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Il Mostro di Firenze nel libro di Paolo Cochi (Antonella Paparelli)

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Ieri (domenica 19/2/2017) il nostro giornale è stato invitato alla presentazione del libro di Paolo Cochi “Il Mostro di Firenze – Al di là di ogni ragionevole dubbio”.

La presentazione del  libro di Paolo Cochi, “Il Mostro di Firenze – Al di là di ogni ragionevole dubbio”, si è tenuta all’interno dei Corsi CSI Academyt tenuti dalla Dott.sa Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa forense che ha curato la prefazione del libro di Cochi.

I delitti del Mostro di Firenze hanno inizio ufficialmente nel 1968 con la coppia Barbara Locci e Antonio Lo Bianco (seppure in molti nutrono dubbi sulla mano del “Mostro” in questo delitto) e terminano con la coppia di francesi (Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili) l’8 settembre del 1985 e tenendo in scacco per tutti questi anni sia gli inquirenti che tutta la popolazione terrorizzata della Toscana.

Un freddo elenco di vittime così da più parti indicato e scritto:

21 agosto 1968 (mercoledì): L’omicidio di Antonio Lo Bianco e Barbara Locci, Signa

14 settembre 1974 (sabato): L’omicidio di Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini, Borgo San Lorenzo

6 giugno 1981 (sabato): L’omicidio di Giovanni Foggi e Carmela De Nuccio, Scandicci

22 ottobre 1981 (giovedì): L’omicidio di Stefano Baldi e Susanna Cambi, Calenzano

19 giugno 1982 (sabato): L’omicidio di Paolo Mainardi e Antonella Migliorini, Baccaiano

9 settembre 1983 (venerdì): L’omicidio di Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch, Giogoli (due uomini tedeschi)

29 luglio 1984 (domenica): L’omicidio di Claudio Stefanacci e Pia Rontini, Vicchio

7 settembre (sabato) o 8 settembre 1985 (domenica): L’omicidio di Jean-Michel Kraveichvili e   Nadine Mauriot, Scopeti

Questo serial killer è uno dei casi più violenti della storia in Italia che da oltre 50 anni tiene in sospeso una verità oggettiva che pare non abbia trovato soluzione con le condanne ai “Compagni di Merende”  Pacciani, Vanni e Lotti.

L’inchiesta giornalistica di Paolo Cochi ha cercato di trovare, attraverso lunghe indagini e reperimento di ogni documentazione processuale, nuovi spunti di riflessione nella speranza di allargare gli orizzonti non solo dei lettori ma anche degli ambienti investigativi che, ancora oggi, lasciano aperti i fascicoli relativi ai delitti del Mostro di Firenze alla ricerca del secondo “livello”. Un secondo livello che si ipotizza commissionava tali delitti, forse per venire in possesso delle parti anatomiche escisse ad alcune vittime femminili come dei “feticci”.

Ad un pubblico composto nel maggior numero dai corsisti della Bruzzone (quasi tutte giovani donne) sia lo scrittore Paolo Cochi che la Bruzzone hanno presentato con dovizia di particolari descrittivi e fotografici tutta la serie dei delitti attribuiti al “Mostro” accettando e rispondendo alle domande più disparate ma, soprattutto, soffermandosi su aspetti sia tecnici che psicologici di tali efferati delitti.

Delitti che nel tempo hanno visto “crescere” il Mostro” nella sua crudeltà, nella sua lucidità ed organizzazione. Delitti che hanno colto coppiette appartatisi in atteggiamenti amorosi e che in quei posti isolati hanno trovato non solo la morte ma anche lo scempio dei corpi femminili con escissioni di parti intime deputate alla procreazione ed al nutrimento di possibili futuri figli.

Insomma un killer seriale che ancora oggi tiene l’attenzione su di se senza che una colpevolezza sia stata raggiunta “Al di là di ogni ragionevole dubbio”.

Un libro indagine quello di Paolo Cochi che invito tutti a leggere con attenzione.

Ringrazio l’autore per avermi dato la possibilità di partecipare all’evento e di aver risposto alle mie domande e perplessità. Un ringraziamento particolare anche alla Dott.ssa Roberta Bruzzone che mi ha accolto con cordialità e simpatia.

Antonella Paparelli

Il Pungiglione Stabiese – Una rondine può fare primavera?

Il Pungiglione Stabiese programma sportivo in onda su ViViradioWEB

Questa sera c’è il consueto appuntamento con ” Il Pungiglione Stabiese “, programma sportivo che parla di Juve Stabia a 360° gradi. Come sempre alla conduzione ci sarà Mario Vollono. Collegatevi oggi 20 febbraio 2017 dalle ore 19:30 per avere notizie in esclusiva sul mondo gialloblè. Avrete due modi per seguire la puntata:

DIRETTA

DIFFERITA (dopo 2 ore dalla diretta)

In questa puntata in studio ci saranno in studio Mario Di Capua (Radio S.Anna), Andrea Alfano (ViViCentro) e l’opinionista Armando Russo.

Ci collegheremo telefonicamente con il Danilo Rufini per discutere con lui di questo momento del campionato di Lega Pro.

Presenteremo il prossimo match con la Reggina dell’ex Alessio De Bode. I calabresi sono nelle posizioni di bassa classifica e hanno perso nell’ultimo turno in casa con il Lecce. La Juve Stabia invece viene dalla vittoria di Vibo Valentia che ha dato un pizzico di serenità nell’ambiente gialloblè.

Avremo come ospite telefonico Giovanni Cimino di TuttoReggina che ci presenterà la squadra calabrese in vista della partita con le vespe.

Ci collegheremo telefonicamente con Alberico Turi Direttore responsabile del settore giovanile della Juve Stabia, per discutere sui risultati ottenuti in questa fine settimana.

Avvisiamo i radioascoltatori che è possibile intervenire in diretta telefonica chiamando il numero 081.010.29.29 oppure inviando un messaggio Whatsapp al 338.94.05.888.

Gli ascoltatori possono inoltre scrivere, nel corso del programma, sul profilo facebook “Pungiglione Stabiese” per lasciare i loro messaggi e le loro domande.

“Il pungiglione stabiese” è la vostra casa. Intervenite in tanti!

Vi ringraziamo per l’affetto e la stima che ci avete mostrato nel precedente campionato e speriamo di offrirvi una trasmissione sempre più bella e ricca di notizie.

Promozione-La Nuova Ischia cala il tris alla Summa Rionale,Saurino nel finale viene espulso

Gol di Arcobelli

Di Simone Vicidomini

La Nuova Ischia vince ancora e ritorna a conquistare punti al Mazzella. I gialloblu riescono ad imporsi sul risultato di 3-1 contro la Summa Rionale Trieste. Una vittoria che dovrebbe aumentare ancor di più il morale della squadra,ma a raffreddare gli animi purtroppo è la seconda espulsione di Gianluca Saurino in questo campionato. Alla vigilia del match il tecnico Isidoro ha dovuto fronteggiare le assenze di Chiariello per squalifica,Del Deo e il centrocampista Ciro Saurino andato ko nella rifinitura in uno scontro di gioco con un compagno,dove ha rimediato sette punti di sutura alla testa. A compromettere la vittoria è stata proprio l’espulsione a pochi minuti dalla fine del match,dell’attaccante Gianluca Saurino. L’ex Real Forio di certo non gode di un ottimo momento,anche se domenica scorsa ha trovato il suo primo sigillo in campionato. Un giocatore arrivato nel calciomercato di dicembre per rinforzare la rosa attuale e dare maggior esperienza a un reparto offensivo. I gialloblù al di là dell’epilogo dell’espulsione dell’attaccante,vincono una partita importante in e restano in scia del Bacoli e del Monte Di Procida.

Le Formazioni. Mister Isidoro Di Meglio è costretto a ridisegnare la formazione in campo,in virtù delle tante assenze,ma conferma il 4-3-3. In difesa Paradiso prende il posto dello squalificato Chiariello, con Di Costanzo al suo fianco. Silvitelli ed Errichiello sulle fasce. A centrocampo Varchetta che parte dal primo minuto con Camorani e Marano a completare la mediana. In avanti Saurino con Arcobelli che parte dalla panchina,sugli esterni Cuomo e Matarese. Gli ospiti scendono in campo con una formazione molto giovane: con quattro ’97,un ’99 e un 98′.

La Partita. Al 3′ occasione per l’Ischia di sbloccare il match,su un cross di Varchetta il difensore Iervolino devia involontariamente verso la propria porta,chiamando in causa Marra ad un vero miracolo deviando la sfera in corner. Passa un giro di lancette,lancio lungo in profondità per Gianluca Saurino che controlla e avanza,ma la sua conclusione scheggia la traversa. Al 10′ ospiti vicino al vantaggio: Giustiniani penetra nella difesa isolana,ma Mennella riesce ad intervenire con i tempi giusti,evitando la beffa; la sfera rimane nei piedi dell’attaccante che prova a concludere verso la porta ma Errichiello è bravo ad intervenire. Al 20′ azione di gioco in avanti della Nuova Ischia,con passaggio finale di Varchetta per Saurino,che dal limite si gira e prova la botta sicura,ma il pallone termina alto sulla traversa. Al 25′ Matarese lancio al bacio per Saurino in area che aggancia e tira al volo con l’attaccante che deposita in rete,ma il direttore di gara annulla il gol per una presunta posizione di fuorigioco. Al 35′ c’è un gol immaginario: Cuomo tenta un tiro a giro con la sfera che sembrava essersi depositata in rete,ma è solo corner. Sugli sviluppi del corner battuto da Cuomo stacco di testa vincente di Di Costanzo che trova il gol del vantaggio. Al 38′ ci prova ancora Saurino,che riceve un lancio lungo in area,conclude in porta ma di poco non trova lo specchio della porta. Prima del fischio finale del primo tempo c’è l’ultima azione da segnalare:cross di Matarese su cui cerca di arrivare Saurino che colpisce di testa,ma il pallone arriva a Cuomo che ci prova con un sinistro al volo mandando la sfera abbondantemente alta. Il primo tempo si conclude sul risultato di 1-0. Nella ripresa la squadra isolana nei primi minuti commette degli svarioni difensivo e al 5′ su un pallone perso nella metà campo,gli ospiti trovano l’imbucata perfetta per lanciare a rete Cutolo che davanti a se ha una prateria e riesce a superare Mennella e depositare il pallone in rete per il pareggio. Gialloblu puniti alla minima disattenzione difensiva. Un minuto dopo la formazione isolana, si conquista un calcio di punizione dal limite,c’è un episodio da raccontare con Isidoro Di Meglio che dalla panchina chiama Matarese per indicare che a battere deve andare lui,ma Marano alla fine va lui sulla battuta che colpisce in pieno la barriera posizionata dal portiere Marra,facendo andare su tutte le furie l’allenatore isolano. Mister Isidoro si gioca la carta Arcobelli al posto di Varchetta. Il neo entrato per poco sfiora il gol con un colpo di testa su un cross dalla destra. Gli isolani alzano il proprio baricentro offensivo per cercare il gol del nuovo vantaggio. Al 18′ sugli sviluppi di un calcio piazzato dalla sinistra,Matarese nel tentativo di inserirsi viene atterrato in area da Natangelo:l’arbitro indica il calcio di rigore e cartellino giallo per il difensore. Sul dischetto va Camorani che con freddezza spiazza il portiere e riporta avanti la propria squadra.

Rigore di Camorani 2-1

Al 25′ la Nuova Ischia chiude il match: Gianluca Saurino viene innescato sulla fascia sinistra,salta prima un avversario e poi il portiere e scarica la sfera in area per l’accorrente Arcobelli per il tap-in vincente,che vale il 3-1. Alla mezz’ora Matarese ha l’occasione per trovare il quarto gol su un lancio di Prestopino,ma il suo tiro termina di poco fuori. L’attaccante Gianluca Saurino cerca a tutti i costi di segnare il suo primo gol davanti ai propri tifosi,ma la troppa foga manda il calciatore ad avere un accenno di reazione con il giocatore Kessiè. L’arbitro a pochi passi vede tutto ed estrae il cartellino rosso diretto. L’ex Real Forio stenta a crederci e lascia il campo dicendo qualche parolina di troppo al secondo assistente dell’arbitro vicino alle due panchine,che scatena un ulteriore reazione di nervosismo tra le due panchine,con l’arbitro che non ci pensa due volte e vengono allontanati i due allenatori. Dopo 5′ di recupero la Nuova Ischia può festeggiare così la vittoria e porta a casa tre punti fondamentali. Nel prossimo turno gli isolani andranno in trasferta con l’Oratorio Don Guanella.

Nuova Ischia                     3

Summa Rionale Trieste                1

Nuova Ischia: Mennella, Errichiello, Silvitelli, Varchetta (9’st Arcobelli), Di Costanzo, Paradiso, Cuomo (22’st Prestopino), Camorani, Saurino G., Matarese (34’st Capuano), Marano. In panchina Telese, Calise, Oratore, Stile. Allenatore Isidoro Di Meglio

Summa Rionale Trieste: Marra, Natangelo, Punzio (25’st Guarnaschelli), Iervolino, Kessié, Busiello, Maddaloni, Allocca, Cutolo, Giustiniani, Coppola (23’st Rea). In panchina Ruopolo, Pone, Capo, Capasso, De Vita. Allenatore Giuseppe Milano

Arbitro: Fabio Della Corte della sezione di Napoli; assistenti Chimenti e Sabatino di Napoli

Reti: 36’pt Di Costanzo (I), 5’st Cutolo (S), 18’st Camorani (I), 25’st Arcobelli (I)

Note: ammonito Coppola (S), Kessié (S), Natangelo (S), Saurino G. (I), Matarese (I), Marano (I); espulso 43’st Saurino G., 44’st allontanato Isidoro Di Meglio

La Grecia è di nuovo al collasso; ostaggio della crisi

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Nonostante i due salvataggi dell’Ue, la Grecia è di nuovo al collasso. Niccolò Zancan è andato ad Atene e racconta la miseria, gli ospedali al collasso, gli stipendi da fame e la disoccupazione crescente. In questo contesto anche il premier Tsipras torna ad alzare la voce e annuncia che il Paese “non è più disposto a fare sacrifici”.

Nella Grecia ostaggio della crisi, fra ospedali al collasso e miseria

Malgrado i due salvataggi della Ue, il Paese ristagna: stipendi da fame, carenza di liquidità e disoccupazione. Il premier Tsipras: “Basta sacrifici”

ATENE – Quanto guadagna un chirurgo con due lauree e 34 anni oggi ad Atene? «980 euro di stipendio fisso, più gli straordinari. Che però vengono pagati solo fino ad un massimo di 600 euro, anche se dobbiamo lavorare molto di più. Da quando la crisi è iniziata, gli stipendi negli ospedali pubblici sono stati tagliati del 42 per cento».

Se questo è il posto dove tutto passa per il denaro, allora forse è giusto iniziare da qui. Dal secondo ospedale più importante della città, «Attikon» si chiama. «Ho fatto pratica a Patrasso, ma da tre anni lavoro qui in chirurgia generale», dice il dottor Giorgos Sideris. «Certe volte non abbiamo il filo adatto per le suture, altre volte manca la rete per proteggere l’ernia dopo l’operazione. Mancano gli strumenti per la laparoscopia. Non ci sono fondi per acquistare la Tac. Siamo completamente sprovvisti di vaccino antitetanico. Delle sedici sale operatorie, ne funzionano otto. Abbiamo 730 posti letto ma altri cento pazienti sono ricoverati, proprio in questo momento, sulle barelle. Vi invito a controllare con i vostri occhi».

TRAGEDIA GRECA  

È troppo facile chiamarla tragedia greca, però è di questo che si tratta. Perché sono tutte vere le colpe che hanno prodotto il più grande debito pubblico d’Europa, così come le ragioni di chi adesso non sopporta più l’austerità. «In questi sette anni, da quando siamo sotto il controllo finanziario dell’Unione europea, non ho visto un solo miglioramento delle mie condizioni di vita», dice il dottor Sideris prima di iniziare il turno. Lo attendono sei operazioni chirurgiche. Non ha mai fatto una vacanza all’estero, ha una Toyota di seconda mano e un piccolo alloggio in affitto non lontano dall’ospedale.

IL PIL SCENDE ANCORA  

La Grecia è di nuovo in bilico. Oggi i ministri europei dell’Economia riuniti a Bruxelles cercano l’accordo per finanziare un’altra tranche di aiuti, dopo gli 85 miliardi stanziati ad agosto del 2015. Per partecipare all’esborso, il Fondo monetario internazionale chiede più sacrifici al governo greco. Nuovi tagli alle pensioni e più tasse. Perché il Pil nell’ultimo trimestre è andato peggio delle previsioni, da +0,9% è sceso a +0,3%. E il programma di rientro del debito non sta andando bene. Ma il premier Alexis Tsipras ha dichiarato che non è disposto a chiedere ulteriori sacrifici al suo Paese. Da qui, le ragioni delle trattative in corso.

IL PIU’ GRANDE PRESTITO  

Di questa tragedia si conosce bene l’inizio, e non va mai dimenticato. Anni di scelte politiche sciagurate, posti pubblici regalati a pioggia, armatori tenuti al riparo da ogni legge, l’enorme evasione fiscale. Anni di conti falsificati, all’epoca dell’allora primo ministro Konstatinos Karamanlis. La Grecia ha ricevuto il più grande prestito internazionale della Storia: in tutto 110 miliardi di euro. Lo ha ricevuto anche da Paesi dell’Unione più poveri. E forse, dunque, è vero quello che l’altro giorno diceva un ministro sloveno: «La Grecia dovrebbe mostrare solidarietà, oltre che chiederla». Ma il fatto è che la cura non sta guarendo il paziente. E questa constatazione riguarda il futuro, e cioè forse la fine della tragedia.

IN OSPEDALE  

«Dopo avere preso la laurea in Fisica, non mi sono iscritto alla facoltà di Medicina pensando di fare i soldi», dice il dottor Sideris. «Ma quello che vorrei è poter vivere dignitosamente, con uno sguardo più sereno verso il futuro. Invece qui manca tutto. Ogni giorno in ospedale siamo subissati dallo stress, perché non ci sono nemmeno i soldi per garantire un’assistenza adeguata. Il pronto soccorso scoppia di gente. Le liste per farsi asportare un tumore benigno superano l’anno d’attesa. Non si può credere a questo genere di salvataggio».

Cosa sta succedendo ad Atene? Per incominciare, 2,8 miliardi di euro hanno lasciato i conti bancari nei primi due mesi del 2017, segno di una nuova ondata di preoccupazione. Le banche sono in sofferenza, denunciano un picco di prestiti non rimborsati. Come nei giorni del referendum dell’estate del 2015, quando proprio qui dalla Grecia arrivò il primo «No» all’Europa. Davanti alla mensa sociale di via Sofokleous, la coda è aumentata rispetto ad allora. Oggi distribuiscono riso con il pomodoro e una pagnottella nel cellophane. Sono anziani greci a mangiare seduti sul marciapiede, molte donne sole assieme a giovani migranti. Nel 2016 le vendite nei supermercati sono calate dell’8,9%, mentre sono in aumento il consumo di eroina e quello di psicofarmaci. Secondo il giornale Kathimerini, anche il maggior numero di divorzi, in un Paese molto tradizionalista come questo, è significativo: un terzo dei matrimoni è finito durante gli anni della recessione.

LA POVERTA’ DIFFUSA  

Ci sono state le proteste degli insegnanti, del personale ospedaliero e quelle dei vigili del fuoco. Mercoledì i contadini sono tornati a manifestare contro gli ennesimi tagli, lasciando dei cavoli davanti al Parlamento in piazza Syntagma. Dopo le riforme del 2015, la spesa per le pensioni in Grecia è scesa dall’11 al 9% del Pil, ma la media nell’eurozona è di 2,5%. È altrettanto vero, però, come ha ricordato il ministro del Lavoro Effie Achttsioglou in una lettera pubblicata sul Financial Times, che il reddito medio di un greco sopra i 65 anni è di 9 mila euro. E il 43 per cento dei pensionati riceve meno di 660 euro al mese. «Paghiamo le tasse, paghiamo il carburante e non ci resta nulla per vivere», dicevano i contadini in piazza. Vivere, alla fine.

Non tutto è di segno negativo. C’è stata una lieve ripresa dell’occupazione che la Commissione europea prevede pari a un 2,2% nel 2017. Inoltre, l’ultima estate, per il turismo è stata straordinariamente felice. Ma non c’è nulla, qui ad Atene, che assomigli davvero a una rinascita, o almeno a una svolta. «La crisi sta marcendo», ha scritto nel suo ultimo editoriale il direttore di Kathimerini Nikos Kostandaras. La Grecia era e rimane «un caso speciale», dove continuano a sommarsi errori. Quanto assomiglia all’Italia?

I migranti sono accampati ovunque, anche nei vecchi impianti olimpici e nell’aeroporto dismesso dove un tempo atterravano Maria Callas e Aristotele Onassis. Sono 65 mila i profughi rimasti intrappolati dopo la chiusura della rotta balcanica, migranti che l’Europa non ha voluto distribuire per quote.

La luce del sole ad Atene resta nitida e bellissima. Un tragitto di un quarto d’ora in taxi costa 6 euro. Nei locali risuonano bouzouki e malinconie. E per le strade la risposta più frequente a tutte le paure, ancora oggi, è questa: «Se l’Europa si dividerà, è perché non è mai esistita».

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lastampa/Nella Grecia ostaggio della crisi, fra ospedali al collasso e miseria NICCOLÒ ZANCAN – INVIATO AD ATENE

La fotogallery della gara Vibonese vs Juve Stabia (0-1)

Vibonese vs Juve Stabia foto di Armando Russo

Guarda le foto di Vibonese vs Juve Stabia realizzate dal nostro fotografo Armando Russo che ci racconta così la vittoria delle vespe con i ragazzi di Mister Sasa Campilongo.

La Juve Stabia dopo aver sofferto nel primo tempo ed essere stata vicina alla svantaggio, con i padroni di casa che hanno colpito la traversa, nel secondo tempo cambiano la disposizione in campo e ottengono una vittoria fondamentale per l’umore della piazza.
A fine partita unica nota poco felice è stato l’allontanamento dei calciatori da parte dei tifosi gialloblè che non hanno voluto il classico saluto.
Oltre alle azioni del match abbiamo fotografato il pubblico sugli spalti, cerca la tua foto e richiedici l’originale per e-mail:redazione.sportiva@vivicentro.it
Per la settima giornata di ritorno del campionato di Lega Pro la Juve Stabia di mister Gaetano Fontana è impegnata allo stadio – Luigi Razza di Vibo Valentia contro la formazione allenata da Sasa Campilongo.

Giornata soleggiata in terra calabrese, con lo stadio di casa che registra un buon numero di presenti considerando che la città registra circa 30.000 abitanti. Buona, come sempre, la presenza di tifosi giunti da Castellammare per sostenere i ragazzi di Fontana con circa 50 stabiesi presenti.

Terreno di gioco in erba naturale ed in discrete condizioni.

I calabresi vengono dalla vittoria con la Casertana e hanno conquistato 4 punti in 2 partite e vogliono continuare a conquistare i 3 punti in vista poi della partita di Lecce. Le Vespe non vivono un momento felice e vorrebbero conquistare l’intera posta in palio dopo il pareggio con l’Unicusano Fondi. Il gruppo di testa corre e la Juve Stabia non può permettersi di farli scappare se vuole puntare alla promozione diretta in serie B.

Queste le formazioni ufficiali di Vibonese vs Juve Stabia:

VIBONESE (4-3- 1-2): RUSSO; FRANCHINO, MOI, MANZO, SILVESTRI; LEGRAS, FAVASULI, GIUFFRIDA; YABRE; SARANITI, SOWE.

A DISP. MENGONI, MINARINI, SICIGNANO, SCAPELLATO, TORELLI, TINDO, LETTIERI, BUBAS, COGLIATI, USAI.

ALL. SALVATORE CAMPILONGO.

JUVE STABIA (4-3- 3): RUSSO; CANCELLOTTI, MORERO, ATANASOV, CAMIGLIANO; IZZILLO, CAPODAGLIO, SALVI; CUTOLO, PAPONI, ROSAFIO.

A DISP. BACCI, TABAGLIO, LIVIERO, SANTACROCE, MATUTE, MAROTTA, MANARI, ALLIEVI, ESPOSITO, MASTALLI, RIPA.

ALL. GAETANO FONTANA.

Le azioni più importanti:

25’ Silvestri dagli sviluppi di un calcio d’angolo colpisce di testa l’incrocio dei pali e poi Atanasov nel tentativo di liberare quasi la mette nella propria porta.

32’ Saraniti direttamente su punizione impegna Danilo Russo che non è impeccabile ma con un poco di fortuna in due tempi blocca il pallone.

34’ Prima azione da rete per la Juve Stabia realizzata da solo da Paponi che riceve palla e di fisico si libera di Manzo ma Stefano Russo è attento e devia il tiro in angolo.

57’ Saraniti prende palla al limite e calcia sotto la trasversa ma Russo e bravo a deviare in angolo sventando la minaccia.

76’ Grande occasione per la Juve Stabia con Marotta che impegna severamente Stefano Russo da posizione defilata

77’ GOOOL PER LA JUVE STABIA: Sugli sviluppi di un calcio di punizione battuto da Marotta la palla in mischia entra in porta con Morero che esulta avendo toccato per ultimo la palla.

83’ La Vibonese vicina al pareggio sugli sviluppi di un calcio d’angolo con Favasuli che da ottima posizione spara su Russo.

Eccellenza-Harakiri del Real Forio da 0-2 si fa rimontare dal San Giorgio che vince 3-2

San Giorgio A Cremano. Harakiri del Real Forio che sciupa una vittoria che sembrava ormai in tasca. I biancoverdi sono riusciti a portarsi sul 2-0 nei primi 35′ e dal 19′ del primo tempo hanno potuto giocare con un uomo in più in virtù dell’espulsione di Cassandro in occasione del rigore procurato da Trofa e poi concretizzato da Mora. Al gol del 2-0 di De Felice al 35′ la partita era virtualmente chiusa, non tanto per il 2-0 e l’uomo in più, quanto per il controllo che i ragazzi di Impagliazzo avevano ormai sulla partita. Ma a cominciare dagli ultimi 5′ del primo tempo e per tutta la ripresa, il Real Forio ha fatto di tutto per uscire sconfitto dal “Paudice” di S.Giorgio a Cremano. Per il S.Giorgio, Signorelli è riuscito ad accorciare a 3′ dalla fine della prima frazione, poi al 1′ della ripresa Esposito ha riequilibrato il match; la rimonta l’ha completata Ioio su rigore. Anche sul 3-2 gli isolani hanno avuto tantissime palle-gol  per pareggiarla e magari anche vincerla, ma i tanti (troppi) errori e la totale deconcentrazione hanno portato la prima sconfitta del 2017 dopo cinque risultati utili consecutivi. Rinasce, invece, il S.Giorgio: nelle ultime quattro partite i granata avevano incassato tre sconfitte ed un pareggio.

LA PARTITA. Nonostante le diverse ambizioni in classifica tra le due squadre, la compagine isolana se la gioca a viso aperto con i padroni di casa. Al 19′ subito un episodio decisivo: Trofa subisce fallo da ultimo uomo in area, rigore per il Forio ed espulsione per Cassandro. Sul dischetto si presenta Mora, l’ex Napoli non sbaglia davanti a Capece. In undici contro dieci sono ovviamente i biancoverdi a fare la partita. Al 35′ arriva il raddoppio di De Felice, ma i meriti vanno ancora una volta a Davide Trofa, bravo  a recuperare palla e ad apparecchiare la tavola per il tocco facile del compagno a porta vuota. L’ex Ischia spreca quanto di buono fatto nelle azioni dei due gol, quando al 40′ regala il pallone agli avversari al limite dell’area, Signorelli ringrazia e riapre la partita. Un minuto più tardi De Felice ha la possibilità di andare nuovamente a rete quando si ritrova a tu per tu con il portiere, ma il suo tiro si stampa sulla traversa. Ad inizio ripresa, il San Giorgio trova il gol del pari dopo  1′: ancora un errore ingenuo dei biancoverdi a limite dell’area, questa volta di Fanelli, un giocatore granata va al tiro, Sollo respinge ma sulla ribattuta arriva Esposito che sigla il 2-2. Il San Giorgio la mette sull’agonismo, i padroni di casa – galvanizzati – mettono sottopressione i calciatori isolani. Al 65′ la compagine napoletana completa la rimonta:  Calise commettere fallo in area ai danni di un giocatore avversario, per l’arbitro si tratta di calcio di rigore e dal dischetto Ioio porta i suoi sul 3-2. Il Real Forio, con l’uomo in più, crea ancora diverse occasioni importanti. Tuttavia, la poca applicazione e la poca concentrazione fanno sì che i ragazzi di Impagliazzo arrivino a sprecare clamorose azioni, su tutte quella di De Felice che sbaglia praticamente a porta vuota. Nell’ultimo quarto d’ora, Impagliazzo prova ad inserire i due fratelli Costagliola nella speranza di riuscire a portare a casa quantomeno un punto, ma alla fine a spuntarla è il San Giorgio. Sconfitta che, per fortuna, non danneggia più di tanto il Forio visti i risultati delle squadre concorrenti per la salvezza diretta. Resta, però, l’amaro in bocca per una partita destinata ad essere vinta dai biancoverdi che, invece, sono stati artefici del proprio declino a partire dal 40′ del primo tempo. Domenica prossima (alle ore 11), al “Calise arriverà il fanalino di coda Hermes Casagiove. Una partita che va assolutamente vinta se si vuole raggiungere la salvezza diretta al più presto.

 

SAN GIORGIO  3

REAL FORIO  2

SAN GIORGIO: Capece, Parisi (25’s.t. Nascari), Di Tommaso, Cassandro, Aliperta, Vitagliano S.,Esposito (40’s.t.D’Andrea), Porcaro, Ioio, Signorelli (33’s.t. De Gennaro), Puccirelli. (in panchina: D’Auria, Cefariello, Loiacono, Fico) All. Ignudi (Sarantaro sq.)

REAL FORIO: Sollo, Di Dato, Mora, Calise, Iacono F., Fanelli (38’s.t. Costagliola T.), Vitagliano M., Trofa, Sannino, Chiaiese (30’s.t. Costagliola L.), De Felice. (In panchina: Impagliazzo, Maltese, Boria, Nicolella, Conte). All. Impagliazzo

ARBITRO: Mirabella di Napoli (Iodice di Caserta e Ruocco di Ercolano)

RETI: 20′ Mora (RIG), 35′ De Felice (RF); 42′ Signorelli, 46′ Esposito, 66′ Ioio (RIG) (SG)

NOTE: Calci d’angolo 2-3. Ammoniti Ioio, De Gennaro (SG); Calise, De Felice (RF). Espulsi Cassandro (19′ rosso diretto),  Fico (dalla panchina) (SG).

FOTO ViViCentro – Il racconto in scatti di Casertana-Juve Stabia, Under 17

FOTO ViViCentro – Il racconto in scatti di Casertana-Juve Stabia, Under 17

Un pareggio che sta stretto alla Juve Stabia, categoria Under 17, che ha affrontata a Santa Maria a Vico la Casertana allo stadio Torre. Uno 0-0 che grida vendetta vista la traversa di Capasso nel primo tempo e le diverse occasioni da gol non concretizzate da bomber Pio Del Prete. Un successo, oggi, avrebbe permesso alle Vespette di balzare al secondo posto con una gara ancora da recuperare. Questo il racconto in scatti del match.

dai nostri inviati, Ciro Novellino, Mario Vollono e Gennaro Novellino

I nostri sponsor:

 







FOTO ViViCentro – Il racconto in scatti di Casertana-Juve Stabia, Under 15

FOTO ViViCentro – Il racconto in scatti di Casertana-Juve Stabia, Under 15

Una sconfitta è arrivata nel derby contro la Casertana per gli Under 15 della Juve Stabia allenati da mister Alfonso Belmonte. Il gol è arrivato al minuto 31′ del primo tempo grazie a Esposito. Le foto del match.

dai nostri inviati, Ciro Novellino, Mario Vollono e Gennaro Novellino

I nostri sponsor:

 







Corbo: “De Laurentiis-Sarri? Chi provoca l’incendio non può ritirare anche gli estintori”

Antonio Corbo – La Repubblica

A Verona si rivede al microscopio il Napoli di Madrid. La serena vittoria sul Chievo lo rimette bene nella volata Champions, terzo a due punti da una Roma costante. Ma offre anche tre immagini interessanti. Squadra integra: in Spagna ebbe solo un blocco psicologico. Non c’è traccia di crisi. Sono poi positivi gli effetti della polemica aperta dal presidente, la reazione è stata energica sul campo e plateale fuori, avendo Reina aggirato il silenzio stampa con un orgoglioso tweet dopo il 3-1. Sembrano infine appannati Ghoulam e Koulibaly: fiacchi come a Madrid. Evidenti gli scompensi per la missione in Africa. Sarri modifica la formazione. Non certo per obbedire al presidente, irritato per la sconfitta di Madrid, ma anche per il mancato impiego di Pavoletti. A Verona compare Pavoletti dall’inizio, gli subentra Milik nel finale, non gioca Mertens. Aldilà dei retroscena da cancellare quanto prima nell’interesse del Napoli, spunta un tema. Sarri può scegliere per la rivincita con il Real e lo sprint con la Roma fra tre soluzioni. Ha un bel trio di punte centrali: Mertens, Milik e Pavoletti. E Verona indica l’attuale gerarchia. Prevale il ricordo dell’attacco leggero con Mertens: per l’evoluzione impressa al di attaccante con la creativa mobilità, per i 16 gol ed una intesa dinamica con Hamsik, Callejon e Insigne. Questo eccentrico assetto offensivo, micidiale in campionato, si è però rivelato fragile in Champions contro i giganti del Real. A Verona, Pavoletti si impegna molto, ma incide poco. Un colpo di testa fa da sponda in area. Ma non si ripete. Pavoletti può adeguarsi con disagio ai triangoli bassi, merita qualche schema personalizzato, per sfruttare con cross alti il suo gioco d’urto e le sponde. Con Milik, tornato in A dopo 4 mesi, si vede poi un attaccante non ancora al massimo, ma funzionale e riconoscibile nella fase offensiva, come il bianco in una corsa di cavalli con mantello baio. Buon rientro. Il trio non è un problema ma una fortuna: dovrà Sarri gestirne al meglio la concorrenza. Mertens esalta meccanismi collaudati, Milik può fare altrettanto con la sua duttilità tattica e fisicità superiore. Pavoletti richiede invece correttivi nel modulo. Non convince il Napoli nella prima mezz’ora, domina con Insigne accanto Pavoletti, ma senza sfondare. Insigne segna appena si stacca a sinistra. Inventa come a Madrid il gol che a Verona indirizza la partita, splendida traiettoria lunga di interno destro, carica di effetti velenosi. Un altro gran gol di Insigne il migliore per disponibilità e inventiva. Il Chievo ravviva il finale con il gol favorito dal goffo errore di Koulibaly. Una inutile sforbiciata volante lascia da solo Meggiorini. La difesa merita molta attenzione. Ma l’analisi tecnica in questi giorni non prevale sul dibattito ancora aspro dopo le osservazioni del presidente su Sarri, legittime ma se espresse in privato. Né lo smorza il silenzio stampa imposto dallo stesso De Laurentiis. Chi provoca l’incendio non può ritirare anche gli estintori: le fiamme restano alte. E quel tweet di Reina dice tutto.

Infortunio Allan, si teme un lungo stop: rischio il Real

Infortunio Allan, si teme un lungo stop: rischio il Real

La Repubblica scrive sull’infortunio di Allan: “L’unica nota stonata della trasferta veneta, per il Napoli, è stato l’infortunio subito nel primo tempo da Allan, che ha costretto il centrocampista brasiliano a lasciare il campo in anticipo. Nella prima diagnosi, a caldo, si parla di un problema muscolare all’adduttore, di cui si potrà valutare la reale gravità solamente oggi, dopo gli esami strumentali previsti alla clinica Pineta Mare, a Castel Volturno. C’è il timore di uno stop abbastanza lungo, che rappresenterebbe per Sarri un inconveniente non certo di poco conto. Allan si sta alternando con Zielinski a centrocampo e rischia di saltare pure le sfide contro la Juve in Coppa Italia e contro il Real Madrid in Champions. Oggi il verdetto, atteso con ansia da Sarri e da tutto il Napoli. In preallarme Rog, che potrebbe avere in futuro più spazio”.

Tutta la squadra si è stretta intorno a Sarri, lo dimostra un episodio

Tutta la squadra si è stretta intorno a Sarri, lo dimostra un episodio

Tuttosport racconta dopo Chievo-Napoli: “Pronta risposta in campionato del Napoli alla sconfitta nell’andata dell’ottavo di Champions League al Bernabeu con il Real Madrid. Il filo rosso che lega le due partite sta nella classe di Lorenzo Insigne, che apre anche la gara del Bentegodi con il Chievo con una delle sue magie. Anche il risultato è lo stesso, ma stavolta il 3-1 è a favore dei partenopei, troppo superiori al pur generoso Chievo di Rolando Maran. Primo tempo da incorniciare per gli uomini di Maurizio Sarri che, oltre alla grande prova della sua squadra, si porta a casa anche il chiaro messaggio che hanno lanciato nei suoi confronti i tifosi partenopei. Eloquente a tal proposito lo striscione esposto in curva dagli ultrà: “De Laurentiis buffone”. Le parole del presidente del club azzurro dopo la sconfitta di Madrid sono state ritenute ingenerose nei confronti dell’allenatore e limpressione che si è avuta è che anche la squadra si sia stretta attorno al proprio tecnico. La dimostrazione? L’esultanza al gol di Insigne di squadra e panchina, con Sarri con i pugni al cielo in segno di grande gioia”.

Gazzetta su Pavoletti: “E’ un tronco in mezzo a tanti ramoscelli”

Gazzetta su Pavoletti: “E’ un tronco in mezzo a tanti ramoscelli”

La Gazzetta dello Sport commenta la partita di Leonardo Pavoletti: “I dubbi ancora circondano Pavoletti, ma sono quelle paure che pensi di poter superare. Cioè, non è stato preso un centravanti scarso, però si vede che è un tronco in mezzo a tanti ramoscelli. Non si sposta se non rallentando il meccanismo, mentre gli altri sono un fruscio continuo. Va intagliato, va adattato al sistema. Bisogna vedere se ne avrà il tempo o se diventerà un secondo Gabbiadini”.

Gazzetta attacca De Laurentiis: “Visto che reazione? Diabolica coincidenza…”

Gazzetta attacca De Laurentiis: “Visto che reazione? Diabolica coincidenza…”

La Gazzetta dello Sport titola su Chievo-Napoli: “Che reazione, visto De Laurentiis?”. La rosea scrive poi nel dettaglio: “Si è detto e si è scritto che la squadra sta con Maurizio Sarri e non con il presidente. Siccome, causa silenzio stampa imposto dall’alto, il gruppo non poteva comunicarlo a voce, trova il sistema più adatto per bucare il fuso orario e far arrivare anche a Los Angeles i gesti di una vittoria semplice nel risultato, non nelle previsioni e in alcuni tratti di match. Ma è diabolica la coincidenza tra i cori di insulti a De Laurentiis e la seconda rete del Napoli, quando il primo tempo deve ancora terminare. Allan, Insigne e Hamsik tolgono l’urlo di disapprovazione con un’azione testarda e finemente tecnica (il tocco di Lorenzo); dall’altra parte devono smettere di contestare per esultare, poi ricominciano. Ore 6.38 della California, chissà se al presidente, che là si è rifugiato, è andato di traverso il caffè”.

Il suicidio del PD avrà conseguenze disastrose sul governo, sul Parlamento e sul Paese

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Sul caos e la scissione in atto nel PD, Marcello Sorgi scrive: quello a cui abbiamo assistito è un “ suicidio perfetto ” da parte del Pd che avrà “conseguenze disastrose sul governo, sul Parlamento e sul Paese”.

Gli effetti del suicidio perfetto

Si tratti o no dell’ultimo capitolo di una vicenda che se fosse un film s’intitolerebbe «Il lungo addio», la scissione di cui fino a tarda sera i due tronconi del Pd si rinfacciavano le responsabilità avrà subito conseguenze disastrose sul governo, sul Parlamento e sul Paese. Per questo, da Renzi e dai suoi avversari, ci si sarebbe aspettati un di più di cautela e lungimiranza, invece dello psicodramma a cui si è assistito. Un partito che esprime il Capo dello Stato, il presidente del Consiglio, la gran parte dei ministri, i presidenti di quindici regioni su venti, i sindaci di grandi città (anche se non più Roma e Torino), i vertici delle maggiori imprese di Stato – e l’elenco potrebbe continuare -, un partito che pur senza aver vinto le elezioni si trova ad assolvere il ruolo di architrave del sistema, peraltro traballante, ecco, un partito così, prima di dividersi e aprire consapevolmente una fase di instabilità, avrebbe dovuto quanto meno pensarci meglio.

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Eppure non si può dire che non ci abbiano riflettuto, anche se la sensazione rimasta, dopo una ventina circa di ore di dibattito da martedì in poi, è di aver seguito un copione scritto in anticipo, con la minoranza che fino all’ultimo ha contestato a Renzi, dopo la sconfitta al referendum del 4 dicembre, la legittimità di guidare il partito.

E ancor più quella di ricandidarsi alla segreteria, accusandolo di voler dar vita a un congresso-farsa. E l’ex premier che al massimo ha cercato di spaccare il fronte dei suoi avversari, e a un certo punto, complice l’intervento conciliante del governatore della Puglia Emiliano all’assemblea, sembrava quasi esserci riuscito.

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Sulla carta, fino a domani, tutto è possibile, anche se ciascuna delle due parti in lotta, per favorire una ricomposizione, dovrebbe perderci la faccia. Ma a volte anche l’imprevedibile si realizza: basterebbe, in fondo, che i contendenti sollevassero gli sguardi dai rispettivi ombelichi, o aprissero le finestre delle stanze in cui s’ė svolto il loro braccio di ferro, per accorgersi di ciò che potrebbe accadere. Il governo, finora condannato dalle incertezze del Pd a una precaria navigazione, condotta solo grazie alla pazienza e alla perizia del nocchiero Gentiloni, da oggi non ha più una chiara maggioranza al Senato né nelle principali commissioni parlamentari. Chissà con quali argomenti il ministro dell’Economia Padoan si ripresenterà stamane a Bruxelles, per discutere con i suoi interlocutori europei del dissesto dei conti pubblici e della necessità o meno di una manovra.

Le Camere che dal 5 dicembre lavorano, sì e no, un giorno e mezzo a settimana, per mancanza di accordo politico anche sulle questioni più urgenti, avranno in compenso due nuovi gruppi parlamentari, con presidenti, vicepresidenti e relativo appesantimento del lavoro, già affollato di rinvii, delle conferenze dei capigruppo, che dovrebbero fissare il calendario delle principali discussioni e votazioni del Parlamento, ma da due mesi e mezzo faticano a farlo.

Nel frattempo, nel Paese, non potrà che accentuarsi la campagna elettorale permanente che si trascina da quattro anni: da quel 25 febbraio 2013, cioè, in cui gli elettori italiani non riuscirono ad esprimere nelle urne uno straccio di equilibrio politico che consentisse al Parlamento di dar vita a una maggioranza stabile e a un governo. Fino al 4 dicembre, inaspettatamente, era stato miracoloso il percorso virtuoso delle riforme, abbattute tutt’insieme dal voto referendario. Si trattava, adesso, in condizioni sempre più complicate, di riportare in porto in tempi e modi razionali la nave della legislatura. Ma anche questa ragionevole prospettiva è stata capovolta dall’assemblea del Pd che ha sancito la rottura. Nei suoi oltre vent’anni di vita, il centrosinistra, e poi l’Ulivo, l’Unione e il Pd, ci avevano abituato a ogni sorta di turbolenza. Ma un suicidio così perfetto non si poteva neanche immaginare.

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lastampa/Gli effetti del suicidio perfetto MARCELLO SORGI

Renzi canta vittoria e pensa già alle primarie di aprile

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Renzi canta vittoria per aver smascherato quello che definisce “un bluff” e pensa già alle primarie di aprile. Ma per Marcello Sorgi quello a cui abbiamo assistito è un “suicidio perfetto” da parte del Pd che avrà “conseguenze disastrose sul governo, sul Parlamento e sul Paese”.

Renzi: “Ho scoperto il bluff, non li seguirà nessuno”

Il leader vuole primarie già ad aprile-maggio e prevede tempi lunghi sulla legge elettorale

ROMA – Apra le virgolette, dice Matteo Renzi mentre l’auto fila veloce in direzione Firenze. Ecco, aperte. «Bene. È stata prima di tutto una bellissima discussione. Ottimi Veltroni e Fassino, bravissima la Bellanova. Ma tutti veramente apprezzabili: siamo l’unico partito a discutere ancora cosi». Sei e mezza della sera, Renzi la prende alla larga ma fa fatica a nascondere un sentimento assai vicino all’euforia. Del resto, il tintinnar di sciabole e la puzza della battaglia – il “rumore dei nemici”, avrebbe detto un altro tipetto come Mourinho – lo fanno sentire a casa: e figurarsi quanto, se – per di più – la battaglia ritiene d’averla vinta.

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Adunata al Lingotto dal 9 al 12 marzo. Gazebo e primarie il 9 aprile o – per lui alla peggio – il 7 di maggio. L’11 giugno, infine, le amministrative. Un timing serrato e già scritto: che Renzi offre ai suoi oppositori interni alla stregua di un bicchiere di cicuta. Scherza e recita: «La scissione ha le sue ragioni, che la ragione non conosce…». Che restino o che vadano («Ma resteranno, vedrà») è come se il Congresso lo avesse già vinto. E stavolta è difficile non esser d’accordo.

Già a ora di pranzo, del resto, i suoi messaggini sprizzavano ottimismo. «Piaciuta la scaletta?». «E ditelo che siamo stati bravini, stavolta». Una vita, anche politica, che non concepisce che sfide, azzardi e super velocità. «Stavolta, però, non serviva fare niente – corregge Renzi -. È bastato stare fermi e vedere il bluff». Racconta un aneddoto che gli piace molto: «A fine Assemblea mi ha fatto i complimenti Minniti: Uno come me – mi ha detto – uno che viene dalla mia storia, avrebbe riunito i big, fatto un caminetto e trattato una tregua: tu hai tenuto il punto ed hai visto il bluff. Che dire: sei stato bravo…».

Bluff. Renzi ripete la parola più volte, quasi a convincersi che quello dei “tre più due” (Speranza-Rossi-Emiliano, bracci armati del tandem Bersani-D’Alema) sia stato solo un bluff, al quale non seguiranno né scissioni né ammutinamenti: lo ripete, sì, ma non giureremmo che ne sia convinto. Sembra piuttosto un esorcismo. «Sul territorio non li seguirebbe nessuno». Altro esorcismo. «E comunque possono candidarsi tutti, faremmo un bellissimo Congresso». Esorcismo finale (con trappola incorporata).

In realtà, Matteo Renzi sa perfettamente che i prossimi mesi somiglieranno ad una sorta di traversata in solitario in mezzo a un mare in tempesta. Il Pd diviso, il Paese sotto il tiro incrociato di “sovranisti” e Cinque Stelle, elezioni amministrative insidiose quanto mai e in autunno una manovra economica – un salasso – che potrebbe spingere il Partito democratico al voto politico del 2018 nelle peggiori condizioni possibili. È per questo che di notte a Renzi appare di frequente il fantasma del governo-Monti: una scelta utile e responsabile, che Pier Luigi Bersani ha pagato caramente. Anzi: che forse paga ancora.

Ciò nonostante, il leader pd sembra non accarezzare più l’idea coltivata dopo la sconfitta al referendum: andare a elezioni politiche a giugno. «Con Gentiloni va tutto bene. Sta lavorando e ci dirà lui fin quando andare avanti». Si potrebbe sospettare, naturalmente, che il “con Gentiloni va tutto bene” possa finire per somigliare all’ormai storico “Enrico stai sereno”. Ma c’è un dettaglio non da poco: senza una legge elettorale, il sacrificio del terzo governo Pd in questa legislatura non servirebbe a niente.

E una nuova legge elettorale all’orizzonte non si vede. «Il Parlamento sta lavorando meno – dice Renzi – e le idee sul che fare sono notevolmente confuse. Non prevedo tempi brevi, e comunque vedremo…». Ma non è questione di stasera, perché oltre al subbuglio pd, c’è Milan-Fiorentina. E in più, nonostante la scissione possa essere tutt’altro che un bluff, Matteo Renzi vuol mettere agli atti un elemento di soddisfazione: «Sono riuscito a dimettermi anche da segretario, dopo aver lasciato la poltrona di premier. Sono l’unico che lo ha fatto. E in treno la gente mi avvicina e mi dice: lei, almeno, ha mantenuto quel che aveva promesso».

Intanto, duecento chilometri più a sud, gli scissionisti prendono carta e penna e rilanciano: è Renzi che ha deciso di costringerci alla scissione. Segretario, che ne dice? «Non li sta seguendo e non li seguirà nessuno». Ma il dubbio che non fosse solo un bluff, s’insinua. La battaglia, insomma, potrebbe non essere già vinta. Per la precisione, anzi: potrebbe essere solo cominciata.

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lastampa/Renzi: “Ho scoperto il bluff, non li seguirà nessuno” FEDERICO GEREMICCA

Quando il dolore viene dal mare

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Storie dolorose di emigrazione

Stasera in prima visione ci sarà Giuseppe Fiorello con “I Fantasmi di Portopalo”

Questa storia la conosco, nel profondo, l’ho vissuta dentro, ho avuto la possibilità di viverla sulla mia pelle ma soprattutto nella mia testa. Allora raccontiamola ancora questa storia. La storia di un uomo coraggioso che ha rischiato di perdere tutto e che qualcosa ha perso pur di denunciare. Ma quando entra in scena Salvatore Lupo?

Pakistani, indiani e srilankesi, quattrocento clandestini convogliati al Cairo che dopo aver pagato un migliaio di dollari a testa agli scafisti, furono imbarcati sul cargo Yohan, bandiera honduregna, e partirono alla volta dell’Italia, dopo dodici giorni di attesa per riempire al massimo l’imbarcazione. Rinchiusi nella stiva, poco cibo e acqua.

Nel frattempo l’imbarcazione F174, era partita da Malta per incrociare la Yohan e trasferire il “carico” sulle coste della Sicilia. Arrivò nella notte del 25 dicembre 1996 e nell’incrociare la Yohan, subì uno squarcio sulla prua. Non accorgendosene, ripartirono dopo le operazioni di trasbordo e cominciarono ad imbarcare acqua. Chiesero aiuto alla Yohan che una volta giunta, a causa del mare in burrasca, andò a scontrarsi definitivamente con la F174 che si spaccò in tre e affondò. Morirono 300 persone e se ne salvarono solo tre, tra cui il comandante greco. I trafficanti ripartirono con la Yohan per la Grecia dove scaricarono i superstiti, i quali denunciarono ma nessuno credette loro.

Ecco Salvatore Lupo, pescatore di Portopalo di Capo Passero in provincia di Siracusa.

La mattina del 4 gennaio 1997, alzatosi presto per andare a pesca, insieme a gamberi e granchi, Salvatore raccolse nelle sue reti pantaloni, scarpe e una carta plastificata con la foto e il nome di un ragazzo di 17 anni, Anpalagan Ganeshu.

Cosa fare? Salvatore sapeva che alcuni giorni dopo la tragedia, alcuni suoi colleghi pescatori avevano ritrovato numerosi cadaveri, ma non denunciarono nulla alle autorità per evitare interrogatori e lunghi sequestri delle imbarcazioni. Ma nemmeno si chiesero da dove provenissero quei tristi cadaveri e così furono rigettati in mare. Ma lui no. Lupo provò pena per Anpalagan, rifiutò il silenzio e la reticenza dei compaesani, decidendo di raccontare tutto. E lo fece prima con le autorità, che al solito non gli credettero, poi con un giornalista di Repubblica, Giovanni Maria Bellu, conosciuto tramite un amico che vive a Roma e che gli diede l’aggancio.

Il giornalista trascorse un pò di tempo nel paesino di pescatori, raccogliendo i racconti nei bar, tra un bicchiere e l’altro. Di cadaveri ne sentiva parlare eccome ma tutti avevano paura di raccontare, perché denunciare il ritrovamento avrebbe significato subire il blocco dei pescherecci e quindi non poter lavorare. Intanto in fondo al mare emergeva un cimitero.

Le ricerche del giornalista continuarono allo stremo e dopo aver raccolto una serie di prove cominciò a chiarirsi il quadro. Scrisse un articolo su Repubblica, “Negli abissi il cimitero dei clandestini”, il 6 giugno 2001, ben 5 anni dopo la tragedia.

Partirono le prime denunce e partì finalmente l’inchiesta e la Procura di Siracusa, dopo aver individuato i responsabili, decretò il rinvio a giudizio per il capitano della Yiohan, Youssef El Hall, l’armatore della F174, Sheik Turab detto “Mr Toni”, pakistano, si vantava di aver portato mezzo Bangladesh a Roma. Infine Mandir detto “Pablo”, indiano, di professione mercante di esseri umani.

Youssef El Hallal, estradato in Italia, restò in carcere fino al 6 maggio del 2001 e successivamente trasferito in un centro d’accoglienza come clandestino e quindi espulso nuovamente in Francia.

Quando fu ritrovato il relitto si rischiò paradossalmente di bloccare tutto: la F174 si trovava infatti in acque internazionali. La Procura decise di applicare una norma del codice penale che, in casi di eccezionale gravità, consente di indagare su fatti che non riguardano cittadini italiani e che non sono accaduti in Italia. Ciò comportò la contestazione di un reato più grave, omicidio volontario plurimo aggravato che, risultando contestabile solo a due persone, restrinse la lista degli imputati a El Hallal e all’armatore pakistano Tourab Ahmed Sheik, considerato l’organizzatore del viaggio. Il processo rimase aperto solo per l’armatore, residente a Malta, perché la Francia si oppose alla richiesta di estradizione del capitano che si era rifugiato oltralpe. Condannato poi in appello a 30 anni di carcere insieme al capitano della nave, dopo che il processo di primo grado li aveva visti assolti.

Salvatore Lupo, il marinaio, continua a vivere nel suo paese e ha cambiato attività, con i figli gestisce un Bed&Breakfast, “Nave fantasma”: un modo per non dimenticare, per non nascondere la verità.

La tragedia è stata più volte portata in scena in diversi teatri d’Italia. “La nave fantasma” nel 2005 vince il Premio Gassman come “miglior testo italiano”.

Una puntata intensa quella di Carlo Lucarelli in “Blu Notte”. Inchieste dei quotidiani “Il manifesto”, “Le Monde” e “The Observer”.

Oggi Giuseppe Fiorello che con Giuseppe Battiston , Roberta Caronia e Angela Curri portano in Rai la miniserie “I Fantasmi di Portopalo”, una coproduzione Rai Fiction-Picomedia, in collaborazione con Iblafilm, liberamente tratto dall’omonimo libro di Giovanni Maria Bellu del 2006.

Una storia sorprendente, una storia vera. Conoscere è meglio che dimenticare, recuperare la storia è un dovere individuale e un diritto che dobbiamo pretendere di esercitare.

Vincenzo VANACORE

PD, il giorno degli addii: la minoranza del Pd rompe con Renzi e annuncia la scissione

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La minoranza del Pd rompe con Renzi e annuncia la scissione. Durante l’assemblea del partito l’ex premier ribadisce di non accettare ricatti e a fine giornata l’ala guidata da Emiliano, Rossi e Speranza annuncia l’intenzione di dar vita a una formazione alternativa. Renzi canta vittoria per aver smascherato quello che definisce “un bluff” e pensa già alle primarie di aprile. Ma per Marcello Sorgi quello a cui abbiamo assistito è un “suicidio perfetto” da parte del Pd che avrà “conseguenze disastrose sul governo, sul Parlamento e sul Paese”.

Pd, dopo i giri di valzer l’addio: “Renzi ha voluto la rottura”

Nel pomeriggio spiraglio dal governatore pugliese, in serata si richiude. Bersani: il segretario ha alzato un muro, congresso cotto e mangiato

ROMA – Il «patto di via Barberini» per lasciare il cerino in mano a Renzi viene siglato nella delegazione romana della regione Puglia, al primo piano, nello studio del governatore. Seduti sui divani in pelle chiara, Michele Emiliano, Enrico Rossi e Roberto Speranza fanno il punto, finita l’assemblea, quattro giorni dopo il loro primo summit carbonaro. E vergano sul tavolino di vetro al centro del salottino un comunicato duro per far vedere di essere compatti. Tre righe contro Renzi, reo di negare risposte «al generoso tentativo unitario». E che dunque si intesta da solo la «gravissima responsabilità della scissione».

 

Il sospetto di Renzi è che ci sia la mano di Massimo D’Alema nell’inversione compiuta da Emiliano, che nel pomeriggio aveva dato l’impressione di non voler rompere. Sì perché il film della giornata è stato un altro. «La notizia oggi è che il patto regge, perché Guglielmo Epifani ha parlato a nome di tutti e tre i candidati e non parla nessun altro», sorride all’ora di pranzo Chiara Geloni, la pasionaria della «Ditta» tendenza-Bersani. Ci pensa quell’istrione di Michele Emiliano alle cinque della sera a smentire la granitica certezza, quando invece irrompe da dietro il podio per pronunciare un intervento all’insegna del fair play con toni suadenti da crooner epoca jazz, interpretato da tutti come un «io resto nel Pd». Tanto da far imbufalire i «compagni» di avventura, rimasti di sale di fronte a quello che interpretano come un voltafaccia. Che Renzi non si fidi lo dimostra il duetto che mette in scena con il suo potenziale sfidante. «Chi ha detto che Renzi non si deve ricandidare alla segreteria, chi ha concepito quest’idea?», chiede sdegnato Emiliano. Dal banco della presidenza, Renzi ride e lo addita alla platea. «L’ha detto lui». E i fan partono col controcanto.«L’hai detto tu!».

Parte già la competition  

Il timore di un candidato forte capace di togliere consensi al loro leader spaventa i renziani, partono i colpi dal palco contro il governatore e in platea scorrono i veleni: «Lui accarezza l’idea di restare da solo unico candidato se loro se ne vanno a fare la scissione da soli». «Il suo discorso non era previsto, non doveva parlare», sibila in sala uno dei registi del cantiere scissionista, Nico Stumpo, temendo l’immagine sui media di una sinistra in ordine sparso. A risollevare gli umori dei compagni e a far ripiombare il mediatore Dario Franceschini nella depressione le parole immediatamente successive di Emiliano: lesto nel riportare l’asticella sul comparto scissione, quando rintuzza i colpi fuori con le tivù sulle primarie che devono svolgersi in settembre. Ma le crepe nel muro dei frondisti si aprono eccome per tutto il giorno. «Se ci sono le condizioni resto candidato», dice il governatore toscano Enrico Rossi. Il più netto Bersani, «il segretario ha alzato un muro, in tre mesi si fa solo una conta, un congresso cotto e mangiato», taglia corto.

Cercasi leader e marchio  

E ora gli «scissionisti» si ritrovano di fronte ad una mole di problemi da risolvere di corsa. Il nome della futura formazione, il marchio e il leader. «Il nome dobbiamo cercarlo, ma non sarà una cosa lunga», dice la Geloni. «Non c’è ancora, è la dimostrazione che non avevamo deciso da un anno come dicono, perché quello di oggi poteva essere uno scenario diverso e saremmo rimasti nel Pd», assicura il senatore Federico Fornaro. E se Emiliano viene considerato il leader in pectore, sarà dura da digerire per Speranza e Rossi. Problemi che «i compagni» sanno bene. Pure il resto, nome e marchio, oltre al leader, «è tutto da inventare». Nessun agenzia di comunicazione è stata contattata, nessun grafico per disegnare un logo, anche il nome «boh», rispondono. «ConSenso», di D’Alema resterà il nome di un movimento, «quella di Massimo è una cosa sua», prendono le distanze i bersaniani. Svelando l’altro problema, la freddezza nel rapporto personale tra Bersani e D’Alema. Rimane «Rivoluzione socialista», il titolo del summit del Vittoria.

Organigramma dei gruppi  

Qualche passo avanti potrebbe esserci sul fronte dei gruppi parlamentari: i renziani stimano che al Senato su 109 del Pd ne escano una quindicina al massimo, «il gruppo riusciamo a farlo», si rincuora Fornaro, alludendo alla regola che richiede un minimo di dieci senatori a Palazzo Madama. Alla Camera potrebbero essere una quarantina i deputati uscenti. Roberto Speranza rientrerebbe nella sua vecchia carica di capogruppo quando guidava una compagine dieci volte più vasta. E al Senato se la giocano tra il braccio destro di Bersani Maurizio Migliavacca e lo stesso Fornaro, più giovane ed esperto di sistemi elettorali. L’ex segretario mostra di sentirsi già fuori dal partito, regalando ai cronisti un aneddoto gustoso. «Un romanziere mi ha mandato il suo libro al Nazareno, ma gli è tornato indietro con la dicitura “destinatario sconosciuto”…».

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lastampa/Pd, dopo i giri di valzer l’addio: “Renzi ha voluto la rottura” CARLO BERTINI

CTB, Gassmann: ”Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo”( Recensione di Diana Marcopulopulos)

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Ken Kesey scrisse l’omonimo romanzo nel 1959 e lo pubblicò nel 1962 dopo una sua esperienza di volontariato presso un istituto psichiatrico della California. Nel 1971 Dale Wasserman lo adattò per la realizzazione del film di cui il regista fu Milos Forman con l’interpretazione di Jack Nicholson.

Oggi lo scrittore Maurizio de Giovanni crea uno spettacolo teatrale con la regia di Alessandro Gassmann. Un talentuoso Gassmann che ha avuto l’audacia di portare in scena, senza perdere di vista l’essenza originale del romanzo,un capolavoro quale “Qualcuno volò sul nido del cuculo”.

Siamo nel 1982 e la scena si svolge nell’Ospedale Psichiatrico di Aversa .

Dario un misero malavitoso che vive attraverso piccoli espedienti, per evitare il carcere si fa passare per pazzo facendosi destinare dal giudice all’ospedale psichiatrico di Aversa. Qui fa amicizia con alcuni malati di mente che per loro volontà sono ricoverati . Dario per Loro e con Loro comincia una battaglia contro le istituzioni.

Abbiamo una suora esecutrice spietata, senza rimorsi ne pietà, delle regole dell’Ospedale Psichiatrico. Troviamo il personale paramedico che con una crudeltà disumana maltratta i pazienti. Un medico senza potere che purtroppo deve sottostare alle richieste della Suora che richiede metodi di cura poco ortodossi.

E’ una rappresentazione drammatica, angosciosa, resa sopportabile soltanto dalle battute divertenti dei protagonisti. Tutto è un dramma anche il finale è drammatico. La triste realtà della comunità psichiatrica e il non adattamento alla società da parte degli ospiti di questi istituti sono straordinariamente evidenziate .

Bravi tutti gli attori, splendida la scenografia con effetti stupefacenti.

Anche se oggi gli Ospedali Psichiatrici sono stati chiusi questa triste verità non è scomparsa si verifica anche presso altre strutture nosocomiali .

E’ uno spettacolo da vedere.

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Qualcuno volò sul nido del cuculo
NORD – TERZA PAGINASPETTACOLI

QUALCUNO VOLO’ SUL NIDO DEL CUCULO (Diana MARCOPULOPULOS)

Qualcuno volò sul nido del cuculo, di Dale Wasserman dal romanzo di Ken Kesey con traduzione di Giovanni Lombardo Radice e adattamento di Maurizio deGiovanni…

Mixed Zone. Mohamed Salah nel post Roma Torino: “Gioisco nel vedere felici i tifosi” (VIDEO)

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Tre domande per Salah in mixed zone nel post Roma-Torino

Roma- Dopo l’ennesimo poker calato dalla Roma all’Olimpico, che travolge stavolta il Torino per 4 a 1, incontriamo in mixed zone Mohamed Salah, uno degli autori della goleada. Suo il gol del raddoppio, un palo e scatenato in area. Ai nostri microfoni, con un sorriso misurato, ci racconta di essere contento di aver ritrovato il gol e che i tifosi abbiano gioito per questo bel risultato.

 TRE DOMANDE…

 Stasera abbiamo visto un Salah al top, cos’è scattato? Eri scatenato contro il Torino.

Abbiamo giocato bene tutti, tutta la squadra, una grande prestazione. Siamo contenti di aver reso felici i nostri tifosi, speriamo di continuare così e vediamo dove arriveremo”.

Il tuo ritorno ha portato la Roma a segnare molto di più rispetto a quel mese in cui sei mancato?

Sono contento anch’io di aver ritrovato il gol e che la squadra segni tanto. La verità è che ognuno sta cercando di dare il massimo, di fare del proprio meglio, e io personalmente gioisco quando segna un mio compagno di squadra”.

Cosa vedi di diverso rispetto all’anno scorso considerando l’esplosione di Dzeko?

“Abbiamo cambiato qualcosa a livello tattico, di sistema di gioco, è il mister che fa le scelte, ci stanno dando ottimi risultati”.

Maria D’Auria

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ROMA TORINO 4-1| Una Roma da sogno travolge i granata, ancora un poker all’Olimpico

Reggiana Lumezzane, i granata centrano il quarto risultato utile

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Reggiana Lumezzane ha visto i granata incamerare la terza vittoria nelle ultime quattro partite. Questo di oggi è il quarto risultato utile consecutivo e permette agli emiliani di agganciare il quarto posto in classifica.

I granata grazie a Cesarini (su rigore) e Contessa archiviano la pratica Lumezzane e cercano di non perdere il treno per il secondo posto (-6 dal Parma).

Partita è intensa e agonisticamente molto maschia, le due squadre si studiano, quasi per tutto il primo tempo tanto che i due rispettivi portieri contano solo 2 parate a testa. Prima il Lumezzane si rende pericoloso con Bonomo e Terraccino ma Perilli si fa trovare pronto e poi la Reggiana, padrona di casa, è quella più cinica e concreta e al 42’ Cesarini si procura il calcio di rigore e lo trasforma.
La partita si innervosisce e il pubblico becca il direttore di gara Zingarelli per decisioni dubbie, lanciando anche oggetti in campo.
La ripresa è un monologo del Lumezzane che cerca in tutti i modi la via del pareggio ma la Reggiana si chiude bene e riparte spesso con Genevier e Sbaffo in contropiede, dando da fare al giovane Pasotti che si destreggia bene in almeno un paio di circostanze ma che nn può far nulla sul bellissimo tiro di Contessa che al minuto 42’ chiude così la contesa.
Da segnalare un goal annullato a Cesarini nei primi minuti iniziali della ripresa per una presunta spinta.
Il tabellino

Reggiana Lumezzane (2-0)

Reggiana (4-3-2-1): Perilli; Ghiringhelli, Spanò, Rozzio, Contessa; Bovo, Genevier, Sbaffo (18′ s.t. Riverola); Carlini (46′ s.t. Guidone); Cesarini (43′ s.t. Calvano), Marchi. A disp.: Narduzzo, Maltese, Lombardo, Sabotic, Panizzi, Trevisan, Matteo Rizzi. All. Menichini.

Lumezzane (4-2-3-1): Pasotti; Varas (32′ s.t. Padulano), Tagliani, Sorbo, Bonomo; Quinto, Arrigoni; Bacio Terracino, Russini (6′ s.t. Lella), Oggiano (19′ s.t. Magnani); Speziale. A disp.: Carboni, Bagatini Marotti, Musto, Marra, Allegra, Andrea Rizzi, Leonetti, Gentile, Zappacosta. All. Bertoni.

Arbitro: Zingarelli di Siena.

Reti: 44′ p.t. Cesarini (rig.), 42′ s.t. Contessa.

Note: Spettatori: 853 paganti, 5243 abbonati. Incasso: 21.513 euro. Ammoniti: Rozzio, Genevier, Marchi, Oggiano. Falli: 16-15. Tiri in porta: 6-3. Tiri fuori: 3-1. Fuorigioco: 3-2. Angoli: 5-6. Angoli: 6-10. Recupero: 2′ e 5′.

Servizio a cura di Christian Mastali

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