12.1 C
Castellammare di Stabia
Home Blog Pagina 6042

L’Angolo di Samuelmania – L’incontro con Ciro Caruso…

L’Angolo di Samuelmania – L’incontro con Ciro Caruso…

Prosegue il tour di Samuele Esposito. Oggi l’incontro con Ciro Caruso, ex difensore del Napoli. Una firma su una sua maglia, tanti ricordi e un dono apprezzato dal difensore.

CLICCA SULLA FOTO per ingrandirla

Genoa, Preziosi a Kiss Kiss: “Pavoletti? Non sento nessuno del Napoli da luglio”

Genoa, Preziosi a Kiss Kiss: “Pavoletti? Non sento nessuno del Napoli da luglio”

La redazione di Radio Kiss Kiss Napoli ha riportato una dichiarazione del presidente del Genoa, Preziosi: “Pavoletti? Non sento nessuno del Napoli da luglio. Sono appena rientrato dalla Cina, i miei ultimi contatti risalgono a questa estate. Mi dovessero chiamare, a quel punto capirò il motivo della chiamata”.

Kiss Kiss Napoli – Milik è a Villa Stuart, si attendono i risultati della risonanza

I dettagli

A Radio Kiss Kiss Napoli, Valter De Maggio ha dichiarato: “In questo momento, Arkadiusz Milik si trova a Roma, a Villa Stuart. Con lui ci sono il professort Mariani e il direttore dello staff medico Alfonso De Nicola. Il ragazzo ha fatto la risonanza magnetica e adesso stanno aspettando i risultati”.

Contatto Giuntoli-Petrachi per Belotti, immediata risposta di Cairo

Contatto Giuntoli-Petrachi per Belotti, immediata risposta di Cairo

Il polacco Arkadiusz Milik si è fatto male al ginocchio e resterà fuori quantomeno fino al termine del mese di gennaio. Tuttosport riferisce che da Castel Volturno sono partite un paio di telefonate fatte dal direttore sportivo Cristiano Giuntoli, in primis per il ‘Gallo’ che almeno nella prossima finestra di mercato non dovrebbe muoversi secondo il volere di Cairo: “Tra i vari colloqui, uno c’è stato con Petrachi, ds del Torino, per Belotti che non svestirà la maglia granata almeno fino a giugno, e poi Carnevali, ad del Sassuolo, che gli ha opposto un secco no per Defrel“.

Il Napoli cerca Muriel e propone Gabbiadini, ipotesi di scambio con un conguaglio

Il Napoli cerca Muriel e propone Gabbiadini, ipotesi di scambio con un conguaglio

“Il Napoli cerca Muriel e propone Gabbiadini, ipotesi di scambio con un conguaglio a favore della Sampdoria”. Tuttosport, secondo Raffaele Auriemma, ritiene che questa operazione incontra diverse complicazioni davanti a sè. Ad esempio il Napoli non è ancora certo del completo recupero fisico dell’attaccante colombiano ex Lecce, e dall’altra parte lo stesso Manolo Gabbiadini preferirebbe una soluzione estera per il suo futuro.

Casting per l’attacco, sono quattro i nomi per gennaio

Lo riporta Il Roma

La prima domanda è: uno o due? Quanti attaccanti per il Napoli? Perché la questione è anche questa. Sembra sicuro, ormai, l’arrivo di una punta per il mercato di gennaio. Un attaccante da prendere possibilmente quando si apriranno le trattative, e quindi lunedì 2 gennaio. Difficile vedere il nuovo arrivo a Castelvolturno già per quella data, ma il senso del discorso è quello. Sarri ha bisogno di un attaccante, e ne ha bisogno in fretta. Perché Milik è ai box e difficilmente tornerà a giocare prima di febbraio (sempre ad essere ottimisti) ma anche perché Gabbiadini non gode della fiducia dell’allenatore e può dirsi ormai in crisi. La speranza, ovviamente, è che l’ex Sampdoria possa risollevarsi in questo periodo, magari aiutato da Sarri che potrebbe cominciare davvero a puntare su di lui. Ma al momento il quadro è questo: una punta centrale con caratteristiche simili a Milik, e se Gabbiadini dovesse andar via gli acquisti potrebbero salire a due.

PERCHÉ C’È ANCHE QUESTA POSSIBILITÀ. Manolo non sente la fiducia del tecnico, e potrebbe decidere di porre fine alla sua esperienza in azzurro. Difficile che arrivi una ricca proposta, ma De Laurentiis sicuramente dovrà fare una riflessione. Se ci saranno le condizioni giuste il Napoli avrebbe bisogno di due attaccanti: uno per sostituire Milik e l’altro per rimpiazzare Gabbiadini. Se Manolo dovesse restare si cercherà un solo acquisto. Ma sarà poi l’attaccante “top” che il Napoli cerca dalla scorsa estate o soltanto un “ponte” per arrivare poi a luglio e ricominciare la caccia? Bella domanda, perché sullo sfondo c’è il rendimento del polacco, che teoricamente può diventare un calciatore importante e candidarsi a essere vero protagonista. Ma se così non fosse, o se De Laurentiis avrà tra le mani obiettivi “pesanti” le cose potrebbero cambiare. E poi ci sono le insidie del mercato di gennaio, perché è sempre difficile fare un grande colpo in inverno. Bisognerebbe andare su un calciatore importante ma scontento, o sotto utilizzato. Ad oggi il Napoli ha vari profili sotto mano. Il più gradito è senza dubbio quello di Leonardo Pavoletti del Genoa. Era stato quasi preso in estate per 25 milioni, poi il calciatore rifiutò clamorosamente. Difficile che a gennaio possa cambiare idea, ma il Genoa potrebbe “invogliarlo” a fare una scelta diversa, ammesso che questo possa davvero succedere. Sempre in Serie A si guarda a Duvan Zapata: è un attaccante già del Napoli, ma in prestito all’Udinese. Si può lavorare per anticipare il rientro da luglio a gennaio. Sulla carta la soluzione più semplice, anche se per ora il Napoli non si è ancora mosso in questa direzione.

E POI SI GUARDA ALL’ESTERO: piace Simone Zaza oggi al West Ham. Sta giocando male, potrebbe essere scaricato prima del previsto, ma non sembra un’ipotesi probabile, al momento, anche perché c’è un diritto di riscatto con la Juve che aspetta, e che è ancora in ballo. Sempre dall’Inghilterra si guarda a Mitrovic del Newcastle, serie B. Squadra di Benitez. Anche in questo caso sarà dura togliere il miglior attaccante a una squadra in corsa per vincere il campionato. Difficili, quindi, Pavoletti e Mitrovic, una via di mezzo Zaza. Fattibile Zapata. Sono tutti profili “intermedi”, ossia non proprio gregari ma neanche i “top” che i tifosi aspettano e che De Laurentiis sogna. Ma mentre per Zapata la pista è fattibile, arrivare agli altri tre è più complicato. Vedremo cosa si inventerà il presidente azzurro: il casting è già iniziato.

Hamsik: “Milik ci manca, non era facile convincere i tifosi dopo Higuain!”

Le sue parole

Marek Hamsik a Przeglad Sportowy ha dichiarato:

Zielinski e Milik a Napoli parlano senza l’aiuto di interpreti?
“A Napoli la situazione è differente perchè la lingua più parlata è l’italiano, ma se Piotr e Arkadiusz dicono qualcosa in polacco bene o male li riesco a capire. Alla fine le nostre lingue non è che siano così differenti”.

Come si sono ambientati? 
“Non c’era bisogno che li aiutassi, perchè non sono dei giovani anzi hanno già molta esperienza. Piotr da diversi anni vive in Italia, mentre Arkadiusz nelle prime partite ha già dimostrato di essere un grande attaccante segnando in campionato ed in Champions League. Ha convinto i tifosi del Napoli, e non era facile”.

Anche perchè sostituiva Gonzalo Higuain, trasferitosi alla Juventus…
“Proprio per questo motivo Arkadiusz non aveva molto tempo per convincere i tifosi. Doveva subito puntare la porta e far gol, e lo ha fatto. Dopo la cessione di Higuain per novanta milioni di euro tutti si aspettavano l’acquisto di un grandissimo attaccante: la scelta è caduta su Arkadiusz, ed in fretta ha dimostrato che la scelta del presidente Aurelio De Laurentiis non era quella sbagliata”.

Avevi già sentito parlare di Milik? O hai cercato informazioni su di lui solo dopo l’annuncio del suo trasferimento al Napoli?
“No, già lo conoscevo: sapevo che aveva segnato tanti gol all’Ajax, sapevo che giocava nella nazionale polacca e aveva conseguito buoni risultati. Tuttavia non sapevo come si sarebbe adattato, perchè il salto dal campionato olandese a quello italiano è enorme. Però, come hanno visto tutti, di problemi non ce ne sono stati”

Nel frattempo si è infortunato…
“E infatti ci manca in squadra, e non lo dico solo perchè sto parlando con un giornalista polacco”

Ovvero?
“Gli ultimi risultati potevano essere migliori se fossimo stati più efficaci sotto porta. Questo perchè abbiamo creato tante chance, ma non sono state concretizzate. Ciò conferma che Arkadiusz ci serve eccome, speriamo possare presto in campo”.

Zielinski viene considerato un grande talento, no?
“Assolutamente, l’anno scorso ha dimostrato doti superiori alla media nell’Empoli in una stagione dove ha segnato cinque gol in campionato…”

Strano, ricordi anche i numeri dei gol segnati da chi non gioca nel tuo club…
“Mi piace il calcio, seguo le partite e faccio attenzione ai calciatori di talento. Tutto qui”

Zielinski può diventare un grande calciatore per l’intero campionato italiano?
“Perchè no? E’ un calciatore moderno, gioca rapidamente e non ha paura di lottare e prendersi rischi. Nonostante sia giovane, è già un calciatore di classe”

Entrambi vi siete trasferiti da giovanissimi, cosa consigli ai ragazzi slovacchi e ai polacchi? Andare via subito oppure fare esperienza in ‘casa’?
“Non c’è una risposta precisa, Piotr ed io semplicemente abbiamo gestito le nostre vite. Ma capisco se qualcuno prende altre strade: si può fare esperienza allo Slovan Bratislava o al Legia Varsavia prima di andare via per altre squadre competitive. Però una cosa è certa: se un calciatore di talento vuole crescere, ad un certo punto deve andare all’estero”

Sei andato in Italia a 17 anni, non avevi paura? Hai cambiato praticamente tutto…
“No, non avevo paura anzi ho considerato la cosa come una grande opportunità. Credo che il duro lavoro e l’approccio abbiano aiutato tanto. E dove sono adesso…dimostra come quella fu la scelta giusta”

Sei a Napoli da quasi dieci anni, cosa farai in futuro?
“Non è qualcosa che posso pianificare adesso. Scelsi Brescia per il lavoro che facevano con i giovani, con l’obiettivo di arrivare in prima squadra. Soltanto dopo pensai ad un trasferimento. Napoli allora era totalmente differente, la squadra era appena arrivata in Serie A mentre adesso sono otto anni che giochiamo in Europa e finiamo sempre in alto nella classifica. Il Napoli è un grande club e ne faccio parte, non trovo ragioni per cambiare qualcosa”

Napoli resterà la tua città a vita? Pavel Nedved alla Juventus è diventato vice-presidente…
“Non mi precludo niente, ma io sono uno slovacco. Penso che al termine della mia carriera potrei tornare nella mia terra d’origine, è la mia casa”.

Rivoluzione Trump: la vittoria della tribù bianca

0

La vittoria di Donald J. Trump è una rivoluzione per l’America e per il mondo. Per capire le ragioni di questo passo storico bisogna indagare la tribù bianca d’America che si è presentata in forze al voto. È una tribù per la quale i diritti economici contano più di quelli civili, che non si sconvolge per le volgarità di Trump e spera di “restaurare l’America delle origini”. Ha vinto la maggioranza silenziosa. Ha sconfitto le dinastie che hanno guidato Washington, l’esercito dei sondaggisti e la quasi totalità dei media.

La lunga marcia della tribù bianca 

È la rivolta della tribù bianca d’America ad aver vinto le elezioni presidenziali che hanno portato Donald J. Trump alla Casa Bianca. Composta in gran parte da famiglie del ceto medio flagellato dagli effetti della globalizzazione, con le roccaforti negli Stati operai del Midwest e nella regione degli Appalachi, d’origine anglosassone ed angloceltica, diffidente nei confronti del governo federale e portatrice di un’idea di libertà basata sul diritto alla prosperità, la tribù bianca si è sentita aggredita durante gli otto anni di presidenza Obama. Ha vissuto l’orizzonte post-razziale, l’esaltazione dell’America multietnica, i successi delle battaglie sui diritti dei gay, le critiche all’operato della polizia e gli inchini del Presidente agli sceicchi come l’umiliazione dei discendenti dei pionieri che sfidarono indiani, banditi, animali feroci e intemperie per costruire la miriade di piccoli centri da cui è nata la nazione.

La tribù bianca è composta da padri che insegnano ai figli a «non parlare con gli amici di sesso, politica e denaro», da famiglie che diffidano dei nuovi venuti, da donne che votano come suggeriscono i mariti e da un oceano di senza lavoro che attribuiscono l’impoverimento ad un modello economico basato su tecnologie e libero commercio, favorevole solo alle élite che hanno trasferito la ricchezza da Wichita, Kansas, a Shanghai, Cina. È una tribù per la quale i diritti economici contano più di quelli civili, che non si sconvolge per le volgarità di Trump e spera di «restaurare l’America delle origini» come spiega il sondaggio del «Public Religion Research Institute» parlando di una coalizione di uomini bianchi, senza laurea e operai. Hillary Clinton in uno degli errori della campagna li ha definiti «deplorables» (miserabili) ed è proprio questa maggioranza silenziosa che negli ultimi 11 mesi è andata a votare in massa – come mai aveva fatto – sconfiggendo in rapida successione le dinastie politiche che negli ultimi trent’anni hanno guidato Washington: i Bush e i Clinton. Tutto questo è avvenuto a dispetto di una demografia che premia la somma delle minoranze, respingendo la prima donna che poteva diventare presidente, umiliando l’establishment bipartisan, le star di Hollywood, l’esercito dei sondaggisti e quasi la totalità dei media. Poiché l’America è una nazione rivoluzionaria, dove il populismo si affermò con l’elezione di Andrew Jackson nel 1829, è un fenomeno che merita rispetto anche da parte di chi non lo condivide. Tanto più che ci riguarda da vicino essendo assai simile al disagio del ceto medio che in Europa ha generato la Brexit britannica ed alimenta una galassia eterogenea di movimenti di protesta, dalla Francia alla Germania fino al nostro Paese.

Ciò che distingue i vincitori dell’Election Day è un’identità di gruppo che prevale su ogni altra forza di aggregazione politica. Per questo Trump li definisce «un movimento» – e non un partito – i repubblicani che oggi sommano il controllo di Casa Bianca e Congresso alla possibilità di ridisegnare la Corte Suprema, interprete dei valori della Costituzione. Come avviene dopo le vittorie rivoluzionarie, Trump arriva nella Washington domata praticamente da solo. Considerato un appestato da liberal e conservatori, allontanato da analisti e centri studi, avversato da minoranze, donne e gay, ha di fronte la temibile sfida di governare la nazione leader del mondo libero. In attesa di sapere come intende farlo, possono esserci pochi dubbi sul fatto che dovrà anzitutto rispondere a chi lo ha eletto, ovvero riconsegnare la prosperità al ceto disagiato. Se Trump vincerà questa sfida, potrà offrire all’Europa un inedito modello di crescita. In caso contrario, rischia di essere travolto dalla stessa rivolta che lo ha incoronato. Comunque vada, dovremo fare i conti con lui.

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati.

vivicentro.it/editoriale
vivicentro/Rivoluzione Trump: la vittoria della tribù bianca
lastampa/La lunga marcia della tribù bianca MAURIZIO MOLINARI

Giornata mondiale contro il diabete: appuntamento il 13 di novembre a Pescara

0

Il diabete, una malattia grave, diffusa e multiforme, sarà il tema di un’importante campagna di prevenzione e di sensibilizzazione su questa cronica malattia, purtroppo, sempre più in aumento. Di seguito, riportiamo il comunicato dedicato al tema, inviatoci gentilmente dalla Dottoressa Maria Assunta Ceccagnoli, dirigente della USL del distretto di Pescara:

Al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla prevenzione e la cura del diabete, malattia subdola e pericolosa che ha raggiunto livelli allarmanti di prevalenza nel mondo, anche quest’anno si celebra la Giornata Mondiale del Diabete prevista per Domenica 13 Novembre 2016.

Il tema del 2016 è “Occhi sul diabete”, ma l’obiettivo è quello di sempre: sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione e, appunto, far aprire gli occhi su quello che oggi rappresenta un vero e proprio problema sociale.

Un gazebo  sarà allestito in Piazza Salotto, dalle ore 9.00 alle ore 13.00, alla presenza di  medici, infermieri, volontari ed altri professionisti sanitari che effettueranno una valutazione del rischio,  screening gratuiti, rilevazione della glicemia e distribuzione di  materiale informativo dedicato alla prevenzione e alla corretta gestione del diabete.

L’iniziativa è stata organizzata dall’Associazione delle persone con diabete (ASAD) della provincia di Pescara, in collaborazione con il Servizio di Diabetologia  dell’Ospedale Civile di Pescara, con la Croce Rossa Italiana (CRI) e l’Associazione Nazionale Atleti Diabetici (ANIAD).

Per sensibilizzare la popolazione all’attività fisica, sarà, inoltre, organizzata una passeggiata che partirà alle ore 9.30 dal Porto Turistico sino a raggiungere Piazza della Rinascita.

“Scopo della manifestazione”, dice la Dott.ssa Giuliana La Penna, Dirigente Medico del Servizio di Diabetologia del Presidio Ospedaliero di Pescara, è ”educare”, soprattutto  i più piccoli, ad uno stile di vita sano, abituandoli a svolgere attività fisica in modo regolare combattendo la sedentarietà. Quindi puntare su una corretta alimentazione, preferendo i cibi semplici, a km zero, eliminando tutto ciò che è molto ricco di grassi e zuccheri.

Abitudini da mantenere anche crescendo, evitando di saltare i pasti, a partire dalla prima colazione. Insieme al controllo del peso, all’attività fisica e ad un’alimentazione sana, dopo i 40 anni è doveroso controllare la glicemia ogni 2-3 anni in rapporto al tipo di rischio. La prevenzione è fondamentale, con un controllo periodico si evitano anche complicanze importanti che possono incidere sulla qualità della vita”.

 

 

Da Zurigo a New York e Parigi per Brescia con l’altra arte delle dadavanguardie

0

Alla Galleria ab/arte di Brescia fino al 17 dicembre

Da Zurigo a New York e Parigi per Brescia

con l’altra arte delle dadavanguardie

Nell’esclusiva mostra in Italia, “Dadavanguardie da neo a post e trans”, che parte dall’anniversario del centenario del Dada e da quella “altra arte” evocata, allestita a Brescia alla “Galleria ab/arte”, si rivelano i percorsi e i protagonisti che hanno rivoluzionato l’arte del primo Novecento fino alla pop art e alla transavanguardia degli anni Settanta, attraverso i movimenti artistici dall’Europa agli Stati Uniti d’America e non solo, fin dalle avanguardie storiche.

mostra dadavanguardieUn’importante, unica e completa mostra, curata dal giornalista, scrittore e critico d’arte Andrea Barretta, che ne dà i segni nell’ampia documentazione espositiva attraverso didascalie con approfondimenti e una lettura delle dinamiche artistiche e culturali che hanno prodotto un progetto trasversale dall’Espressionismo al Cubismo e al Futurismo, nel seguire con la Metafisica, il Surrealismo e l’Astrattismo, in un percorso che va da Man Ray a Rauschenberg, da De Chirico a Guttuso, da Mirò a Warhol e César, da Tano Festa a Rotella e Pistoletto, da Baj a Schifano e Del Pezzo, Chia, Carmi, Bianco, Dorazio, Pozzati, Munari.

Dal Cabaret Voltaire di Zurigo, dunque, siamo a Brescia con la mostra che presenta la sfida lanciata nel 1916 per decretare la “morte dell’arte”. Non è stato così. Anzi. C’è stato un rinnovamento e sono risultate tante sollecitazioni ancora oggi presenti nell’arte contemporanea.

“Quest’anno – scrive nella presentazione Andrea Barretta – si celebra il centenario del Dada, movimento artistico e letterario  d’avanguardia sorto a Zurigo nel 1916 con importanti approcci a New York, Berlino e Parigi, dove si sciolse nel 1922. Una vita breve ma significativa e duratura per tutta la storia dell’arte tanto che da quegli anni ad oggi ancora se ne vedono tracce.

E l’occasione per questa mostra alla “Galleria ab/arte” di Brescia è quella di analizzare questa carica rivoluzionaria nell’arte attraverso alcuni dei suoi percorsi ad iniziare (1905) da quel movimento artistico che è stato definito “Espressionismo”, per arrivare al 1907, grazie a Picasso e Braque, con il Cubismo, per poi dalla Germania e da Parigi tornare in Italia con il Futurismo (1909) e con la Metafisica, che aprono un insieme di esperienze innovative succedutesi nel Novecento ante prima guerra”.

L’intento – spiega Barretta – era di perseguire la particolarità principale che risiedeva nello sperimentalismo e nel metodo che nasceva all’interno di gruppi formati per definire un metodo e per cambiare tutto, con la tendenza, tra movimenti e manifesti, a riferimenti politici e sociali. Fino a quella che viene considerata l’ultima delle avanguardie storiche: il Surrealismo, giacché il fenomeno delle avanguardie si spense intorno agli anni Trenta, mentre il Cubismo e il Futurismo affermarono influenze notevoli in Russia dove sorsero movimenti quali il Suprematismo e il Costruttivismo.

Non solo dada, però, né soltanto le avanguardie storiche, con tendenze progressiste nei confronti della tradizione in un ruolo che interesserà tutta l’Europa, ma quanto queste prime innovazioni produssero in quello che può essere considerato l’unico movimento somigliante per coesione nell’arte del Novecento: l’Astrattismo. E in questi anni di incertezze culturali, al grido di morte dell’arte, s’avanza dopo la Seconda guerra mondiale con la cosiddetta neoavanguardia a innovare un dibattito critico nell’uso dei linguaggi della società di massa, cui seguirà la transizione della postavanguardia sessantottina che si concluderà con la transavanguardia degli anni Settanta, fino a perdersi nella modernità con tutti i suoi post che contribuiranno a modificare totalmente il concetto di arte.

Quello che è certo – conferma il curatore – è che le avanguardie hanno creato un rinnovamento dei linguaggi artistici e hanno avviato la sperimentazione pur in anni difficili. Alla base c’era il disagio sociale e politico alimentato da un rifiuto della cultura dominante fino a mettere in discussione la stessa arte. Così la pittura italiana abbandona gradualmente l’esclusiva frequentazione con il realismo permettendo di presentare in importanti esposizioni un insieme organico diverso per un clima culturale – e politico – in cui le opere astratte sono mal giudicate rispetto a quelle figurative sfociate in un realismo sociale.

Sono gli anni di amalgami artistici e di comunanza tra artisti: nascono i “gruppi”. Nel 1947, a Roma, nasce il “Gruppo Forma” poi il “Gruppo Cobra” che rifiuta la tradizione e si oppone alla ricerca della bellezza e dell’armonia nell’arte. Parte il “Movimento Arte Concerta”, a Milano nel 1948, in contrasto con il realismo impegnato e all’informale irrazionale per arrivare a un post-informale e a un astrattismo geometrico. Segue la rielaborazione dell’oggetto d’uso quotidiano inserito nell’opera d’arte, mentre a Milano nel 1951 evolve il manifesto del “Movimento Nucleare” con alcuni dei fondatori del “Gruppo 58”, mentre a Roma si forma il “Gruppo degli otto”. Poi altre strade di ricerca artistica, ad esempio nello “spazialismo”, mentre irrompe il manifesto “Contro lo stile”, che rigettava ogni convenzione stilistica, e il gruppo “Azimuth” (1959) che chiamava a una pittura come “presenza modificante in un mondo che non necessita più di rappresentazioni”.

Il dissenso poi si esprimerà attraverso la dissoluzione della forma progettata e riconoscibile: è l’arte che si sviluppa tra gli anni Cinquanta e Sessanta, con un linguaggio contrassegnato da velocità di esecuzione e improvvisazione tra percorsi inediti e sinergie. Ma è in arrivo la Pop art e il nuovo realismo, mentre a Roma ci sono gli artisti di Piazza del Popolo che rendevano la capitale a livello di New York e Parigi, nel culmine di una rivalutazione della cultura popolare e della pittura gestuale e materica che troverà linfa nell’appropriazione del reale e assumerà valenza oggettuale, anche con il “neo-dada” e l’arte povera nel “concettuale” travisato in una “non arte”.

Ci addentriamo, allora, in quegli anni attraverso una traccia non forzatamente cronologica (consapevoli di mancate citazioni) sulle sollecitazioni di artisti del Novecento in una dimensione esplicativa delle esperienze vissute, e ci sentiamo di interrogarci: cosa sarebbe l’arte oggi senza le vicende storiche di queste avanguardie, di movimenti, gruppi e correnti che s’incrociano con la testimonianza di avvenimenti che sono alla radice di un comune sapere?

La trama proposta da questa mostra, nelle intenzioni riuscite del critico d’arte Andrea Barretta, testimonia allora l’evolversi di eventi, figure e vicende significative, ed è un’occasione unica per il pubblico di scoprire, in una sorta di vasi comunicanti tra temi archetipi e suggestioni formali, l’idealismo di quegli anni legato al progredire della società e che oggi, forse, non è riuscito a superare del tutto l’individualismo esaltante che estremizzava tutto – anche l’arte – in una produzione artistica frutto di ambasce affliggenti viste le attuali … “retroguardie”.

Torna, dunque, a Brescia il piacere di una grande esposizione e la “galleria ab/arte” si propone come polo culturale di grande rilievo, a riprova del bello possibile e del si può fare cultura, e questa esauriente e qualitativamente adeguata mostra ne è la conferma, con un progetto di allestimento curato da Riccardo Prevosti, le relazioni esterne di Umberto e il coordinamento con i collezionisti di Gianni Eralio.

Roberto Sterri

copyright-vivicentro

L’Officina della Memoria. Verso il futuro le radici del passato.

0

Al Torrione di Forio una meravigliosa macchina chiamata memoria.

Gli attenti visitatori del Museo Civico Giovanni Maltese, al Torrione di Forio d’Ischia, lasciano il ristretto spazio espositivo meravigliati e soddisfatti. Lo testimonia il guest book denso di commenti, disegni e incitamenti a proseguire un efficace opera d’informazione sulle vicende storiche e scientifiche inerenti le opere scultoree e le ricerche dell’artista che abitò per oltre un trentennio nella torre. L’itinerario della visita guidata prevede, infatti, un approfondimento scientifico sui cetacei, un tema di grande interesse e attualità, senza trascurare un’affascinante incursione nella storia isolana riportando alla memoria dati e personaggi storici.

Nel Museo foriano sono raccolte tante testimonianze del nostro passato, e il susseguirsi d’incontri e di iniziative culturali risveglia l’interesse per la storia e sottrae all’oblio, restituendoli alla collettività, personaggi e ambienti negletti di questo spicchio di terra circondato dal mare.

giovanni-da-casam
Lapide in memoria del Dottor Giovanni da Casamicciola

Tra i personaggi che emergono nello scorrere della visita, figurano diversi medici illustri concittadini. Uomini che fornirono un contributo importante, spesso ancor attuale, allo sviluppo della scienza medica nell’ambito della Scuola Napoletana, una delle più prestigiose dell’intera Europa. A fare da battistrada tra questi eminenti testimoni di Esculapio del passato è Giovanni da Casamicciola, professore di medicina e di farmacia fin dalla fondazione dell’Università di Napoli nel 1274, dove svolse attività didattica per vent’anni. Affinché non si perda la memoria dell’insigne Dottore, egli è ricordato con una lapide nel centro storico di Casamicciola.

Qualche secolo dopo il processo della memoria si sofferma su Gaetano Conte, autore di vari testi di medicina. Già nel 1836 il termalista e direttore clinico del Complesso degli Incurabili riprese una Memoria del Dottor Giovanni Semmola del 1834. Il Conte descrisse scientificamente la distrofia muscolare ancor prima di Duchenne, conosciuto come lo scopritore ufficiale della terribile malattia progressiva accomunata oggi con la SLA. Durante l’Ottocento una nutrita schiera di medici ebbe natali nell’Isola d’Ischia. Tra questi il Dottor Giuseppe Capuano, di Forio, direttore della Clinica ostetrica dell’Università di Napoli, divenuto famoso in tutta Italia per aver seguito la regina Margherita fin dall’inizio della difficile gestazione del futuro re Vittorio Emanuele III, che vide la luce proprio a Napoli nel 1861. Sempre foriano fu uno dei maggiori chirurghi dell’Ottocento, Giovanni Castellaccio, tra i più quotati esperti europei negli interventi sui tumori. Dal 1836 Giovanni Castellaccio, cui è dedicata in sua memoria un’importante arteria foriana, pubblicò per diversi anni un giornale medico, Il Severino, la cui raccolta completa si trova presso il Centro Ricerche storiche D’Ambra, dove è consultabile. Il Dottore fu inoltre l’inventore di uno strumento utilissimo: il catetere.

File source: https://it.wikipedia.org/wiki/File:Conte_distrofia_vichingpedia.JPG
In memoria del Dott Gaetano Conte insigne termalista
omeopatia-e-tommaso-ciglian
Il Dott. Tommaso Cigliano precursore dell’omeopatia

La visita guidata, strumento di rinnovamento della memoria storica, non può fare a meno di soffermarsi sulla figura di Tommaso Cigliano, (nato a Forio nel 1842 e morto a Napoli nel 1913) illustre omeopata e seguace della teoria Samuel Hannemann. Secondo il medico e ricercatore tedesco, la guarigione consiste nel somministrare al malato l’essenza che a lui manca, essendo questa precipitata nella materia, cioè divenuta «grossolana», e così materializzatasi come veleno sul piano corporale. L’effetto venefico non va quindi combattuto con mezzi altrettanto materiali, ma va piuttosto colmato con la medesima essenza, dopo averla riconvertita e innalzata a quel livello vibratorio di cui il paziente avverte la mancanza Per Tommaso Cigliano l’Università di Napoli creò la prima ed unica cattedra di Omeopatia fondata a livello mondiale. Del cattedratico foriano è celebre, a imperitura memoria, il motto dell’Associazione Omeopatica “Similia Similibus in bella vista su un cornicione del suo palazzo in una delle strade principali del Comune. Probabilmente, sia per non appesantire, sia per non dover ridurre il carattere, manca il verbo Curantur” per cui la frase spiega come l’omeopatia cura il malessere con la riconversione dello stesso in benessere. Tommaso Cigliano è citato anche nel libro dell’ Avv. Nino D’Ambra “Giuseppe Garibaldi, cento vite in una” in relazione ad un episodio che vide partecipe lo stesso Garibaldi, quando nel 1864, in vacanza a Ischia, fu dimenticato in uno stanzino per saune delle Stufe S. Lorenzo, con il rischio di morire per soffocamento: episodio, questo, di cui il Cigliano lasciò una testimonianza scritta.

Degno di memoria senz’altro il luminare isolano della Medicina, il prof. Bonaventura Verde (1914-1986), assistente nella Clinica delle Malattie Tropicali e Subtropicali dell’Università di Napoli, vice direttore sanitario degli Ospedali Civili di Genova. Fra le sue numerose pubblicazioni in Italia e in Francia, si richiama alla memoria la sua importante monografia (di oltre 500 pagine) dal titolo“I virus filtrabili in patologia umana”, pubblicato a Milano, dall’Istituto sieroterapico milanese Serafino Belfanti, nel 1948. Il Verde è stato uno dei precursori studiosi delle malattie infettive e parassitarie che poi, di recente, hanno portato la benemerita equipe internazionale di MSF a salvare il medico italiano Fabrizio Pulvirenti dalla terribile ebola.

Per la sua abnegazione e sprezzo del pericolo va ricordato, sempre nell’ambito della visita guidata all’interno del Museo Civico Giovanni Maltese, il Dottor Giovanni Angelo Patalano (1873 1957). Il giovane cerusico, in occasione dell’epidemia di “Vaiolo arabo nero” che colpì la popolazione di Forio durante l’inverno del 1901, procurò personalmente medicinali e attrezzature. Con la sua competenza e dedizione evitò la morte di oltre cento concittadini. In sua memoria il Comune di Forio pose una lapide presso la basilica di San Francesco di Paola.

A conclusione della visita va un doveroso omaggio al Centro di Ricerche Storiche D’Ambra per il costante supporto e aggiornamento di notizie e personaggi meritevoli di memoria. Il medesimo Centro, nella primavera del 2000, organizzò un convegno dal titolo: ”Quella meravigliosa macchina chiamata memoria” cui relatori furono il dottor Crescenzo Di Spigno, dirigente dell’Unità operativa Assistenza Anziani del distretto sanitario di Ischia, e il Generale medico Pietro Paolo Castagliuolo, già Capo del Corpo sanitario dell’aeronautica militare italiana. Il lungo viaggio tra i percorsi della memoria di Di Spigno partì dalla descrizione del funzionamento, dell’area del cervello umano riservata all’immagazzinamento dei dati provenienti dall’esterno e alla loro conseguente elaborazione e conservazione. Esaminò quindi le cause e le conseguenze della degenerazione di questa delicatissima funzione che è la memoria, e fornì un’ampia una spiegazione scientifica, soffermandosi sulle attenzioni da adottare per limitare la perdita di memoria e combatterla quando si trasforma in un processo inevitabile, ma che può essere comunque gestito e limitato. L’esercizio continuo è uno dei metodi più efficaci per arginare la perdita di memoria, da coltivare con costanza e continuità per ottenere risultati soddisfacenti in qualunque età della vita. Un metodo interessante per mantenere attiva la memoria è quindi una visita al Torrione. www.iltorrioneforio.it

Luigi Castaldi

 

Buone notizie da Castelvolturno: Albiol torna a lavorare in gruppo

Maurizio Sarri non fa sconti nonostante la sosta per le Nazionali e i pochi uomini a disposizione. Doppia seduta di allenamento per il Napoli con una buona notizia: Raul Albiol è tornato a lavorare in gruppo. Ecco il report della giornata:

Oggi doppia seduta di allenamento per il Napoli a Castelvolturno.
Gli azzurri si allenano nella settimana della sosta per gli impegni delle Nazionali.
Il campionato riprenderà sabato 19 novembre con il match Udinese-Napoli, anticipo della 13esima giornata di Serie A (ore 18).
Al mattino allenamento per il gruppo di difensori che hanno svolto attivazione e di seguito lavoro tecnico tattico specifico.
Albiol ha ripreso ad allenarsi con i compagni. Nel pomeriggio seconda sessione di allenamento”.

Da sscnapoli.it

Koulibaly: “Sarri fondamentale per la mia crescita. Un onore giocare la Champions al San Paolo”

Kalidou Koulibaly, difensore azzurro, ha rilasciato un’ intervista a So Foot Club. Ecco quanto evidenziato:
“Sono arrivato al Napoli molto giovane e nel pieno della forma fisica, questo mi ha dato la possibilità di concentrarmi sull’ aspetto tattico. Sarri è stato molto importante da questo punto di vista, lavora tanto sulla fase difensiva e questo mi ha permesso di migliorare. I suoi metodi sono molo diversi rispetto a quelli di Benitez. Ora mi sento più maturo dal punto di vista tattico e mentale.
Champions? Poterla giocare è un sogno che avevo sin da bambino. Abbiamo buone opportunità di accedere alla fase successiva visto che manca una favorita nel girone. La vittoria al San Paolo contro il Benfica è stata sensazionale. Questo stadio e questa tifoseria offrono emozioni uniche.
Higuain? Ognuno fa le proprie scelte, ma non capisco perché sia andato via senza dire nulla. Io non l’ avrei fatto.
Napoli? Si parla dei soliti luoghi comuni ma quando sono arrivato ho trovato una città fantastica. Questa città e questo popolo sono speciali, mi hanno accolto benissimo. Cerco di essere gentile con tutti quando cammino per strada, è chiaro che ho anche bisogno di un po’ di privacy.
La scorsa stagione veronica contro la Roma? Sono un difensore molto forte fisicamente ma provo costantemente a migliorare la mia tecnica. Mi sento in fiducia quando ho il pallone tra i piedi e provo sempre a giocarlo. Quello fu un gesto istintivo, senza pensare.
Deschamps? Mi fece molto ridere il fatto che non fosse a conoscenza del mio impiego con il Senegal. La mia è stata una scelta personale fatta con orgoglio, non ho mai avuto contatti con la Nazionale francese. Quest’ anno abbiamo un buon gruppo e siamo pronti ad affrontare le Qualificazioni ai Mondiali di Russia. Il Senegal manca dal 2002, prima c’è  la Coppa d’ Africa.
Sono cresciuto metà francese e metà senegalese, questo mix di culture mi ha fatto subito comprendere i veri valori dello sport”.

Ferrero: “Mai parlato di Muriel con De Laurentiis, non è in vendita”

Massimo Ferrero, presidente della Sampdoria, è intervenuto ai microfoni di Radio Crc nel corso di Si Gonfia la Rete. Ecco quanto evidenziato:
“Gabbiadini? È un fuoriclasse. Può darsi che al Napoli non senta la fiducia del tecnico e del club. Senza dubbio lo riprenderei subito, parliamo di un ottimo calciatore che è cresciuto molto negli ultimi anni.
Muriel? Un campione ma attualmente non è sul mercato. Anche quando non giocava ho rifiutato un’ offerta di 15 milioni per lui. Non ho parlato di lui con De Laurentiis. Tenetevelo stretto il presidente che sta facendo grande il Napoli.
Scansarsi contro la Juventus? Una cavolata assurda, non ci scansiamo con nessuno. Entriamo in campo sempre con la stessa grinta a prescindere dall’ avversario”.

Callejon: “Venni al Napoli per Benitez, mi scrisse un sms”

Le sue parole

Josè Maria Callejon, attaccante del Napoli, è intervenuto ai microfoni di El Transistor, radio spagnola: “Sono molto felice per il mio momento sia personale che professionale, spero di continuare così. Mi rivedo in Lucas Vazquez.  La decisione di lasciare Madrid non è stata facile ma ho voglia di giocare, e penso che fosse arrivato il momento di cambiare. Sono venuto al Napoli perchè volevo giocare con continuità, volevo essere più importante per una squadra. Non ho avuto modo di parlare con Ancelotti. Sono venuto al Napoli perchè mi chiamò Benitez e nel Napoli sono migliorato come calciatore. Avevo deciso di lasciare il Real Madrid prima che arrivasse la chiamata del Napoli.

Non fu Ancelotti a dirmi che il Real non mi voleva più, ma semplicemente ero in vacanza e mi arrivò un messaggio di Benitez. Mi disse che a breve sarebbe diventato il nuovo allenatore del Napoli e che mi avrebbe voluto con lui. Gli risposi che se fosse arrivato alla guida degli azzurri l’avrei seguito perchè mi aveva parlato di un grande progetto insieme. Qui mi trovo benissimo, a Madrid ho lasciato il cuore, ma la continuità che ho trovato nel Napoli è importantissima. Mi ha permesso di crescere tantissimo. 

Mi siedo al tavolo dei madridisti con la Spagna. In Nazionale esiste il tavolo del Real Madrid e quello del Barcellona. Ma sempre accanto a Pepe Reina, siamo inseparabili. 

Higuain? L’ambiente si è scaldato un po’ per l’addio di Higuain, la sua partenza non è stata accettata. La gente a Napoli è molto calda, ci tiene tanto alla maglia e ama i calciatori onesti, nobili. I miei rapporti con lui? Prima che se ne andasse bene. I tifosi a Napoli tengono alla coerenza. 

Gianluca Esposito: “Sono a disposizione del mister.Conta solo vincere”

Le parole di Gianluca Esposito in conferenza stampa

Per la consueta conferenza stampa infrasettimanale, si è presentato in sala stampa il centrocampista delle vespe Gianluca Esposito.

Quelle che seguono sono le sue dichiarazioni rese ai giornalisti presenti al Menti:

“E’ vero questo è un periodo dove non sto giocando molto come all’inizio, non sono contento ma l’importante per me è il bene della squadra e soprattutto vincere. Dobbiamo lavorare bene durante la settimana, per farci trovare pronti quando mister Fontana avrà bisogno di noi.

La nostra forza è sicuramente il gruppo, siamo molto uniti, ci troviamo bene tra di noi anche se ci conosciamo da poco.

La prossima partita è il secondo derby stagionale e noi ci teniamo a vincere per rendere felici i nostri tifosi e per continuare a sognare.

I tifosi sono molto importanti per noi non ci stanno facendo mancare il loro supporto, ci auguriamo che aumentino sempre di più.

Il mio campionato alla Juve Stabia finora lo reputo positivo, ho giocato in 5 occasione alcune partite da titolare e altre, come l’ultima dalla panchina.

Il mio ruolo è quello di centrocampista davanti la difesa ma posso dire che sono a completa disposizione del mister, posso giocare ovunque lui voglia, anche terzino. In questa squadra tutti, compreso il sottoscritto, vogliamo dare una mano per raggiungere l’obiettivo finale.”

Segui le dirette – Juve Stabia, il programma del fine settimana delle Vespette: quattro gare in radio!

Juve Stabia, il programma del fine settimana delle Vespette

Torna in campo il settore giovanile della Juve Stabia e lo fa in questo fine settimana. Questo il programma gare dei giorni 12/13 novembre con gli orari delle dirette radiofoniche:

Berretti: Juve Stabia – Catanzaro sabato 12 ore 14.30 comunale di Casola (diretta radiofonica dalle ore 14:15)

Under 17: Juve Stabia – Foggia domenica 13 ore 14.00 stadio Menti (diretta radiofonica dalle ore 13:45)

Under 15: Juve Stabia – Foggia domenica 13 ore 12.00 stadio Menti (diretta radiofonica dalle ore 11:45)

Under 16: Juve Stabia – Vesevo San Sebastiano domenica 13 ore 10 stadio Menti (diretta radiofonica dalle ore 09:45)

Attività di base, 2003: New team San Giovanni – Juve Stabia sabato 12 ore 17 campo Buonocore di San Giovanni

Attività di base, 2004: Azzurri – Juve Stabia domenica 13 ore 13 campo Parlati di Torre del Greco

Come sempre potrete ascoltarla in diretta radiofonica a questo indirizzo:

Cliccando questo link https://www.vivicentro.it/viviradioweb/

I nostri sponsor:

flyline-sport

CLICCA QUI Fly Line Sport

logo-bordeaux-copia

CLICCA QUI AllScent Beauty Factory Profumerie

lincrocio

CLICCA QUI Typical Italian Food L’Incrocio

fantasie

CLICCA QUI Fantasie giocattoli

al-focolare

CLICCA QUI Al Focolare

Capodaglio: “Pensiamo gara dopo gara. Anche se è bello sognare”

Le parole di Paolo Capodaglio in sala stampa

Per la consueta conferenza stampa infrasettimanale, si è presentato in sala stampa il capitano delle vespe Paolo Capodaglio. Queste le sue dichiarazioni live dal Menti:

 “A parte il risultato, a Catanzaro si sono visti molti dei nostri concetti di gioco. Aldilà del risultato, siamo felici della prestazione. Pensiamo giorno dopo giorno senza pensare al futuro.

Ora non serve a nulla stare in testa, bisogna restarci. Siamo ovviamente felici dei risultati e sappiamo che più passa il tempo più miglioriamo. Si sta creando entusiasmo attorno a noi e ciò ci inorgoglisce.

In merito alla mia esperienza a Caserta, posso solo dire che ho un grandissimo ricordo della piazza, sono molto legato a Caserta ma conta poco, ora gioca con la Juve Stabia e voglio vincere.

Conosco bene molti ragazzi del gruppo e il mister della Casertana, sarà una battaglia. Dobbiamo giocare come fatto finora e portare a casa i tre punti.

Anch’io come Mister Fontana penso che la trasferta di Reggio Calabria forse è stato lo spartiacque della stagione, ci auguriamo di non sbagliare più come fatto al Granillo.

È vero che con la Casertana è un derby ma non pensiamo a questo, sappiamo che siamo primi e che sarà difficile al Pinto. Sappiamo anche che ci seguirà un buon numero di tifosi e cercheremo di vincere per loro. Ora siamo concentrati esclusivamente sulla Casertana e non pensiamo al prossimo turno casalingo con il Lecce. È bello sognare ma noi non ci poniamo obiettivi a lungo termine, pensiamo partita dopo partita.”

Il voto degli yankee causa qualche scossa nei mercati, ma non li fa impazzire

0

 

La vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti, non è stato un elisir per i mercati finanziari, come già era nelle previsioni, ma non si è trattato di un rovescio drammatico, i listini ‘hanno detto la loro’ sul verdetto delle urne, e anche in questo versante le sorprese non sono mancate.

Le aspettative, nel caso trionfasse Trump, erano rivolte ad un maggiore impatto (negativo) un po’ ovunque, ma soprattutto a Wall Street e nelle piazze europee, cosa che non si è verificata nelle proporzioni che si pensava, non c’è stato il temuto ‘panic selling’, le perdite infatti sono più contenute, e si stabilizzano intorno ad un generale -2%. Certo mancano le certezze di una politica economica che fornisca garanzie attendibili, e non solo per gli States, dato che i suoi riflessi saranno di carattere globale, considerata l’importanza dell’economia americana. Ci sono alcuni titoli nei listini che potrebbero addirittura avere prospettive di rialzo, come quelli della difesa e delle infrastrutture.

Si è aperto il discorso su un ‘nuovo ordine mondiale’, almeno per quel che riguarda la politica economica americana, secondo quello che Trump ha preannunciato nella campagna elettorale, per ora i mercati sono cauti, in ogni caso. Il deprezzamento del dollaro c’è stato, non poteva esserci indifferenza verso cambiamenti così radicali, ma poi i mercati europei hanno dato una lettura diversa, e da un cambio euro-dollaro dell’1,3 è rientrato alla norma, con un limite di 1,11. Reazioni simili le ha avute anche lo yen nei confronti del dollaro.

Le piazze europee si stanno rivelando meno esposte al ‘sentiment’ che ha interessato quelle americane, e infatti di veri e propri sconvolgimenti non si può parlare. In Europa risultano più esposti quei settori maggiormente coinvolti con l’economia americana, si rilevano perdite nel settore bancario e delle auto, in evidenza soprattutto a Piazza Affari.

Il dollaro, nel corso della notte, mentre i rendiconti delle urne giungevano con più chiarezza, ha subito colpi che derivano proprio  dalle reazioni ad eventi così importanti per la loro fiducia e stabilità, poi invece, col trascorrere delle ore, le perdite si sono rivelate più ‘ragionate’ e razionali, e dunque meno negative. Valori destinati alla ripresa di un assetto stabile, tanto che le probabilità che la Federal Reserve si risolva all’aumento dei tassi a dicembre, sono più concrete.

Cali incisivi nel prezzo del petrolio. Gli investitori si stanno orientando su beni sicuri, sui cosiddetti beni rifugio, come l’oro, quotato a 1300 dollari l’oncia. Ma si punta anche ai bund tedeschi, ritenuti anch’essi beni rifugio.

Durissime sferzate  sul peso messicano, pienamente pronosticate, i tuoni di Trump hanno esercitato la loro inevitabile influenza. Il riflesso elettorale è costato alla divisa messicana una perdita del 13%, destinata a rientrare nelle prossime ore, ma non di tanto.

A Piazza Affari, al momento il Fitse-Mib è a 2,29%; AEX (Amsterdam) -1,32%, il CAC -1,50%; il Dax (Francoforte) -1,39%, il Fitse 100 di Londra, -0,59%; l’Ibex (Madrid), -2,57%. La borsa svizzera viaggia in positivo, con + 0,99%.

Il Dow Jones è a +0,40% – il Nasdaq +0,53%. L’indice Nikkei in profondo calo con -5,36% – l’Hang Seng Index ( Hong Kong), a -2,16%.

L’oro intanto è schizzato in alto, ma gli investitori hanno  dato fiducia anche allo yen. La borsa di Mosca ha festeggiato alla grande la vittoria del candidato repubblicano, anche se l’amicizia tra Putin e Trump, non è ben vista in tanti angoli del mondo, in primis dall’attuale politica estera americana e dall’Europa. Il principale indice di Mosca RTS, va in rialzo e il rublo segue un andamento di stabilità sia nei confronti della divisa americana che europea. Considerati i rapporti tra il neo eletto presidente degli USA e Putin, è convinzione di alcuni analisti che la Russia potrebbe avere ottime ricadute da queste elezioni.

In termini di stabilità globale, e visti i ‘venti di guerra’ che spiravano ultimamente nelle frontiere europee verso la Russia, con la ripresa degli armamenti ‘per cautela’, l’amicizia tra i due storici avversari politici, potrebbe solo portare del bene al mondo in termini di pace. Queste sono le prospettive in questa delicata direzione, dopo il resoconto del voto americano. Certo è che Putin è stato il primo a rallegrarsene e a complimentarsi col nuovo eletto.

Intanto, per quel che riguarda lo spread, il differenziale tra Btp e Bund è salito, anche se non in modo drammatico, a 159 punti, al momento, ieri era a 153, un negativo meno incisivo di quello che si verificò all’indomani del referendum sulla brexit.

Il rovesciamento dei pronostici non è recepito, secondo l’aria che tira nei mercati, almeno  per ora, come un risultato che sarà in grado di garantire un futuro di stabilità, il nuovo Presidente degli USA non ha alcuna esperienza di carattere politico e militare, e durante la campagna elettorale non è stato affatto rassicurante con la sua irruenza. Il modo aggressivo di porgersi davanti alla gente, i suoi programmi di politica estera, dove non di rado c’era spazio per intimidire anche stati confinanti, come il Messico, hanno creato con il passare dei mesi, un clima di timore per una possibile destabilizzazione della politica estera americana, ma anche per possibili sconvolgimenti dell’ordine interno.

Un uomo impetuoso, che non si pensava fosse in grado di scavalcare la linea di coerenza di un popolo che ama le garanzie e diffida delle novità, un uomo che in campo politico è una sorta di ‘self made man’, ma è dotato di una personalità travolgente. Un uomo che fa terra bruciata delle convenzioni e dei regolamenti sociali e punta a sbaragliare le certezze dell’avversario, semplicemente con la carica esplosiva del suo originale modo d’essere. Queste sono le caratteristiche vincenti di una battaglia durissima, che nulla o quasi ha lasciato al campo neutro della diplomazia, in un confronto condotto con strategie ed eloquenza alquanto distanti tra loro, dove nel versante della Clinton c’erano le armi dell’esperienza e tutti gli stratagemmi che essa rende disponibili, dall’altro c’era un uomo con la sua disarmante, terribile spontaneità, che con la veemenza ha saputo infiammare di speranza le folle.

Il popolo americano aveva bisogno di cambiamento e di voltare pagina, forse è stato anche consapevole di rischiare con il camaleontico Trump, ma intendeva dare una svolta, e non ha confermato la fiducia ai democratici. Non è bastato nemmeno quando Obama ha lanciato al suo Segretario di Stato, Hillary Clinton, una ‘scialuppa di salvataggio’, sostenendola personalmente  sul finire della rovente campagna, in lungo e in largo con i suoi comizi in tanti stati americani, non certo una consuetudine del passato in queste circostanze.  Endorsement importante, ma non vincente, non risolutivo. Eppure Clinton, dopo la minaccia dello scandalo “mailgate”, un ordigno imploso,  o meglio, disinnescato all’ultimo momento dell’FBI,  sapeva bene che fino al giorno prima, nonostante i polls a suo favore, doveva fare i conti con l’agguerritissimo avversario. Lui era lo scoglio che impediva l’approdo, la tappa finale di una brillante carriera politica.

Trump ha raccolto consensi ben sapendo che poteva essere amato o odiato, poco si è curato della sua immagine, e forse altrettanto poco ha seguito i consigli del suo entourage che lo sollecitava alla prudenza, a non impressionare la gente con le sue sortite, non gli è mai importato nulla di nessuno. E’ andato avanti con la sua ostinazione, con l’‘empirismo’ rampante della sua Weltanschauung, e non è mai venuta meno la sicurezza della vittoria, malgrado i pronostici, al punto che, una volta, davanti alla folla dei suoi sostenitori, disse che ‘poteva anche uccidere qualcuno in piazza e non avrebbe perso un voto’.. Una forza della natura, a 70 anni suonati. “Trump triumphs” – titola il New York Times stamattina, non è un’allitterazione, nemmeno uno scioglilingua, ma dovremo assimilarlo, impararlo bene, sperando che in futuro sappia offrirci qualcosa di meglio rispetto al suo quasi turbolento passato.

 Durante la campagna elettorale ha ripetuto in lungo e in largo: “I’m a nice person”. Speriamo.

APPROFONDIMENTO – Juve Stabia: il ritorno dell’Acchiappasogni

La Juve Stabia di Fontana è una squadra che si muove come un unico organismo, puntuale ed organizzato come un orologio svizzero, ma è innegabile che la copertina se la sia presa di prepotenza un calciatore in particolare.

20 settembre 2015, minuto numero 52 di Catanzaro – Juve Stabia: è l’ultimo gol di Francesco Ripa prima della stagione in corso. La rete dell’attaccante porta all’unica vittoria in campionato della gestione Ciullo.
Nella settimana successiva, quella di avvicinamento al derby con la Paganese, Ripa infatti si infortunerà in modo tanto grave da dover stare fuori dal campo quasi 10 mesi.
La rete al Catanzaro è un momento chiave della carriera di Spider: per i suoi detrattori è uno degli ultimi colpi dell’attaccante, ma per chi lo ha sempre sostenuto, e soprattutto per lui, è una piacevole abitudine a cui presto tornerà.

Il ricordo di quella rete scandisce i lunghi mesi di recupero successivi all’intervento chirurgico; la voglia dell’attaccante della Juve Stabia di tornare a provare quella sensazione è una molla più forte della mala sorte.
Nessuno nell’ambiente gialloblù smette di credere che Ripa possa tornare a fare quello che meglio gli riesce, nemmeno quando per mesi la punta è costretto a guardare malinconicamente i compagni dal suo posto nella tribuna vip dello stadio Menti.
I mesi estivi del 2016 rappresentano un nuovo inizio per Spider, che riprende a correre e ad allenarsi da solo per poi farlo con i compagni e agli ordini del nuovo allenatore nel ritiro di Gubbio.

Proprio Fontana resta colpito dalla voglia di rivincita di Ripa, che si allena con un’ intensità non propria a un calciatore che adosso dovrebbe avere la ruggine di dieci mesi trascorsi ai box.

La liberazione arriva il 2 ottobre 2016, quando Spider decide di tornare quello di un tempo e lo fa alla grande: tripletta alla Vibonese e pallone portato a casa.
Il merito della rinascita è di tutti: di Francesco, che non ha mai smesso di lavorare sodo per ritornare al gol, della Juve Stabia, che non ha mai dubitato che il suo super eroe avrebbe riacquistato i suoi super poteri, e dei tifosi, che vedono in Ripa un trascinatore e non solo un calciatore.

Un mese e mezzo dopo i gol, e le esultanze da film, di Ripa in stagione sono già 7.
Al termine della gara di Catanzaro Fontana ha dichiarato che è lecito sognare, ma senza smettere di lavorare a testa bassa.

I sogni gialloblù di tutta Castellammare, con un acchiappasogni come Ripa, però non possono che apparire un po’ più realizzabili.

Raffaele Izzo