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Napoli-Torino, da domani è possibile acquistare i biglietti: prezzi e info

Da domani, martedì 6 dicembre alle ore 10, saranno in vendita i biglietti per Napoli-Torino, 17esima giornata di Serie A in programma al San Paolo domenica 18 dicembre (ore 15)

I tagliandi si possono acquistare nelle abituali ricevitorie autorizzate.

Questi i prezzi

SETTORE Prezzo
Tribuna Posillipo Euro 70
Tribuna Nisida Euro 45
Distinti Euro 35
Tribuna Family Euro 10
Curve Euro 20
Ridotto Tribuna Family: Euro 5

La SSC Napoli ricorda che per i possessori di tessera del tifoso Club Azzurro Card e di Fidelity Card, è possibile acquistare anche on line.

Per effettuare l’acquisto è sufficiente collegarsi al sito di Listicket qui.

Gli utenti saranno indirizzati al sito Listicket di Lottomatica, nel quale, dopo essersi registrati, potranno acquistare il biglietto caricandolo elettronicamente sulla Club Azzurro Card ( Tessera del Tifoso) e/o Fan- Away(Fidelity Card). Alla transazione potranno essere aggiunte, da Listicket, commissioni di pagamento.

Questa modalità di vendita prevede che il titolo di accesso venga associato alla Club Azzurro Card e/o Fan-Away, che, quindi, dovrà essere utilizzata sia per inserire il numero identificativo al momento dell’acquisto, sia per l’accesso ai tornelli dello stadio tramite la lettura del codice a barre.

Il posto assegnato allo stadio sarà indicato sul documento segnaposto la cui stampa, è disponibile all’indirizzo internet:

inserendo le informazioni richieste sulla pagina e procedendo, nella pagina successiva, attraverso il link Stampa Segnaposto.

Il documento segnaposto deve essere obbligatoriamente stampato e presentato ad ogni richiesta del personale di controllo presente allo stadio. Ma il documento segnaposto, da solo, non rappresenta titolo d’accesso valido per l’ingresso.

Infatti per accedere allo stadio, è indispensabile portare con sé la propria Club Azzurro Card , il documento segnaposto ed un documento di riconoscimento.
La SSC Napoli ricorda che per gli utilizzatori della Club Azzurro Card ( sia abbonati, che utenti di singolo evento), per ogni settore vi sono degli ingressi riservati.

 

Da sscnapoli.it

Jorginho, l’ agente: “Mi aspetto che giochi dall’ inizio domani. Il Benfica è un avversario fastidioso”

Ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli è intervenuto Joao Santos, agente di Jorginho. Ecco quanto evidenziato:

 
“Domani sera mi aspetto che possa giocare titolare, all’ andata ha disputato una grande gara contro il Benfica. Alla fine deciderà Maurizio Sarri ma l’ augurio è che tutta la squadra possa fare una buona prestazione. Servirà grande compattezza, i portoghesi possono fare male al Napoli se gli si concedono troppi spazi”.

Benfica-Napoli, sono 22 i convocati di Maurizio Sarri

Allenamento mattutino a Castelvolturno per il Napoli.

Gli azzurri preparano il match di Lisbona contro il Benfica di domani sera (20,45).

La squadra ha svolto attivazione col pallone e di seguito partitina a campo ridotto.

Chiusura con seduta tecnico tattica.

Nel pomeriggio partenza per Lisbona. I convocati:

Reina, Rafael, Sepe, Albiol, Maksimovic, Chiriches, Ghoulam, Hysaj, Strinic, Koulibaly, Maggio, Allan, Diawara, Rog, Hamsik, Jorginho, Zielinski, Giaccherini, Callejon, Mertens, Lorenzo Insigne, Gabbiadini.

 

Da sscnapoli.it

Insigne potrebbe partire dalla panchina a Lisbona

Insigne potrebbe partire dalla panchina a Lisbona

Raffaele Auriemma sulle pagine di Tuttosport scrive: “E’ il giorno prima degli esami. Quelli senza appello che diranno se il Napoli è maturo abbastanza per guadagnarsi gli ottavi di Champions nella serata bollente di Lisbona e contro una squadra che deve solo vincere per passare il turno. I dubbi di Sarri sono gli stessi dell’alunno che ha studiato tanto e teme il contraccolpo psicologico che ti blocca la memoria. Gabbiadini o Mertens? Il rebus potrebbe essere risolto utilizzando entrambi e cominciando Benfica-Napoli con Insigne momentaneamente in panchina”.

Champions, se il Napoli passa il girone arriveranno altri 20 mln

Champions, se il Napoli passa il girone arriveranno altri 20 mln

La Repubblica ricorda che accomodarsi tra le prime sedici d’Europa è un traguardo fondamentale per le ambizioni del Napoli. Tutto passerà dal match di domani sera a Lisbona. Vittoria o pareggio con il Benfica, così si va avanti e si supera il primo crocevia della stagione. Gli ottavi di Champions rappresentano un obiettivo di valore non soltanto dal punto di vista sportivo. L’incrocio del Da Luz (arbitra lo spagnolo Lahoz, lo stesso del 4-1 rifilato al Wolsburg in Germania) avrà un effetto rigenerante anche sui conti della società. Il Napoli finora ha già incassato 39,2 milioni di euro, gruzzolo considerevole grazie all’aumento dei premi derivanti dalla partecipazione, ma il passaggio del turno può proiettare verso l’alto gli introiti: all’orizzonte c’è il bonus qualificazione (6 milioni), ma soprattutto una fetta importante di milioni derivante dalla seconda parte del market pool, calcolato in base alle gare disputate nella competizione delle due italiane (Napoli e Juventus). Andare avanti in Champions – a prescindere da quanto accadrà agli ottavi – può far rima come minimo con un assegno di altri 20 milioni.

Pavoletti-Napoli, c’è il via libera di Preziosi

Pavoletti-Napoli, c’è il via libera di Preziosi

Il Mattino scrive nuovi dettagli sull’affare che dovrebbe portare Leonardo Pavoletti al Napoli. Il si del Genoa e dell’attaccante sembra un dettaglio con Preziosi che avrebbe dato il via libera all’affare. Ci sono però due novità per quanto riguarda la formula e le cifre dell’affare. Il Napoli vorrebbe prendere Pavoletti con la formula del prestito con diritto di riscatto a fine stagione fissato intorno ai 22 milioni. L’attaccante livornese ad oggi percepisce al Genoa 700mila euro, il Napoli è disposto a raddoppiargli l’ingaggio attuale per 4 anni.

La lunga marcia degli invisibili che non credono più ai leader ed ha detto NO!

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Nelle piazze non ci sono però folle a festeggiare, scrive Mattia Feltri: è una lunga marcia degli invisibili che non credono più ai leader.

Ecco l’Italia che ha detto No: gli invisibili che non credono più ai leader

È stato un voto anti-establishment, ha vinto la gente che non si fida più. Sarà difficile per qualunque leader trasformare la protesta in consenso

La vittoria c’è ma i vittoriosi dove sono? Li si è cercati per tutto il giorno a Roma, e per il semplice gusto della conferma: non li si sarebbe trovati. Non fino a notte, in nessuna piazza, non c’era una sede di comitato o di partito, non c’erano luoghi di fermento al Testaccio o alla Garbatella né tantomeno in centro, già festival di luminarie ed esultanze per il derby che uscivano dalle birrerie.

LEGGI e ASCOLTA Il testo integrale del discorso di Matteo Renzi dopo la sconfitta  

E invece – e non è nemmeno un paradosso – di sconfitti se ne trovavano, qua e là, dentro le loro trincee novecentesche, le stanze del Partito democratico al Nazareno, quelle del Comitato per il Sì a piazza Santi Apostoli, dove erano stati costruiti il successo e la breve vita dell’Unione di Romano Prodi; posti di attesa classica, dove a sera sarebbero arrivati i leader per i commenti all’impiedi a beneficio di questa o quella emittente televisiva, e il distacco è lì che appare in tutta evidenza. È una rivoluzione – piccola o grande lo dirà il tempo – senza manifestazioni oceaniche, senza popolo dietro a capopopolo, senza casematte attorno a cui radunarsi: e quanto aveva ragione Beppe Grillo quando anni fa, all’inizio dell’avventura a cinque stelle, lo chiamavano a casa cercando il segretario del Movimento e lui gli passava il figlioletto Ciro. È la sostanza stessa che non è richiesta: ieri Roma e il resto d’Italia sono state percorse e scosse dal complotto delle matite, sequel del complotto delle lavatrici denunciato dal sindaco Virginia Raggi, e di tanti altri complotti delle banche, delle lobby, della finanza, della Nasa, di grandi mostri calati sulle nostre teste ad avvelenare i pozzi.

EDITORIALE La spallata del popolo della rivolta (di Maurizio Molinari)

Le notizie infatti ci spingevano verso Castelnuovo di Porto, dove si tiene lo spoglio dei voti degli italiani all’estero, e dove quelli del Comitato per il No erano rimasti fuori, intanto che all’interno – spiegavano – si stavano consumando irregolarità fino al broglio; e poi alla scuola Garrone di Ostia, dove un insegnante denunciava, centesimo o millesimo di giornata, la truffa delle matite copiative, i cui segni su un foglio bianco venivano via con una gomma. E non c’era verso di spiegare che le matite copiative funzionano indelebilmente soltanto sulla carta delle schede elettorali. Erano piccoli epicentri della grande rivolta dove, quando li si raggiungeva, non c’era più niente perché intanto si erano spostati in un altro seggio, o in un altra città. E l’imprevedibile ed effimero leader di giornata è diventato Piero Pelù, il cantante dei Litfiba che ai tempi d’oro cantava «dittatura e religione / fanno l’orgia sul balcone». Perfetto inno per i sentimenti di oggi: il post su Facebook di Piero Pelù sulla frode di Stato ha avuto 62 mila like, 10 mila commenti, più di 100 mila condivisioni, e quella è stata l’unica vera grande manifestazione fisica del popolo degli infuriati, diretto ai seggi armato di gomma e foglietto bianco per verificare che anche il loro voto fosse falsificabile dalla planetaria associazione per delinquere.

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Inutile farci sopra dell’ironia. Ha vinto la gente, il mare di gente che non si fida più, molto ben disposta verso l’inverosimile e diffidente verso il verosimile, per intima ed esasperante convinzione che là fuori c’è qualcuno che lavora alla sua infelicità, perché manca il lavoro, perché si indeboliscono le garanzie, per invidia sociale, perché l’investimento in banca è andato storto, perché ci sono i poteri forti, perché c’è l’Europa, perché c’è una classe dirigente che in quanto tale campa sulla pelle delle periferie, fisiche o esistenziali. Ognuno è partecipe di quella massa per una ragione diversa, e col minimo comune denominatore del rifiuto feroce dell’establishment farabutto, una condizione che non riguarda soltanto l’Italia, come raccontano di recente la Brexit e Donald Trump.

MAPPA ELETTORALE Tutti i risultati provincia per provincia

 

Gli ultimi messaggi dell’unico vero tempio della rivolta – Internet – spiegavano le ragioni del No, e cioè per «mandare a casa il c… Renzi», perché se Napolitano vota Sì io voto No», perché «voglio un lavoro dopo anni di studio», perché «mio marito è precario», perché «le banche ricominceranno a essere dalla parte della gente», perché la dittatura e il fascismo eccetera. E tutto questo non ha bisogno di comitati e sale da trasformare in sale da ballo, non di leader perché è difficile immaginare che alla sommità della montagna siedano Massimo D’Alema o Pierluigi Bersani, o pure i più giovani e puri, come Matteo Salvini o Giorgia Meloni. Sarà probabilmente la vittoria di Beppe Grillo, il non capo del non partito che non ha sedi e nemmeno una struttura certa. E non c’è niente di più lontano dal senso di questa ribellione del raduno del Comitato per il No romano a San Lorenzo, il comitato dell’Anpi, di Gustavo Zagrebelsky, di Stefano Rodotà, della Cgil, del residuo più cospicuo e pensoso del Novecento, dove alle 23 di ieri sera si vedeva, finalmente, la prima parvenza di raduno in attesa che si ufficializzassero le indiscrezioni di trionfo del pomeriggio. C’erano Giovanni Russo Spena e Alfonso Gianni, volti che ai cornisti parlamentari raccontano di antiche stagioni dell’altro millennio. Ecco, la storia di oggi sembra avere molto più a che fare con il sito del Consiglio regionale della Toscana, colpito ieri mattina dagli hacker di Anonymous: sulla home page è comparso un manifesto con la scritta Sì, e sullo sfondo Matteo Renzi, Maria Elena Boschi e Denis Verdini, e con la scritta No, e sullo sfondo un’immagine di partigiani della guerra civile. Il volto della vittoria di oggi non è altro che il volto anonimo e digrignante di un uomo senza capi.

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lastampa/Ecco l’Italia che ha detto No: gli invisibili che non credono più ai leader MATTIA FELTRI

Il popolo della rivolta italiano

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Il voto svela nel nostro Paese l’esistenza di un popolo della rivolta che ha bocciato la riforma e l’establishment di governo. È un popolo della rivolta espressione dello stesso disagio che in Gran Bretagna ha prodotto la Brexit, negli Stati Uniti ha portato alla Casa Bianca Donald J. Trump ed ora coglie un successo nell’Europa continentale che fa cadere il governo di uno Stato fondatore dell’Ue.

Con un’affluenza massiccia e una percentuale schiacciante di «No» l’elettorato ha svelato l’esistenza nel nostro Paese di un popolo della rivolta che ha bocciato la riforma della Costituzione, il presidente del Consiglio e l’establishment di governo. Il quesito referendario ha coagulato attorno a sé il movimento di protesta che si era già manifestato in occasione delle elezioni amministrative ed ora si presenta maggioritario nel Paese. Tentare di ridurre tale espressione di scontento collettivo – presente in ogni area geografica – a sostegno di questa o quella forza politica sarebbe l’errore più grande.

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A votare «No» sono state le famiglie del ceto medio disagiato, impoverito dalla crisi economica, senza speranze di prosperità e benessere per figli e nipoti. Sono stati i giovani senza lavoro, gli operai che si sentono minacciati dai migranti e gli stipendiati a cui le entrate non bastano più. È un popolo della rivolta espressione dello stesso disagio che in Gran Bretagna ha prodotto la Brexit, negli Stati Uniti ha portato alla Casa Bianca Donald J. Trump ed ora coglie un successo nell’Europa continentale che fa cadere il governo di uno Stato fondatore dell’Ue.

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Le dimissioni di Matteo Renzi e del suo esecutivo evidenziano la necessità da parte dei successori di dare in fretta risposte chiare alle crisi all’origine della protesta del ceto medio. Serve un nuovo welfare per le famiglie in difficoltà, una ricetta per rimettere in moto la crescita ed una formula per integrare i migranti: più tarderanno, più il movimento di protesta crescerà innescando un domino di conseguenze imprevedibili. Per far ripartire l’Italia non basta un nuovo governo: bisogna rispettare il popolo della rivolta e rispondere alle sue istanze.

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lastampa/La spallata del popolo della rivolta MAURIZIO MOLINARI

Fidelis Andria vs Juve Stabia, tempi stretti per l’acquisto dei biglietti

Fidelis Andria vs Juve Stabia, oggi inizia e termina la prevendita

Fidelis Andria vs Juve Stabia è la seconda partita delle 5 che le vespe dovranno giocare in due settimane. Entrambe hanno vinto nel turno precedente e vogliono continuare nella loro corsa verso i rispettivi obiettivi. Le Vespe per puntare al primo posto finale mentre la Fidelis per centrare i play off nella migliore posizione possibile.

Considerato che si gioca domani pomeriggio alle 14:30 i tempi per l’acquisto del biglietto sono davvero ridotti.

Quello che segue è il comunicato della società stabiese:

“S.S. Juve Stabia rende noto che sono disponibili, come da vigente normativa, ESCLUSIVAMENTE per i possessori della Tessera del Tifoso, i tagliandi di ingresso del Settore Ospiti dello Stadio “Degli Ulivi” di Andria per assistere all’incontro di calcio Fidelis Andria-Juve Stabia, in programma domani, martedì 6 dicembre alle ore 14,30 e valevole per la 17a giornata del Girone C della Lega Pro Divisione Unica 2016/17.

L’S.S. Fidelis Andria, nel rispetto delle direttive ministeriali, NON HA ADERITO al progetto “Porta un amico allo stadio”.

I biglietti sono in vendita al prezzo di € 12, più € 1.50 di diritti di prevendita, fino alle ore 19,00 di oggi, lunedì 5 dicembre, presso le ricevitorie del circuito Booking Show oppure online al seguente indirizzo: https://www.bookingshow.it/Fidelis-Andria-Juve-Stabia-Biglietti/85590

Italia balubante: vince il NO, scompare comparsata matite, Renzi si dimette. E ora?

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L’Italia boccia la riforma della Costituzione proposta da Matteo Renzi con il No che sfiora il 60%. Il premier ne ha tratto le conseguenze: nel pomeriggio si recherà al Quirinale per rassegnare le dimissioni al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Spetta proprio al Capo dello Stato sciogliere una crisi politica senza precedenti, come spiega Marcello Sorgi.

Cosa succede dopo le dimissioni di Renzi? Le ipotesi di Mattarella

La palla passa al Capo dello Stato, che dovrà incaricare un nuovo premier

ROMA – La crisi di governo che s’è aperta a tarda sera in diretta, man mano che affluivano i dati della vittoria del «No» al referendum costituzionale, è senza precedenti, perché, pur essendo chiaro il risultato delle urne, il Capo dello Stato si trova davanti due schieramenti, uno sconfitto ma all’interno del quale c’è ancora una maggioranza parlamentare e potenzialmente un governo, e uno vincitore ma non in grado di esprimere un’alternativa.

EDITORIALE: La spallata del popolo della rivolta (di Maurizio Molinari)

Teoricamente, ma solo teoricamente, il presidente Mattarella, esaurito un giro formale di consultazioni, potrebbe chiedere a Renzi di tornare in Parlamento e verificare se ha ancora l’appoggio dei partiti che sostenevano il suo governo. Ma questo cozzerebbe, prima di tutto, con la volontà di Renzi di accettare la sconfitta e farsi da parte, e poi con il senso esplicito del voto referendario: un «No» rivolto, non solo alla riforma, ma al premier che se l’era intestata e l’aveva difesa fino all’ultimo in una campagna forsennata e solitaria.

Il premier Matteo Renzi annuncia le sue dimissioni

Inoltre Mattarella dovrà tener conto che Grillo e il Movimento 5 stelle, cioè i veri vincitori di questa tornata, chiedono che si vada subito alle elezioni, senza formare un nuovo governo, ma lasciando in carica per gli affari correnti quello battuto nelle urne. Toccherebbe al Parlamento, in tempi brevissimi, varare una nuova legge elettorale per Camera e Senato, partendo dal minimo comune denominatore del proporzionale, il filo rosso che unisce gli alleati del «No», divisi su tutto il resto. Così, garantiti dal vecchio sistema della Prima Repubblica, che consente a tutti di andare di fronte agli elettori con le proprie posizioni e senza vincoli di accordi di coalizione, i partiti potrebbero ripresentarsi, ciascuno per conto proprio, nella prossima primavera, previo uno scioglimento delle Camere che il Capo dello Stato dovrebbe garantire non appena approvata la nuova legge.

MAPPA ELETTORALE Tutti i risultati provincia per provincia

Ma a raffreddare gli ardori dei vincitori, che non vedono l’ora di seppellire una volta e per tutte l’era renziana, stamane potrebbe essere l’apertura dei mercati finanziari, che già alla vigilia del voto avevano dato segni di inquietudine e potrebbero oggi manifestarli con maggiore intensità. La caduta del governo, infatti, non è solo un affare italiano e rischia di ripercuotersi in Europa con un allarme di cui il Quirinale non potrà non tener conto. Con la conseguenza che, difficile se non impossibile a un primo esame della situazione, la formazione di un nuovo governo potrebbe rivelarsi indispensabile, per evitare che il Paese precipiti nel baratro di una crisi economica, oltre che politica, dagli effetti devastanti.

Sul tavolo di Mattarella in questo caso potrebbero allinearsi tre ipotesi da verificare in tempi rapidi. La prima, calibrata sulla necessità di arginare i rovesci dell’economia, sarebbe di affidare la guida del governo al ministro Padoan, che avrebbe dalla sua la solidità dei rapporti intessuti con le autorità di Bruxelles e l’appoggio di Renzi, disponibile, sebbene non ufficialmente, a questa possibilità. Ma è inutile nascondersi che un governo Padoan in diretta continuità con quello uscente, senza novità di rilievo nella composizione, non verrebbe accettato dal fronte del «No», la collaborazione del quale serve per definire la nuova legge elettorale.

RACCONTO L’Italia che ha detto No: gli invisibili che non credono più ai leader

Di qui la possibilità che il Presidente della Repubblica, capovolgendo questa impostazione, cerchi innanzitutto di far cadere i veti alla nascita del nuovo governo scegliendo, com’è avvenuto altre volte, una personalità al di sopra delle parti, di rilievo istituzionale e in condizioni di gestire il difficile negoziato sul sistema con cui si dovrà andare al voto. In questo quadro, Padoan potrebbe anche restare all’Economia per garantire la continuità dei rapporti con l’Unione europea.

Ma occorrerebbe stabilire chi, appunto, potrebbe guidare questa sorta di «governo del Presidente» che Mattarella invierebbe in Parlamento con il compito di stabilire prima di ogni altra cosa una tregua.

Paradossalmente, lo schieramento del «No» è pieno di personalità istituzionali, basti solo pensare al drappello di ex-presidenti della Corte Costituzionale – Onida, Cheli, De Siervo, Zagrebelsky, Flick -, impegnati contro la riforma; ma è impensabile che Renzi, richiesto di dare a un governo come questo l’appoggio del Pd, per consentirgli di prendere il largo, possa rassegnarsi a uno sbocco del genere, che oltre a sottolineare la sua sconfitta gli farebbe carico di tutte le divisioni emerse durante la campagna referendaria.

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Così, malgrado l’interessato abbia già allontanato altre volte da sé l’amaro calice, nella confusione della notte ieri tornava a circolare il nome del presidente del (redivivo) Senato Pietro Grasso. I suoi rapporti con Renzi, si sa, non sono idilliaci, ma Grasso ha alcune frecce al suo arco: ha condotto con equilibrio, portandola all’approvazione finale, la riforma che per i senatori significava tagliare il ramo sul quale erano seduti; ha alle spalle una quarantennale carriera di magistrato e una preparazione giuridica completa che gli consentirebbe di districarsi tra le pieghe complicate dei sistemi elettorali; ha un antico e solido rapporto con Mattarella, che data dai giorni tragici dell’assassinio mafioso del fratello del Capo dello Stato. E infine è stato eletto sullo scranno più alto di Palazzo Madama con pochi, ma significativi, voti del Movimento 5 stelle, che avrebbe qualche difficoltà a dirgli di no.

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vivicentro.it/attualità
vivicentro/Italia balubante: vince il NO, scompare comparsata matite, Renzi si dimette
lastampa/Cosa succede dopo le dimissioni di Renzi? Le ipotesi di Mattarella MARCELLO SORGI

Vince il NO. Renzi si dimette: il discorso integrale (testo e mp3)

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MATTEO RENZI – Oggi il popolo italiano ha parlato, ha parlato in modo inequivocabile. Ha scelto in modo chiaro e netto e credo che sia stata una grande festa per la democrazia. Le percentuali di affluenza sono state superiori a tutte le attese. È stata una festa che si è svolta in un contesto segnato da qualche polemica in campagna elettorale, ma in cui tanti cittadini si sono riavvicinati alla Carta costituzionale, al manuale delle regole del gioco, e credo che questo sia molto bello, importante e significativo.

Sono orgoglioso dell’opportunità che il Parlamento, su iniziativa del governo, ha dato ai cittadini di esprimersi nel merito della riforma. Viva l’Italia che non sta alla finestra ma sceglie. Viva l’Italia che partecipa e che decide. Viva l’Italia che crede nella politica.

Il No ha vinto in modo netto, ai leader del fronte del No vanno le mie congratulazioni e il mio augurio di buon lavoro nell’interesse del Paese, dell’Italia e degli italiani. Questo voto consegna ai leader del fronte del No oneri e onori insieme alla grande responsabilità di cominciare dalla proposta, credo innanzitutto dalla proposta delle regole, della legge elettorale. Tocca a chi ha vinto, infatti, avanzare per primo proposte serie, concrete e credibili.

Agli amici del Sì, che hanno condiviso il sogno di questa riforma, una campagna elettorale emozionante, vorrei consegnare un abbraccio forte, affettuoso, vorrei uno per uno. Ci abbiamo provato, abbiamo dato agli italiani una chance di cambiamento semplice e chiara. Ma non ce l’abbiamo fatta, non siamo riusciti a convincere la maggioranza dei nostri concittadini; abbiamo ottenuto milioni di voti, ma questi milioni di voti sono impressionanti ma insufficienti. Volevamo vincere, non partecipare e allora mi assumo tutte le responsabilità della sconfitta e dico agli amici del Sì che ho perso io, non voi.

Chi lotta per un’idea non può perdere. Voi avevate un’idea meravigliosa, in particolare in questa stagione della vita politica europea. Volevate riavvicinare i cittadini alla cosa pubblica, combattere il populismo, semplificare il sistema e rendere più vicini cittadini e imprese. Avete fatto una campagna elettorale casa per casa, a vostre spese, senza avere nulla da chiedere ma solo da dare. Per questo voi non avete perso. Stasera andando a risposare o domani andando a lavorare sentitevi soddisfatti dell’impegno, della passione, delle idee. Intendiamoci, c’è rabbia, c’è delusione, amarezza e tristezza ma vorrei foste fieri di voi stessi. Fare politica andando contro qualcuno è molto facile, fare politica per qualcosa è più difficile ma più bello. Siate orgogliosi di questa bellezza. Non smettete mai di pensare che si fa politica pensando che si fa politica per i propri figli e non per le alchimie dei gruppi dirigenti.

Arriverà un giorno in cui tornerete a festeggiare una vittoria e quel giorno vi ricorderete delle lacrime di questa notte. Si può perdere il referendum ma non si può perdere il buonumore. Si può perdere una battaglia ma non la fiducia che questo è il Paese più bello del mondo e quella bandiera rappresenta gli ideali di civiltà, educazione e bellezza che ci fano grandi e orgogliosi della nostra civiltà. Io invece ho perso.

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Nella politica italiana non perde mai nessuno, non vincono ma non perde mai nessuno. Dopo ogni elezione resta tutto com’è. Io sono diverso, ho perso e lo dico a voce alta, anche se con il nodo in gola. Perché non siamo robot. Non sono riuscito a portarvi alla vittoria. Vi prego di credermi quando vi dico che veramente ho fatto tutto quello che penso si potesse fare in questa fase. Io non credo che la politica sia il numero inaccettabile di politici che abbiamo in Italia. Io non credo che si possa continuare in un sistema in cui l’autoreferenzialità della cosa pubblica è criticata per decenni da tutti e poi al momento opportuno non venga cambiata. Ma credo nella democrazia e per questo quando uno perde non fa finta di nulla, fischiettando e andandosene sperando che tutto passi in fretta nella nottata.

Credo nell’Italia è per questo credo sia doveroso cambiarla. Nei mille gironi e nelle mille notti passati in questo palazzo ne ho viste le possibilità straordinari, uniche al mondo. ma perché queste possibilità si realizzino, le uniche chance che abbiamo è scattare, non galleggiare, è credere nel futuro, non vivacchiare. La democrazia italiana di oggi si basa su un sistema parlamentare. Quando abbiamo chiesto la fiducia abbiamo chiesto di semplificare il sistema, di eliminare il bicameralismo, abbassare i costi della politica, allargare gli spazi di democrazia diretta. Questa riforma è quella che abbiamo portato al voto. Non siamo stati convincenti, mi dispiace, però andiamo via senza rimorsi, perché se vince la democrazia e vince il no, è anche vero che abbiamo combattuto la buona battaglia con convinzione e passione.

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Come era evidente e scontato dal primo giorno, l’esperienza del mio governo finisce qui. Credo che per cambiare questo sistema politico in cui i leader sono sempre gli stessi e si scambiano gli incarichi ma non cambiano il Paese, non si possa far finta che tutti rimangano incollati alle proprie consuetudini prima ancora che alle proprie poltrone.

Volevo cancellare le troppe poltrone della politica: il Senato, le Province, il Cnel. Non ce l’ho fatta e allora la poltrona che salta è la mia. Domani pomeriggio riunirò il Consiglio dei ministri, ringrazierò i miei colleghi per la straordinaria avventura, una squadra coesa, forte e compatta, e salirò al Quirinale dove al presidente della Repubblica consegnerò le mie dimissioni. Tutto il Paese sa di poter contare su una guida autorevole e salda quale quella del Presidente Mattarella.

In questi giorni il governo sarà al lavoro per completare l’iter di una buona legge di Stabilità, che deve essere approvata al Senato e per assicurare il massimo impegno ai territori colpiti dal terremoto. Lasceremo a chi prenderà il nostro posto il prezioso progetto di Casa Italia. Come sapete vengo dall’associazionismo, dal mondo scout e il fondatore dello scoutismo, Baden-Powell, diceva che bisogna lasciare i posti meglio di come si sono trovati. Lasciamo la guida dell’Italia con un Paese che passato dal -2% al +1% di crescita del Pil, che ha 600mila occupati in più con una legge, quella sul mercato del lavoro, che era attesa da anni, con un export che cresce e un deficit che cala.

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Lasciamo la guida del Paese con un’Italia che ha finalmente una legge sul terzo settore, sul dopo di noi, sulla cooperazione internazionale, sulla sicurezza stradale, sulle dimissioni in bianche, sull’autismo, sulle unioni civili. Una legge contro lo spreco alimentare, contro il caporalato, contro i reati ambientali. Sono leggi con l’anima, quelle di cui si è parlato di meno ma a cui tengo di più. Lasciamo infine l’Italia con un 2017 in cui saremo protagonisti in Europa a marzo con l’appuntamento di Roma per i sessant’anni dell’Unione. Saremo protagonisti a Taormina a maggio per il G7. Saremo protagonisti con la presidenza de consiglio di sicurezza dell’Onu a novembre. Aver vinto le sfide organizzative dell’Expo e del Giubileo non è merito del governo am di una struttura straordinaria di professionisti a cui va la mia rinnovata gratitudine. In particolar modo alle Forze dell’Ordine e alle Forze Armate di questo Paese che ho imparato a conoscere per una dedizione e una professionalità straordinaria alla bandiera e al Paese. Davvero grazie.

In questa sala, infine, attenderò di salutare con amicizia istituzionale e con un grande sorriso e un abbraccio il mio successore, chiunque egli sarà. Gli consegnerò la campanella simbolo della guida del governo e tutto il lungo dossier delle cose fatte e da fare.

Grazie ad Agnese per aver sopportato la fatica di mille giorni e grazie per come ha splendidamente rappresentato il nostro Paese. Grazie ai miei figli e grazie anche a tutti voi, anche se ringraziare i giornalisti alla fine è quasi una cosa impossibile. Sono stati mille giorni che sono volati, ora per me è il tempo di rimettersi in cammino, ma vi chiedo nell’era della post-verità, nell’era in cui in tanti nascondo quella che è la realtà dei fatti, di essere fedeli e degni interpreti della missione importante che voi avete e per la vostra laica vocazione.

Viva l’Italia, in bocca al lupo a tutti noi.

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vivicentro/Referendum: vince il NO. Renzi si dimette: il discorso integrale di Matteo Renzi (testo e mp3)
lastampa/Il testo integrale del discorso di Matteo Renzi dopo la sconfitta al referendum costituzionale MATTEO RENZI – TRASCRIZIONE DI FRANCESCO ZAFFARANO

FOTO ViViCentro – Under 15, il racconto in scatti di Juve Stabia-Fidelis Andria 1-0

FOTO ViViCentro – Under 15, il racconto in scatti di Juve Stabia-Fidelis Andria 1-0

Era importante vincerla, ci è riuscita la Juve Stabia, Under 15, allenata da mister Alfonso Belmonte che ha avuto la meglio della Fidelis Andria con il risultato di 1-0 grazie al gol di Guarracino al secondo minuto di gioco. Una gara difficile, ma avvincente fino all’ultimo con l’espulsione di Matteo Esposito. Il racconto in scatti di Antonio Gargiulo.

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VIDEO ESCLUSIVO – Giovanissimi regionali, Juve Stabia-Acerra 0-1

VIDEO ESCLUSIVO – Giovanissimi regionali, Juve Stabia-Acerra 0-1

Arriva una sconfitta per la Juve Stabia, categoria giovanissimi regionali, contro l’Acerra con il risultato di 1-0. Fallito dalle Vespette anche un calcio di rigore che poteva regalare il pari. Clicca sul player per vedere le immagini.

a cura di Ciro Novellino

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FOTO ViViCentro – Under 17, Juve Stabia-Fidelis Andria 2-3: il racconto in scatti del match

FOTO ViViCentro – Under 17, Juve Stabia-Fidelis Andria 2-3: il racconto in scatti del match

Una gara incredibile quella persa dagli Under 17 della Juve Stabia allenata da Nunzio Di Somma. Una gara rocambolesca terminata con il risultato di 3 a 2 per la Fidelis Andria. Tutto in 6′: apre Del Prete, pareggia Sisto, roporta le Vespette in vantaggio Capasso ma prima Losito e poi Sisto fissano il punteggio sul 2-3 finale. Il racconto in foto…

a cura di Ciro Novellino, foto di Antonio Gargiulo

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VIDEO ViViCentro – Belmonte: “Abbiamo rischiato, ma era importante vincere!”

Queste le sue parole…

Era importante vincerla, ci è riuscita la Juve Stabia, Under 15, allenata da mister Alfonso Belmonte che ha avuto la meglio della Fidelis Andria con il risultato di 1-0 grazie al gol di Guarracino al secondo minuto di gioco. Una gara difficile, ma avvincente fino all’ultimo con l’espulsione di Matteo Esposito. Al temrine del match abbiamo ascoltato mister Belmonte.

a cura di Ciro Novellino

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VIDEO ViViCentro – Under 17, Di Somma: “Dall’euforia alla depressione: condizionati da tre episodi”

Queste le sue parole

Una gara incredibile quella persa dagli Under 17 della Juve Stabia allenata da Nunzio Di Somma. Una gara rocambolesca terminata con il risultato di 3 a 2 per la Fidelis Andria. Tutto in 6′: apre Del Prete, pareggia Sisto, roporta le Vespette in vantaggio Capasso ma prima Losito e poi Sisto fissano il punteggio sul 2-3 finale. Al termine del match abbiamo ascoltato mister Nunzio Di Somma.

a cura di Ciro Novellino

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Giovanissimi regionali, Juve Stabia-Acerra 0-1: il tabellino del match

Giovanissimi regionali, Juve Stabia-Acerra 0-1: il tabellino del match

Arriva una sconfitta per la Juve Stabia, categoria giovanissimi regionali, contro l’Acerra con il risultato di 1-0. Fallito dalle Vespette anche un calcio di rigore che poteva regalare il pari.

Così in campo:

JUVE STABIA – Spina, Sannino, Vinciguerra, Roma, Campagnuolo, Minicozzi, Tosto, De Lucia, Iengo, Romilli, Abissinia. A disp. Schiavone, Martino, Migliaccio, Fabrizio, Criscio, Amore. All. Santaniello

ACERRA – Pietoso, Purcaro, Liguori, Attanasio, Valio, Scudiero, Tufano, Morgillo, Caputo, Soriano, Cerillo. A disp. Di Buono, Castaldo, Messina, De Luca. All. Soriano

a cura di Ciro Novellino

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VIDEO ESCLUSIVO – Under 17, Juve Stabia-Fidelis Andria 2-3: le immagini del match

VIDEO ESCLUSIVO – Under 17, Juve Stabia-Fidelis Andria 2-3: le immagini del match

Una gara incredibile quella persa dagli Under 17 della Juve Stabia allenata da Nunzio Di Somma. Una gara rocambolesca terminata con il risultato di 3 a 2 per la Fidelis Andria. Tutto in 6′: apre Del Prete, pareggia Sisto, roporta le Vespette in vantaggio Capasso ma prima Losito e poi Sisto fissano il punteggio sul 2-3 finale. Clicca sul player per vedere le immagini.

a cura di Ciro Novellino

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Rog: “Non ho mai pensato al prestito! Scudetto? Si può”

Rog: “Non ho mai pensato al prestito! Scudetto? Si può”

Dopo il debutto con la maglia azzurra, Marko Rog ha dichiarato, ai microfoni di Goal Croazia: “Sono felice e soddisfatto, non avevo paura, solo un po’ di nervosismo. Ho atteso a lungo questo momento, finalmente ce l’ho fatta. Ora devo continuare a lavorare per avere nuove opportunità. Ringrazio i tifosi che mi hanno accolto con un grande applauso. Negli ultimi mesi non ho vissuto il miglior periodo della mia carriera ma non ho mai perso la pazienza. Non è stato facile ma non mi sono mai lamentato, è normale che ogni calciatore, nel corso della sua carriera, vive anche periodi simili, giocando poco. Quando sono arrivato a Napoli non mi aspettavo certo di giocare tutte le partite. Credo in me stesso e so che avrò presto altre opportunità.” Con non abbiamo parlato molto, mi ha detto di essere stato soddisfatto del mio lavoro ed anche dei miei movimenti. La cosa importante è stata la vittoria sull’Inter, ora abbiamo fiducia e vogliamo avvicinarsi alla vetta della classifica. Fisicamente sto bene, ovviamente mi manca qualche partita per ritrovare il ritmo.Non seguo molto i media italiani, non saprei. In questo momento penso solo a me stesso, a dare il massimo in allenamento e in campo, quando avrò le mie occasioni. l prestito non è mai stata un’opzione, sono qui per aiutare la squadra, sono felice a Napoli e le persone sono soddisfatte per il mio lavoro. Il mio obiettivo sin dal primo giorno era quello di crescere e imparare. Sto imparando la lingua, voglio farlo al più presto perché così sarà più facile sia vivere sia capire cosa mi chiede l’allenatore. I tifosi sono meravigliosi, speciali, sono molto legati alla squadra. Quando li ho incrociati per strada si sono fermati per scattare foto, mi hanno sostenuto e li ringrazio per questo. Scudetto? Possiamo farcela, dobbiamo far bene in ogni partita e giocare in modo spettacolare come contro l’Inter. La Juventus di questa stagione non è così convincente, ci sono ancora un sacco di punti in palio. Noi crediamo in noi stessi, vedremo cosa accadrà”. 

VIDEO ESCLUSIVO – Under 15, Juve Stabia-Fidelis Andria 1-0 (2′ Guarracino)

VIDEO ESCLUSIVO – Under 15, Juve Stabia-Fidelis Andria 1-0 (2′ Guarracino)

Era importante vincerla, ci è riuscita la Juve Stabia, Under 15, allenata da mister Alfonso Belmonte che ha avuto la meglio della Fidelis Andria con il risultato di 1-0 grazie al gol di Guarracino al secondo minuto di gioco. Una gara difficile, ma avvincente fino all’ultimo con l’espulsione di Matteo Esposito. Clicca sul player per vedere le immagini.

a cura di Ciro Novellino

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