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Incontro tra Giuntoli e l’ agente di Gabbiadini: le offerte non soddisfano il Napoli

Terminato l’incontro tenutosi a Milano tra il ds Giuntoli e Silvio Pagliari, agente di Manolo Gabbiadini. Stando a quanto riferisce Calciomercato.com, le offerte arrivate da Inghilterra e Germania al momento non soddisfano il Napoli. Il club partenopeo vuole 20 milioni di euro per il cartellino dell’attaccante: atteso il rilancio nei prossimi giorni.

 

Da calciomercato.com 

Napoli-Spezia, sarà Pairetto di Nichelino a dirigere l’ incontro

Si rendono noti i nominativi degli Arbitri, degli Assistenti e dei IV Ufficiali che dirigeranno le gare valide per gli Ottavi di Finale della TIM CUP 2016/2017.

NAPOLI – SPEZIA 10/01 h. 21.00
PAIRETTO
LONGO – MONDIN
IV: MARIANI

FIORENTINA – CHIEVO 11/01 h. 17.30
CELI
POSADO – VALERIANI
IV: GAVILLUCCI

JUVENTUS – ATALANTA 11/01 h. 20.45
GIACOMELLI
FIORITO – ALASSIO
IV: MASSA

MILAN – TORINO 12/01 h. 21.00
RUSSO
MARZALONI – CARBONE
IV: IRRATI

Da aia-figc.it

Il terrore jihadista colpisce Gerusalemme

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Un tir guidato da un attentatore palestinese travolge un gruppo di soldati israeliani e fa quattro vittime in un quartiere ebraico di Gerusalemme. Il primo ministro Benjamin Natanyahu parla di “atto terroristico” imputandolo al Califfato e Giordano Stabile spiega il legame controverso tra Hamas e Isis.

E Hamas sfrutta lo Stato Islamico per rilanciarsi come “unico nemico”

In Cisgiordania il Califfato punta sui giovani delusi dall’Intifada

BEIRUT – L’Isis potrebbe aver realizzato la seconda, o terza, breccia nel muro difensivo israeliano, dopo l’attacco al mercato Sarona di Tel Aviv dell’8 giugno scorso e quello in un bar in via Dizengoff, sempre a Tel Aviv, del primo gennaio 2016. Ma è Hamas a metterci il cappello sopra, con la massima enfasi. Non sappiamo ancora chi abbia ispirato davvero il killer di Gerusalemme, che sui media arabi i vicini di casa descrivono come «uno che pregava ma non particolarmente religioso». Di certo il movimento islamista padrone della Striscia di Gaza non si lascerà scappare l’occasione per rilanciarsi come «l’unica forza» che si batte contro Israele.

Un’altra forza, ancora più estremista, sta però mettendo piede in Cisgiordania. L’Isis punta sui giovani delusi dai scarsi risultati dell’Intifada «dei coltelli» e propone il Califfato come alternativa a uno Stato palestinese sempre più chimera. L’attacco di Gerusalemme, oltre a ricalcare le modalità di Nizza e Berlino, arriva nell’anniversario dell’uccisione da parte delle forze di sicurezza israeliane di Nashat Milhelm, autore del primo attentato a Tel Aviv, e per alcuni analisti l’attacco di Gerusalemme «è anche in suo omaggio». L’Isis ha riconosciuto Milhem come «un suo soldato». E legami con lo Stato islamico sono stati scoperti per l’attacco al mercato Sarona, che però è stato in qualche modo rivendicato da Hamas.

La competizione fra islamisti si fa accesa. Il momento è favorevole. La leadership di Al-Fatah – partito laico – è debolissima. Il presidente Abu Mazen è malato. La sua politica per la successione, concretizzata nel congresso di dicembre, è volta solo a impedire l’emergere di un leader alternativo, in particolare nella persona di Mohammed Dahlan, ben visto da Israele ed Egitto. L’unica carta dell’81enne raiss è l’appoggio internazionale per la Conferenza di pace di Parigi, che punta a sbloccare le trattative sul principio «due popoli, due Stati», nel solco di Oslo.

Parigi ha anche spinto la risoluzione Onu che chiede di fermare gli insediamenti nella Cisgiordania occupata, passata con l’astensione degli Stati Uniti di Obama. Il premier Netanyahu conta invece sull’America di Donald Trump per vedersi riconosciuta Gerusalemme capitale di Israele e ridurre le richieste territoriali dei palestinesi. La transizione è però delicata, con tensioni senza precedenti. Netanyahu, indebolito dagli scandali non può permettersi troppe brecce nella sicurezza.

L’offensiva di Hamas si inserisce in questo contesto. Il movimento islamista è forte delle debolezze altrui, perché i consensi a Gaza, per l’assedio che strangola la popolazione e una gestione del potere brutale, sono in calo. Ma in Cisgiordania crescono. Dopo l’attacco di Gerusalemme il portavoce, Hazzem Qassem, ha sottolineato che l’Intifada cominciata nell’ottobre 2015 «non è transitoria». Il braccio militare di Hamas, le brigate Qassam, hanno invece puntualizzato che il killer, identificato come Fadi Ahmad Hamdan ma anche come Fadi al-Qanbar, era stato rilasciato dalle carceri israeliane. In altre parole, uno di loro, «uno della resistenza».

Ma l’ombra dell’Isis resta. Anche dopo l’assalto ai locali del mercato Sarona, che l’8 giugno 2016 ha fatto quattro morti e diciassette feriti, Hamas aveva lodato l’attacco come atto «eroico». Il leader Ismail Haniyeh, aveva poi sottolineato che l’attentato era «un messaggio per i ragazzi della resistenza ai leader dell’occupazione». I sospetti degli inquirenti di Tel Aviv si erano però diretti verso l’Isis come vera fonte di radicalizzazione dei due terroristi. E una rete attiva anche nelle carceri proprio per reclutare giovani. Per questo nel Consiglio di sicurezza di ieri sera Netanyahu ha dato il via libera agli «arresti amministrativi» ovvero preventivi, di sostenitori o di simpatizzanti dello Stato islamico.

vivicentro.it/cronaca
vivicentro/Il terrore jihadista colpisce Gerusalemme
lastampa/E Hamas sfrutta lo Stato Islamico per rilanciarsi come “unico nemico” GIORDANO STABILE – INVIATO A BEIRUT

Di Carlo: “Napoli favorito ma vogliamo l’ impresa. Sarà importante l’ atteggiamento”

Mimmo Di Carlo, allenatore dello Spezia, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia della sfida degli Ottavi di Finale di Tim Cup contro il Napoli:
“Dopo la sosta siamo tornati subito ad allenarci in vista dell’affascinante sfida che ci vedrà sfidare il Napoli al San Paolo. Ma resta il dispiacere di non aver potuto preparare la partita come avremmo voluto, dato che i ragazzi avranno nelle gambe soltanto tre giorni di lavoro, mentre i nostri avversari hanno già alle spalle una partita di campionato. Di sicuro sarebbe bello chiuderla nei tempi regolamentari, anche perché nelle gambe non abbiamo i 120′ dopo nove giorni di sosta ed appena tre di lavoro.

La sfida del San Paolo è un premio guadagnato da tutto l’ambiente con sacrificio e impegno, la giusta vetrina per far conoscere lo Spezia ed i ragazzi scenderanno in campo mettendo quello spirito che ci contraddistingue e che è la caratteristica di tutti gli spezzini; il Napoli è ovviamente più forte, la squadra che gioca il miglior calcio in Italia, ma noi proveremo a compiere una nuova, bellissima impresa, giocando una partita coraggiosa, con la testa libera, senza timori reverenziali e da squadra camaleontica, capace di ribaltare la situazione in qualsiasi momento, concedendo pochissimi punti di riferimento ai partenopei e sfruttando al massimo gli spazi che ci concederanno.

Indipendentemente dal sistema di gioco che attueremo, sarà importante l’atteggiamento ed il non farsi trovare a metà strada, giocando corti e coprendo bene gli spazi senza pause, perché contro squadre del genere i cali possono essere letali; i ritmi saranno sicuramente alti, un assaggio di alta Serie A per noi, ma il nostro campionato per il momento resta la Serie B e sappiamo di dover migliorare rispetto al girone d’andata, nel quale ci sono venuti a mancare diversi giocatori importanti a causa di lunghi infortuni, ma che ora saranno i nostri primi acquisti.

Finalmente dall’infermeria arrivano belle notizie, con Errasti tornato in gruppo e che sarà tra i convocati, mentre gli altri infortunati sono vicinissimi al rientro, ad eccezione di Okereke che ha bisogno di qualche tempo in più.

Il mercato? Bisogna lasciar lavorare la società con la massima tranquillità, perché il mercato di gennaio non è semplice e non dobbiamo prendere giocatori per il gusto di farlo, bensì elementi che possano migliorare ulteriormente questa rosa; ho fiducia e sono sereno, perché oltre agli infortunati sono sicuro che da questa sessione invernale arriverà quanto serve, basta avere pazienza.

Un mio ricordo delle sfide con il Napoli? Al San Paolo sempre tante battaglie, ma il primo ricordo da giocatore rimanda alla Coppa Italia vinta con il Vicenza proprio contro il Napoli: una vera apoteosi”.

 

Da acspezia.com

Sky – Roberto Insigne, rinnovo con il Napoli e poi in prestito al Latina

Roberto Insigne verso il nerazzurro-Latina: sull’attaccante di proprietà del Napoli, infatti, c’era anche la Ternana. Di fronte alla scelta, però, il classe 1994 sembrerebbe propenso ad optare per il Latina. Prima, però, il rinnovo col Napoli: firma e prolungamento fino al 2020, poi un altro autografo. Quello sul contratto con il Latina, prestito in Serie B in attesa di seguire le orme del fratello Lorenzo. Lo riferisce Gianluca Di Marzio, esperto mercato Sky, tramite il proprio portale ufficiale.

 

Da gianlucadimarzio.com

Sepe, l’ agente: “Giuntoli conosce la nostra volontà. Genoa? Ipotesi da prendere in considerazione”

Mario Giuffredi, agente tra gli altri di Luigi Sepe, è intervenuto ai microfoni di ‘Radio Gol’, in onda su Radio Kiss Kiss Napoli. Ecco quanto evidenziato:

 
“Ipotesi Genoa? Sia io che Luigi abbiamo discusso a lungo con Giuntoli. La volontà è quella di andare avanti fino a giugno con il Napoli per poi prendere con tranquillità le nostre decisioni. Cambia poco se domani scenderà in campo contro lo Spezia visto che Reina è il titolare indiscusso.
Genoa è una grande piazza, stanno cercando un portiere e potremmo prendere in considerazione una loro eventuale proposta”.

Gabbiadini, l’ agente: “Lascerà il Napoli la prossima settimana, decisione presa di comune accordo con la società”

Alla trasmissione “Pezzi da 90” di Radio Onda Libera ha parlato l’agente di Gabbiadini, Silvio Pagliari, annunciando l’addio dell’attaccante dal Napoli. Ecco quanto si legge sul portale Toniiavarone.it :

 

“Per Gabbiadini sistemiamo tutto al massimo la prossima settimana. Ormai la decisione è stata presa d’accordo con il Napoli, anche se non dirò dove può andare neanche sotto tortura. Pure l’anno scorso, quando poi passò con gli azzurri, segnò con la Sampdoria prima di lasciarla. Se lo vedo meglio in Bundesliga o in Premier League? Andrà in uno dei due campionati.Ha forza, potenza, tecnica: può stare benissimo in entrambi i contesti”.

Strinic, l’agente: “Il Napoli non l’ha mai voluto cedere, ma lo hanno richiesto”

Le sue parole

A Si Gonfia La Rete, in diretta su Radio Crc, è intervenuto Tonci Martic, agente di Strinic, difensore del Napoli: “E’ difficile giocare bene senza giocare (scherza ndr.). Quest’anno Ivan non ha giocato tanto e per questo non era felice, ma quando Sarri lo chiama lui è sempre pronto. Non è facile essere sempre al top della forma se giochi poco, lui è un professionista e capisce che al suo posto c’è un altro bravo calciatore. Sarri è tra i migliori allenatori in Italia e, come procuratore, capisco le sue scelte, anche se non è facile accettarle. Ghoulam è tra i migliori difensori in Italia e Strinic, soprattutto con Benitez, giocava molto bene e tutti erano felici di lui. Quando Ivan è arrivato a Napoli tutti mi parlavano bene, ma in ogni società ci dev’essere il doppio calciatore per ruolo. Ivan, nella sua carriera, è sempre stato titolare. E’ felice di stare a Napoli, ma quando non giochi non ti senti felice, capita a tutti. Offerte per Strinic? Quando propongo un mio assistito devo comunicare il prezzo, ma il Napoli non ha mai avuto l’intenzione di cederlo. Il Napoli mi dice che è contento della sua reazione dopo aver passato tanto tempo a non giocare. Ivan non crea mai problemi, ma era molto deluso, sperava di giocare di più. Il suo contratto scade nel luglio del 2018, tra un anno e mezzo. C’erano società che me l’hanno richiesto, il ruolo è abbastanza ricercato, non ce ne sono molti di bravi terzini sinistri. Quando sei in una società come Napoli c’è più concorrenza e questo lo capisco. Real Madrid? Spero che il Napoli passi il turno, poi se goca Ghoulam o Strinic cambia poco. Ognuno sogna di giocare una partita così. 

SSC Napoli, il legale: “Difficile applicare la prova tv per Reina”

Le sue parole

Mattia Grassani, avvocato della Ssc Napoli, ha parlato a Si Gonfia La Rete, in diretta su Radio Crc: “Reina antisportivo? La prova televisiva non può essere richiesta dalle società, entro le 16 di oggi il Procuratore Federale scioglierà le riserve se trasmettere al Giudice Mastrandrea la prova televisiva. Poi si avrà la certezza che Reina non sarà parte di un processo disciplinare.  Entro domani mattina il Giudice Sportivo, qualora ci fosse la segnalazione, si pronuncerà. L’articolo 35 del Codice di Giustizia Sportiva, regolamenta la prova televisiva, stabilisce che la prova tv può essere utilizzata solo per una simulazione che determina l’espulsione diretta dell’avversaria. Al di là del merito ci sono forti riserve per l’uso della prova televisiva”. 

Napoli-Pescara, i biglietti in vendita da domani

Lo riporta il sito del club: sscnapoli.it

Da domani alle ore 15.00 saranno in vendita i biglietti per Napoli-Pescara, 20esima giornata di Serie A di domenica 15 gennaio (ore 15.00). I tagliandi saranno acquistabili nelle abituali ricevitorie autorizzate. Napoli-Pescara, prezzi

SETTORE Prezzo

Tribuna Posillipo Euro 35

Tribuna Nisida Euro 25

Distinti Euro 15

Tribuna Family Euro 10

Curve Euro 10 Ridotto

Tribuna Family: Euro 5

Corbo: “Finalmente Sarri vince con una variante tattica”

Antonio Corbo a La Repubblica

Dalla vittoria più sofferta il Napoli esce più forte e ottimista. Nell’ultimo week-end sono cambiate molte cose. Ha un allenatore che parla come piace al presidente e ai tifosi. Finalmente ci siamo, disse venerdì. Puntuale la verifica: sabato sera, dopo un tempo regalato alla Samp, l’ha stravolta non con i soliti cambi, ma con una variante tattica. Fuori l’ossidato Jorginho, dentro Gabbiadini, quattro punte per un veemente ma razionale 4-2-4. Il Napoli ha vinto come usa la Juventus nelle serate peggiori, che sono anche le più frequenti, ma non le impediscono di essere prima. Ci sarà tempo anche per altri successi grassi, caro Sarri, ma è importante che il Napoli non rincorra un’utopia: possesso palla e bel gioco contano più del risultato. Ecco il Sarri che mancava per un Napoli che punti al vertice, e non cambi idea ora che comincia il girone di ritorno.
Ma sabato sera il Napoli ha scoperto anche altro. Ha un giocatore in più: Tonelli. Con barba e faccia da fratone, assente finora come un monaco di clausura, è apparso all’improvviso: Tonelli è una rivelazione. Non solo il gol, con tiro mirato all’ultimo secondo. Ha buona tecnica e rudezza giusta: un suo intervento ha sedato il focoso Muriel nella ripresa.
Non è finita, per giocarsi il secondo posto con la Roma perentoria vista ieri contro il Genoa, il Napoli ha ancora due carte molto alte. Un organico più giovane, ampio e forte dell’anno scorso. Diawara e Zielinski sono ormai titolari, altri fremono. Oltre Tonelli, sono in attesa di rilancio Rog, Maksimovic, Giaccherini, quindi Pavoletti e Milik. La seconda carta è proprio Sarri, che saprà gestire una rosa così larga, abile nei cambi e pronto a convertirsi. Dalla Grande Bellezza alle Grandi Vittorie.
In questo clima di euforia sono superate le criticità del girone: primo attacco della A, ma 38 punti, tre meno del 2016 con titolo di campione d’inverno. Innegabile la crisi aperta il 2 ottobre dalla sconfitta di Bergamo, seguita dalle altre con Roma, Besiktas, Juventus ed il pari con il Sassuolo, fino a toccare il settimo posto. Quella crisi è cancellata, 5 vittorie ed un pari in sei gare sono la certezza della risalita. Coraggio, ci sono tutti e tutto per un girone in piano, senza dubbi e saliscendi. Superabili gli 82 punti dell’anno scorso, altri 45 ed è zona Champions.

Tonelli, l’agente: “Ha sofferto a stare fuori, mai mi ha detto che voleva lasciare Napoli”

Le sue parole

Marco Sommella, agente di Lorenzo Tonelli, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Il Mattino: “Non è stato un periodo semplice, ha sofferto a stare fuori, ma lui ha sempre creduto che ne sarebbe venuto fuori. E mai, nemmeno una volta, mi ha chiamato per dirmi che voleva andare via. Vuole restare a Napoli ancora a lungo: anche se ha grande rispetto per Albiol e Koulibaly, è convinto di poter recitare una parte importante in questo Napoli. Lo conosco bene: ci riuscirà”

Tra mercoledì e giovedì Milik rientrerà in gruppo

Tra mercoledì e giovedì Milik rientrerà in gruppo

Secondo La Repubblica, tra mercoledì e giovedì dovrebbe infatti arrivare da Roma il definitivo via libera per il ritorno in gruppo di Arek Milik, atteso per l’ultima visita di controllo a Villa Stuart. Il polacco vuole essere pronto per il Real Madrid e morde il freno. L’anno azzurro è partito bene e promette scintille.

La reazione di Maksimovic dopo la panchina contro la Samp

La reazione di Maksimovic dopo la panchina contro la Samp

Non è stato un sabato particolarmente felice sul piano personale quello appena trascorso da Nikola Maksimovic. Il serbo pensava di poter giocare dall’inizio o a gara in corso ma alla fine è rimasto in panchina. Il Mattino scrive: “Nel riscaldamento frenetico e per certi versi rabbioso del finale di Napoli-Sampdoria c’è tutta la voglia, e anche il disappunto, di Nikola Maksimovic. Dopo sabato sera c’è il larghissimo sorriso di Tonelli, la fiducia di Strinic ma anche il rammarico del difensore serbo, escluso dalla gara nonostante le contemporanee assenze di Albiol e Koulibaly. Di fatto è scivolato nel ruolo di quinto difensore centrale della rosa”.

 

Caso Reina-Silvestre, anche con la prova tv lo spagnolo non potrà essere squalificato

Caso Reina-Silvestre, anche con la prova tv lo spagnolo non potrà essere squalificato

La Gazzetta dello Sport spiega perchè Pepe Reina non potrebbe essere squalificato dopo il contatto con Silvestre: “E’ ipotizzabile uno scenario che preveda a tavolino la riabilitazione di un giocatore espulso e lo stop di quello ritenuto danneggiato dall’arbitro? In teoria sì, nel caso specifico (Silvestre-Reina) sarà difficile. I giudici faranno ricorso alle immagini tv per stabilire se Di Bello (ha diretto Napoli-Samp) nel valutare l’episodio non sia stato ingannato dal portiere, abile nel fingere un intervento falloso subito. I legali della Samp fanno riferimento al recente caso del romanista Strootman, prima squalificato 2 turni e poi riabilitato dalla Corte d’Appello. Proprio le motivazioni di quella sentenza spiegano bene quali siano i confini di vicende simili”.

La sfida dell’Inghilterra: Theresa May illustra il manifesto per il Regno Unito

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A Londra la premier Theresa May illustra il manifesto per il Regno Unito e promette: “Un governo forte per sostenere la classe media”. L’ex premier socialista Manuel Valls, uno degli sfidanti di Marine Le Pen, presenta la sua agenda per il Paese, che vuole “più sicuro e laico”.

May: serve un governo forte per aiutare la classe media

La premier britannica illustrerà oggi il suo manifesto per il Regno Unito. Distanze da Thatcher e Cameron: il libero mercato non è la soluzione

LONDRA – La Gran Bretagna ai tempi della Brexit, ovvero una «società condivisa» in cui il libero mercato non è la soluzione di tutti i mali e lo Stato può e interviene per aiutare chi fa fatica ad arrivare a fine mese. Questa almeno è la visione di Theresa May, delineata ieri in un lungo articolo per il «Sunday Telegraph» e in un’intervista televisiva, e oggi con un discorso programmatico. È il tentativo della premier di imprimere il suo marchio al partito conservatore, come già avevano fatto i suoi predecessori, ma anche di riprendere l’iniziativa politica al termine di una settimana durissima, in cui l’hanno accusata d’incompetenza sulla Brexit e generale incapacità di prendere decisioni.

La premier si rivolge alla classe media «stritolata», che ce la fa a stento e vede la qualità di vita peggiorare rispetto alla generazione precedente. Il suo manifesto per una «shared society» rappresenta una rottura rispetto alla tradizione conservatrice. Per Margaret Thatcher, cui May viene spesso paragonata, «la società non esiste, esistono uomini e donne e le loro famiglie». David Cameron ci aveva provato con la «big society», idea secondo cui gli enti locali avrebbero dovuto occupare gli spazi lasciati vuoti da uno Stato sempre più piccolo. Per May, la Stato ha la responsabilità di agire per correggere le «ingiustizie più urgenti». «Credo fermamente che, nella vita, ci sia di più che non individualismo e interesse personale», ha detto.

Per un partito Tory che ancora oggi fa fatica a liberarsi del poco lusinghiero soprannome di «nasty party», partito senza cuore, si tratta di un tentativo di rinnovarsi; per la premier di un ritorno alle origini, in qualche modo. Figlia di un vicario, cresciuta in una solida casa «middle class», scuole per lo più statali prima di Oxford, May ha sempre detto di sentire la politica come vocazione e servizio alla comunità. Appena divenuta capo del governo nel luglio scorso, parlando fuori da Downing Street, aveva detto di volere una «società che funzioni per tutti, non per pochi privilegiati».

May vuole evitare che la sua premiership venga completamente assorbita dalla Brexit, tentativo probabilmente impossibile a fronte della questione più importante che il Paese si trovi ad affrontare dal dopoguerra. E resta comunque da vedere cosa voglia dire, nel concreto, «società condivisa». Finora la premier è stata prodiga di slogan («Brexit means Brexit», valga per tutti), ma povera di dettagli, e questo manifesto per ora non fa eccezione: concetti condivisibili (una «società più giusta»), promesse, poche proposte. Qualcosa in più rivelerà nel discorso di oggi. Intanto, nell’articolo sul «Telegraph», ha spiegato di volere risolvere il problema di case sempre più care; correggere le storture di un mercato che innalza sempre più il costo della vita; costruire una meritocrazia dove ciascun bambino abbia accesso a una buona scuola.

«Le famiglie che ce la fanno appena, non hanno bisogno di un governo che si tolga di mezzo; hanno bisogno di un governo che intervenga attivamente a sostegno di ciò che sta loro a cuore», ha scritto. È qui il passaggio chiave, il riferimento alla classe media schiacciata da anni di austerità dopo la crisi finanziaria del 2008. È un gruppo ribattezzato «Jams» («Just About Managing»), secondo una formula inventata dal cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond, che comprende famiglie che guadagnano complessivamente tra i 14mila e 38mila euro l’anno circa. May vuole i loro voti per condannare all’irrilevanza elettorale il Labour di Jeremy Corbyn, che già rischia di perdere la «working class» tentata dai populisti dello Ukip.

Sotto pressione da giorni, May si prepara ad un 2017 cruciale, con l’avvio della Brexit entro fine marzo, l’apertura dei negoziati con Bruxelles, un incontro con Trump previsto in primavera, forse anche prima. A questo sta lavorando il ministro degli Esteri Boris Johnson, che ieri è sbarcato negli Usa, per incontrare lo staff del presidente eletto. Sulla Brexit l’anno è cominciato con critiche feroci. L’ambasciatore britannico presso la Ue, Ivan Rogers, dimessosi a sorpresa, ha accusato il governo di avere «idee confuse» e «giudizi infondati» sulla Brexit. May ha promesso che, finalmente, illustrerà le linee guida sulla Brexit in un discorso nelle prossime settimane. Intanto spiega che il Paese tornerà ad avere il controllo sull’immigrazione, e aggiunge «non è un gioco a somma zero».

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La sfida della Francia: Manuel Valls, presenta la sua agenda per il Paese

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L’ex premier socialista Manuel Valls, uno degli sfidanti di Marine Le Pen, presenta la sua agenda per il Paese, che vuole “più sicuro e laico”. A Londra la premier Theresa May illustra il manifesto per il Regno Unito e promette: “Un governo forte per sostenere la classe media”.

Valls: “La mia Francia sarà più sicura e laica”

L’agenda dell’ex premier socialista e candidato alle primarie: giustizia sociale e più poliziotti. Ma non convince i giovani

LIÉVIN (PAS DE CALAIS) – Una voce da ragazzina urla in un microfono: «Benvenuti nel nostro bacino minerario, dove batte ancora il cuore della sinistra». Tra le vetrate del municipio di Liévin e i suoi dipinti, ispirati al mito dell’eroe-minatore che fu, scatta inarrestabile l’applauso, rivolto all’ospite, Manuel Valls, che si fa attendere, ma a un’idea di sinistra, fiera e auto celebrativa. Ecco, il popolo della gauche, in questa domenica mattina, vuole ascoltare l’ex primo ministro (ha lasciato l’incarico da poche settimane), che doveva rottamare il socialismo francese (e si è ritrovato fra le mani gli attentati e una crisi economica infinita). Valls l’ex sindaco di Évry, dal 2001 al 2012, sobborgo popolare di Parigi, dove si trasferì con la famiglia. L’ex ragazzo degli anni Ottanta, già socialista, ma rocardiano e visceralmente anti-comunista (la socialdemocrazia di Michel Rocard, temuta da François Mitterrand). Oggi, portatore di due esigenze, la sicurezza e la laicità, da conciliare con l’idea di sinistra.

Lui, Valls, può diventare presidente? Fuori dalle vetrate del palazzo municipale, inizia una distesa di casette in mattoni rossi, e gelidi giardini. Liévin, nel Nord profondo della Francia, ha 32 mila abitanti e i fregi liberty di alcune palazzine non devono trarre in inganno: la prosperità delle miniere è solo un amaro ricordo. Da sempre roccaforte socialista, è cittadina ordinata e senza degrado apparente. Ma un abitante su quattro vive sotto la soglia di povertà. Gianni (il nonno venne da Enna a estrarre il carbone) e Thomas sono sportivi, studenti universitari di Scienze motorie. Di sinistra («mai voteremo la Le Pen»), non sanno ancora se il 22 gennaio parteciperanno al primo turno delle primarie della gauche, dove Valls se la vedrà con due rappresentanti della sinistra del suo partito, Arnaud Montebourg e Benoît Hamon.

Thomas legge il dépliant con i punti principali del programma di Valls. S’innervosisce: «Possibile che al primo posto ci sia la “sicurezza dei francesi”? Dice che vuole portare al 2% del Pil il bilancio della difesa. Ma qui abbiamo altre priorità». Secondo punto: «Rinnovare il patto laico». Valls è il politico francese che più insiste su questo, forse il frutto di anni di militanza nella massoneria, di cui parla senza remore, né vergogna.

Per Gianni «è esagerato: l’identità religiosa esiste e deve convivere con una laicità tollerante». Marie-José, 68 anni, professoressa in pensione, la pensa diversamente: «Sono molto più a sinistra di Valls e non ho la tessera socialista, ma sono completamente d’accordo con il suo spirito laico. Una donna musulmana con il velo la tollero, ma mi fa tristezza». Jean-Marie, 60 anni, operaio, affiliato socialista, dice che «Valls di fronte ai terroristi non ha calato le braghe. Io apprezzavo anche la sua proposta di decadenza di nazionalità per i jihadisti, che condivideva con François Hollande e poi hanno abbandonato: sono loro, i terroristi, che hanno voluto la guerra».

Eccolo, finalmente, il candidato. Duro, intransigente, a tratti antipatico, quando è intervistato, con le telecamere piantate in faccia, nel bacino minerario dove batte il cuore della sinistra diventa più rilassato. Passa in rassegna le proposte. Parla di giustizia sociale. Ma soprattutto di sicurezza (mille poliziotti in più ogni anno, se diventerà presidente) e di laicità. Dice che, «se mi sono lanciato nella corsa delle primarie, è per evitare che i francesi, fra quattro mesi, si ritrovino a scegliere fra una destra dura, di un candidato che si rifà a Margaret Thatcher come François Fillon, e Marine Le Pen, che sarebbe la distruzione del nostro Paese». È quello che indicano oggi i sondaggi. Danno pure la sfida di Valls come ardua: passerebbe di poco alle primarie, ma resterebbe fuori dopo il primo turno delle presidenziali. Perfino Emmanuel Macron, candidato indipendente, mina vagante di questa campagna, farebbe meglio di lui. Una cosa è certa, l’operaio Jean-Marie non voterebbe mai Fillon al ballottaggio contro la Le Pen: «Votai Chirac nel 2002 contro il vecchio Le Pen, il partito me lo chiese. Basta, ho dato: non lo rifarei mai più».

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Il futuro del Continente sarà plasmato in Francia

Le fibrillazioni significative dell’ M5S vanno inquadrate in un 2017 che può essere decisivo l’Europa Secondo Bill Emmott, il futuro del Continente…

Il futuro del Continente sarà plasmato in Francia

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Le fibrillazioni significative dell’ M5S vanno inquadrate in un 2017 che può essere decisivo l’Europa Secondo Bill Emmott, il futuro del Continente “non sarà plasmato in Germania, né in Italia, né nella problematica Russia, e nemmeno nella Gran Bretagna della Brexit, ma in Francia” per via delle incombenti presidenziali.

E sull’Unione incombe Marine Le Pen

Il Generale Charles de Gaulle ne sarebbe orgoglioso. Perché il futuro dell’Europa in questo nuovo anno non sarà plasmato in Germania, né in Italia, né nella problematica Russia, e nemmeno nella Gran Bretagna della Brexit, ma in Francia. Altri avranno un ruolo, potrebbero anche creare dei casi. Ma sarà la Francia ad avere l’influenza più decisiva.

De Gaulle non era un fautore molto collaborativo della solidarietà europea. Dopo tutto, com’è noto, a metà degli Anni 60 ricattò la giovane Comunità europea boicottando gli incontri per promuovere la propria visione di un’Europa intergovernativa piuttosto che sovrannazionale. Era quello che Donald Trump potrebbe chiamare «La France prima». Ma ecco, voleva l’Europa per rendere la Francia più potente nel mondo, e questo sta di nuovo per accadere.

Uno dei motivi è ben noto: la possibilità, ed è scioccante anche solo che si possa definire una possibilità, che a maggio Marine Le Pen del Front National possa essere eletta alla presidenza. Chi non ha sentito enunciare la cupa logica speculativa? Che dopo la Brexit e Trump, il prossimo colpo alle previsioni razionali e alla saggezza convenzionale, la prossima vittoria del populismo, debba essere il presidente Le Pen?

Se ciò dovesse accadere, l’Unione europea finirebbe in pezzi. A differenza di Trump, Le Pen è in politica da 20 anni e le sue posizioni politiche hanno una consistenza che significa che devono essere prese sul serio: lei vorrebbe ricostruire le barriere commerciali della Francia, lasciare l’euro e limitare rigorosamente l’immigrazione, e nessuna di queste cose è compatibile con l’Unione europea come la conosciamo. E lei fa davvero sul serio.

Il risultato è che non ha senso alcuno in qualsiasi Paese dell’Ue – la Gran Bretagna che negozia la Brexit, l’ Italia che prende in considerazione di andare al voto – prendere decisioni importanti fino alla conclusione del secondo turno delle elezioni presidenziali in Francia, il 7 maggio. Il risultato è semplicemente troppo importante per tutti noi. Ma è importante anche per un altro motivo, oltre alla paura di un presidente Le Pen.

Questa seconda ragione per cui l’influenza della Francia sarà determinante è molto più positiva. Nei suoi 60 anni di esistenza l’Unione europea non ha mai fatto progressi, non è mai stata in grado di agire in modo credibile e con decisione, tranne quando i governi di Francia e Germania hanno pensato insieme, pianificato insieme e lavorato insieme. Durante i cinque anni del mandato del presidente François Hollande, questo motore franco-tedesco è arrivato a un punto morto. Nessuna delle due parti si fida dell’altra e i tedeschi pensano che il presidente Hollande sia debole e incapace.

Senza il motore franco-tedesco, la gestione delle molteplici crisi dell’Europa è stata disastrosamente lenta, inefficace e divisiva. Eppure Francia e Germania hanno interessi comuni: le uccisioni di Berlino il 19 dicembre, a poco più di un anno dal massacro del Bataclan e cinque mesi dopo un identico attacco condotto con un camion a Nizza, hanno dimostrato che i due Paesi devono affrontare la stessa minaccia terroristica; avendo concepito insieme l’euro quando Kohl e Mitterrand erano presidenti e collaboravano strettamente, condividono un profondo interesse per far funzionare il sistema valutario; e con l’America di Trump, potenzialmente ostile all’Europa, hanno più che mai bisogno l’uno dell’altro nella geopolitica.

Se in Francia a maggio si verifica il risultato più probabile delle elezioni presidenziali, vale a dire la vittoria del candidato di centro-destra François Fillon, si potrebbe aprire una nuova era per la collaborazione franco-tedesca. Fillon, economicamente un liberalizzatore, ma conservatore sotto il profilo sociale, è molto più compatibile con il cancelliere Angela Merkel e soprattutto con i suoi sostenitori della Democrazia cristiana e dell’Unione cristiano sociale, rispetto al presidente Hollande. Potrebbe anche riuscire a convincere Merkel e il parlamento tedesco ad allentare i vincoli di bilancio stretti che bloccano le economie della zona euro.

Ma il risultato probabile si avvererà, dopo un 2016 che ha visto vanificati i risultati dati per probabili in Gran Bretagna e in America? I principali pericoli, in Francia come in Olanda, dove si vota a marzo, e in Italia, in qualsiasi momento si voterà, nascono dalla combinazione di alto tasso di disoccupazione, redditi delle famiglie stagnanti e paura dell’immigrazione.

Il problema di Hillary Clinton è stato il suo legame troppo stretto con le istituzioni americane che avevano portato al crollo finanziario del 2008 e che in seguito non sono state in grado di gestire una ripresa equa. La Brexit è un caso molto diverso, data la lunga storia di semi-distacco dall’Europa della Gran Bretagna, ma può ancora essere spiegata con l’alienazione dai poteri costituiti che fondamentalmente comprendevano un’Europa che, grazie alla perdita del motore franco-tedesco, ormai sembrava un problema piuttosto che un qualsiasi tipo di soluzione.

Per vincere nel 2017 i partiti politici e gli intellettuali che auspicano società aperte e liberali e una collaborazione a livello europeo dovranno dimostrare di poter offrire più speranza per il futuro dei cittadini di tutte le età di quanto non facciano i sostenitori della chiusura e del rifiuto dell’Europa, come ad esempio le Pen e Geert Wilders nei Paesi Bassi.

Questo significa che dovranno convincere gli elettori che possono far di nuovo funzionare l’Europa, rendendola parte della soluzione per i problemi nazionali piuttosto che essa stessa un problema. Soprattutto dovranno convincere gli elettori che sono in grado di restituire dinamismo all’economia nazionale, rimuovendo ciò che ostacola la crescita e la creazione di posti di lavoro.

François Fillon è adatto a questo compito perché è capace di rivolgersi sia ai giovani che vogliono lavoro e opportunità sia ai più anziani che si preoccupano dei valori francesi tradizionali. Entrambi gli altri principali candidati, Manuel Valls per la sinistra e l’indipendente Emmanuel Macron, hanno anch’essi la capacità di ispirare i giovani ma, in quanto appartenenti al governo Hollande, risultano compromessi dal suo fallimento. La posta, per l’Europa e per il mondo, non potrebbe essere più alta.

[traduzione di Carla Reschia]

La giravolta di Beppe Grillo in Europa

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Beppe Grillo cambia approccio all’Europa: a sorpresa convoca una votazione online per riscrivere le alleanze al Parlamento europeo con l’obiettivo di lasciare gli euroscettici di Nigel Farage e passare con i liberali europeisti. È una scelta sorprendente dettata dalla volontà di distrarre dal caso Raggi e di rassicurare le cancellerie europee. Ma la base del Movimento mugugna e in parte non comprende la svolta del leader. Guy Verhofstadt, leader dei liberali, assicura che è comunque pronto ad accogliere i 17 parlamentari grillini.

Grillo “divorzia” da Farage, iscritti al voto per decidere il futuro M5S in Europa

L’inglese sorpreso: “Sarebbe illogico”. Serracchiani: “È un’oligarchia esplicita”

Lasciare il gruppo Efdd (Europe of Freedom and Direct Democracy), quello dell’Ukip di Farage, per spostarsi all’Alde (Alliance of Liberals and Democrats of Europe). E’ la proposta per il M5S avanzata da Beppe Grillo, che lancia dal suo blog una votazione per oggi e domani riguardo al futuro del gruppo M5S al Parlamento Ue.

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«I recenti avvenimenti europei, come la Brexit – spiega – ci portano a ripensare alla natura del gruppo Efdd. Con lo straordinario successo del Leave, Ukip ha raggiunto il suo obiettivo politico: uscire dall’Unione europea. Parliamo di fatti concreti: Farage ha già abbandonato la leadership del suo partito e gli eurodeputati inglesi abbandoneranno il Parlamento europeo nella prossima legislatura. Fino ad allora, i colleghi inglesi saranno impegnati a valorizzare le scelte che determineranno il futuro politico del Regno Unito».

C’è anche un terza opzione, confluire nel gruppo Misto (ma non essere in un gruppo vuol dire non contare, è l’avvertimento).

«La decisione del voto di oggi è stata presa all’oscuro di tutti gli eurodeputati. Detto questo, per noi un gruppo vale l’altro, finché manteniamo la nostra autonomia di voto», ha scritto sul suo profilo Facebook Marco Affronte, eurodeputato del Movimento 5 Stelle, a proposito della decisione di aprire una consultazione sul gruppo del parlamento europeo al quale aderire. Affronte ha detto di aver votato per la permanenza dell’Efdd, «soprattutto per le modalità con cui si è arrivati a questa votazione».

«In termini politici sarebbe completamente illogico per i 5 stelle unirsi al gruppo più eurofanatico del Parlamento europeo», ha risposto l’eurodeputato dell’Ukip Nigel Farage, copresidente del gruppo Efdd. Farage spiega di avere contattato Beppe Grillo oggi e di essersi «congratulato con lui per le posizioni sempre più dure su euro e immigrazione». Secondo Farage, il supporto 5 stelle al gruppo Alde «non durerà a lungo».

«Per rispetto verso chi li ha votati, per la dignità della rappresentanza italiana al Parlamento europeo, spero che i deputati eletti a Bruxelles nelle liste del M5S abbiano uno scatto d’orgoglio e non si facciano telecomandare da Grillo&Casaleggio», ha affermato la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani, commentando l’indicazione del leader pentastellato.

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Juve Stabia, la storia recente insegna: il mercato di gennaio spartiacque della stagione

La finestra invernale di calciomercato è conosciuta anche come “mercato di riparazione” ossia come possibilità di riparare agli errori commessi nel mercato estivo in sede di costruzione della squadra. Il calciomercato di gennaio è importante per tantissime squadre in quanto, con qualche acquisto e qualche cessione, può cambiare le sorti di un’intera stagione. La Juve Stabia, così come tante altre squadre, dal mercato di gennaio ha ricevuto sia gioie che delusioni. Andando a ritroso e partendo dal gennaio 2011, anno della promozione in B, ricordiamo come un gruppo già collaudato fu ritoccato poco e questo portò alla vittoria dei play off e la conseguente promozione in serie B. Nel gennaio successivo, il 2012, ci fu un importante sacrificio come quello di Cazzola, il quale approdò all’Atalanta per una cospicua somma di denaro alla quale le vespe non potevano dire di no. Al suo posto arrivò Caserta e, per fortuna delle vespe, gli equilibri rimasero intatti e i gialloblù terminarono il campionato di serie B a ridosso dei play off. Nel gennaio 2013, invece, si registra uno dei peggiori mercati invernali della storia stabiese. Una squadra in zona promozione per la serie A fu smembrata di tre pilastri come Maury, Erpen e Danilevicius e i risultati non si fecero attendere, da zona promozione a salvezza conquistata praticamente a fine campionato. Il mercato di gennaio fu un assaggio di ciò che successe nel mercato estivo successivo, con il quale venne allestita una squadra che rese “inutile” il mercato di gennaio 2014 avendo collezionato una sola vittoria nei primi mesi. A gennaio 2014, appunto, la squadra ultimissima in classifica venne parzialmente rivoltata come un calzino con gli arrivi di Falco, De Falco e Liviero, solo per citarne alcuni, ma ormai era troppo tardi. Retrocessione con soli 19 punti in 42 gare. In Lega Pro la Juve Stabia è stata ricostruita e a gennaio era in piena zona play off, nel mercato 2015 arrivano Burrai, Maiorano e Carrozza che, però, non apportano nulla alla squadra che termina la stagione al quarto posto e subìsce un autentico furto ai play off in quel di Bassano. A causa di tanti infortuni, la stagione 2015-2016 inizia male e le vespe lottano per salvarsi. Nel mercato del 2016 arriva la svolta: arrivano Del Sante, Lisi, Izzillo e Diop che con i loro gol trascinano ad una tranquilla salvezza la squadra stabiese. La storia recente insegna che il mercato di gennaio può essere decisivo ai fini della stagione…

Salvatore Sorrentino

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