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Pavoletti-Napoli, Preziosi vuole solo Zapata

Pavoletti-Napoli, Preziosi vuole solo Zapata

Leonardo Pavoletti ormai sembra destinato al Napoli, secondo La Repubblica: andrebbe a guadagnare circa il doppio rispetto a quanto prende attualmente al Genoa, il problema è tuttavia un altro, ovvero la contropartita tecnica. Il Genoa valuta il calciatore 20 milioni di euro, ed il Napoli vorrebbe inserire un calciatore nell’affare: non sarà Lorenzo Tonelli e non sarà Omar El Kaddouri, perchè “il Genoa ha rilanciato chiedendo espressamente che nella trattativa venga inserito Zapata“.

Draghi acquisterà ancora titoli di Stato: la Germania si lamenta

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Dai conti pubblici, alle banche passando per famiglie e imprese: Alessandro Barbera spiega quali saranno gli effetti del provvedimento di Draghi.

Con il piano di Draghi l’Italia ci guadagna, la Germania si lamenta

Forte risparmio sulle spese per interessi nel Sud Europa. Eppure il massimo vantaggio (28 miliardi) è per Berlino

FRANCOFORTE – Stilare una classifica di chi guadagnerà di più dal proseguimento del piano straordinario di acquisti della Banca centrale europea è un’operazione di sicuro successo, e una delle questioni più dibattute in Germania. Negli ambienti conservatori tedeschi non si perde giorno per lamentare che il programma è un regalo ai Paesi indebitati e spendaccioni come l’Italia, la Spagna o il Portogallo. In realtà se c’è qualcuno che ha risparmiato enormi quantità di interessi sul debito pubblico nell’ultimo anno e mezzo è proprio Berlino. Nella recente visita al Bundestag è stato proprio Draghi a quantificare quel numero: 28 miliardi di euro nel solo 2015. È questa la ragione per la quale, a dispetto dei reiterati no del collega della Bundesbank Weidmann, Draghi ha avuto il via della Merkel a nove mesi aggiuntivi, seppure ad un ritmo lievemente più basso: 60 miliardi al mese invece di 80. È possibile che nel corso del 2017 lo spread fra Btp e Bund ne risenta un po’, ma come dimostra la lieve oscillazione ieri sul mercato, si tradurrà probabilmente in una differenza di pochi punti base. I vantaggi sostanziali del piano restano intatti.

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Famiglie e imprese: i mutui e gli altri prestiti sono più convenienti  

Famiglie e imprese sono quelle che si avvantaggiano di più delle politiche espansive. Le famiglie pagano interessi più bassi per i mutui e prestiti personali, le imprese per finanziare qualunque iniziativa. A lato del piano di acquisti (che da qualche mese è previsto anche per i titoli delle grandi aziende) vengono proposti alle banche anche programmi straordinari di acquisto di liquidità, detti “Tltro”, a tassi vantaggiosi: in questo modo gli istituti sono spinti a offrire più prestiti. I tassi oggi sono a livelli così bassi da aver ridotto al minimo la distanza fra tasso fisso e variabile. Facciamo un banale esempio: per finanziare centomila euro a tasso variabile per vent’anni si paga 450 euro al mese a meno dell’1% mentre il finanziamento a tasso fisso oscilla attorno all’1,5 per cento per una rata di 480 euro. I tassi negativi sui depositi hanno di recente innescato una paradossale controindicazione: alcune banche hanno cominciato a chiedere di essere pagate per accettare denaro.

Governo: boccata d’ossigeno per i conti pubblici  

Poco importa se il prossimo premier sarà ancora Renzi oppure Padoan, Grasso o Delrio. La conferma del piano Draghi per tutto il 2017 è una nuova boccata d’ossigeno che concede all’Italia un anno in più per risolvere le sue contraddizioni. Nel 2018 lo scudo che finora ha protetto il nostro debito dai suoi costi e dalle oscillazioni dei mercati verrà meno. Dal lancio nel 2015 abbiamo risparmiato circa otto miliardi di interessi l’anno. Già il prossimo autunno la Bce sarà costretta ad annunciare l’inizio della fine della fase straordinaria di acquisti di titoli pubblici e a quel punto addio alle manovre costose e con pochi tagli. Ne 2017 lo spread fra Btp e Bund resterà sotto controllo, e permetterà al governo di fare il deficit necessario a sostenere la ripresa. Se oggi lo scudo non ci fosse, fra la crisi politica e le difficoltà di Mps sarebbe ben oltre i 161 punti.

Banche: con i tassi bassi meno guadagni  

Anche le banche che versano in cattive condizioni – hanno un anno in più per risolvere problemi come quello dei crediti deteriorati. Il legame fra il piano Draghi e il sistema del credito in questo caso è indiretto: il programma riduce il rischio connesso al possesso di titoli pubblici. Poiché quasi la metà del debito è nella pancia dei nostri istituti, l’azione della Bce protegge l’intero sistema. Se in questo ultimo anno e mezzo l’Italia non fosse stata sotto quell’ombrello, difficilmente Mps avrebbe potuto evitare l’aumento di capitale che ora è costretta a fare dalla stessa vigilanza Ue. Però la politica monetaria espansiva tiene bassi i tassi, e dunque anche i margini di guadagno sulle operazioni di finanziamento delle banche. Il probabile aumento dei tassi americani aiuta, perché ha già fatto risalire quelli a più lunga scadenza, attutendo i costi del piano europeo.

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lastampa/Con il piano di Draghi l’Italia ci guadagna, la Germania si lamenta ALESSANDRO BARBERA – DALL’INVIATO A FRANCOFORTE

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Draghi, nel 2017, acquisterà ancora titoli di Stato: 60mld al mese

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Il governatore della Bce Mario Draghi decide di estendere al 2017 il piano di aiuti basato sull’acquisto dei titoli di Stato ma riduce l’ammontare dell’investimento da 80 a 60 miliardi al mese. La mossa piace ai mercati che reagiscono con il segno più.

Draghi cambia piano: “Meno acquisti di titoli ma per tutto il 2017”

Il programma si riduce da 80 a 60 miliardi al mese. Il tedesco Weidmann vota no. Stasera la Bce decide su Mps

FRANCOFORTE – Il grattacielo avvolto nella nebbia invernale non prometteva bene. E in effetti la discussione all’Eurotower non deve essere stata facile, visto che il numero uno Bundesbank Jens Weidmann ha votato contro per l’ennesima volta. Con la nota abilità politica, Mario Draghi ha trovato la quadratura del cerchio. Più che ai tedeschi, «l’italiano» – come amano chiamarlo – era preoccupato di mandare il messaggio giusto ai mercati, i quali sembrano avergli creduto con segni più ovunque e lo spread solo in lieve rialzo. L’attesa attorno alla riunione di dicembre della Banca centrale europea era altissima: a fine marzo scade il programma di acquisti di titoli pubblici da ottanta miliardi al mese, fino a questo momento l’unico strumento in mano all’Europa per sostenere la crescita e la tenuta della moneta unica. La decisione finale è il frutto di un compromesso: il Consiglio dei 19 governatori ha deciso di estendere il piano a dicembre 2017, più dei sei mesi che la maggior parte degli operatori attendeva. C’è un però: da aprile a dicembre gli acquisti saranno ridotti a sessanta miliardi al mese.

Fosse idealmente dipeso da lui, il piano avrebbe marciato con le stesse dimensioni per tutto il 2017. Ma c’erano alcune questioni da gestire: la prima, più politica, era il malcontento del mondo finanziario tedesco e della Bundesbank, che premevano per iniziare l’uscita da una politica monetaria che considerano troppo espansiva. L’altra questione era tecnica: come continuare ad acquistare titoli sui mercati che ormai scarseggiano.

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A Weidmann la riduzione a 60 miliardi al mese di euro non è bastata per votare sì. Nel comunicato c’è un dettaglio che non cambia in sostanza le cose: se dopo aprile «le condizioni lo richiederanno la Bce aumenterà il programma in termini di dimensioni o durata». Per Draghi la riduzione degli acquisti non va interpretata come una lenta uscita dal piano, e non ha niente a che vedere con il «tapering» che nel 2013 mise nei guai il governatore della Federal Reserve Ben Bernanke. Le armi in mano ai banchieri centrali sono potenti, e per questo vanno trattate con cura. Il governatore Bce ha voluto sottolineare che c’è «molta incertezza» e quell’incertezza – in gran parte politica – può fare danni. La crescita in alcuni Paesi langue – vedi in Italia – e i prezzi faticano a risalire, nonostante l’aumento del costo del petrolio. Secondo le previsioni degli economisti dell’Eurotower l’inflazione nel 2019 sarà ancora sotto al 2%, all’1,7: basta guardare un grafico sui prezzi degli ultimi dieci anni per rendersi conto che in quelle stime c’è perfino dell’ottimismo.

Proprio per questo Draghi crede che il piano debba andare avanti. Per superare il problema della scarsità di titoli, da gennaio la Bce potrà acquistare quelli con una vita residua di appena un anno (prima erano due) e le obbligazioni con un rendimento alla scadenza «inferiore al tasso sui depositi» oggi già negativo dello 0,40%. Con questa decisione il bilancio dell’istituto europeo si allarga di altri 540 miliardi di euro, ma il cruccio del governatore è sempre quello di non apparire pronto a far favori all’Italia, «perché non è così». Quando i cronisti lo incalzano sul Belpaese Draghi glissa. Lo fa a proposito delle trattative fra Roma a Bruxelles sul sostegno europeo alle banche via Esm – «Di questo argomento non so molto…» – lo rifà se gli si chiede della domanda di proroga di un mese da parte di Mps sui tempi per la ricapitalizzazione al momento fissati a fine anno: «Chiedete alla vigilanza». La risposta arriverà al massimo questa sera, e se dovesse essere un no per Siena sarà suonato l’ultimo gong prima del salvataggio pubblico.

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lastampa/Draghi cambia piano: “Meno acquisti di titoli ma per tutto il 2017” ALESSANDRO BARBERA – INVIATO A FRANCOFORTE

Cento giorni per il recupero, Milik è da record!

Cento giorni per il recupero, Milik è da record!

Arkadiusz Milik, attaccante polacco del Napoli, corre verso il recupero dalla rottura del legamento crociato del ginocchio destro, e l’obiettivo dell’attaccante polacco è quello di tornare in cento giorni dal suo allenatore Maurizio Sarri. Come racconta l’edizione odierna del Corriere dello Sport, la giornata tipo dell’ex Ajax consiste in tre ore di lavoro in piscina al mattino ed un altro paio d’ore al pomeriggio sui campi di Castel Volturno, al fianco della squadra, con il pallone: “Ma ora può cominciare a sorridere, perché finalmente avverte sensazioni positive, sente la reazione del ginocchio sinistro, e quelle sono risposte. Si avranno ulteriori aggiornamenti sulla condizione dell’attaccante polacco che, attualmente, viene definita più che incoraggiante, perché un ginocchio così, dopo un intervento, non se l’aspettava nessuno […] Milik procede a tempo di record, ha deciso che deve riuscire in cento giorni a presentarsi a Sarri, ed il quindici gennaio – secondo un’agenda personale ed ottimistica – sarebbe a novantasette“.

ORA a Grillo l’Italicum va bene, e vuole votare subito

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Per Andrea Malaguti il leader dei Cinque Stelle è convinto “non solo di vincerle ma anche di essere in grado di governare”.

Dalla protesta alla proposta. Grillo è convinto di poter vincere e governare

#iovogliovotare Beppe Grillo chiede l’immediato ricorso alle urne ed è convinto non solo di poter vincere le elezioni, ma anche di essere in grado di governare. Quanto alle possibilità di vittoria indubbiamente ha ragione. La possibilità esiste. Soprattutto se rimarrà in vigore l’Italicum o comunque un sistema che preveda il ballottaggio al secondo turno e il premio di maggioranza ai singoli partiti e non alle coalizioni.

Difficile che l’approdo sia quello, ma poniamo che lo sia. Dopo anni in cui il Movimento è stato trattato con sufficienza, per non dire con disprezzo, è diventato chiaro anche ai più scettici che questo atteggiamento non è solo miope, è persino stupido.

Roberto Fico, uno dei possibili candidati premier, interprete rigoroso del pensiero di Casaleggio padre, ha sintetizzato più volte la formula del successo con una frase semplice e piuttosto efficace: «Cittadini, lavoratori, disoccupati, studenti, immigrati: i partiti non ascoltano le loro voci». Il Movimento lo fa. E sempre di più le fasce che si sentono meno protette, a cominciare dai giovani, cercano rifugio nel campo grillino, considerando che quel che resta della sinistra di Palazzo sembra vivere sulla luna.

Ma le parole del presidente della vigilanza Rai rischiano di diventare il freddo promemoria di un mondo destinato inesorabilmente a decomporsi (il nostro) se non vengono seguite da un programma dettagliato e comprensibile. La «pars construens» è da sempre il punto interrogativo di un non partito, con un non statuto, che in Europa è alleato con l’estrema destra e in Italia ha cominciato a radicarsi imponendo temi da sinistra classica, dall’energia pulita al consumo del suolo, e che, per fare l’esempio più rapido, sull’ «ascolto degli immigrati» invocato da Fico ha posizioni discordanti per non dire antitetiche. D’accordo superare gli schemi tradizionali di destra e sinistra, ma per arrivare dove? Qual è la vera anima del Movimento?

Se Grillo vuole entrare a Palazzo Chigi ha il dovere di dirlo. E di dirlo in fretta. Perché in attesa che ad esprimersi sia la Rete – entità indistinta che assolverà qualunque portavoce dalla fatica di assumersi la responsabilità di un fallimento eventuale – alcuni temi sono già prepotentemente in scena, a cominciare dal reddito di cittadinanza. Titolo fenomenale, che si porta dietro una suggestione irresistibile: nessuno sarà più povero. Ma è proprio così? E stiamo parlando di reddito di cittadinanza o di sussidio di disoccupazione o, nel mondo dei voucher, di sotto occupazione? E quando il Movimento 5 Stelle dichiara che per introdurlo sono sufficienti 17 miliardi, a quali calcoli si riferisce considerando che il governo Renzi per dare 80 euro a una platea di dieci milioni di persone ha speso dieci miliardi? Ed è possibile avere il reddito di cittadinanza e contemporaneamente i ventilati 30 miliardi di riduzione dell’Irap?

Davvero si immagina di potere accumulare queste cifre soltanto con la lotta all’evasione fiscale, battaglia combattuta e persa da ognuno dei 63 primi ministri succedutisi nel nostro Paese negli ultimi 70 anni? E, andando avanti, qual è la posizione sull’Europa e sull’euro? La stessa di Farage dello Ukip britannico o quella vaga di Di Battista che dice: Europa sì ma non questa, euro sì ma non questo, forse meglio due monete diverse? E il Movimento vuole uscire dalla Nato e tagliare contemporaneamente i fondi alla Difesa? Per fare che cosa? Per allearsi con chi? Le domande sarebbero mille, perché i 5 Stelle, imbattibili sulle regole, e dunque sulla prepolitica, sono incomprensibili quando si tratta di indicare l’orizzonte. Dal 4 ottobre 2009, data di nascita del Movimento, a oggi l’enigma non è stato risolto.

Ma adesso, proprio perché la possibilità di governare il Paese è concreta, l’inafferrabile Rete è tenuta a produrre programmi chiari e ad appoggiarli sulle spalle di una classe dirigente riconoscibile (e magari meno litigiosa di quella attuale), per uscire finalmente da questa sindrome dell’accerchiamento che rischia di produrre nel Movimento solo un dinamismo irritante e l’assoluta incapacità di vedere le cose da un punto di vista diverso dal proprio. In questa prospettiva l’esperienza appena terminata di Matteo Renzi dovrebbe essere illuminante.

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lastampa/Dalla protesta alla proposta. Grillo è convinto di poter vincere e governare ANDREA MALAGUTI

Renzi sotto l’assedio di Franceschini, Orlando, Bersani e D’Alema

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Mentre iniziano le consultazioni al Quirinale, Renzi deve fare i conti con le correnti dentro il Pd: le minoranze che fanno capo a Franceschini, Orlando, Bersani e D’Alema si compattano e premono per un governo democratico fino al 2018 in modo da evitare le elezioni come invece chiede Grillo.

Pd, patto tra le minoranze anti-voto. Così Matteo si ritrova accerchiato

Bersani e D’Alema con Franceschini e Orlando. Si va verso un governo a guida dem

ROMA – Lui, nel primo giorno da presidente dimissionario, ha cercato di sublimare l’onta dell’addio, interpretando il ruolo del politico lontano dal Palazzo e facendo vita di famiglia nella sua Pontassieve. Ma il Renzi bravo papà è soltanto una parte della realtà: mai come in queste ore la «fronda» dentro il Pd sta provando a diventare maggioritaria e mai come in queste ore il presidente dimissionario – che sente la tempesta in arrivo – sta brigando per provare a pilotare la crisi di governo verso l’esito più gradito. Renzi è interessato ad un governo che spiani la strada verso l’obiettivo che lo interessa di più: essere il candidato premier del Pd in vista delle prossime elezioni politiche.

Ma Renzi deve fare i conti con un Capo dello Stato che intende svolgere senza interferenze il suo ruolo. Renzi lo ha capito e infatti, da Pontassieve, ci tiene a far sapere: «Col Quirinale c’è un patto di ferro». Ma deve fare i conti soprattutto con la novità che temeva e della quale lui stesso non ha ancora tutte le coordinate: è in atto un autentico terremoto all’interno del Pd. Un terremoto destinato a ridisegnare la geografia del partito. Per effetto di una doppia novità. La prima: una parte della maggioranza «renziana» – la corrente di Dario Franceschini e quella del Guardasigilli Andrea Orlando – ha fatto un passo di lato, rompendo politicamente con il segretario-presidente. Rottura significativa perché le due correnti hanno una forte presenza nei gruppi parlamentari, tanto è vero che sono «franceschiniani» entrambi i capigruppo, quello dei deputati Ettore Rosato e quello dei senatori Luigi Zanda

Ma la seconda novità è la più corposa, la più pericolosa per Renzi: il duo Franceschini-Orlando ha stabilito in queste ore un patto di consultazione con la minoranza che fa capo a Pier Luigi Bersani e anche, ecco l’ultima sorpresa, con Massimo D’Alema, molto attivo nella cucitura. Una sorpresa perché da anni ormai le due maggiori personalità della sinistra Pd, Bersani e D’Alema, avevano rotto politicamente. Certo, è presto per capire se il nuovo asse di centro-sinistra abbia i numeri per mettere in minoranza il leader. Per il momento, non all’interno della Direzione del Pd, che infatti Renzi ha voluto in seduta permanente, elevandola così a organo deliberante durante la crisi di governo. Più incerta la situazione nei gruppi parlamentari. La corrente di Franceschini (che raggruppa in prevalenza ex popolari, ma anche personalità ex ds come Piero Fassino e la ministra Roberta Pinotti) conta su una novantina di deputati (su 301), ai quali vanno aggiunti i deputati vicino ad Orlando (una quindicina) e quelli delle minoranze, venticinque. Si arriva a malapena a 140 deputati, dunque ne mancherebbero una decina per superare la quota non soltanto simbolica del 50%. Stesse proporzioni al Senato. Anche perché con Renzi sono ancora schierati Matteo Orfini e il ministro Maurizio Martina.

Per Renzi un occhio al partito e un occhio al Quirinale. Al termine della prima giornata di consultazioni, il presidente dimissionario ha preso atto che si sta aprendo la strada per un governo guidato da una delle personalità che lui stesso ha fatto trapelare 24 ore fa: il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan o quello degli Esteri Paolo Gentiloni. Due nomi che Renzi ha «calato» per verificarne l’«effetto» e anche per chiudere la strada alla candidatura di Dario Franceschini. Ma su Padoan, lo stesso Renzi ha molte riserve – troppo collegato a D’Alema, dicono a Palazzo Chigi – mentre su Gentiloni, che pure ha l’aplomb «giusto», si stanno annidando le perplessità della fronda interna, perché troppo vicino a Renzi. Ecco perché, nelle ultime ore sono risalite le quotazioni di Graziano Delrio, figura di possibile compromesso per un governo a tempo. Fino ad elezioni che avrebbero già una data: 4 giugno 2017.

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lastampa/Pd, patto tra le minoranze anti-voto. Così Matteo si ritrova accerchiato FABIO MARTINI

Domenico Vecchio: “L’Akragas si esalta con le big. A Castellammare per…”

In esclusiva le dichiarazioni di Domenico Vecchio

Nel corso della trasmissione di ViViRadioWeb, Il Pungiglione Stabiese, abbiamo ascoltato il collega Domenico Vecchio Direttore di AgrigentoOggi.it con il quale abbiamo presentato l’avversario di domani delle Vespe che sarà l’Akragas degli ex Gomez, Carrillo e Carrotta.

Akragas domani pomeriggio sarà di scena domani al Romeo Menti, ci presenti la compagine siciliana: L’Akragas in questa prima fase di campionato si è ben distinta contro le big, sicuramente sarà una gara che darà maggiori motivazioni ai giovani dell’Akragas, visto che la Juve Stabia è tra le favorite per la vittoria del campionato. Quest’anno la società ha deciso di investire soprattutto sui giovani e con un gruppo coeso sta tentando di risalire dalle sabbie mobili di classifica, capace di vincere quest’anno a Catania, nonché l’ultima trasferta a Caserta. Sarà una partita dove sicuramente non mancheranno le motivazioni, per cui i ragazzi di Lello Di Napoli potranno divertirsi e mettersi in mostra.

Guardando la rosa, tra i giovani possiamo annoverare i tre ex Juve Stabia Carrillo, Carrotta e Gomez; come si stanno comportando: Sono ragazzi che non erano abituati a giocare con continuità alla Juve Stabia. Giunti ad Agrigento tra la diffidenza della tifoseria in quanto poco conosciuti rispetto ai calciatori andati via, su tutti Zibert. Poi però pian piano sono entrati nel cuore dei tifosi. Gomez inizialmente in casa non riusciva neanche a giocare perché il pubblico lo “beccava” di continuo senza dargli fiducia. Il calciatore però ha iniziato a credere nei suoi mezzi, abituandosi alle critiche, e dopo il gol realizzato contro il Matera ha ottenuto la fiducia del pubblico ed infatti adesso sta giocando con più sicurezza con la convinzione dei propri mezzi. Nel complesso sono ottimi ragazzi, secondo me Gomez è un valido attaccante di categoria e probabilmente in una squadra con la spalla giusta potrebbe far più gol e avere maggiori occasioni, visto che qui ad Agrigento supporta da solo l’intero peso in attacco.

Aveni altro ex del match, attaccante che a Castellammare non ha mai giocato: Si, anche qui ad Agrigento non sta giocando perché continua ad avere problemi dopo l’infortunio, seppur dopo ulteriori accertamenti ha ottenuto l’ok dallo staff medico per poter giocare. In realtà non viene mai convocato da Di Napoli, perché da quanto trapela, il calciatore non si sente sicuro di poter scendere in campo. Probabilmente risente più di un problema psicologico però da quel poco visto, ci sembra un calciatore dotato dalle buone doti tecniche.

Per quanto riguarda Zibert, alla Juve Stabia non sta attraversando un momento felice e positivo, da possibile titolare, adesso è coperto da Izzillo e Mastalli. Qual’è il tuo pensiero su questa sua difficoltà nell’inserirsi e nel dimostrare qualità qui alle falde del Faito: Zibert è sloveno, e nel suo paese di appartenenza il calcio non è molto seguito. È un problema proprio dei calciatori sloveni in generale, e nel suo caso non è continuo e si prende delle pause incredibili durante le partite, mentre poi è capace e di fare delle giocate eccezionali nel momento topico del match. Ricordo quel gol straordinario realizzato al “Massimino” di Catania, davvero di pregevole fattura, tant’è che anche ai piedi dell’Etna lo hanno corteggiato a lungo. Poi alla fine l’ha spuntata la Juve Stabia. Il problema di Zibert sta di fatto che, pur dotato di tecnica, spesso si perde nelle pause durante la partita, e ciò non dà garanzie all’allenatore che probabilmente preferisce altri.

Per quanto riguarda il modulo tattico utilizzato da Di Napoli, come si schiera in campo la compagine di Agrigento: L’Akragas era partita con l’idea del 4-3-3 con i due esterni, poi però in realtà questo progetto iniziale è saltato perché i due esterni Salvemini e Longo non hanno dato le giuste garanzie, cambiando modulo di continuo, utilizzando spesso il 4-4-2. Non so se il tecnico abbia idee poco chiare sul modulo da adottare, però abbiamo visto cambiare modulo in ogni partita. Un fatto positivo? Non credo, reputo che l’allenatore debba avere un modulo da applicare in ogni gara perché va poi a rispecchiare l’idea di gioco. Cambia spesso anche per necessità, visto che ci sono stati diversi indisponibili e poi comunque nella rosa dell’Akragas non ci sono titolari fissi e alla fine deve adottare un modulo diverso. Comunque al di là di tutto, per utilizzare il 4-3-3 serviva un centrocampista in grado di dare intensità nel far ripartire l’azione. Pezzella spesso si è trovato da solo ad impostare il gioco e allora Di Napoli ha dovuto inventarsi un nuovo modulo affiancando un centrocampista al primo, togliendo di fatto un attaccante.

Qualche news sulla probabile formazione ed in particolare se ci saranno indisponibili: Probabile che il tecnico riproporrà la stessa formazione vista all’opera sabato scorso. In porta ci sarà Pane. I difensori saranno Tiago, Marino, Da Silva e Sepe. A centrocampo probabile l’impiego di Zanini, Coppola e Pezzella e in attacco quasi sicuramente avremo il tridente Salvemini, Longo e Gomez. Attualmente gli indisponibili di lungo corso sono Aveni, Scogli, Carrotta e Privitera.

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La lava del Vesuvio infuoca il Torrione.

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Riportando il folto pubblico nelle atmosfere, tradizioni e culture di un continente immenso e costituito da variegate sfaccettature, come l’America latina, Enzo Martino ha celebrato al Torrione la canzone andina classica. Forio, crocevia di scambi etnici e culturali, da oltre un millennio è aperta all’accoglienza, a volte forzata, a volte gradita, ma che lascia sempre traccia del suo passaggio. Il Torrione, l’indomita torre, baluardo contro i pirati dei secoli scorsi, da oltre cento anni custode dello scrigno ereditato dal M° Giovanni Maltese, che ne fece suo atelier alla fine dell’800, si è plasmato ad accogliere artisti e ospiti. L’ultimo, cronologicamente, artista esibitosi al Torrione è stato il M° Enzo Martino, accompagnato alla chitarra dal talentuoso M° Giovanni Di Lustro. L’Associazione Culturale Radici, ben lieta di ospitare l’evento “Dalle Ande al Vesuvio” al Torrione, giovedì 8 dicembre 2016, ha entusiasticamente accolto il duo chitarra e voce che si è esibito, infatti, nell’atteso concerto che apre il programma natalizio nell’antica torre anti saracena.

Il pubblico al Torrione

Il messaggio delle melodie dei più affermati autori e cantanti latino americani classici e napoletani d’autore, ha fatto breccia nel caloroso pubblico al Torrione, che ha ricambiato con scoscianti e incessanti applausi la perfetta performance dei due chitarristi. Nonostante la difficoltà di comprendere i testi spagnoli, magistralmente eseguiti, il generoso consesso che ha gremito il Torrione, ha vivamente applaudito le esecuzioni dei brani proposti, intuendo l’analogia della musica popolare andina con la canzone classica napoletana che ha completato l’emozionante serata.

I seguenti brani le cui note hanno invaso, come una lava del Vesuvio, il Torrione, sono solo alcuni del vastissimo repertorio del M° Enzo Martino che ha portato, per l’ennesima volta alla ribalta il Torrione nel panorama musicale dell’isola d’Ischia.

L’Associazione Culturale Radici ringraziando i Maestri Enzo Martino, Giovanni Di Lustro e i partecipanti per aver reso possibile una simile piacevole serata, augura a tutti Buone Feste e invita ospiti e isolani al prossimo evento “I Tre Musei” in sinergia con altre associazioni del territorio foriano che comprende la visita guidata del Museo Civico del Torrione “Giovanni Maltese” – Museo dell’ Arciconfraternita di Santa Maria di Loreto – Museo di Santa Maria del Soccorso.

Ed ecco una breve presentazione dei due artisti che si sono esibiti al Torrione.

Enzo De Martino

Il cantante e musicista stabiese classe 38, subisce il primo duro colpo con la perdita di entrambi i genitori e, in orfanotrofio, fa i primi approcci con la musica. In seguito, approfondite le conoscenze musicali e dotato di una calda e sonora voce, si esibisce nei locali alla moda della Capri frequentata dai vari Onassis, Maria Callas, L. Taylor, Sofia Loren, B. Bardot che contribuiscono a renderlo famoso. Nel 1966 parte per una tournée in Giappone soggiornandovi per cinque anni e apparendo nelle televisioni nipponiche con grande successo. Nel 1971 sbarca, con la moglie Hiroko, dalla quali ha avuto due figlie Cecilia ed Elisa, a Forio, all’ombra del Torrione. Da studioso della canzone napoletana classica ha eseguito varie ricerche su S. Di Giacomo e R. Viviani. Seguono varie incisioni discografiche e tanti concerti dal vivo.

Giovanni Di Lustro

Il M foriano classe 62 inizia a studiare la tromba in tenera età con banda musicale locale. Le sue prime esperienze musicali partono dalla chitarra, strumento che lo accompagna quotidianamente. Anche se per ampliare le sue conoscenze, si apre allo studio dell’armonio e della tecnica d’improvvisazione. Con l’incontro con Enzo Martino nel 2006 si avvicina allo stile della chitarra classica e in particolare alla ricerca del repertorio antico napoletano a parte altre escursioni nella canzone francese d’autore e in quella spagnola e sudamericana. Con quella attuale è alla terza esibizione al Torrione di Forio.

Altre notizie saranno alla pagina https://www.iltorrioneforio.it/eventi-2/eventi-2016/dalle-ande-al-vesuvio-concerto-del-m-enzo-martino/  del sitohttps://www.iltorrioneforio.it

Luigi Castaldi

 

Confesercenti Campania: ”LE VIE DELL’ELEGANZA PARTENOPEA FILANGIERI, DEI MILLE, CALABRITTO”

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La Confesercenti Campania La invita alla Conferenza Stampa “LE VIE DELL’ELEGANZA PARTENOPEA: FILANGIERI, DEI MILLE, CALABRITTO”

L’iniziativa volta a favorire lo sviluppo turistico e commerciale delle strade che avrà luogo

Venerdì 9 dicembre 2016,

ore 11.30

Sede Confesercenti – Via Toledo n.148 – NAPOLI

Interventi di: Vincenzo Schiavo – presidente Confesercernti Napoli e Campania Enrico Panini – Assessore alle attività produttive comune di Napoli Rapp.ti delle imprese e dei marchi mondiali che hanno aderito all’iniziativa (BULGARI, DAMIANI, NAPPA, DE’ NOBILI, CUCINELLI, LOUIS VUITTON, HERMES, FALCONIERI, BOTTEGA VENETA, MONTBLANC) NEL CORSO DELLA CONFERENZA TUTTI I DETTAGLI

Europa League: Astra Giurgiu Roma 0-0| Una soporifera passeggiata senza reti

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Astra Giurgiu Roma 0-0. Un pareggio soporifero allo Stadium Marin Anastasovici

Europa League – Alle 19.00 la Roma affronta in trasferta, allo Stadium Marin Anastasovici, l’Astra Giurgiu nell’ultima gara del Gruppo E di Europa League. Prima nel suo girone e dunque già qualificata, la squadra di Spalletti affronta con tranquillità i  rumeni contro i quali ha vinto per 4 a 0 all’Olimpico nella gara di andata.

Spalletti lascia spazio a chi ha giocato di meno in campionato: Totti è in campo dal primo minuto e tra i giovani c’è il ritorno di Vermaelen.

Primo tempo – Nel primo quarto d’ora la Roma conduce la gara con tranquillità e con un buon possesso palla senza però creare occasioni interessanti. Anche i rumeni non appaiono affatto aggressivi: se l’Austria Vienna non dovesse segnare, l’Astra Giurgiu si qualificherebbe anche con questo risultato.

Un distratto Iturbe non consente a Totti di concludere in bellezza le sue azioni, sembra che tra i due manchi il feeling.

Al 33’ i giallorossi vicini al vantaggio con un tiro dalla distanza di Iturbe. Intanto nell’altra partita del Gruppo E c’è da segnalare il vantaggio dell’Austria Vienna per 1-0 sul campo del Viktoria Plzen. In questo caso l’Astra Giurgiu avrebbe bisogno di una vittoria contro la Roma per passare il turno. La gara è un po’ soporifera…

L’unica vera occasione per l’Astra Giurgiu si presenta allo scadere dell’half time con Alibec che prova un gran tiro dalla distanza, ma Alisson non si lascia sorprendere. Il primo tempo si conclude sullo 0-0.

Secondo tempo – Si riparte con la stessa formazione del primo tempo, nessun cambio da segnalare.

 A 5 minuti dalla ripresa viene annullato un gol all’Astra Giurgiu: Alibec supera la difesa e calcia in rete ma l’arbitro ravvisa un fallo precedente su Emerson Palmieri e annulla il vantaggio.

L’Astra si fa più pericolosa, alla ricerca del gol della qualificazione. Al 65’ ancora un’occasione per i rumeni ma Alisson si oppone.

Spalletti effettua un doppio cambio: al posto di El Sharaawy e Strootman entrano Nainggolan e Dzeko, tutti si aspettavano i giovani della Primavera, incomprensibile la scelta del tecnico di Certaldo.

A 15 minuti dalla fine della gara giunge la notizia del pareggio del Viktoria Plzen, esulta il pubblico rumeno perché con questo risultato l’Astra Giurgiu si qualificherebbe.

All’87’ Dzeko sfiora il vantaggio con una zuccata, la palla è fuori di poco. C’è spazio per Marchizza che entra in sostituzione di Palmieri. Nei 4 minuti di recupero viene servita la palla gol a Iturbe in area di rigore ma il paraguaiano sciupa la grande occasione calciando altissimo. La gara si chiude con un pareggio a reti bianche e con l’esultanza dei rumeni che si qualificano secondi nel girone.

FORMAZIONI UFFICIALI
ASTRA Giurgiu (4-2-3-1): Lung; Oros, Lazic, Sapunaru, Fabricio; Seto, Lovin, Boubacar; Budescu, Filipe Texeira; Alibec.
Allenatore: Marius Sumudica

ROMA (4-3-3): Alisson; Bruno Peres, Juan Jesus, Vermaelen, Seck; Emerson, Strootman, Gerson; El Shaarawy, Totti, Iturbe.
Allenatore: Luciano Spalletti

Arbitro: Hüseyin Göçek (Turchia)

Maria D’Auria

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Tradizione stabiese: ”Fratielle e Surelle” (VIDEO)

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Come tutti gli anni, al 26 Novembre, si è rinnovata una tradizione tutta stabiese che si è conclusa questa mattina, 8 dicembre, con l’ultima cantata della “dodicina”.

Per i più oggi è solo la giornata che commemora la Madonna e quindi una festività come tante, tuttalpiù indicherà che il Natale si avvicina sempre più. Ma per gli stabiesi vuol dire tanto altro ancora, segnala la fine della “dodicina” e quindi dei tradizionali canti di “Fratielle e Surelle” che li ha svegliati puntualmente e a prescindere dalle condizioni atmosferiche, alle 4 del mattino con un canto, (Fratielle e Surelle, appunto), dedicato alla Madonna, all’Immacolata.

NOTE STORICHE:

Non si sa quando sia veramente cominciata questa usanza. Secondo gli storici locali, dovrebbe, risalire alla fine del ‘700, o quanto meno alla metà dell’800. Note su questa tradizione prettamente stabiese si possono trovare, come cita il liberoricercatore, nell’opuscolo “Fratièlle e surélle” di Alminni, nel quale l’autore scrive:

“Una barca o un “paranziello” come lo vogliamo chiamare, una volta fu sorpreso da una forte tempesta. La barca si dibatteva in balìa delle onde e, a causa del forte vento di scirocco, si spezzarono tutte le sartìe, il timone non resse più perché la barra che lo manovrava s’era spezzata e quindi l’imbarcazione era ingovernabile. Un colpo di vento più forte preso appieno nella randa, spezzò l’albero di maestra. Un colpo di mare spazzò via i marinai dalla coperta e poco dopo la barca fu inghiottita dal mare. […] Uno dell’equipaggio era appunto il marinaio della nostra storia; egli si dibatteva tra le onde, aggrappato ad un pezzo del pennone. La tempesta imperversava malignamente, accanendosi in malo modo contro questo povero naufrago. […] Un vero inferno! La riva era quasi vicina, ma il marinaio non se ne rendeva conto […] stanco com’era, lanciò un urlo quasi bestiale e, stringendo nella mano “l’abetiello” che aveva appeso al collo, invocava: “Mamma, Mamma ‘e tutt’‘e Mmamme, aiutame tu!” Improvvisamente gli apparve una luce così forte e accecante che la notte gli sembrò giorno. […] Nel chiarore della finestra all’improvviso si stagliò la sagoma maestosa di una grande Signora dal volto delicato e pietoso, con gli occhi luccicanti rivolti verso il cielo, come per implorare lassù l’Onnipotente; aveva le braccia protese verso il basso, come se fossero stanche e le mani rivolte verso il mare, come a proteggere e ad accogliere sotto il suo manto il figlio in pericolo. La bella Signora era tutta vestita di un bianco immacolato e aveva sulle spalle un grosso manto celeste, trapuntato di stelle. Era la grande Mamma; il naufrago la riconobbe dall’aureola di stelle che le cingeva il capo. Non c’erano dubbi, era l’Immacolata Concezione che gli tendeva le braccia per trarlo in salvo! L’emozione fu tanta che perdette i sensi.

Quando si svegliò, era sull’arenile della “California”, adiacente la banchina di “zì Catiello” tra le assi e i rottami della sua barca sparsi un po’ dovunque e che, con lui, il mare aveva spinto verso la spiaggia. […] Finalmente fu avvistato da gente del posto, uomini, donne e bambini, riconosciutolo, gli facevano festa a gran voce. Ma egli non riusciva ancora a capire[…] All’improvviso tutto gli fu chiaro, rivide ciò che gli era capitato: “L’ho vista affacciata alla finestra, che mi tendeva le braccia! Era la Madonna ! Era la Madonna !” e continuava a ripeterlo come a se stesso e, alla fine, cadde in ginocchio con le mani giunte, invitando tutti i presenti con l’appellativo di fratelli e sorelle ad imitare il suo gesto. “E mò, tutti insieme, diciamo il Rosario alla Madonna, incominciando “dall’AUMMARIA!” Esortò l’uomo salvato e così il primo Rosario del marinaio venne recitato sull’arenile, intorno ad un grande falò, per potersi riscaldare. E forse, in ricordo di questo straordinario evento la vigilia della festa dell’Immacolata si usa ancora accendere i falò nelle strade…”.

Sarebbe dunque dal voto di questo pescatore che, sfuggito al mare in burrasca, fece voto alla Vergine Immacolata promettendo che le avrebbe dedicato ogni anno dodici mattine di preghiere. Nacque così la “Dodicina” nella quale i giorni vengono chiamati stelle e dura dal 26 novembre all’8 dicembre (Festa della Madonna) con il duplice scopo di consentire, ai cantori, di assolvere ad un loro voto e per esortare i fedeli a recarsi in chiesa, al fine di recitare il Rosario alla Madonna.

Il canto, il primo giorno, recita: “Fratielle e surelle, ‘o Rusario ‘a Madonna! ogge è ‘a primma stella d’ ‘a Madonna”. Poi, ogni giorno, il cantore incrementerà la “stella” in “seconda, terza, quarta …. stella” fino ad arrivare alla mattina dell’8 Dicembre, ultimo giorno, quando il canto cambierà in: “Fratielle e surelle, ‘o Rusario ‘a Madonna! ogge è ‘u nomme bell d’ ‘a Madonna”.

Questo, invece, è il video ripreso da un nostro lettore – questa mattina – dal balcone di casa sua in zona via Plinio

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Attività di base, Accademia Sorrento-Juve Stabia 5-2: il tabellino del match

Attività di base, Accademia Sorrento-Juve Stabia 5-2: il tabellino del match

Arriva una sconfitta per la Juve Stabia categoria 2004 contro l’Accademia Sorrento. Primo tempo, buona prestazione stabiese. Nonostante il momentaneo vantaggio dei padroni di casa, le vespette agguantano il pareggio su calcio di punizione eseguito magistralmente da Ruggiero. In chiusura del primo tempo le vespette passavano in vantaggio con un gol in contropiede di Di Serio. La prima frazione si chiudeva con il vantaggio dell’undici Stabiese e il risultato di 2-1. Il secondo tempo, caratterizzato dal continuo forcing dei padroni di casa, si chiude con il definitivo 5-2 per i locali.

Così in campo:

Arrichiello (Schiavone), Ferraiuolo, Ruggiero (Orefice), Marino, Mammohud, Cavaliere (Ventrone), Montella, Di Serio (Ferrara), Lettera, Prisco

a cura di Ciro Novellino

Allievi regionali, Juve Domizia-Juve Stabia 0-3: il tabellino del match

Allievi regionali, Juve Domizia-Juve Stabia 0-3: il tabellino del match

Vince la Juve Stabia Under 16 di mister Macone, lo fa ancora e in trasferta contro la Juve Domizia con il risultato di 3-0 grazie ai gol di Gargiulo, Marrone e bomber Pistola autore di ben 11 gol in altrettante partite giocate.

Così in campo:

JUVE DOMIZIA – Abbate, Viola, Toticone, Russo, Bavarella, Capone, D’Isanto, Romano, Duca, Soprano, Di Landa. A disp. Romano, Maddaluno, Cacciapuoti, Cacciapuoti, La Daga, Taglialatela, Di Marino.

JUVE STABIA – Todisco, Izzo, Spavone, Marrone, Daniele, Gargiulo, Capasso, Ruocco, Pistola, Di Maio, Fontanella. A disp. Esposito, Loffredo, Cantore, Esposito, Vilardi, Arno, Del Prete. All. Macone

a cura di Ciro Novellino

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VIDEO e FOTO ViViCentro – Amichevole, Sorrento-Juve Stabia Berretti 5-1: le immagini e i gol

VIDEO e FOTO ViViCentro – Amichevole, Sorrento-Juve Stabia Berretti 5-1: le immagini e i gol

Il torneo Dante Berretti è fermo, per la Juve Stabia ci sarà anche riposo la prossima settimana e, allora non si può restare fermi. Sgambata importante questo pomeriggio a Sorrento per i ragazzi allenati da mister Domenico Panico. Gara amichevole contro la squadra allenata da mister Mario Turi e abbraccio anche caloroso con gli ex Esposito Lauri e Lombardi. Panico mischia un po’ le carte e girandola di cambia per far ruotare tutti gli effettivi. Per la cronaca il match è terminato 5-1 per i padroni di casa grazie ai gol di Davide Servillo per le Vespette che si portano in vantaggio e ai gol di Scarpa, Vitiello, Romano e doppietta di Favetta.

Così in campo:

SORRENTO – Pezzella, Ammendola, Cioffi, Arpino, Lombardi, Vitiello, Temponi, Savarese, Vitale, Scarpa, Marcucci. A disp. Santaniello, Paradisone, Raimondi, Catalano, Bolzan, Fontanarosa, Serrapica, Esposito Lauri, Romano, Minicone, Favetta. All. Turi

JUVE STABIA – Borrelli, Iengo, Rubino, Bisceglia, Berci, Vecchione, Scognamiglio, Sorrentino, Servillo, Del Prete, Chirullo. A disp. Bianco, Naso, Versitelli, Manna, Langella, Elefante, Procida, Contieri, Matassa, Strianese. All. Panico

a cura di Ciro Novellino

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ESCLUSIVA – Gianluca De Angelis: La vittoria di campionato con le Vespe il ricordo più bello. Braglia? Mi disse che..

La redazione di ViViCentro ha ascoltato Gianluca De Angelis, attaccante stabiese in forza alla Virtus Francavilla e recente avversario della Juve Stabia in campionato. De Angelis ha ripercorso ai nostri microfoni la sua esperienza in gialloblù

Ciao Gianluca, ti aspettavi questo ottimo inizio di stagione della Virtus Francavilla? In classifica, dopo la squadre più accreditate per le prime posizioni, ci siete voi. Sicuramente siamo soddisfatti per l’inizio di stagione positivo ma non dimentichiamo che siamo una squadra che deve salvarsi il prima possibile. Gli apprezzamenti e i complimenti fanno piacere ma dobbiamo stare sempre sul pezzo senza mai mollare; quello che conta è raggiungere quanto prima la quota salvezza. Le nostre avversarie sono pronte a sfruttare ogni nostro errore quindi è vietata qualsiasi distrazione.

Dopo le ottime esperienze al Cosenza ed alla Casertana perché hai scelto la Virtus Francavilla? Come è nata questa trattativa? Mi ha colpito subito la programmazione e la serietà della Società; qui c’è un progetto molto serio e con basi concrete. La Virtus fino a pochi anni fa era in Promozione ed in tre anni ha fatto il salto di qualità: Eccellenza, Serie D e Lega Pro. Questi aspetti sono stati importanti per il mio arrivo e sono assolutamente contento della scelta fatta.

Invece dall’esterno come vedi il campionato della Juve Stabia? Pensi che le Vespe se la possano giocare fino all’ultimo con le altre “Grandi” del campionato? Assolutamente sì. Credo che la Juve Stabia sia una squadra fortissima, con giocatori di assoluto livello. Penso che le Vespe abbiano poco da invidiare a Lecce, Matera e Foggia e che tutte e quattro le squadre siano una spanna sopra le altre. Spero che la Juve Stabia alla lunga possa avere la meglio anche perché ha tutte le qualità per riuscirci.

Capitano dell’attuale Juve Stabia è Paolo Capodaglio, un calciatore che conosci bene. Certo, ho giocato l’anno scorso a Caserta con Paolo e non ti nascondo che per me è nel suo ruolo uno dei più forti di tutta la Lega Pro. Sono contento del suo approdo alla Juve Stabia e delle sue grandi prestazioni, ma non avevo dubbi. Sarà un piacere incontrarlo in campo.

Nella tua unica stagione alla Juve Stabia (2009/10) sei stato il trascinatore delle Vespe; hai vinto il campionato di C2 segnando 16 reti. Qual è il ricordo più bello di quel campionato? Fu una stagione veramente esaltante e bellissima, con un finale stupendo. Inevitabilmente il ricordo più bello è la vittoria matematica del campionato alla penultima gara. Quella vittoria fu una liberazione dopo una retrocessione cocente ed un lungo testa a testa col Catanzaro. Per me, da stabiese, quella gioia fu indescrivibile.

Invece dei tanti gol segnati proprio con la maglia della Juve Stabia, ce n’è uno a cui sei maggiormente legato? Quell’anno feci tanti gol belli, due in rovesciata che ricordo con piacere. Probabilmente il più importante però fu quello che segnai nella trasferta di Isola Liri; fu una gara complicata che vincemmo grazie alla mia rete, allungando sul Catanzaro che in quella giornata non fece punti. Penso che quella sia stata la vittoria della svolta.

La tua Juve Stabia era una squadra fortissima per la C2; oltre a te c’erano giocatori come Amore, Maury, Ametrano, Pezzella, Fabbro. Ti senti ancora con alcuni dei tuoi ex compagni di squadra in gialloblù? Eravamo un gruppo solido ed unito e tutt’oggi mi sento con tanti ex compagni. Ho un rapporto quasi quotidiano con Gigi Pezzella, mio compagno anche ad Avellino e Caserta, così come poche settimane fa ho sentito Amore, che in linea col suo nuovo ruolo di osservatore, mi ha chiesto informazioni su un collega. Ancora, mi capita di sentire Peluso, Ruscio e Capparella, amici prima ancora che ex compagni.

Proprio durante la tua esperienza la Juve Stabia hai conosciuto Danilo D’Ambrosio e Massimo Rastelli. Ti aspettavi che entrambi, ovviamente nei rispettivi ruoli, potessero arrivare in serie A e starci così bene? Erano due predestinati quindi certo! Massimo l’ho avuto come allenatore anche ad Avellino, vincendo un campionato, ma già a Castellammare si vedeva la sua preparazione fuori dal comune. Per Danilo vale lo stesso discorso; pur essendo giovanissimo era almeno cinque spanne sopra di noi, tanto da volare ben presto in categorie superiori. Le soddisfazioni di Rastelli e D’Ambrosio non possono che farmi tanto piacere.

Sappiamo che dopo la vittoria in C2 arrivò Piero Braglia, che forse non ti vedeva alla perfezione nei suoi schemi. C’è a distanza di anni un po’ di rammarico perché se magari Braglia non avesse fatto altre scelte anche tu avresti potuto festeggiare la vittoria in Lega Pro con la maglia della Juve Stabia? Dobbiamo dire che il campo ha dato ragione a Braglia. La mia piccola rivincita me la sono presa lo scorso anno in occasione di Casertana – Lecce; Braglia era l’allenatore del Lecce ed io andai in rete. Il Mister a fine partita col suo tono scherzoso si avvicinò dicendomi: “Non pensavo corressi ancora così tanto..forse a Castellammare ho sbagliato con te..”. Il campionato di Lega Pro l’ho vinto poi con la maglia dell’Avellino ma vincerlo con la maglia della squadra della mia città sarebbe stato ancora più bello.

Dopo il tuo addio alla Juve Stabia in molte occasioni si è parlato di un tuo ritorno; c’è mai stato qualcosa di vero è sempre stata solo una suggestione di mercato? Sinceramente qualcosa di concreto c’è stato solo lo scorso anno, prima che firmassi con la Casertana. C’è stato un approccio con la società ma poi abbiamo preso strade diverse..anche se a me avrebbe fatto enormemente piacere tornare alla Juve Stabia. Un saluto a tutti i tifosi stabiesi!

Raffaele Izzo

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Napoli, Leandrinho è a Castelvolturno: Giuntoli lavora e intanto spunta un nome nuovo

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La Gazzetta dello Sport, attraverso il suo sito ufficiale, ha fatto li punto in merito al mercato azzurro: “È da giorni ormai a Castelvolturno il brasiliano Leandrinho, per il quale Giuntoli ha raggiunto l’accordo con il Ponte Preta (sarà ufficiale a gennaio ma siamo allo scambio di documenti). Il d.s. azzurro, però, non si ferma qui e segue Bailey del Gent, Isak dell’Aik Solna e, soprattutto, Ciciretti del Benevento. Il mancino cresciuto nel vivaio della Roma stuzzica non poco la fantasia del Napoli”.

Napoli-Pavoletti, Giuntoli posticipa l’incontro: il motivo

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Napoli-Pavoletti, Giuntoli posticipa l’incontro: il motivo

Ai microfoni di Radio Crc, l’esperto di mercato, giornalista Rai, Ciro Venerato, ha fatto il punto in merito alla trattativa tra il Napoli e Pavoletti:  “Pavoletti-Napoli, Giuntoli ha chiesto all’entourage di posticipare il summit perchè aspetta di vedere in campo il giocatore  e conta di farlo prima della sosta natalizia. Dopo averlo visto in campo si tornerà a trattare con il calciatore e si cercherà di trovare un accordo economico. Il calciatore guadagna 1.350 milioni di euro più bonus epunta a 2.4 milioni senza bonus, mentre il Napoli vorrebbe garantirgli dagli 1.4 ai 2 milioni di euro più bonus per arrivare alla cifra complessiva da lui richiesta, ossia appunto di 2.4 milioni. Il Milan resta in agguato perché la dirigenza rossonera potrebbe puntare sul rossoblù per volere di Galliani.”

Napoli-San Vito, Esposito vs Higuain: “Il mio fallo? Non aveva voglia di giocare la partita”

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Ai microfoni di Radio Punto Zero, l’ex calciatore del San Vito, Valerio Esposito, autore di un contatto fortuito a danno di Gonzalo Higuain la scorsa stagione, durante l’amichevole tra la squadra di Positano e gli azzurri, ha dichiarato: “Un anno fa, a Castel Volturno, marcai un certo Higuain. Dopo un fallo ho rischiato di andare in esilio. Ora ricordo quell’episodio sorridendo con gli amici, quando i tifosi del Napoli mi incrociano per strada scherzando sul fatto che ora che gioca alla Juve potrei fargli male sul serio, ma un anno fa tutti mi dicevano: ma cosa hai combinato? Higuain uscì zoppicando dopo tre minuti, il primo a spaventarmi fui io che il giorno dopo mi documentai subito per sapere se si fosse regolarmente allenato. In realtà era un semplice contrasto, ora che è il passato posso dirlo: probabilmente l’argentino non aveva molta voglia di giocare quell’amichevole ed approfittò del contrasto per uscire. Un attaccante così forte, abituato alla marcatura di certi difensori, non penso possa farsi male per un contatto del genere, ma in quel momento era giusto uscisse in via precauzionale. Oggi che gioca alla Juve un pensiero ad un fallo più duro lo farei (ride, ndr). In quel momento Albiol urlò “tutti tranne Higuain” perché l’argentino era devastante coi suoi gol. Posso dire di aver quasi fermato il più forte attaccante del campionato italiano”.

Sau: “Il Napoli è una squadra fortissima, dobbiamo sfruttare i punti deboli”

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Ai microfoni del Corriere dello Sport, Marco Sau, attaccante del Cagliari, ha dichiarato: “Quella rete contro il Napoli? Ricordo bene quel gol, l’unico che ho realizzato contro il Napoli e purtroppo non utile per portare a casa un risultato positivo dal San Paolo. In quella occasione, a parte le emozioni nel giocare in uno stadio del genere, la rete non era servita a niente, la prossima volta chissà. E’ una squadra fortissima a prescindere dal momento che attraversano, ma noi dobbiamo sfruttare al meglio il fattore campo perché avremo dalla nostra uno stadio pieno che sarà pronto a spingerci. Noi recepiamo quello che i tifosi ci trasmettono e per questo sappiamo che ci tengono parecchio a questa sfida. Sarà come una sorta di derby e questo vale non solo per noi che siamo qui da più tempo, ma anche per tutti gli altri. Giocano benissimo la palla e sarà una gara difficile perché attaccano anche in sette o otto giocatori contemporaneamente. Un punto debole? Forse proprio questo può essere un vantaggio per noi, perché avremo di fronte una squadra che ci attaccherà fin dall’inizio ma che dovrà esporsi alle nostre ripartenze. Noi ci siamo, la stiamo preparando bene e proveremo a portare a casa qualcosa. Anche se è distante dalla vetta, è comunque una grande squadra. Giocano a memoria e si conoscono benissimo. Non ti danno punti di riferimento in avanti e questo rappresenta un problema per chi li deve affrontare”.

7 dicembre: ”Nascita del partito di Matteo”

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Nei piani di Renzi c’è un congresso immediato che consenta di ripensare il Pd, per Marcello Sorgi il 7 dicembre va in archivio come “la giornata che segna la nascita del partito di Matteo”.

Così nasce il partito di Matteo

Il 7 dicembre verrà ricordato, non solo come il giorno delle dimissioni formali del premier e della fine del suo governo, ma anche del battesimo del Partito di Renzi. Un partito nuovo, nato domenica nelle urne del referendum in cui la riforma costituzionale è stata sconfitta, ma oltre tredici milioni di elettori hanno votato «Sì». Un partito che forse non sarà del 40 per cento, il numero magico che ha accompagnato fin qui la carriera del leader del Pd – dalla sconfitta alle primarie del 2012 contro Bersani, alla vittoria alle Europee del 2014, alla crisi di governo, provocata dall’exploit del «No» al 60 per cento -, ma secondo gli studiosi dei flussi elettorali può puntare tranquillamente al consenso di un italiano su quattro, una percentuale ragguardevole, per giocare nella nuova (o vecchia?) stagione che sta per aprirsi del ritorno al proporzionale e alla Repubblica partitocratica.

Renzi ha detto che i risultati referendari, a suo giudizio, hanno abbattuto la riforma, il Parlamento che l’aveva votata sei volte e il governo che conseguentemente va a casa.

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Ma non lui, che solo temporaneamente si fa da parte per prepararsi alle prossime elezioni, portando il bilancio dei suoi mille giorni, le riforme fatte e non fatte, il miglioramento delle condizioni del Paese, che magari avrebbe voluto più consistente ma considera non trascurabile. Va da sé che Renzi, anche se non lo ha detto esplicitamente, considera irrimediabile la frattura aperta dalla minoranza del suo partito schierandosi con il «No»; e per definire i contorni della sua iniziativa guarda al popolo del «Sì» e alla linea di fondo che ha accompagnato il suo lavoro a Palazzo Chigi, «più diritti e meno tasse»: sarà questo lo slogan con cui si ripresenterà presto davanti agli elettori. Guardando, a sinistra, non ai suoi avversari interni, che sdegnosamente non ha neppure citato, ma al progetto dell’ex sindaco di Milano Pisapia: mirato, tra molte difficoltà, a riunire in Italia le possibili frange di uno schieramento frastagliato, dentro e fuori il Pd, con la sola discriminante di volersi impegnare in una prospettiva riformista, e non nella serie infinita di vendette che animano il partito dalla sua fondazione. L’addio a D’Alema, Bersani, Speranza e agli ex comunisti del «No» non potrà certo essere stabilito nei termini di uno sfratto: ma è ormai consumato, e Renzi, sforzandosi di non mostrare rancore, ha fatto capire che non intende tornare indietro. Del resto, bastava guardare sotto la sede del Nazareno la folla degli iscritti divisa in due schiere che stavano per venire alle mani, per capire che la separazione tra le due anime del Pd, che dev’essere ancora formalizzata al vertice, nella base è già avvenuta.

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Resta ancora da capire quali saranno le conseguenze della svolta di ieri sulla crisi. Renzi non parteciperà neppure alle consultazioni, al Presidente della Repubblica ha spiegato che è disposto ad appoggiare un nuovo governo, per il tempo breve necessario all’approvazione della nuova legge elettorale, solo se anche gli altri partiti di opposizione saranno disposti a condividerne la responsabilità. In altre parole, pur rispettoso delle prerogative del Capo dello Stato, si dichiara indisponibile a pagare il conto presentato dagli elettori a Bersani nel 2013, dopo che il centrodestra era passato all’opposizione e il peso delle scelte del governo Monti era ricaduto per intero sulle spalle del centrosinistra.

Il Quirinale avvia oggi le consultazioni: ma a parte Berlusconi, che non s’è pronunciato chiaramente, Salvini, Meloni e Grillo hanno già detto che vogliono il voto. Se non ci saranno novità, dunque, a Mattarella non resterà che decidere se mandare in Parlamento un governo del Presidente, tecnico o istituzionale, a cercarsi la maggioranza, oppure, a sorpresa, in assenza di alternative, chiedere a Renzi di fare il bis.

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lastampa/Così nasce il partito di Matteo MARCELLO SORGI