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Eccellenza-Barano,Mister Monti:”Con l’Albanova? Bisognerà fare una partita perfetta per essere alla loro portata”

Di Simone Vicidomini

Il Barano dopo quattro sconfitte consecutive,conquista un punto prezioso e il suo primo pareggio in questo campionato. La squadra bianconera torna a respirare,dopo quattro partite senza raccogliere un punto. Gli aquilotti nell’ultima trasferta in casa del Volla,portano a casa un punto contro una diretta concorrente per la salvezza. “E’ un punto che serve in uno scontro diretto a fini della salvezza diretta-dichiara mister Monti ai nostri microfoni-abbiamo bisogno di fare qualche vittoria per tirarci dalla zona pericolosa. Perchè sembra che dopo questa serie di risultati particolari,incontriamo sempre delle squadre che godono di un ottimo momento,come l’Albanova che affronteremo domani,che viene da quattro vittorie e due pareggi da quando si è rinforzata nel calciomercato di dicembre. Stesso discorso per la settimana prossima che andremo a giocare a Portici e poi con il Savoia in casa. Sono tutte partite molto impegnative,e una squadra come la nostra per ottenere il massimo non deve sbagliare nulla,cosa che non è mai successo fino ad oggi,anche perchè fin quando non faremo una vittoria per lasciarci alle spalle e allungare sulle altre squadre in classifica dietro di noi,resterò sempre un po preoccupato”. Una vittoria che potrebbe arrivare proprio nell’impegno casalingo di domani al “Don Luigi Di Iorio” con il Real Albanova,un’avversario giusto e alla portata per ritrovare la vittoria e tre punti fondamentali. “L’Albanova poteva essere un avversario alla portata nel girone di andata. Nel girone di ritorno come già ho detto prima è una squadra che si è rinforzata con degli acquisti di spessore in vari reparti, e lo stanno dimostrando i risultati che stanno ottenendo. Bisognerà fare una partita perfetta per essere alla loro portata e riuscire a portare a casa i tre punti. Il girone di ritorno è tutto un altro campionato,anche perchè al di fuori del Casagiove,tutte le altre squadre si sono rinforzate e stanno lottando compreso il Neapolis,che domenica scorsa poteva battere il Pimonte. Noi avevamo bisogno di alcune pedine in determinati ruoli,anche con caratteristiche diverse rispetto alla rosa attuale,che quando mancava qualcuno di importante potevamo sopperire con questi innesti. Purtroppo non siamo riusciti a trovarli come volevamo e ora ci troviamo in una situazione in cui dobbiamo inserire altre qualità e capacità in campo”. Barano- Real Albanova non sarà solo una gara valida per la salvezza,ma anche una sfida tra due grandi amici in panchina: Billone Monti per i bianconeri e mister Enzo Potenza tecnico della squadra casertana .I due allenatori,amici da tanti anni domani si ritroveranno in un altra sfida. Entrambi saranno squalificati e osserveranno i propri ragazzi dalla tribuna. Mister Monti lancia un bel messaggio rivolto al suo amico- con Enzo Potenza mi lega un amicizia fraterna,abbiamo vissuto un sacco di mesi insieme a Napoli nella stessa casa,oltre ad essere un bravissimo allenatore e un amico a cui voglio veramente molto bene “. Un ex del Barano ora in forza all’Albanova è il difensore Del Franco,c’è rammarico di aver perso un giocatore di esperienza come lui ? ” Sicuramente Del Franco quando è stato bene fisicamente ha disputato sempre ottime partite anche in passato,ora però è fermo ai box per infortunio. Il mio amico Enzo Potenza mi ha detto che quando è stato chiamato in causa ha sempre disputato delle ottime gare”. Un Barano che nelle ultime partite sta concedendo troppo agli avversari,subendo troppi gol facendosi rimontare spesso nel punteggio. Una soluzione a questo problema,potrebbe essere segnare qualche gol in più? “Quando abbiamo tentato di fare qualche gol in più,come la partita contro il Procida abbiamo disputato un ottimo primo tempo,dove abbiamo avuto delle occasioni per segnare con loro che ci hanno segnato quattro gol. Ma abbiamo subito quattro gol,quando avevamo la squadra ordinata in campo,purtroppo a volte sono errori singoli nei reparti”. Per l’impegno casalingo con il Real Albanova,c’è il ritorno in difesa di Billoncino Monti che ha scontato il turno di squalifica nella gara contro l’Afragolese. In avanti ancora ballottaggio tra Savio e Arcamone,con l’ex Real Forio che aveva accusato un dolore ai tendini. “ Si ora sta meglio,non avverte più quel dolore. Si è allenato regolarmente. Io spero che gli undici che scendano in campo mi diano il massimo,senza effettuare alcuna sostituzione”. 

Lega Pro girone C: da Marzo e fino alla fine si torna a giocare di domenica

Da alcuni anni, precisamente tre, le partite del campionato di Lega Pro sono state disputate non più la domenica ma in giorni diversi del fine settimana.

Le televisioni la fanno da padrona nel mondo del calcio, e con la creazione di Lega Pro Channel (sportube.tv) anche la terza serie del calcio nazionale ha dovuto adeguarsi alla logica degli sponsor televisivi e delle televisioni commerciali.

Le partite dei tre gironi di Lega Pro sono state distribuite tra i giorni di venerdi, sabato, domenica, lunedì e in casi eccezionali addirittura martedì.

Per le partite del girone C di Lega Pro è stato stabilito che da Marzo e fino a fine campionato saranno disputate principalmente la domenica.

11 partite in tutto con orario che varierà dalle 14:30 alle 18:30.

 

Queste tutte le partite del girone C con gli orari:

 

5 MARZO 2017 – 9 a GIORNATA RITORNO

CATANIA MELFI Domenica Ore 14.30

CATANZARO MATERA Domenica Ore 18.30

FIDELIS ANDRIA AKRAGAS Domenica Ore 18.30

FOGGIA JUVE STABIA Domenica Ore 18.30

UNICUSANO FONDI TARANTO Domenica Ore 18.30

MESSINA MONOPOLI Domenica Ore 14.30

PAGANESE COSENZA Domenica Ore 18.30

REGGINA CASERTANA Domenica Ore 14.30

SIRACUSA VIBONESE Domenica Ore 14.30

VIRTUS FRANCAVILLA LECCE Domenica Ore 14.30

 

12 MARZO 2017 – 10a GIORNATA RITORNO

CASERTANA MESSINA Domenica Ore 18.30

COSENZA FIDELIS ANDRIA Domenica Ore 14.30

JUVE STABIA PAGANESE Domenica Ore 14.30

LECCE CATANIA Domenica Ore 14.30

MATERA REGGINA Domenica Ore 18.30

MELFI CATANZARO Domenica Ore 14.30

MONOPOLI FOGGIA Lunedì Ore 20.45 DIRETTA RAI SPORT

SIRACUSA UNICUSANO FONDI Domenica Ore 14.30

TARANTO AKRAGAS Domenica Ore 18.30

VIBONESE VIRTUS FRANCAVILLA Domenica Ore 18.30

 

19 MARZO 2017 – 11a GIORNATA RITORNO

AKRAGAS MATERA Domenica Ore 14.30

CATANZARO MONOPOLI Domenica Ore 18.30

COSENZA JUVE STABIA Domenica Ore 14.30

FIDELIS ANDRIA SIRACUSA Domenica Ore 18.30

FOGGIA LECCE Domenica Ore 14.30

UNICUSANO FONDI CASERTANA Domenica Ore 18.30

MESSINA TARANTO Domenica Ore 14.30

PAGANESE CATANIA Domenica Ore 18.30

REGGINA VIBONESE Domenica Ore 18.30

VIRTUS FRANCAVILLA MELFI Domenica Ore 14.30

 

26 MARZO 2017 – 12a GIORNATA RITORNO

CASERTANA COSENZA Domenica Ore 18.30

CATANIA FOGGIA Domenica Ore 14.30

JUVE STABIA CATANZARO Domenica Ore 18.30

LECCE UNICUSANO FONDI Domenica Ore 14.30

MATERA MESSINA Domenica Ore 18.30

MELFI AKRAGAS Domenica Ore 14.30

MONOPOLI VIRTUS FRANCAVILLA Domenica Ore 18.30

SIRACUSA REGGINA Domenica Ore 14.30

TARANTO PAGANESE Domenica Ore 18.30

VIBONESE FIDELIS ANDRIA Domenica Ore 18.30

 

2 APRILE 2017 – 14a GIORNATA RITORNO 13 giornata di ritorno

AKRAGAS SIRACUSA Domenica Ore 14.30

CATANZARO CATANIA Domenica Ore 18.30

COSENZA LECCE Domenica Ore 18.30

FIDELIS ANDRIA MESSINA Domenica Ore 14.30

FOGGIA PAGANESE Domenica Ore 18.30

UNICUSANO FONDI MATERA Domenica Ore 14.30

JUVE STABIA CASERTANA Domenica Ore 14.30

REGGINA MELFI Domenica Ore 18.30

VIBONESE MONOPOLI Domenica Ore 14.30

VIRTUS FRANCAVILLA TARANTO Domenica Ore 14.30

 

5 APRILE 2017 – 14a GIORNATA RITORNO

CATANIA VIRTUS FRANCAVILLA Mercoledì Ore 18.30

CATANZARO FOGGIA Mercoledì Ore 18.30

LECCE JUVE STABIA Mercoledì Ore 20.45 DIRETTA RAI SPORT

MATERA FIDELIS ANDRIA Mercoledì Ore 18.30

MELFI VIBONESE Mercoledì Ore 14.30

MESSINA AKRAGAS Mercoledì Ore 18.30

MONOPOLI COSENZA Mercoledì Ore 14.30

PAGANESE UNICUSANO FONDI Mercoledì Ore 18.30

SIRACUSA CASERTANA Mercoledì Ore 14.30

TARANTO REGGINA Mercoledì Ore 14.30

 

9 APRILE 2017 – 15a GIORNATA RITORNO

AKRAGAS PAGANESE Domenica Ore 14.30

CASERTANA FOGGIA Domenica Ore 14.30

COSENZA SIRACUSA Domenica Ore 18.30

UNICUSANO FONDI MESSINA Domenica Ore 14.30

JUVE STABIA MATERA Domenica Ore 14.30

LECCE TARANTO Domenica Ore 14.30

MONOPOLI MELFI Domenica Ore 18.30

REGGINA CATANZARO Domenica Ore 18.30

VIBONESE CATANIA Domenica Ore 18.30

VIRTUS FRANCAVILLA FIDELIS ANDRIA Domenica Ore 14.30

 

15 APRILE 2017 – 16a GIORNATA RITORNO

AKRAGAS CASERTANA Sabato Ore 14.30

CATANIA COSENZA Sabato Ore 18.30

CATANZARO SIRACUSA Sabato Ore 18.30

FIDELIS ANDRIA UNICUSANO FONDI Sabato Ore 18.30

FOGGIA REGGINA Sabato Ore 14.30

MATERA LECCE Sabato Ore 18.30

MESSINA MELFI Sabato Ore 14.30

PAGANESE VIBONESE Sabato Ore 14.30

TARANTO MONOPOLI Sabato Ore 14.30

VIRTUS FRANCAVILLA JUVE STABIA Sabato Ore 14.30

 

23 APRILE 2017 – 17a GIORNATA RITORNO

CASERTANA MATERA Domenica Ore 14.30

COSENZA AKRAGAS Domenica Ore 18.30

UNICUSANO FONDI FOGGIA Domenica Ore 18.30

JUVE STABIA FIDELIS ANDRIA Domenica Ore 14.30

LECCE MESSINA Domenica Ore 14.30

MELFI TARANTO Domenica Ore 18.30

MONOPOLI CATANIA Domenica Ore 18.30

REGGINA VIRTUS FRANCAVILLA Domenica Ore 18.30

SIRACUSA PAGANESE Domenica Ore 14.30

VIBONESE CATANZARO Domenica Ore 14.30

 

30 APRILE 2017 – 18a GIORNATA RITORNO

AKRAGAS JUVE STABIA Domenica Ore 14.30

CATANIA SIRACUSA Domenica Ore 14.30

CATANZARO CASERTANA Domenica Ore 14.30

FIDELIS ANDRIA REGGINA Domenica Ore 14.30

FOGGIA MELFI Domenica Ore 14.30

MATERA MONOPOLI Domenica Ore 14.30

MESSINA COSENZA Domenica Ore 14.30

PAGANESE LECCE Domenica Ore 14.30

TARANTO VIBONESE Domenica Ore 14.30

VIRTUS FRANCAVILLA UNICUSANO FONDI Domenica Ore 14.30

 

7 MAGGIO 2017 – 19a GIORNATA RITORNO

CASERTANA CATANIA Domenica Ore 17.30

COSENZA FOGGIA Domenica Ore 17.30 DIRETTA RAI SPORT

UNICUSANO FONDI CATANZARO Domenica Ore 17.30

JUVE STABIA TARANTO Domenica Ore 17.30

LECCE FIDELIS ANDRIA Domenica Ore 17.30

MELFI MATERA Domenica Ore 17.30

MONOPOLI AKRAGAS Domenica Ore 17.30

REGGINA PAGANESE Domenica Ore 17.30

SIRACUSA VIRTUS FRANCAVILLA Domenica Ore 17.30

VIBONESE MESSINA Domenica Ore 17.30

Sette anni fa la Juve Stabia espugnò lo stadio vibonese. Tutti i precedenti

Nell’ultimo confronto le vespe portarono a casa l’intera posta in palio.

De Angelis, è l’unico calciatore delle vespe ad aver realizzato una rete nello stadio vibonese.

Juve Stabia e Vibonese, si sono affrontate in gare di campionato cinque volte in casa dei calabresi, i precedenti recitano di due pari, due vittorie dei rossoblù e una sola vittoria per le vespe maturata poco più di sette anni fa nell’ultimo incontro.

Vediamo nei dettagli tutti i precedenti:

– 1981 / 1982 – Campionato Nazionale Interregionale – girone ‘ I ‘

14° giornata di ritorno: NUOVA VIBONESE – JUVE STABIA 2 – 0.

– 1982 / 1983 – Campionato Nazionale Interregionale – girone ‘ I ‘

4° giornata d’andata: NUOVA VIBONESE – JUVE STABIA 0 – 0.

Gianluca DE ANGELIS

– 1984 / 1985 – Campionato Nazionale Interregionale – girone ‘ L ‘

10° giornata d’andata: NUOVA VIBONESE – JUVE STABIA 0 – 0.

2002 / 2003 – Campionato Nazionale di Serie D – girone ‘ I ‘

9° giornata di ritorno: NUOVA VIBONESE – COMPRENSORIO STABIA  3 – 0.

– 2009 / 2010 – Campionato Nazionale di Lega Pro Seconda Divisione – girone ‘ C ‘

27 settembre 2009 – 6° giornata d’andata: VIBONESE – JUVE STABIA 0 – 1 (arbitro Andrea Coccia di San Benedetto del Tronto) la rete della vittoria delle vespe fu realizzata da Gianluca DE ANGELIS (foto).

Giovanni Matrone

Vibonese vs Juve Stabia, i convocati di Gaetano Fontana

Gaetano Fontana sta pensando da sabato sera a Vibonese vs Juve Stabia, gara che sulla carta poteva essere una partita semplice ma che, a causa della delicata situazioni in cui versano le Vespe, è diventata complicata e difficile.

Alle difficoltà psicologiche si aggiungono anche quelle fisiche, con tanti uomini non al meglio della forma che andranno a Vibo Valentia per dare il proprio contributo. Altri invece non saranno della partita perchè squalificati o infortunati.

Quello che segue è il comunicato ufficiale della Juve Stabia in merito ai convocati da Mister Gaetano Fontana per la gara del Luigi Razza con la Vibonese di Mister Sasa Campilongo:

Al termine dell’allenamento di rifinitura di questa mattina il tecnico Gaetano Fontana ha reso nota la lista dei nr.23 calciatori convocati per il match Vibonese-Juve Stabia, valevole per la 26^ giornata del campionato di Lega Pro Unica Girone C, in programma domani, sabato 18 febbraio 2017, con inizio alle ore 14,30 presso lo Stadio “Luigi Razza” di Vibo Valentia.

Portieri: Bacci, Russo e Tabaglio.

Difensori: Allievi, Atanasov, Camigliano, Cancellotti, Liviero, Morero e Santacroce.

Centrocampisti: Capodaglio, Esposito, Izzillo, Mastalli, Matute e Salvi.

Attaccanti: Cutolo, Kanoute’, Manari, Marotta, Paponi, Ripa, e Rosafio.

Squalificato: Lisi.

Indisponibili: Giron e Montalto.

S.S. Juve Stabia

Turi a Il Pungiglione: “Spero che la Juve Stabia si ricompatti subito. Campilongo sta facendo bene, ma deve fare punti col Lecce”

Queste le sue parole

A Il Pungiglione Stabiese, il direttore del settore giovanile, Alberico Turi ha parlato anche del prossimo match che riguarda la prima squadra: “Mi auguro da stabiese che la Juve Stabia si compatti e possa arrivare più in alto possibile. Sia per il primo posizionamento che per la lotta ai play off. Va fatto un grosso in bocca al lupo per la gara di Vibo. La squadra di Sasa’ Campilongo sta facendo un ottimo cammino. Mi auguro che si possa fermare contro le Vespe e poi ripartire dopo. Gli auguro di perdere contro la Juve Stabia e salvarsi alla fine. Sempre ospite a Castellammare di Stabia quando non ha squadra, ma meglio che i punti li lasci a noi che non al Lecce magari. Li vada a prendere in Puglia, ci fa cosa doppiamente gradita. Gli offriremo un caffè”.

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Castellammare, al degrado non c’è mai fine

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Castellammare: immondizia bruciata in pieno centro

L’immaturitá delle persone e dei cittadini si vede anche nelle “piccole” cose: gettare una carta per terra, lasciare sul marciapiede il ricordino del proprio cane ecc.
Castellammare non riesce a trovare pace ed anche oggi siamo costretti a registrare l’ennesimo atto vergognoso.
A Via Carducci è andato in scena il rogo di un cumulo di spazzatura, cumulo praticamente attaccato al portone di un palazzo.
Ieri sera era previsto il conferimento in strada dei rifiuti indifferenziati; evidentemente qualche mente brillante ha pensato bene di dare fuoco al grosso cumulo di immondizia prima che venisse raccolto. Un atto vandalico ed irrispettoso senza il minimo senso.
Non è purtroppo una novità: Via Carducci, Via Dante e tutto il rione mercato sono quotidianamente vittime di incuria e vandalismo sotto forma di spazzatura, immondizia ed escrementi.
Più che denunciare e descrivere l’accaduto possiamo fare poco; quello che ormai è chiaro è che non ha senso prendersela con l’Amministrazione Comunale di turno: il problema di Castellammare sono gli stabiesi.

Raffaele Izzo

UFFICIALE – Juve Stabia, Pasquale Logiudice non è più il Direttore Sportivo gialloblú

Juve Stabia – Logiudice: il divorzio è ufficiale

Le strade di Pasquale Logiudice e della Juve Stabia si sono ufficialmente separate. Come aveva anticipato il Presidente Manniello ai microfoni de “Il Pungiglione Stabiese”, il disguido tra la società e il D.S. è stato evidentemente irrecuperabile, fino al comunicato di oggi.

Dopo due anni e mezzo dunque Pasquale Logiudice non è più il D.S. della Juve Stabia; tra i suoi colpi più importanti ricordiamo Pisseri, Migliorini, Contessa, Cancellotti, Polak, Bombagi, Nicastro ecc.

Di seguito il comunicato delle Vespe:

S.S.Juve Stabia rende noto che il signor Pasquale Logiudice è stato sollevato dall’incarico di direttore sportivo.
Al signor Logiudice vanno i ringraziamenti per il lavoro svolto
S.S.Juve Stabia

Il decreto ”salva risparmio” per ricapitalizzare Mps e le due banche venete

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Con il decreto “salva risparmio” approvato in Parlamento arrivano 20 miliardi di garanzie pubbliche per ricapitalizzare Mps e le due banche venete, su cui pesano i troppi prestiti deteriorati. La riattivazione del credito richiederebbe una drastica pulizia di bilancio. Impossibile a meno di vendere le loro sofferenze a prezzi di saldo.

Sofferenze bancarie: evitare le scorciatoie pericolose

Per le sofferenze bancarie, le ricette semplici e rapide, come la vendita generalizzata e la bad bank di sistema, sono pericolose e illusorie. Bisogna rassegnarsi a un paziente lavoro di gestione interna e di raccolta delle informazioni perché nasca un vero mercato. Il ruolo della vigilanza bancaria.

Svendere non è la soluzione

Un luogo comune si va diffondendo nel dibattito sul nostro malandato sistema bancario: le banche dovrebbero fare presto a disfarsi del peso dei crediti deteriorati, cedendoli sul mercato, anche a costo di venderli a prezzi ben inferiori al loro attuale valore contabile. Ciò sarebbe necessario per fare ripartire l’offerta di credito. Solo a titolo di esempio, cito l’articolo di Guido Tabellini sul Sole-24Ore del 22 gennaio 2017: “L’intero sistema bancario italiano andrebbe spinto a disfarsi dello stock di crediti deteriorati, seguendo l’esempio di Unicredit”.
Le evidenze empiriche recentemente prodotte dalla Banca d’Italia mostrano, a mio avviso, come questa visione non tenga conto della realtà dei bilanci bancari.
Dai numeri della Banca d’Italia emergono tre cose. Primo, nel decennio 2006-2015, vendendo le sofferenze sul mercato, le banche italiane hanno recuperato in media il 23 per cento del loro valore nominale, mentre attraverso la gestione ordinaria hanno recuperato il doppio, il 47 per cento. Secondo, le banche hanno già svalutato i prestiti a soggetti insolventi, portandone il valore contabile a un livello adeguato al tasso atteso di recupero: il loro valore al netto delle rettifiche è ormai mediamente pari al 41 per cento, rispetto a un tasso di recupero medio nel decennio del 43 per cento. Terzo, il dato medio, relativo al tasso di recupero, nasconde una forte variabilità tra una banca e l’altra: ciò vuol dire che per alcune è possibile migliorare le procedure interne di recupero-crediti.
Tutto questo ci dice che la fretta nel risolvere il problema delle sofferenze accumulate in passato potrebbe produrre più danni che benefici. La cessione su un mercato dominato da pochi potenziali acquirenti, che richiedono elevati rendimenti attesi per il rischio che si prendono, costringe le banche ad accettare ulteriori pesanti svalutazioni dei prestiti deteriorati, nonostante il fatto che il loro attuale valore contabile rifletta adeguatamente le perdite attese.
La politica aggressiva di Unicredit ne è una prova: la cessione dei prestiti deteriorati a prezzi stracciati (le indiscrezioni parlano del 15-20 per cento del nominale) ha comportato perdite nel conto economico dello scorso anno per oltre 12 miliardi, costringendo la banca all’ingente aumento di capitale in corso. Vogliamo davvero che tutte le banche italiane realizzino un massiccio trasferimento di valore a favore dei pochi operatori presenti sul mercato delle sofferenze? Quante perdite immediate andrebbero contabilizzate a livello di sistema? Quanto capitale andrebbe raccolto sul mercato per ricapitalizzarle? Quale sarebbe l’impatto sui debitori, come conseguenza delle strategie aggressive di recupero da parte degli intermediari che acquistano i prestiti deteriorati?

Il mito della bad bank

Un altro mito è quello della “bad bank di sistema”. Chi la propone non si rassegna al fatto che una bad bank con il supporto pubblico, che acquisti i crediti deteriorati a un prezzo superiore a quello di mercato, si scontra con la normativa europea sugli aiuti di stato: per cedere le sue sofferenze a un simile veicolo, una banca dovrebbe sottoporsi al burden sharing, cioè sacrificare i suoi azionisti e obbligazionisti subordinati.
L’ultima trovata su questo fronte è venuta dal presidente dell’Eba (European Banking Authority), Andrea Enria. La sua proposta prevede la creazione di una bad bank europea, che acquisti dalle banche le sofferenze a un “prezzo di trasferimento” superiore a quello di mercato e cerchi poi di rivenderle a quel prezzo. Se entro tre anni non ci riuscisse, la differenza tra il prezzo di trasferimento e quello di mercato sarebbe coperta dalla banca originator. Il meccanismo è stato pensato per evitare che la cessione iniziale sia considerata un aiuto di stato. Peccato che in questo modo si perde il beneficio della cartolarizzazione, perché la banca non può de-consolidare i prestiti dal suo bilancio e quindi non ha alcun beneficio in termini di ratios patrimoniali.

Che fare?

E allora cosa si può fare? Bisogna rassegnarsi che la soluzione non è la stessa per tutti e richiede tempo. Per qualche banca può essere meglio tenersi i prestiti deteriorati e recuperarne parte del valore attraverso la gestione ordinaria. È una gestione che può migliorare, passando dal vecchio ufficio legale a moderni sistemi di gestione delle informazioni e creando unità dedicate all’attività di recupero, specializzate per settore: recuperare un mutuo immobiliare non è la stessa cosa che recuperare un prestito a una impresa manifatturiera.
Per altre banche può essere meglio vendere, ma anche in questo caso la raccolta e organizzazione delle informazioni sulle posizioni deteriorate è essenziale perché si sviluppi un mercato dove il rischio per gli acquirenti sia inferiore a quello di oggi, e quindi i prezzi siano più ragionevoli. Su questo fronte le banche italiane devono recuperare un forte ritardo. Anche la Vigilanza deve fare la sua parte. L’orientamento espresso di recente va nella giusta direzione: evitare di assillare le banche perché cedano in fretta le sofferenze, purché presentino piani credibili di gestione del problema.

ANGELO BAGLIONIBAGLIONINUOVA – Insegna Economia Politica presso l’Università Cattolica di Milano, Facoltà di Scienze Bancarie, Finanziarie e Assicurative. Ha recentemente insegnato anche al Master in Economia e Banca presso la Facoltà di Economia R.M.Goodwin dell’Università di Siena. E’ membro del Comitato direttivo e scientifico del Laboratorio di Analisi Monetaria (Università Cattolica di Milano e Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa). Dal 1988 al 1997 è stato economista presso l’Ufficio Studi della Banca Commerciale Italiana (ora Intesa Sanpaolo), come responsabile della Sezione Intermediari Finanziari. I suoi interessi di ricerca si collocano nell’area dell’economia monetaria e finanziaria. Ha scritto libri e articoli pubblicati su riviste internazionali. E’ laureato in Università Bocconi e ha conseguito il Master in Economics presso la University of Pennsylvania. Redattore de lavoce.info.

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Trump alla guerra delle spie: ”Le agenzie non ci danno tutte le informazioni”

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È guerra aperta tra Trump e l’intelligence americana, accusata dal presidente di essere al “servizio dei democratici”, per vendicare con le soffiate la sconfitta di Hillary Clinton nelle elezioni. La Casa Bianca: “Le agenzie non ci danno tutte le informazioni”. Nel mirino anche i giornalisti, considerati “il vero partito di opposizione”.

Trump attacca l’intelligence: “Al servizio dei democratici”

Le agenzie non danno tutte le informazioni al presidente. E Donald annuncia un nuovo bando contro gli immigrati

NEW YORK – Davanti alla percezione che la sua presidenza stia già fallendo, tra lo scandalo Russia e la guerra ormai aperta con intelligence e media, Donald Trump ha scelto di rivolgersi direttamente agli americani per dimostrare che la Casa Bianca non sta crollando. Lo ha fatto convocando ieri una conferenza stampa improvvisa, e per molti versi drammatica, in cui ha detto di aver «ereditato un macello che stiamo aggiustando».

La sequenza degli ultimi giorni è stata terribile, per il Presidente. Prima lo stop dei tribunali al suo bando per rifugiati e immigrati in arrivo da sette Paesi islamici; poi le polemiche per le retate e le espulsioni degli illegali; quindi le dimissioni del consigliere per la Sicurezza nazionale Flynn. Quest’ultimo scandalo si è allargato in fretta, al punto che lo stesso «Wall Street Journal» si è chiesto se sia il nuovo Watergate. Trump, infatti, ha detto che ha chiesto le dimissioni dell’ex generale perché aveva mentito al vice presidente Pence sulla natura delle sue telefonate con l’ambasciatore russo a Washington, ma il vero problema è la natura del rapporto che la campagna elettorale di Donald aveva con Mosca fin dal principio, e quanto lui ne fosse informato o complice. Roba da far saltare la Casa Bianca.

Due giorni fa il «New York Times» ci ha aggiunto che Flynn non era l’unico ad avere contatti col Cremlino, perché i servizi segreti americani avevano intercettato conversazioni costanti tra i capi della campagna elettorale di Trump e l’intelligence russa. Ieri, poi, il «Wall Street Journal» ha scritto che gli agenti americani non danno tutte le informazioni che possiedono al Presidente, perché temono la sua collusione con Putin, mentre ancora il «New York Times» ha rivelato che Donald si appresta a incaricare il suo amico finanziare Stephen Feinberg di fare una revisione dell’intero apparato dell’intelligence americano, percepito come nemico. Guerra aperta tra amministrazione e spie, dunque, accusate da Trump di essere al servizio dei democratici, per vendicare con le loro soffiate la sconfitta di Hillary nelle elezioni. Con la complicità dei media, che secondo il Presidente e il consigliere Bannon hanno sempre rappresentato il vero partito di opposizione, e adesso hanno ordito un complotto con i delatori per abbatterlo.

Davanti a questa ondata montante, ieri Trump ha convocato una conferenza stampa fuori programma: «Voglio rivolgermi direttamente al popolo, che poi è quello che mi ha fatto vincere le elezioni». Ha annunciato che sta preparando un nuovo decreto, scritto su misura per rispondere alle critiche rivolte dai tribunali al bando, che verrà pubblicato la settimana prossima. Ha notato il sondaggio della Rasmussen che dà la sua popolarità al 55%, e quindi conferma come gli americani stiano dalla sua parte, nonostante le «false notizie» diffuse dai media, che già non avevano capito nulla durante le presidenziali. Ma soprattutto ha dichiarato guerra alla struttura dell’intelligence e agli stessi giornalisti, che lui vede come alleati nel complotto per distruggerlo.

Secondo Trump, «Flynn non aveva fatto nulla di male. Non gli avevo ordinato di parlare con l’ambasciatore russo, ma se non l’avesse fatto di sua iniziativa glielo avrei chiesto io, perché questo è il suo lavoro». Le dimissioni le ha pretese solo perché «non aveva detto tutta la verità al mio vice Pence, e questo era inaccettabile». Il Presidente però ha continuato a negare che la sua campagna elettorale avesse contatti con Mosca: «L’ex manager Manafort aveva fatto consulenze in Ucraina, ma questo tutti lo sapevano, e lui ha negato di aver parlato col Cremlino». Quanto a se stesso, «io non ho prestiti, affari o amicizie in Russia. Con Putin ho parlato due volte. Penso che se i rapporti con Mosca migliorassero, sarebbe meglio per tutti: anche Hillary ci aveva provato col “reset”, ma aveva fallito. Se però non sarà possibile andare d’accordo, nessuno sarà più duro di me con il Cremlino».

Trump è convinto che le soffiate vengano da membri dell’amministrazione Obama, rimasti negli apparati della sicurezza. «Ma presto finiranno, perché stiamo piazzando i nostri uomini. Abbiamo Pompeo alla Cia, Coats direttore nazionale dell’intelligence, e Comey all’Fbi», quasi confermando così che la persona che aveva affossato Hillary, riaprendo l’inchiesta sulle sue mail dieci giorni prima del voto, lavorava per lui.

Il Presidente è convinto di avere ancora gli elettori dalla sua parte, e quindi va allo scontro aperto. I problemi però sono due. Primo, gli apparati dell’intelligence sono composti da migliaia di persone che resteranno al loro posto, anche se cambieranno i capi. Il «deep state», come lo ha definito Bill Kristol, che potrà continuare a colpirlo. Secondo, le smentite di Trump ora verranno confrontate con le prove raccolte dagli inquirenti sui rapporti con la Russia, e da questo dipenderà la sua sopravvivenza.

vivicentro.it/cronaca
vivicentro/Trump alla guerra delle spie: ”Le agenzie non ci danno tutte le informazioni”
lastampa/Trump attacca l’intelligence: “Al servizio dei democratici” PAOLO MASTROLILLI – INVIATO A NEW YORK

Epatite C, sentenza storica: sì all’importazione di farmaci

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«È lecito importare farmaci se vengono impiegati soltanto per uso personale» È la storica sentenza del Tribunale del Riesame di Roma che dà ragione a Orazio Del Bo, pensionato affetto da epatite C, e promette di abbattere il muro che impedisce di accedere alle costose pillole salvavita.

Portò farmaci dall’India, il tribunale gli dà ragione: “Lo fece per salvarsi”

La sentenza storica su un pensionato affetto da epatite

ROMA – La breccia aperta da Roberto Orazio Del Bo, settantenne pensionato milanese affetto da epatite C, promette di abbattere per milioni di pazienti il muro che impedisce di accedere alle pillole d’oro che curano quel che prima era incurabile. Ma solo per i pochi casi più gravi che lo Stato può permettersi di trattare a costi esorbitanti. Forche caudine sotto le quali oggi devono passare i malati di epatite C, domani anche quelli di cancro, Parkinson o Alzheimer se non si troverà un modo di calmierare i prezzi imposti da big-pharma.

La storia del signor Del Bo è presto detta. Nel 2014 scopre di aver contratto il virus dell’epatite C. Ma all’Ospedale Maggiore di Milano lo rassicurano: «La malattia è allo stato iniziale, non dà preoccupazione». Nel maggio del 2016 la situazione precipita. «Sto male, una stanchezza cronica che arriva a farmi addormentare ai semafori», racconta Del Bo. Poco dopo l’ospedale gli prescrive la terapia a base di Sofosbuvir, l’antivirale che in 12 settimane eradica il virus. Peccato che per acquistare l’intera terapia occorra staccare un assegno da 74mila euro. Lo Stato la rimborsa, ma solo ai pazienti giunti all’ultimo stadio della malattia.

Del Bo fortunatamente non rientra in quei parametri. Allora trova una via di fuga. All’estero. Su un sito indiano, dove la Gilead che ha il brevetto vende a soli 700 dollari, acquista l’intera terapia a 2.500 euro, spese di spedizione incluse. Trenta volte meno il prezzo praticato in Italia. Ma il 6 giugno del 2016 la Procura di Roma blocca e sequestra alla dogana di Ciampino il pacco con le pillole salvavita. «Immissione nel territorio italiano di medicinali privi della relativa autorizzazione», motiva il magistrato citando una legge del 2006. Del Bo rischia una condanna da sei mesi a un anno e un’ammenda tra 10mila e 100mila euro.

Ma non si dà per vinto. Parte per l’India a sue spese e si fa curare direttamente li per soli 600 euro. Nel frattempo presenta ricorso e il Tribunale del riesame di Roma gli da ragione: «Il reato – scrive il giudice – è solo quello di chi importa medicinali senza autorizzazione per metterli in commercio». Mentre è lecito importare farmaci «a chi ne fa uso personale».

Il sequestro è annullato. Una decisione che potrebbe aprire un altro varco per chi vuole curarsi senza aspettare che la malattia digrigni i denti. Uno scenario non privo però di interrogativi. Come quelli che pongono i medici di famiglia della Fimmg. «La pronuncia – spiega il Segretario nazionale della Federazione, Silvestro Scotti – rischia di scatenare una corsa all’automedicazione per patologie importanti, che richiedono invece massime garanzie cliniche sia sull’autenticità dei medicinali, acquistati magari on line, che sulla loro modalità di somministrazione». «Per questo – afferma Scotti- avvieremo da subito tra i nostri iscritti una specifica formazione sull’uso corretto dei farmaci innovativi compreso quello per l’epatite C, in modo da poter dare indirizzi ai nostri assistiti, sia rispetto a prodotti contraffatti, sia per l’interazione con altri farmaci in uso, che potrebbero creare scompensi nel paziente».

Ma i medici di famiglia si candidano anche a prescrivere le centinaia di farmaci sottoposti a «piani terapeutici», fino ad oggi mutuabili solo con ricetta dello specialista. Un sistema che costringe malati cronici e affetti da patologie gravi a saltare dallo studio del proprio dottore di fiducia a quello del medico specialista. Il tutto con esborso del super-ticket da 50 euro dovuto sulla visita di quest’ultimo. Una corsa ad ostacoli alla quale la stessa Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, aveva annunciato di voler porre fine avviando una sperimentazione con i medici di famiglia, «che solleciteremo a breve nell’incontro in programma con l’Agenzia», assicura Scotti, nella speranza che serva a semplificare la vita a 10 milioni di pazienti.

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Sacchi: “Tutta l’Italia deve solo dire grazie a Sarri e al Napoli”

Le sue parole

Arrigo Sacchi ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport:

Veniamo al Napoli: deluso dalla prestazione dei ragazzi di Sarri?

“Al Napoli e a Sarri che è il suo condottiero tutta l’Italia deve soltanto dire grazie. Stanno facendo qualcosa di straordinario, questi ragazzi: il modo in cui giocano è apprezzato anche dai loro avversari e questo è un segnale importante. Tutti dicono: la squadra che gioca meglio è il Napoli… Piace, diverte: dobbiamo essere orgogliosi che una simile squadra sia italiana”.

Sarri, però, è stato criticato dal presidente De Laurentiis. Che ne pensa?

“De Laurentiis è un dirigente che ha fatto moltissimo per il Napoli, lo ha preso dalla Serie C e lo ha portato al Bernabeu: non è poco. Ha investito tanto, la società è diventata grande anche se non è ancora un top club. Però De Laurentiis deve essere più generoso e più prudente in certe dichiarazioni”.

Le è mai capitato che un suo presidente, ad esempio Berlusconi, entrasse in campo con tanta veemenza?

“Sono sempre stato fortunato, da questo punto di vista. Quando allenavo il Bellaria, in Serie D, dopo sei partite avevo fatto un solo punto. Mi dimisi perché non vedevo altra via d’uscita. Il presidente mi disse: “Perché se ne vuole andare? Sta lavorando bene, continui”. La fiducia è fondamentale per rendere al massimo. Ma penso che De Laurentiis abbia fiducia in Sarri”.

Che cosa ha detto la sfida del Bernabeu?

“Che il Real ha fatto un pressing furioso e non ha consentito al Napoli di esprimersi come al solito. La qualità tecnica degli spagnoli è superiore, si sa, ma quando vedi gente come Modric e Kroos correre e lottare significa che dietro c’è un lavoro di squadra. Il Napoli, forse, si è lasciato intimidire dal Real, però non è mica facile cantare alla Scala… Tremano le gambe, è comprensibile”.

Al San Paolo si può fare l’impresa?

“Credo di sì. Se i ragazzi di Sarri riusciranno a costringere il Real sulla difensiva, allora potremmo divertirci. L’importante è che, in fase offensiva, il Napoli si muova molto, anche senza palla, con frequenti tagli e cambiamenti di posizione. Sto notando una cosa: in Europa la difesa è soltanto pressing, e se si salta la prima linea si aprono praterie immense. Bisogna sfruttare questa debolezza altrui”.

Il mancato utilizzo di Rog al Bernabeu e la tribuna di Pavoletti sono le cause dell’ira di De Laurentiis

Il mancato utilizzo di Rog al Bernabeu e la tribuna di Pavoletti sono le cause dell’ira di De Laurentiis

La Gazzetta dello Sport scrive sull’ira di De Laurentiis al Bernabeu: “De Laurentiis è solito bacchettare l’allenatore anche attraverso i social, come in occasione dell’acquisto di Rog, quando gli suggerì che con questo giocatore avrebbe avuto la possibilità di utilizzare più moduli, passando da un centrocampo a 3 a uno a 2 a seconda delle squadre da incontrare in Italia e in Europa. Ed è stato proprio il mancato utilizzo di Rog al Bernabeu, oltre al dirottamento di Pavoletti in tribuna, a far partire l’embolo presidenziale”.

La sconfitta l’ha data De Laurentiis prima di salire in aereo…parola della Gazzetta!

La sconfitta l’ha data De Laurentiis prima di salire in aereo…parola della Gazzetta!

La Gazzetta dello Sport scrive: “Natale a Madrid. Questa è stata la vera sconfitta, non i 3 gol presi da Zidane e neppure l’umana paura che ha zavorrato le gambe del Napoli. La sconfitta, la disfatta è stata aver trasformato la Champions League in un cinepanettone, essersi dimostrati assolutamente inadeguati al contesto. Come Biagio Izzo, o chi per lui, quando recita la parte dell’imbucato in un hotel di lusso a Cortina. Una sconfitta cominciata quasi subito, quando De Laurentiis ha caricato sull’aereo attori, registi e sponsor cui ha parlato di uno stadio con sedili in pelle umana. L’aereo della squadra, in vigilie del genere, dovrebbe godere dell’intimità di una sacrestia, così come lo spogliatoio, sacro e violabile solo dalla squadra. Invece l’ultima omelia nel vestuario l’ha tenuta Maradona che nella due giorni madridista – giurano in Spagna – difficilmente avrebbe superato la prova del palloncino e che ha fatto accorrere la Polizia in albergo, lo stesso del Napoli, per presunti maltrattamenti alla compagna”.

Insigne, l’entourage abbassa le pretese: rinnovo più vicino

Insigne, l’entourage abbassa le pretese: rinnovo più vicino

Come riporta La Gazzetta dello Sport, il rinnovo di Lorenzo Insigne dopo il gol al Bernabeu sembra davvero molto vicino: “I complimenti fanno piacere, certo, ma a Lorenzo Insigne piacerebbe che il presidente gli dimostrasse la stima anche discutendo il nuovo contratto da firmare. Ed è proprio questo l’oggetto del contenzioso che esiste tra le parti. Un qualcosa che si trascina dalla scorsa estate, da quando cioè De Laurentiis rigettò, malamente, la richiesta economica che gli venne presentata dai procuratori del ragazzo: 5 milioni di euro a stagione fino al 2021, contro la proposta di 2,5 milioni. Da quel momento non ci sono stati più sviluppi, ma dopo la prodezza del Bernabeu, pare che De Laurentiis si sia convinto a riprendere la discussione con Antonio Ottaiano, il manager dell’attaccante, che lo segue quotidianamente . Tre settimane: potrebbe essere questo il tempo necessario per l’incontro, considerato che il presidente è volato a Los Angeles per impegni cinematografici e che non rientrerà in Italia prima di quella data. L’accordo potrebbe anche formalizzarsi prima delle gara di ritorno col Real Madrid, in programma il 7 marzo prossimo al San Paolo, anche perché l’entourage di Insigne sarebbe pronto a rivedere la propria posizione pur di garantirgli la permanenza a Napoli. Che è il suo volere, prima di ogni altra cosa”.

Insigne: “Il 3-1 condiziona il giudizio. Ma noi siamo vivi, e lo vedrete. La rimonta? Si può fare”

Le sue parole

Lorenzo Insigne ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport: “Il 3-1 condiziona il giudizio. Ma noi siamo vivi, e lo vedrete. La rimonta? Si può fare e vi spiego perché”. 

Eppure, Insigne, c’è stato un momento in cui è stato bello. 

“Si riferisce al vantaggio e peccato sia durato poco, una decina di minuti. Ma quando sei in campo non ti rendi conto del tempo che passa e comunque pensi ad altro. E però aggiungo: io non sarei così pessimista. Il 3-1 condiziona il giudizio globale”. 

Prima della gara: telefonata con Cassano. 

“Non ci pensare, m’ha detto. Gioca come sai. E’ stato carinissimo, io e lui abbiamo un rapporto sincero, amicale, familiare. Abbiamo chiacchierato di altro, mica solo della partita: la tensione bastava ed avanzava, in quel momento”. 

Diego nello spogliatoio. 

“Impatto emozionale straordinario, unico. Lo guardi è pensi che hai di fronte a te il più grande del calcio, un fenomeno irraggiungibile. Ci ha detto poche cose: fate quello che non è riuscito a me; sono passati trent’anni, adesso tocca a voi. Credeteci”. 

Lo chiamano il miedo escenico, è l’effetto-Bernabeu. 

“Penso invece sia stato altro: ad esempio, l’abitudine ad affrontare questo genere di gara. Loro ce l’hanno nel Dna, hanno vinto coppe di ogni tipo, ne hanno vissute a decine o anche a centinaia. Noi siamo sulla strada giusta, ma abbiamo bisogno di crescere: per farlo, servono gare come queste ed anche delusioni del genere, dalle quali però ci si rialza. Perché il Napoli è vivo e lo vedrete al ritorno”. 

Siete in corsa ancora su due fronti e mezzo…

“Su tre, se consente: perché Napoli-Real Madrid diventerà diversa. Vi stupiremo. Ritroveremo noi stessi, quelli che la gente è abituata a vedere. E comunque mi permetto anche di aggiungere che non mi sembra che poi sia stata una così brutta partita, come dice il 3-1. E’ il risultato che inganna”. 

Mai pensato: questi sono mostri? 

 “No, perché pur essendo di livello assoluto, e degni della massima considerazione, non lo sono. A noi è venuta meno qualcosa, penso ad una certa tranquillità per esprimerci con le nostre giocate. Ma ci sono state fasi in cui siamo riusciti a palleggiare, stretto e largo, ed abbiamo creato. Loro hanno avuto occasioni, mica le neghiamo, ma pure noi: potevamo andare al ritorno sul 3-2, un aiutino niente male. Ma la fortuna ha girato lo sguardo. Sono cose che chi gioca al calcio conosce perfettamente bene, sa che non è una colpa, né un demerito. Noi siamo gli stessi dei diciotto risultati utili consecutivi, quelli che sono andati all’intervallo sull’1-1 con il Real Madrid”. 

L’Angolo di Samuelmania – Appello per tutti, il 7 marzo tutti vestiti d’azzurro al San Paolo!

L’Angolo di Samuelmania – Appello per tutti, il 7 marzo tutti vestiti d’azzurro al San Paolo!

Real Madrid-Napoli, una bella partita per gli azzurri, nella sua potenzialità, confrontandosi con la squadra più forte al mondo. Avrei preferito, al momento, che Sarri portasse in panchina Pavoletti e non Milik, in quanto non ha minuti nelle gambe ed era sbagliato inserirlo in una partita così importante. Capisco l’emozione e la paura di un palcoscenico così prestigioso, ma si poteva fare qualcosa in più. Un appello per tutti, in Napoli-Real, andiamo tutti vestiti di azzurro al San Paolo per far sentire che il 12 uomo in campo siamo noi!

a cura di Samuele Esposito

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L’ultimo attacco di Renzi. L’ipotesi della mediazione si allontana

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«Questi hanno già deciso di andarsene. Speranza ha gettato la maschera», sbotta Matteo Renzi parlando della minoranza Pd. Per l’ex premier la prova del nove sulle reali intenzioni dei bersaniani la fornisce l’ex capogruppo con l’invito al segretario a non ricandidarsi al Congresso seguendo l’esempio di Veltroni e Bersani. L’ipotesi della mediazione si allontana.

“Hanno gettato la maschera”. Renzi rinuncia a mediare

I sondaggi rassicurano l’ex premier che vuole un congresso “sulle idee” ma senza rinviare all’autunno. Il timore di primarie senza rivali

ROMA – «Questi hanno già deciso di andarsene, Speranza ha gettato la maschera». Per Matteo Renzi la prova del nove circa le reali intenzioni dei bersaniani l’ha fornita l’ex capogruppo Roberto Speranza intervistato da Lilli Gruber. Con quell’invito al segretario a non ricandidarsi al Congresso seguendo l’esempio di Veltroni e Bersani. «Una provocazione», sibila Renzi ai suoi.

Del resto la giornata aveva offerto al leader diversi spunti di pessimismo. A partire da quella lettera aperta di Bersani sull’Huffington Post, letta dai renziani come una sorta di ultimatum, prendere o lasciare. Un’impressione rafforzata dal colloquio tra Lorenzo Guerini e lo stesso Bersani, prontamente riferito al Nazareno, in cui il leader della minoranza avrebbe chiesto più tempo «perché non abbiamo ancora un candidato forte da schierare».

Con il Pd sull’orlo del precipizio, Renzi ha comunque deciso di scendere in campo per lanciare un appello all’unità del partito. Perché si capisca che fino all’ultimo lui c’ha provato. Forte anche del sondaggio di Euromedia che lo dà vincente alle primarie come leader del Pd con il 58,4% tra gli elettori dem, contro il 3,6% di Emiliano e il 4% di Speranza. La voce che oggi il segretario avrebbe fatto un tentativo solenne di stoppare la scissione si sparge tra i suoi fedelissimi verso sera. «Questo congresso facciamolo bene – è il messaggio che Renzi vuole lanciare alle minoranze – deve essere un confronto di idee, un modo per rafforzare la casa comune. Non deve essere solo una conta, trasformiamo la convenzione nazionale in un momento di dibattito programmatico serio». La prima cauta apertura che ricalca i tentativi di mediazione messi in campo in queste ore da Fassino e Martina, sulla scia di quanto proposto da Andrea Orlando in Direzione: dare spazio al confronto sulle tesi prima che alla sfida tra le persone. Il segretario non si ferma qui, ma apre all’ipotesi di allungare un poco la tempistica congressuale. «Facciamo discutere i circoli delle nostre idee», dice. Ma non è disposto ad accettare quanto chiede Bersani, cioè trascinarla fino all’autunno.

Fin dalla mattina l’ordine di scuderia ai suoi è che il congresso deve terminare prima delle comunali di giugno. All’ora di pranzo Franceschini confessa ad un amico la sua preoccupazione per una china drammatica che non sembra poter essere evitata. Si sparge la voce che Orlando abbia parlato la sera prima con Emiliano, per provare a evitare la scissione e lanciare un’operazione per ridisegnare i contorni politici del Pd con una presenza interna forte della sinistra, anziché uscire dal partito.

E se lo stesso Orlando non riesce a stringere un accordo con la minoranza che potrebbe costituire la sua base congressuale, sfuma di fatto pure l’ipotesi di un’eventuale sua candidatura antitetica a Renzi. Almeno questa è la considerazione che fanno i dirigenti Pd di fronte ad una geografia interna che sta per sgretolarsi e ricomporsi. Nessuno può prevedere nulla, anche se ora i seguaci di Franceschini, Orfini e Martina garantiscono che la maggioranza renziana in assemblea è blindata. «Ma ora le primarie con chi le facciamo?», è la domanda che sorge tra i renziani, preoccupati di una chiamata ai gazebo complicata dall’assenza di candidati forti e visibili. «Vedrete che Rossi non uscirà dal Pd e che Emiliano ci penserà bene», si rassicurano. Fatto sta che senza i tre sfidanti Rossi, Emiliano e Speranza e senza Orlando in campo il congresso sarà un’altra cosa.

Nella war room del leader si analizza già la gran mole di problemi che la scissione farebbe sorgere. Sarebbe un fattore destabilizzante: il voto prima dell’autunno più probabile; il governo con il Pd diviso in due gruppi parlamentari dovrebbe affrontare una nuova fiducia. E le giunte di Toscana e Puglia, rette da Rossi ed Emiliano, potrebbero saltare.

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lastampa/“Hanno gettato la maschera”. Renzi rinuncia a mediare CARLO BERTINI

Tassisti in sciopero. L’ingorgo ”penalizza i tassisti stessi, i concorrenti e soprattutto i clienti”

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Il garante accusa i sindacati dei tassisti in sciopero di aver violato la legge e li invita «a porre in essere le iniziative idonee a far cessare ogni disservizio». L’ingorgo – scrive Pietro Paganini – «penalizza i tassisti stessi, i concorrenti e soprattutto i clienti».

L’ingorgo che penalizza il cliente

Vi stupirò ma i tassisti hanno una ragione nel protestare. Una democrazia è liberale quando si dà delle regole su come si possano intessere le relazioni tra i cittadini. In materia di trasporto pubblico e in particolare di taxi, auto condivise, Ncc (noleggio senza conducente), una legislazione è oggi necessaria per garantire più competitività, maggiore innovazione, e quindi servizi migliori per gli utenti e prosperità per gli operatori. I continui rinvii del Parlamento e i silenzi o le urla demagogiche dei governi che si succedono alimentano la confusione e di conseguenza l’instabilità del settore. Ci rimettono i tassisti che hanno investito nelle licenze, i concorrenti che vorrebbero investire in nuovi servizi (Uber, Ncc, car sharing, etc.) e soprattutto gli utenti che oltre al disagio maturano sempre più sfiducia verso il sistema Paese. Qui non si tratta di singolarità tecnologica, il momento nella storia in cui il progresso tecnologico accelera oltre la capacità di comprenderlo degli esseri umani.

Sitratta piuttosto di deficienza di capacità politica, il momento nella storia d’Italia in cui la classe dirigente, che dovrebbe creare le condizioni per la libertà e la prosperità dei cittadini, non è più in grado di comprendere quello che sta accadendo nel Paese.

Il progresso tecnologico è talmente rapido e radicale che fatichiamo a creare le condizioni per bilanciare le libertà e i diritti e quindi garantire agli innovatori di cambiare il mondo e ai cittadini di stare al passo. Tuttavia, oggi quelle condizioni, almeno nel settore del trasporto, ci sono. Manca la volontà politica e la capacità di una classe dirigente di preparare il futuro, compreso il coraggio di parlare chiaro agli autisti dei taxi o alle giovani generazioni dell’economia condivisa che poi sono il futuro. Le ragioni dei tassisti si fermano qui però.

Sono ingiustificabili le modalità con cui esprimono il loro – se pur legittimo lo ribadisco – malcontento: il linguaggio violento, le minacce ai colleghi che hanno scelto di non scioperare e l’eccessiva aggressività dei comportamenti ben documentata da cittadini allibiti in cerca di un mezzo di trasporto. La difesa di quello che fino a poco tempo fa era sostanzialmente un monopolio è una follia ideologica che nega il progresso tecnologico e l’innovazione e che obbligherebbe gli utenti, e quindi i cittadini, ad usufruire di un servizio di scarsa qualità.

I tassisti devono abituarsi e adeguarsi alla competizione, perché fa bene agli utenti, all’economia, ma anche a loro. Non ci sono studi in proposito, ma è un dato di fatto che alcuni taxi hanno migliorato il proprio servizio in risposta all’avvento di Uber, e del car sharing in tutte le sue forme, e dei gusti sempre più consapevoli dei cittadini. Sono migliorate le autovetture, il servizio a bordo, sono comparse le app e le carte di credito. Cioè quello che già offre la concorrenza, come Uber e gli Ncc.

I tassisti se ne facciano una ragione perché le nuove generazioni, in Italia come nel resto del globo, stanno maturando con un’idea ben chiara di come dovrebbe funzionare il mondo, e questo non comprende certo il monopolio, spesso arrogante, del taxi. Perché, duole segnalarlo, ma molti tassisti vogliono questo, il monopolio. Pretendere un monopolio è legittimo ma produce gravi effetti negativi. E infatti, lo Stato Liberale offre gli strumenti per garantire la concorrenza, proprio per favorire la libertà di scelta e la propensione all’innovazione. È proprio all’innovazione che i tassisti si dovrebbero dedicare, chiedendo ai Comuni di mettere mano al piano trasporti per velocizzare i tempi di circolazione, e quindi aumentando il numero delle corse e inseguendo le esigenze di un pubblico che sta cambiando e che giustamente cerca le soluzioni migliori che il mercato offre, o addirittura, si ingegna per fornirne di nuove.

P.S. Sto entrando in stazione mentre scrivo, i taxi scioperano, ho già prenotato il mio car sharing, costo di percorrenza circa 5 € contro i 13 € del taxi…

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La battaglia dei tassisti su noleggi con conducente e abusivi

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I tassisti protestano in tutta Italia dopo la decisione del governo di rinviare di un anno la stretta sul noleggio con conducenti e gli abusivi. Per i cittadini disagi equivalenti a uno sciopero. Il garante accusa i sindacati di aver violato la legge e li invita «a porre in essere le iniziative idonee a far cessare ogni disservizio». L’ingorgo – scrive Pietro Paganini – «penalizza i tassisti stessi, i concorrenti e soprattutto i clienti».

La rivolta dei tassisti contro il governo

Il Milleproroghe rinvia di un anno la stretta su noleggio con conducenti e abusivi. Servizio sospeso nelle principali città. Il garante: “Violate le norme sugli scioperi”

ROMA – Giornata da dimenticare quella di ieri per chi aveva bisogno di un taxi in una grande città. Da Roma a Milano, Torino, Firenze i tassisti hanno scatenato una protesta dopo la decisione di inserire nel decreto Milleproroghe, di quella che è stata definita una sanatoria pro-Uber, la sospensione per un altro anno di una serie di norme che dovrebbero regolamentare il servizio degli Ncc e contrastare le pratiche abusive o comunque nuove – e dunque non soggette alle norme – come è il caso di Uber.
Milleproroghe, ira di tassisti e ambulanti in piazza a Roma

A Roma decine di taxi hanno protestato davanti al Senato dove è stato votato il provvedimento. Traffico in tilt nel centro della città, qualche problema negli aeroporti di Fiumicino e Ciampino anche se limitato dalla presenza di un servizio navette messo a disposizione dalla società Aeroporti di Roma. A Milano servizio sospeso e tassisti riuniti in «assemblee spontanee» presso le due stazioni, con lancio di uova contro un’auto a noleggio con conducente. Proteste anche a Torino e Firenze.

Non è stato uno sciopero ma i disagi per i cittadini sono stati equivalenti con l’aggravante della mancanza di preavviso e delle altre garanzie previste dalle regole sugli scioperi. L’Autorità di garanzia ha accusato i sindacati di aver violato la legge e li ha invitati «a porre in essere le iniziative idonee a far cessare ogni disservizio, adoperandosi, altresì, fattivamente affinché i propri iscritti rispettino scrupolosamente le previsioni contenute nella legge».

Taxi: proteste anche a Fiumicino, box vuoti

«E ora chi paga? Chi risarcirà i cittadini che hanno perso l’aereo, il treno, hanno mancato appuntamenti di lavoro o sono rimasti prigionieri negli aeroporti lontano da casa o dall’ufficio? Ora servono sanzioni esemplari, affinché venga garantito che non accada più», chiede il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi.

 

Il risultato ottenuto dalla protesta dei tassisti è la convocazione da parte del ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, di un incontro con i sindacati martedì prossimo mostrando, almeno nelle intenzioni, la volontà di ascoltare le loro ragioni. «La modernità», ha osservato, «non può cancellare posti di lavoro e investimenti. Apriamo un tavolo per dare un quadro complessivo in cui discutere insieme. Cerchiamo di trovare un quadro che permetta di migliorare la situazione».

Gli spazi di manovra però non sono molto ampi. Il Milleproroghe, dopo la fiducia al Senato, arriva quasi blindato alla Camera dove deve ottenere l’ok definitivo entro il 28 febbraio. «Il ministro Delrio si assuma la responsabilità del governo – ha avvertito Nicola Di Giacobbe di Unica taxi Cgil – La legge 21 si può migliorare ma solo con il consenso delle categorie. Gli impegni presi si rispettano». Per Alessandro Genovese di Ugl taxi «questa è una sanatoria pro Uber e pro abusivi, lo hanno capito tutti. Il governo se ne assuma la responsabilità». Con loro si è schierato il leader della Lega Nord, Matteo Salvini: «Il governo», dice, «non può prendere in giro e massacrare i lavoratori, in questo caso i tassisti. Il mio sostegno a chi tutti i giorni è in strada a fare il suo lavoro a rischio di aggressioni e senza nessuna certezza».

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Clamoroso: Zeman torna a Pescara. Domani la presentazione del tecnico boemo.

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Ennesimo coupe de thèatre in casa Pescara. Dopo le prime indiscrezioni che davano Zdenek Zeman lontano dal suo ritorno in biancazzurro, ecco che dopo un incontro fiume, e grazie alla mediazione del d.s. Paone, il tecnico Boemo, artefice della storica promozione in serie A nell’anno 2011 – 12, ha deciso nuovamente di sedere sulla panchina del Delfino, con un contratto che lo legherà al team abruzzese fino al 2018. Una notizia che riaccende gli entusiasmi, piuttosto sopiti, da parte dei tifosi del Delfino, che, sebbene l’attuale stagione veda il Pescara in una situazione ampiamente compressa, ad un passo dalla serie B, fa ben sperare per il futuro, con il povero Delfino pronto ad un campionato da protagonista l’anno prossimo in un sempre più probabile torneo di serie B.

Licenziamento in tronco per tutto il vecchio staff: Zauri, Di Giannatale, i preparatori Proietti, Ciotti, Petrarca, infatti, sono stati tutti esonerati dai loro rispettivi incarichi. Solo il preparatore dei portieri, Max Marini è rimasto al suo posto.

Domani alle ore 12, presso il Poggio degli Ulivi, avverrà la presentazione alla stampa del nuovo corso capitanato da Zdenek Zeman. Come dire: a volte ritornano.