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Sarri assolve Koulibaly davanti alla squadra

Sarri assolve Koulibaly davanti alla squadra

Il Mattino riferisce che nonostante l’errore commesso, Maurizio Sarri ha perdonato Kalidou Koulibaly. Anzi, per il mister quello del centrale senegalese non è stato un errore e l’ha ribadito a chiare lettere ieri a Castel Volturno in sala video dove riunito con la squadra ha analizzato le immagini della sconfitta contro la squadra allenata da Luciano Spalletti: “Ha sbagliato ma ha fatto quello che doveva fare: non doveva calciare la palla. Quindi per me non è un errore. Questa è la nostra mentalità ed è così che dobbiamo andare avanti”.

L’Uefa ha gli occhi puntati sui tifosi del Napoli

Si rischia la squalifica

L’Uefa ha gli occhi puntati sui tifosi del Napoli, alla luce soprattutto di alcune intemperanze avvenute nelle precedenti gare in Europa. E non solo allo stadio San Paolo. Come riporta Il Corriere del Mezzogiorno, mercoledì sera con il Besiktas i sostenitori partenopei saranno chiamati ad una prova di responsabilità perché in caso contrario il club rischia la squalifica del campo.

 

Il Roma accusa: “De Laurentiis non fa niente per creare un fronte comune “

Lo riporta Il Roma

Giù le mani da Manolo Gabbiadini. Sabato pomeriggio la sconfitta con la Roma non è dipesa solo solo ed esclusivamente dall’attaccante bergamasco. Sicuramente ci si attendeva molto di più da lui ma questo non vuol dire che la colpa è sua per il ko. Quei fischi subiti all’uscita dal campo, poi, sono stati fuori luogo. Capisco la sofferenza dei 46mila spettatori presenti al San Paolo ma accanirsi contro questo giocatore è sembrato un po’ troppo ingeneroso. È indubbio che senza Milik ci si aspettava chissà che cosa da lui ma sapevamo da tempo che in quel ruolo non avrebbe reso chissà come. Il suo è un caso tattico che andava risolto in estate. Nessuno dimentichi che fino all’ultimo giorno di mercato il club partenopeo ha tentato di prendere prima Kalinic e poi Pavoletti. Dopo i no di Fiorentina e Genoa si è posto il veto su Manolo assicurandogli un rinnovo e un aumento di stipendio. Si sperava di poterlo stimolare ma si sapeva che con il 4-3-3 avrebbe avuto di nuovo difficoltà come nello scorso torneo dove era rimasto a guardare Gonzalo Higuaìn. Contro la Roma non se l’è sentita di cambiare Maurizio Sarri per favorire il suo bomber. Ha voluto affidarsi nuovamente al solito schieramento perdendo così per 57 minuti il punto di riferimento del reparto offensivo. Non è mai stato pericoloso e neanche una volta ha tirato in porta Gabbiadini. Non ce l’ha le doti di Higuaìn e neanche quelle di Milik. La verità è che ci si doveva muovere prima per risolvere questo problema e non aspettare gli ultimi giorni di mercato. A prescindere da Milik, se proprio Manolo non era adatto al modulo di Sarri, sia Kalinic che Pavoletti dovevano essere corteggiati molto prima e non all’ultimo istante. Purtroppo adesso non si può fare niente e bisogna guardare in faccia alla realtà. Magari si può virare su uno svincolato ma prima che quest’ultimo entri in forma e capisca gli schemi di Sarri passa più di un mese. Quindi, vale la pena modificare qualcosa. D’altronde già l’anno scorso Sarri decise di passare dal 4-3-1- 2 al 4-3-3 dopo tre partite. Potrebbe tornare indietro per un attimo scegliendo un trequartista tra gli uomini che ha. Zielinski lo potrebbe fare tranquillamente. Certo, in questo modo verrebbero a mancare gli uomini delle fasce ma se non si segna è inutile avere i migliori in queste zone del campo. A prescindere da tutto il momento è delicatissimo, Sarri se ne è reso conto. Lo ha fatto anche De Laurentiis che si è sfogato con i giornalisti al termine del match con la Roma. Non si risolvono così i problemi, accettare le critiche è segno di maturità. Ma devono essere critiche costruttive e non certo di parte. Don Aurelio, però, non fa niente per creare una sorta di fronte comune che esiste in altre squadre del Nord che vanno per la maggiore.

Raporto Caritas: la Povertà Assoluta è aumentata sino ad esplodere

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Povertà assoluta che negli ultimi anni, coincidenti in larga parte con quelli della crisi economica, è aumentata sino ad esplodere. Il Rapporto sulle politiche contro la povertà si collega al Rapporto sulla povertà e l’esclusione sociale che sarà presentato sempre on-lineoggi, lunedì 17, in concomitanza con la Giornata internazionale contro la Povertà.

Raporto Caritas, la povertà in Italia che si aggiunge a quella dei rifugiati

In questo momento storico – dice il Rapporto – ricco di insidie e in cui in tutto il continente sembra riemergere la paura del diverso. L’orizzonte va oltre i confini nazionali, cercando di descrivere le forti interconnessioni che esistono tra la situazione italiana e quel che accade alle sue porte

ROMA – Il Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia (e alle porte dell’Europa) della Caritas Italiana – da non confondere con quello presentato il 6 ottobre scorso, che invece riguardava l’analisi delle politiche di contrasto alla povertà –  nella sua edizione del 2016 si colloca in una particolare congiuntura storico-sociale. Il 2015 è stato infatti definito come l’annus horribilis per i movimenti migratori, non solo per l’elevato numero di rifugiati, sfollati e morti registrati, ma anche per l’incredibile debolezza ed egoismo che molti Paesi hanno dimostrato nell’affrontare quella che, innanzitutto, si è rivelata una emergenza umanitaria.

I muri e i fili spinati. Nel mondo – dice la sintesi del Rapporto presentato oggi durante un seminario – il numero di persone costrette a lasciare le proprie case in cerca di protezione a causa di guerre, conflitti e persecuzioni è arrivato ai livelli massimi mai registrati, superando la quota di 65 milioni. In Europa il numero dei profughi giunti via mare (nel 2015) risulta quattro volte più grande di quello dell’anno precedente, facendo registrare anche un incremento del numero delle vittime nelle traversate. Di fronte a tali dinamiche la politica europea è risultata frammentata, disunita e per molti aspetti inadeguata. Le immagini di muri e fili spinati sono ancora nitide e attuali e stridono con gli ideali e i principi del grande “sogno europeo”, quello di un continente senza più confini, aperto al libero scambio di persone e merci.

L’immagine dei vasi comunicanti. E’ dunque in questo delicato momento storico, ricco di insidie e in cui in tutto il continente sembra riemergere la paura del diverso, che Caritas Italiana ha deciso di affrontare il tema della povertà in Italia, allargando il proprio sguardo – sottolinea il Rapporto – oltre i confini nazionali, cercando di descrivere le forti interconnessioni che esistono tra la situazione italiana e quel che accade alle sue porte. Per favorire una maggiore consapevolezza dei processi in atto, nel rapporto sono riportati numerosi zoom di taglio internazionale, prodotti anche da altri organismi e Caritas europee. L’immagine dei vasi comunicanti assume un carattere ambivalente: aiuta a leggere il reale o meglio i nessi, frequentemente trascurati, che esistono oggi tra povertà, emergenze internazionali, guerre ed emigrazioni.

La povertà in Italia: 1 milione e 582 mila famiglie. Nel nostro Paese − secondo i dati Istat − vivono in uno stato di povertà 1 milione 582 mila famiglie, un totale di quasi 4,6 milioni di individui. Si tratta del numero più alto dal 2005 ad oggi; e si tratta, parlando di povertà assoluta, della forma più grave di indigenza, quella di chi non riesce ad accedere a quel paniere di beni e servizi necessari per una vita dignitosa. Le situazioni più difficili sono quelle vissute dalle famiglie del Mezzogiorno, dalle famiglie con due o più figli minori, dalle famiglie di stranieri, dai nuclei il cui capofamiglia è in cerca di un’occupazione o operaio e dalle nuove generazioni.

La persistente crisi del lavoro. Un elemento inedito messo in luce nel Rapporto e che stravolge il vecchio modello di povertà italiano è che oggi la povertà assoluta risulta inversamente proporzionale all’età, diminuisce all’aumentare di quest’ultima. La persistente crisi del lavoro ha infatti penalizzato (o meglio, sta ancora penalizzando) soprattutto giovani e giovanissimi in cerca “di una prima/nuova occupazione” e gli adulti rimasti senza un impiego. Accanto alle fonti della statistica pubblica il rapporto dedica ampio spazio ai dati raccolti presso i Centri di Ascolto promossi dalle Caritas diocesane o collegati con esse (i dati sono stati raccolti presso 1.649 CdA, di- slocati su 173 diocesi). Nel corso del 2015, le persone incontrate sono state 190.465. Come nel passato, il peso degli stranieri continua ad essere maggioritario (57,2%) anche se non in tutte le aree del Paese; nel Mezzogiorno la percentuale di italiani e? infatti pari al 66,6%.

Un importante cambio di tendenza. Rispetto al genere il 2015 segna un importante cambio di tendenza; per la prima volta risulta esserci una so- stanziale parità di presenze tra uomini (49,9%) e donne (50,1%), a fronte di una lunga e consolidata prevalenza del genere femminile. L’età media delle persone che si sono rivolte ai CdA è 44 anni. Tra i beneficiari dell’ascolto e dell’accompagnamento prevalgono le persone coniugate (47,8%), seguite dai celibi o nubili (26,9%). Il titolo di studio più diffuso è la licenza media inferiore (41,4%); a seguire, la licenza elementare (16,8%) e la licenza di scuola media superiore (16,5%). I disoccupati e inoccupati insieme rappresentano il 60,8% del totale. I bisogni o problemi più frequenti che hanno spinto a chiedere aiuto sono perlopiù di ordine materiale; spiccano i casi di povertà economica (76,9%) e di disagio occupazio- nale (57,2%); non trascurabili, tuttavia, anche i problemi abitativi (25,0%) e familiari (13,0%).

La sfida più difficile. Frequenti le situazioni in cui si cumulano due o più ambiti problematici. Su 100 persone (per le quali è stato registrato almeno un bisogno) solo il 38,6% ha manifestato difficoltà relative ad una sola dimensione. Per i restanti casi risultano esserci situazioni in cui si sommano almeno due (29,9%) o più ambiti proble- matici (31,5%). La sfida più difficile in termini di presa in carico e di sostegno riguarda proprio queste ultime situazioni dove risulta più grave la condizione di deprivazione ed esclusione sociale.

La povertà dei rifugiati e riciedenti asilo. Anche in Italia accanto al disagio di coloro che in modo transitorio, persistente (o nei casi più gravi cronico) sperimentano delle difficoltà legate alla mancanza di reddito e/o di lavoro, coesistono le situazioni più estreme vissute da chi, costretto a fuggire dal proprio Paese, vede sommarsi contemporaneamente tante vulnerabilità, prime fra tutte quelle legate ai traumi indelebili di un viaggio spesso fatto in condizioni disperate. I dati ufficiali documentano di 153.842 persone migranti sbarcate nelle coste italiane nel 2015. Le nazionalità prevalenti dichiarate al momento dell’arrivo riguardano i seguenti Paesi: Eritrea, Nigeria, Somalia, Sudan, Gambia, Siria, Mali. Le persone che hanno fatto domanda di asilo sono state 83.970; appena un decennio fa (nel 2005) i richiedenti asilo in Italia erano poco più di 10mila.

I centri d’asconto Caritas. Nel corso del 2015 i profughi e i richiedenti asilo – in fuga da contesti di guerra – che si sono rivolti ai Centri di Ascolto Caritas sono stati 7.770. Si tratta per lo più di uomini (92,4%), con un’età compresa tra i 18 e i 34 anni (79,2%), provenienti soprattutto da Stati africani e dell’Asia centro-meridionale. Basso risulta essere il loro capitale sociale e culturale. Numerosi i casi di analfabetismo (26,0%) o di modesta scolarità (licenza elementare 16,5%, licenza di scuola media infe- riore 22,8%).

Il disagio abitativo. In termini di bisogno prevalgono le situazioni di povertà economica (61,2%), coincidenti soprattutto con la povertà estrema o con la mancanza totale di un reddito. Alto anche il disagio abitativo, sperimentato da oltre la metà dei profughi intercettati (55,8%). Tra loro è proprio la “mancanza di casa” la necessità più comune; seguono le situazioni di precarietà/inadeguatezza abitativa e di sovraffollamento. In terza posizione i problemi di istruzione, che si traducono per lo più in problemi linguistici e di analfabetismo.

Domande di beni e servizi materiali. In termini di richieste prevalgono le domande di beni e servizi materiali (pasti alle mense, vestiario, pro- dotti per l’igiene) e quelle di alloggio, in particolare servizi di “pronta e prima accoglienza”. I dati relativi agli interventi evidenziano un’azione dei CdA rivolta per lo piu? a rispondere alle situazioni di emergenza attraverso la distribuzione di beni di prima necessita? (79,1%). Tra questi spiccano in modo particolare la fornitura di vestiario (42,3%), di pasti (34,1%) e di prodotti per l’igiene/docce/bagni (19,8%). Non trascurabili anche gli interventi di orientamento (19,2%) e quelli di tipo sanitario (13,4%).

Le risposte della Caritas italiana. In risposta al forte incremento della povertà assoluta in Italia l’unica strada percorribile è quella di un Piano Pluriennale di contrasto alla povertà, che porti alla introduzione nel nostro Paese di una misura universalistica contro la povertà assoluta. Questo Piano, come proposto da tempo dall’Alleanza contro la povertà, di cui Caritas Italiana fa parte, dovrebbe prevedere, in una prospettiva di medio lungo-periodo, un graduale e progressivo incremento degli stanziamenti in modo da raggiungere tutte le persone in povertà assoluta e – considerate le profonde differenze territoriali nel funzionamento dei servizi alla persona – rafforzare adeguatamente i sistemi di welfare locale. Questa prospettiva di “gradualismo in un orizzonte definito” si può realizzare se il legislatore mette a fuoco da subito (nella legge di bilancio 2017): il punto di arrivo del percorso, le tappe intermedie, l’allargamento progressivo di anno in anno della platea dei beneficiari, l’incremento progressivo delle risorse stanziate annualmente (cfr. Caritas Italiana, Non fermiamo la riforma. Rapporto 2016 sulle politiche contro la povertà in Italia).

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L’appello per il cinema di Fabio Guaglione, regista di ”MINE” (Trailer)

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Pochi giorni prima del debutto al cinema del suo film, “Mine”, il regista Fabio Guaglione ha scoperto che la pellicola era già disponibile online su vari siti pirata. Non si è perso d’animo e ha rivolto una lettera aperta al pubblico: “Andate in sala a vedere il mio film. Non rubereste mai un caffè al bar, perché farlo con il nostro lavoro?”.

“Cari spettatori, andate in sala a vedere il mio film. I pirati della rete uccidono il cinema”

Fabio Guaglione, regista di “Mine”, sfida i furbetti dello streaming: «Non rubereste mai un caffè al bar. Perché farlo con il nostro lavoro?»

Come il protagonista del suo film, anche Fabio Guaglione ha incontrato una mina (virtuale) sulla sua strada. È il due ottobre – mancano quattro giorni all’uscita della pellicola Mine nelle sale italiane – quando il regista, navigando su Internet, s’imbatte in un sito di film pirata che promette la visione del lungometraggio in streaming. Tutto gratis e a portata di clic, in barba a chi ha prodotto la pellicola sperando negli incassi del botteghino. Guaglione non ci sta e lancia un appello agli spettatori con un commento sul sito dei pirati: «Andate al cinema, per favore. Questa è la richiesta di uno che ha sputato sangue per tre anni e mezzo per realizzare Mine. Inoltre abbiamo lavorato duro per confezionare uno spettacolo audiovisivo potente per la sala. È veramente un invito accorato. Grazie». Il post di Guaglione scatena il dibattito con risposte (sorprese) degli internauti e contro-repliche del regista. Il lieto fine è servito: in molti rinunciano a guardare il film in rete e vanno in sala. Il cinema, stavolta, vince. (GABRIELE MARTINI)

Pubblichiamo qui l’intervento di Fabio Guaglione, classe 1981, regista milanese. Ha diretto «Mine» con Fabio Resinaro  

Mi avevano sconsigliato di farlo. E invece, come al solito, ho fatto quello che mi sentivo. Quando ho visto su un famoso sito di streaming illegale che alcuni utenti richiedevano di vedere il nostro film ancora prima dell’uscita in sala, lo sconforto mi ha fatto abbassare le spalle di fronte al monitor. Non ci ho pensato molto, e ho scritto un commento sotto la pagina del film. Con «film» intendo Mine, progetto di cui sono co-sceneggiatore e regista assieme al mio omonimo Fabio Resinaro, attualmente nei cinema grazie a Eagle Pictures. Un film che è costato lavoro, fatica e soldi a tante persone; 106 minuti in cui sono racchiusi tre anni di sogni, sacrifici, lacrime, sangue e sabbia. No, non esagero.  

Per far arrivare nei cinema la storia di un soldato con un piede sulla mina abbiamo scommesso tutto, anche quello che non avevamo. Due italiani esordienti e sconosciuti hanno convinto un produttore americano ed una star hollywoodiana a seguirli in questo progetto rischiosissimo. Ce l’abbiamo fatta grazie a pianificazione, tanto fervore e l’arte «made in Italy» di sapersi arrangiare. Ma una volta conquistata questa preziosa occasione, è iniziato un viaggio più lungo e arduo del previsto fatto di scontri creativi, litigi personali, notti insonni, debiti economici, complicazioni legali e coliti.  

Per questo mi è venuto spontaneo lasciare quello che più che un commento era un appello volto a sensibilizzare la comunità online. Chiedevo semplicemente di andare a vedere il film al cinema. Prima di tutto per rispetto verso le 248 persone che ci hanno lavorato. E poi perché abbiamo fatto di tutto per confezionare un prodotto audiovisivo di qualità. Guardare un film è un’esperienza sensoriale da fare in una sala cinematografica. «Star Wars» visto sull’Iphone non ha senso. È solo un’iperbole, ma ci siamo capiti. Mi hanno risposto in tanti. Qualcuno si è incazzato, tirando in ballo le ovvie difficoltà economiche. Altri, in uno scenario paradossale su un sito di streaming pirata, mi hanno fatto i complimenti perché avevano visto il film al cinema e gli era piaciuto. Li aveva emozionati.  

Io capisco le difficoltà di tutti, ci mancherebbe. Vorrei solo che nessuno ignorasse cosa c’è dietro la realizzazione di un film. Un caffè comporta meno lavoro, ma non lo rubereste mai al bar. Inoltre, al giorno d’oggi esistono molte agevolazioni per chiunque, tra cui i Cinema2Day, in cui il biglietto costa solo 2 euro. Guarda caso, 2 caffè. 2 caffè per 3 anni di lavoro. Io lo so che il film sarà guardato illegalmente comunque. Fa parte del gioco che la rete porta con sé. Quello che chiedo ai siti pirata, come mi risulta sia successo per produzioni italiane alternative analoghe come Lo chiamavano Jeeg Robot o Veloce come il vento, è almeno di aspettare qualche mese a caricare il film, in modo da diminuire l’impatto del danno economico su produzione e distribuzione.  

Oggi andare al cinema significa far sì che in futuro possano esserci altri film italiani di cui andare orgogliosi. Infine: questa è una chiamata rivolta a voi, capitani dei vascelli di streaming. Si sa: anche i pirati hanno un codice d’onore. 

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lastampa/“Cari spettatori, andate in sala a vedere il mio film. I pirati della rete uccidono il cinema” FABIO GUAGLIONE

Le indagini sui legami tra Isis e ’ndrangheta

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Il ministro dell’Interno Angelino Alfano, in merito ai sospetti scambi di arte antica per armi tra terroristi di Isis e inviati della ‘ndrangheta, si limita ad affermare: “Ci sono delle indagini in corso”.

Alfano conferma: “I reperti trafugati alimentano l’Isis e il pil del terrore”

La procura di Salerno indaga sui legami tra Califfato e mafie dopo la denuncia de La Stampa

ROMA – L’allarme lanciato ieri dal nostro giornale, sul traffico di arte antica in cambio di armi per finanziare l’Isis, trova in qualche misura conferma anche nelle parole del ministro dell’Interno. «Abbiamo studiato il “Pil del terrore” e sappiamo che una delle componenti è il mercimonio delle opere d’arte – commenta Angelino Alfano -. Su quanto scrivono i giornali sono, ovviamente, in corso attività di monitoraggio preventivo e anche di indagine laddove ci sono i presupposti. Tutto il fatturato criminale del sedicente stato islamico nasce da una serie di fattori e fra questi la vendita di opere d’arte sfuggite alla furia iconoclasta dei miliziani è una voce importante».

Il possibile coinvolgimento della criminalità organizzata – ’ndrangheta e camorra in testa – è al vaglio dell’antiterrorismo e dell’intelligence, ma è presto per stabilire se esista un reale coinvolgimento dell’organizzazione mafiosa in quanto tale, piuttosto che la partecipazione di singoli individui. L’interesse dei clan nel traffico di arte antica, oltre che in quello di droga ed esseri umani, è comunque un business all’attenzione degli inquirenti. Non a caso il responsabile del Viminale sottolinea l’importanza di «un monitoraggio», di indagini ad ampio raggio che possano verificare le ipotesi investigative.

Il problema, peraltro, non è circostanziato solo entro i confini italiani, ma esteso a livello mondiale. Secondo l’Interpol e l’Unesco (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza è la cultura) il traffico di antichità a livello mondiale si aggira tra i 6 e gli 8 miliardi di dollari. Una cifra che secondo gli analisti è destinata a crescere in maniera esponenziale. Con una ricaduta di notevole guadagno anche per i mediatori, i quali ottengono ricompense tra il 2% e il 5% di quanto contrabbandato.

Ma al di là del potenziale collegamento fra Isis e ’ndrangheta, il reportage di Domenico Quirico rivela un dato oggettivo incontrovertibile. È quello relativo al mercato nero di opere archeologiche di inestimabile valore culturale, prima ancora che economico. Quirico, infatti, spacciandosi per un ricco collezionista si è visto offrire, in provincia di Salerno grazie ad un emissario giunto dalla Calabria, la testa di una statua razziata in Libia per 60 mila euro, mentre per l’acquisto di un’altra statua più imponente gli sono stati chiesti 800 mila euro.

È quindi molto probabile che nei prossimi giorni il giornalista venga convocato dalla procura di Salerno, guidata da Corrado Lembo, come «persona informata sui fatti». I magistrati vogliono chiarire che cosa si nasconde dietro questo mercato nero dell’arte libica. Chi si cela alle spalle del venditore di reperti rubati a Sirte? Per conto di chi lavora? È tristemente noto che il Califfato sia il leader mondiale del traffico di beni archeologici trafugati da Siria e Iraq, destinati al mercato europeo, americano, arabo e russo. Ma ora si tratta di capire in che modo e fino a che punto siano coinvolte le organizzarmi mafiose italiane.

Le organizzazioni criminali italiane smerciano le opere trafugate dall’Isis

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lastampa/Alfano conferma: “I reperti trafugati alimentano l’Isis e il pil del terrore” GRAZIA LONGO

Renzi a Washington

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Il premier Renzi vola a Washington. Andrà alla Casa Bianca da Barack Obama e incontrerà il team di consiglieri di Hillary Clinton, in particolare il presidente della campagna della candidata democratica John Podesta. La corsa al voto dell’8 novembre vede Donald Trump nei guai, con sondaggi molto negativi.

Renzi in Usa, a cena da Obama poi il primo contatto con Hillary

Il premier domani alla Casa Bianca. In agenda un pranzo con lo staff della Clinton

WASHINGTON – La missione del premier Renzi a Washington, oltre agli incontri con il presidente americano Obama e la cena di Stato, avrà anche lo scopo di una presa di contatto con la prossima amministrazione, se Hillary Clinton vincerà le elezioni di novembre.

La candidata democratica in questi giorni è impegnata nella preparazione dell’ultimo dibattito con Trump, in programma a Las Vegas mercoledì. Proprio quel giorno però, prima di ripartire, Renzi parteciperà ad un piccolo pranzo fuori dal programma ufficiale, con interlocutori vicini alla campagna di Hillary. L’appuntamento è stato gestito in collaborazione con il Center for American Progress, think tank fondato da John Podesta, l’italo-americano che era stato capo dello staff della Casa Bianca con Bill Clinton, e oggi è presidente della campagna della moglie.

Renzi in passato ha già preso esplicitamente posizione a favore di Hillary, l’ultima volta quando a settembre ha partecipato ad un dibattito col marito durante il summit annuale della Clinton Foundation. «Ti aspetto come first husband al G7 del prossimo anno in Italia», aveva detto, preoccupando non poco i diplomatici, perché all’epoca il successo dell’ex first lady sembrava tutt’altro che sicuro, e un sostegno così esplicito avrebbe potuto creare problemi in caso di vittoria di Trump. Ormai però la posizione è stata presa, nel frattempo le prospettive per Hillary sono migliorate, e quindi si può approfondire il dialogo. In discussione, in particolare, c’è l’ipotesi di ricostituire un’alleanza tra i leader progressisti sul modello della «Terza via», per contrastare i populismi sulle due sponde dell’Atlantico, con Renzi e il premier canadese Trudeau come campioni della nuova generazione, sostenuti dalla presidenza Clinton.

La visita del premier comincerà stasera con una cena privata nella residenza dell’ambasciatore Armando Varricchio, e proseguirà domani con l’incontro con Obama, la conferenza stampa congiunta, un pranzo al dipartimento di Stato offerto dal vice presidente Biden e dal segretario Kerry, e la cena di Stato. Mercoledì mattina Renzi terrà un discorso alla John Hopkins University, visiterà il cimitero di Arlington, e prima di ripartire parteciperà al pranzo ristretto. La visita è un riconoscimento del ruolo accresciuto dell’Italia in Europa. Washington, per quanto può, vuole sostenere il premier anche nel referendum, ma lo ha sollecitato a non dimettersi, qualunque sia il risultato. Obama poi spera di fare un ultimo tentativo per far passare il trattato per il commercio con l’Europa Tttip prima della fine mandato, e conta sull’aiuto dell’Italia. Sul tavolo poi ci saranno le tensioni con la Russia, dove la decisione dell’Italia di contribuire al contingente Nato in Lettonia aiuta a superare incomprensioni del passato, ma serve la conferma delle sanzioni a fine anno. In Libia poi gli Usa contano su Roma per sostenere il nuovo governo, e sull’uso delle basi come Sigonella per sicurezza in tutta la regione. La delegazione italiana si è completata con i nomi di Giorgio Armani e Raffaele Cantone, oltre a Roberto Benigni, Paolo Sorrentino, la sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini, la curatrice di architettura al Moma Paola Antonelli, la direttrice generale del Cern Fabiola Gianotti e la campionessa paralimpica Bebe Vio.

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lastampa/Renzi in Usa, a cena da Obama poi il primo contatto con Hillary PAOLO MASTROLILLI – INVIATO A WASHINGTON

Gelo di Bruxelles sulla manovra

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La manovra economica del governo Renzi incontra in Europa una gelida reazione. “Non sono questi i numeri che ci aspettavamo”, dice una fonte comunitaria a Marco Bresolin. In particolare la Commissione tiene d’occhio il rapporto deficit/Pil. La partita è appena iniziata: oggi verrà formalmente inviato a Bruxelles il testo con i numeri.

“Non sono i numeri che aspettavamo”. Riparte il duello sul deficit con l’Europa

Stamane la manovra arriva a Bruxelles. Sul giudizio pesa l’incognita referendum. Renzi attacca: basta con gli egoismi, l’Ue ci dia una mano su migranti e terremoto

BRUXELLES – «Non sono questi i numeri che ci aspettavamo». A Bruxelles sono rimasti sorpresi quando hanno sentito le cifre sventagliate sabato da Matteo Renzi. Una in particolare, quel 2,3% nel rapporto deficit/Pil che negli uffici del Palazzo Berlaymont nessuno dà per scontato, anzi. «Secondo le regole – fa notare una fonte comunitaria – è chiaro che non ci siamo». Ma il premier tira dritto per la sua strada con il solito atteggiamento di sfida: «L’Ue vuole forse discutere delle nostre spese sull’immigrazione? Inizino a darci una mano, visto che stanno prevalendo gli egoismi. Appena lo faranno le spese si abbasseranno».

Per Bruxelles comunque il giudizio resta sospeso. Prima di tutto perché «dobbiamo ancora vedere cosa c’è esattamente dietro quelle cifre», si fa notare. Oggi arriverà a Bruxelles il «Draft Budgetary Plan» e sui numeri ci sarà un po’ più di chiarezza. Ma il verdetto rischia di restare in sospeso anche dopo la metà di novembre: «Non vogliamo che la nostra decisione condizioni la campagna elettorale» ripetono dall’esecutivo comunitario.

Il piano d’azione  

Nell’immediato si cercherà di convincere il governo a fare qualche piccolo aggiustamento. Ma su questo c’è poco ottimismo. Ci sarebbe dunque un’ulteriore strada: tecnicamente, la Commissione può rimandare indietro la manovra tout-court nel giro di due settimane. Manca però la volontà politica: Bruxelles fa il tifo per Renzi in vista del referendum e nessuno vuole accendere uno scontro.

Si arriverebbe dunque al 16 novembre, il giorno delle pagelle della Commissione. Se il giudizio sarà positivo, il verdetto verrà emesso subito. Idem se i conti saranno «evidentemente inaccettabili». Il caso Italia probabilmente non rientrerà in nessuna delle due categorie, per questo ci sono i margini per uno slittamento. Tutto dipenderà poi dall’esito del referendum. In caso di vittoria del “Sì”, il sostegno che Bruxelles avrà assicurato a Renzi fino a quella data potrebbe ridimensionarsi. Non va dimenticato che il 5 dicembre, all’indomani del voto, si riunirà l’Eurogruppo. E i falchi del rigore non aspettano altro per poter dire al governo italiano tutto quello che in questi mesi hanno dovuto tenere sotto censura. A Bruxelles – e soprattutto a Berlino – si sentono usati come un punchball da Renzi. La pazienza però ha un limite: quello temporale scade il 4 dicembre.

I nodi tecnici  

Fin qui la strategia. Ci sono però alcuni aspetti tecnici da chiarire e questo potrebbe aiutare ad “oliare” il percorso della manovra tra gli stretti canali delle regole europee. «È importante che i numeri trovino una giustificazione nella manovra» fa notare una fonte, che indica come “esempio virtuoso” il piano Industria 4.0. Lo scorso anno, ricorda, l’attivazione della clausola investimenti scattò su un piano molto più “vago” di questo, che viene considerato “ordinato e preciso”. “Vedremo se anche il resto della manovra lo sarà” aggiunge la fonte.

Spese straordinarie

Per ora, infatti, sui numeri non c’è molta chiarezza. Per quanto riguarda le spese eccezionali, il governo dice che spenderà lo 0,2% del Pil (pari a 3,2 miliardi) per la gestione dell’immigrazione. Cifre in linea con quelle del 2015, che però non furono scontate interamente. Più ambiguo il calcolo delle spese per il terremoto. Sono 4,5 miliardi in tre anni (quest’anno circa lo 0,1% del Pil), ma Bruxelles intende attenersi alle regole e dunque scontarne solo una piccola parte. Certamente quelle per ricostruire i paesi colpiti dal recente sisma nel Centro. Non quelle per il piano di prevenzione Casa Italia.

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lastampa/“Non sono i numeri che aspettavamo”. Riparte il duello sul deficit con l’Europa MARCO BRESOLIN – INVIATO A BRUXELLES

Il Podio Gialloblù di Juve Stabia – Foggia 4 – 1

Una Juve Stabia stratosferica asfalta il Foggia con un roboante 4 a 1 . Le Vespe annichiliscono i Satanelli in un Menti finalmente pieno e festante.

Il Podio Gialloblù

PODIO

Medaglia d’oro: a Matteo Liviero, tornato padrone della fascia sinistra. Già la scorsa settimana avevamo constatato la crescita del terzino sinistro rientrato dopo l’infortunio all’esordio stagionale di Livorno. La prestazione di ieri conferma come lo sfortunato inizio di stagione sia solo un brutto ricordo e come l’ex Lecce sia già un punto di riferimento della squadra. Il sinistro di Liviero è “arrogante” quando c’è la palla da scaraventare in rete, come in occasione della rete che sblocca il match, ed è poi morbidissimo quando la priorità è servire i compagni, come conferma Spider Ripa. Liviero sovrasta e quasi irride gli avversari sulla sua fascia con una netta superiorità tecnica e fisica e mai i pugliesi riescono a impedirgli la giocata. Semplicemente perfetto.

Medaglia d’argento: a Spider Ripa, che lancia un’altra ragnatela. La trasferta di Reggia ha rappresentato solo un episodio negativo della saga del super eroe gialloblù, che ha steso con il colpo del K.O. il Foggia. Ancora di testa, ancora con la specialità della casa, Spider fa esplodere il Menti, dimostrando che la tripletta di due settimane fa non è stata solo frutto di una piacevole serata positiva. Ripa partecipa a tutta la manovra della squadra, non limitandosi a sgomitare nell’area foggiana ma dando un contributo importante anche svettando a difesa della porta di Russo sui calci piazzati per gli ospiti. Ripa propizia inoltre la rete di Sandomenico con un tentativo di acrobazia; anche la giocata spettacolare é nelle corde di Spider..che il super eroe stia preparando una nuova mossa?

Medaglia di bronzo: a Nicolas Izzillo, ormai maturo e costante a 360 gradi. La menzione la meriterebbe anche Sandomenico, autore della terza rete gialloblù, ma scegliamo di premiare Nicolas. L’ex centrocampista dell’Ischia apre le danze con la serpentina, con doppio dribbling annesso, che spalanca la via del gol a Liviero. Il numero 19 è protagonista sia nella spada che nel fioretto, facendosi quindi trovare pronto sia nella fase di rottura del gioco avversario come nella costruzione di quello stabiese. Da applausi è la sintonia con cui Izzillo, Capodaglio e Mastalli si cercano e si trovano, facendo così girare tutta la squadra. Sempre più in crescita.

CONTROPODIO

Medaglia d’oro: ai “saluti” non proprio amichevoli tra i tifosi delle due squadre alla fine del match. Sembra infatti che sul Viale Europa ci siano stati lanci di bottigliette e tensioni tra i tifosi della Juve Stabia e del Foggia. In una serata che ha visto le Vespe in tutti i suoi elementi eclissare il Foggia, annichilito in campo e con la Curva Sud che ha dato spettacolo avanti ai tifosi rossoneri arrivati a Castellammare, non ha senso farsi prendere dalla tensione rischiando di rovinare una serata perfetta.

Medaglia d’argento: all’ingenuità di Zhivko Atanasav che ha portato alla rete dal dischetto Mazzeo. Che il rigore per i Satanelli sia dubbio è abbastanza palese, ma le giocate del difensore bulgaro, soprattutto nella ripresa, hanno a volte fatto tirare il fiato ai tifosi stabiesi. Da contraltare la fa sempre la grande generosità messa in campo dal bulgaro.

Medaglia di bronzo: agli infortuni di alcuni elementi che inizano a diventare cronici. Ancora una volta Zibert ed Amenta non sono stati della gara per noie fisiche. Sicuramente l’organico allestito dalla Juve Stabia per questa stagione è in grado di sopperire alla grande a molte defezioni, ma non vedere in campo un calciatore che suscita attese e curiosità come Zibert non può che destare rammarico.

Raffaele Izzo

Juve Stabia- Foggia, le pagelle delle vespe

Vittoria schiacciante della Juve Stabia, al Menti, contro il più quotato Foggia.

Le vespe passano subito in vantaggio grazie al gol di Liviero che mette in discesa il match. Ripa firma il 2-0, risultato su cui si chiude il primo tempo. Nella ripresa Mazzeo riapre il match su rigore ma l’espulsione di Loiacono taglia le gambe ai satanelli che subìscono il 3-1 firmato da Sandomenico. Allo scadere è Montalto a calare il poker.

Ecco le pagelle delle vespe:

RUSSO 6.5: Il Foggia, rigore a parte, non si vede mai.

CANCELLOTTI 6.5: È ovunque. Chiude in fase difensiva e dialoga bene con Marotta.

ATANASOV 7: Partita maschia per lui. Un guerriero.

MORERO 6.5: Mezzo voto in meno per il fallo su Padovan in occasione del rigore, anche se sembra molto generoso.

LIVIERO 7.5: Partita perfetta per lui. Sblocca subito il match, serve l’assist del 2-0 a Ripa e si concede anche qualche numero ubriacante sul povero Riverola.

IZZILLO 7: Centrocampista moderno, ennesima prova maiuscola.

MASTALLI 7.5: Funge sia da difensore aggiunto in fase difensiva sia da attaccante aggiunto in quella offensiva. Recupera tanti palloni e per poco non trova la rete.

CAPODAGLIO 7.5: Che geometrie! Dal suo piede partono lanci precisi per tutti. Recupera palla e fa ripartire, è il cervello del centrocampo. Professore.

MAROTTA 6.5: Prova a segnare ma non ci riesce, costante pericolo per Rubin.

SANDOMENICO 6.5: Prova positiva per lui, condisce la sua gara con il gol del momentaneo 3-1.

RIPA 7.5: Un gol e l’ennesimo fallo da espulsione procurato. Sempre meglio fisicamente. Spider è tornato.

LISI 6: Entra nel finale e aiuta a gestire il risultato.

KANOUTE: SV

MONTALTO 6: Al posto giusto nel momento giusto. Prima gioia stabiese per lui e 4-1 per le vespe allo scadere.

Fontana: “Guai a distrarsi ora, ma grande prestazione” (VIDEO)

Al termine della roboante vittoria della sua Juve Stabia abbiamo ascoltato Gaetano Fontana, tecnico delle Vespe.

Ecco le sue parole

Questo risultato è frutto del nostro lavoro e del nostro impegno. Il merito è dei miei ragazzi che stanno lavorando in modo incredibile. Abbiamo sfruttato bene la sconfitta di Reggio, andando a prendere il meglio dagli errori commessi in Calabria.

Non dimentichiamo che abbiamo affrontato un avversario fortissimo, quindi continuiamo a lavorare bene perché ci saranno momenti difficili.

In avanti ho tre giocatori fortissimi e ho l’imbarazzo della scelta. Ripa e Montalto sono calciatori che fanno la differenza, così come Del Sante.

Vorrei dedicare questa vittoria al nostro direttore, Clemente Filippi, per il lutto che ha colpito la sua famiglia. Tra questo brutto evento, la nascita di mio figlio Tommaso e l’anniversario della scomparsa del fratello di Fabio Caserta, è stata una settimana di alti e bassi quindi preparare questa gara è stata davvero dura.

Quello che conta è non perdere lucidità facendosi ingannare da questo risultato. Guai a pensare che la strada è in discesa

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Capodaglio: “Non montiamoci la testa, la strada è lunga” (VIDEO)

Capodaglio: Grande prestazione ma non abbiamo fatto ancora niente.

Ecco le parole del capitano della Juve Stabia, Paolo Capodaglio.

Siamo contenti per la bella serata, abbiamo superato meritatamente una grande squadra. La nostra voglia di aggredire la partita da subito ha fatto la differenza. Guardiamo avanti con fiducia.

Siamo un gruppo compatto, che rema in tutti i suoi elementi nella stessa direzione. Siamo felici di aver dato questa grande gioia ai tifosi.

Inutile ora gasarci troppo o montarci la testa. Siamo solo alla nona giornata e avanti a noi c’è una strada lunghissima.

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Stroppa: ”Il gol a freddo ci ha tagliato le gambe: irregolare quello di Sandomenico” (VIDEO)

Al termine del match vinto dalla Juve Stabia al Menti per 4-1 contro il Foggia, si è presentato in sala stampa il tecnico dei satanelli Giovanni Stroppa.

Ecco le sue parole:

“Il gol subito a freddo ci ha subito freddato. Abbiamo subìto un gol evitabile e questo ci ha fatto male. Ci stavamo riprendendo ma le vespe ci hanno fatto il 2-0 tagliandoci fuori dal gioco. Nella ripresa l’abbiamo riaperta ma poi la Juve Stabia ha segnato un gol a mio avviso irregolare che ha cambiato la gara. L’espulsione ci ha tagliato ulteriormente le gambe e gli episodi ci hanno penalizzato. Avevamo assenze importanti ma chi li ha sostituti ha fatto bene, mi auguro di ricominciare subito la marcia dalla prossima gara.”

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Sandomenico: “Partita perfetta, felice per la rete” (VIDEO)

Abbiamo ascoltato Salvatore Sandomenico, autore del terzo gol della Juve Stabia.

Ecco le sue parole:

Sono felice che sia arrivato finalmente il gol, però la cosa che più conta è il risultato della squadra. È una vittoria che ci carica tantissimo.

La dedica va a tutti coloro che mi sono stati e che mi sono vicini. Il merito della vittoria va al Mister, che ha preparato perfettamente la gara.

Ora archiviamo subito questa gara e pensiamo prima alla Coppa Italia e poi alla Paganese

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Clemente Filippi: “Ringrazio tutti per l’affetto ricevuto” (VIDEO)

Dopo Juve Stabia – Foggia si è presentato ai nostri microfoni il D.G. della Juve Stabia, Clemente Filippi, ecco le sue parole.

Sono qui per ringraziare tutti coloro che in questi giorni sono stati vicini a me ed alla mia famiglia in questo momento di dolore. Mai come oggi mi sono commosso, e porterò lo striscione della Curva dedicato a mia madre nel cuore. Questa è l’ennesima conferma che per me la Juve Stabia è una famiglia.

Raffaele Izzo

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Juve Stabia vs Foggia 4-1: tabellino e cronaca

La Juve Stabia cerca riscatto dopo la deludente sconfitta di Reggio , contro il Foggia di Stroppa. Per le Vespe partita difficile contro l’avversario forte più forte del campionato.

Juve Stabia 4 – 3 – 3: Russo, Cancellotti, Liviero, Capodaglio, Atanasov, Marotta, Sandomenico, Morero,Izzillo, Mastalli, Ripa.

A disposizione di Fontana: Bacci, Amenta, Kanoute, Del Sante, Camigliano, Liotti, Salvi, Petricciuolo, Esposito, Lisi, Rosafio, Montalto.

Foggia 4 – 3 – 3: Sanchez, Angelo, Agnelli, Loiacono, Quinto, Letizia, Empereur, Padovan, Mazzeo, Rivierola, Rubin.

A disposizione di Stroppa: Tucci, Chiricò, Sainz Mazà, Martinelli, Agazzi, Sicurella, Dinielli, Coletti, Gerbo.

Spettatori: 2832 di cui 2060 paganti

Ammoniti: Izzillo (JS), Empereur (F) doppio giallo, Agnelli (F), Riverola (F), Martinelli (F), Capodaglio (JS),

Primo Tempo

Prima dell’inizio della gara minuto di silenzio in memoria della madre del D.G. delle Vespe, Clemente Filippi, scomparsa in settimana. La Curva Sud si unisce al dolore della Famiglia Filippi.

Minuto 2: GOOOOOOOOOLLL JUVE STABIA! Vespe subito in viaggio con Matteo Liviero. Grandissima azione sulla destra di Izzillo che salta due uomini e mette in mezzo, il sinistro di prima intenzione di Liviero è perfetto. 1 a 0 Juve Stabia.

Minuto 7: Palo quasi casuale di Sandomenico che cerca il cross con la trivela, ma centra il legno della porta di Sanchez.

Juve Stabia vs Foggia - Gol di RipaMinuto 20: GOOOOOOOOLLL JUVE STABIA!!! Raddoppio della Juve Stabia con Spider Ripa. Punizione dalla trequarti battuta da Liviero; la palla al centro è perfetta per la testa di Ripa che supera il portiere ospite con la sua classica inzuccata. 2 a 0 per le Vespe.

Minuto 27: Sinistro dalla distanza di Capodaglio; palla di poco alta oltre la traveresa.

Minuto 38: Vespe vicine al tris ancora con Ripa che si avvita di testa sul cross di Marotta. Miracolo di Sachez.

Secondo Tempo

Minuto 3: GOL FOGGIA. Calcio di rigore per il Foggia per Fallo di Atanasov su Riverola. Dal dischetto Mazzeo spiazza Russo; 2 a 1.

Minuto 8: Cartellino Rosso per Empereur per spinta da ultimo uomo su Ripa involato verso la porta. Punizione per le Vespe e Foggia in 10 uomini.

Minuto 16: GOOOOOOOOLLLL JUVE STABIA!!! Le Vespe ristabiliscono le distanze con Sandomenico, che gira da distanza ravvicinata una palla toccata in acrobazia da Ripa.

3 a 1 Juve Stabia. Dopo la rete espulso Stroppa per proteste.

Minuto 23: Marotta vicinissimo al gol con un sinistro morbido a giro destinato alla rete ma deviato in corner da Martinelli.

Minuto 24: Tra le fila dei gialloblù esce Sandomenico ed entra Lisi.

Minuto 29: Standing ovation per Ripa che lascia il posto a Montalto.

Minuto 33: Mastalli sfiora il quarto gol per la Juve Stabia; la sua conclusione da distanza ravvicinata è troppo centrale e quindi respinta da Sanchez.

Minuto 34: Ultimo cambio gialloblù; esce Izzillo ed entra Kanoute.

Minuto 43: Juve Stabia in pieno controllo del gioco tra gli olè del Menti.

Minuto 46: Tuffo di testa di Kanoute su cross di Cancellotti; palla che sfiora il palo.

Minuto 47: GOOOOOL JUVE STABIA!!!! Quarta rete della Juve Stabia con Montalto che appoggia in rete il cross di Marotta. 4 a 1.

Termina così la gara. Una Juve Stabia praticamente perfetta annichilisce il Foggia lanciando un segnale pesantissimo al campionato. Si replica mercoledì, a Foggia, in Coppa Italia.

Raffaele Izzo

Hamsik: “Potevamo pareggiarla ma non ci siamo riusciti”

Le sue parole

Marek Hamsik, ha commentato il match perso contro la Roma sul suo sito ufficiale: “Abbiamo iniziato bene la gara, l’iniziativa era nostra, ma non siamo riusciti a segnare. Poi, però, abbiamo subito gol ad un minuto dalla fine del primo tempo. Nella ripresa nuova rete subita ma poi abbiamo raccorciato le distanze. Potevamo pareggiarla ma non ci siamo riusciti. Ora pensiamo alla gara di mercoled in Champions dove vogliamo ottenere i tre punti”.

Eccellenza- Barano: Una doppietta di Sogliuzzo trascina gli aquilotti alla prima vittoria in trasferta 1-2 al Real Albanova

Real Albanova- Barano

Il Barano trova la prima vittoria stagionale in trasferta, grazie a una doppietta di Mario Sogliuzzo. Gli aquilotti dopo essere stati eliminati dalla Coppa Italia in settimana sul campo del Virtus Volla, si rialzano alla grande,portando a casa tre punti fondamentali contro il Real Albanova, e volano nella zona calda della classifica a 12 punti.  La squadra di Mister Billone Monti scende in campo con la divisa granata. Un’inizio di partita con alti ritmi gioco, le due compagini in campo si studiano a vicenda lottando su ogni singolo pallone. Al 5′ minuto il primo tentativo è degli ospiti con capitan Ferrari che tira da fuori area mettendo il pallone alto sopra la traversa. La risposta dei padroni di casa non tarda ad arrivare,con Ferraro al 9′ su calcio di punizione dal limite dell’ area impensierisce il portiere ospite che si supera con una gran parata deviando in angolo. Al 14′ ci provano gli aquilotti con un tiro sbilenco di Savio che finisce abbondantemente fuori. Il vantaggio del Barano arriva al 26′ minuto: calcio d’ angolo dalla destra e stacco di testa da parte di Sogliuzzo con Navarra che para proprio sulla linea di porta, con la sfera che forse era già entrata in porta. Si accende qualche discussione in campo,e dopo le varie proteste dei padroni di casa, l’ assistente di gara dopo ben 4′ minuti a gioco fermo decide di assegnare il goal. La Real Albanova subisce il colpo e alla mezz’ora di gioco, i bianconeri trovano il gol del raddoppio: Sogliuzzo entra in area di rigore, dribbla un avversario e scarica un tiro potentissimo che si insacca alle spalle del portiere. Il numero 10 degli aquilotti colleziona così un altra doppietta. Il primo tempo si conclude con le due squadre che vanno negli spogliatoi sul risultato di 0-2 per la squadra di Billone Monti. La ripresa comincia con un piglio diverso rispetto alla  prima parte di gara, la squadra di mister Potenza entra  in campo più determinata alla ricerca del goal che potrebbe riaprire la gara. Al 54′  episodio dubbio: i biancoazzurri protestano per un calcio di rigore non assegnato per un atterramento in area di rigore di Ferraro, l’arbitro lascia giocare. Al 56′ a provarci è  l’ex Forio,Guarracino con un tiro a giro dal limite dell’ area che non impensierisce più di tanto D’ Errico che blocca senza problemi. Al 64′ arriva il gol dei padroni di casa che accorciano le distanze: fallo di mano in area di rigore dei granata, il direttore di gara decreta il penalty. Dal dischetto va Pignalosa che non sbaglia e spiazza D’ Errico per l’1-2.  Al 70′ lo stesso Pignalosa per poco non trova il gol del pareggio, colpendo di testa su un cross dalla destra, con la sfera che termina di poco alta sopra la traversa.  Al 75′ il Barano sfiora il terzo gol, Silvestro compie un intervento miracoloso salvando la sfera sulla linea dopo un errore di Navarra nel tentativo di bloccare la sfera. Passa un minuto, Guarracino a sfiora il goal del pareggio dopo un affondo in area dalla sinistra, D’ Errico con un intervento straordinario devia il tiro in corner.  All’ 85 ci prova anche Cuomo ma il suo tiro cross dalla sinistra termina fuori. Nel finale ci prova ancora Ferraro da fuori area ma il suo rasoterra finisce fuori. Dopo 5′ minuti di recupero l’ arbitro fischia la fine dell’incontro sul risultato finale di 1-2. Il Barano porta a casa la prima vittoria stagionale in trasferta, ottenendo così la sua seconda vittoria consecutiva dopo quella ottenuta la settimana scorsa contro il Volla, grazie ad un immenso Sogliuzzo che ancora una volta riesce a trascinare la sua squadra alla vittoria. Gli aquilotti si portano a 12 punti in classifica a pari punti con il San Giorgio,che nella giornata di ieri ha espugnato lo stadio “Calise ” del Real Forio vincendo sul risultato di 1-0. Nel prossimo turno la squadra di Mister Billone Monti affronterà allo stadio “Don Luigi Di Iorio ” il Portici.

Ulisse a Ischia. Citara terra di mostri e di Feaci

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La rinomata spiaggia dell’isola d’ Ischia, culla di storia e ritrovamenti scientifici.

Il libro dello studioso francese Philippe Champault: ”Phéniciens et Grecs d’après l’Odyssée” edito a Parigi nel 1906 è volto a dimostrare che Scheria, la terra dei Feaci s’identifichi con Ischia per la sua posizione e i suoi caratteri generali. Esaminando attentamente gli scritti omerici, lo Champault osserva che Ulisse, nel suo peregrinare nel mediterraneo, giunge presso i Feaci, dopo circa dieci anni dalla partenza da Troia. Attraversato l’Egeo e doppiato il capo Malèa a sud della Grecia, con l’intento di tornare a Itaca, il vento di Borea lo spinge verso sud ovest. Approda così sulle coste libiche, nel paese dei Lotofagi. Si dirige quindi a nord, e visita l’isola dei Ciclopi, dove affronta Polifemo, cui trafigge, con un espediente, l’unico occhio, e sfuggitogli, raggiunge l’isola di Eolo, dio dei venti, la terra dei Lestrigoni antropofagi, e l’isola di Eéa abitata dalla maga Circe. Raggiunge quindi i Cimmeri, nel paese dei Mani, e di qui torna nuovamente da Circe e, dopo averla lasciata, sfugge alle seduzioni delle Sirene, passa tra gli scogli di Cariddi e Scilla, tocca la Trinacria, ed è risospinto dalla tempesta a nord di Cariddi. Su un relitto procede fino all’isola lontana di Calipso da cui riparte per approdare a Scheria popolata dai Feaci. Secondo ciò che Ulisse apprende da Alcinoo, re dei Feaci, Scheria, terra molto fertile, si trova nella regione di Cuma Campana. Ischia raccoglie in sé tutte le caratteristiche indicate: Scheria è un’isola montagnosa, vulcanica, con fenomeni eruttivi nei tempi omerici. Essa, suppone Philippe Champault, non può essere Corfù, principale antagonista per questa posizione storica, poiché non è di origine vulcanica e, con ricerche incrociate sui poemi omerici e altri storici come il geografo, cartografo e navigatore dell’antica Grecia Scilace, lo studioso omerico francese Victor Bèrard, e Paul Decharme autore di Mythologie de la Grèce antique, ma è Ischia. Possiamo inoltre ipotizzare, in base non solo alle indicazioni dello scrittore francese, ma anche dalla certezza dei ritrovamenti archeologici che datano la presenza di colonie greche a circa 750 anni a.c. sull’isola d’ Ischia, che la baia di Citara possa essere stata un punto di riferimento dei Feaci. Citerea è inoltre l’appellativo della dea della fertilità Afrodite. È possibile quindi che il nome del luogo sia stato attribuito per le caratteristiche terapeutiche delle abbondanti acque termali ivi presenti. Lo storico isolano Giuseppe D’Ascia riferisce di un tempietto dedicato ad Apollo. «L’acqua di Citara nella spiaggia meridionale di Forio, commendata fin nei più remoti tempi, come appalesa un’iscrizione trovata sul luogo, dalla quale si rileva che ai tempi di Augusto una tal Cappellina bagnandosi in queste acque rinforzò la sua capellatura, per lo che consacrò un monumento votivo alle ninfe che erano a tutela di quel fonte. Ranieri Solenandro parlò così di tale acqua: Nulla fu rinvenuto più grazioso del marmo di Cappellina. A dritta compariva Apollo che tiene con una mano un plettro, e coll’altra appende la lira ad un albero su cui posa un corvo. Di due ninfe che gli son d’appresso la prima, tiene 1’anfora donde versa l’acqua salutare; la seconda prepara a vezzosa giovane larga conca, dove costei bagna le sue lunghe trecce. Questo basso rilievo è deposto nel Museo Nazionale – Nella sala del supportico degl’Imperatori col n. 85».

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Apollo Citareo

Ma Citara, oltre che essere un punto di riferimento per le migliaia di turisti che visitano l’isola d’ Ischia, e frequentano le rinomate spiagge e le stazioni termali tra cui primeggia il parco dei Giardini Poseidon, è stata protagonista di un eccezionale avvenimento accaduto il 23 aprile 1770. Il D’Ascia riporta succintamente, nella Storia dell’isola d’ Ischia, quanto appreso da un cronista dell’epoca dello spiaggiamento «a questa spiaggia arenò un pesce–mostro, che chiamarono Cachelotto, la mattina di Lunedì 23 Aprile 1770, che poi comunemente fu detto il pesce di Citara. Si spesero dall’incaricato dell’università di Forio ducati 306.56 1/2 per distruggerlo – Furono impiegati 637 persone per giorni 17. Si estrassero de’ disegni, e si fecero dipinte figure di questo pesce mostro per le autorità dell’isola, che le richiesero a spese dell’università – Il pittore Foriano Gennaro Migliaccio fu applicato per molti mesi a tal uopo».

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L’osso di Capodoglio spiaggiato a Forio nel 1770

Il cronista dell’epoca era l’arcidiacono Vincenzo Onorato, che nel suo Ragguaglio istorico topografico dell’isola d’ Ischia (Biblioteca Nazionale, San Martino n. 439, e 1820, foglio 86 r. e v) racconta: «Nella divisata spiaggia a 23 aprile del 1770 un pesce di gran mole morto, tra quella sabbia, ed arena, e più passi distante dal lido si fermò, e si li diede la denominazione di Cachelot: ma la parte verso la coda era totalmente liscia, e senza elevazione di alcuna parte, e l’ala della coda era orizzontale, e piana, lo che non si osserva nel Cachelot. Verso la coda si osservò una lunga, e larga piaga cancrenata, e fu quella, che lo portò a morte; ed a ragione si opinò, che fusse tale piaga derivata da palla di cannone tiratigli: mentre in quel tempo dall’Oceano entrò nel mare Mediterraneo un’armata navale moscovita ad oggetto di condursi nell’Oriente, e nelle parti di Costantinopoli contro la potenza Turca; e con tale incidenza ci si ebbe ad accompagnare quel gran pesce. Io avendone esaminata la lunghezza, la larghezza del corpo grande voluminoso, che il peso di alcuna particella di quella carne, portai a calcolo di ascendere a cantaja italiane mille, e duecento. Ogni mola pesava 60 once, e li denti di avanti erano uncinati, ma tutti di un finissimo avorio; la bocca portava una grande apertura atta ad ingoiare pesce di molte cantaja, e nel ventre si li trovò per intiera la pelle di un grosso bue marino. In quel tempo mio padre si trovò eletto, ed amministratore, ed in tale occorrenza mi presi la cura di farne da un pittore dilettante di Forio tirarne, e formarne un ritratto, come avvenne, ma sotto l’occhio, la direziono, ed il colore del pittore Spigna; ed il medesimo riuscì in perfezione il migliore di tutti quelli, che poterono comparire. Io mi presi anche la pena farne con una iscrizione una ben distinta descrizione relativa alla di lui forma, e figura, a tutte le di lui parti, ed al di lui peso; ma in tempo delle vicissitudini un tale mobile, con altri, scomparve nella casa decurionale publica, e non se n’è tenuta notizia dell’involazione. L’amministrazione di Forio per tagliarlo, sotterrarlo, e levarlo all’in tutto, onde nò avvenisse alcuna infezione, ci spese assai: se ne tirarono da due botte d’olio, ma molto se n’avrebbe potuto ricavare, e ne fu cagione l’inespertezza di quelli naturali, e pescatori. L’ale della bocca, o siano le mascelle rimasero, ed esistono nella torre di Santa Anna, detta di Michelangelo di tal comune, ma le mole, e li denti furono trasportate nel Museo reale. Tale pesce era maschio; e fu negli anni successivi assicurato, che la femina s’imbattè tra li banchi di sabbia sotto al mare di Puglia e se ne morì».

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Un esemplare in immersione

Come si evince dal testo dell’Onorato è una descrizione molto accurata e verosimile, esclusa la parte inerente alla flotta moscovita, e per la pelle di bue marino (il pranzo preferito dai capodogli sono i calamari). Un’animale di tal mole per perdere l’orientamento aveva bisogno di un agente esterno e a quel tempo l’inquinamento era vicino allo zero. E oggi possibile visionare l’unico reperto superstite, presso il Museo Civico Giovanni Maltese, al Torrione di Forio d ‘Ischia consistente nella parte superiore della mandibola, assistiti dalla guida del museo. L’osso del Physeter macrocephalus presenta evidenti i segni del tempo e dell’incuria cui, purtroppo, è stato sottoposto. Tuttavia è il primo documento di spiaggiamento censito in Campania. Si possono chiaramente osservare la classica costituzione delle celle a nido d’ape di questo enorme particolare anatomico, e rilevare immediatamente che esso è la parte mascellare superiore, poiché è ben visibile il foro per l’alloggio del ganglio di Gassner. Il cardine comprende il nervo trigemino che è il più grande di tutti i nervi cranici e una a parte delle sue fibre è di natura motoria, adatta per i muscoli della masticazione.

Queste e altre notizie saranno reperibili anche sul sito www.iltorrioneforio.it

Luigi Castaldi

 

Bruscolotti: “Questo Napoli mi preoccupa. In estate c’era una possibilità…”

Le parole di Giuseppe Bruscolotti

Giuseppe Bruscolotti, ex capitano del Napoli e bandiera storica del club azzurro, ha rilasciato alcune dichiarazioni all’emittente televisiva Canale 21, soffermandosi sulla situazione attuale del club partenopeo, in vista della sconfitta subita in casa contro la Roma: “Questo Napoli a livello caratteriale è molto debole, sono preoccupato. Alla squadra manca un leader, che in questi momenti è di fondamentale importanza per alleggerire la tensione. E’ stato un vero peccato non prendere Ciro Immobile in estate, è stata un’occasione sfumata”.