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La reazione di Maksimovic dopo la panchina contro la Samp

La reazione di Maksimovic dopo la panchina contro la Samp

Non è stato un sabato particolarmente felice sul piano personale quello appena trascorso da Nikola Maksimovic. Il serbo pensava di poter giocare dall’inizio o a gara in corso ma alla fine è rimasto in panchina. Il Mattino scrive: “Nel riscaldamento frenetico e per certi versi rabbioso del finale di Napoli-Sampdoria c’è tutta la voglia, e anche il disappunto, di Nikola Maksimovic. Dopo sabato sera c’è il larghissimo sorriso di Tonelli, la fiducia di Strinic ma anche il rammarico del difensore serbo, escluso dalla gara nonostante le contemporanee assenze di Albiol e Koulibaly. Di fatto è scivolato nel ruolo di quinto difensore centrale della rosa”.

 

Caso Reina-Silvestre, anche con la prova tv lo spagnolo non potrà essere squalificato

Caso Reina-Silvestre, anche con la prova tv lo spagnolo non potrà essere squalificato

La Gazzetta dello Sport spiega perchè Pepe Reina non potrebbe essere squalificato dopo il contatto con Silvestre: “E’ ipotizzabile uno scenario che preveda a tavolino la riabilitazione di un giocatore espulso e lo stop di quello ritenuto danneggiato dall’arbitro? In teoria sì, nel caso specifico (Silvestre-Reina) sarà difficile. I giudici faranno ricorso alle immagini tv per stabilire se Di Bello (ha diretto Napoli-Samp) nel valutare l’episodio non sia stato ingannato dal portiere, abile nel fingere un intervento falloso subito. I legali della Samp fanno riferimento al recente caso del romanista Strootman, prima squalificato 2 turni e poi riabilitato dalla Corte d’Appello. Proprio le motivazioni di quella sentenza spiegano bene quali siano i confini di vicende simili”.

La sfida dell’Inghilterra: Theresa May illustra il manifesto per il Regno Unito

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A Londra la premier Theresa May illustra il manifesto per il Regno Unito e promette: “Un governo forte per sostenere la classe media”. L’ex premier socialista Manuel Valls, uno degli sfidanti di Marine Le Pen, presenta la sua agenda per il Paese, che vuole “più sicuro e laico”.

May: serve un governo forte per aiutare la classe media

La premier britannica illustrerà oggi il suo manifesto per il Regno Unito. Distanze da Thatcher e Cameron: il libero mercato non è la soluzione

LONDRA – La Gran Bretagna ai tempi della Brexit, ovvero una «società condivisa» in cui il libero mercato non è la soluzione di tutti i mali e lo Stato può e interviene per aiutare chi fa fatica ad arrivare a fine mese. Questa almeno è la visione di Theresa May, delineata ieri in un lungo articolo per il «Sunday Telegraph» e in un’intervista televisiva, e oggi con un discorso programmatico. È il tentativo della premier di imprimere il suo marchio al partito conservatore, come già avevano fatto i suoi predecessori, ma anche di riprendere l’iniziativa politica al termine di una settimana durissima, in cui l’hanno accusata d’incompetenza sulla Brexit e generale incapacità di prendere decisioni.

La premier si rivolge alla classe media «stritolata», che ce la fa a stento e vede la qualità di vita peggiorare rispetto alla generazione precedente. Il suo manifesto per una «shared society» rappresenta una rottura rispetto alla tradizione conservatrice. Per Margaret Thatcher, cui May viene spesso paragonata, «la società non esiste, esistono uomini e donne e le loro famiglie». David Cameron ci aveva provato con la «big society», idea secondo cui gli enti locali avrebbero dovuto occupare gli spazi lasciati vuoti da uno Stato sempre più piccolo. Per May, la Stato ha la responsabilità di agire per correggere le «ingiustizie più urgenti». «Credo fermamente che, nella vita, ci sia di più che non individualismo e interesse personale», ha detto.

Per un partito Tory che ancora oggi fa fatica a liberarsi del poco lusinghiero soprannome di «nasty party», partito senza cuore, si tratta di un tentativo di rinnovarsi; per la premier di un ritorno alle origini, in qualche modo. Figlia di un vicario, cresciuta in una solida casa «middle class», scuole per lo più statali prima di Oxford, May ha sempre detto di sentire la politica come vocazione e servizio alla comunità. Appena divenuta capo del governo nel luglio scorso, parlando fuori da Downing Street, aveva detto di volere una «società che funzioni per tutti, non per pochi privilegiati».

May vuole evitare che la sua premiership venga completamente assorbita dalla Brexit, tentativo probabilmente impossibile a fronte della questione più importante che il Paese si trovi ad affrontare dal dopoguerra. E resta comunque da vedere cosa voglia dire, nel concreto, «società condivisa». Finora la premier è stata prodiga di slogan («Brexit means Brexit», valga per tutti), ma povera di dettagli, e questo manifesto per ora non fa eccezione: concetti condivisibili (una «società più giusta»), promesse, poche proposte. Qualcosa in più rivelerà nel discorso di oggi. Intanto, nell’articolo sul «Telegraph», ha spiegato di volere risolvere il problema di case sempre più care; correggere le storture di un mercato che innalza sempre più il costo della vita; costruire una meritocrazia dove ciascun bambino abbia accesso a una buona scuola.

«Le famiglie che ce la fanno appena, non hanno bisogno di un governo che si tolga di mezzo; hanno bisogno di un governo che intervenga attivamente a sostegno di ciò che sta loro a cuore», ha scritto. È qui il passaggio chiave, il riferimento alla classe media schiacciata da anni di austerità dopo la crisi finanziaria del 2008. È un gruppo ribattezzato «Jams» («Just About Managing»), secondo una formula inventata dal cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond, che comprende famiglie che guadagnano complessivamente tra i 14mila e 38mila euro l’anno circa. May vuole i loro voti per condannare all’irrilevanza elettorale il Labour di Jeremy Corbyn, che già rischia di perdere la «working class» tentata dai populisti dello Ukip.

Sotto pressione da giorni, May si prepara ad un 2017 cruciale, con l’avvio della Brexit entro fine marzo, l’apertura dei negoziati con Bruxelles, un incontro con Trump previsto in primavera, forse anche prima. A questo sta lavorando il ministro degli Esteri Boris Johnson, che ieri è sbarcato negli Usa, per incontrare lo staff del presidente eletto. Sulla Brexit l’anno è cominciato con critiche feroci. L’ambasciatore britannico presso la Ue, Ivan Rogers, dimessosi a sorpresa, ha accusato il governo di avere «idee confuse» e «giudizi infondati» sulla Brexit. May ha promesso che, finalmente, illustrerà le linee guida sulla Brexit in un discorso nelle prossime settimane. Intanto spiega che il Paese tornerà ad avere il controllo sull’immigrazione, e aggiunge «non è un gioco a somma zero».

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lastampa/May: serve un governo forte per aiutare la classe media ALESSANDRA RIZZO

La sfida della Francia: Manuel Valls, presenta la sua agenda per il Paese

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L’ex premier socialista Manuel Valls, uno degli sfidanti di Marine Le Pen, presenta la sua agenda per il Paese, che vuole “più sicuro e laico”. A Londra la premier Theresa May illustra il manifesto per il Regno Unito e promette: “Un governo forte per sostenere la classe media”.

Valls: “La mia Francia sarà più sicura e laica”

L’agenda dell’ex premier socialista e candidato alle primarie: giustizia sociale e più poliziotti. Ma non convince i giovani

LIÉVIN (PAS DE CALAIS) – Una voce da ragazzina urla in un microfono: «Benvenuti nel nostro bacino minerario, dove batte ancora il cuore della sinistra». Tra le vetrate del municipio di Liévin e i suoi dipinti, ispirati al mito dell’eroe-minatore che fu, scatta inarrestabile l’applauso, rivolto all’ospite, Manuel Valls, che si fa attendere, ma a un’idea di sinistra, fiera e auto celebrativa. Ecco, il popolo della gauche, in questa domenica mattina, vuole ascoltare l’ex primo ministro (ha lasciato l’incarico da poche settimane), che doveva rottamare il socialismo francese (e si è ritrovato fra le mani gli attentati e una crisi economica infinita). Valls l’ex sindaco di Évry, dal 2001 al 2012, sobborgo popolare di Parigi, dove si trasferì con la famiglia. L’ex ragazzo degli anni Ottanta, già socialista, ma rocardiano e visceralmente anti-comunista (la socialdemocrazia di Michel Rocard, temuta da François Mitterrand). Oggi, portatore di due esigenze, la sicurezza e la laicità, da conciliare con l’idea di sinistra.

Lui, Valls, può diventare presidente? Fuori dalle vetrate del palazzo municipale, inizia una distesa di casette in mattoni rossi, e gelidi giardini. Liévin, nel Nord profondo della Francia, ha 32 mila abitanti e i fregi liberty di alcune palazzine non devono trarre in inganno: la prosperità delle miniere è solo un amaro ricordo. Da sempre roccaforte socialista, è cittadina ordinata e senza degrado apparente. Ma un abitante su quattro vive sotto la soglia di povertà. Gianni (il nonno venne da Enna a estrarre il carbone) e Thomas sono sportivi, studenti universitari di Scienze motorie. Di sinistra («mai voteremo la Le Pen»), non sanno ancora se il 22 gennaio parteciperanno al primo turno delle primarie della gauche, dove Valls se la vedrà con due rappresentanti della sinistra del suo partito, Arnaud Montebourg e Benoît Hamon.

Thomas legge il dépliant con i punti principali del programma di Valls. S’innervosisce: «Possibile che al primo posto ci sia la “sicurezza dei francesi”? Dice che vuole portare al 2% del Pil il bilancio della difesa. Ma qui abbiamo altre priorità». Secondo punto: «Rinnovare il patto laico». Valls è il politico francese che più insiste su questo, forse il frutto di anni di militanza nella massoneria, di cui parla senza remore, né vergogna.

Per Gianni «è esagerato: l’identità religiosa esiste e deve convivere con una laicità tollerante». Marie-José, 68 anni, professoressa in pensione, la pensa diversamente: «Sono molto più a sinistra di Valls e non ho la tessera socialista, ma sono completamente d’accordo con il suo spirito laico. Una donna musulmana con il velo la tollero, ma mi fa tristezza». Jean-Marie, 60 anni, operaio, affiliato socialista, dice che «Valls di fronte ai terroristi non ha calato le braghe. Io apprezzavo anche la sua proposta di decadenza di nazionalità per i jihadisti, che condivideva con François Hollande e poi hanno abbandonato: sono loro, i terroristi, che hanno voluto la guerra».

Eccolo, finalmente, il candidato. Duro, intransigente, a tratti antipatico, quando è intervistato, con le telecamere piantate in faccia, nel bacino minerario dove batte il cuore della sinistra diventa più rilassato. Passa in rassegna le proposte. Parla di giustizia sociale. Ma soprattutto di sicurezza (mille poliziotti in più ogni anno, se diventerà presidente) e di laicità. Dice che, «se mi sono lanciato nella corsa delle primarie, è per evitare che i francesi, fra quattro mesi, si ritrovino a scegliere fra una destra dura, di un candidato che si rifà a Margaret Thatcher come François Fillon, e Marine Le Pen, che sarebbe la distruzione del nostro Paese». È quello che indicano oggi i sondaggi. Danno pure la sfida di Valls come ardua: passerebbe di poco alle primarie, ma resterebbe fuori dopo il primo turno delle presidenziali. Perfino Emmanuel Macron, candidato indipendente, mina vagante di questa campagna, farebbe meglio di lui. Una cosa è certa, l’operaio Jean-Marie non voterebbe mai Fillon al ballottaggio contro la Le Pen: «Votai Chirac nel 2002 contro il vecchio Le Pen, il partito me lo chiese. Basta, ho dato: non lo rifarei mai più».

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Il futuro del Continente sarà plasmato in Francia

Le fibrillazioni significative dell’ M5S vanno inquadrate in un 2017 che può essere decisivo l’Europa Secondo Bill Emmott, il futuro del Continente…

Il futuro del Continente sarà plasmato in Francia

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Le fibrillazioni significative dell’ M5S vanno inquadrate in un 2017 che può essere decisivo l’Europa Secondo Bill Emmott, il futuro del Continente “non sarà plasmato in Germania, né in Italia, né nella problematica Russia, e nemmeno nella Gran Bretagna della Brexit, ma in Francia” per via delle incombenti presidenziali.

E sull’Unione incombe Marine Le Pen

Il Generale Charles de Gaulle ne sarebbe orgoglioso. Perché il futuro dell’Europa in questo nuovo anno non sarà plasmato in Germania, né in Italia, né nella problematica Russia, e nemmeno nella Gran Bretagna della Brexit, ma in Francia. Altri avranno un ruolo, potrebbero anche creare dei casi. Ma sarà la Francia ad avere l’influenza più decisiva.

De Gaulle non era un fautore molto collaborativo della solidarietà europea. Dopo tutto, com’è noto, a metà degli Anni 60 ricattò la giovane Comunità europea boicottando gli incontri per promuovere la propria visione di un’Europa intergovernativa piuttosto che sovrannazionale. Era quello che Donald Trump potrebbe chiamare «La France prima». Ma ecco, voleva l’Europa per rendere la Francia più potente nel mondo, e questo sta di nuovo per accadere.

Uno dei motivi è ben noto: la possibilità, ed è scioccante anche solo che si possa definire una possibilità, che a maggio Marine Le Pen del Front National possa essere eletta alla presidenza. Chi non ha sentito enunciare la cupa logica speculativa? Che dopo la Brexit e Trump, il prossimo colpo alle previsioni razionali e alla saggezza convenzionale, la prossima vittoria del populismo, debba essere il presidente Le Pen?

Se ciò dovesse accadere, l’Unione europea finirebbe in pezzi. A differenza di Trump, Le Pen è in politica da 20 anni e le sue posizioni politiche hanno una consistenza che significa che devono essere prese sul serio: lei vorrebbe ricostruire le barriere commerciali della Francia, lasciare l’euro e limitare rigorosamente l’immigrazione, e nessuna di queste cose è compatibile con l’Unione europea come la conosciamo. E lei fa davvero sul serio.

Il risultato è che non ha senso alcuno in qualsiasi Paese dell’Ue – la Gran Bretagna che negozia la Brexit, l’ Italia che prende in considerazione di andare al voto – prendere decisioni importanti fino alla conclusione del secondo turno delle elezioni presidenziali in Francia, il 7 maggio. Il risultato è semplicemente troppo importante per tutti noi. Ma è importante anche per un altro motivo, oltre alla paura di un presidente Le Pen.

Questa seconda ragione per cui l’influenza della Francia sarà determinante è molto più positiva. Nei suoi 60 anni di esistenza l’Unione europea non ha mai fatto progressi, non è mai stata in grado di agire in modo credibile e con decisione, tranne quando i governi di Francia e Germania hanno pensato insieme, pianificato insieme e lavorato insieme. Durante i cinque anni del mandato del presidente François Hollande, questo motore franco-tedesco è arrivato a un punto morto. Nessuna delle due parti si fida dell’altra e i tedeschi pensano che il presidente Hollande sia debole e incapace.

Senza il motore franco-tedesco, la gestione delle molteplici crisi dell’Europa è stata disastrosamente lenta, inefficace e divisiva. Eppure Francia e Germania hanno interessi comuni: le uccisioni di Berlino il 19 dicembre, a poco più di un anno dal massacro del Bataclan e cinque mesi dopo un identico attacco condotto con un camion a Nizza, hanno dimostrato che i due Paesi devono affrontare la stessa minaccia terroristica; avendo concepito insieme l’euro quando Kohl e Mitterrand erano presidenti e collaboravano strettamente, condividono un profondo interesse per far funzionare il sistema valutario; e con l’America di Trump, potenzialmente ostile all’Europa, hanno più che mai bisogno l’uno dell’altro nella geopolitica.

Se in Francia a maggio si verifica il risultato più probabile delle elezioni presidenziali, vale a dire la vittoria del candidato di centro-destra François Fillon, si potrebbe aprire una nuova era per la collaborazione franco-tedesca. Fillon, economicamente un liberalizzatore, ma conservatore sotto il profilo sociale, è molto più compatibile con il cancelliere Angela Merkel e soprattutto con i suoi sostenitori della Democrazia cristiana e dell’Unione cristiano sociale, rispetto al presidente Hollande. Potrebbe anche riuscire a convincere Merkel e il parlamento tedesco ad allentare i vincoli di bilancio stretti che bloccano le economie della zona euro.

Ma il risultato probabile si avvererà, dopo un 2016 che ha visto vanificati i risultati dati per probabili in Gran Bretagna e in America? I principali pericoli, in Francia come in Olanda, dove si vota a marzo, e in Italia, in qualsiasi momento si voterà, nascono dalla combinazione di alto tasso di disoccupazione, redditi delle famiglie stagnanti e paura dell’immigrazione.

Il problema di Hillary Clinton è stato il suo legame troppo stretto con le istituzioni americane che avevano portato al crollo finanziario del 2008 e che in seguito non sono state in grado di gestire una ripresa equa. La Brexit è un caso molto diverso, data la lunga storia di semi-distacco dall’Europa della Gran Bretagna, ma può ancora essere spiegata con l’alienazione dai poteri costituiti che fondamentalmente comprendevano un’Europa che, grazie alla perdita del motore franco-tedesco, ormai sembrava un problema piuttosto che un qualsiasi tipo di soluzione.

Per vincere nel 2017 i partiti politici e gli intellettuali che auspicano società aperte e liberali e una collaborazione a livello europeo dovranno dimostrare di poter offrire più speranza per il futuro dei cittadini di tutte le età di quanto non facciano i sostenitori della chiusura e del rifiuto dell’Europa, come ad esempio le Pen e Geert Wilders nei Paesi Bassi.

Questo significa che dovranno convincere gli elettori che possono far di nuovo funzionare l’Europa, rendendola parte della soluzione per i problemi nazionali piuttosto che essa stessa un problema. Soprattutto dovranno convincere gli elettori che sono in grado di restituire dinamismo all’economia nazionale, rimuovendo ciò che ostacola la crescita e la creazione di posti di lavoro.

François Fillon è adatto a questo compito perché è capace di rivolgersi sia ai giovani che vogliono lavoro e opportunità sia ai più anziani che si preoccupano dei valori francesi tradizionali. Entrambi gli altri principali candidati, Manuel Valls per la sinistra e l’indipendente Emmanuel Macron, hanno anch’essi la capacità di ispirare i giovani ma, in quanto appartenenti al governo Hollande, risultano compromessi dal suo fallimento. La posta, per l’Europa e per il mondo, non potrebbe essere più alta.

[traduzione di Carla Reschia]

La giravolta di Beppe Grillo in Europa

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Beppe Grillo cambia approccio all’Europa: a sorpresa convoca una votazione online per riscrivere le alleanze al Parlamento europeo con l’obiettivo di lasciare gli euroscettici di Nigel Farage e passare con i liberali europeisti. È una scelta sorprendente dettata dalla volontà di distrarre dal caso Raggi e di rassicurare le cancellerie europee. Ma la base del Movimento mugugna e in parte non comprende la svolta del leader. Guy Verhofstadt, leader dei liberali, assicura che è comunque pronto ad accogliere i 17 parlamentari grillini.

Grillo “divorzia” da Farage, iscritti al voto per decidere il futuro M5S in Europa

L’inglese sorpreso: “Sarebbe illogico”. Serracchiani: “È un’oligarchia esplicita”

Lasciare il gruppo Efdd (Europe of Freedom and Direct Democracy), quello dell’Ukip di Farage, per spostarsi all’Alde (Alliance of Liberals and Democrats of Europe). E’ la proposta per il M5S avanzata da Beppe Grillo, che lancia dal suo blog una votazione per oggi e domani riguardo al futuro del gruppo M5S al Parlamento Ue.

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«I recenti avvenimenti europei, come la Brexit – spiega – ci portano a ripensare alla natura del gruppo Efdd. Con lo straordinario successo del Leave, Ukip ha raggiunto il suo obiettivo politico: uscire dall’Unione europea. Parliamo di fatti concreti: Farage ha già abbandonato la leadership del suo partito e gli eurodeputati inglesi abbandoneranno il Parlamento europeo nella prossima legislatura. Fino ad allora, i colleghi inglesi saranno impegnati a valorizzare le scelte che determineranno il futuro politico del Regno Unito».

C’è anche un terza opzione, confluire nel gruppo Misto (ma non essere in un gruppo vuol dire non contare, è l’avvertimento).

«La decisione del voto di oggi è stata presa all’oscuro di tutti gli eurodeputati. Detto questo, per noi un gruppo vale l’altro, finché manteniamo la nostra autonomia di voto», ha scritto sul suo profilo Facebook Marco Affronte, eurodeputato del Movimento 5 Stelle, a proposito della decisione di aprire una consultazione sul gruppo del parlamento europeo al quale aderire. Affronte ha detto di aver votato per la permanenza dell’Efdd, «soprattutto per le modalità con cui si è arrivati a questa votazione».

«In termini politici sarebbe completamente illogico per i 5 stelle unirsi al gruppo più eurofanatico del Parlamento europeo», ha risposto l’eurodeputato dell’Ukip Nigel Farage, copresidente del gruppo Efdd. Farage spiega di avere contattato Beppe Grillo oggi e di essersi «congratulato con lui per le posizioni sempre più dure su euro e immigrazione». Secondo Farage, il supporto 5 stelle al gruppo Alde «non durerà a lungo».

«Per rispetto verso chi li ha votati, per la dignità della rappresentanza italiana al Parlamento europeo, spero che i deputati eletti a Bruxelles nelle liste del M5S abbiano uno scatto d’orgoglio e non si facciano telecomandare da Grillo&Casaleggio», ha affermato la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani, commentando l’indicazione del leader pentastellato.

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Juve Stabia, la storia recente insegna: il mercato di gennaio spartiacque della stagione

La finestra invernale di calciomercato è conosciuta anche come “mercato di riparazione” ossia come possibilità di riparare agli errori commessi nel mercato estivo in sede di costruzione della squadra. Il calciomercato di gennaio è importante per tantissime squadre in quanto, con qualche acquisto e qualche cessione, può cambiare le sorti di un’intera stagione. La Juve Stabia, così come tante altre squadre, dal mercato di gennaio ha ricevuto sia gioie che delusioni. Andando a ritroso e partendo dal gennaio 2011, anno della promozione in B, ricordiamo come un gruppo già collaudato fu ritoccato poco e questo portò alla vittoria dei play off e la conseguente promozione in serie B. Nel gennaio successivo, il 2012, ci fu un importante sacrificio come quello di Cazzola, il quale approdò all’Atalanta per una cospicua somma di denaro alla quale le vespe non potevano dire di no. Al suo posto arrivò Caserta e, per fortuna delle vespe, gli equilibri rimasero intatti e i gialloblù terminarono il campionato di serie B a ridosso dei play off. Nel gennaio 2013, invece, si registra uno dei peggiori mercati invernali della storia stabiese. Una squadra in zona promozione per la serie A fu smembrata di tre pilastri come Maury, Erpen e Danilevicius e i risultati non si fecero attendere, da zona promozione a salvezza conquistata praticamente a fine campionato. Il mercato di gennaio fu un assaggio di ciò che successe nel mercato estivo successivo, con il quale venne allestita una squadra che rese “inutile” il mercato di gennaio 2014 avendo collezionato una sola vittoria nei primi mesi. A gennaio 2014, appunto, la squadra ultimissima in classifica venne parzialmente rivoltata come un calzino con gli arrivi di Falco, De Falco e Liviero, solo per citarne alcuni, ma ormai era troppo tardi. Retrocessione con soli 19 punti in 42 gare. In Lega Pro la Juve Stabia è stata ricostruita e a gennaio era in piena zona play off, nel mercato 2015 arrivano Burrai, Maiorano e Carrozza che, però, non apportano nulla alla squadra che termina la stagione al quarto posto e subìsce un autentico furto ai play off in quel di Bassano. A causa di tanti infortuni, la stagione 2015-2016 inizia male e le vespe lottano per salvarsi. Nel mercato del 2016 arriva la svolta: arrivano Del Sante, Lisi, Izzillo e Diop che con i loro gol trascinano ad una tranquilla salvezza la squadra stabiese. La storia recente insegna che il mercato di gennaio può essere decisivo ai fini della stagione…

Salvatore Sorrentino

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Calciomercato – Nuova avventura gialloblù per un ex Juve Stabia

L’ex Juve Stabia, Matteo Scozzarella, è un nuovo calciatore del Parma

Calciomercato che entra nel vivo anche in Lega Pro, con veri e propri botti per la categoria. Come la Juve Stabia con Matute, anche altre big sono intente a rinforzare le rispettive mediane.

La notizia della giornata di ieri è il passaggio di Matteo Scozzarella dal Trapani al Parma. Autentico colpo ad effetto per la Lega Pro, con Scozzarella che lascia il Trapani in Serie B e quasi avviato alla retrocessione, per accasarsi nel girone B di Lega Pro, dove ritroverà l’altro ex stabiese Yves Baraye, numero 10 degli emiliani.

Ricordiamo che Scozzarella ha vestito la maglia della Juve Stabia nel 2011/12, prima stagione in Serie B, fornendo un ottimo rendimento, e nella prima parte della stagione 2013/14, prima di passare allo Spezia a gennaio.

Di seguito il comunicato del Parma:

La Società Parma Calcio 1913 comunica l’acquisto a titolo definitivo dal Trapani del centrocampista Matteo Scozzarella (Trieste 05.06.1988), che ha firmato un contratto con scadenza 30.06.2019.

Raffaele Izzo

FOTO ViViCentro – Cozzolino “assente” ingiustificato e la Colligiana ringrazia

Cozzolino “assente” ingiustificato e la Colligiana ringrazia
Per una fine dell’anno con il botto, c’è un’inizio dell’anno opposto. Il Castelvetro inizia con una sconfitta e con una prestazione non all’altezza delle aspettative. La partita inizia bene per i padroni di casa che al quarto d’ora hanno la prima chance con Cozzolino che al limite dell’aria tira ma viene intercettato dal difensore che devia in corner. Il Castelvetro continua a spingere e con Boilini cerca il vantaggio ,ma il tiro è centrale e Lali respinge con i piedi. Ma la Colligiana non ci sta e dopo un avvio in sordina, comincia a prendere campo ed al primo affondo passa in vantaggio con il giovane Islamaj che con una finta elude l’intervento di due difensori e a tu per tu con Tabaglio non sbaglia. La partita dal ventesimo in poi la fa la Colligiana creando spesso problemi sull’out di sinistra con percussione del terzino Tafi. E’ proprio lui che al minuto 41, dopo una punizione nata sulla fascia sinistra, svetta più una alto di tutti ed insacca per il raddoppio della Colligiana.
La ripresa, nei primi minuti è la fotocopia del primo tempo ed un Castelvetro arrembante, crea serie difficoltà alla difesa Colligiana e al minuto 8 porta i suoi frutti mandando sul dischetto il proprio capitano che accorcia le distante. La partita continua con il Castelvetro che cerca disperatamente la via del pareggio rendendosi spesso pericoloso ma il portiere Lali prima si oppone a Boilini al 72esimo e poi a Mandelli al 81esimo salvando il risultato. La Colligiana difende con i denti fino al 90esimo e porta a casa tre punti importanti per muoversi dal fondo classifica. Da Cozzolino, giocatore di un altra categoria, si cerca sempre di più ed oggi, complice anche la brutta prestazione della squadra, non si è mai distinto a parte nel finale.
dal nostro inviato, Christian Mastalli

L’Angolo di Samuelmania – Ora vediamo Pavoletti contro lo Spezia!

L’Angolo di Samuelmania – Ora vediamo Pavoletti contro lo Spezia!

Napoli-Sampdoria, quello che abbiamo visto ieri non è stato in Napoli stellare. Abbiamo sofferto fino alla fine, ma lìimportante è stato portare i 3 punti a casa! Grazie al goal allo scadere di Lorenzo Tonelli che con caparbietà ci ha regalato la vittoria. Noi tifosi eravamo a -1 no come classifica ma come temperatura! Adesso pensiamo alla partita di coppa Italia contro lo Spezia spero che mister Sarri dia spazio al nuovo acquisto Pavoletti, così lo vedremo all’opera! Sempre forza Napoli.

a cura di Samuele Esposito

 

CLASSIFICA- La Roma supera il Napoli: gli azzurri a quota 38 punti

CLASSIFICA- La Roma supera il Napoli: gli azzurri a quota 38 punti

Con la vittoria in extremis sulla Sampdoria, il Napoli conserva il terzo posto, a meno tre dalla Roma, ed a più uno dalla Lazio.

Castelvolturno- Pavoletti in gruppo, ancora differenziato per Milik

Castelvolturno- Pavoletti in gruppo, ancora differenziato per Milik

Dopo il successo sulla Sampdoria, il Napoli ha ripreso subito gli allenamenti a Castelvolturno. Gli azzurri preparano il match contro lo Spezia per l’ottavo di finale di Coppa Italia al San Paolo di martedì alle ore 21.

La squadra si è divisa in due gruppi. Gli undici che sono andati in campo dall’inizio con la Samp hanno svolto corsa e scarico.

Gli altri uomini della rosa sono stati impegnati in lavoro atletico e partitina a campo ridotto.

Differenziato per Milik che prosegue nella sua tabella di riabilitazione. Domani allenamento pomeridiano.

Fonte: Ssc Napoli.

FOTO- Zielinski: “Vittoria di carattere, bravi tutti!”

FOTO- Zielinski: “Vittoria di carattere, bravi tutti!”

Rivelatosi decisivo una volta entrato, il Napoli non può fare più almeno di Piotr Zielinski. Il calciatore azzurro ben si è integrato nel meccanismi di Sarri e nel gruppo partenopeo. Sul suo profilo Instagram il centrocampista polacco ha commentato la vittoria con la Samp, scrivendo: “Grande vittoria di carattere!! Bravi tutti!”

Grande vittoria di carattere!!?⚪️? Bravi tutti ? @lorenzotonelli ???? #forzanapolisempre

Una foto pubblicata da Piotr Zielinski (@zielu_94) in data:

Lady Tonelli: “Felice ed orgogliosa per Lorenzo, che forza che ha avuto!”

Lady Tonelli: “Felice ed orgogliosa per Lorenzo, che forza che ha avuto!”

Napoli-Sampdoria sarà una partita difficile da dimenticare per Tonelli, in gol con la maglia azzurra per la prima volta in assoluto. Lady Tonelli, di nome Claudia, festeggia suo marito sui social, scrivendo: “Felice ed orgogliosa di te e di noi (ibernata allo stadio ma ne è valsa la pena eccome), hai avuto una forza incredibile in questi mesi, giorno dopo giorno ti ho sempre guardato con ammirazione per la persona che sei, per l amore che metti in ciò che fai e per la determinazione con la quale porti avanti i tuoi obiettivi che si parli di lavoro,di vita privata che sia noi e il nostro rapporto! E per me starti accanto, amarti e sostenerti ogni secondo è un onore! Devi dire grazie a te perché quello che hai fatto l hai fatto per merito tuo. Ti amo tanto”.

Hamsik: “Grande vittoria! Abbiamo iniziato al meglio il 2017”

Il capitano azzurro Marek Hamsik ha commentato la vittoria all’ ultimo respiro contro la Sampdoria sul proprio sito ufficiale:

 
“Sapevamo di dover affrontare una squadra molto organizzata in difesa. Nella prima frazione di gioco abbiamo fatto fatica, ma nel secondo tempo siamo cresciuti. Abbiamo avuto in pugno il pallino del gioco e nel finale è arrivata la vittoria, una grande vittoria. È stata una prova di carattere e siamo felici di aver iniziato coi tre punti il 2017”.

Gerusalemme, 4 soldati morti e dieci feriti in attacco terroristico con camion (VIDEO) IT-EN

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Four Israelis soldiers have been killed in a suspected truck attack in Jerusalem

Prima di essere colpito, il terrorista è riuscito a invertire la marcia del camion e travolgere una seconda volta i giovani feriti

Quattro giovani reclute delle Forze di Difesa israeliane – tre donne e un uomo – sono state uccise, altre 16 ferite (fra cui almeno tre in modo molto grave) quando un terrorista arabo alla guida di un camion con targa israeliana ha deliberatamente investito, domenica, un gruppo di soldati appena scesi da un autobus sulla Promenade Haas-Sherover, la popolare passeggiata nel quartiere Armon Hanatziv che offre una famosa vista panoramica da sud della città di Gerusalemme.

Prima di essere colpito e mortalmente ferito dalla reazione dei militari e della loro guida civile, il terrorista è riuscito a invertire la marcia ed è tornato a travolgere una seconda volta i giovani già feriti.

L’attacco è stato filmato dalle telecamere di sicurezza.

E’ stato necessario l’intervento di una gru per estrarre alcune delle vittime da sotto il camion.

L’attentatore, in possesso di patente di guida israeliana, è stato identificato come un 28enne originario del quartiere di Gerusalemme est Jabel Mukaber, adiacente ad Armon Hanatziv.

Le reclute erano in visita nella capitale nel quadro di un programma culturale delle Forze di Difesa israeliane volto a far conoscere ai soldati di leva i siti più importanti della storia nazionale.

Pur non rivendicando direttamente l’attentato, Hamas lo ha celebrato lanciando su Twitter l’hashtag #TruckIntifada e distribuendo dolciumi per le vie di Gaza. Su Facebook, un portavoce di Hamas, Hazaem Qassem, ha lodato l’attentato definendolo “eroico”. Un altro portavoce, Fawzi Barohoum, ha dichiarato che Hamas “accoglie con favore la coraggiosa operazione a Gerusalemme” definendola una “reazione naturale ai crimini di Israele contro la nostra terra e i luoghi santi”. Le Brigate Ezzedine al-Qassam, ala militare di Hamas, hanno affermato che l’attentatore era un ex detenuto scarcerato da Israele. Un comunicato del gruppo lo definisce mujahid (combattente della jihad).

A seguito dell’attentato, domenica pomeriggio è stato convocato d’urgenza il gabinetto di sicurezza del governo israeliano. Sempre domenica pomeriggio, la polizia israeliana ha perlustrato in forze il quartiere di Jabel Mukaber.

“Purtroppo non c’è limite alla crudeltà dei terroristi, che non si fermano davanti a nulla pur di uccidere ebrei e distruggere la vita nella capitale di’sraele”, ha detto domenica il sindaco di Gerusalemme, Nir Barkat, esortando gli abitanti della città e di tutto il paese a “continuare la loro vita come sempre” per “non far vincere il terrorismo”.

“Conosciamo l’identità dell’attentatore e tutto suggerisce che fosse un sostenitore dell’ISIS”, ha detto il primo ministro Benjamin Netanyahu parlando coi giornalisti, domenica, sul luogo dell’attentato. “Siamo di fronte a una sequenza di attacchi – ha aggiunto Netanyahu – e ci potrebbe essere un collegamento tra di loro: prima a Nizza, poi a Berlino e ora a Gerusalemme”.

Da anni che i terroristi palestinesi utilizzano i veicoli (auto, camion, ruspe) per investire deliberatamente civili e soldati israeliani, una tattica stragista che negli ultimi mesi è stata adottata anche dai jihadisti in Europa.

Le Forze di Difesa israeliane hanno avviato accertamenti anche in relazione al dubbio che da parte delle reclute – allievi di un corso ufficiali per unità non combattenti – vi sia stata eccessiva esitazione nel reagire all’attacco. Secondo una delle guide civili che accompagnavano il gruppo, molti soldati hanno “esitato” a reagire come conseguenza della recente condanna di Elor Azaria, il militare accusato d’aver sparato a un terrorista già a terra ferito durante un attentato, lo scorso marzo, a Hebron. Secondo i primi risultati degli accertamenti, tuttavia, almeno due soldati e forse più, oltre alla guida civile, hanno aperto il fuoco contro l’aggressore “da distanza ravvicinata”.

Nel frattempo, il ministro israeliano della pubblica sicurezza Gilad Erdan ha dato disposizione alla polizia di non restituire il corpo del terrorista ai famigliari. “Siamo di fronte a un crimine particolarmente efferato che potrebbe spronare imitatori – ha spiegato Erdan – Non intendiamo permettere che il terrorista e la sua famiglia vengano omaggiati con funerali ossequiosi tali da incoraggiare altri attentatori”.

The moment of truck-ramming attack in Jerusalem al-Quds. 08/01/2017 Breaking news
Moment truck driver mows down Israeli soldiers to kill four and injure 15 in sickening Jerusalem attack
Four Israelis soldiers have been killed in a suspected truck attack in Jerusalem
The victims had disembarked a bus when the truck driver veered into them
At least 15 soldiers have been wounded with two of them in a critical condition
Israeli police confirmed the suspected terrorist had been ‘neutralised’
Four Israelis soldiers were killed and 15 wounded after a Palestinian drove his truck over them before reversing, trapping ten people under his wheels.
According to Israeli police, the driver has been shot dead.
The group of solider were standing beside the bus on some grass when the truck bounced up onto the promenade and drove through the victims without warning.
The killer then stood on his brakes and reversed, trapping some ten of his victims under the truck.
Some of the surviving soldiers managed to jump clear and opened fire, riddling the cab of the truck killing the killer.
It is understood the soldiers fired at least 18 rounds at the terrorist, who is believed to be from an Arab area of east Jerusalem.
The soldiers were on a cultural sightseeing tour of the city when they were attacked.
Police said the incident is being classed as a terrorist attack.
he Palestinian Hamas movement is praised the attack, but did not take responsibility.
Hamas spokesman Abdul-Latif Qanou called it a ‘heroic’ act and encouraged other Palestinians to do the same and ‘escalate the resistance.’
Qanou said Sunday’s attack proves the wave of Palestinian violence has not ended, despite a recent lull. He says ‘it may be quiet, it may linger, but it will never end.’
Hamas, which rules the Gaza Strip, is pledged to Israel’s destruction.
Police spokeswoman Luba Samri says the truck veered off course Sunday and struck a group of soldiers who had just disembarked from a bus.
She said the attacker has been neutralised.
Palestinian security officials in the West Bank city of Ramallah said he was a Palestinian from the east Jerusalem neighbourhood of Jabal Mukaber, close to the scene.
The bus driver said the victims had been on a cultural tour of the city.
Israel’s rescue service MDA says at least 15 soldiers have been wounded, including two critically.
Since last year, Palestinian attackers have killed 36 Israelis and two visiting Americans in a series of mostly stabbing attacks. During that time, 229 Palestinians have been killed by Israeli fire. Israel says most of the Palestinians killed were attackers while the rest died in clashes.
Israel says the violence is driven by Palestinian incitement. Palestinians say it’s the result of nearly 50 years of Israeli occupation.
The dead suspected terrorist is believed to be a Palestinian.
A police spokeswoman said: ‘It is a terrorist attack, a ramming attack.’
Paramedic Chen Lendi Sharon was among the first to arrive on the scene and described 10 bodies trapped beneath the truck.
Israel’s police chief Roni Alsheich told reporters the attacker was from an Arab neighborhood in east Jerusalem and forces had no advance warning.
He refused to elaborate and a gag order was placed on further details pending an investigation.
Police spokesman Micky Rosenfeld said the soldiers stepped off the bus at the promenade which has views over the old walled city.
Rosenfeld said the driver ‘ran his vehicle into them. At this moment of time we have ruled out an accident’.
Police said the dead, three women and one man, were all in their twenties.
An Israeli bus driver who witnessed the incident said on the radio the truck ploughed into a group of soldiers, and that they fired on the driver, who reversed direction and ran over them again.
‘They shot him, until they neutralised him,’ said the bus driver, who gave his name only as Moshe.
Israeli TV stations said the driver was killed, and footage showed bullet holes in the truck’s windscreen.
Israeli television stations said at least four people were killed and that some 15 wounded were strewn on the street at the Armon Hanatziv promenade overlooking the walled Old City of Jerusalem.
Israel Radio reported the driver was a Palestinian but did not immediately give his name.
A wave of Palestinian street attacks, including vehicle rammings, has largely slowed but not stopped completely since it began in October 2015.
Since October 2015, 247 Palestinians, 40 Israelis, two Americans, a Jordanian, an Eritrean and a Sudanese have been killed in a wave of violence, according to an AFP count.
Most of the Palestinians killed were carrying out knife, gun or car-ramming attacks, according to Israeli authorities.
Others were shot dead during protests or clashes, while some died in Israeli air strikes on the Gaza Strip.

(israele.net da: Jerusalem Post, Times of Israel, YnetNews, 8.1.17)

Grassi-Empoli, c’è l’ok del Napoli

Dipende solo dall’Atalanta

Il presidente dell’Empoli Fabrizio Corsi lunedì proverà a chiudere l’affare di mercato che riguarda Alberto Grassi. La Gazzetta dello Sport riferisce che nella giornata di ieri il Napoli ha dato l’ok al prestito, ma adesso dipende tutto dall’Atalanta. Corsi affermò: “Grassi? Fargli fare 15 partite ad Empoli gli farebbe trovare brillantezza, ci farebbe comodo così come El Kaddouri ma in questo caso è più complicato arrivare a lui. Noi l’interesse lo abbiamo manifestato, poi vediamo come andrà: l’Empoli è una palestra attrezzata per migliorare i giocatori”.

Gabbiadini in partenza, ma adesso De Laurentiis può chiedere di più

Gabbiadini in partenza, ma adesso De Laurentiis può chiedere di più

Il Corriere del Mezzogiorno si sofferma sull’approccio del Napoli con la Sampdoria di ieri, ma anche sul fronte mercato pensando a Manolo Gabbiadini: Prima che arrivi Cristiano Ronaldo al San Paolo ne dovrà passare di acqua sotto i ponti di un campionato ancora lungo e anche difficile. E prima ancora che la sfida Champions contro il Real Madrid distragga le menti e il cuore dei tifosi appassionati, il Napoli di Maurizio Sarri deve stare sul pezzo. 

Radio mercato segnala Gabbiadini in partenza, il Napoli può alzare la posta. Gabbiadini era entrato in campo al minuto settanta con il Napoli sotto di un gol. Cinque minuti, cinque palloni toccati e gol del pari. Era successo così anche a Firenze prima di Natale.

Con lo Spezia sarà rivoluzione: Rog dall’inizio, possibilità per Pavoletti

Previsti tanti cambi

In coppa Italia martedì contro lo Spezia spazio alle seconde linee del Napoli, toccherà a chi ha giocato meno e potrebbe esserci anche qualche minuto, secondo Il Mattino, per l’ultimo arrivato Leonardo Pavoletti, acquistato dal Genoa. In porta si giocheranno la maglia da titolare il brasiliano Rafael e Luigi Sepe, mentre in mezzo al campo largo a Christian Maggio sulla fascia destra e Raul Albiol al centro.

Ci sarà l’esordio assoluto dal primo minuto per Marko Rog che “avrà la possibilità quindi di mettersi in mostra e evidenziare quelle che sono le sue doti migliori. Un centrocampista sul quale Sarri sta lavorando molto per farlo crescere da un punto di vista tattico e per fare in modo che s’inserisca al meglio nei meccanismi di gioco ormai ben collaudati del Napoli“. Probabile anche l’inserimento tra i titolari di Giaccherini e Maksimovic.

Gazzetta – Reina è caduto da solo, l’arbitro ha preso un abbaglio

Reina è caduto da solo, l’arbitro ha preso un abbaglio

NapoliSampdoria è cambiata inevitabilmente con l’espulsione del difensore blucerchiato Matias Silvestre. Secondo l’edizione odierna della Gazzetta dello Sport è “difficile dire cosa sarebbe accaduto, però, senza l’aiuto arrivato di lì a poco da una decisione sbagliata dell’arbitro. Reina è caduto da solo, l’arbitro ha preso un abbaglio, è rimasto ingannato da quella caduta. Una furbata che potrebbe essere punita dal giudice sportivo una volta esaminate le immagini: quello del portiere azzurro non è stato certo un comportamento sportivo“.