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Sui migranti scontro sindaci-governo

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Le proteste dopo la morte di una giovane ivoriana in una struttura di accoglienza migranti a Cona, in Veneto, hanno riacceso il nodo della distribuzione dei profughi. Davide Lessi, inviato del La Stampa, racconta la rabbia condivisa tra i migranti e gli abitanti del posto. I sindaci attaccano il governo: non servono nuovi centri, ma più espulsioni. In un’intervista il neo ministro degli Esteri Angelino Alfano:“Dobbiamo accelerare su espulsioni e rimpatri: sono al lavoro per concludere accordi che diminuiscano gli arrivi impedendo le partenze”.

“Nell’ex base per i missili senz’acqua calda e in camerate al freddo”

I profughi a Cona: «Sei mesi per avere un documento»

CONA (VENEZIA) – La rabbia del Veneto, questa volta, ha la faccia di un giovane ventenne che viene dalla Guinea. Si chiama Yansané e non vuole nascondersi. «Sì – dice in francese – ho partecipato anch’io alle proteste dell’altra notte per quella povera ragazza». Sandrine Bakayoko, ivoriana di 25 anni, era una delle ospiti del centro di accoglienza di Cona, nel Veneziano: domenica mattina un malore l’ha colta in bagno. Era sola, sotto la doccia. L’hanno trovata priva di sensi, dopo aver sfondato la porta. Vana la corsa al pronto soccorso di Piove di Sacco, nel Padovano. La ragazza, secondo l’autopsia eseguita ieri, è morta per una tromboembolia polmonare. Morte naturale, dunque. E anche il ritardo nei soccorsi è stato smentito dal Suem, il servizio di urgenza medica del 118. Delle verità che però non sono bastate a sedare gli animi. «Era influenzata da giorni», racconta ancora Yansané. E denuncia: «Quando stai male, qui dentro, qualsiasi cosa tu abbia ti danno sempre un’aspirina, sempre che ce ne siano ancora».

Lui, con un altro centinaio di migranti, domenica notte, ha detto basta. E’ insorto: ha occupato il centro di accoglienza, acceso dei falò e sequestrato per qualche ora 25 operatori della cooperativa che gestisce il campo.

Una rabbia coltivata da mesi che, per tutta la giornata di ieri, non è scemata. Per capirla bisogna venire qui, nella frazione di Conetta, 200 anime, tanti campi e un’ex base missilistica chiusa da 10 anni, dismessa da 4 e da circa 15 mesi diventata un centro di accoglienza. Un hub, per dirla all’inglese. Uno di quei non luoghi che viene utilizzato per ospitare migranti. Quanti? Nessuno sa dirlo. Ufficialmente 1366 (tanti sono i pasti serviti), 25 le donne. Ma secondo fonti non ufficiali arriverebbero fino a 1800-2000.

«Un delitto»

«Comunque troppi», dice il sindaco, Alberto Panfilio, che denuncia: «Non si può parcheggiare così tante anime in questo posto». Ha passato quasi tutta la notte davanti ai cancelli della base, la febbre a 38 e poca voglia di usare mezzi termini: «Non importa che quella giovane ivoriana sia morta in modo naturale. Qui, in ogni caso, è stato commesso un delitto. L’assassino? E’ la politica che, nella sua totale assenza, ha creato le condizioni perché accadesse tutto questo». Poi rivela: «Quella donna aveva anche subito un aborto un mese fa». Sandrine era sopravvissuta al barcone su cui, con il compagno, aveva attraversato il Mediterraneo partendo dalla Libia, non al malore che l’ha colta nei bagni di questo centro d’accoglienza.

Il viavai fuori dall’ingresso della base non si ferma. Decine di agenti schierati in tenuta anti-sommossa proteggono l’ingresso. Cercano di fare entrare i furgoni del servizio mensa, ma per qualche ora non ci riescono. La protesta dei migranti continua. Dentro non si entra. Non solo gli operatori della cooperativa, anche i giornalisti restano fuori.

Filo spinato  

Una cinta di filo spinato protegge l’insieme di ex edifici militari e nuove tensostrutture allestite per i richiedenti asilo. E loro escono, ci mettono la faccia per spiegare i motivi della protesta: «Il primo problema sono i documenti: c’è gente che è qui dentro da sei mesi in attesa di una risposta per la richiesta d’asilo», denuncia David, 36 anni e tre figli lasciati in Ghana prima di affrontare il deserto e il mare con un gommone da mille dinari a testa. E continua: «Poi le condizioni igieniche e l’assistenza non funzionano: per avere acqua calda mi alzo alle tre di notte ormai da due mesi. Anche le stanze non sono sempre riscaldate». Ma avete a disposizione soldi? «75 euro al mese», spiega ancora David. Due euro e pochi centesimi al giorno che servono a ricaricare i telefoni, chiamare casa e dire che, forse, andrà tutto bene. E proprio da quegli smartphone David e un capannello di suoi connazionali mostrano le foto e i video delle camerate dove vivono ammassati in letti a castello, dei bagni intasati, della sporcizia che invade ogni angolo. Fonti della prefettura assicurano che tutto ciò sia dovuto alla protesta delle ultime 24 ore che ha fatto saltare il servizio di pulizia. Ma i dubbi rimangono e, con loro, la rabbia.

La cooperativa nel mirino

Una rabbia condivisa. Tra i migranti e fra gli abitanti che si aggirano circospetti nelle viuzze di questa frazione, di campi lasciati a maggese e un solo bar chiuso per le vacanze natalizie. «Ho paura: dal mio balcone ho visto le proteste, i falò, gli scontri», dice Enzo Zanirato, 62 anni, tra un mese pensionato. «Questa cosa ci ha cambiato la vita», dice  un ex agente della polizia provinciale che preferisce mantenere l’anonimato. «Una volta facevo l’intero giro della base a piedi, ora non me la sento di superare la strada provinciale». Uno striscione esprime questo malessere: «Rimpatriare gli immigrati. Stop al business dell’accoglienza». E nel mirino finisce Ecofficina, la cooperativa padovana di Battaglia Terme, che gestisce il campo di Conetta e altri centri di migranti, da Rovigo a Treviso. Era nata per operare negli asili e nelle biblioteche ma ora la sua attività principale è diventata quella dell’accoglienza. Tanto da arrivare a fatturare oltre 10 milioni di euro in un anno. Un’ascesa che è finita anche nel mirino degli inquirenti: due le inchieste aperte sui vertici della cooperativa (una per falso relativa all’aggiudicazione di un bando Sprar, il Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Nonché una «scomunica» da parte della Confcooperative che ha sospeso Ecofficina lo scorso settembre («E’ una coop che guarda troppo al business e non risponde alle logiche della buona accoglienza»).

Il contagio  

La rabbia dilaga in tutto il Veneto. Il sistema dell’accoglienza sembra non tenere più: solo nel Trevigiano mancano 1.196 posti letto secondo i numeri forniti dalla prefettura. Altri beni del demanio verranno usati per gestire gli arrivi. Come l’ex polveriera vicino a Volpago dove gli abitanti hanno organizzato una manifestazione tre giorni dopo Natale: «Benvenuti nel Montello, sarà il vostro inferno», si leggeva in uno degli striscioni. L’altra faccia della stessa rabbia.

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lastampa/“Nell’ex base per i missili senz’acqua calda e in camerate al freddo” DAVIDE LESSI – INVIATO A CONA (VENEZIA)

Alfano: ”Dobbiamo accelerare su espulsioni e rimpatri”

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I sindaci attaccano il governo: non servono nuovi centri, ma più espulsioni.

In un’intervista il neo ministro degli Esteri Angelino Alfano: “Dobbiamo accelerare su espulsioni e rimpatri: sono al lavoro per concludere accordi che diminuiscano gli arrivi impedendo le partenze”Davide Lessi, inviato del La Stampa a Cona, racconta la rabbia condivisa tra i migranti e gli abitanti del posto. Le proteste dopo la morte di una giovane ivoriana in una struttura di accoglienza migranti a Cona, in Veneto, hanno riacceso il nodo della distribuzione dei profughi.

Alfano: “Le balbuzie dell’Europa inadeguate contro il terrore. Serve maggior coesione”

Il ministro degli Esteri: «Rilanciare cooperazione e difesa comune. L’Italia porterà all’Onu l’attenzione sui migranti e il Mediterraneo»

ROMA  «La politica estera ha cambiato velocità: chi era abituato a pensarla come una faccenda lenta, dovrà fare i conti con i nuovi ritmi delle questioni internazionali». Dai migranti alla Libia al terrorismo, l’Italia affronterà il 2017 «da protagonista», promette il ministro degli Esteri Angelino Alfano: membro del Consiglio di sicurezza Onu, alla presidenza del G7 che culminerà nel vertice di maggio a Taormina, parte della troika Osce (che nel 2018 guiderà).

Quali priorità porterà l’Italia all’Onu?  

«Dobbiamo portare l’attenzione sulla sicurezza e i grandi flussi migratori del Mediterraneo, il luogo in cui si giocano le sorti del mondo. E dobbiamo affrontare il problema alla radice: sono i conflitti che hanno sconvolto la Siria e l’Iraq all’origine dei flussi di milioni di rifugiati. E poi, come superpotenza culturale, dobbiamo porre al centro la difesa dei beni culturali e il contrasto al contrabbando di opere d’arte».

Il Mediterraneo sarà anche al centro dell’agenda del G7 di Taormina?

«Vorrei che anche in quel caso ci fosse una postura accentuata sulla sicurezza nel Mediterraneo e il contrasto al traffico di esseri umani: è una sfida globale, nessuno pensi che il tema migratorio sia risolto con l’accordo con la Turchia».

Che impressione le fa la rivolta di Cona?  

«Noi ci muoviamo con rigore e umanità: abbiamo salvato molte vite ma non possiamo accettare da nessuno violazioni delle regole. Per questo dobbiamo accelerare su espulsioni e rimpatri: sono al lavoro per concludere accordi che diminuiscano gli arrivi impedendo le partenze».

Con quali Paesi?  

«C’è un triangolo di Paesi fondamentale: il Niger, con cui siamo vicini a chiudere un accordo, la Tunisia e la Libia».

Dalla Libia, ieri il generale Haftar ha rimproverato l’Italia di essersi schierata dalla parte sbagliata: come risponde?

«Noi non abbiamo fatto una scelta a favore di qualcuno, sosteniamo il governo riconosciuto dall’Onu e aiutiamo chi lotta contro il terrore, compresi i feriti di Haftar: il volo che ci rimprovera di non aver mandato è stato rinviato per espressa richiesta del vicepresidente del Consiglio presidenziale che è espressione dell’est del Paese. Lavoriamo per un’intesa che includa tutti: siamo stati i primi a dire che deve essere previsto un ruolo anche per Haftar».

Ministro, spostiamoci a est: la Turchia rischia di diventare obiettivo numero uno dell’Isis?

«La Turchia è lì: grande e adagiata tra due continenti. Tra tentazioni e contraddizioni. Noi siamo solidali con il suo popolo e col suo governo. Non ci sono strade alternative alla solidarietà e all’incoraggiamento nella lotta al terrorismo. La Turchia resta un solido alleato Nato e un partner imprescindibile per la nostra sicurezza e la prosperità di centinaia di nostre imprese. Ho risentito il ministro degli Esteri turco, manifestandogli vicinanza e assicurandogli il nostro sostegno».

In Italia come possiamo stare tranquilli?  

«Viviamo in un sistema di terrorismo globale che non ammette risposte nazionali. L’elemento più idoneo per garantire la sicurezza è l’integrazione tra Paesi, lo scambio costante di informazioni tra polizie e intelligence: ma questo avviene solo se c’è fiducia tra Stati».

A livello europeo c’è sufficiente cooperazione?

«Non sono ancora soddisfatto di come vanno le cose: si può fare molto di più. La parola chiave dei terroristi è velocità, quella che hanno avuto nell’organizzare attentati: non si può dire che la capacità di risposta dell’Europa sia stata paragonabile».

E’ un tema da porre a Bruxelles?  

«Conosco i tempi dello Stato di diritto, ma qui ci sono le lentezze, le balbuzie di Stati che non scambiano informazioni. Dobbiamo rilanciare l’idea di una difesa comune: l’anniversario del Trattato di Roma, a marzo, non sarà una liturgica commemorazione ma un energico rilancio del progetto europeo».

Il premier Gentiloni ha parlato anche di migliorare i rapporti con la Russia…  

«Siamo stati i primi a dire no a un rinnovo automatico delle sanzioni. E credo che alla luce della recente, seppur fragile, tregua siriana, sarebbe un errore strategico fare a meno del contributo russo nelle sfide alla sicurezza».

Putin potrebbe persino ricevere un invito al G7 di Taormina?  

«È precoce dirlo. Ci sono in piedi le sanzioni e c’è in corso il riconoscimento – generoso da parte di alcuni, stentato da altri – di quanto Mosca ha fatto per il cessate il fuoco in Siria, che è un passo avanti importante, sebbene debba essere ricondotto alla filosofia della risoluzione 2254 dell’Onu».

Sta per insediarsi Trump: cosa si aspetta?  

«Trump ha vinto il giudizio degli elettori, ma sopravvivono i pregiudizi dei detrattori. Penso sarebbe superficiale e malaccorto non cogliere che, nel momento di maggiore freddezza di rapporti tra Usa e Russia, un loro rilancio può solo fare bene al mondo».

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lastampa/Alfano: “Le balbuzie dell’Europa inadeguate contro il terrore. Serve maggior coesione” FRANCESCA SCHIANCHI

15 anni di Euro, una storia che viene da lontano

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La divisa europea ha compiuto il 1° gennaio di quest’anno 15 anni, un traguardo segnato da entusiasmi ed arrese, perplessità e ostilità, quando non avversione. Manifestazioni di pensiero in linea con i movimenti politici che hanno preso il sopravvento negli ultimi dieci anni, con un impeto sempre più forte proprio negli stati facenti parte dell’Unione europea. Certamente la brexit non da dato impulso agli ideali di unità e integrazione, ha portato semmai alla luce l’inquietudine che serpeggia tra i movimenti populisti, che col passare degli anni, hanno assunto una connotazione nazionalistica tendente alla devianza, a concezione estreme, xenofobe.
Tutto questo non va al servizio degli obiettivi che hanno portato, passo dopo passo i paesi membri (quelli aderenti all’Eurozona), alla scelta di condividere la stessa moneta, obiettivo importante nell’ambito degli ideali sostenuti all’origine dai padri fondatori dell’Europa unita.
L’Euro oggi è la moneta condivisa nei 19 paesi dell’area euro, gli altri nove non l’hanno adottata, e tra questi ultimi, la Gran Bretagna si appresta a rompere i trattati siglati a partire dal 1° gennaio del 1973, anno in cui entrò a fare parte della Comunità europea. L’accettazione dell’adesione fu considerata allora un’impresa importante per il Regno Unito, l’uomo che si aggiudicò il merito nella storia fu Edward Heath, un conservatore.
La storia della divisa europea parte da lontano, per tanti anni è stato un lento e silenzioso procedere, una strada disseminata di ostacoli di ogni genere, superati grazie alla pertinacia e determinazione dei paesi membri, decisi a rendere più salda l’Unione europea attraverso una politica economica e monetaria comune.
Si comincia a parlare di politica monetaria comune nel giugno del 1988, attraverso il Consiglio europeo, che espresse l’intento di giungere alla realizzazione dell’Unione economica e monetaria (UEM), e affidò ad un comitato il compito di elaborare il programma con i fini da perseguire, sotto la supervisione del Presidente della Commissione europea, che allora era Jaques Delors. Tale comitato era formato dai governatori delle banche centrali dei paesi membri della Comunità europea, ed alti esponenti del mondo dell’economia e della finanza. A lavori conclusi, il comitato redasse un documento, che fu chiamato “Rapporto Delors”, ed aveva il fine di realizzare in tre fasi l’Unione economica e monetaria.
La prima fase iniziava a gennaio del 1990 e doveva terminare a gennaio del 1994- Si prefiggeva di raggiungere obiettivi fondamentali: la completa libertà di circolazione dei capitali, il rafforzamento della cooperazione fra le banche centrali, il libero utilizzo dell’ECU (Unità di conto europea, che sarà poi sostituita dall’euro), miglioramento della convergenza economica.
La seconda fase va dal ’94 al ’99, e perseguiva altri obiettivi importantissimi per la politica monetaria comune: la creazione dell’Istituto monetario europeo (IME), il divieto di finanziamento del settore pubblico da parte delle banche centrali, maggiore coordinamento delle politiche monetarie, rafforzamento della convergenza economica, e infine la progressiva realizzazione dell’indipendenza delle banche centrali nazionali, da completarsi al più tardi entro la data di istituzione del Sistema europeo di banche centrali.
La terza fase partiva dal 1999, e fissava altri punti cardine in questo delicato e complesso processo d’integrazione economica e monetaria: fissazione irrevocabile dei tassi di conversione, introduzione dell’euro, conduzione della politica monetaria unica da parte del Sistema europeo di banche centrali, entrata in vigore dei nuovi Accordi europei di cambio, entrata in vigore del Patto di stabilità e crescita. Accordo sottoscritto dai paesi membri interessati nel 1997, col fine di mantenere stabili i criteri di adesione all’Unione economica e monetaria, ovvero l’Eurozona, affinché si rafforzasse il percorso d’integrazione monetaria già avviato nel 1992, con la sottoscrizione del Trattato di Maastricht.
E’ stato a Madrid, nel 1995, che il Consiglio europeo ha deciso di denominare ‘Euro’ la nuova moneta comune. Anche sul nome tante sono state le considerazioni, doveva risultare semplice e chiaro per tutti gli idiomi, anche per quel che attiene alla pronuncia, tenendo conto dei diversi alfabeti. ‘Euro’ poi parlava già di Europa, il che non era da sottovalutare, considerato che la nuova moneta, con gli scambi, sarebbe finita in ogni angolo di mondo. (Furono i Fenici a chiamare l’Europa ‘Ereb’, ovvero Occidente).
Al nome era necessario attribuire un simbolo, che fosse altrettanto chiaro ed emblematico, che riflettesse l’origine, e rimandasse al vecchio continente. Anche questo passaggio è stato frutto di confronti: fra trenta proposte ne furono scelte 10, le quali, attraverso un sondaggio di opinione, diventarono due e infine si optò per il simbolo grafico ispirato alla lettera epsilon dell’alfabeto greco, dal quale ha avuto origine la civiltà europea. La lettera ‘E’ è semplicemente l’iniziale del toponimo Europa, mentre le due linee orizzontali che la attraversano, rappresentano la stabilità della valuta. E come EUR è registrata presso l’Organizzazione internazionale per la standardizzazione (ISO).
La moneta comune nei paesi dell’area euro, è entrata in circolo a partire dal 1° gennaio del 2002, ma c’è oltre un decennio di organizzazione per portare a termine tale processo. E’ stato proprio il trattato di Maastricht a conferire alla Banca Centrale Europea il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote nei paesi che avevano scelto la moneta comune, tuttavia il diritto di emissione è condiviso con le banche centrali nazionali. Nella fattispecie, poiché la BCE non è coinvolta in operazioni di cassa, sono le banche centrali nazionali a immetterle in circolazione, oltre ad avere l’onere di custodire le banconote. Inoltre, deve essere registrato nel bilancio della BCE e delle BCN, il valore dei biglietti in euro circolanti, in corrispondenza di uno schema di ripartizione già regolato. La regolamentazione e le competenze sulle monete in euro, spetta ai governi nazionali, con la supervisione della Commissione europea. I governi dei paesi di area euro, sono emittenti legali delle monete metalliche, e sono pertanto responsabili del disegno e delle peculiarità tecniche, oltre che del conio. La BCE svolge funzioni di vigilanza e ha il compito di approvare il volume di conio delle monete, oltre ad esprimere una valutazione sulla qualità.
Nel 1994, l’IME, o Istituto monetario europeo (l’Istituzione monetaria che ha preceduto la BCE), ha stabilito i tagli delle banconote in euro. In seguito, dopo attente valutazioni, fu deciso d’includere la banconota di 500 Euro.
Nell’incontro che si tenne a Madrid nel 1995, si decise anche la data in cui la nuova divisa sarebbe entrata in circolazione, si stabilì un periodo che andasse dal gennaio 1999 a gennaio del 2002, e infine si optò per la seconda soluzione, dando così modo a tutti i paesi aderenti, di assolvere agli adempimenti previsti dalla normativa comune in termini di politica monetaria. Il Consiglio europeo decise inoltre che la doppia circolazione di moneta non sarebbe andata oltre i sei mesi, ma alla fine il periodo fu ridotto, anche per via dei costi che avrebbero subito le banche e gli esercizi commerciali, inoltre si mirava a rendere più agevole il lavoro di adeguamento dei distributori automatici.
La doppia circolazione sarebbe durata dunque due mesi, dopo di che, le banche avrebbero continuato a cambiare in euro le valute nazionali, che cessavano tuttavia, da allora in avanti, di avere corso legale. Già a partire dal 1994, l’IME (Istituto monetario europeo), si impegnò tramite il proprio gruppo di lavoro, a trovare delle soluzioni adeguate per il tema sulle banconote, ossia il disegno della serie di biglietti in euro. Fu un processo di ricerca lungo, che coinvolse anche esperti esterni alle istituzioni europee, ossia esperti di storia, arte, psicologia, design e disegno di banconote. Si richiedeva un tema che alludesse all’unità, che riunisse in un unicum simbolico i sette tagli di banconote che erano stati previsti, il cui tema, quello espresso nel modo migliore, riunisse in sé tutti i criteri affini alla moneta comune. C’era l’esigenza di rendere veloce e agevole la riconoscibilità delle banconote in euro, non solo nei paesi aderenti e in Europa, ma dovunque. La cartina dell’Europa era una delle caratteristiche irrinunciabili che doveva essere impressa in tutti i tagli delle banconote.
La carta utilizzata per la stampa proviene dai cascami di cotone dell’industria tessile, è particolarmente resistente in quanto è stata considerata l’usura derivante dai tanti passaggi di mano, e pertanto la qualità della materia prima deve essere altissima. Grande attenzione ha richiesto anche la filigrana adottata, due sono i tipi, riconoscibili anche dai non esperti. Il primo evidenzia l’immagine tridimensionale in chiaroscuro, che è poi il motivo principale, il secondo indica invece il valore nominale, le cifre si possono visionare in controluce. Il processo relativo alla filigrana ha richiesto metodi di perfezionamento derivanti da sistemi informatici computerizzati, legati alla progettazione e fabbricazione.
Per quel che riguarda i disegni, si partì dal presupposto dell’imparzialità più assoluta, pertanto si scartò l’ipotesi dei personaggi troppo rappresentativi. Una giuria, appositamente istituita, concordò sull’importanza d’imprimere un aspetto inequivocabilmente europeo alle banconote. Tanti furono gli ostacoli di carattere tecnico per la stampa delle banconote, si doveva procedere con materiali simili in tutti i paesi, affinché i risultati di stampa non presentassero differenze evidenti. La prima stampe dei prototipi fu avviata nel 1997, importantissimi nella valutazione erano i caratteri visivi. Gli strumenti di produzione, come le lastre da stampa, dovevano essere perfette, affinché le immagini delle banconote corrispondessero ai criteri di alta qualità. E tanti furono anche gli studi per garantire la sicurezza in termini di prevenzione per la contraffazione e falsificazione.
Un grande aiuto in questo versante è venuto da strumenti ad alta tecnologia, i cosiddetti rilevatori di banconote false, in grado di riconoscere con alti margini di sicurezza, quelle non legali.
Si tenne anche conto dei non vedenti, che in Europa sono oltre 7 milioni, furono contattati i rappresentanti di questa categoria speciale di cittadini europei, e con loro si concordarono gli accorgimenti tecnici in grado di rendere la moneta fruibile, con i caratteri speciali idonei a individuare i vari tagli.
Un lungo viaggio quello della valuta europea, durato 15 anni, che attesta i risultati della moneta unica circolante in zona euro. L’euro si è presentata come moneta forte, solida, ha subito le insidie della crisi economica che si è scatenata nel 2007, eppure, malgrado la scossa e i contraccolpi in termini finanziari, c’è stata una buona tenuta. La politica monetaria della BCE, volta negli ultimi anni, a riportare su valori accettabili il tasso d’inflazione, ha esercitato la sua influenza, anche se siamo ancora lontani dai target ideali.
L’economia europea, secondo i dati degli ultimi trimestri, dimostra di essere in crescita, anche il tasso di disoccupazione rientra in margini più accettabili, ma l’euro si avvicina pericolosamente alla parità col dollaro. Il biglietto verde ha accelerato parecchio alla fine del 2016, e non sembra avere intenzione di arretrare. Mentre l’euro perde terreno sul dollaro, accade il contrario con la sterlina, divisa che sembrava una roccaforte inespugnabile in Europa. Ad ottobre scorso, all’International Currency Exchange, in uno dei sei aeroporti di Londra, sono stati offerti 97 centesimi di euro per una sterlina. Un cambio che non sorprende, visti gli effetti della Brexit. Nel volgere di un anno, i timori dei mercati hanno avuto riflessi pesanti sui cambi, e la sterlina ha perso un quinto del suo valore, dal giorno del referendum il 15% della valutazione. Bisogna tuttavia precisare che i cambiavalute offrono in genere prezzi meno vantaggiosi rispetto ai cambi ufficiali delle divise. Ma resta comunque un segno importante che mette in rilievo una tendenza.
L’euro in Italia è più odiato che amato, ma del resto, un leale confronto di prezzi tra le due valute (con la lira), lascia veramente perplessi, se si considera l’aumento vertiginoso dei prezzi in 15 anni di moneta unica. Eppure, in un mondo sempre proiettato sulle trasformazioni e il progresso, pensare di tornare indietro sembra utopia, un azzardo perfino pericoloso, dati i rischi. E così quest’avventura che ci ha portato in un’altra dimensione, che ci ha fatto misurare con i fili tesi della globalizzazione, ha un suo senso nel terzo millennio.
Certamente ci sono aspetti che richiedono interventi e riforme, ma riprendere la via dell’autonomia significherebbe essere anacronistici nei confronti della storia, innescare un processo che riporterebbe l’Europa degli stati sovrani verso pericolosi nazionalismi e instabilità geopolitica. Com’è sempre stato, alla fine sarà la libera autodeterminazione dei popoli a decidere il destino futuro dell’Europa, con il semplice esercizio del diritto di voto, nello spazio esiguo d’una cabina elettorale, porto franco della democrazia.

BEFANA, aria artica. Arriva la NEVE al Centro-Sud, inverno OLD STYLE!

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Un’imponente discesa di aria artica invaderà l’Italia. Gran GELO al Nordest

Vista l’importante irruzione di aria artica prevista dal 5 gennaio, entriamo nel dettaglio delle nevicate attese sulle regioni centro-meridionali, fino in pianura e sulle coste. Utilizzeremo, oltre ad una grafica generale, anche le mappe tecniche del nostro esclusivo modello ETA-ZEUS 2016.

SITUAZIONE – A partire dal 5 gennaio, aria artica si incamminerà dal Polo Nord verso l’Italia, e in breve tempo raggiungerà tutte le nostre regioni.

DETTAGLIO NEVE 5 GENNAIO – L’ingresso di aria artica sarà accompagnato da corpi nuvolosi carichi di precipitazioni, dapprima piovose, ma poi a prevalente carattere nevoso.

Ecco dove nevicherà il 6 gennaio

NORDEST, GELO – Temperature in caduta libera al Nordest, fino a -8° il 7 Gennaio a Padova, gelate diffuse in Pianura Padana.
Clima decisamente freddo ma soleggiato al Nordovest.
MARCHE, ABRUZZO, MOLISE – Piogge nel corso del pomeriggio di Giovedì 5, ma entro sera la pioggia si trasformerà in neve fin sulle coste. Accumuli sopra i 5 cm sulla pianura, superiori ai 10/15 cm altrove.
PUGLIA – Anche qui stesso iter. Neve inizialmente sopra i 300 metri, poi entro sera e notte fino in pianura e coste.
CAMPANIA – Interessati i settori interni, quindi l’Avellinese, il Beneventano e il Salernitano. Dapprima neve sopra i 250 metri, ma in serata fino sulle aree pianeggianti.
BASILICATA – Deboli precipitazioni, a carattere nevoso fino in pianura in tarda serata.
CALABRIA – Qui la neve cadrà sopra i 600/700 metri, fino a 350 metri in serata, ma con precipitazioni in esaurimento.
SICILIA – Interessate le province di Palermo e Messina, con neve sopra gli 800 metri, in calo la sera e notte.
DETTAGLIO NEVE 6 GENNAIO – Su tutte le regioni sopra descritte la neve cadrà fino in pianura e coste. Possibili bufere di neve o temporali locali.

Neve prevista nella notte tra il 5 e il 6 Gennaio

Neve prevista nella notte tra il 5 e il 6 GennaioNeve prevista nella giornata della Befana

Neve prevista nella giornata della Befana

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Torneo di Casola, Juve Stabia-Quarto 5-1: il tabellino del match

Torneo di Casola, Juve Stabia-Quarto 5-1: il tabellino del match

Seconda partita del Torneo di Casola, contro il Quarto, su un campo molto pesante per la continua pioggia. La Juve Stabia, categoria 2004, vince per 5 a 1 grazie ai gol messi a segno da Cavaliere 2, Montella 2 e Noviello.

Così in campo:

Arrichiello, Marino, Mammohud, Provvisiero (Maffei), Russo, Lettera, Orefice (Montella), Cavaliere (Granatello), Prisco, Minasi.

a cura di Ciro Novellino, foto Minasi

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Under 15, la Juve Stabia accede alla finale del Trofeo Terra d’Irpinia: vittoria col Modena e pareggio con l’Avellino

Under 15, la Juve Stabia accede alla finale del Trofeo Terra d’Irpinia: vittoria col Modena e pareggio con l’Avellino

La Juve Stabia Under 15 sta partecipando all’importante Trofeo Terra d’Irpinia con club di categoria superiore. La doppia sfida di oggi, del girone, ha permesso alle Vespette di accedere alla finale che si giocherà domani. Vittoria per 1-0 contro il Modena grazie al gol di Zaccariello e pareggio 0-0 contro l’Avellino. Quattro punti totali che hanno permesso alla squadra di Alfonso Belmonte di accedere alla finale di domani davanti agli occhi del presidente Andrea De Lucia e del direttore Alberico Turi presenti al Partenio. Da notare che nella rosa Under 15 sono presenti ben 14 elementi che sono venuti dall’attività di base delle Vespette.

Così in campo:

Juve Stabia – Modena 1-0 (Zaccariello)
Esposito (Iovine), Boccia, De Blasio, Annibale, Zaccariello, Costanzo, Pulcino, Cautero, Guastella, Gaudino, Guarracino

Juve Stabia – Avellino 0-0
Esposito (Iovine), Boccia (Liccardo), De Blasio, Annibale, Zaccariello, Selvaggio, Pulcino, Cautero (Grimaldi), Masotta, Gaudino, Guarracino (Fusco)

All. Alfonso Belmonte

a cura di Ciro Novellino

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La Cantata dei Pastori di Peppe Barra in scena all’Armida di Sorrento

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Tra gli eventi in programmazione a Sorrento nell’arco della nona rassegna “M’illumino d’Inverno” s’è tenuta ieri sera presso il teatro cinema Armida, la rappresentazione teatrale della Cantata dei Pastori messa in scena dal maestro Peppe BARRA che narra la rappresentazione della nascita di Gesù.

In tanti sono accorsi per assistere all’esilarante rappresentazione il cui mattatore senza ombra di dubbio è stato Peppe Barra nel ruolo di Razzullo spalleggiato dal più divertente Sarchiapone il cui interprete è stato Salvatore Misticone che ha legato il suo successo al film “Benvenuti al sud” interpretando il signor Scapece.

La Cantata dei Pastori il cui titolo originale è “Il vero lume tra le ombre, ovvero la spelonca arricchita per la nascita del verbo incarnato” fu scritta dal gesuita italiano e drammaturgo Andrea Perrucci alla fine del seicento e nel corso di questi tre secoli ha subito diverse rescritture.

La Cantata dei Pastori è la storia delle traversie di Giuseppe e Maria per giungere al censimento di Betlemme e nel tortuoso viaggio vengono accompagnati da due figure popolari napoletane, Razzullo, “scrivano napoletano assoldato per il censimento”, e Sarchiapone, “barbiere pazzo e omicida”.

A fine serata, il maestro Barra nel lasciare il teatro unitamente al suo cane (che ha portato in scena quando ha rappresentato Razzullo cacciatore) s’è concesso a qualche selfie con i fans e poi ha lasciato la penisola a bordo di un auto.

Giovanni MATRONE

Iakhe Mashrapov sarebbe estraneo all’attentato di Capodanno al Reina Club di Istanbul

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Il cittadino del Kirghizistan Iakhe Mashrapov, che, secondo i media turchi, sarebbe l’autore dell’attentato di Capodanno in un locale notturno a Istanbul, ha detto che non ha nulla a che fare con l’attacco terroristico.

Strage Istanbul, il killer è di nuovo senza nome

Ancora nessuna certezza sull’autore dell’attacco  nella notte di San Silvestro che ha causato 39 morti. L’uomo sospettato di essere l’autore della strage, di cui è stato diffuso un video-selfie, il kirghiso Iakhe Mashrapov, nega ogni coinvolgimento nell’attentato. Lo dice lo stesso Mashrapov in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa kirghisa, AKIpress, dopo essere stato interrogato dalle autorita’ kirghise questa mattina al suo rientro dalla Turchia L’uomo sospettato di essere l’autore della strage di capodanno al club Reina di Istanbul, il kirghiso Iakhe Mashrapov, nega ogni coinvolgimento nell’attentato. Lo dice lo stesso Mashrapov in una intervista rilasciata all’agenzia di stampa kirghisa, AKIpress, dopo essere stato interrogato dalle autorità kirghise questa mattina al suo rientro dalla Turchia..

Mashrapov, titolare del passaporto che da ore gira sui social network del mondo, è ritenuto dalle autorità turche l’autore della strage del club Reina in cui sono state uccise 39 persone. Ma l’uomo nega ogni coinvolgimento nella strage e all’agenzia kirghisa racconta di essere stato a Istanbul dal 28 dicembre fino al 30 per affari, di essere poi tornato in Kirghizistan e di essere ripartito per Istanbul di nuovo il 1 gennaio. L’uomo, scrive l’agenzia AKIpress, è atterrato questa mattina alle 7 all’aeroporto di Bishek, capitale del Kirghizistan, proveniente dalla Turchia. Dalla capitale l’uomo si è poi spostato nella città di Osh, dove è stato fermato dalle forze del comitato di sicurezza nazionale del Kirghizistan che lo hanno individuato dalle foto pubblicate sui social network.

A certificare l’estraneità di Iakha Mashrapov all’attentato è il capo dei servizi di sicurezza del Kirghizistan, Rakhat Sulaymanov, al termine dell’interrogatorio cui lo stesso Mashrapov è stato sottoposto al rientro in patria dalla Turchia in aereo. Parlando alla Bbc, Sulaymanov ha spiegato che l’uomo non c’entra con l’attacco alla discoteca ‘Reina’. La foto che compare sul passaporto di Mashrapov, pubblicata sui siti e i Tg di tutto il mondo, secondo il responsabile della sicurezza della repubblica ex sovietica ha solo una vaga somiglianza con il sospetto attentatore, ripreso dalle telecamere di sorveglianza.

L’indagine sarebbe stata avviata autonomamente, giacché le autorità turche non avrebbero preso alcun contatto con quelle kirghise, tanto meno le avrebbero avvertite dell’ipotetico coinvolgimento di Mashrapov nella strage perché lo fermassero non appena giunto a Bishkek, la capitale. Il 28enne era già stato interrogato prima della partenza da Istanbul, ma poi gli era stato permesso di imbarcarsi.

/agi/askanews

Napoli in campo in vista della Sampdoria: il report della giornata

Allenamento pomeridiano sotto la pioggia per il Napoli a Castelvolturno.

Gli azzurri preparano il match contro la Sampdoria al San Paolo, anticipo dell’ultima giornata del girone di andata di sabato 7 gennaio alle ore 20,45.

La squadra ha svolto una prima fase di attivazione seguita da lavoro tecnico tattico.

Successivamente serie di partitine a tema con le sponde.

Milik e Pavoletti hanno svolto lavoro insieme sul campo ed in palestra.

Terapie per Chiriches. Domani doppia seduta.

 

Da sscnapoli.it

Pavoletti: “Contento di essere qui, non vedo l’ ora di gioire con i tifosi napoletani”

Arrivano anche le prime parole di Leonardo Pavoletti da calciatore del Napoli. L’ attaccante ha parlato tramite il profilo Instagram della Ssc Napoli:

 
“Ciao, sono contento di essere qui e non vedo l’ ora di iniziare. Ho scelto il numero 32 e spero che mi porti tanta fortuna. Non vedo l’ ora di gioire con i tifosi napoletani. Un abbraccio!”.

Modugno: “Perché Pavoletti ha scelto il numero 32? Il motivo è particolare”

Francesco Modugno ha parlato della scelta del numero di maglia di Leonardo Pavoletti nel corso di Sky Sport 24:

 
“Finalmente il giocatore è stato ufficializzato, si trova qui a Castelvolturno in attesa di trovare la sua nuova abitazione. È l’ attaccante che voleva Sarri, ha le caratteristiche ideali per svolgere il ruolo di centravanti al Napoli. La scelta del numero di maglia è davvero curiosa. Non gli è mai piaciuto tanto il numero 9 e ha optato per il 32 che nella smorfia napoletana rappresenta il capitone. Si è scambiato qualche messaggio con Alessandro Matri che aveva già indossato questo numero”.

A Beppe Grillo il nuovo anno ha portato più indulgenza e garantismo

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Egregio Direttore,
Omertà, Omertà, Omertà, Omertà……!?!?!

A Beppe Grillo il nuovo anno ha portato più indulgenza e garantismo. Ciò peraltro sarebbe un bene, se valesse per tutti e non solo per quelli del suo Movimento e soprattutto per salvare la Raggi simbolo della vittoria di Grillo-Pirro. A proposito, scordatevi la coerenza, l’onesta’ e la trasparenza, perché Il “gestore del sito” c’ha ripensato, non andranno più di moda. Il punto stavolta non è solo il suo vantaggioso lucrare dai click-Casaleggio degli attivisti sul suo blog. Il punto è che la tanto sbandierata coerenza e richiamo all’onestà su cui si è basata la nascita del suo Movimento, viene palesemente smentito dal voltagabbana di Grillo-e tutti quelli che lo voteanno che adesso che i suoi sono indagati in tutto il paese, pubblica alla spicciolata un codice di comportamento etico nel quale indica la non gravità dell’indagabilità dei grillini dalle firme false cronate e bugiarderie-disastrose ovunque siedono. Anche la silente Torino sta trattenendo il fiato del proprio collasso della nuova Sindaca! Sono preoccupanti i suoi codici ed i suoi contratti, superiori alla Costituzione ed alle attuali norme costituzionali. Loro fanno Repubblica a sé. sono superiori a queste cose. sono diversi. Vengono da Marte zona trasparenza-fiscale non ancora controllata. Non sono solo i clik a portare denaro alla Casaleggio, ma la specifica richiesta di versamenti su un conto del quale nulla si sa. Io credo che solo una riforma del sistema partiti potra’ fare un po’ di luce su questo movimento-azienda e sui relativi bilanci. Ora, premesso che la cosa mi vede d’accordo, bisogna anche precisare che detto da uno che fino a ieri faceva un giorno sì e l’altro pure campagne denigratorie sugli indagati di Forza Italia e del Pd, mi suona tanto come una corsa ai ripari prima che tutto il castello di menzogne su cui è costruito il suo movimento crolli giù senza possibilità di “arresto” oltre al rumoroso Carro-carroccio-Lega che fa rumore, perché è vuoto. E non si creda che il Presidente della Repubblica intenda seguire un’agenda sua, svincolata da quella di quel Parlamento di cui egli è forse il più fine conoscitore; così come sarebbe sbagliato pensare che la sua cultura politica tolleri un inane “tirare a campare”: da questo punto di vista i partiti e il Parlamento dovranno guardare al Quirinale come un esaminatore attento di quel che succede e soprattutto di quello che non succede. Lo si dovrebbe tenere a mente, a proposito della discussione sulle elezioni anticipate. A Sergio Mattarella tocca dunque un compito delicatissimo, quello di ricucire una tela politica che regga alle pressioni di un’opinione pubblica, essa sì, sfibrata. Un compito tutto politico, non da notaio.

Celso Vassalini. Cittadino Europeo.

Da domani, 4 gennaio 2016, iniziative in ricordo di PINO: ‘IL MASCALZONE LATINO’ (VIDEO)

“Ciak, si gira. Il 4 gennaio 2017 dalle 18  in poi ricorderemo Pino Daniele a due anni dalla scomparsa. Lo faremo nella “sua” piazza Santa Maria La Nova, riprendendo le emozioni di un esercito pinodanieliano – annuncia la Run Films, che chiama a raccolta i fan dell’artista – Lo portate con voi nel cuore? Mostratelo al mondo, alla nostra macchina da presa, agli occhi di Nello Daniele, al centro del film che stiamo girando”.

Con l’avvicinarsi del 4 gennaio 2017, secondo anniversario della morte di Pino Daniele, si moltiplicano gli omaggi al Nero a Metà, che continuano incessanti. Gli ultimi, i più importanti dopo quelli a caldo, hanno visto protagonista il figlio Alessandro, dall’esposizione ospitata al Mamt al libro fotografico «Qualcosa arriverà», titolo provvisorio anche del docufilm preparato con Giorgio Verdelli.

Ora tocca a un altro parente strettissimo, il fratello Nello, ricordare il «suo» Pino: in attesa della terza edizione del memorial «Je sto vicino a te». Per Nello il 4 gennaio è diventato un giorno difficile da superare: «Non riesco ancora ad accettare che sia morto, anche se lo canto e lo racconto e lo ricordo ogni volta che mi è possibile. Stavolta per quella data ho in serbo una sorpresa». Ieri, infatti, la Run Films dei fratelli Alessandro e Andrea Cannavale, ha invaso mass media e social network di un comunicato con cui convoca il popolo pinodanieliano doc in piazza Santa Maria La Nova, per le 18 proprio di mercoledì 4 gennaio 2017: vuole mille chitarristi e fans che portino stampato il Lazzaro Felice anche nel corpo, oltre che nel cuore. Per le riprese di un film che Nello, al centro dell’operazione, racconta come «una narrazione per emozioni»: oltre a cantanti-chitarristi pronti ad intonare la canzone dell’orgoglio verace «Terra mia» serve un piccolo esercito di tatuati con il volto o i testi del cantautore di «Napule è».
Che, sempre in piazza Santa Maria La Nova, a due passi da dove abito e da quella piccola via che oggi si chiama Pino Daniele, sarà al centro di un omaggio anche il 6 gennaio: con un’adunanza di fans convocata ieri, sempre via Facebook, per le 11 del giorno dell’Epifania. Il 5, invece, dalle 20, flashmob in un’altra piazza al centro dell’immaginario danieliano, quella del Plebiscito: «Siete tutti invitati a portare in Piazza Plebiscito le vostre chitarre, i jambè, il vino, le vostre voci, intonate o stonate, ma soprattutto i vostri cuori», dice il post di lancio.

Al ricordo di tutti si aggiunge anche il nostro e quale modo migliore di farlo se non avvalendoci dell’aiuto del nostro direttore artistico, il poeta Luciano Somma, che così scrive:

Il 5 Gennaio 2015 ci lasciava un grande artista: PINO DANIELE, simpaticamente detto IL MASCALZONE LATINO. Lo ricordo con questa poesia scritta nell’immediatezza del tristissimo evento.

A PINO

5 ‘e Gennaio che gelo attuorno
Ma certamente nun è p’’o friddo
Pe’ dint’’e core che bruttu juorno
Pino Daniele nun ce sta cchiù
‘Mpruvvisamente na botta a ‘o core
Mo t’ha purtato pe’ sempe ‘ncielo
He dato e avuto sultanto ammore
Pe’ tutt’’o munno e pe’ sta città.
Ma restarranno pe’ nuje ‘e ccanzone
E chella voce ca ce ‘ncantava
E na  chitarra chiena ‘e passione
Che bella musica ca sunava.

Si stato gruosso, si,  grande assaje,
figlio ‘e sta Napule ch’è mamma a tte
‘nzieme a Troise mo ncielo staje
Cantanno ancora: NAPULE E’!

LUCIANO SOMMA

viviradioweb/web/ilmattino

Auriemma: “Pavoletti ha scelto la 32? Il numero 9 è già prenotato”

Le sue parole…

Raffaele Auriemma ha parlato a Radio Crc durante Si Gonfia la Rete: “Pavoletti prende la 32, un numero non positivo: l’ultima volta era di Chavez. Secondo me, la 9 è prenotata per Milik. Ha preso la 99 perchè c’era ancora in ballo l’arrivo di Icardi. Prevede per la prossima stagione la numero 9. Gabbiadini? Ha avvertito un problema muscolare, potrebbe saltare la Samp: si vedrà oggi se sarà un qualcosa di più serio oppure soltanto un qualcosa legato al freddo di ieri”.

Mastella: “De Laurentiis specula? Sciocchezze, i suoi ricavi sono irrilevanti”

Le sue parole

“Trent’anni fa, a Madrid, c’ero anche io. La partita fu disputata a porte chiuse. Eravamo all’incirca una ventina in tribuna al Santiago Bernabeu. Noi avevamo Maradona; nel Real c’era Butragueno. Poi, finì come finì”, a parlare è Clemente Mastella ai microfoni del Corriere del Mezzogiorno: “Ricordo l’emozione di sfidare il Real. Di combattere quasi alla pari in Coppa Campioni. Un entusiasmo indescrivibile solo perché il Napoli, finalmente, giocava con le “grandi”. Finì 2 a 0 all’andata e 1 a 1 al ritorno, gol di Francini. Trent’anni fa il Napoli girava tutto intorno a Ferlaino. La società viveva un entusiasmo più zingaresco, più spontaneo. Oggi credo che la struttura, benché faccia comunque capo ad un presidente assolutamente protagonista come De Laurentiis, sia tecnicamente più organizzata. Come mi spiego che per il Napoli si fanno sacrifici senza batter ciglio? “Lo spiego come un gesto di sana follia. Qualcosa che possono capire soltanto i tifosi veri”.

Fondata la polemica sul rincaro dei prezzi dei biglietti?

“Ritengo di no. Napoli-Real Madrid è un evento”.

C’è chi se la prende con De Laurentiis: è vero che ci specula?

“Sciocchezze. In questi casi i ricavi delle società calcistiche sono quasi irrilevanti. Pochi milioni di euro non incidono sui bilanci societari. Poi è ovvio che si tenta di capitalizzare al massimo e quindi, dinanzi ad una domanda così massiccia, l’offerta si restringe e i prezzi aumentano”.

Cammaroto: “Witsel, lo Zenit aveva trovato l’accordo solo con il Napoli e non con la Juventus”

Lo scrive Cammaroto su Napolimagazine

L’unica squadra con cui lo Zenit aveva trovato l’accordo in Italia per Witsel era il Napoli la scorsa estate, e gli azzurri avevano accontentato anche le richieste del belga: poi la trattativa è saltata per altri motivi. Con la Juve è stato un flirt di fine estate e niente di più, non un amore come qualcuno ha voluto far credere per 4-5 mesi. Il giocatore era stato invitato dalla Juve ad agosto senza che ci fosse il “sì” dello Zenit all’offerta da 20 milioni. Il club bianconero commise l’errore fatale di scavalcare il club russo nel far prendere l’aereo per l’Italia a Witsel. Hernani di recente era stato preso dallo Zenit mettendo in conto che Witsel sarebbe potuto andare via ma non perché, in via automatica, a gennaio o giugno fosse previsto o addirittura scontato il suo passaggio alla Juventus. I fatti sono più ostinati dei teoremi e il trasferimento del giocatore in Cina fa calare il sipario sulla vicenda, mostrando in modo impietoso la verità. Oltre l’enormità di soldi che i cinesi di Cannavaro garantiranno al belga, c’è la prova schiacciante che a Torino qualcuno ha bleffato per mesi e nelle ultime settimane c’era stato il tentativo in extremis di portare Witsel alla Juventus a gennaio con un vecchio trucchetto del mercato: far trapelare da più parti la notizia, in bella evidenza, che fosse tutto fatto e concluso nero su bianco, per mettere pressione allo Zenit e convincere i russi ad accettare subito un’offerta di 6 milioni di euro anziché farlo andare in scadenza. Evidentemente la Juventus era molto preoccupata, era in trattativa come lo erano altri e non aveva alcun vantaggio rispetto alla concorrenza. I russi, già arrabbiati per le vicende estive, non hanno abboccato e alla fine Witsel va in Cina perché è logico che 18 milioni di ingaggio sbaragliano ogni concorrenza europea. Fa sorridere tuttavia leggere adesso presunte dichiarazioni del giocatore in cui si professa “tifoso della Juventus”, che non mi risultano siano parole vere così come è molto curiosa la presunta affermazione di qualche tempo fa di Witsel: “Non mi faccio troppe domande su quando arriverò a Torino, se a giugno o a gennaio. So che succederà, resta da capire quando”. L’unica società che lo Zenit ha apprezzato per il comportamento avuto nelle trattative con Witsel è il Napoli, e non sono da escludere in futuro altri incroci tra le due società. Il resto sono sogni infranti a tinte bianconere.

Zerbin potrebbe restare anche in Primavera: il Napoli vuole verificarlo

Zerbin potrebbe restare anche in Primavera: il Napoli vuole verificarlo

Come riporta il Corriere dello Sport Alessio Zerbin (18enne del Gozzano) si è guadagnato l’attenzione di Giuntoli. E’ un esterno, ma il Napoli intende verificare anche da centrocampista, e per chiudere una trattativa avviata almeno tre mesi fa, servirà soltanto pazienza, neanche poi tanta. Zerbin potrebbe restare, semmai in Primavera, o andare altrove per maturare in fretta, semmai al Carpi.

Problema muscolare per Gabbiadini: con la Samp è in dubbio

Problema muscolare per Gabbiadini: con la Samp è in dubbio

Come scrive Raffaele Auriemma su Tuttosport, piove sul bagnato per Manolo Gabbiadini. L’attaccante bergamasco, al termine dell’allenamento di ieri, ha accusato un problema muscolare. Al momento non si hanno maggiori notizie sulle sue condizioni che verranno valutate in giornata a Castel Volturno. Non è sicuramente una bella notizia per Maurizio Sarri che già deve fare a meno dell’infortunato Chiriches, di Albiol squalificato e di Koulibaly e Ghoulam assenti perchè convocati per la Coppa d’Africa.

Eccellenza- Real Forio ripresa degli allenamenti,mercoledì test con il Lacco

Dopo la pausa di Capodanno, il Real Forio è ritornato ad allenarsi  in una location speciale (come accaduto già un mese e mezzo fa): la spiaggia della Chiaia, a Forio. I biancoverdi, agli ordini del prof. Michelangelo Di Maio e di mister Impagliazzo, hanno svolto un lavoro di forza sulla sabbia con partitella finale. Domenica avrà inizio il girone di ritorno, che nella prima giornata vedrà i biancoverdi impegnati in trasferta in casa della Sessana. Domani i ragazzi di mister Impagliazzo si alleneranno come di consueto allo stadio “Calise”, mentre mercoledì è stata organizzata un’amichevole con il Lacco Ameno di Thomas Dinolfo. Giovedì ancora allenamento al “Calise”, venerdì invece ci si fermerà in occasione dell’Epifania e sabato mattina, a Panza, si svolgerà la rifinitura in vista del match con la Sessana. Un nuovo campionato sta per iniziare e il Real Forio è pronto a ripartire alla grande!

Truffe su Facebook : spam truffaldini che ti costano 5 euro al giorno

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Allerta della Polizia Postale mediante il loro account Facebook Una Vita da Social: Non cliccare su banner pubblicitari sospetti anche se dovessero comparire da servizi come Google e Facebook. In giornata il messaggio è stato anche ridiffuso da Adnkronos, e fa parte del filone degli spam truffaldini.

“Se durante la navigazione su Facebook vi arriva l’invito a visionare’ I 10 cani piu belli del mondo’ non fatelo”. L’importante avviso arriva dalla polizia di Stato tramite la propria pagina Facebook ‘Una vita da social’. “Cliccando – si legge ancora nel post – vi si attiverà un servizio telefonico dal costo di 5 euro al giorno. Fate attenzione”.

Infatti come avrete notato navigando su Facebook, è possibile comprare uno spazio promozionale, ed usarlo nei modi più variegati.

Appurato l’allarme, possiamo insegnarvi alcuni metodi per difendervi.

Il primo e più efficace metodo è non cliccare su banner pubblicitari sospetti, anche se dovessero comparire da servizi come Google e Facebook.

Inoltre, potreste considerare l’idea di navigare da cellulare sull’apposita applicazione Facebook anzichè navigare da browser, reperibile sugli Store Applicazione del vostro cellulare, ovvero Play Store per gli Android, App Store per i dispositivi iOS (iPhone, iPod, iPad) e Microsoft Store per le unità Windows, allo scopo di evitare o limitare il numero di inserzioni pubblicitarie evidenti.

QUESTA la segnalazione della Polizia Postale:

#Buongiorno ai ritardari #Occhioallatruffa.Internauti attenti, la truffa corre in Rete. Lo diciamo sempre, e lo ripetiamo ancora.
Anche un semplice quiz su #Facebook potrebbe celare un abbonamento a servizi a pagamento. Non è Un alert nuovo, ma sempre Meglio RIPETERE perché sono stati molti gli amici che si sono trovate in fattura importi per servizi a pagamento che prevedono canoni di € 5,00 e oltre alla settimana, oltre al costo dei contenuti.
Spesso gli utenti non capiscono di cosa si tratti e di quali servizi avrebbero usufruito. Non solo i dieci Cani piu belli del mondo, o le 10 dieci atlete più affascinanti, (tutti post che abbiamo giá segnalato) Federconsumatori ha scoperto che alcuni di questi casi sono riconducibili a quiz sulla piattaforma Facebook. I fruitori pensano di giocare ad un quiz gratuito, come in effetti avviene nella maggior parte dei casi, mentre si ritrovano abbonati ad un servizio in abbonamento, senza capire che cliccare e rispondere alle domande comporti l’adesione ad un contratto.Ancor più difficile è scoprire tale attivazione per i titolari di mere schede dati utilizzate con dispositivi tipo PAD, perché non possono ricevere alcun sms di avvertimento.Per verificare l’esistenza di tali servizi sulla propria scheda occorre chiamare il proprio gestore, quindi formalizzare immediatamente reclamo e in Caso attivare la procedura di conciliazione presso il Co.Re.Com.
#chiamatecisempre