ha giocato qui a Castellammare senza problemi. Dispiace per il sindaco, vorrei ricordargli che in questo settore giovanile va dato merito agli sforzi profusi da imprenditori non originari del posto che si sono impegnati attivamente a dare un prezioso contributo ai colori stabiesi. Certamente in questo modo non diamo un bel biglietto da visita se il Comune non ci viene incontro negli allenamenti. Potevano quantomeno dare la concessione della struttura per almeno due giorni a settimana, e di questa mancanza da parte delle istituzioni siamo stati costretti a trovare una struttura fuori città per allenarci.

Adesso la Juve Stabia Berretti farà visita sul campo dell’Akragas: Si, sarà una trasferta lunga e dispendiosa anche da un punto di vista economico. Intanto il Comune ci nega poi di fare la rifinitura o poter giocare qualche partita al Menti. L’augurio che il settore giovanile possa continuare su questa strada vincente, soprattutto perché lo merita lo staff, i collaboratori e tutte le componenti della Juve Stabia. In chiusura vi do un’esclusiva; proprio in serata stiamo chiudendo con il presidente Andrea De Lucia per concretizzare l’arrivo di un calciatore di nazionalità straniera che parteciperà ai prossimi europei giovanili. Il ragazzo, classe’99 è pronto a firmare, stiamo in dirittura d’arrivo per tesserarlo e con molta probabilità penso che darà un grosso contributo anche alla prima squadra.

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Tre novità e un ballottaggio nell’undici anti-Benfica

Tre novità e un ballottaggio nell’undici anti-Benfica

La Gazzetta dello Sport prova ad individuare le scelte di formazione che Maurizio Sarri farà domani sera contro il Benfica: “Hysaj sarà uno dei tre o quattro cambi che Sarri opererà rispetto all’ultima sfida di campionato: Mertens e Milik sostituiranno Insigne e Gabbiadini, Allan è in ballottaggio con Zielinski per un posto a centrocampo. Se il Benfica arriverà al San Paolo senza i temutissimi attaccanti Jonas e Jimenez, il Napoli si presenterà in pratica al gran completo (eccezion fatta per l’infortunato Chiriches). Di conseguenza, rischiano la tribuna Rog e Giaccherini (Tonelli non è in lista Champions). Sepe sarà il vice di Reina anche perché Rafael sta guarendo da un problema ad un dito”

Cento volte Marek Hamsik, un ragazzo d’oro

Cento volte Marek Hamsik, un ragazzo d’oro

Si racconta che quando lo videro per la prima volta al campo di allenamento di Castel Volturno, i soliti “intenditori” di calcio ebbero a storcere il naso; decretarono che quel ragazzino magrolino, con i capelli strani a cresta, fosse la conferma che il nuovo Napoli di De Laurentiis sarebbe stato un bluff. I milioni investiti non erano certo uno scherzo per un club che risaliva dal purgatorio della B, ben 5.5, ma quel giovanotto, cresciuto nelle giovanili del Brescia, era un predestinato. Il tocco di palla, i movimenti da fuoriclasse, il posizionamento sempre preciso, la visione di gioco assoluta, i passaggi in verticale realizzati con il contagiri: tutti elementi che non si insegnano a chi li esegue spontaneamente. Le sue doti avevano già attirato sul giovane slovacco l’interesse di tanti club importanti, non ultimo le milanesi. Il più lesto di tutti però fu proprio Pierpaolo Marino: la vecchia volpe del calcio nostrano, allora direttore generale del Napoli, era a Brescia per visionare Milanetto; scherzando dirà poi che a colpirlo e a convincerlo a puntare tutto su Hamsik, era stata proprio quella cresta irriverente, allora ancora non così diffusa tra i giovani. Quando si decise ad accontentare le esose pretese del Brescia, però, fu lo stesso presidente del club lombardo, Gino Corioni, ad affermare che l’affare lo stava facendo il Napoli. Mai parole furono più profetiche: nonostante il numero di maglia scelto, il 17, che all’ombra del Vesuvio non è visto di buon occhio e in barba alla scaramanzia, Marek è riuscito in questi dieci anni a diventare il punto di riferimento assoluto del Napoli, sempre al centro nevralgico di un progetto in continua evoluzione. Sono passati i fuoriclasse, i dirigenti, qualcuno che ha avuto fretta di baciare la maglia e altrettanta fretta di smetterla, ma lui no, la cresta orgogliosa sempre ben dritta, la mano sul cuore di quella che sente come una seconda pelle, la maglia azzurra. Non hanno scalfito questa fede qualche episodio ben triste di cronaca nera, qualche procuratore che subdolamente ha creduto di poter comprare la sua dignità di uomo e di sportivo, né i soliti commissari tecnici da bar, quelli che a un minimo errore sono pronti a dichiarare finito un atleta. Marek resta la bandiera del Napoli del nuovo millennio e ha stabilito qui la sua seconda casa. Adesso ha all’attivo 325 presenze ufficiali e ben 100 gol, ed è entrato di fatto e di diritto nella storia del club. Qualcuno prospetta per lui un futuro da dirigente azzurro, visto il ragazzo intelligente e posato qual è. Per adesso i tifosi si godono il capitano giocatore, faro del centrocampo e scugnizzo di adozione, sperando di poter presto coronare il sogno che ogni azzurro accarezza nel proprio cuore. Dopotutto, un ragazzo d’oro come lui, non merita di meno.

a cura di Fabiano Malacario

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Fuocammare tra Oscar e polemiche

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Gianfranco Rosi rappresenterà l’Italia ai prossimi premi Oscar con “ Fuocammare ”. Per il film-documentario che racconta il dramma dei migranti si tratta di un altro riconoscimento dopo la vittoria del Leone d’oro al Festival di Berlino. Ma i giudizi non sono unanimi: per Paolo Sorrentino (l’ultimo italiano ad aver vinto la statuetta) candidare la pellicola di Rosi “è stata una scelta sbagliata e masochistica che penalizza il cinema italiano”.

Sorrentino polemico su “Fuocoammare” “Scelta masochistica”

Il film di Rosi andrà agli Oscar per l’Italia. Giuria divisa, la pellicola passa con un 5 a 4

Applausi e polemiche. Come detta la tradizione nostrana. Fuocoammare di Gianfranco Rosi è il film che rappresenterà l’Italia nella lunga marcia verso gli Oscar 2017. Ma, mentre fioccano gli auguri (il premier Renzi su twitter parla di «grande onore») e i complimenti, ecco la doccia gelata, firmata Paolo Sorrentino, il regista premio Oscar della Grande Bellezza che ha fatto parte della squadra dei votanti per la designazione: «Questa scelta è un inutile, masochistico depotenziamento del cinema italiano che quest’anno poteva portare agli Oscar due film: un film di finzione, Indivisibili, che secondo me avrebbe avuto molte chance, e Fuocoammare che poteva concorrere e vincere nella categoria dei documentari».

La dichiarazione, rilasciata in barba alla consuetudine secondo cui ai membri della commissione è richiesto totale riserbo sull’andamento del confronto, raffredda il clima festoso dell’annuncio e apre dibattiti accesi sulla qualità della decisione. Tra l’altro, non a caso, di Indivisibili (da giovedì in 150 sale) si era già molto parlato durante la Mostra di Venezia. Il direttore Alberto Barbera lo aveva escluso dalla competizione, ma, dopo la proiezione alle «Giornate degli autori», in tanti, tra critica e pubblico, si erano chiesti perché mai la pellicola non fosse tra quelle in corsa per i Leoni. E proprio ieri l’opera ha ottenuto il Premio Pasinetti del Sindacato Giornalisti Cinematografici con menzione speciale per le due interpreti Angela e Marianna Fontana.

Le lodi di Sorrentino e la sua battaglia per la designazione (ha strenuamente difeso il film fino all’ultima votazione, chiusa con un secco 4 a 5) sono il coltello nella piaga di una scelta che ha visto due netti schieramenti: «Quando i conti tornano ci trovano qua – ha commentato sarcastico De Angelis dopo aver saputo di Fuocoammare -. Continuerò a fare il mio lavoro tranquillo».

Da Parigi, dove è impegnato nel lancio del documentario, Rosi ricorda che «in questi 8 mesi il film è stato distribuito in più di 60 Paesi. E mi sembra sia diventato un film di tutti. In un mondo in cui si continuano a erigere muri, spero che questo film possa seguire le parole di Obama: chi costruisce muri, costruisce una prigione per se stesso».

Esultano i vertici della tv di Stato, dal presidente Maggioni al direttore generale Campo Dall’Orto, e l’ad di Rai Cinema Paolo Del Brocco che ha prodotto il film, dichiara: «Rosi è uno dei pochi autori al mondo capace di trovare la sintesi perfetta tra qualità cinematografica altissima e forza del cinema di denuncia». La parola, da oggi, passa ai membri dell’Academy.

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lastampa/Sorrentino polemico su “Fuocoammare” “Scelta masochistica” FULVIA CAPRARA

Tramonto dei saldi: lo scorso luglio i volumi d’affari sono scesi

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I saldi non funzionano più. A confermarlo è uno studio dell’lstat secondo cui lo scorso luglio i volumi d’affari sono scesi dello 0,2% proprio in concomitanza delle svendite. Ora l’associazione dei consumatori (Codacons) propone di abolire i periodi degli sconti e liberalizzare il settore in modo da moltiplicare le occasioni di acquisto e dare respiro ai negozianti.

Saldi addio, il maxi-sconto si cerca sul web

A luglio affari in calo nonostante le svendite di fine stagione. Soffrono soprattutto abbigliamento, borse e scarpe. I consumatori: sono inutili, bisogna abolirli. Ma il sociologo li difende: restano una forma di pubblicità collettiva

Erano l’ultima speranza a cui s’aggrappavano i negozianti dopo gli anni durissimi della crisi, un rito magari un po’ stanco, ma comunque efficace. Perché puntuali, ogni anno, all’inizio dei saldi tornavano lunghe code davanti ad atelier e centri commerciali, resse nelle vie del centro e cacciatori d’affari scatenati nel presidiare le vetrine. A dire la verità, è andata così anche quest’estate, tra foto davanti ai punti vendita pieni e decaloghi su come evitare le truffe: peccato che, alla fine, ad aprire il portafogli siano stati in pochi. E ora le associazioni dei consumatori chiedono di abolire i maxi-sconti di fine stagione.

La fotografia scattata a luglio dall’Istat lascia poco spazio ai dubbi: gli acquisti di abbigliamento hanno continuato a scendere pure nel mese clou. Meno 0,2 per cento, con picchi negativi per calzature, borse e articoli da viaggio, giù dello 0,4 per cento. Crescita zero, invece, per prodotti di profumeria e cura della persona. Sono dati che «sanciscono definitivamente la morte dei saldi di fine stagione», dice Carlo Rienzi, presidente del Codacons. Secondo il numero uno dell’associazione «il commercio continua a vivere una crisi nerissima e le norme in materia in Italia sono medievali e obsolete, necessitano di modifiche urgenti».La proposta? «Liberalizzare del tutto il settore in modo da moltiplicare le occasioni di acquisto e dare respiro ai piccoli negozi schiacciati dallo strapotere delle multinazionali». La ricetta è parecchio drastica, rischia di fare confusione tra saldi e promozioni e, soprattutto, non tiene conto dell’effetto marketing: «I negozi indipendenti non hanno la possibilità di fare pubblicità, mentre quando partono i saldi beneficiano di una sorta di promozione collettiva», spiega Luca Pellegrini, docente dell’Università Iulm. E dire che sono proprio loro a soffrire di più: la Confesercenti, per la fine del 2016, si attende «una grave perdita di fatturato per il piccolo commercio», che ad agosto ha visto la scomparsa di 5.200 imprese.

Più della recessione (archiviata da almeno due anni) o della fiducia che continua a latitare, il vero «nemico» dei saldi si chiama commercio elettronico, che ormai galoppa pure in Italia e abbatte i prezzi senza preoccuparsi di date d’inizio, accordi con le Regioni, chiusure domenicali e nei giorni festivi. «Sulla Rete nessuno ferma nessuno e immaginare regole che non tengano conto del digitale ormai non ha più senso», prosegue Pellegrini. In particolare nella moda, certifica l’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano, l’e-commerce corre a velocità doppia rispetto alla media: dal 2010, il tasso di crescita annuo delle vendite di abbigliamento online è stato pari al 30% circa, e il totale ormai sfiora i 3 miliardi di euro. Poco meno dei saldi estivi tradizionali che, calcola Confcommercio, arrivano a 3,6 miliardi. Anche se continuare a contrapporre i due mondi rischia di diventare un po’ anacronistico: le formule vincenti oggi si chiamano «info-shopping» o «showrooming», a seconda delle declinazioni.

Soltanto nel 2014 otto milioni e mezzo di italiani lo scorso anno hanno cercato informazioni su Internet mentre osservavano un prodotto in un negozio mentre 13,6 milioni di consumatori cercavano in un luogo fisico un prodotto già visto online nel mese precedente. «Il digitale influenza in maniera rilevante il momento dell’acquisto di prodotti fashion e luxury – ragiona Roberto Liscia, presidente di Netcomm-. Il segreto per avere successo? Creare un sempre maggior punto di contatto tra online e offline». Difficile, quando si mette in mezzo anche un drastico cambio di mentalità: scriveva ieri il Financial Times che nel Regno Unito, durante gli ultimi sei mesi, il numero di capi di abbigliamento acquistati è sceso in media del 4,4 per cento. Tanto, mentre negli Stati Uniti, a spingere il settore, è soprattutto Amazon. L’azienda, che ha una strategia sempre più aggressiva, ha visto volare del +91% i capi venduti rispetto a un anno prima: sono almeno 30 milioni, gli stessi venduti, non solo nel settore abbigliamento, da un colosso come Walmart. E adesso Bezos spinge forte anche da noi.

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lastampa/Saldi addio, il maxi-sconto si cerca sul web GIUSEPPE BOTTERO

Referendum: ‘sarà una campagna durissima, senza esclusione di colpi’

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Il Consiglio dei ministri ha deciso che il referendum costituzionale si svolgerà  il 4 dicembre, la data suggerita dal premier Matteo Renzi. Inizia il conto alla rovescia con i comitati per il “Sì” e il per il “No” impegnati nella sfida di convincere gli indecisi. Come descrive Marcello Sorgi “sarà una campagna durissima, senza esclusione di colpi”.

Una campagna senza esclusione di colpi

Partita in grande anticipo ed entrata ieri con la fissazione della data nel suo lungo conto alla rovescia finale, la campagna referendaria per il «Sì» o il «No» alla riforma costituzionale sarà durissima, senza esclusione di colpi, come s’è già visto in queste prime settimane di dibattito pre-elettorale, ma anche dedicata a tutt’altro, che non alla riduzione del bicameralismo perfetto, al riequilibrio dei rapporti tra Stato e Regioni e alla cancellazione del Cnel, la cui demolizione è cominciata ma procede a ritmo lentissimo.

E non perché dal ’48 in poi, quando De Gasperi e Togliatti si affrontavano a colpi di calci con «scarpe chiodate» e «comunisti che mangiano i bambini», il tono e gli argomenti della propaganda in Italia siano sempre stati esagerati, e aggravati, negli ultimi tempi, da un uso massiccio della tv e della Rete.

Ma perché, essendo difficile dimostrare che un colpo di Stato e una svolta autoritaria si nascondano dietro una riforma come quella discussa e votata sei volte dalle Camere – ispirata, seppure approssimativamente e con un inevitabili compromessi e sbavature, a modelli in vigore nel resto d’Europa, Germania, Francia, Inghilterra -, gli avversari della stessa, raccolti trasversalmente dall’estrema sinistra all’estrema destra nel largo fronte del «No», cercheranno di convincere gli elettori che è meglio approfittare del voto per buttare giù, o almeno per acciaccare, Renzi, cioè il capo di un governo già indebolito da due anni e mezzo di potere, ma che ai loro occhi manifesta visibilmente tentazioni antidemocratiche.

Che al centro della riforma ci sia l’effettivo rafforzamento dell’esecutivo rispetto al Parlamento e al decentramento regionale, non c’è dubbio. E nessuno dei sostenitori del cambiamento della Costituzione lo ha mai negato. Anzi, si può dire che questo è stato, stavolta come in tutte le fallite esperienze precedenti, il punto di partenza di una discussione che s’è sviluppata a cominciare dall’avvio inconcludente della legislatura, del flop di un Parlamento appena formato che non era stato in grado di eleggere un nuovo Capo dello Stato, e dell’inattesa e conseguente rielezione di Napolitano: che accettò, va ricordato anche se la vicenda è appena di tre anni fa, solo in cambio dell’impegno di deputati e senatori a realizzare una volta e per tutte le riforme. Di qui presero le mosse i governi Letta e Renzi, assumendo come primo punto dei loro programmi la promessa fatta solennemente all’anziano Presidente: il quale, una volta giunto l’iter parlamentare della riforma a un punto di sicurezza, poté finalmente ritirarsi, rassicurato dal fatto che il suo successore Mattarella, sulla stessa materia, si presentava come un continuatore.

È inutile nasconderlo: sarebbe un disastro il fallimento di un percorso, certo tortuoso e con molti cambiamenti di posizione in corso d’opera, eppure eccezionale, in quanto originato da uno stato di paralisi in cui il Parlamento, in settant’anni di storia repubblicana, non era mai precipitato. E da cui per fortuna ha saputo riprendersi, intanto trovando l’accordo per garantire la successione al Quirinale, poi appunto approvando le riforme, e in un modo o nell’altro assolvendo compiti, che nel nostro Paese, si sa, quasi mai sono di ordinaria amministrazione. Per queste ragioni, la vittoria del «No», perfettamente legittima e democratica, anche se paradossalmente voluta dai sostenitori della pretesa svolta antidemocratica che si avrebbe con l’affermazione del «Sì», non rappresenterebbe solo un ritorno al punto di partenza, come dicono tutti, da Grillo a D’Alema a Brunetta ai professori del «No», ma un enorme passo indietro. Non a caso, dai 5 stelle a Tremonti, si fa strada l’idea di un ritorno al proporzionale, cancellando anche la legge elettorale maggioritaria, per eleggere un nuovo «Parlamento costituente»: dalla Terza Repubblica, ancora da battezzare, direttamente alla Prima, senza chiedersi neppure se è possibile ricostruire sulle macerie di ciò che si è distrutto.

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A Brescia la Notte Dada dalla E alla Z a cura della ‘Galleria ab/arte’

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Sabato 1 ottobre per la Notte della Cultura a Brescia che si celebra in molte altre città italiane e in Europa, la “ Galleria ab/arte ” di Brescia presenta la mostra a cura di Andrea Barretta:

“Dada dalla E alla Z”, in una esposizione straordinaria solo per una notte con opere scelte e da collezioni private. Un percorso individuale di grande interesse, nel centenario del Dada (1916/2016) nelle opere di Ezio Zingarelli che svolge un sorta di carteggio sull’oggetto d’uso, per rivendicare la convivenza con una storicità che permetta la redazione dell’artenella dicotomia tra falso e vero, dove a primeggiare è l’immagine esternata nei cambiamenti sociali e culturali in composizioni dense di forza creativa. Tanto che la ricerca sull’oggetto trovato trasformato in opera d’arte diviene reale nel come appare: non solo tele ma altri supporti e materiali come legni, ferri, stoffe, manifesti, giornali, juta, plastiche, che l’artista combina e pennella in mescolanze autonome.

Un evento unico per la “Notte Dada” a Brescia, Galleria ab/arte, Vicolo San Nicola 6, con il seguente orario: 18,00 – 24,00.

Ingresso libero.

ab/arTe
Galleria d’arte moderna e contemporanea
Vicolo San Nicola, 6
25122 Brescia

www.abarte.it
Tel. 030 3759 779

Orario:
giovedi, venerdi e sabato 9,30 – 12,30 e 15,30 – 19,30

Duello Trump – Clinton: colpi a salve (Lo Piano, Saintred)

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Donald Trump il magnate, Hillary Clinton la secchiona, stanotte si sono sfidati in un dibattito televisivo che ha visto coinvolte le televisioni di tutto il Mondo, piu’ di 125 milioni i telespettatori pronti a carpire il minimo tentennamento dei 2 contendenti al “trono” di Presidente degli Stati Uniti.
In tanti saranno rimasti delusi visto che nessuno dei contendenti e’ riuscito fra domande e risposte a mettere al tappeto l’altro: quella che doveva essere una sfida all’ultimo voto, si e’ dimostrata solo un allenamento per studiare le prossime mosse, anche se le frecciatine velenose non sono mancate ne’ da una parte che dall’altra.
Il veleno usato non e’ stato capace neppure di stordire l’avversario, la prossima volta i 2 contendenti potrebbero usare il curaro, l’arsenico o la cicuta.
L’ago della bilancia dei consensi in questo primo macht, e’ rimasto pressoche’ immobile, i tanti milioni di Americani ancora indecisi lo continueranno ad essere fin quando non si sentiranno coinvolti in prima persona.
I temi trattati sono stati 5, hanno riguardato i maggiori problemi che attanagliano l’America
1) Perdita di posti di lavoro
2) Politica della Guerra
3) Recrudescenza della criminalita’ nel Paese
4) Stagnazione Economica
5) Emergenza razziale
La “ricetta” a detta di Trump e’ semplice, riuscirebbe una volta eletto Presidente, a sistemare tutto cio’ che non va nel suo Paese, finora il suo atteggiamento cosi’ deciso a risolvere ogni problema futuro, e’ risultato vincente. Se prima per il suo atteggiamento aggressivo aveva perduto parte dell’elettorato, in quest’ultimo mese e’ riuscito ad agganciare la Clinton: il distacco tra i due e’ di soli 2 punti.
La Clinton e’ definita una secchiona perche’ ogni sua parola prima di essere pronunciata e’ stata studiata a tavolino nei minimi particolari, neppure una sillaba viene da lei emessa se prima non e’ stata estrapolata  da un puzzle.
Chi si aspettava dei colpi bassi, sara’ rimasto deluso a fine dibattito nessuno dei due duellanti e’ riuscito a trafiggere l’altro, solo qualche piccola scaramuccia, qualche apprezzamento di troppo, entrambi i candidati sono rimasti in ”pareggio”.
Un piccolo punto a favore della Clinton, si e’ avuto quando Trump e’ stato attaccato sulla guerra in Iraq: Trump ha eluso la domanda facendo mille giravolte di parole e ‘andando fuori tema’, fini’ per parlare di tutt’altro.

Referendum: Perché votare Sì e perché votare No?

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referendumCon il referendum costituzionale 2016 gli italiani sono chiamati a respingere o approvare la riforma Boschi-Renzi.

Perché votare Sì e perché votare No?

Ecco le ragioni dei favorevoli e dei contrari.

Referendum costituzionale 2016: perché votare SI

I motivi per cui gli italiani dovrebbero essere favorevoli all’approvazione della riforma Boschi-Renzi-Verdini si possono riassumere in 5 punti:

  • addio bicameralismo: si supera il meccanismo con cui le leggi vengono passate da Senato a Camera e tutte le lentezze e i ritardi che ne derivano;
  • il fatto che solo la Camera debba concedere la fiducia al governo implica l’instaurazione di un rapporto di fiducia esclusivo con quest’ala del parlamento;
  • la diminuzione del numero dei parlamentari e l’abolizione del Cnel porterà notevoli risparmi;
  • grazie all’introduzione del referendum propositivo e alle modifiche sul quorum referendario aumenterebbe la democrazia diretta;
  • il Senato farà da “camera di compensazione” tra governo centrale e poteri locali, quindi diminuiranno i casi di contenzioso tra Stato e Regioni davanti la Corte costituzionale.

Referendum costituzionale 2016: perché votare NO

Tutte le ragioni anti-referendum sono dichiarate sul sito ufficiale del comitato del No.  – Noi parlamentari pd per il no al referendum (di Paolo Corsini)

I motivi per cui gli italiani dovrebbero opporsi all’approvazione della riforma Boschi-Renzi-Verdini si possono riassumere in 7 punti:

  • si tratta di una riforma non legittima perché prodotta da un parlamento eletto non dal popolo ma con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale. Inoltre, anche agli amministratori regionali e locali si va a garantire l’immunità parlamentare;
  • non è una riforma scritta in modo chiaro e semplice e, soprattutto, non è stata prodotta per iniziativa libera del parlamento, ma sotto dettatura del governo;
  • il bicameralismo non viene davvero superato, come dice il governo, bensì reso più confuso creando conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato;
  • non crea semplificazioni per quanto riguarda il processo di produzione delle norme, anzi lo complica: dalle nuove norme su Senato e procedura legislativa deriverebbero almeno 7 procedimenti legislativi differenti;
  • i costi della politica non vengono dimezzati: con la riforma si andrà a risparmiare circa il 20%, ma in realtà sono in arrivo nuove indennità al rialzo per i funzionari parlamentari;
  • l’ampliamento della partecipazione diretta dei cittadini comporterà l’obbligo di raggiungimento di 150mila firme (attualmente ne servono 50mila) per i disegni di legge di iniziativa popolare;
  • non garantisce la sovranità popolare: insieme alla legge Italicum, che mira a trasformare una minoranza in maggioranza assoluta di governo, espropria il popolo dei suoi poteri e consegna la sovranità nelle mani di pochi.

Scintille fra Hillary Clinton e Donald Trump nel primo dibattito tv per la Casa Bianca

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Sul palco della Hofstra University di Long Island l’ex First Lady, Hillary Clinton, si è presentata come espressione del ceto medio, ha attaccato il rivale su tasse, razzismo e misoginia mentre il magnate di New York ha picchiato duro, con efficacia, su occupazione, sicurezza e terrorismo. Molti i colpi bassi. Il risultato è stato uno dei dibattiti più vivaci degli ultimi anni con un risultato di sostanziale pareggio. Anche se Hillary che ha prevalso almeno sul look: in completo rosso, con pettinatura perfetta e sorriso smagliante è apparsa più presidenziale del rivale, tradito da una cravatta in disordine. Prossimo match a St Louis, il 9 ottobre.

Hillary Clinton batte Trump nel dibattito tv. Scontri diretti su economia, Isis e razzismo

NEW YORK – Trump ha scelto di essere se stesso, nel primo dibattito presidenziale di ieri sera alla Hofstra University, andando spesso all’attacco frontale contro Hillary Clinton sui commerci, le mail, l’Isis, l’Iran. Lei ha riposto concentrandosi sulla sostanza dei temi, ma anche colpendo duramente su questioni come la dichiarazione dei redditi mai pubblicata, la costruzione e la gestione dell’azienda di Donald, la campagna per dimostrare che Barack Obama non è nato negli Stati Uniti. Alla fine, secondo un sondaggio istantaneo della Cnn, il 62% dei circa 100 milioni di spettatori ha spento la tv pensando che lei abbia vinto, contro il 27% che ha preferito lui. Secondo un rilevamento di Time, però, il 59% ha apprezzato Trump e il 41% Clinton.

RIVEDI LA CRONACA DEL DIBATTITO (clicca qui)  

Il primo dibattito è arrivato sullo sfondo della rimonta di Donald, che nelle ultime settimane ha annullato il vantaggio di Hillary dopo le Convention di luglio. Secondo la media dei sondaggi fatta da Real Clear Politics, Clinton in questo momento ha il 42,6% dei consensi contro il 41,1% di Trump, un distacco esiguo di un punto e mezzo, che secondo altri rilevamenti neppure esiste. Il candidato repubblicano quindi ha deciso di continuare sulla linea degli attacchi, cominciando dalla prima domanda sul lavoro: «Sono trent’anni che la segretaria Clinton ci pensa, ma ancora non è riuscita a fare nulla per risolvere questo problema». Lei ha replicato che «probabilmente alla fine di questo dibattito sarò stata accusata di tutto quello che non va bene al mondo», e lui ha replicato secco: «Perché no?».

Hillary ha scelto di chiamare il suo avversario sempre Donald, perché sa che questo lo infastidisce; lui ha preferito chiamarla segretaria, un po’ per mostrare rispetto, e un po’ per ricordare che è stata al governo con Obama e quindi ha la responsabilità delle molte cose che non vanno. L’ha attaccata sui trattati per il commercio internazionale, mettendola sulla difensiva perché il marito Bill aveva firmato il Nafta, «l’accordo più disastroso di sempre» perché ha fatto scappare i posti di lavoro americani in Messico e in altri paesi.

Lei si è rifatta accusandolo di non aver pubblicato la dichiarazione dei redditi «perché nasconde qualcosa di molto grave. Ad esempio, sappiamo che spesso non ha pagato un dollaro di tasse». Lui non ha battuto ciglio, e ha risposto: «Questo mi fa apparire furbo. Non posso pubblicare la dichiarazione perché sono sotto un controllo del fisco, ma lo farò quando lei pubblicherà tutte le 33.000 mail segrete che ha cancellato».

Trump è stato spavaldo anche quando la Clinton lo ha accusato di aver tifato per il crollo del mercato edilizio nel 2008, perché così avrebbe fatto affari: «Questo – ha risposto lui – si chiama business». Hillary ha ribattuto: «Se il modo in cui gestisci il tuo business è la carta per diventare presidente, dobbiamo esaminarlo bene. Non paghi i fornitori che lavorano per te, e hai fallito quattro volte».

Trump è tornato all’attacco sulle mail. Quando lei ha risposto che «si è trattato di un errore che non ripeterei», l’ha bruciata: «Non è stato un errore. Lo hai fatto apposta per nascondere quello che facevi».

Donald ha accusato Hillary di aver creato l’Isis, perché «ritirandosi dall’Iraq, lei e Obama hanno creato lo spazio dove poi è nato lo Stato islamico». Lei ha replicato che lui non ha un programma per sconfiggere Daesh: «Dice di avere un piano segreto, ma l’unico segreto è che non ha alcun piano». Discorso simile sull’Iran: «Io ho costruito il regime di sanzioni che hanno obbligato Teheran a negoziare lo stop al suo programma nucleare; lui dice che se le navi iraniane si avvicinassero a quelle americane nel Golfo Persico le farebbe saltare in aria, provocando una guerra».

Anche sulle tensioni razziali lo scambio è stato serrato. Lui ha ripetuto che i neri stanno male come mai nella storia americana, perché politici come Hillary li hanno traditi. Lei allora ha reagito usando la campagna che lui aveva finanziato per dimostrare che Obama non è nato negli Usa: «La sua carriera politica è cominciata con questa bugia razzista». All’inizio di quella imprenditoriale, poi, «il dipartimento alla Giustizia ti aveva fatto causa perché non affittavi le case ai neri».

Poi si sono scontrati sulla sicurezza digitale, che era in realtà una maniera per attaccare la simpatia, se non l’alleanza, fra Trump e il presidente russo Putin: «Lo hai invitato – ha detto Clinton – a spiare il nostro sistema digitale. Questo ti squalifica come garante della sicurezza americana». Hillary poi lo ha accusato di aver definito il riscaldamento globale come «una bugia inventata dai cinesi», e di aver insultato le donne.

Finito il dibattito, Trump stesso ha parlato ai giornalisti per spiegare che aveva vinto, e il suo sostenitore Rudy Giuliani ha aggiunto: «Ha spiegato cosa può fare per rendere grande di nuovo l’America, creare lavoro e crescita, mentre Hillary ha ripetuto le vecchie frasi fatte dei politici». Il manager di Clinton, Robby Mook, ha invece visto il contrario: «E’ incredibile quanto fosse impreparato Trump. Il dibattito ha chiaramente dimostrato che sul palco c’era una sola persona in grado di fare il presidente, e quella persona era Hillary».

Alla vigilia si pensava che Donald avrebbe moderato i toni, per apparire presidenziale. Invece ha perso presto la pazienza, interrompendo e aggredendo Clinton. Lei è rimasta più tranquilla, anche se nella fase iniziale del dibattito sembrava travolta dagli attacchi. Presto capiremo dai sondaggi se questo è bastato a fermare il “momentum”, l’inerzia che da diverse settimane favorisce Trump.

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lastampa/Hillary Clinton batte Trump nel dibattito tv. Scontri diretti su economia, Isis e razzismo PAOLO MASTROLILLI – INVIATO A NEW YORK

Crotone – Atalanta 1 – 3: la Dea risorge a Pescara

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Finisce 3 – 1 per l’Atalanta, la sfida dell’Adriatico – “Cornacchia” tra i bergamaschi ed il Crotone, al termine di una gara molto ben giocata dall’undici di Gasperini, la cui panchina era in bilico prima della sfida di questa sera. Si tratta del primo successo esterno per i nerazzurri, che salgono in classifica a quota 6. Buio pesto, invece, per il Crotone di Nicola, che dopo sei giornate rimane con un solo punto in classifica. La panchina di Nicola scricchiola.

Che la serata di Pescara si prospettI difficile per i rossoblù di Calabria, lo si intuisce appena al 3’ , quando Petagna elude la guardia di Dussene, si invola in verticale, battendo Cordaz. Avvio subito in salita per la formazione crotonese. Al 33’ è il palo a salvare dal raddoppio la squadra di casa, dopo un tiro di Kessiè, che tuttavia, arriva al 40’ dopo una maldestra uscita su azione di corner da parte di Cordaz, che favorisce Kurtic per il 2 – 0 della Dea, che al crepuscolo della prima frazione cala il tris con uno shot dalla distanza di Gomez, che fissa il punteggio sul 3 – 0 al fischio finale del primo tempo.

La Dea, una volta messo il risultato in ghiaccio, rientra dagli spogliatoi con una tattica più attendista, mentre il Crotone, cerca di spingere alla disperata ricerca della rete che possa riaprire il match, che arriva solo all’86’ con il neo- entrato Simy. In precedenza, e per la precisione al 62’, l’Atalanta rimane in dieci per il rosso diretto rifilato a Kessiè, per gioco pericoloso su Dussene. Finisce 3 – 1 per i nerazzurri e per Gasperini, che allontana lo spettro dell’esonero. Per il Crotone si tratta della quinta sconfitta stagionale.

TABELLINO:

CROTONE-ATALANTA 1-3 (primo tempo 0-3)

 

RETI: al 3’ Petagna, al 40’ Kurtic, al 46’ Gomez p.t.; al 41’ s.t. Simy (C)

 

CROTONE (3-4-3): Cordaz; Ceccherini, Dussenne, Ferrari; Sampirisi (dal 13′ s.t. Rohden), Capezzi, Crisetig (dal 23′ s.t. Simy), Martella; Trotta (dal 1′ s.t. Tonev), Falcinelli, Palladino. (Cojocaru, Festa, Claiton, Cuomo, Nalini, Stoian, Barberis, Salzano). All. Nicola

 

ATALANTA (3-5-2-): Berisha, Toloi, Masiello, Zukanovic; Konko (dal 38′ s.t. Conti), Freuler, Kurtic, Kessie, Dramé; Gomez (dal 20′ s.t. Raimondi), Petagna (dal 43′ s.t. Pinilla). (Sportiello, Bassi, Stendardo, Migliaccio, Gagliardini, Cabezas, D’Alessandro, Paloschi, Grassi). All. Gasperini

 

ARBITRO: Rocchi di Firenze

 

 

 

 

ESPULSI: Kessie

 

AMMONITI: Masiello, Tonev, Ceccherini, Capezzi

 

CHRISTIAN BARISANI

 

Fondi – Juve Stabia, il vizio di Sandro Pochesci …

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Vi raccontiamo del vizietto di Sandro Pochesci

La gara tra l’Unicusano Fondi di Pochesci e la Juve Stabia di Fontana è stata la classica partita bella ed emozionante, con continui capovolgimenti di fronte ed aperta ad ogni risultato fino alla fine. Il post gara poteva essere semplicemente la “celebrazione” di una bella partita ma l’allenatore del Fondi, Sandro Pochesci, ha preferito analizzare la gara in un altro modo.

Secondo il tecnico laziale la Juve Stabia “ha rubato un punto” e la direzione di gara dell’arbitro ha notevolmente aiutato le Vespe, tanto che Pochesci ha ricordato a tutti che “sembrava di giocare contro la Juventus, non contro la Juve Stabia.”.

Probabilmente la scelta migliore sarebbe non dare né peso né visibilità a dichiarazioni del genere ma alcune osservazioni in merito vanno fatte.

Innanzitutto si dice spesso che il calcio in Italia si vive con troppa tensione e che dovrebbero essere proprio gli addetti ai lavori, siano essi dirigenti, allenatori o calciatori, a dare il buon esempio ai tifosi abbassando i toni e non cercando la polemica sterile. Evidentemente ieri nella sala stampa del Fondi non è stato così.

L’allenatore della Unicusano Fondi non è nuovo a lamentele all’indirizzo dell’arbitro, sia durante questo inizio di campionato, sia in quello scorso di serie D, ogni qualvolta la sua squadra non ha ottenuto l’intera posta in palio, ha sempre dato la colpa alla direzione arbitrale.

L’anno scorso addirittura arrivò a dimettersi dal suo incarico per protesta contro la direzione arbitrale durante il big match casalingo con il Francavilla che vinse la gara grazie a due rigori che, secondo Pochesci, non c’erano.

Come dire il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Ancora, comincia a dare noia la costate ironia che lega la Juventus e la Juve Stabia. Non che ci sia niente di male ad essere accostati alla Juventus, Società tra le più vincenti a livello europeo, ma la Juve Stabia ha una propria identità ed una propria storia.

Proprio gli ultimi anni di alto livello della Juve Stabia hanno fatto conoscere le Vespe in tutta Italia anche ai meno esperti di calcio quindi questa costante ironia causata dal prefisso “Juve” che anticipa “Stabia” ci sembra francamente ormai stantia. Stesso discorso vale per la battute di poche settimane fa circa l’Inter di De Boer, che secondo molti più che l’anti Juve, poteva solo essere l’anti Juve Stabia. Queste battute hanno ormai stancato e suonano ormai come un sottofondo sgradevole.

Infine ci preme fare solo una domanda in tema di arbitri. Cosa avrebbero dovuto dire i tifosi, i calciatori e lo staff della Juve Stabia dopo la rete annullata a Guido Gomez nel primo turno play off di Bassano due stagioni fa?

Se Pochesci si lamenta per un’espulsione che, a titolo di regolamento, ha tutti i presupposti per sussistere, quel gol regolarissimo di Gomez che reazioni avrebbe dovuto suscitare in casa Juve Stabia?

Un gol che, ricordiamo, avrebbe spalancato le porte della semifinale play off.

Spesso si dice che molte squadre non sanno perdere, ieri abbiamo visto che molte, invece, non sanno nemmeno pareggiare.

Raffaele Izzo

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Renzi al Consiglio dei ministri: per il Referendum si voterà il 4 dicembre

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Referendum, si vota il 4 dicembre. Ecco tutte le novità del ddl Boschi

La data del voto per il referendum costituzionale è il 4 dicembre. Lo ha comunicato il presidente del Consiglio Matteo Renzi ai ministri riuniti per il Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi.

Renzi aprirà la campagna per il Sì al Referendum il prossimo 29 settembre a Firenze. Il capoluogo toscano rappresenta la prima di numerose tappe in vista del voto del 4 dicembre.

«Questa Italia deve cambiare, non può rimanere ostaggio dei soliti noti, della solita palude che ha bloccato la crescita dell’ultimo ventennio. Ecco perché il referendum costituzionale è fondamentale», afferma Renzi.

Matteo Renzi, nella sua e-news, scrive:  

“La partita e’ adesso e non tornera’. Non ci sara’ un’altra occasione. Sono certo che non la sprecheremo”.

Ed ancora:

“Il risultato del referendum non dipende tanto da me, ma da tutti voi”. “Nel merito – sottolinea il premier – la questione e’ semplice. Vogliamo superare il bicameralismo paritario si’ o no? Vogliamo ridurre il numero dei parlamentari si o no? Vogliamo contenere i costi delle istituzioni si o no? Vogliamo cancellare il Cnel si o no? Vogliamo cambiare i rapporti Stato Regioni che tanti conflitti di competenza hanno causato in questi 15 anni si o no?”. “

Questo – osserva il presidente del Consiglio – e’ il quesito referendario. Cosi’ stabilito dalla Legge, non dal marketing. Ma potremmo ridurlo a un concetto piu’ semplice.

“Vogliamo – si chiede Renzi – avere un Paese piu’ stabile e piu’ semplice o vogliamo tornare alle bicamerali D’Alema-Berlusconi o consegnarci a una strana forma di democrazia diretta in cui una srl di Milano controlla la democrazia interna di uno dei piu’ grandi partiti del Paese e si lega ai propri amministratori da contratti privati con tanto di penali da pagare?”.

Per Renzi “la partita e’ tutta qui. Qui e ora. Chi vuole cambiare, ci dia una mano. Dandoci – aggiunge il presidente del Consiglio – del tempo, chiamando un po’ di amici, facendo il volontario sulla rete o tra la gente. Oppure costituendo un comitato. Come fare e’ spiegato su www.bastaunsi.it Dove chi vuole puo’ anche dare un piccolo contributo economico, prezioso per la campagna di comunicazione, che abbiamo iniziato a far girare”, scrive Renzi. “Ogni sforzo e’ importante. Puo’ persino essere decisivo”, conclude.

L’opinione degli altri:

“Domenica 4 dicembre sara’ la volta buona per un’Italia piu’ semplice”, commenta il senatore Pd, Andrea Marcucci su twitter.

“Si vota il 4 dicembre. Per cambiare la Costituzione, per cambiare il Paese”, gli fa eco il capogruppo del Pd alla Camera, Ettore Rosato.

Grillini contro Renzi: il M5S lamenta di non essere stato consultato per la data del referendum

Per il no sono schierati anche, Forza Italia, Sinistra italiana e la minoranza di Speranza e Cuperlo che minaccia di votare no senza un impegno stringente del governo a modificare la legge elettorale e giudica troppo generico il testo della mozione di maggioranza approvata il 21 settembre alla Camera.

Massimo D’Alema, da parte sua, ha lanciato i suoi comitati per il No e dice che è da irresponsabili far votare il 4 dicembre per il referendum
Vescovi: Bagnasco dice che bisogna informarsi personalmente sul referendum

IL PESO DEGLI INDECISI  

Ora che è nota la data del voto prende il via la sfida e un peso notevole possono averlo gli elettori indecisi. Il 27% del campione interrogato dall’istituto Ixè negli ultimi giorni dice di non sapere ancora cosa votare né se andrà a votare.

Champions League: orario insolito per Besiktas-Napoli

Ecco il motivo

In attesa della gara di Champions di mercoledì sera al San Paolo contro il Benfica, la UEFA ha pubblicato gli orari della terza partita del girone B, Besiktas-Napoli. Il match si disputerà il 1° novembre alle 18:45, orario insolito per una partita di Champions League. Il motivo è il seguente: la Turchia, dal 30 ottobre, data prevista per il cambio dall’orario legale a quello solare, non sposterà le lancette e ci saranno tre ore in più rispetto al meridiano di Greenwich (due ore rispetto all’Italia). Quindi è stato scelto questo orario per creare la contemporaneità tra tutti i match di Champions League.

CASTELVOLTURNO – Il Napoli si prepara alla gara contro il Benfica

Allenamento in vista del Benfica per i ragazzi di Sarri

Dopo la vittoria con il Chievo di sabato sera il Napoli riprende gli allenamenti a Castelvolturno in vista della gara di mercoledì sera contro il Benfica al San Paolo valevole per la fase a gironi di Champions League.  La squadra si è divisa in due gruppi: chi ha giocato con il Chievo ha svolto esercizi di scarico e corsa con ostacoli, mentre per gli altri uomini della rosa attivazione con le sagome, lavoro aerobico e partitine a campo ridotto 8 contro 8. Per domani è previsto un allenamento pomeridiano.

 

Santacroce: “Ricordo ancora quel Napoli-Benfica del 2008. Al Brescia Hamsik aveva un nomignolo”

Le parole di Fabiano Santacroce

L’ex difensore azzurro Fabiano Santacroce ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Radio Marte analizzando l’ottimo momento del Napoli in vista della sfida di mercoledì sera al San Paolo contro il Benfica: “Ricordo ancora quel Napoli Benfica del 2008 fu una bella partita anche se vincemmo il risultato non fu favorevole per il ritorno. Non ho ancora sentito Hamsik per il traguardo dei 100 gol, probabilmente lo sentirò dopo la gara contro il Benfica, è sempre stato così, anche a Brescia mostrava queste doti e avevo un nomignolo, lo chiamavamo il giovane vecchio. Futuro? Per ora mi sto allenando con la Juve Stabia, sono in attesa di proposte dalla serie cadetta. Mi aspetto tanto dal futuro”.

Napoli – Benfica: non ci sarà Jonas

L’attaccante brasiliano non ci sarà nella sfida di mercoledì

L’attesissimo esordio del Napoli al San Paolo in Champions League di mercoledì sera contro il Benfica è sempre più vicino, ma i lusitani giocheranno senza una delle loro stelle. Il giornalista di “O Jogo”, Marco Goncalves, intervenuto a Radio Goal ha parlato dell’assenza di Jonas: “Il Benfica dovrà fare a meno di Jonas nella sfida di mercoledì al San Paolo, il resto dei reparti è ben coperto, il problema rimane l’attacco, proprio perché il Benfica è una squadra molto offensiva che cerca sempre di far prevalere il suo gioco come ha fatto contro Atletico Madrid e Bayern Monaco. Jonas è stato in lizza fino alla fine per la scarpa d’oro, insieme ad Higuain. E’ lui il giocatore più pericoloso dei lusitani”. L’assenza dell’attaccante brasiliano con passaporto italiano nella sfida di mercoledì favorirà il Napoli, lo ricordiamo Jonas è una pedina molto importante per il Benfica nella scorsa stagione con i lusitani ha siglato 37 reti.

Sky, Modugno: “Rinnovo Hysaj? Le parti si incontreranno a breve”

A Sky Sport 24 è intervenuto, in diretta da Castel Volturno, l’ inviato Francesco Modugno riportando importanti aggiornamenti riguardo il futuro di Elseid Hysaj. Ecco quanto evidenziato:
Oggi potrebbe essere il giorno decisivo. Mario Giuffredi, il suo agente, è atteso al centro sportivo per parlare con il ds Giuntoli. Possibile l’ inserimento di una clausola di 50 milioni nel rinnovo valevole solo per l’ estero”.