Amichevole, Yoko Village-Juve stabia: data e ora del match
Amichevole per i 2005 dell’attività di base della Juve Stabia contro la scuola calcio Yoko Village. Il match si giocherà martedì 22 novembre alle ore 15:30 al campo comunale di San Marcellino. Le Vespe saranno ospiti dell’amico Antonio De Lucia.
L’evento avrà luogo su iniziativa del parroco don Pasquale Mattera, rettore del Santuario del Soccorso a Forio. Il Crocefisso visiterà le parrocchie foriane.
Ischia torna sulla scena della filatelia internazionale con un annullo speciale, in data 18 novembre 2016, e con la distribuzione di due cartoline filateliche a cura di Poste Italiane. La prima raffigura la chiesa del Soccorso con i tondi del Crocefisso e della Madonna, sulla seconda è invece, effigiata la cappella al cui interno è custodita la scultura lignea. Venerdì 18 novembre dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 18.00, sarà allestito un gazebo di Poste Italiane, davanti alla fontana del corso principale di Forio. Gli addetti postali, distribuiranno le cartoline annullate, e inoltre i filatelici e i marcofili potranno acquistare anche altri prodotti filatelici. L’Iniziativa è dedicata al cinquecentesco Crocefisso custodito nell’omonimo santuario dedicato alla Madonna del Soccorso, o cosiddetta della Neve. Infatti, nei giorni 17-19 novembre, il simulacro, cui l’intero comune di Forio è devoto da tempi remoti, a conclusione dell’anno Giubilare della Misericordia, sarà portato in processione per le strade cittadine, sostando anche nelle altre parrocchie locali.
Comunicato per lo storico evento
Il primo annullo filatelico, risalente al 21 marzo 1976, fu francobollo da 150 lire, del lotto per la serie “Turismo”. Il trittico, comprendente il castello di Fenis, l’isola d’Ischia e la valle d’Itria, fu commissionato, per la parte grafica all’artista E. Vangelli, autore tra l’altro di numerose effigi su banconote da cinquecento e mille lire, ebbe una tiratura di 45.000.000 copie. A quarant’anni da quella storica data, che fece viaggiare Ischia per il globo, un altro annullo conferma l’attenzione di Poste Italiane per l’isola, che, da recenti classifiche, resta nelle prime posizioni internazionali come agognata meta turistica. Negli ultimi anni, sono stati emessi altri annulli postali, nel 2013 per il centenario di San Giovan Giuseppe della Croce, patrono dell’isola d’Ischia, nel 2014 per i 150 anni di Garibaldi a Casamicciola Terme, infine nel 2015 per le Frecce Tricolori, sempre a Casamicciola Terme.
Il francobollo con il porto di Forio del 1976
Il Dott. in Conservazione dei Beni Culturali, Carmine Esposito, consulente finanziario in Poste Italiane, e coordinatore filatelico dell’isola d’Ischia, ci ha ricordato le scorse iniziative, e immortalerà l’evento foriano, con l’annullo postale il prossimo 18 novembre. L’esperto filatelico, inoltre, ci ha anticipato di altri annulli che ci saranno nei prossimi anni, in modo particolare per il prossimo mese di giugno. Si prevede, infatti, un altro annullo postale per la ricorrenza del 230° anniversario della realizzazione della statua argentea di San Vito, patrono di Forio. L’opera fu realizzata su bozzetto dello scultore napoletano Giuseppe Sammartino, dagli orefici Del Giudice. Inoltre, in quest’occasione, sarà pubblicato anche un libro sulla storia di San Vito, dalle sue origini, fino al culto a Forio, sulla scia della tesi di laurea del Dott. Esposito.
La chiesa del Soccorso tra le cui mura è custodito la celebre scultura lignea, e il Castello Aragonese, sono i luoghi più fotografati dell’isola. Essi rappresentano l’immagine più utilizzata per promuovere Ischia nel mondo. Probabilmente il contrasto tra il blu del mare e del cielo e il bianco della facciata contribuisce a rendere unico lo spettacolo tanto da farne scaturire una delle più belle cartoline del Mediterraneo. Tra le opere più pregiate custodite all’interno dell’antico monastero c’è un crocefisso ligneo, datato a metà del quindicesimo secolo.
La Cappella del Crocefisso con i puttini di cartapesta
Dedicata al culto della Madonna della Neve, la Chiesa del Soccorso era inizialmente un convento fondato dai frati minori dell’Ordine di Sant’Agostino intorno al 1350. Così rimase fino alla seconda metà del XVII secolo. Nel 1653 il Papa Innocenzo X, con la bolla “Instauratae regularis disciplinae”, lo soppresse e la chiesa fu quindi amministrata dell’Università di Forio. Nel corso dei secoli sono stati eseguiti numerosi interventi di abbellimento e restauro alla chiesa e alle opere e il consolidamento della collinetta mediante un muraglione lungo il perimetro che hanno poi portato alle attuali forme l’intero promontorio. Ove adesso sorge il muro di contenimento, realizzato nei primi anni trenta, si estendeva l’antico convento dei frati agostiniani comprendente appezzamenti di terreno e cellai per la conservazione del vino. Ma a rendere mitico e affascinante il luogo non è solo la configurazione geografica da cui è possibile osservare talvoltail raggio verde, l’estremo saluto del sole che in particolari condizioni atmosferiche si manifesta all’incredulo spettatore, ma anche la leggenda del Crocefisso del Soccorso, altro elemento che conferisce storicità e fascino alla Chiesa. Si narra, infatti, che il crocefisso fosse stato sottratto al mare da un gruppo di marinai diretti in Sardegna e che questi, bloccati a Ischia da una tempesta, avessero così deciso di proteggerlo temporaneamente nel convento. Quando poi tornarono per riprenderlo non riuscirono a portare il crocefisso all’esterno perché l’uscita scomparve. Dopo tre tentativi, desistettero e lasciarono la scultura nel convento, a memoria del loro transito e a protezione di tutti i marinai. L’intera struttura è un luogo magico anche perché, il 5 maggio 2002, è stato benedetto da Papa Giovanni Paolo II in visita pastorale in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, che quell’anno si svolse a Toronto, in Canada. Da quel giorno, la piazza antistante alla chiesa, già Piazzale del Soccorso, è stata intitolata dall’amministrazione comunale al santo polacco.
Uno scorcio del Soccorso intorno agli anni ’20
Nell’autunno 2013, dopo l’intervento di restauro a cura dell’Istituto Europeo del Restauro, polo di eccellenza isolano, di cui ricordiamo il recente restauro dei sarcofagi egizi di Deir El-Bahar, il Santissimo Crocefisso del Soccorso tornò a Forio. I lavori furono una continua scoperta di particolari che la Dott.ssa Gina Carla Ascione della Soprintendenza BAPSAE palesò in una conferenza presso la Basilica di S. Maria di Loreto in Forio. In quell’occasione la Sovrintendente, partendo da uno studio incrociato sulle varie sculture di Cristo eseguite in epoche e stili di pensiero differenti, attribuì la scultura a un autore tedesco della bassa Sassonia. Aggiunse che potrebbe anche essere stato un monaco agostiniano che avesse ivi vissuto diversi anni, e imparato in loco l’arte e la tecnica della scultura e quindi tornato a Forio con il Crocefisso. Anche i puttini di cartapesta sono stati oggetto di recupero statico e restauro. Affidati alla sapiente mano della Dott.ssa Gianna Iozzi, materana ma che predilige Ischia, i quindici angioletti di cartapesta furono restituiti, dopo un’enorme mole di lavoro, alla loro intera bellezza il 28 maggio 2016.
Si auspica che i graditi ospiti e l’intera cittadinanza isolana, siano presenti in questi giorni a Forio, per rendere omaggio al Crocefisso, considerato un’opera d’arte di notevole importanza, e sicuramente per fedeli sarà un momento particolare di preghiera e devozione.
Successive notizie e approfondimenti saranno disponibili sul sito: www.iltorrioneforio.it .
S.S. Juve Stabia, in tutte le sue componenti, esprime cordoglio e vicinanza al calciatore Federico Amenta, in questo momento di profondo dolore a seguito della perdita del caro papà Luciano. Il nostro pensiero, insieme a quello dei tifosi stabiesi, si rivolge a Federico al quale va un grande abbraccio. Le nostre più sentite condoglianze vanno a tutta la famiglia Amenta.
Semaforo rosso a partire dal 1° Gennaio 2017 per oltre 3500 ricercatoti italiani, il loro contratto lavotativo scadrà.
Medici, Fisici, Chimici, Biologi, Ingegneri statistici ed epidemiologi che lavorano nei 21 Ospedali top a livello di ricerca, negli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici,(Irccs), hanno contratti atipici che non gli permetteranno rinnovi in base alle nuove norme dettate dal Governo Renzi sui contratti lavorativi..
Sembra che la Jobs Act continui a mietere vittime in questo campo, queste menti fra poco meno di 2 mesi, si troveranno a spasso al pari di milioni di persone che brancolano nel buio lavorativo.
L’unica via possibile per questi cervelli sarebbe quella di espatriare, di cercare fortuna in altri Paesi dove la ricerca e’ messa in primo piano.
Percorso di Stabilizzazione :
Il Ministero della Salute, guidato da Beatrice Lorenzin, propone un percorso di stabilizzazione, il cui simbolo e’ una piramide, non un convento di clausura.
Il ricercatore accede alla base della piramide con un concorso pubblico, con il quale puo’ ottenere un contratto di “lavoro subordinato a tempo determinato”. Le tappe per arrivare al vertice della Piramide dopo un percorso di penitenza che va dai 10 ai 15 anni sono 3.
I tre passaggi sono legati alle coperture economiche degli Ospedali, e alle solite valutazioni di merito, cio’ sta a significare che per gli aspiranti ricercatori, e’ preferibile essere dello stesso partito o saio politico di chi ti dovra’ valutare.
Al termine di questo “cammino” per raggiungere la sommita’ della piramide, avrai maturato l’eta’ giusta per “non” poter andare in pensione. I contributi versati basteranno a farti vivere nella migliore delle ipotesi con 500 euro al mese.
Amara Constatazione :
Questo provvedimento del Ministero della Salute, potrebbe interessare al massimo 2600 precari su 3500, la spesa prevista non dovrebbe superare i 50 milioni di euro, per tutti i restanti ricercatori si profila un destino amaro, sembra che l’Italia faccia di tutto per farli espatriare.
Questo ennesimo provvedimento della Lorenzin e’ destinato a sfociare in un mare di contratti atipici, sempre a tempo determinato.
Dopo il pari interno contro il Catanzaro, la Juve Stabia allenata da Domenico Panico torna in campo per prepararsi al meglio in vista della trasferta di Caserta.
Sono in vendita i biglietti per la gara SSC Napoli–Dinamo Kiev del 23 novembre 2016 ore 20,45 valida per il Group Stage di Champions League.
Gli abbonati della stagione 2016/17 hanno avuto la precedenza sul posto, fino alle ore 24,00 di domenica 13 novembre.
Modalità di acquisto per gli abbonati:
a. i titolari di tessera del tifoso “Club Azzurro Card” , della Fidelity Card ” Fan-Away” e “Fan Stadium” con caricamento del titolo di accesso in modalità digitale presso tutti i punti vendita e modalità on-line;
b. gli abbonati titolari di voucher elettronico con rilascio di biglietto cartaceo esclusivamente presso i punti vendita abilitati.
Tutti i posti liberi da abbonamenti sono, dunque, in vendita contestualmente.
In attesa di ricevere disposizioni dalle Autorità di Pubblica Sicurezza è vietata la vendita a cittadini di nazionalità Ucraina.
I prezzi dei tagliandi per la gara Napoli–Dinamo Kiev del 23 novembre 2016 sono:
Tribuna d’ Onore € 100
Tribuna Posillipo € 70
Tribuna Nisida € 60
Tribuna Family Adulto € 20/ minore € 5
Distinti € 40
Curve € 20
Non sono previsti biglietti a tariffa ridotta.
Secondo quanto giunge dal belgio, il Napoli sarebbe disposto ad offrire oltre 20 milioni per avere il cartellino di Leon Bailey, ma il Genk avrebbe fatto sapere che la cessione del suo gioiello è da escludere a gennaio. Bailey ha un contratto fino al 2020 con il club belga che vorrà guadagnare il più possibile dalla sua cessione.
Attesa finita, Giaccherini e Rog in campo ad Udine
Il Mattino riferisce che dovrebbe essere giunto il momento di Marko Rog ed Emanuele Giaccherini. Da quello che traspare dagli allenamenti a Castel Volturno, lo staff tecnico con Sarri si è soffermato molto a parlare con Giaccherini che a Udine potrebbe trovare spazio. Dovrebbe essere finita anche l’attesa per il croato Rog che potrebbe giocare qualche minuto alla Dacia Arena.
Tuttosport scrive sulle piste Zaza e Pavoletti per il Napoli: “Intanto, restano in piedi le ipotesi Zaza e Pavoletti. Il Napoli è in attesa di capire se il West Ham riscatterà o meno l’ex juventino (la sensazione è che voglia farlo), mentre Giuntoli lavora per convincere il genoano, sradicandogli dalla mente i pensieri negativi sulla Campania inculcatigli chissà da chi. Oltre alle piste italiane, quelle preferite da Sarri, il Napoli segue anche quelle che portano a qualche gioiellino straniero. Mitrovic su tutti, anche se la richiesta del Newcastle, «costa 30 milioni», è stata scoraggiante”.
Secondo Le Buteur, Faouzi Ghoulam potrebbe non giocare la sfida contro l’Udinese in programma sabato alle ore 18.00 alla Dacia Arena. Il terzino, dopo il match con la Nigeria, ha accusato nuovamente problemi all’adduttore e non sarebbe dunque al massimo. In preallarme c’è Ivan Strinic.
Lasicki: “Il Napoli crede in me, entro due anni dimostrerò chi sono”
Igor Lasicki, difensore del Napoli e della nazionale polacca Under 21, ha rilasciato una lunga intervista alla stampa del suo paese, dal ritiro della nazionale: “Il fatto che il Napoli mi abbia rinnovato il contratto per altri cinque anni vuol dire che il club crede in me. Adesso mi è difficile scendere in campo o andare in panchina, spero nel futuro. A Napoli ci sono sei difensori e per Sarri ci sono solo quattro posti. Mi do due o tre anni di tempo per dimostrare che posso far parte di un club come il Napoli”.
Sul suo percorso a Napoli – “Dopo l’esordio con Rafa Benitez, tre anni fa, ho passato un periodo particolare. Mi accasai in Serie C e trovai la mia continuità, Dopo queste esperienze il Napoli tornò a visionarmi e decise di portarmi in prima squadra, motivo di grande orgoglio per me”.
Sui compagni di reparto al Napoli – “Albiol e Koulibaly sono difensori di livello mondiale, ma nonostante ciò non mi fanno pesare la differenza che c’è con me”.
Sulle cene offerte a Milik – “Quando c’era lui ed andavamo a cena non pagavamo, adesso anche se ci vado da solo vorrei non pagare (scherza ndr.)”.
Sull’infortunio di Milik – “Ha avuto un inizio fantastico a Napoli nonostante avesse molta pressione addosso dopo l’addio di Higuain. I tifosi lo amano ed i medici del Napoli sono molto soddisfatti del suo percorso di recupero. Pensate che devono frenarlo, vuole lavorare sempre di più”.
Tutti hanno guardato la luna, ieri sera: erano sessantotto anni che non la si vedeva così grande e per rivederla così bisognerà aspettarne altri 18. Noi, scrive la Stampa, l’abbiamo guardata con gli occhi di Massimo Gramellini.
Guarda che luna
Esistono notti in cui la natura non trasmette paura, ma meraviglia. Notti in cui, oltre che piccoli, ci fa sentire grandi. Di queste esperienze ad alta fascinazione ipnotica ne abbiamo appena vissuta una, e il modo in cui l’abbiamo fatto è un termometro che misura la temperatura del nostro umore. Così enorme e così vicina la luna non si palesava da sessantotto anni e tornerà a farlo soltanto tra diciotto. Qualcuno avrà tenuto gli occhi bassi e, nei casi più gravi, preferito gustarsi un dibattito sul referendum alla tv. Qualcun altro si sarà goduto lo spettacolo in solitudine: per destino o per scelta, a volte altrui. Mentre i fortunati in grado di condividerlo con chi amano si saranno schierati in due categorie. Quelli che avranno fatto un selfie con la luna, considerandola un’emozione che andava più testimoniata che vissuta. E quelli che l’avranno gustata insieme in silenzio, lasciandosi assorbire dalla sua potenza e imprimendosi nella memoria un momento di eternità.
Il mio pensiero commosso va però a coloro che avranno sollevato speranzosi lo sguardo verso l’astro cantato da Leopardi e, trovata soltanto una schiuma irritante di nuvole, avranno mandato affettuosamente l’universo a quel paese.
Alcuni diritti riservati
vivicentro.it/opinioni
vivicentro/Il Buongiorno sulla Luna
lastampa/Guarda che luna MASSIMO GRAMELLINI
Mentre la legge sulla sicurezza urbana è impantanata al Senato, il sindaco di Milano Giuseppe Sala Milano si fà capofila – come commenta Luigi La Spina – di una richiesta di aiuto che arriva dalle città, chiede più soldati nelle periferie. L’emergenza è evidente: venerdì una sparatoria tra albanesi a Cornaredo, sabato la coltellata (in via Padova, zona di immigrati) ad Antonio Rafael Ramirez, 37 anni, dominicano e immigrato irregolare, morto ieri per le conseguenze della ferita.
La stretta di Alfano resta al palo: rinviata la legge sulla sicurezza
E al Senato è incagliato l’inasprimento delle pene per i criminali
ROMA – L’escalation di violenza che si registra a Milano non sorprende eccessivamente chi dalla Capitale osserva gli andamenti criminali. Assodato che nel giro di quattro anni il numero dei reati complessivi sta calando, e che gli omicidi, il reato in assoluto più grave e di maggiore portata simbolica, sono passati da 555 a 398 in quattro anni, resta il fatto che Milano è considerata la città al top per reati. Nel capoluogo lombardo, infatti, seconda solo a Rimini, i reati sono il doppio della media italiana con 7636 denunce per centomila abitanti (e la media nazionale è di 4430 per centomila abitanti).
I numeri non ingannano. Se si considera l’indice dei 100mila abitanti, a Milano sono al secondo posto per delitti totali denunciati, terzi per borseggi, secondi per furti, secondi per rapine. Ai sociologi e criminologi il compito di interpretare. Probabilmente la ricchezza delle città del Nord attira maggiormente la criminalità predatoria. Fa impressione, però – e il Sole 24 ore ha fatto di recente un ottimo lavoro di analisi -, vedere che là dove c’è concentrazione di benessere, là si registrano anche i picchi nei furti in abitazione, borseggi, frodi informatiche, furti in esercizi commerciali. Il Sud è in testa solo per i furti di autovetture: una piaga che colpisce soprattutto la Puglia, sia nella provincia di Barletta-Andria-Trani, sia a Bari; e poi Catania, Foggia, Napoli.
Contro i luoghi comuni che vogliono le città meridionali come maggiormente a rischio, gli ultimi dati consolidati (al 2015) vedono sì Napoli in testa per le rapine (195 per centomila abitanti, in calo del 9.9%), ma subito dopo Milano (123 per centomila abitanti) che supera così anche Catania (109) e Bari (105). Di contro, sono i piccoli centri a dare l’impressione ancora delle isole felici e a migliorare le medie nei confronti internazionali. A Belluno nel corso del 2015 si sono registrate appena 3 rapine per centomila abitanti; 7 a Sondrio, Isernia, Aosta; 9 a Potenza; 10 a Nuoro, Matera e Rieti.
Se c’è qualche cosa che questo governo e questa maggioranza devono rimproverarsi, però, è che avevano annunciato con enfasi nella primavera scorsa un giro di vite contro ladri e rapinatori, inserendo un apposito ritocco alle pene nel ddl di riforma del processo penale, che però è ancora fermo al Senato. «La prossima sfida – diceva il ministro Alfano nel maggio scorso – è la sicurezza urbana. Faremo una legge e saremo durissimi contro ladri e rapinatori per aumentare anche la sicurezza percepita».
Ecco, complici le divisioni su altri temi, quali i termini della prescrizione o le nuove misure sulla possibilità di pubblicare le intercettazioni, anche le norme che avrebbero dovuto frenare ladri e rapinatori sono rimaste nei cassetti del Parlamento. Era sempre il marzo scorso quando Alfano spiegava: «Vogliamo dotare di maggiori strumenti i sindaci, le forze dell’ordine e la magistratura». Annunciava, il ministro, che il Consiglio dei ministri avrebbe presto licenziato una legge sulla sicurezza urbana «per rendere le nostre città più sicure, anche rispetto al tema dei furti e delle rapine». Non s’è vista.
Difficile dire quanto possa giocare la presenza degli immigrati in questa pressione della criminalità predatoria. A Milano è noto che bande di giovanissimi latino-americani hanno causato l’innalzarsi dei reati violenti. Come dimenticare il caso di quel capotreno a cui, nel giugno 2015, fu quasi amputato un braccio con un machete? La stessa lama fu sequestrata dalla Squadra Mobile alcuni mesi dopo e si scoprì che era stata utilizzata in altri ferimenti e in un omicidio. Quel machete era ormai conservato e passato di mano in mano come un feticcio dai latinos della banda «MS13».
Alcuni diritti riservati
vivicentro.it/attualità
vivicentro/La legge sulla sicurezza urbana resta impantanata al Senato
lastampa/La stretta di Alfano resta al palo: rinviata la legge sulla sicurezza FRANCESCO GRIGNETTI
Milano è capofila – commenta Luigi La Spina – di una richiesta di aiuto che arriva dalle città, mentre la legge sulla sicurezza urbana è impantanata al Senato.Il sindaco di Milano Giuseppe Sala chiede più soldati nelle periferie. L’emergenza è evidente: venerdì una sparatoria tra albanesi a Cornaredo, sabato la coltellata (in via Padova, zona di immigrati) ad Antonio Rafael Ramirez, 37 anni, dominicano e immigrato irregolare, morto ieri per le conseguenze della ferita.
Come evitare l’errore delle banlieues a Milano
Se anche un sindaco di centrosinistra come Sala, manager di lunga esperienza, abituato a risolvere problemi molto complessi e non certo sospettabile di allarmismi demagogici, ammette che l’arrivo degli immigrati in una città come Milano richiede l’intervento dell’esercito, vuol dire davvero che è ora di affrontare la questione con urgenza, ma anche con realismo.
Prima di tutto occorre evitare due atteggiamenti contrapposti, inutili, nel migliore dei casi, spesso molto dannosi perché rendono più complicata una situazione già molto complicata. Il primo è quello di coloro che, facendosi scudo di nobili parole, come «solidarietà», «accoglienza», «compassione», evitano la gravosa, ma doverosa, responsabilità di valutare le conseguenze della trasformazione sociale, etnica, culturale, religiosa di molti quartieri delle nostre città. Il secondo, altrettanto facile e lucroso di consensi a buon mercato, è quello di chi invoca soluzioni impossibili, tanto illusorie quanto semplicistiche.
I fenomeni migratori, in tutto il mondo, si possono e si devono controllare, limitare, ma non si possono fermare.
Tra l’altro, al di là di obbligate considerazioni umanitarie, sul Mar Mediterraneo non si possono costruire muri e l’unica alternativa all’accoglienza sarebbe mandare a morte migliaia di persone. E’ giusto lo sforzo di contenere gli arrivi attraverso accordi con gli Stati di provenienza degli immigrati che prevedano aiuti in denaro e in assistenza per migliorare le condizioni di vita in quelle regioni del mondo. Ma onestà intellettuale richiede di ammettere che sarà difficile, in nazioni senza stabili e credibili governi, in zone di guerre civili, ottenere risultati concreti e, soprattutto, in tempi non lunghissimi.
Di fronte alla crescente inquietudine e, in alcuni casi, di fronte alla vera angoscia di sindaci che non possono più ignorare i problemi che le ondate immigratorie provocano nelle loro città non si può né alzare le braccia in segno di resa, né accusarli di ingiustificati allarmi. Il drammatico esempio delle banlieues a Parigi o a Bruxelles, covi di disperazione, di terrorismo, territori di fatto esclusi da qualsiasi presenza dello Stato, è, per ora, solo un incubo da scacciare, ma, in futuro, è una eventualità da non escludere anche dentro i nostri confini.
Si deve, allora, affrontare la realtà con misure, possibili, urgenti, coraggiose che aiutino l’integrazione dei migranti in due principali emergenze, quella abitativa e quella lavorativa. Occorrono leggi che, da una parte, consentano di trovare sistemazioni decenti per gli immigrati, evitando concentrazioni in ghetti urbani e, dall’altra, favoriscano il loro inserimento nel mondo del lavoro. A fronte di tali interventi, lo Stato deve esigere la frequenza di lezioni per una obbligatoria conoscenza della nostra lingua che comporti anche una accettazione piena e verificabile delle fondamentali regole che la nostra Costituzione impone a tutti i cittadini. Senza tollerare, più o meno tacitamente, violazioni dei principi sui quali si regge la nostra convivenza civile. Violazioni che dovrebbero comportare l’immediata espulsione dal nostro territorio di chi se ne rendesse colpevole, perché non è più ammissibile la consuetudine di fogli di via che vengono ignorati o stracciati appena si esce dall’ufficio che li ha consegnati.
La retorica di una accoglienza che non si fa carico dei problemi suscitati dalle ondate immigratorie è, ormai, insopportabile. Così come è ridicola quella che fa la faccia feroce e lancia proclami irrealizzabili. Gli abitanti delle nostre città meritano di meglio.
Alcuni diritti riservati.
vivicentro.it/opinione
vivicentro/Sala chiede aiuto per evitare banlieues a Milano
lastampa/Come evitare l’errore delle banlieues a Milano LUIGI LA SPINA
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala chiede più soldati nelle periferie. L’emergenza è evidente: venerdì una sparatoria tra albanesi a Cornaredo, sabato la coltellata (in via Padova, zona di immigrati) ad Antonio Rafael Ramirez, 37 anni, dominicano e immigrato irregolare, morto ieri per le conseguenze della ferita. Milano è capofila – commenta Luigi La Spina – di una richiesta di aiuto che arriva dalle città, mentre la legge sulla sicurezza urbana è impantanata al Senato.
“Più soldati per le periferie”. Sala chiede aiuto al governo
Il sindaco di Milano: dopo il Giubileo mi aspetto l’impegno dell’esercito
MILANO – Più soldati nelle periferie. Lo chiede il sindaco di Milano Giuseppe Sala ed è forse l’uscita più «politica» fatta finora dal primo cittadino del capoluogo lombardo. Sala ieri, approfittando di una visita del presidente della Camera Laura Boldrini a Quarto Oggiaro, per anni quartiere di confine in mano alla malavita, ha rilanciato un tema finora caro ai sindaci di destra: il presidio delle forze armate nella città. Presidio che, anche sotto la giunta Pisapia che pure ne aveva negato l’esigenza, in realtà non è mai venuto a mancare, soprattutto nelle zone centrali e vicino alle sedi diplomatiche e che adesso Sala vuole rilanciare nel suo programma per le periferie, tanto che la presenza di soldati era già stata inserita nel suo «patto per Milano» durante la campagna elettorale.
«Ne sto parlando da un anno – ha infatti chiarito in serata – e ne parlerò con il ministro Alfano, sperando di avere un po’ più di militari. Mi era stato spiegato che non era possibile averli subito perché a Roma c’era il Giubileo. Ora che il Giubileo è finito, io reitero la mia richiesta».
Il sindaco Sala: “Anche l’esercito per presidiare la periferia milanese”
Ieri però a molti è sembrato che per il primo cittadino questa fosse innanzitutto la risposta ai due gravi fatti di sangue che si sono succeduti nel giro di due giorni: venerdì la sparatoria a Canegrate tra albanesi, sabato il ferimento a morte di un sudamericano in una delle zone tradizionalmente abitata da extracomunitari: via Padova. «Non voglio essere polemico, ma non ho parlato di via Padova, nella domanda precedente mi hanno chiesto un’opinione sulla situazione della zona. Non penso ai militari in via Padova ma penso che avere a Milano un po’ di militari dell’operazione Strade sicure, quando si saranno liberati da Roma, sarebbe una buona cosa». Secondo il sindaco i militari andrebbero impiegati soprattutto in «luoghi sensibili. In questo modo potremmo impiegare un po’ dei nostri in altri lavori. Obiettivamente più persone ci servono». Il Comune aveva già avanzato questa richiesta e il fatto che ieri pomeriggio sia morto il domenicano ferito sabato, ha rafforzato la sensazione di una svolta più «decisionista» del primo cittadino. «Nessuno di noi ha mai negato» che nelle periferie, compresa quella di via Padova, «esiste un problema di sicurezza. Da Loreto in su agiremo perché il tema della sicurezza è più vivo che da altre parti. Diciamo che alcune comunità sudamericane si caratterizzano per livelli di violenza».
Si tratta comunque di numeri abbastanza limitati: sarebbero un centinaio e non di più i soldati che verrebbero impiegati per Milano. Critiche sono arrivate dalle opposizioni di 5 Stelle, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega Nord, che si sono viste «scippare» un tema, come quello della «sicurezza», sempre caro alla destra. Secondo il segretario del Carroccio, Matteo Salvini, l’uscita di Sala sarebbe «ridicola», perché quando il centrodestra ha mandato l’esercito a Milano «il Pd lo ha cacciato e ora lo richiama». Pronta la replica del primo cittadino: il tema della sicurezza «riguarda tutti i cittadini e non permetteremo a nessuno di impadronirsene».
Alcuni diritti riservati
vivicentro.it/cronaca
vivicentro/Sala: a Milano servono più militari
lastampa/“Più soldati per le periferie”. Sala chiede aiuto al governo PAOLO COLONELLO
L’intervento di Raffaele Costantino al Pungiglione Stabiese
Nel corso della puntata de “Il Pungiglione Stabiese”, programma radiofonico a cura della nostra redazione di ViviRadioWeb abbiamo avuto come nostro ospite telefonico l’ex Raffaele Costantino con il quale abbiamo analizzato il buon momento della Juve Stabia e il prossimo match contro il Lecce.
Nel recente passato hai giocato con la Juve Stabia, carriera che sembrava prendere una certa direzione, poi purtroppo l’esperienza in quel di Pisa ha bloccato le tue aspettative: Sì diciamo che ormai è passato un bel po’ di tempo, sono comunque contento per la mia carriera, e niente si va avanti senza rimpianti.
Appena tre settimane fa, al “Romeo Menti” si è rivista una vecchia conoscenza di Castellammare. Il presidente Roberto Fiore che all’età di 92 anni ha voluto sedersi ancora nello stadio dove le sue Juve Stabia facevano un po’ gioire i tifosi di Castellammare. Qual’é il tuo rapporto con l’ex presidente Fiore: Il presidente mi invitò in occasione della sua festa di 90 anni e fui contento di rivederlo. Ero giovanissimo quando conobbi il presidente Fiore, avevo appena 16 anni e diciamo che gli debbo molto perché comunque mi ha dato la possibilità di giocare nella Juve Stabia e di debuttare nel calcio che conta. Mi farebbe molto piacere rivederlo, se avessi saputo del suo recente ritorno, sarei certamente andato allo stadio a salutarlo.
Il presidente ha promesso di ritornare, condizioni di salute permettendo, l’anno prossimo ad ottobre quando compirà 93 anni, ha espresso la sua volontà di festeggiare a Castellammare. Inviterà sicuramente tutti i suoi conoscenti, gli auguriamo lunga vita: Sicuramente. Il presidente è una persona speciale, speriamo che possa festeggiarne tanti altri compleanni e sarò ben lieto di parteciparli.
In tale circostanza disse di aver venduto Costantino a Lecce, team che in quel momento militava in serie A, per darti la possibilità di debuttare nel calcio che conta, anche se nelle sue parole traspare un po’ di amarezza in una situazione in cui non avrebbe voluto cederti: Sì infatti quando abbiamo parlato di questa cosa, lui sul palco dopo aver detto tale affermazione, rimasi un po’ spiazzato, in quanto ha esordito chiedendomi scusa e sicuramente questa frase mi è rimasta dentro, ma in realtà mi ha dato la possibilità di andar a giocare in serie A e ancora oggi lo ringrazio. Tale frase mi ha colpito con un pizzico di amarezza, non conosco le dinamiche di come sono andate le cose, però all’epoca avevo 20 anni e realizzai il sogno della mia vita.
Ecco invece parlando di questa Juve Stabia attuale tu che comunque sei stabiese e molto legato alla piazza, e ai colori gialloblu, reputi che sia tornato l’entusiasmo di un tempo: Sicuramente parlano i fatti, la Juve Stabia sta giocando bene, esprime un buon calcio e i risultati stanno dando ragione al tecnico che sta facendo un lavoro eccezionale nonostante sia partito con lo scetticismo. Credo che abbia dato delle risposte eccezionali. La squadra gioca bene e ha tanti giovani che hanno voglia di emergere, speriamo che continuino. In città vi è molta euforia, è bello vedere la squadra che si impegna, diverte e ottiene risultati importanti.
Ecco domenica ci sarà Juve Stabia-Lecce tu ovviamente tiferai per le vespe, ma che ricordo hai dell’esperienza di Lecce e del periodo della tua Juve Stabia. Qual è la partita che ti porti nel cuore con entrambe le casacche: Con la Juve Stabia sicuramente tante partite. In particolare, ricordo un Juve Stabia-Lecce che fini 3-2 qui al Romeo Menti. Fu una bellissima partita, un risultato rocambolesco, in quanto veniva qui la corazzata mentre noi eravamo una squadra di giovani. A Lecce ovviamente ho dei ricordi bellissimi perché comunque esordire in Serie A, giocare contro tanti campioni, c’era l’allenatore Tardelli e soprattutto affrontare le squadre della Serie A per un ragazzo di appena vent’anni all’epoca fu comunque un’emozione indelebile. Ma ovviamente domenica tiferò la Juve Stabia, la squadra della nostra città.
Secondo te questo Lecce che da tre anni consecutivi ristagna in Lega Pro, accreditata come favorita e poi puntualmente delude, è un problema di pressione nella piazza, ci sono troppe aspettative o altro?: Purtroppo giocare in una piazza dove ci sono aspettative e dove sei obbligato a vincere non è mai semplice. Poi quando vieni da 2- 3 anni negativi o retrocedi, non è mai facile ricostruire. Il Lecce ogni anno parte con i favori del pronostico e poi puntualmente delude. Non è facile programmare in una piazza importante come Lecce che merita molto di più della Lega Pro. La pressione che ti porta la piazza e il fatto di dover vincere a tutti costi non ti aiuta e quindi non è affatto semplice.
Nell’ attuale Juve Stabia, chi secondo te è il calciatore che ti potrebbe somigliare: È un aspetto che trovo difficile, non per quanto mi riguarda ma direi che sia rivolto un po’ verso tutti i calciatori. Credo che la Juve Stabia abbia degli esterni molto validi, lo stesso Marotta, e tanti calciatori interessanti. Spesso vado agli allenamenti, lavorano con tanta voglia ed intensità è veramente auguro alla squadra di continuare così perché ad oggi sta dando lustro alla nostra città facendo sognare tutti gli sportivi di Castellammare.
Se invece dovessi indicare un calciatore che secondo te sta dando un contributo particolare, chi scegliresti, tu che comunque hai vissuto il calcio, e sai che il gruppo è una componente fondamentale di una squadra: Tutti stanno facendo bene. Di sicuro Ripa in quanto non mi aspettavo che continuasse a giocare a questi livelli e sicuramente è stata una piacevole risorpresa. L’anno scorso è stato un pò nell’ombra, adesso sta dimstrando tutto il suo valore. Complimenti a Jimmy che ha dato grandi risposte e credo stia facendo davvero un lavoro eccellente, lui che è stato un grandissimo calciatore e adesso sta dimostrando di avere doti anche in panchina.
Guardando la classifica, secondo te chi è davvero l’antagonista della Juve Stabia per il primato: Ci sono diverse squadre, il Foggia che già l’anno scorso ha sfiorato la serie B, che insieme a Lecce e Matera che comunque hanno un organico importante. Ci sono tre squadre distanziate di tre punti, alla fine comunque la Juve Stabia dovrà fare corsa su se stessa, non dovrà preoccuparsi delle altre squadre, ma continuare a fare il lavoro che sta attuando con tanta euforia e voglia di fare. Vivere alla giornata senza fare calcoli, continuare a dare il massimo negli allenamenti e alla fine i risultati verranno.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Si diffida dall’utilizzo e/o dalla riproduzione anche parziale del presente articolo senza citazione della fonte
Al termine di Italia-Danimarca under 21, Alberto Grassi, centrocampista dell’Atalanta di proprietà del Napoli, ha dichiarato: “Non è stato un giorno di festa per noi, assolutamente. Ma è stata una amichevole importante, per testare il livello della Nazionale. Atalanta? Domenica sfidiamo un avversario che sta bene come la Roma ma, in questo momento, anche noi stiamo bene e speriamo di continuare a vincere. Io provo sempre ad allenarmi al massimo, mi metto a disposizione di Gasperini. Poi le scelte spettano a lui. Era da un po’ che non giocavo dal 1′, sono stato contento. Al 70′ mi sono venuti i crampi. Se mi pesa non giocare con continuità? Chi fa questo sport, sa che non è piacevole non giocare. Ma aspetto il mio momento, in attesa do il massimo in allenamento. Poi è il mister a decidere”, le sue parole.
NazioNapoli, solo mezz’ora in campo per Zielinski con la sua Polonia
Solo mezz’ora in campo per Piotr Zielinski con la sua Polonia. La squadra di Nawalka si ferma sull’uno ad uno contro una buona Slovenia. Tanti gli assenti per il tecnico polacco. Partita senza infamia né lode per il ragazzo azzurro, che svolge il compitino senza troppe sbavature.