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Del Neri: “Il Napoli attacca bene gli spazi, attenti non solo ad Insigne”

Del Neri: “Il Napoli attacca bene gli spazi, attenti non solo ad Insigne”

E’ intervenuto in conferenza stampa, il tecnico dell’Udinese Del Neri, dichiarando:  “E’ una partita da interpretare come quella d’andata ma con molta più attenzione. Se stiamo attenti magari togliamo efficacia alle loro azioni d’attacco. Il Napoli gioca un calcio veloce, tecnico, ha palleggio, tecnica e dribbling. Gli azzurri attaccano bene gli spazi, è una squadra completa che interpreta al meglio il calcio”.

ATTACCO AZZURRO- “Non dobbiamo preoccuparci soltanto di Insigne. Si può citare anche Callejon, Mertens, Hamsik ma anche Milik e tutti gli altri calciatori dotati di gran tecnica. Sotto questo profilo sono tutti calciatori invidiabili. Quando stanno bene loro esprimono un calcio di grande qualità. Noi andremo a Napoli a fare la nostra partita, si parte sempre da 0-0 e in undici contro undici. Ci sono dei punti in palio e noi cercheremo di prenderne qualcuno. Vogliamo fare ciò che sappiamo, non solo interrompere ciò che gli altri sanno fare”.

SAMIR ASSENTE- “Affrontiamo questa partita con due difensori che oggi non ci sono come ad esempio Wagué, non solo Samir. All’andata abbiamo tenuto bene, malgrado la sconfitta. Abbiamo perso ma combattendo per poter vincere.  Samir è tra i migliori, ma era supportato da altri calciatori importanti. La nostra forza deve essere l’unione. Certo, Samir sta facendo un campionato importante, ma chi giocherà al suo posto farà una buona partita perché giocare contro il Napoli è stimolante. Per me tutti i giocatori sono importanti. Ho molta fiducia di quelli che faccio giocare. Poi è chiaro che quello che sta facendo Samir è difficile da ripetere al livello singolo”.

SU FELIPE-“E’ un mese e più che non gioca, ma sta bene. Adnan ha più tempo di lavoro, anche rispetto a Gabriel Silva. Ali lavora con noi da ottobre, quindi può essere che giochi. La voglia di tutti sarà allo stato ottimale, così come l’applicazione. E’ una partita che dà stimoli importanti. C’è lo stimolo di non far segnare un attacco importante come quello azzurro. Dobbiamo dare segnali di un senso di non-appagamento. La gara non è semplice, ma partiamo sempre dallo 0-0”.
SU ZAPATA- Voglio che sia importante per l’Udinese, del Napoli non me ne frega. Deve giocare per l’Udinese, non per se stesso. Se dovesse giocare per se stesso mi incazzerei. Ma non vale solo per lui. E’ un nostro giocatore. Deve lavorare per l’Udinese e se lavora per l’Udinese lavora anche in funzione della sua carriera. Leggendo i giornali pare che ci portino via mezza squadra in estate. I giocatori giocheranno sicuramente una buona partita, spero che mettano tutto sul campo”.

IL NAPOLI-“Il Napoli giocherà per le proprie qualità. Il 4-3-3 puro lo fanno in pochi. Se penso al secondo gol di Insigne contro la Lazio posso vedere che il Napoli fa anche un 4-5-1. Gli azzurri hanno una mentalità vincente, hanno qualità personali e di squadra. Hanno diverse soluzioni. Come gioco il Napoli è la prima forza del campionato, mentre come classifica direi seconda”.

MILIK VS MERTENS- “Non è che Milik sia un giocatore lento. E’ un giocatore che fa sponde, va dentro. E’ difficile rinunciare a Mertens nel nuovo ruolo, Sarri ha trovato l’assetto perfetto. Hanno tutti calciatori brevilinei, con grandi capacità tecniche. Il Napoli gioca un calcio positivo, se sta bene rischia poche volte. Si possono distrarre negli ultimi minuti o quando sono in vantaggio, ma si tratta di una squadra che come forza di gioco è la prima in Italia”.

SUL SUO GRUPPO-“Ho fiducia nei ragazzi, non potrebbe essere altrimenti. In linea generale il singolo è importante. Poi la domenica capitano tante cose. Io voglio vedere sempre la gara in positivo. Se ho due giocatori per ruolo mi trovo di fronte a una scelta, ma se si infortuna uno ho fiducia nel sostituto perché so che darà il massimo. Il calcio deve essere interpretato così, dando un input positivo a quello che si fa. A”.

Orsato: “La notte di Napoli-Fiorentina la più brutta della mia vita”

Orsato: “La notte di Napoli-Fiorentina la più brutta della mia

Ai microfoni del Quotidiano Sportivo, è intervenuto l’arbitro internazionale Orsato, il quale ha diretto il match tra Borussia Dortmund e Monaco in Champions League. Ecco quanto dichiarato dal direttore arbitrale:  “L’altra sera, nonostante quello che è accaduto al pullman della squadra, i tifosi erano pronti a godersi la partita, apparentemente sereni e così è andata fino alla fine. Per forza ho ricordato la notte più brutta della mia vita, quando ho diretto la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina e nello stadio si sentiva quel che stava succedendo, c’era presagio di tragedia… Mi venne un terribile mal di testa che mi sono portato fino a casa. Non dimenticherò mai quella notte”. 

Sul DEF il Governo trascura molte occasioni per Retail, Gas ed Elettricità

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Albero Mingardi, nel suo articolo d’Opinione su La Stampa scrive che sono diverse le occasioni mancate nel Def. Non c’è traccia infatti, sottolinea, «della misura più importante: la piena liberalizzazione dei mercati retail dell’energia elettrica e del gas».

Il costo delle occasioni mancate

L’Italia non cresce ma abbiamo smesso di considerarlo un problema. Il programma delle nostre classi dirigenti ormai è «gestire il declino». Negli ultimi giorni ne abbiamo avuto più d’una conferma. Non è ben chiaro cosa ci sia nel nuovo Documento di economia e finanza del governo. E’ chiarissimo però cosa non c’è: nuove privatizzazioni, nonostante la necessità di ridurre il debito pubblico.

Il ddl concorrenza è ancora al vaglio del Parlamento, ma ha perso per strada la misura più rilevante: la piena liberalizzazione dei mercati retail dell’energia elettrica e del gas, rinviata di un anno.

In compenso i nostri legislatori si preparano a votare una modifica della legge Levi, che regola il prezzo dei libri per far dispetto ad Amazon. Questo genere di mercanzia, pure non popolarissimo in Italia, già oggi non può subire sconti in misura maggiore del 20%: si vuole ridurre lo sconto massimo possibile al 5%.

Dopo che nel 2015 il tribunale di Milano aveva chiuso la porta a UberPop, il servizio che consentiva a chiunque di dare, in qualsiasi momento, un passaggio a pagamento in automobile, il Tribunale di Roma ha messo fuori legge anche UberBlack, la App che metteva gli autisti di Ncc in contatto con i loro potenziali consumatori.

Mancano pochi giorni a Pasqua e i sindacati affilano le armi contro l’outlet di Serravalle, che vorrebbe restare aperto. Si tratta di eventi e decisioni di natura diversa, e di impatto non paragonabile sulla nostra economia. Ma sono variazioni sul medesimo tema. L’obiettivo è tutelare lo status quo, quali che siano i costi per il resto del Paese. La tanto sospirata «crescita» consiste in un aumento delle transazioni, delle cose che si acquistano e che si vendono. Perché s’intensifichino le compere, condizione non sufficiente ma necessaria è che gli scambi possano avere luogo. Le famiglie hanno tempo e voglia di fare spese durante le feste: ma non lo faranno, se trovano la saracinesca abbassata. Proibire a librai ed editori di fare sconti non porterà a vendere più libri. Mettere al bando Uber non significa colpire una multinazionale: se gli Ncc non potranno più cercare clienti con la App, verosimilmente diminuirà il numero delle loro corse.

Si dirà: poco male. Perché l’interesse dei «consumatori» dovrebbe valere più di quello dei «produttori»? Anche tutelando il reddito di certe categorie si garantisce che «circolino quattrini», per usare una delle formule più trite della chiacchiera da bar. Il guaio è che tutto ciò peggiora l’efficienza del sistema nel suo complesso: impedisce che quei quattrini possano essere impiegati in luoghi dove risulterebbero meglio spesi, per scopi che si rivelerebbero più profittevoli. Un mercato elettrico pienamente liberalizzato limiterebbe sprechi e duplicazioni, segnalerebbe eventuali necessità d’investimento, attrarrebbe nuove imprese. La privatizzazione delle imprese pubbliche, oltre a ridurre il debito, eviterebbe che le decisioni di produzione siano asservite a logiche tutte politiche.

Possiamo rifiutare queste sfide e arroccarci in un «modello sociale» dove per la concorrenza c’è poco spazio. A patto di riconoscere che questa scelta ha un costo: il costo delle opportunità perse. Che sarà probabilmente tanto più elevato quanto più il resto del mondo invece continua a innovare. Stupisce la leggerezza con cui ci siamo incamminati su questa strada. Forse le nostre classi dirigenti sono le prime vittime della loro stessa propaganda: si sono convinte che un Paese come il nostro, dove la spesa pubblica supera la metà del Pil, debba i suoi guai a un eccesso di «liberismo». Il liberismo avrà senz’altro molti difetti. Ma non si capisce davvero come si faccia ad attribuirgli quelli di un Paese che regola persino gli sconti dei libri.

twitter @amingardi

Carlo Ametrano: Altro riconoscimento per Ayrton per sempre nel cuore

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Lo stabiese Carlo Ametrano, presidente del club Ayrton Senna di Castellammare di Stabia e autore del libro “Ayrton per sempre nel cuore” successo editoriale molto apprezzato dagli appassionati del grande campione brasiliano, il 30 Aprile presso la trattoria “Romagnola” di Castel San Pietro riceverà un importante riconoscimento alla sua opera da uno dei personaggi storici del tracciato di Imola. Bruno Grotti da sempre commissario alla sicurezza in pista del tracciato di Imola lo premierà con una targa ricordo.

Sarà l’ennesimo riconoscimento all’impegno di Carlo nell’onorare la figura del grande campione di Formula Uno.

Oltre a questa cerimonia dobbiamo ricordare che Carlo Ametrano quest’anno, ha organizzato il 21 marzo scorso, la festa per il 57esimo compleanno del glorioso Ayrton Senna quasi a rievocarne ancora l’esistenza sulla terra. La festa si è tenuta alla gelateria Primavera di Sorrento in Corso Italia e ha visto l’affluenza di tanti appassionati del mondo dell’automobilismo.

Il compleanno simbolico di Ayrton Senna è stato mediato con fare sontuoso dal buon Carlo che è stato ammirato ed apprezzato da tutti per la passione che da sempre profonde in questa sua attività.
Appuntamento al 1 maggio quando Carlo Ametrano sarà ad Imola per ricevere il premio, ma soprattutto per partecipare all’evento commemorativo dedicato ad Ayrton Senna e distribuire la sua opera editoriale a chi ancora non ha avuto la fortuna di poterlo sfogliare.

Grandi Opere. Il ponte ai siciliani? Solo dal dentista, mentre la Salerno-Reggio torna a letto con la Tirrenica

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Il governo intende accelerare il passo sul piano da 35 miliardi per le infrastrutture: 119 interventi prioritari, 46 opere singole e 73 differenti programmi che interessano in tutto 50 città. Ma il Ponte sullo Stretto, la Salerno-Reggio e la Tirrenica restano al palo.

Grandi opere, finanziati 119 progetti

Ma il Ponte sullo Stretto, la Salerno-Reggio e la Tirrenica restano al palo

ROMA – La lista comprende 119 interventi prioritari, si tratta di 46 opere singole e 73 differenti programmi che interessano in tutto 50 città: è il pacchetto di infrastrutture e interventi a favore della mobilità su cui il governo intende concentrare le risorse ed accelerare il passo. Il progetto «Connettere l’Italia» lanciato l’anno scorso – come spiega l’«Allegato Infrastrutture» che accompagna il nuovo Def appena varato – entra così nella sua fase operativa introducendo due novità importanti: una «rinnovata centralità della pianificazione strategica», e soprattutto la valutazione ex ante delle opere. In attesa della messa a punto del primo «Documento pluriennale di programmazione» il ministero dei Trasporti ha così effettuato una analisi a tappeto di tutte le opere valutando il loro impatto economico, lo stato di maturità progettuale, le risorse già investite ed il fabbisogno residuo ed alla fine di questo percorso ha stilato la lista di promossi e bocciati.

Obiettivi strategici  

Oltre alle opere strategiche nel campo delle ferrovie, delle strade, dei porti e degli interporti, particolare attenzione va alla cosiddetta «cura del ferro» nelle 14 città metropolitane, ai collegamenti ad alta velocità con gli aeroporti ed alle nuove piste ciclabili nazionali. «Il nuovo approccio alla politica infrastrutturale del Mit – è scritto nell’Allegato al Def – pone al centro dell’azione di governo i fabbisogni dei cittadini e delle imprese e promuove le infrastrutture come strumento per soddisfare la domanda di mobilità di passeggeri e merci (evitando strozzature e «colli di bottiglia») e per connettere le aree del Paese (in particolare le città, i poli industriali e i luoghi di maggiore interesse turistico) attraverso interventi che favoriscono lo sviluppo economico e proporzionati ai bisogni». Le nuove infrastrutture dovranno essere dunque non solo «utili», ma anche «snelle» e «condivise».

La scrematura dei progetti è avvenuta secondo tre differenti tipi di classificazione: «Interventi invarianti», ovvero opere i cui programmi possono proseguire senza alcun problema; interventi che devono essere sottoposti ad una revisione progettuale (project review), per tagliare i costi o per superare le controversie che sono insorte; ed infine interventi per i quali si richiede un progetto di fattibilità completamente nuovo che corrisponde nei fatti ad un azzeramento.

Promossi e bocciati  

Lo stop più significativo interessa il Ponte sullo Stretto, il cui progetto di fattibilità ora dovrà verificare «le possibili opzioni di attraversamento, sia stabili che non stabili», la E45 Orte-Ravenna, ed il prolungamento l’alta velocità da Salerno sino a Reggio Calabria, linea per la quale dovranno però essere valutate «modalità più efficienti» per velocizzare i collegamenti. Anche se è stata classificata nella fascia intermedia del project review anche la nuova autostrada tirrenica Civitavecchia-Livorno rischia grosso. In questo caso, a fronte della fortissima resistenza dei territori interessati, Capalbio e dintorni, si dovranno valutare possibili alternative, inclusa la riqualificazione della vecchia statale Aurelia. La lista dei progetti sottoposti ad obbligo di revisione è particolarmente lunga: si va dalla linea alta capacità Torino-Lione, per la quale – come è noto – si prevede di ridefinire i costi di intervento, all’altrettanto strategica linea Av Milano-Venezia, che ha il problema di ridefinire gli attraversamenti di Brescia e Vicenza. Da rivedere anche il progetto del Terzo valico (per «ottimizzare il collegamento con la rete esistente e verificare funzionalità e modello di esercizio»), l’autostrada Asti-Cuneo (revisione del progetto plano altimetrico per ridurre i costi e velocizzare le realizzazione) e la Statale 106 Jonica, il cui completamento richiede «la verifica di nuove soluzioni progettuali per individuare l’alternativa più sostenibile». Da ripensare anche il nuovo collegamento Tirreno-Brennero/Cispadana ed i progetti di ampliamento delle piste degli aeroporti di Fiumicino, Firenze e Catania.

Tutti i via libera  

Semaforo verde per una miriade di altre opere. In campo ferroviario il completamento del corridoio del Brennero, la Venezia-Trieste, il potenziamento della direttissima Firenze-Roma e della linea Adriatica ed il nodo di Milano. Quindi l’autostrada A22 Bolzano-Verona, una nuova tratta della A4 Venezia-Trieste, la statale Ravenna-Venezia, la E78 Grosseto-Fano, le pedemontane di Lombardia, Veneto e Marche e la Roma-Latina. Via libera anche a 4 ciclovie (Acquedotto pugliese, la Verona-Firenze, la Venezia-Torino ed il Grande raccordo anulare delle biciclette romano).

I costi  

Per completare tutte le opere che non richiedono revisioni secondo le stime del Mit servono 35 miliardi di euro: di questi 11,5 arriveranno dal Fondo sviluppo coesione, altri 23-24 dal Fondo investimenti di cui il governo a breve deciderà il riparto. Ai due player principali andrà il grosso dei fondi: 9,8 miliardi verranno infatti assegnati alle Fs, mentre altri 5,6 andranno all’Anas. In questo modo sino al 2020 dovremmo essere a posto.

Twitter @paoloxbaroni

vivicentro.it/economia
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lastampa/Grandi opere, finanziati 119 progetti PAOLO BARONI

Mertens ed un rinnovo che potrebbe non arrivare: i dettagli

Mertens ed un rinnovo che potrebbe non arrivare: i dettagli

Avrà anche trent’anni ma sembra un ventenne. È difficile pensare ad un Napoli senza Dries Mertens. Eppure, per come si sono messe le cose, l’attaccante belga potrebbe giocare altrove nella prossima stagione. C’è un rinnovo che tarda a venire e forse non arriverà mai. De Laurentiis sta provando a convincerlo con un’offerta irrinunciabile ma nella scelta del furetto fiammingo c’è di mezzo una situazione personale che potrebbe portarlo lontano dall’azzurro. Pare, infatti, che la moglie Kat, andata via dalla cità da qualche mese, non voglia più che Dries stia a Napoli. Interessa poco sapere per quale motivo, sta di fatto che dal Belgio fanno sapere che lady Mertens abbia posto un aut aut: «O me o il Napoli». Inutile dire che se fosse vero il giocatore deciderebbe per la prima ipotesi. Anche in virtù di un contratto in scadenza. Naturalmente i tifosi partenopei sono molto arrabbiati con Kat e siccome è molto seguita su Instagram, c’è qualcuno che non gliele ha mandate a dire. Ecco, dunque, che la wag ha provato a rimediare con un post molto significativo con tanto di foto. «Vedi Napoli e poi muori», ha scritto mostrando il panorama di Positano. Chissà se non è un messaggio di disgelo nei confronti di un popolo che l’ha sempre amata sin da quando ha messo piede in riva al Golfo. Poi naturalmente nessuno può mettere bocca negli affari privati di una famiglia. La situazione è molto delicata e quindi l’ultima parola spetterà a Dries.

L’OFFERTA. Le voci di mercato dicono che sul calciatore belga si sia fiondato il Manchester United. Ma lo vorrebbero pure in Cina dove guadagnerebbe una montagna di milioni di euro. Per il momento l’Oriente è scartato. Il fascino della Premier e la chiamata di Mourinho potrebbero essere determinanti. Ma De Laurentiis è andato oltre e gli ha messo sul piatto un rinnovo cospicuo. Che se fosse arrivato a fine 2016 a quest’ora non ci sarebbero stati tutti questi problemi. Le intenzioni del patron sono serie. E i soldi che guadagnerebbero solo di più rispetto alla offerta dello United. Ma tutto dipende dalla situazione familiare. Se si risolve e Kat si convince a tornare allora non ci sarà problema. In caso contrario risulterebbe davvero difficile rivedere Mertens in maglia azzurra per le prossime stagioni.

Fonte: Il Roma.

Mertens come Higuain: a 30 anni grandi ambizioni, basta indugiare

Mertens come Higuain: a 30 anni grandi ambizioni, basta indugiare

A 30 anni è tempo di bilanci e di rinascite. Come Higuain, anche Mertens potrebbe lasciare Napoli per raggiungere la definitiva consacrazione altrove. La Gazzetta dello Sport scrive: “Come il suo amico argentino ha infatti grandi ambizioni da realizzare nell’immediato futuro essendo alla soglia dei trent’anni. Ecco perché non ha preso bene il continuo temporeggiare del Napoli sul rinnovo del suo contratto in scadenza nel 2018. Non si aspettava di certo che il club tardasse così tanto nel formulargli una proposta e questo ha provocato una certa freddezza nei rapporti tra le parti. Dunque ora Mertens sta riflettendo sul da farsi e si interroga sui progetti futuri del club. Ieri il presidente De Laurentiis, all’uscita dalla Lega, non ha voluto parlare dell’argomento rinnovi. Sembra si stia dedicando più da vicino alla questione Insigne, per il quale sono attese novità a breve, eppure Mertens ha già tanti corteggiatori, su tutti il Manchester United che è venuto anche ad osservarlo più volte dal vivo in questa esaltante stagione”.

Hamsik: “Napoli, sarà scudetto. Conta il luogo in cui vivi”

Hamsik: “Napoli, sarà scudetto. Conta il luogo in cui vivi”

“Dottor Felicità” fa una sorpresa ai bambini dell’ospedale Santa Maria delle Grazie a Pozzuoli. Stiamo parlando di Marek Hamsik, il quale ha distribuito maglie autografate e dolci ai piccoli tifosi azzurri. Il calciatore azzurro non ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale, eccezion fatta per qualche piccola battuta, riportata dal Mattino: “Napoli, sarà Scudetto. Presto arriveremo al primo posto. Conta il luogo dove vivi. Molti genitori mi dicono che la mia cresta ha rovinato tanti bambini”. 

Il chiaro messaggio di Trump a Pyongyang

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Come scrive Gianni Riotta nel suo editoriale su La Stampa, l’azione di Trump in Afganistan si tratta di un «chiaro messaggio a Pyongyang» alla vigilia di un possibile test nucleare della Nord Corea.

Il messaggio di Donald a Pyongyang

Nel 1998 la Commissione bipartisan di studio sul rischio di guerra atomica contro gli Stati Uniti pubblicò il suo, allarmato, rapporto, proponendo tra le altre idee lo sviluppo di ordigni «preventivi», bombe non nucleari ma di devastante potenza, capaci di distruggere bunker e cunicoli sotterranei, con silos nucleari nemici. Il rapporto, la cui lettura ancora molto spiega del nostro mondo, ebbe come prima firma quella del futuro ministro della Difesa Donald Rumsfeld, la cui controversa «dottrina», guerra tecnologica del XXI secolo contro guerra atomica del XX, ha trovato ieri una nuova applicazione, quando gli Stati Uniti hanno, per la prima volta, usato una bomba Moab in Afghanistan.

Moab sta per Massive Ordnance Air Blast, ma, nell’eterno gusto militare per le sigle, è conosciuta come Mother Of All Bombs, madre di tutte le bombe, costruita dalla Dynetics, pesa 9525 chili, lunga 9,15 metri, con 8.165 chili di esplosivo tritonal, Tnt e polvere di alluminio. Non è la più potente nell’arsenale non nucleare Usa, il record va al Mot, pesante ben 14.000 chili, ma, sganciata con un paracadute e poi guidata da sensori, penetra bunker fino a 60 metri di profondità, lasciandosi intorno il deserto in un raggio di 150 metri.

Moab è stata lasciata esplodere sul distretto di Achin, provincia di Nangarhar, in Afghanistan, non lontano dal Pakistan, dove un ridotto di circa 800 terroristi Isis organizza i propri raid. Il presidente Trump ha ordinato di intensificare i bombardamenti in Afghanistan, dove i taleban hanno il controllo di ampi territori e Isis è alle corde. Da gennaio 2017, 450 bombe ad alto potenziale hanno colpito il Paese, contro un totale di 1300 usate da Obama nel 2016, il doppio di missioni dell’aeronautica.

Gli esperti di strategia sanno che Moab, (Putin ha una sua superbomba, si chiama Padre di Tutte le Bombe, vanterebbe quattro volte la potenza degli ordigni Usa) non vincerà la guerra contro i taleban, radicati su un territorio vasto, ma è capace di indurre terrore «shell shock», la nevrosi da bombardamento della Prima guerra mondiale, in chi sopravvive alla sua esplosione. «Moab crea deterrenza, spaventa chi sa di averla puntata contro» osserva Robert Hammack, uno dei progettisti.

Intanto la squadra navale Usa, con la portaerei Vinson, incrocia verso la Corea del Nord e il regime di Kim Jong-un lascia intendere che, nelle prossime ore, un nuovo test nucleare potrebbe essere ordinato sul sito di Punggye-ri, dove i satelliti rilevano una febbrile attività in vista del 15 aprile, anniversario di nascita di Kim Il-sung, fondatore del regime e nonno di Kim. Trump ha chiesto al presidente cinese Xi Jinping una mano per frenare la deriva atomica di Pyongyang, illegale secondo l’Onu, minacciando via twitter di agire da solo se Pechino non collaborerà contro il riottoso vassallo. Xi ha ridotto le importazioni di carbone dalla Corea, ma non intende lasciare Washington libera di colpire al proprio confine.

Un raid preventivo, atomico o convenzionale, contro la Corea è da sempre escluso dagli strateghi sud coreani, cinesi e americani, consapevoli che, come provano Germania 1943-1945 e Vietnam 1966-1973, bunker sotterranei ben organizzati sopravvivano anche a rovinosi bombardamenti. E c’è il pericolo che, attaccato, Kim possa girare un ordigno, o materiale radioattivo, a terroristi per fabbricare una bomba «sporca» e destabilizzare Usa o Europa. Trump però, d’istinto, potrebbe non ascoltare queste letture accademiche e agire comunque: la sua imprevedibilità preoccupa la Cina, e potrebbe indurla a rompere il tradizionale attendismo e stoppare finalmente il demagogo Kim. Resta però, su tutti, il rischio dell’incidente, delle comunicazioni mal comprese, e per questo, al confine nucleare delle Coree, si annuncia una Pasqua difficile.

vivicentro.it/opinione
vivicentro/Il chiaro messaggio di Trump a Pyongyang
lastampa/Il messaggio di Donald a Pyongyang GIANNI RIOTTA

Retroscena Kovacic-Napoli, Giuntoli chiamò il Real Madrid per l’ex Inter

Retroscena Kovacic-Napoli, Giuntoli chiamò il Real Madrid per l’ex Inter

Il reparto centrale soddisfa Maurizio Sarri: il Napoli, tuttavia, è ancora alla ricerca di un tassello per migliorare il centrocampo. Secondo quanto riporta il Corriere dello Sport, la scorsa estate Giuntoli chiamò il Real Madrid per chiedere informazioni in merito a Mateo Kovacic, ex centrocampista dell’Inter. Il nome del croato potrebbe ritornare di moda in questa sessione di mercato.

Attività di base, Real Stabia-Juve Stabia 1-2

Attività di base, Real Stabia-Juve Stabia 1-2

Real Stabia – Juve Stabia finisce con la vittoria delle Vespette per 1 a 2. I ragazzi del mister Petrillo hanno trovato  una squadra ben organizzata. Primo tempo equilibrato, da annotare una bellissima parata di Arrichiello su un tiro da fuori area. Secondo tempo di dominio assoluto delle vespette che vanno in vantaggio con una bella azione corale di Minasi e Cavaliere e finalizzazione di Fabrizio. Subiscono il pareggio con un regalo fatto dall’arbitro alla squadra avversaria. Quasi al termine un’altra bella azione Lettera-Minasi-Fabrizio, con rete di Cavaliere porta le vespette alla vittoria finale.

Così in campo:

Arrichiello, Migliaccio, Mammhout (Ventrone), Noviello, Vinciguerra, Prisco (Marino), Lettera, Roma, Fabrizio, Minasi, Montella (Cavaliere)

a cura di Ciro Novellino

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Giuntoli compila la lista di mercato: otto nomi per tre ruoli

Giuntoli compila la lista di mercato: otto nomi per tre ruoli

Il progetto del Napoli resta chiaro, la società di Aurelio De Laurentiis punterà sempre sui giovani talenti: come riporta Il Corriere dello Sport, il direttore sportivo azzurro Cristiano Giuntoli ha varato la lista degli identikit da ricercare sul mercato, ovvero un laterale basso, un uomo per il reparto offensivo e un rinforzo a centrocampo. Si seguono i terzini di Atalanta, Feyenoord ed Hoffenheim Andrea Conti, Rick Karsdorp e Jeremy Toljan; i centrocampisti di Real Madrid ed Anderlecht Mateo Kovacic e Youri Tielemans; gli esterni offensivi di Athletic Bilbao, Villarreal e Chelsea Iker Muniain, Samu Castillejo e Bertrand Traorè.

Hamsik diventa ‘Dottor felicità’ per i piccoli dell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli

Hamsik diventa ‘Dottor felicità’ per i piccoli dell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli

Una grande sorpresa la visita di Marek Hamsik all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli. Per gli auguri ai piccoli ricoverati nel reparto di pediatria, il capitano del Napoli si è recato in corsia, dove ha ricevuto in dono dal direttore generale, Antonio D’Amore, un camice medico con marchio dell’Asl Na2 Nord e con impresso il numero 17. Un dono che ha strappato sorrisi al calciatore, trasformato per un giorno in «Dottore felicità». Hamsik ha regalato ai bambini ricoverati delle magliette autografate e ha consegnato uova di cioccolato. Ha sollevato neonati, abbracciato quelli più grandicelli, con la felicità negli occhi di donare innanzitutto serenità. Il primario, il dottor Eduardo Sanguigno, con l’associazione Abio e con il presidente del consiglio comunale di Pozzuoli, Enrico Russo, hanno mostrato a Marek il reparto, invitandolo a tornare in futuro.

Donald Trump mostra i muscoli in Afghanistan

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Missili e armi convenzionali: il presidente vuole che i nemici tornino a temere l’America ed il suo arsenale

Trump mostra l’ arsenale per rigenerare il potere Usa

NEW YORK – La «Madre di tutte le bombe», che il Pentagono ha sganciato sulle postazioni dell’Isis in Afghanistan, è solo un esempio dell’arsenale e delle truppe che il presidente Trump ha a disposizione per colpire la Corea del Nord. Si va dai Navy Seals, i reparti speciali che si stanno addestrando in questi giorni proprio con gli alleati di Seul, e potrebbero prendere di mira direttamente il leader Kim, alle bombe nucleari come la MK-41, mille volte più potente di quella che esplose su Nagasaki.

La Gbu-43/B*, cioè la Massive Ordnance Air Blast Bomb usata ieri in Afghanistan, è in servizio dal 2003 ed è la più potente bomba convenzionale dell’arsenale americano. Gbu sta per guided bomb unit, una sigla che si applica a diversi ordigni. Nonostante le sue le dimensioni, però, impallidisce rispetto all’atomica usata nel 1945 su Hiroshima, perché ha solo lo 0,075% della sua forza.

Subito dopo viene la Blu-82/B, soprannominata «Daisy Cutter», che pesa 6,8 tonnellate, contiene esplosivo Gsx, ma vale appena lo 0,052% dell’arma nucleare che mise in ginocchio il Giappone. Queste però sono bombe capaci di penetrare i bunker, e quindi distruggere le infrastrutture del programma atomico nordcoreano, senza fare stragi tra la popolazione delle proporzioni di Hiroshima e Nagasaki. Lo stesso lavoro può farlo la Gbu 57, una massive ordnance penetrator, e su scala minore la Gbu-28, soprannominata «Deep Throat», gola profonda, bomba a guida laser da 630 libbre di esplosivo per distruggere i bunker.

I missili che abbiamo visto colpire in Siria la settimana scorsa sono i classici Tomahawk, unità da quasi due milioni di dollari che possono essere lanciati da navi e sottomarini, e armati con testate convenzionali o nucleari. In questo arsenale, nel comparto dei razzi aria-terra lanciati dagli aerei, ci sono poi i Jdam, cioè Joint Direct Attack Munition, e i Jsow, Joint Standoff Weapon, vettori guidati con un costo che va da 280.000 dollari fino a oltre 700.000.

«La potente armata», come l’ha definita Trump, che naviga verso le coste della Corea del Nord, è guidata dalla portaerei nucleare Vinson, una delle dieci unità della classe Nimitz di cui dispone la marina militare Usa. Sotto l’acqua, invece, gli strumenti più letali sono i sottomarini nucleari della classe Ohio, che possono lanciare tanto i Tomahawk, quanto le testate atomiche.

In cielo i bombardieri invisibili B-2 hanno un raggio di 7.000 miglia, mentre in un ipotetico conflitto potrebbe fare il loro esordio gli F-35, costosi e contestati caccia dell’ultima generazione. Insieme ai droni, come l’MQ 9 Reaper che può viaggiare per oltre mille miglia, che sono stati l’arma preferita dall’ex presidente Obama nella lotta al terrorismo.

Trump ha detto che vuole rafforzare l’arsenale nucleare, ma naturalmente non ha avuto ancora il tempo di farlo. Comunque ha già in mano ordigni come la MK-41 da 25 megaton, cioè mille volte più potente dell’atomica scoppiata su Nagasaki.

Se si arrivasse a combattere sul terreno, invece, gli strumenti più avanzati restano i carri armati M1 Abrams e gli obici da 155 mm. In Corea del Sud, poi, proprio in questi giorni si stanno svolgendo le esercitazioni annuali congiunte «Foal Eagle» e «Key Resolve», che coinvolgono circa 17.000 militari. Tra di loro ci sono anche i Navy Seals del Team 6, cioè quello che era andato ad uccidere Osama bin Laden in Pakistan. Il comandante della U.S. Navy Gary Ross smentisce, ma secondo i media locali si stanno addestrando per un eventuale raid che prenda di mira Kim Jong-un.

Le opzioni a disposizione di Trump sono quindi molte, e potenti, in grado tanto di distruggere le infrastrutture del programma nucleare, quando di rovesciare il regime. Il problema sono le possibili rappresaglie di Pyongyang, che potrebbe colpire la Corea del Sud con le sue armi nucleari, convenzionali, o anche chimiche, che secondo gli analisti giapponesi possiede ed è in grado di utilizzare. Un colpo solo basterebbe a fare strage, vista la vicinanza con Seul. O peggio ancora un coinvolgimento della Cina, che se fosse trascinata in un conflitto potrebbe trasformarlo in una apocalisse globale.

* La GBU-43 Massive Ordnance Air Blast bomb (MOAB) è una bomba guidata di fabbricazione statunitense. L’acronimo MOAB è anche interpretato, informalmente, come Mother Of All Bombs (“madre di tutte le bombe” in lingua inglese), in quanto l’ordigno è tra le più grandi e potenti bombe mai costruite dagli Stati Uniti. Come peso (che è di quasi 10 tonnellate) è comunque superata dalla Grand Slam e dalla T12.

TIME: The U.S. Just Dropped the ‘Mother of All Bombs’ in Afghanistan. But What Is That?

vivicentro.it/cronaca
vivicentro/Donald Trump mostra i muscoli in Afghanistan
lastampa/Trump mostra l’arsenale per rigenerare il potere Usa – PAOLO MASTROLILLI – INVIATO A NEW YORK

Rinnovo Insigne, il Napoli valuta una nuova offerta

Rinnovo Insigne, il Napoli valuta una nuova offerta

Come riporta Il Mattino: “Gli ultimi incontri hanno portato ad una proposta con ingaggio a salire per cinque anni per Lorenzo Insigne, con una media di circa 3.5 a stagione, cifra a cui non si arriverebbe immediatamente e che per questo motivo non ha trovato risposta entusiasta della controparte. Il Napoli sta studiando l’ipotesi di arrivare subito a quella cifra, ma allo stato il nodo sono i diritti di immagine. Insigne vorrebbe valorizzarli e gestirli in proprio o almeno per meta’, dando comunque, a quanto pare, un valore di almeno 1 milione di euro a stagione. Si attende la controproposta del club, con De Laurentiis che e’ consapevole del valore e dell’importanza del calciatore”.

L’entourage di Mertens ha detto ‘si’, ma il problema è la volontà di Kat

L’entourage di Mertens ha detto ‘si’, ma il problema è la volontà di Kat

Sulla permanenza in azzurro di Mertens pesa l’incognita legata alla voglia della moglie Kat di cambiare citta’ e la crisi sentimentale tra i due. De Laurentiis e Giuntoli hanno offerto a Mertens un rinnovo fino al 2021, sulla base di 2,9 milioni di euro a stagione piu’ bonus piuttosto agevoli legati a presenze e gol. Il Mattino scrive: “Gli agenti di Mertens non si aspettano rilanci da parte del Napoli che ha pure accettato di inserire delle clausole rescissorie all’interno del contratto (una valida per l’Europa e l’altra per la Cina) perche’ sono ampiamente soddisfatti dell’offerta economica. L’accordo con Mertens c’e’ e Giuntoli e’ pronto a raccogliere i frutti di un lavoro diplomatico lungo, costante e molto attento. Se Mertens decide di non prolungare, va ceduto. Sarri e’ stato chiaro con Giuntoli: Mertens e’ un giocatore importante a 360 gradi, dentro e fuori dal campo e bisogna aspettare”.

Se Mertens dovesse partire, De Laurentiis vuole a tutti i costi Keita

Se Mertens dovesse partire, De Laurentiis vuole a tutti i costi Keita

Se Dries Mertens decidesse di non restare a Napoli, il club deve farsi trovare pronto e Giuntoli monitora i vari campionati europei. Come riporta Il Mattino, ha sondato il Villarreal per Castillejo e da qualche settimana suoi emissari non perdono occasione per relazionarlo su Deulofeu per cui il Napoli farebbe davvero carte false. E De Laurentiis in persona tiene i contatti con la Lazio per il gioiellino di Lotito, Keita. Insomma, anche se il Napoli non puo’ privarsi di Mertens a cuor leggero, e’ proprio per una questione di cuore che il belga rischia di andare via.

La superbomba di Trump sui tunnel dell’Isis

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Le forze armate americane colpiscono i tunnel dell’Isis usando per la prima volta «la madre di tutte le bombe»*, l’ordigno non nucleare più potente a disposizione. 

La “Madre di tutte le bombe” contro l’Isis in Afghanistan

Per la prima volta il Pentagono sgancia la Gbu 43/B, costruita e testata nel 2003 La Casa Bianca: questo è un altro grande successo, colpite le gallerie dei miliziani
NEW YORK – Nessun fronte è escluso. Il nuovo corso interventista di Donald Trump ha l’ambizione di abbracciare tutti i dossier bellici americani. È la volta dell’Afghanistan, guerra dimenticata dove stazionano 8400 militari americani, oltre a diversi contingenti internazionali, tra cui quello italiano, nell’ambito della missione Nato Resolute Support.

Il commander in chief sgancia una bomba mirata a colpire «tunnel e grotte usate dai miliziani dell’Isis». Il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, ha quindi sottolineato che nell’azione «sono state prese tutte le precauzioni per evitare vittime civili e danni collaterali», rimandando poi al Pentagono per ulteriori dettagli. L’Afghanistan non è un feudo delle bandiere nere, ma dal 2015 è infiltrato di terroristi foraggiati da Abu Bakr al-Baghdadi che sono penetrati nel Paese, insediandosi in particolare nella provincia di Nangarhar, convertendo taleban o filo-qaedisti, o combattendoli. Nella maggior parte dei casi si tratta delle stesse persone che anziché issare la bandiera bianca taleban ne issano una nera, perché incute più timore e attira denaro. «Un’altra missione di successo, sono molto orgoglioso dei nostri militari» chiosa Trump, sottolineando che i militari hanno la sua «totale autorizzazione».

La «superbomba»* è la cosiddetta bomba Moab (la sigla significa «Massive ordnance air blast», ma è stata ribattezzata mother of all bombs – madre di tutte le bombe). Un’arma potentissima che pesa quasi 10 tonnellate ed è capace di distruggere tutto nel raggio di centinaia di metri. Costruita dagli Stati Uniti ai tempi della guerra in Iraq nel 2003 e costata 14,6 milioni di dollari, finora non era mai stata utilizzata in combattimento. La mossa di Trump sembra complementare alla «nuova strategia» attuata contro i militanti dell’Isis, concentrati nella provincia orientale di Nangarhar. E che arriva a pochi giorni di distanza dall’annuncio del’ambasciatore afghano, Hamdullah Mohib, secondo cui entro il 2020 non sarà necessario l’aiuto di Paesi stranieri a sostegno delle forze di sicurezza nazionali, finanziamenti esclusi.

Gli jihadisti dell’Isis hanno condotto diversi attacchi, compreso quello che ha causato ieri davanti al ministero della Difesa a Kabul almeno cinque morti e dieci feriti. Hanif Atmar, consigliere per la Sicurezza nazionale del presidente Ashraf Ghani, ha visitato varie zone assicurando che sulla base di specifiche istruzioni del capo dello Stato e di «nuove direttive», «l’Isis sarà eliminata da questa provincia». Oltre ad Atmar, hanno visitato la provincia numerosi alti responsabili dei ministeri della Difesa e dell’Interno, nonché ufficiali della Nato e dell’esercito afghano per esaminare i risultati dell’Operazione «Hamza» avviata contro l’Isis tempo fa. Il generale Muhammad Zaman Waziri ha indicato che dall’inizio dell’offensiva distretti di Achin e Kot sono stati uccisi 326 militanti dell’Isis, fra cui alcuni comandanti.

* La GBU-43 Massive Ordnance Air Blast bomb (MOAB) è una bomba guidata di fabbricazione statunitense. L’acronimo MOAB è anche interpretato, informalmente, come Mother Of All Bombs (“madre di tutte le bombe” in lingua inglese), in quanto l’ordigno è tra le più grandi e potenti bombe mai costruite dagli Stati Uniti. Come peso (che è di quasi 10 tonnellate) è comunque superata dalla Grand Slam e dalla T12.

TIME: The U.S. Just Dropped the ‘Mother of All Bombs’ in Afghanistan. But What Is That?

vivicentro.it/cronaca
vivicentro/La superbomba di Trump
lastampa/La “Madre di tutte le bombe” contro l’Isis in Afghanistan FRANCESCO SEMPRINI – NEW YORK

F1, GP Bahrain 2017: prove libere. Orario d’inizio e come seguirle in tv

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Sarà un weekend rovente quello del terzo appuntamento mondiale di F1 2017. I 5412 metri di Sakhir saranno teatro di una sfida di resistenza per mezzi e piloti. Le alte temperature previste accompagneranno il darsi in pista dei piloti fin dalle prime prove libere. Un aspetto, da un lato, positivo per i team che così avranno modo di testare l’usura degli pneumatici in condizioni decisamente particolari. Sarà interessante verificare in che modo Mercedes, Ferrari e Red Bull gestiranno un asfalto letteralmente rovente. Al momento, regna sovrano l’equilibrio tra le scuderie di Stoccarda e Maranello: Lewis Hamilton e Sebastian Vettel in testa alla classifica piloti con 43 punti e le Frecce d’Argento davanti di una sola lunghezza nella graduatoria dei costruttori. Sarà una contesa “very hot”. Di seguito il programma delle libere con diretta televisiva di Sky Sport e della Rai e Live testuale di OASport

La programmazione di SKY Sport F1/HD

Venerdì 14 aprile
ore 13.00-14.30, F1, Prove libere 1, diretta
ore 15.00, F1, Prove libere 1, replica
ore 17.00-18.30, F1, Prove libere 2, diretta
ore 20.30 e 24.00, F1, Prove libere 2, repliche

Sabato 15 aprile
ore 14.00-15.00, F1, Prove libere 3, diretta

La programmazione di RAI/HD

Venerdì 14 aprile
ore 13.00-14.30, F1, Prove libere 1, Rai Sport/+ HD, diretta
ore 17.00-18.30, F1, Prove libere 2, Rai Sport/+ HD, diretta

Sabato 15 aprile
ore 14.00-15.00, F1, Prove libere 3, Rai Sport/+ HD, diretta

giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

Castellammare, prosegue il problema acqua: arriva una nota Gori

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Castellammare, prosegue il problema acqua: arriva una nota Gori

Prosegue il problema acqua in alcune zone di Castellammare di Stabia. GORI comunica che a causa di un guasto improvviso sono in corso mancanze d’acqua e abbassamenti di pressione da giovedì 13 aprile 2017 alle 23:00 a venerdì 14 aprile 2017 alle 10:30, nelle seguenti zone del comune di Castellammare di Stabia:

  • via Cosenza,via Bracco,via Cicerone
  • Via Galeno,VIA Einaudi,Via Alessandro Volta
  • Via Benedetto Croce,Via Gabriele D’Annunzio
  • Via Grotta San Biagio