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FOTO ViViCentro – Il racconto in scatti di Napoli vs Sassuolo

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Napoli vs Sassuolo, le foto di Giovanni Somma

Napoli vs Sassuolo era l’occasione giusta per la squadra di Sarri di accorciare in classifica.

Il Napoli impatta in casa, allo stadio San Paolo, contro la formazione di De Francesco per 1-1.

Insigne illude ma nei minuti finali della partita Defrel condanna il Napoli ad un altro risultato diverso da quello della vittoria. Questo il racconto in scatti fotografici del nostro Giovanni Somma.

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Trump sfida Cuba: migliorare l’intesa a favore dei cubani nell’isola e negli Usa

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Fidel Castro è morto, Donald Trump è il presidente eletto degli Stati Uniti. L’effetto di questa coincidenza è che Trump Trump sfida Cuba sull’intesa L’Avana-Washington siglata da Obama appena un anno fa: “Se Cuba non vuole un accordo migliore per il suo popolo, per i cubano-americani e per gli Stati Uniti, metterò fine all’intesa”.

Trump minaccia L’Avana: “Cambiamo l’accordo o è rottura”

Il presidente eletto: migliorare l’intesa a favore dei cubani nell’isola e negli Usa. Ma Obama difende il disgelo: benefici per gli esuli e per indebolire la repressione

L’AVANA – «Se Cuba non vuole fare un accordo migliore per il suo popolo, per i cubano-americani e per gli Stati Uniti, io metterò fine all’intesa». Il presidente eletto Donald Trump ha scelto ancora Twitter per comunicare la sua linea dura a L’Avana. Se il regime non è disposto a cambiare i termini dell’accordo con cui Obama ha ristabilito le relazioni bilaterali a dicembre 2015, lui è pronto a cancellarlo. Ora si tratta di capire quanto questa durezza sia retorica politica, dovuta per compensare gli elettori di origini cubane che lo hanno aiutato a vincere in Florida, e quanto invece sia una linea meditata che riporterebbe agli anni duri dell’embargo.

Ieri mattina alle 9 dall’aeroporto Kennedy di New York è decollato il primo volo commerciale americano per Cuba in oltre mezzo secolo. L’aereo apparteneva alla JetBlue, e poco dopo l’American Airlines ha fatto il suo debutto, da Miami a L’Avana. In realtà i voli diretti tra i due Paesi esistevano già da tempo, ma non erano commerciali come quelli di ieri. Trump però minaccia di bloccarli sul nascere, così come tutti i progetti di investimento per lo sviluppo dell’isola, se Raúl Castro non farà più concessioni, ad esempio liberando i dissidenti, consentendo la libertà di espressione, convocando elezioni davvero libere e democratiche e compensando i cubani americani, le cui proprietà furono confiscate dopo la rivoluzione. «Il presidente eletto Trump – ha spiegato la sua consigliera Kellyanne Conway – è aperto alle relazioni bilaterali, ma in cambio non abbiamo avuto nulla. Fingiamo di fare affari col popolo cubano, quando in realtà li concludiamo col governo e le forze armate, che controllano ancora tutto».

Pochi capiscono le prospettive di sviluppo esistenti a Cuba meglio di Trump, perché consistono soprattutto nel turismo, gli alberghi, i campi da golf e l’edilizia residenziale. Infatti negli anni scorsi aveva visitato l’isola, aveva criticato l’embargo, che non era riuscito a rovesciare il regime, diventando invece la giustificazione del pugno di ferro adottato dai fratelli Castro. Poi però si è candidato alla Casa Bianca, e ha capito che come repubblicano non poteva più tenere questa posizione. Durante uno dei suoi viaggi elettorali in Florida ha incontrato in segreto gli esponenti della comunità cubana, gli eredi di Jorge Mas Canosa, alleato di Ronald Reagan e fondatore della Cuban American National Foundation, promettendo la linea dura contro L’Avana in cambio del voto. L’8 novembre ha vinto e quindi ora deve onorare l’impegno.

La realtà però non è così semplice. Come prima cosa l’amministrazione Obama sostiene che la riapertura delle relazioni è stata voluta da Castro perché ha bisogno di fondi, dopo la fine degli aiuti del Venezuela, e proprio i cubano- americani ormai sono proprietari di mezza isola, che hanno comprato mandando i soldi ai parenti rimasti nel Paese. Pochi capiscono come Trump le opportunità economiche di Cuba, che offrono anche una leva per fare pressione sul regime. Chiudere questi canali, invece, restituirebbe a Raúl la scusa dell’embargo per adottare politiche più repressive, e magari favorirebbe tensioni violente, scatenando una nuova ondata di profughi verso la Florida che metterebbe in crisi gli Usa.

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lastampa/Trump minaccia L’Avana: “Cambiamo l’accordo o è rottura” PAOLO MASTROLILLI – INVIATO A L’AVANA

La vita migliore? A Mantova, tra storia, arte e affari

E’ Mantova la città nella quale si vive meglio in Italia. E a dar retta a quel che si scopre nella capitale dei Gonzaga sarebbe merito dei vigili urbani, del risotto con la salamella e dello scrittore Jonathan Safran Foer. Le visite ai monumenti crescono (+48%), gli hotel le inseguono e via così: Niccolò Zancan è andato sul posto per indagare i segreti di un successo annunciato. E, chissà, forse perfino replicabile.

Storia, bellezza e affari così la cultura rende Mantova la più felice

I segreti della formula premiata dalla classifica La Sapienza-Italia Oggi

MANTOVA – Cosa c’entrano, tutti insieme, i vigili urbani, il risotto con la salamella e lo scrittore Jonathan Safran Foer? Dicono che sia merito di tutti e tre se Mantova nel 2016 è diventata la città dove si vive meglio in Italia. Era storicamente seconda dietro a Trento, fino a quando è successo qualcosa, i cui effetti sono visibili in tre dati che raccontano bene cosa potrebbe essere il futuro italiano: +48% di visite nei musei, +28% per cento di pernottamenti negli hotel, +1,1 per cento nel rapporto fra natalità e mortalità delle imprese (+0,8 in Lombardia, +0,3 in Italia).

Vita semplice  

È successo che, dopo anni di sfiducia, Mantova ha ritrovato soldi da investire sbloccati dal patto di stabilità e orgoglio per se stessa. Ha spolverato i suoi gioielli, ha cambiato le luci delle strade. È stata capitale della cultura, e lo è ancora fino alla fine dell’anno. Resta sempre provincia, certo: vita semplice, nebbia e zanzare giganti, i laghi e il silenzio di certe passeggiate notturne in Piazza delle Erbe senza un’anima viva già alle undici di sera. Però, nel frattempo, si è anche sprovincializzata. Con il primo treno veloce che la collega a Roma. Con la mappatura digitalizzata di tutti i suoi capolavori, fatta da Google con un nuovo sistema a 5 miliardi di pixel. Prima città italiana a finire in rete con una definizione superiore a quella dell’occhio umano.

«Quello che ci contraddistingue, ed è forse la cosa più bella di Mantova, è proprio questo connubio unico fra paesaggio, patrimonio culturale e enogastronomia», dice il sindaco Mattia Palazzi. Ha 38 anni, nato e cresciuto qui, ex dirigente dell’Arci, una compagna e un cane trovatello che porta a spasso di notte per le strade della sua città. Sulla scrivania tiene orgogliosamente una foto con il presidente del consiglio Matteo Renzi. «La prima cosa che ho fatto appena eletto, ormai un anno e sei mesi fa, è stata istituire il vigili urbani di quartiere. La seconda decisione, pagare gli straordinari per le pattuglie notturne degli agenti. La terza, investire 1 milione e 400 mila euro nella nuova illuminazione. Perché la percezione della sicurezza conta quanto la sicurezza stessa».

Per intenderci. Omicidi a Mantova nel 2016? Nessuno. Ma questo è un territorio dove i confini fra la città e la campagna sfumano subito, ed iniziano le cascine e le imprese che lavorano la carne, quelle del legno e del tessile. «Sono orgoglioso di questo riconoscimento», dice il presidente della Confindustria di Mantova Alberto Marenghi. «Vorrei che fosse un punto di partenza e non di arrivo. Perché negli ultimi anni purtroppo nella nostra provincia abbiamo perso molti posti di lavoro. Sono andate bene le aziende che hanno esportato e investito su nuovi prodotti, stanno soffrendo quelle inevitabilmente legate al mercato locale. Penso all’edilizia. Tutto il nostro comparto industriale è calato da 75 mila a 62.500 posti nel giro di dieci anni».

E la cultura, cosa c’entra con l’industria? «Tanto. Sono molto più vicine di quanto non si creda. La bellezza serve anche agli imprenditori. Una città conosciuta ed apprezzata aiuta ad esportare i nostri prodotti nel mondo e ad attrarre nuovi investimenti. Io credo che il futuro di Mantova sarà sempre nel manifatturiero, ma quello che è successo quest’anno va preso ad esempio e potenziato». Ci sarebbe poi anche un fattore difficile da vedere nelle statistiche, ma forse non meno importante, quello che il presidente degli industriali riassume così: «Siamo diventati una città che fa squadra».

Servizi che funzionano  

Gli ospedali che funzionano, la navetta gratuita per il centro storico ogni dieci minuti. I turisti vengono a vedere il Festival della Letteratura, passato da 15 mila a 130 mila presenze nel giro di vent’anni. Scrittori come Julian Barnes, Jonathan Coe, Alain De Botton e Safran Foer. Vengono per l’eredità lasciate dai principi Gonzaga. Ovunque ti giri, una meraviglia. Palazzo Ducale, Palazzo Te. La rotonda di San Lorenzo. La casa del Mantegna. Il teatro scientifico del Bibiena. La possibilità di dormire nella Casa di Palazzo Gonzaga, un hotel museo. Ma non è tutto un sogno, certo. Neppure qui, nella città dove si vive meglio in Italia. C’è la decisione tormentata sulla costruzione di un supermercato forse in antitesi a tutta questa bellezza. C’è la storica cartiera Burgo chiusa, che attende il progetto di ristrutturazione dalla nuova proprietà. C’è il porto fluviale e la via per Venezia, ancora più un sogno che una realtà. Ci sono, soprattutto, le indagini in corso sull’inquinamento lasciato negli anni dal petrolchimico. Saranno queste le prossime sfide da vincere per rimanere in testa alla classifica.

Ma intanto quest’anno Mantova, la capitale del Rinascimento, è rinata. Cultura, sicurezza, cibo. Certe volte bastano solo i nomi per capire di cosa stiamo parlando: tortelli di zucca, agnolini, salamelle, torta sbrisolona…

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Le facce del No: gli italiani che votano per dare una spallata a Renzi

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Arrabbiati, delusi da Renzi: dai pensionati ai patiti della barca a vela, dagli artigiani scottati dalla crisi agli intellettuali innamorati della Costituzione così com’è. Maria Corbi ci accompagna in un viaggio nel popolo del No. I ritratti degli italiani che domenica cercheranno di dare una spallata al governo.

Arrabbiati e delusi da Renzi. I mille volti del popolo del No

Pensionate, patiti di barca a vela e artigiani uniti dalla protesta. Ecco quelli che domenica proveranno a dare un colpo al premier

ROMA – Il «No» come voto di protesta, per una Costituzione da difendere ma soprattutto per un premier da sfiduciare. Perché nel «popolo dei No» sono molti quelli che il 4 dicembre arriveranno alle urne decisi a mettere la loro croce su Renzi. Arrabbiati, delusi, come se quella fosse l’occasione del giudizio universale a cui sopravvivere con l’Arca della cara, vecchia, Costituzione, sordi alle parole di Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: «Mi auguro che i cittadini scelgano sulla base del merito della riforma e non contro il governo». Ettore Thermes, 52 anni, esperto di finanza, velista, chiamato il Beppe Grillo della vela perché critica la gestione e i soldi pubblici a palate bruciati dalla Fiv spiega di «essere contrario al referendum perché non affronta i veri problemi organici del Paese, anzi, li complica», ma anche «perché personalmente ho più fiducia dei tantissimi costituzionalisti che si sono espressi e non di Renzi e Boschi che trovo semplicemente dei furbi ma con scarsissima preparazione tecnica».

Anche Maria Conti, sessantenne di Viterbo, «non condivide nulla di quello che dice Renzi. Fino a poco tempo fa si sbrodolava dicendo che abbiamo una Costituzione che era il non plus ultra, tanto che Roberto Benigni e ci fece anche delle puntate in tv e adesso? La coerenza dove è finita?».

D’altronde anche Alessandra Ghisleri, sondaggista, direttrice di Euromedia, nota che «tutti quelli arrabbiati nel nostro Paese votano no». E Pietro Vento di Demopolis spiega che le persone non conoscono perfettamente la riforma e che «nelle ultime settimane è cresciuta la motivazione a votare contro Renzi». Come fa Fausto Nicolini, poeta, che ammette di non essere contro la riforma della Costituzione, «ma non fatta così e non da Renzi. Sono un poeta con tendenze teatrali e, come tale, immagino sempre una realtà un po’ verosimile un po’ sognata. Mi piacerebbe molto avere al governo un gruppo di persone migliori». Poi c’è chi come Luca Litrico, sarto, si concentra sulla riforma: «L’attuale Costituzione può essere letta e compresa anche da un bambino mentre la nuova non la capisce neanche un avvocato costituzionalista esperto. La Costituzione americana è vecchia di 200 anni, cambiata solo due volte per dare il voto anche a donne e neri, e non si capisce perché si debba cambiare la nostra». E mentre Matteo Renzi consuma chilometri e fiato spiegando che il bicameralismo è come avere due assemblee di condominio che votano la stessa cosa, c’è chi è ormai inconvincibile. Come Daniela Mastalli, pensionata, ex hostess Alitalia. «Mi sembra che cambiare 47 articoli della Costituzione, con un voto dato da un Parlamento semi vuoto sia poco etico. La maggioranza è stata raggiunta, per carità, ma che tristezza. A questo punto il referendum è una presa in giro». A Denny Cicognani, imprenditore, di Imola «fa paura per il futuro dei miei figli il fatto che non ci siano forze politiche capaci di invertire la deriva economica e sociale, e mi sembra chiaro il progetto di continuare a smantellare il Welfare a favore delle lobbies finanziarie, bancarie, assicurative e pseudo cooperative».

Sandro Di Macco, constata invece «che chi vota No spiega nel merito la propria scelta mentre chi vota sì ripete quanto ripetono a memoria il giovanotto e la Maria Elena Boschi senza entrare nel merito. Oggi poi il líder máximo ha detto che chi è contro il sistema voterà Sì. Infatti Briatore, Confalonieri, Marchionne, Rondolino, Velardi e il super filosofo Cacciari sono no global e frequentano da parecchio i pericolosi centri sociali, accompagnati da Re Giorgio. Solo questa ennesima sciocchezza dovrebbe far votare tutti per il No».

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lastampa/Arrabbiati e delusi da Renzi. I mille volti del popolo del No MARIA CORBI

Hamsik: “Il calcio è anche questo, giochiamo bene ma ci manca la fortuna”

Le sue parole

Attraverso il suo sito ufficiale, Marek Hamsik commenta la gara di ieri al San Paolo: “Il nostro è stato un gioco travolgente per tutta la partita, quasi sempre nella loro metà campo. A volte ci manca anche un po’ di fortuna. Gara insistente fino al minuto 82, poi gli abbiamo dato una chance e hanno colpito. Il calcio è anche questo”.

I quattro motivi per i quali Muriel non lascerà la Samp a gennaio

L’attaccante interessa al Napoli

La Repubblica genovese continua a parlare di quel Luis Muriel: “Su Luis Muriel i vertici di Corte Lambruschini continuano a ripetere di non aver parlato con alcun club. Il che può essere un dettaglio, quando sono i procuratori a portarsi avanti con il lavoro. Nel caso del colombiano, poi, c’è sempre il discorso clausola, i famosi 28 milioni di euro che chiunque può pagare per portarsi via l’attaccante. Da una decina di giorni il Napoli ha iniziato a guardare con grossa attenzione a Muriel, che a anche a Crotone pur non segnando è stato fra i migliori in campo. Avere un club pronto a pagare 28 milioni vuol dire rendere impotente la Sampdoria, ma non certo il giocatore. Che resta padrone del proprio destino. E l’impressione è che Muriel, d’accordo con il suo agente Alessandro Lucci (che con la Samp tra l’altro ha un ottimo rapporto), non abbia alcuna fretta di lasciare Genova. Dove si sente coccolato da compagni, allenatore, società e soprattutto tifosi, che in questi giorni si stanno mobilitando, in primis in rete, per non veder partire la propria stella”.

 

Effetto referendum sulle Borse

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Una giornata di passione, per le banche italiane in Borsa, con una serie di segni meno da brivido: è l’effetto referendum. Tanto i fautori del No quanto quelli del Sì interpretano i cali come una dimostrazione del fatto che hanno ragione.

La paura del referendum su spread e banche italiane

Montepaschi affonda (-13,8%) trascinando tutti i principali istituti

Monte dei Paschi -13,8 per cento. E poi Bper (-6,58), Banco Popolare (-5,5), Bpm -(5,04), Unicredit (-4,5), Intesa San Paolo (-3,2). Chiamatelo effetto referendum, o come preferite. Ormai il dibattito è così sclerotizzato da spingersi fino agli indici di Borsa. Tesi del no: i mercati scontano già le probabili dimissioni di Renzi, dunque il giorno dopo non succederà nulla. Tesi del sì: i mercati si preparano alla tempesta perfetta ed ecco perché occorre salvare la continuità di governo. I fatti lasciano poco spazio alle interpretazioni: più si avvicina il fatidico 4 dicembre, più aumenta il numero di investitori in fuga o in cerca facili guadagni. I titoli bancari sono un facile boccone: benché non siano tutte nelle stesse condizioni, è noto che alcune di loro sono più deboli e gravate da antichi problemi. Mps ad esempio: va a caccia di cinque miliardi, peccato lo faccia dopo aver bruciato due aumenti di capitale, uno dei quali sostenuto da un robusto prestito pubblico. Di qui la fatal domanda: che accadrà il giorno dopo l’eventuale crisi di governo? Dopo aver paventato il rischio di governo tecnico, il premier si rifà cauto: «Sul governo del dopo non dico nulla». Secondo alcuni il Quirinale l’avrebbe nuovamente invitato alla cautela: il -1,8 per cento di Piazza Affari è un ottimo argomento.

Il Financial Times conta almeno otto banche a rischio, fra cui la più europea di tutte, Unicredit, anch’essa a caccia di capitali freschi. «Forse era lunedì e non avevano tante cose da dire», risponde stizzito il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan, sempre più costretto nello scomodo ruolo di papabile successore di Renzi in caso di vittoria del no. Il fatto che alcune banche detengano un pezzo di debito italiano contribuisce ad alimentare i dubbi. L’ombrello protettivo della Banca centrale europea c’è, resterà anche dopo l’8 dicembre e comunque vada eviterà quell’aumento incontrollato degli spread che nel 2011 ci portò a un passo dal baratro finanziario. Ma non è abbastanza per mettere al riparo le banche ed evitare l’avvitarsi di rischio sovrano e rischio bancario. «La questione delle banche è fuori dalle nostre competenze», dice Mario Draghi in audizione al Parlamento europeo. «Ci sono regole e direttive europee in piedi». Il riferimento è alle regole del bail-in che in caso di fallimento di una banca azzera anzitutto azioni e obbligazioni. È un’altra delle differenze sostanziali con il 2011: allora quelle regole non erano in vigore.

A Bruxelles gli eurodeputati tentano di trascinare Draghi nel dibattito italiano, ma il governatore Bce evita le trappole. «No comment sulle conseguenze del referendum, né sugli eventuali effetti sulle banche». Un paio di cose le dice, una – per così dire – benevola col governo, l’altra meno: «Gli ultimi eventi confermano che le incertezze politiche sono la principale fonte di instabilità». Ad esempio la Brexit il cui negoziato «dovrebbe iniziare prima possibile». O i rischi di medio termine legati agli andamenti dei prezzi immobiliari in otto Paesi europei, sei dei quali dell’area euro come Austria, Belgio e Olanda. La seconda osservazione è un avvertimento: «Il debito italiano è sostenibile». Ma benché l’Italia sia «uno dei Paesi con il più alto avanzo primario» «non è l’ora di dormire sugli allori» perché «vulnerabile agli shock». Padoan dice che quel debito si è «stabilizzato», ma il problema è sempre quello, poco cambia se vinceranno i sì o no.

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lastampa/La paura del referendum su spread e banche italiane ALESSANDRO BARBERA

Senza Albiol la difesa sbanda: c’è un dato preoccupante

Senza Albiol la difesa sbanda: c’è un dato preoccupante

Il Mattino scrive: Gli azzurri hanno preso gol anche contro il Sassuolo e il saldo negativo rispetto alla passata stagione è di sei reti, sono in questa stagione 15, l’anno scorso dopo 14 giornate erano 9. Senza Albiol, il vero regista della difesa, la linea difensiva sbanda e non a caso senza lo spagnolo il Napoli ha quasi sempre preso gol dagli avversari. Contro il Sassuolo nel complesso la linea difensiva ha funzionato piuttosto bene concedendo però due occasioni pulitissime agli uomini di Di Francesco. Il Napoli continua a fare la partita e a gestire il possesso palla tenendo a lungo il pallino del gioco. Sarri ha schierato Jorginho da playmaker al posto di Diawara e con l’italo-brasiliano la fase di costruzione è€ piu’ brillante ma la manovra comunque non è€ fluida come nella partite migliori. Nonostante la rosa sia piu’€ larga e Sarri abbia impiegato piuÌ’ uomini (Rog e Tonelli però non hanno giocato ancora neanche un minuto) il Napoli sta comunque pagando il doppio impegno, forse più a livello mentale che fisico.

C’era una volta il Napoli, quattro differenze lampanti rispetto allo scorso anno

C’era una volta il Napoli, quattro differenze lampanti rispetto allo scorso anno

La Gazzetta dello Sport scrive sul pareggio tra Napoli e Sassuolo: “Il Napoli che fu svapora in una notte di contraddizioni lampanti, discontinuità confermate e dunque risposte chiare: non è così che ci si avvicina alla Juve, che infatti resta a +8, non è così che si prova a mettere la freccia sulle concorrenti nella rincorsa. Il Napoli che fu non si sente più a casa lì dove pochi mesi fa si sentiva invincibile: una vittoria nelle ultime sei al San Paolo (Champions League compresa). Il Napoli che fu non è più una gioiosa macchina da gol: 24 gol dopo 14 partite – l’anno scorso erano solamente due in più – ma con una media recente (12 nelle ultime 10 partite) che sembra ormai trend, e di non facile soluzione. Il Napoli che fu è un ricordo di solidità difensiva che per Sarri si è fatto tormento: solo due volte nelle ultime dodici gare fra Serie A e Champions la porta di Reina è rimasta vergine e in campionato il Napoli ha già beccato 6 gol in più rispetto a un anno fa. Con un Koulibaly così sembra offensivo parlare di legge di Albiol, ieri lasciato a riposo per non rischiare ricadute, ma non può essere più un caso che senza lo spagnolo la difesa non sia stata praticamente mai impermeabile. Ma soprattutto: il Napoli che fu aveva altro ritmo, rapidità di esecuzione, imprevedibilità. Aveva ripartenze molto più letali, schemi realizzati con altra fluidità. E li rendeva tesoro. Dunque, soprattutto in casa, riduceva all’impotenza le avversarie”.

De Laurentiis, tutta da decifrare la sua assenza in tribuna

De Laurentiis, tutta da decifrare la sua assenza in tribuna

La Repubblica prova a dare un’altra chiave di lettura riguardo il pareggio interno del Napoli contro il Sassuolo. Un risultato che ha lasciato tanta delusione nell’ambiente partenopeo: “I prezzi stracciati si sono rivelati un mezzo boomerang, con la contestazione degli ultrà a De Laurentiis. Ma sono destinate a fare discutere anche le mosse di Sarri, con l’esclusione dai titolari di tutti gli acquisti estivi e un paio di sostituzioni poco comprensibili, nel finale. Tutta da interpretare la defezione in tribuna di De Laurentiis. L’unico a sorridere è stato Di Francesco”.

Maggio: “Era una ghiotta occasione per avvicinare la Juventus”

Le sue parole…

A parlare al termine di Napoli-Sassuolo, finita in parità e giocata allo stadio San Paolo, è stato Christian Maggio, come riporta l’edizione odierna de Il Mattino: “Immaginavamo che il Sassuolo avrebbe potuto metterci in difficolta’€ con le ripartenze, loro sono bravi a giocare in velocitaÌ’. Era una ghiotta occasione per avvicinare la Juventus invece lasciamo per strada due punti. Giochiamo bene ma concretizziamo poco, solo il risultato ci penalizza”.

Lapo Elkann: Rampollo D’origine Controllata (Lo Piano Saintred)

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Lapo Elkann, rampollo “Doc” della casata Agnelli, e’ riuscito ancora una volta a mettersi nei guai; e’ stato arrestato dalla polizia di New York per avere simulato il proprio sequestro. L’accusa mossa nei suoi confronti  e’ di falsa denuncia.
 
Lo scopo della sua messa in scena, sarebbe stato quello di estorcere 10 mila euro alla propria famiglia, tentativo stupido quanto banale, messo in opera – dicono – da una mente sempre offuscata da fiumi di alcol e droghe. 
 
I fatti : 
 
Il ”giovane”, dopo aver sperparato tutto i soldi in suo possesso in compagnia di una escort, con cui avrebbe passato alcuni giorni di bagordi a base di sesso, cocaina e marijuana, trovandosi a corto di liquidita’, avrebbe avuto la “geniale” idea di simulare un tentativo di sequestro. Cosi’ le sue vacanze nella Citta’ di Manhattan, con la sua dolce meta’ in affitto, sarebbero potute proseguire in “serenita’”.
 
La Polizia di New York, e’ stata piu’ furba, dopo essere stata allertata dalla famiglia Agnelli, e’ riuscita in poche ore a venire a capo della squallida vicenda; al momento della consegna del denaro, hanno trovato lo stesso ideatore del “colpo” pronto ad incassare il malloppo mandato dai suoi familiari.
 
La potenza dei soldi :
 
L’udienza e’ stata fissata per il prossimo mese di Dicembre, sicuramente sara’ condannato, ma non scontera’ la pena visti i suoi nobili precedenti, paghera’ una lauta cauzione e tutto finira’ in una bolla di sapone.
 
Della vicenda non si sarebbe saputo nulla se 2 giornali ( New York Daily e Daily Best) non l’avessero data in pasto all’opinione pubblica americana, Solo per qualche giorno si gridera’ allo scandalo, poi tutto sara’ conservato negli archivi storici dei giornali di cronaca ”rosa”.

Insigne: “Ci gira tutto male, veniamo castigati al primo errore”

Insigne: “Ci gira tutto male, veniamo castigati al primo errore”

“Stiamo uscendo bene dalle retrovie, proprio come vuole Sarri. Continuiamo così e vinciamo la partita”, Lorenzo Insigne parlava così al termine del primo tempo. Parole che non ha potuto ripeterle al novantesimo perchè le cose non sono andate come si voleva e il Napoli ha sbattuto il muso contro i propri errori, come riferisce l’edizione odierna de Il Mattino. “Ci ho provato, è andata bene ma purtroppo non è bastato. So di dire una cosa scontata ma è tutta la squadra che mi mette in condizione di arrivare al tiro. E’ un periodo che gira male, veniamo sistematicamente castigati al primo errore. Avremmo strameritato i tre punti”. Lui sta venendo fuori da un tunnel lungo due mesi. Insigne è€ sulla strada giusta: “Sto bene, però c’è€ tanto e sempre da lavorare. Sia per me che per la squadra”. Nessun cenno alla questione contrattuale, non è€ tempo per certi discorsi.

ESCLUSIVA – Pasquale Logiudice: “Soddisfatto di questa Juve Stabia, ma ci penalizza il sintetico…”.

L’intervento di Pasquale Logiudice al Pungiglione Stabiese

Nel corso della puntata de “Il Pungiglione Stabiese”, programma radiofonico a cura della nostra redazione sportiva e in onda tutti i lunedi su ViViRadioWEB abbiamo avuto come ospite telefonico il Direttore sportivo della Juve Stabia Pasquale Logiudice. Tanti i temi trattati con il dirigente stabiese, ecco alcuni frammenti della lunga intervista concessaci:

Dopo un mese dal suo ultimo intervento al Pungiglione, la Juve Stabia ha giocato contro il Lecce, Foggia e parzialmente contro il Matera. Qual’è il suo bilancio in merito a queste gare?

Avevo delle idee che ho già manifestato al Presidente, ritengo il Matera la squadra più forte in assoluto, per i giocatori di grande esperienza che ha in organico, per l’allenatore e onestamente domenica per quanto visto credo di aver avuto delle conferme. Quello che abbiamo visto in queste partite ci dice anche che la Juve Stabia può tranquillamente giocarsela alla pari con loro. Al di là del Foggia dove abbiamo vinto abbastanza facilmente, con il Lecce pur non vincendo, siamo stati padroni del campo per 70 minuti, mentre con il Matera dopo i primi dieci minuti di sofferenza, la squadra ha segnato e da lì in poi stavamo mantenendo il possesso palla. Non era facile giocarci contro, avevano tanta rabbia e comunque avevano perso ad Andria, siamo stati bravi ad aggredirli e si può tranquillamente dire che anche noi abbiamo reagito alla sconfitta contro il Lecce.

Direttore in città si parla della continua indisponibilità da parte dei vari Zibert, Salvi, Montalto e Amenta che stanno avendo difficoltà ad emergere. Lei si aspettava un avvio difficile sul conto di questi calciatori che comunque hanno un curriculum importante?

No, assolutamente. Ci tengo però comunque a sottolineare che nel caso di Montalto, se attualmente non sta giocando, è perché probabilmente si è avuta la grande ascesa di Ripa. Stesso dicasi su Zibert e Salvi visto che Izzillo e Mastalli sono inamovibili perchè stanno facendo benissimo. Ovviamente non possiamo giocare con “18 calciatori”, ed è chiaro che se non stanno giocando per il rendimento di altri e naturalmente per meritarsi il posto da titolare dovranno dare qualcosa in più. Non è che ci siano delle difficoltà, poi è chiaro che per ogni singolo ha una storia a se. Qualcuno ha avuto problemi di ordine fisico e purtroppo ogni tanto ci dimentichiamo dove giochiamo. Sono convinto che la struttura campo ci penalizzerà, perchè i calciatori stanno facendo uno sforzo sovraumano. Non esterniamo in toto il problema, ma lo staff medico sta facendo di tutto per evitare infortuni. Ed infatti abbiamo proprio problemi di tale natura muscolare e non da trauma, dovuto all’attrito del manto erboso. Altri calciatori quando vengono a giocare qui a Castellammare, per due giorni hanno problemi di mal di schiena e noi dobbiamo considerare che non solo ci giochiamo, ma svolgiamo anche gli allenamenti. Sembra un fatto banale, che in realtà fa perdere anche la reale dimensione del lavoro profuso dalla società, mentre si tende a guardare solo al risultato, ma non dimentichiamoci la vera realtà che si sta vivendo.

Va fatto un elogio ad Atanasov, un calciatore che dopo Polak sta dimostrando il proprio valore, e grazie alla sua ascesa stiamo avendo un punto di riferimento in più in difesa:

Atanasov, fu preso l’anno scorso proprio per le sua fisicità, si vedeva che era un calciatore che in passato non aveva lavorato molto dal punto di vista tattico, sia di gruppo e individuale e ha avuto la fortuna di partire in ritiro con noi e quindi ha avuto la continuità di lavorare e apprendere le direttive dell’allenatore. Chiaramente la struttura fisica è una dote naturale, adesso sta continuando a migliorare in base agli insegnamenti del mister.

Dopo 15 giornate possiamo dire che la Juve Stabia ha difficoltà soprattutto nel sostituire i due terzini? E’ un dato di fatto che se manca Liviero o Cancellotti, chi sta in panchina, non rende alla pari. Situazione diversa per il centrocampo dove i cosidetti “sostituti” Mastalli e Izzillo hanno tolto il posto ai possibili titolari Zibert e Salvi:

Sul lato destro abbiamo Petricciulo, parliamo di un classe’95, ma avrebbe bisogno di fare un po’ di esperienza, chiaro che adesso non possiamo fare tirocinio. Si tratta di un calciatore che per struttura fisica, sicuramente si potrebbe valutare in futuro dopo un po’ esperienza. Dal lato opposto, Liotti sta alternando delle prestazioni positive ad altre meno, è chiaro che pure sul suo conto non mi posso sbilanciare perchè ci ha dato una mano anche al centro della difesa per cui penso che il suo campionato sia comunque positivo. È normale che Liviero ha maggiore padronanza in quel ruolo ed è un calciatore che ha caratteristiche diverse rispetto a Liotti.

Dopo 15 giornate qual’è la caratteristica che più le piace di questa Juve Stabia nel vederla giocare, e all’opposto se ci sono eventuali errori o fattori negativi che si possano evidenziare?

Sicuramente la Juve Stabia gioca sempre per imporre il proprio gioco, ha un’idea ben precisa, entusiasma, riesce a trascinare il pubblico. Grandi meriti vanno attribuiti all’allenatore per il modo di giocare cha ha trasmesso ai calciatori.

Cosa piace meno?

La voglia di cercar di vincere, di ottenere il risultato a tutti i costi, a volte non ti fa ottenere la lettura della partita. Non si può pensar di andare sempre a mille, è umanamente impossibile ed infatti ci sono delle fasi della partita che andrebbero gestite in modo differente. Va bene così, visto che sono particolari dove occorre anche un po’ di esperienza ed infatti se guardiamo l’età media della rosa, siamo la squadra più giovane che sta a lottare per il vertice.

Direttore in questo momento lei già sta pensando al mercato, o deciderà dopo la partita contro il Melfi per capire in che direzione virare?

Premesso che nel mercato di gennaio si può solo sbagliare. L’anno scorso abbiamo avuto la fortuna di fare dei correttivi in quanto eravamo in grande difficoltà e non potevamo che migliorare. In questa circostanza, un po’ come due anni fa con Pancaro in panchina, ritengo che non sia facile andar a migliorare una squadra che comunque sta facendo bene e soprattutto non ha avuto dei calciatori che hanno giocato poco. Poi è normale che mi aspetto sempre che ci saranno piccole variazioni da apportare, ma non saranno molti accorgimenti da fare in quanto non serve mettere dentro più persone in questo gruppo, ma soprattutto con una filosofia di gioco dove l’allenatore ci sta lavorando da tre mesi, non c’è la tempistica per poter lavorare nei mesi successivi. Pertanto non credo che ci saranno grossi stravolgimenti.

Ufficiosamente ci sono aggiornamenti circa il recupero contro il Matera?

Non credo che si possa giocare a breve, i tempi sono troppo stretti anche per loro. È vero che il regolamento dice che bisogna giocare nei 15 giorni, ma è anche vero che ci sarà il turno infrasettimanale. Speriamo di trovare un punto di incontro con la società lucana, anche se non è mai facile trovare un’intesa con il Matera.

Un’ultima considerazione sul prossimo turno che vedrà la Juve Stabia giocare contro la matricola Virtus Francavilla, quali possono essere eventuali insidie, sottovalutare l’avversario?

Ad inizio campionato avevo annoverato il Francavilla tra le squadre a ridosso delle prime quattro, un organico importante insieme al Cosenza e lo stesso Fondi. Infatti l’anomalia c’è stata nella prima parte di campionato, non vi nascondo che avrei preferito affrontare il Francavilla due mesi fa, visto che nelle ultime 6 partite hanno fatto 14 punti, senza mai perdere. Domenica ha pareggiato al ’90, e nell’ultimo periodo, insieme alla Fidelis Andria, ha trovato una quadratura, parliamo di due squadre che hanno fatto più punti di tutti, il calendario adesso vedrà la Juve Stabia impegnata in due partite difficile.

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L’Angolo di Samuelmania – Peccato, ma testa all’Inter: voglio fare un appello ai tifosi!

L’Angolo di Samuelmania – Peccato, ma testa all’Inter: voglio fare un appello ai tifosi!

Napoli-Sassuolo finisce in parità. Il Napoli ha fatto la partita, il Sassuolo ha giocato molto di meno il pallone ma purtroppo, è brutto ripeterlo sempre, ma il problema sorge in attacco anche se Insigne ha fatto un grande goal. Non è bastato perché il Sassuolo ha pareggiato con Defrel, accostato più volte al Napoli. Abbiamo preso un punto, ma adesso pensiamo all’Inter, venerdì sera. Faccio un appello a tutti i tifosi: state vicino alla squadra. Forza Napoli!

a cura di Samuele Esposito

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Sassuolo, Cannavaro: “Desideravo cantare sotto la Curva”

Le sue parole

Paolo Cannavaro ha rilasciato alcune dichiarazioni a Mediaset Premium: “Desideravo cantare sotto la Curva, l’ultima volta mi ero fatto male dopo 20 minuti e non ho potuto salutarli. Il punto di stasera è un punto di partenza, spero che questo risultato ci possa fare svoltare in un periodo davvero sfortunato. Il palo di Callejon può essere un segnale in questo senso. Di Francesco al termine del primo tempo ci ha chiesto di restare in partita. Giocare contro il Napoli è molto difficile, ho detto a Lorenzo che mezzo gol suo è mio. Lui è cresciuto con me, è sempre un piacere rivederlo. Lorenzo ci può e vi deve stare in questo Napoli. Gli azzurri hanno una grande profondità ed abbiamo cercato di limitarli. Il Napoli è stato sfortunato con l’infortunio di Milik, puoi tamponare fino ad un certo punto ma la sua assenza pesa”.

Koulibaly: “Dispiaciuto di aver subito gol e di non aver trovato il secondo”

Le sue parole

Ai microfoni di Kiss Kiss Italia, in mixed zone, ha parlato Kalidou Koulibaly: “Sapevamo che era una partita difficile col Sassuolo che gioca bene, noi abbiamo giocato bene tutta la partita: nel momento in cui loro hanno fatto gol abbiamo sbagliato, ma tutta la gara tatticamente abbiamo fatto meglio di loro. Dobbiamo ripartire da stasera per le prossime partite, la difficoltà è fare gol. Sappiamo che è difficile rimanere con la porta inviolata, ma ci dobbiamo riuscire perchè è di vitale importanta per noi. Abbiamo avuto tante occasioni per raddoppiare, non ci siamo riusciti e sono rammaricato di questo stasera. Continuiamo su questa strada, se giochiamo bene e abbiamo fiducia possiamo far gol in qualsiasi momento, dobbiamo però subire meno possibile per avere più fiducia davanti. Mi dispiace che stasera abbiamo subito gol, ma lavoriamo per far meglio nelle prossime partite: siamo fiduciosi. 100 gare col Napoli? Mi fa molto piacere aver giocato 100 gare qui, una squadra fantastica per me: io sono contento e la mia famiglia sta benissimo qui, voglio farne anche 200! Sono dispiaciuto per questo pareggio, faremo di tutto per vincere venerdì con l’Inter. Inter? Ci vuole un grande Napoli come in tutte le partite, sono tutte difficili, sia quella di venerdì che martedì col Benfica: faremo di tutto per vincerle”.

Napoli-Sassuolo, i voti di Vivicentro: incredibile!

Questi i voti di Vivicentro.it

Incredibile ma vero, il Napoli non va oltre al pari allo stadio San Paolo contro il Sassuolo. Questi i voti di Vivicentro.it:

Reina 6, Hysaj 5.5, Koulibaly 6, Chiriches 5, Strinic 6; Allan 6, Jorginho 6.5 (dal 77’ Diawara 6), Hamsik 7; Callejon 6.5, Gabbiadini 5.5 (dal 64’ Mertens 5.5), Insigne 7 (dal 86’ Giaccherini sv). A disp. Rafael, Sepe, Maggio, Maksimovic, Zielinski, Rog, Ghoulam, Tonelli, El Kaddouri. All. Sarri 6

a cura di Ciro Novellino

Sarri: “Giochiamo bene ma siamo sfortunati. Rog? E’ quasi pronto”

Sarri ai microfoni di Premium Sport

Sarri, ai microfoni di Premium Sport, ha dichiarato: “Si continua a fare prestazione d’alto livello e i risultati non arrivano. Oggi è stato un dominio assoluto, ma non abbiamo colto una vittoria palese. Ci manca qualcosa dal punto di vista della cattiveria per chiudere le partite. Non concediamo quasi niente, ma appena concediamo qualcosa gli avversari segnano. Il momento è anche sfortunato, il palo di Callejon sfida la fisica perché la palla stranamente viene fuori. Il momento è così, ma c’è bisogno di più rabbia. Manca attaccante? Non lo so, la squadra sta creando tanto e la sensazione è che si potrebbe segnare di più. Abbiamo fatto momenti di partita bellissima, poi ci sono altri momenti in cui quasi ci compiaciamo senza affondare il colpo. Su questo dobbiamo lavorare. Sembra quasi una squadra non matura dal punto di vista della mentalità, una squadra ancora adolescente. Albiol? Viene da due mesi di inattività, ha fatto una gara quattro giorni e allora oggi abbiamo deciso di fargli fare due-tre giorni di lavoro intenso senza sottoporlo a un tour di partite intenso. Cambio Gabbiadini-Mertens?“E’ entrato Mertens perché la partita ci proponeva più spazi e lui è bravo in questo. E’ un cambio dettato dal momento della partita. La gara era completamente in mano nostra, sembrava potessimo chiuderla. Insigne? Le note sono più che positive, non solo da Insigne. La squadra ha fatto una partita di una qualità non comune, a tratti di grandissimo livello. Sono soddisfatto per la prestazione. Rog e Maksimovic?“Maksimovic ha fatto 5-6 partite in un breve periodo di tempo, la sensazione è che in questo momento Koulibaly necessiti di un compagno capace di guidarlo. Maksimovic è arrivato da poco tempo e ancora non è completamente padrone dei movimenti, mentre Chiriches, essendo con noi da un anno, conosce le nostre letture difensive. Rog invece è un ragazzo giovane, viene da un’altra cultura ed è arrivato senza sapere una parola d’italiano. Ora lo ritengo quasi pronto, se stasera fosse arrivato il 2-0 probabilmente”.

SSC Napoli: “Insigne apre il match ma la fortuna non è azzurra”

Insigne apre il match ma la fortuna non è azzurra

Napoli – Callejon colpisce potente di destro a cavallo dell’area, del minuto 92 e dell’ultimo assalto della partita. La palla traccia l’erba e schizza veloce nell’angolo con Consigli fermo a guardare ed accennare una preghiera. Palo pieno! E’ la fotografia di questo Napoli-Sassuolo che gli azzurri comandano dall’inizio alla fine ma che termina sull’1-1 impietosamente. Uno strepitoso gol di Insigne aveva aperto la sfida, con un magnifico arcobaleno sotto la traversa. Il terzo sigillo di Lorenzo in una settimana. E’ praticamente solo Napoli fino all’82’. Defrel appena entrato va col sinistro al volo sull’unica occasione del Sassuolo dell’intero incontro e pesca il numero sulla ruota del San Paolo. Poi l’assalto generoso e incessante fino all’ultimo respiro. Il tiro di Callejon, la Dea si toglie la benda, il palo ribatte la palla. La Fortuna non è azzurra.