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Roma, inizia l’era Monchi: il ds è atterrato a Fiumicino

NOTIZIE AS ROMA – Le voci che si sono rincorse per mesi sul possibile approdo nella capitale dell’ormai ex ds del Siviglia sono diventate realtà: Monchi è atterrato a Fiumicino alle 13.43. Ad attenderlo nell’aeroporto romano c’era il direttore generale della società giallorossa Mauro Baldissoni e pare che i due si siano diretti assieme a Trigoria. Già stasera il dirigente spagnolo dovrebbe aggregarsi alla squadra a Pescara per stare accanto alla sua nuova squadra già a partire dalla fine di questo campionato. Ramon Monchi firmerà un contratto triennale per provare a ripetere il “capolavoro” riuscitogli in terra iberica con le moltissime plusvalenze messe a segno dal 2000 fino ad oggi anche all’ombra del Colosseo.

Claudia Demenica

Francia, primo turno presidenziali: Macron 23,76 per cento, Le Pen 21,58

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Nelle zone rurali trionfa Le Pen, giovani e città con Macron

La resa dei partiti storici in una Francia divisa a metà

Emmanuel Macron salva l’onore della Francia: è il più votato con il 23,76 per cento al primo turno della presidenziali di ieri; Marine Le Pen arriva «solo» seconda con il 21,58, dopo l’orgia di sondaggi e tamtam che la davano da un anno al 26 per cento, primo partito e candidata da battere. E invece sarà lei a dover rincorrere il suo avversario di qui al ballottaggio del 7 maggio.

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Perdono gli storici partiti francesi, socialisti ed ex gollisti. Ma la vera questione è ora sapere se il giovane Macron, candidato senza partito, socialdemocratico dichiarato ed europeista convinto, sarà in grado di arrivare fino in fondo, se saprà reggere l’urto dell’onda populista di cui la Le Pen si è fatta interprete e non da sola. Il tribuno dell’estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon leader della «France insoumise» (la Francia che non si sottomette) sfiora il 20 per cento e quindi sommando i voti degli «opposti estremismi» antisistema si arriva ad oltre il 40 per cento di voti espressi. È difficile immaginare che i voti dell’estrema sinistra si sommino automaticamente a quelli del Front National in odio politico al candidato del «sistema» Emmanuel Macron; più realistico immaginare che molti di questi consensi si trasformino in astensione. Mélenchon per ora non si è schierato. Ma la dimensione politica ed emotiva del fenomeno «anti» resta impressionante. È la sfida più grande della politica europea di oggi, dopo Trump e dopo la Brexit.

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Il candidato della destra repubblicana François Fillon si è quasi subito dichiarato sconfitto: sembra appena sopra Mélenchon, ma comunque sonoramente battuto. I francesi non gli hanno perdonato lo scandalo della moglie e dei figli stipendiati come assistenti parlamentari. Il candidato socialista Benoît Hamon raccoglie soltanto il 6 per cento dei voti: un risultato umiliante per rue Solférino che mette una seria ipoteca sulla sopravvivenza del partito. Ci vorrà una rifondazione, ma nessun Mitterrand (come fu nel 1971) è all’orizzonte. Sia Fillon che Hamon hanno già fatto appello a un voto «anti-Le Pen», a denti stretti – dunque – a favore di Macron, il candidato che più hanno combattuto in questa paradossale campagna elettorale.

Ma l’unica cosa che conta ora è sapere se Emmanuel Macron, questo giovanotto di 39 anni, brillante ex banchiere d’affari in Rothschild, ex vicesegretario dell’Eliseo, ex ministro dell’Economia di François Hollande, saprà convincere la maggioranza dei francesi di poter incarnare il ruolo da quasi monarca che la Costituzione della Quinta repubblica affida al presidente. Lo sapremo tra quindici giorni.

Intanto, quest’elezione è già storica sotto vari aspetti, un «sisma», come scrive Le Monde. Non vanno al ballottaggio i candidati dei due partiti tradizionali ed è la prima volta che accade. I socialisti eredi di Mitterrand sono ai minimi; i «repubblicani» eredi della mutazione gollista sono fuori dalla sfida decisiva nella vita politica francese. Per la prima volta il partito d’estrema destra, erede della Francia nera, da Vichy all’Oas che fece a suon di bombe la guerra a De Gaulle per l’indipendenza dell’Algeria, supera il 20 per cento dei voti. Per la prima volta un candidato come Macron, senza partito se non il suo movimento «En marche» (in marcia) fondato appena un anno fa, arriva al ballottaggio. Lui stesso era praticamente uno sconosciuto fino a quando Hollande non l’ha nominato ministro dell’Economia. E inoltre non era mai stato eletto, una vera eresia per la tradizione della politica francese che, fondata sul radicamento territoriale ed elettorale degli eletti («Les élus»), esprime da sempre la sua legittimazione.

L’analisi del voto, per quanto era possibile fare nella notte, conferma che nelle zone rurali e in quelle dove più ha colpito la crisi economica e industriale, Le Pen è prima come fu nelle regionali 2015 (quando però venne poi battuta ai ballottaggi). Macron vince a Parigi e nelle grandi città. È probabile che anche nella rilevazione dei flussi per generazioni le divisioni siano altrettanto nette: più forte Le Pen tra i giovani; più Macron nell’elettorato moderato.

La posta in gioco è altissima: governo della Francia e sopravvivenza dell’Unione Europea. La risposta del 7 maggio non è scontata: sugli 11 candidati che ieri si sono presentati al voto, solo Macron si dichiarava indiscutibilmente europeista. Naturalmente affermando la necessità di riformare e di cambiare la politica economica, meno austerità e più sviluppo, ma con la difesa ad oltranza della Ue e dell’euro. Anche Fillon, candidato della destra repubblicana, ha giocato l’ambiguità ricordando di aver votato No, nel 1992, al referendum sul trattato di Maastricht e la moneta unica.

Il ballottaggio introdurrà dunque una diversa scomposizione dell’elettorato: nel primo turno si vota col cuore e con la propria identità, nel secondo turno si sceglie con la ragione, spesso più contro il candidato che non si vuole che a favore dell’altro. Fu così nel 2002 quando a sorpresa il Presidente gollista Chirac si trovò di fronte al ballottaggio non il socialista Jospin, ma Jean-Marie Le Pen, storico duce dall’estrema destra e padre di Marine. La sinistra fu costretta a votare per il nemico: 82 per cento per Chirac. Ma molta acqua è passata sotto i ponti della Senna e gli scenari sono completamente diversi. Nessuno pensi di rivivere il replay di allora. È un’altra partita, ma – si spera – con lo stesso risultato finale.

EDITORIALE – Juve Stabia, una vittoria “matematica”

Dopo quattro mesi la Juve Stabia è tornata alla normalità, ovvero a vincere al Romeo Menti. I tre punti nel proprio stadio erano diventati, per i gialloblù, una piacevole abitudine nella prima parte di stagione; completamente diverso il 2017, con la Fidelis Andria prima vittima delle Vespe nel proprio “alveare”. La vittoria di ieri dei gialloblù ha una forte componente che potremmo definire numerica, matematica e spieghiamo subito il motivo di questa interpretazione.

Le Vespe sono state schierate da Carboni con un atteggiamento offensivo, a tratti spregiudicato; il tecnico toscano ha varato un inedito 4-2-3-1, quasi a voler dire ai suoi ragazzi “O la vittoria o la vittoria”. Il nuovo assetto tattico ha funzionato, galvanizzando i fantastici 4 schierati da Carboni. Ripa si è confermato per l’ennesima volta letale sotto porta, assistito alla perfezione da Lisi e Kanoute; l’esterno romano ha macinato kilometri, mentre il senegalese ha trovato il gol scaccia maledizione.

La nota, forse a sorpresa, più lieta è stata però la verve di Aniello Cutolo, apparso trasformato dal nuovo ruolo di mezza punta: il fantasista è stato appunto schierato da fantasista, dietro Ripa nel tridente di assistenza alla punta battipagliese.
Il numero 33 ha toccato molti più palloni, dimenticando gli egoismi delle precedenti partite e giocando da uomo squadra. Scelta azzeccata, quella di Carboni, che ha allontanato Cutolo dalla fascia, zona di campo che presuppone una corsa che l’ex Entella, ad oggi, non può garantire. Lo stesso Cutolo, nel post gara, pur confermando di essere a disposizione della squadra in ogni ruolo, ha ammesso di trovarsi molto meglio nella posizione di fantasista/seconda punta.

Carboni ha quindi confermato la sua intrapendenza nel giocare con i numeri, nel senso di variare tanti assetti tattici cercando costantemente la soluzione migliore per i problemi della sua squadra.
Il tecnico è infatti partito nella sua gestione affidandosi al 4-3-3 del suo predecessore Fontana; ha poi valutato sul campo il 3-5-2, con Lisi e Cancellotti schierati a tutta fascia, ed il 4-4-2, con l’attacco pesante Ripa-Paponi. L’allenatore della Juve Stabia non si è fermato, arrivando poi ad osare al massimo col 4-2-3-1 visto ieri.

È forse ancora presto per dire se lo schema di ieri sia stato un azzardo, un esperimento momentaneo o se rappresenti una possibile nuova identità delle Vespe in stile Juventus allegriana (Higuain, Dybala, Mandzukic e Cuadrado tutti insieme), ma le indicazioni positive da cui ripartire ci sono.

A prescindere dai risultati, va comunque dato atto a Carboni di aver sottratto alla Juve Stabia quella identità quasi obbligata che si rinveniva solo nel 4-3-3. Le Vespe ora sono in grado di giocare in vari modi, riuscendo a mutare l’assetto anche a partita in corso.
La nuova identità camaleontica dei gialloblù può rappresentare un fattore importante in vista degli imminenti play off. A volte, “dare i numeri”, può essere una svoltaa positiva!

Raffaele Izzo

Promozione-Nuova Ischia,Mister Isidoro Di Meglio:”Non ci siamo con la testa”

Di Simone Vicidomini

Ischia. Una domenica davvero negativa per la Nuova Ischia che perde lo scontro diretto al “Mazzella” con l’Afro Napoli United. Una sconfitta per i gialloblu che non solo perdono una partita chiave in ottica per i play-off ma vengono superati in classifica anche dal Monte di Procida e scivolano al terzo posto in classifica,complicandosi ancor di più il cammino la strada verso l’Eccellenza. La gara vista al “Mazzella” è stata soltanto un antipasto della sfida che con molta probabilità rivedremo nella semifinale di andata dei play-off. A fine gara lo stesso Isidoro Di Meglio è rammaricato per il risultato. “Purtroppo è un’annata caratterizzata da tantissimi svarioni. Se si prepara una partita in venti giorni di sosta,sapendo che loro battono sempre queste punizioni velocemente e prendendo gol proprio in una situazione del genere,significa non starci con la testa. Dopo il primo gol ci siamo un po sfaldati,abbiamo perso fiducia nelle nostre possibilità e ci siamo lasciati andare. Non c’è stata reazione,nessuno ha provato a prendere per mano la squadre e siamo venuti meno dal punto di vista della personalità. Noi dovevamo cercare di vincere per mantenere il secondo posto,così come loro per giocare i play-off. Se non prendiamo quel primo gol,magari la partita prende una piega diversa. Ma è andata così non possiamo fare più nulla”. Una sconfitta che brucia senza alcun dubbio ma pesa anche l’ennesima espulsione di Gianluca Saurino,che quasi certamente salterà i play-off. “Questo non lo so,non voglio commentare quest’episodio. Ormai è un anno intero che è così. Guardiamo sotto questo punto di vista,ogni volta che un mio calciatore parla viene espulso. La controprova è che capita sempre a Gianluca Saurino. La prestazione di Arcobelli? Non ha fatto una buona prestazione,da lui mi aspetto sempre qualcosa in più. Le sostituzioni non sono per bocciare qualcuno ma per cambiare qualcosa. Avevo visto anche Oratore bene in settimana,ho pensato di puntare su di lui”. A fine gara è arrivata anche la contestazione di qualche tifoso sulle gradinate del Mazzella, e dopo questa sconfitta la strada per l’Eccellenza si complica davvero tanto.” Purtroppo quando ci si espone si è soggetti ad applausi nei momenti buoni e critiche in quelli sfavorevoli. Ci mettiamo la faccia,ci prendiamo le nostre responsabilità e andiamo avanti”.

Prima puntata de “Il Pungiglione Stabiese 2.0” programma sportivo sulla Juve Stabia

Ritorna in onda ” Il Pungiglione Stabiese “

Questa sera c’è il consueto appuntamento con ” Il Pungiglione Stabiese “, programma sportivo che parla di Juve Stabia a 360° gradi. Come sempre alla conduzione ci sarà Mario Vollono. 

C’è una novità importante oltre all’orario di inizio che sarà alle 20:30, andrà in onda nella versione 2.0 un’evoluzione video del noto programma radio sulla Juve Stabia che dal settembre 2011 accompagna i tifosi delle Vespe e che racconta con ospiti in studio e al telefono le gesta della squadra di calcio di Castellammare di Stabia.

Questa sera in diretta facebook, sul profilo Mario Vollono e sulle pagine ViViCentro.it e MagazinePragma, dagli studi della Pragma di Castellammare di Stabia commenteremo questa prima vittoria casalinga del 2017 della Juve Stabia e presenteremo il prossimo impegno con l’Akragas.

Parleremo come sempre del settore giovanle della Juve Stabia.

In studio con me ci saranno Gianluca Apicella che mi aiuterà nella conduzione e Umberto Naclerio capo dell’Ufficio Stampa della Juve Stabia.

Avremo in collegamento telefonico Domenico Vecchio, direttore di AgrigentoOggi.it, Ciro Novellino caporedattore di ViViCentro e Alberico Turi Direttore del settore giovanile gialloblè.

Potete fare come al solito le vostre domande tramite i commenti alla diretta facebook, oppure utilizzando i messaggi whatsapp al 3389405888.

“Il Pungiglione Stabiese” è la vostra casa. Intervenite in tanti!

Vi ringraziamo per l’affetto e la stima che ci avete mostrato nei precedenti campionati e speriamo di offrirvi una trasmissione sempre più bella e ricca di notizie ed ora rinnovata nella grafica.

Promozione-Nuova Ischia doppia beffa: sconfitta in casa e addio al secondo posto

Nuova Ischia-Afro Napoli

 

 

Di Simone Vicidomini 

Che disastro per la Nuova Ischia che perde in casa lo scontro diretto con l’Afro Napoli 2-0, è salvo clamorose sorprese può dire addio anche al secondo posto in classifica. Una prestazione davvero sottotono da parte dei gialloblu,con poche occasioni da gol. Sin dai primi minuti la squadra isolana non mostrava la stessa cattiveria agonistica degli ospiti in campo. Troppo disattenzioni sopratutto nei due gol presi con un gioco molto spezzato. Oltre alla sconfitta c’è da aggiungere un’altra nota negativa:la terza espulsione di Gianluca Saurino in questo campionato,che viene espulso dal direttore di gara nel finale, su segnalazione del guardalinee. Una squadra che più volte durante il campionato è venuta a mancare meno sotto il profilo caratteriale,quando c’era bisogno di raggiungere un traguardo importante,basta pensare che dal primo posto in classifica dopo aver buttato al vento un campionato,ora i gialloblu sono scivolati in terza posizione,fortunatamente con la certezza di partecipare ai play-off disputando il primo turno al “Mazzella” sempre con l’Afro Napoli e in caso di vittoria si andrebbe a giocare a Monte Di Procida prima di arrivare a scontrarsi con una finalista di un altro girone. Nella giornata di ieri il Bacoli ha festeggiato la promozione in Eccellenza con una giornata d’anticipo battendo l’ormai retrocesso Santa Maria La Carità per 10-0 grazie un Mazzeo che ha segnato ben otto reti, e ad Ischia gli animi e il malumore aumenta con alcuni tifosi che ieri a fine gara hanno contestato giocatori e lo stesso tecnico Isidoro Di Meglio.

La partita. Isidoro Di Meglio sceglie il 4-4-2 e conferma il tandem d’attacco con Arcobelli e Saurino in avanti. Nella retroguardia gialloblu Del Deo prende il posto di Di Costanzo al fianco di Chiariello; Errichiello e Silvitelli sulle fasce. In porta Mennella.  A centrocampo  Camorani e  Ciro Saurino con Trani a sinistra e Matarese a destra. Sul versante opposto l’Afro Napoli con Montervino risponde con il 3-5-2: Giordano non a caso ex Ischia Isolaverde,l’estremo difensore difendeva la porta nell’era di Mister Maurizi quando la squadra isolana conquistò la salvezza in quel di Aversa. In difesa la squadra napoletana si schiera con Flora, Capone, Alieu, Severino, Velotti, Iodice, Cariello, Sica, Spilabotte, Suleman. Primo del fischio d’inizio è stato osservato un minuto di silenzio per ricordare la scomparsa del campione Michele Scarponi. Il primo squillo della gara e degli ospiti al 4′ ci prova Cariello dal limite con un tiro potente che impegna Mennella. Al 9′ grande occasione per Arcobelli che riceve palla su un lancio di Camorani,e tenta il tiro al volo ma la sfera termina alta. La Nuova Ischia concede troppo agli avversari,facendosi più volte pressare nella propria metà campo. Al 26′ ci prova l’Afro Napoli su una punizione indiretta di Spilabotte che va al tiro dai 25 metri impegnando Mennella che blocca in due tempi. Alla mezz’ora di gioco pasticcio di Mennella che nel rinviare alza un campanile con il pallone che termina sui piedi di Sica al limite dell’area che vede l’inserimento in area di Spilabotte, ma Errichiello salva tutto deviando in corner. Al 34′ si fanno vedere gli isolani in avanti con Trani che innesca Silvitelli sulla fascia, ma il traversone del terzino non trova nessun compagno in area di rigore pronto ad intercettare. Al 38′ conclusione velenosa di Matarese al volo dal limite che prova a sorprendere Giordano che si salva con un miracolo alzando la sfera sopra la traversa,concedendo il corner. Il primo tempo si conclude a reti bianche. Nella ripresa il ritmo è sempre lo stesso con un gioco molto spezzato tra le due formazioni. Al 15′ vantaggio dell’Afro Napoli. Calcio di punizione battuto a sorpresa sul lato corto dell’area di rigore con Cariello che serve Spilabotte in area che davanti a Mennella non sbaglia e sblocca la gara. Al 18′ ci prova Gianluca Saurino con una rovesciata dal limite dell’area,con la sfera che termina fuori senza alcun tipo di pericolo. Al 22′ il neo entrato Cuomo tra le file dei gialloblu a sfiorare il gol del pareggio,dopo una serie di rimpalli in area,tenta una conclusione di piatto che però è impreciso. Al 36′ corner per la Nuova Ischia,con la difesa ospite che allontana,il pallone arriva ad Errichiello che nel tentativo di evitare una rimessa laterale commette un’ingenuità servendo Spilabotte che brucia in velocità anche Chiarello,entra in area e serve Suleman per il tap-in vincente che vale lo 0-2 e mette fine alla gara. Altra nota negativa del match da registrare è l’ennesima espulsione di Gianluca Saurino, su segnalazione dell’assistente di linea. Per l’ex Real Forio si tratta della terza espulsione diretta in questo campionato,il calciatore isolano pare abbia detto qualche parola di troppo anche se lui stesso sostiene di non “aver fatto e detto nulla”. Un espulsione che al termine della gara sulle gradinate del “Mazzella” scatena l’ira di qualche tifoso prima verso il giocatore e poi contro l’allenatore Isidoro. E’ notte fonda in casa Ischia,oltre alla sconfitta si è perso anche il secondo posto. A questa squadra manca davvero la cattiveria agonistica e forse tanti giocatori non hanno ancora capito l’importanza di indossare questa maglia.

NUOVA ISCHIA 0

AFRO NAPOLI UNITED 2

Nuova Ischia (4-3-3): Mennella, Errichiello, Silvitelli (76’ Filosa), C. Saurino, Chiariello, Del Deo, Trani (58’ Cuomo), Matarese, G. Saurino, Camorani, Arcobelli (70’ Oratore). A disposizione: Fiore, Oratore, Paradiso, Marano, Di Costanzo. All.: Isidoro Di Meglio.

Afro Napoli United (3-5-2): Giordano, Flora, Capone (52’ Gaje), Alieu (76’ Acito), Severino, Velotti, Iodice, Cariello, Sica (66’ Palumbo), Spilabotte, Suleman. A disposizione: Lalicata, Reale, Balzano, Romero. Al.: Salvatore Fasano.

Arbitro: Pape Ousmane Diop di Caserta (Assistenti: Domenico Piscitelli di Caserta e Daniele Mosca di Frattamaggiore)

Reti: 60’ Spilabotte (AN), 81’ Suleman (AF)

Nonte: Ammoniti Alieu, Flora, Giordano (AN), Del Deo (NI). Espulso Gianluca Saurino (NI) al 92’ per proteste Angoli  4-3 Recupero: 0’ pt, 4’ st

Spettatori 150 circa, con una discreta rappresentanza ospite

Castellammare, rubato bambinello del 1700 nella Chiesa del Gesù. Le lacrime di Don Antonio

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Don Antonio Cioffi ancora non si capacita per il furto avvenuto nella sua Chiesa, quella del Gesù di Castellammare di Stabia.

Il bambinello appartenente alla statua settecentesca raffigurante la Vergine del Carmelo, è stato rubato probabilmente durante la nottata di Sabato.

Un gesto “davvero inqualificabile” ha commentato, quasi in lacrime, il parroco nell’omelia domenicale di ieri, annunciando così l’accaduto ai fedeli.

Le forze dell’ordine stanno indagando sul caso, ma i prelati e gli abitanti del centro antico stabiese continuano ad essere turbati per l’episodio, perché temono che non sia nè l’unico né l’ultimo.

La Chiesa del Gesù, infatti, fondata nel 1614, ha accumulato, nel corso della sua storia, opere d’arte dal valore inestimabile.

La comunità spera che la verità venga a galla al più presto.

Il Siracusa che fa innamorare i tifosi: Siracusa Vs Paganese: 2-0.

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“Per quelli innamorati come noi,

Per noi che non abbiam mollato mai,

sempre con stile e con amor combatteremo e vinceremo insieme a voi!”

 

Il coro della tifoseria “EsseErreArmy” porta in evidenza il grande amore del pubblico verso la squadra aretusea, che ha percorso un cammino tortuoso e non sempre in discesa.

 Il Siracusa ha lottato in questi mesi in campo non solo contro le squadre avversarie, ma anche contro giudizi arbitrali non del tutto consoni. Malgrado ciò, sono riusciti nella grande impresa: scalare la classifica.

Altra vittoria meritatissima per il Siracusa che batte la Paganese 2-0. Gioco formidabile dei leoni di Sottil, ex allenatore della Paganese.

La difesa invalicabile della coppia Turati – Cassentino e l’abilità di Catania permettono alla squadra aretusea di battere gli ospiti accumulando ben 57 punti in classifica.

Una notizia data dalla società afferma che, con questa vittoria il Siracusa matematicamente si troverà a gareggiare, con il primo avversario dei play off, in casa. Grande vantaggio questo per i leoni che hanno accumulato nella propria “tana” ben 40 punti dei 57 totali.

La squadra aretusea in questa partita è sembrata un po’ lenta, forse si è adattata al gioco della Paganese o Mister Sottil ha deciso di risparmiare i suoi ragazzi in vista del derby del 30 Aprile.

Come gli antichi guerrieri corinzi, da cui la città proviene, i leoni preparano le armi contro il Catania.

Il derby avverrà il 30 Aprile e sicuramente sarà ricco di emozioni, infatti, il Catania dovrà lottare per conquistare punti utili per rimanere in zona play off.  Mentre, il Siracusa, vorrà conquistare una vittoria che non avviene in terra etnea dal 1991.

Comunque vada, la squadra Siciliana porta alto l’onore della città, dei siciliani (perché in alto in classifica) e dei tifosi che non hanno mai mollato la squadra.

Juve Stabia, la competenza al servizio del settore giovanile: ai playoff Berretti, Under 17 e Under 15…è storia!

Juve Stabia, la competenza al servizio del settore giovanile: ai playoff Berretti, Under 17 e Under 15…è storia!

Perchè quando c’è un programma serio i risultati arrivano. Perchè quando c’è competenza, i risultati arrivano. Perchè quando al timone ci sono persone di calcio, allora i risultati arrivano. Il presidente Andrea De Lucia ha scelto, per il settore giovanile della Juve Stabia due persone che di calcio vivono 24 ore al giorno e 365 giorni all’anno. Lo fanno con intensità e abnegazione, lo fanno con competenza e grande voglia di fare. Il direttore Alberico Turi e il responsabile Saby Mainolfi hanno scritto una pagina indelebile del calcio stabiese, portando le tre squadre nazionali, la Berretti, l’Under 17 e l’Under 15 ai playoff. Juve Stabia tra le migliori d’Italia, Juve Stabia ai playoff, ma non in modo causale, ma in maniera meritata, con successi su successi con spirito di sacrificio, con rose al massimo della competitività.

La Berretti – La Berretti di Domenico Panico vince il girone E del torneo con 16 vittorie, due pareggi contro Catania e Catanzaro, due gare con episodi dubbi e due sconfitte con Vibonese e Catania. Ben 43 gol fatti e solo 12 subiti, soltanto due nell’intero girone di ritorno, migliore difesa del torneo, in assoluto la meno battuta di tutti i gironi al pari solo del Lecce ma con la media punti realizzati migliore. Totalizzati 50 sui 60 punti disponibili e staccando di ben 5 il Catania che lo scorso anno arrivò quarta alla fine, perdendo la semifinale playoff. Una rosa che ha messo in mostra diverse individualità in ogni reparto: dal portiere Riccio, ai difensore Elefante, Borrelli, Strianese e Bisceglia, oltre alla scommessa Dan Berci, dal centrocampo pregevole con Mauro oltre che Scognamiglio e Vecchione e poi chi si è conteso la palma di bomber con Chirullo e Procida. Il 6 maggio si comincerà a fare davvero sul serio. Le diciotto squadre che si sono qualificate ai play-off si giocheranno l’accesso ai quarti di finale, in programma il 27 maggio (andata) e 2 giugno (ritorno).

I girone sono così composti:

Girone A: Como, Modena, Robur Siena;

Girone B: Reggiana, Cremonese, Tuttocuoio;

Girone C: Prato, Renate, Maceratese;

Girone D: Livorno, Venezia, Feralpisalò;

Girone E: Lecce, Catania, Paganese;

Girone F: Juve Stabia, Fidelis Andria, Unicusano Fondi.

Under 17 all’utimo respiro – Un cammino complicato, un girone di andata che ha tenuto lontano dalla vetta i ragazzi di mister Nunzio Di Somma che non riuscivano ad esprimersi al meglio e che sembravano bloccati. ‘Un vero peccato’ era la frase che si ripeteva spesso. Una squadra che ha cambiato marcia nel girone di ritorno e che ha inanellato risultati positivi consecutivi che hanno permesso di raggiungere la terza piazza. Il Fondi è scappato, il Monopoli era alla portata ma il pari a reti inviolate del ritorno non ha permesso di effettuare il sorpasso, poi il pari con la Fidelis Andria del penultimo turno ha complicato le cose, ma il pareggio raggiunto con la Paganese, grazie a Capasso, ha regalato quel punto che è bastato per toccare quota 37 punti al pari della Sambenedettese ma che per gli scontri diretti è dietro in classifica. Sono 10 le vittorie finali, 7 i pareggi, 5 le sconfitte: 34 gol fatti, Pio Del Prete il cannoniere di squadra, 19 i gol subiti con uno straordinario Casella. Bozzaotre, Fibiano, Ceparano i fiori all’occhiello al pari di altri tasselli della rosa e un Pistola in più che con la maglia degli Under 16 ha realizzato ben 25 reti in stagione. Si attende di conoscere l’accoppiamento ufficiale, ma il Prato dovrebbe essere l’avversaria nel doppio match di andata e ritorno del 7 e 14 maggio.

Under 15 – Poi scendi di categoria, ma trovi una squadra, l’Under 15 allenata da Alfonso Belmonte che ha dominato il campionato che ha vinto su vinto e strappato il campionato. Anche le ‘piccole’ Vespette hanno ottenuto 50 punti in classifica, frutto di 22 partite, con 15 vittorie, cinque pareggi e due sole sconfitte. Sono 43 i gol messi a segno, sono solo 10 quelli subiti che la rendono la migliore difesa in assoluto nei cinque gironi di categorie che lanciano la Juve Stabia ai playoff e la rendono squadra difficile da battere. La Paganese, per esempio, seconda in classifica, nell’ultimo turno di campionato non è riuscita a vincere, impattando su un pari per 1-1, grazie al gol di Pascale, ma con in campo ben 7 classe 2003 al debutto che mostrano come sia importante il lavoro del duo Turi-Mainolfi sempre attenti a scoprire nuovi talenti. Ragazzi che giocano sotto età, che lo fanno in un campionato Nazionale e con qualità importanti, rende soddisfatti, soddisfa l’intero settore giovanile. Tanti i nazionali di questa squadra: da Esposito a Guarracino, passando per gli sfortunati De Blasio e Costanzo, passando per capitan Pulcino e Zaccariello, ma ancora Masotta e Guastella, finendo con Gaudino e potendo citare l’intera rosa. Una Juve Stabia da primato e, anche qui, attendiamo la conferma dell’avversaria da affrontare nella doppia sfida del 7 e 14 maggio.

E allora le chiacchiere le porta via il vento, i fatti danno ragione ad un settore giovanile, quello stabiese, che fa luccicare gli occhi, che fa grattare il capo a tanti addetti ai lavori che vorrebbero avere le stesse qualità, che vorrebbero avere calciatori forti come quelli che indossano la maglia delle Vespe. Ragazzi, calciatori del futuro, alcuni già pronti al salto, piccole Vespette crescono per diventare le grandi Vespe del futuro ed essere al servizio della prima squadra. Juve Stabia tra le uniche 10 squadre in Italia ad aver portato tutte e tre le categorie ai playoff: presente tra società che hanno disputato campionati anche di serie A. E adesso lavorare, testa sul manubrio, comincia un nuovo campionato, quello dei playoff… 

Ps. Gli Under 16, fuori classifica, sono in testa al proprio campionato…

a cura di Ciro Novellino

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Macron vs Le Pen, il duello che trasforma la Francia: il piano di Macron

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PARIGI – «Vogliamo ottimismo e speranza per il nostro Paese e per l’Europa». Quando, alle dieci di sera, Emmanuel Macron interviene, per ultimo tra i candidati di testa, davanti a una folla adorante, in un tripudio di tricolori francesi e cori entusiasti, quando si augura tra le grida di approvazione «di diventare il vostro presidente», consapevole che i due partiti maggiori che hanno governato la Francia nella Quinta repubblica, Ps e destra neogollista, sono per la prima volta fuori gioco, sottolinea: «Oggi si volta pagina».

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È compiaciuto: «In anno – scandisce – abbiamo cambiato volto alla vita politica del Paese». E aggiunge ai «patrioti»: «Sarò presidente contro la minaccia dei nazionalisti». Era una scommessa, un azzardo, una sfida a cavallo tra presunzione e follia. Un candidato senza esperienza, mai eletto a niente, un outsider nemmeno quarantenne trascinato in politica da François Hollande e arrivato al voto col sostegno di un movimento nato giusto ad aprile dell’anno scorso. Ha osato e ha indovinato i tempi, benedetto dalle scelte degli altri che sembravano fatte apposta per aprirgli un’autostrada. E ha avuto ragione lui: sembra dirlo, dietro quel sorriso a tutta faccia, mentre alza le braccia al cielo tenendo per mano la moglie Brigitte, salita sul palco con lui.

Si aprono due settimane cruciali: Le Pen si autodefinisce «candidata del popolo» per sottolineare che il giovane pianista con studi all’Ena e esperienza di lavoro come banchiere da Rotschild, è il rappresentante delle odiate élites. Un’operazione favorita dal rassemblement che, da destra a sinistra, si sta già coagulando attorno al suo nome, il tutti contro la donna nera che lei cercherà di sfruttare a suo favore.

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Popolo-élites. Sistema-antisistema. Frontiere chiuse o Europa unita. Protezionismo o liberismo. Sono due idee di Francia opposte quelle che si confrontano. Entrando nel suo blindatissimo comitato, ieri, alla Fiera di Parigi, supporter e militanti ricevevano magliette e spille griffate Macron, ma anche due bandiere: quella francese e il drappo blu con le stelle in circolo dell’Europa. E lui la cita varie volte nel suo discorso, e gli battono le mani quando parla di «rilanciare la costruzione europea», perché l’aveva detto in campagna elettorale: «Abbiamo bisogno dell’Europa e quindi la cambieremo».

Parla di una Francia più aperta e flessibile, riformata e svecchiata, senza carriere eterne (propone di mettere un limite ai mandati: «non sarò in politica tra vent’anni», dice di sé), capace di portare in politica volti nuovi, che per primi, promette, siederanno nella sua maggioranza. Vuole abbattere la spesa pubblica di 60 miliardi, tagliare i dipendenti pubblici, alleggerire le tasse sulla casa, inaugurare un grande piano di investimenti pubblici. Ai giovani che lo hanno seguito, ai ragazzi che ieri affollavano il comitato con t-shirt colorate col suo nome, promette speranza, futuro, scuole riformate. L’unico vero brivido, in campagna elettorale, l’ha vissuto quando il tema della sicurezza e del terrorismo hanno fatto violentemente irruzione, e le destre di Fillon e Le Pen sono più convincenti ad affrontarlo: ha provato a darsi un tono, a garantire chi pensa che non abbia le spalle abbastanza larghe che sì, ce la può fare.

Ora, la scommessa è il 7 maggio, ma ancora di più sarà a giugno. Quando ci saranno le legislative: perché senza un vero partito dietro, molti osservatori dubitano che possa, anche se eletto, avere una maggioranza. Lui allontana il sospetto e spiega che in tutte le 577 circoscrizioni ci saranno candidati di «En marche!», per metà donne, «e i francesi sono coerenti, ci daranno la maggioranza». Per ora, la prossima battaglia è fra due settimane.

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lastampa/Il piano di Macron: “Farò da argine ai nazionalismi” FRANCESCA SCHIANCHI – INVIATA A PARIGI

Macron vs Le Pen, il duello che trasforma la Francia: la strategia di Le Pen

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Il primo turno delle presidenziali francesi si chiude con Emmanuel Macron in testa, al 23,76% e Marine Le Pen, che passa al ballottaggio (21,58) ma non stravince. Per la prima volta i due partiti che hanno sempre governato la Quinta Repubblica, socialisti e neogollisti, sono fuori gioco. 

Dazi e lotta alle élite, la strategia di Le Pen: “Sono una del popolo”

A Hénin-Beaumont ringrazia i suoi: «Basta globalizzazione selvaggia»

HÉNIN-BEAUMONT – L’attesa è nervosa, l’ansia palpabile nel complesso sportivo, alle porte di Hénin-Beaumont, cittadina del Nord profondo, dove il Front National comanda dal 2014. Arriva lentamente il popolo di Marine Le Pen: facce del Nord, operai e disoccupati, donne con il vestito della domenica. E un’atmosfera da sagra di paese, molto più rilassata e meno lugubre di tanti comizi della leader dell’estrema destra. Ma alcuni cori partono e si strozzano in gola: «On est chez nous!», siamo a casa nostra, uno degli inni della campagna, che stona un po’ su queste lande.

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A due passi, nelle gallerie delle miniere abbandonate negli Anni Settanta, un tempo 27 nazionalità diverse (tanti gli italiani, ma anche polacchi, spagnoli, marocchini, algerini) lavoravano insieme come fratelli, quando il lavoro c’era, eccome. Alla fine le cifre piombano su un’assemblea surriscaldata, a tratti confusa. La tensione si allenta: Marine è passata al ballottaggio. Ma non ha stravinto.

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Eccola, sale sul palco. Vestita di blu, colore assortito alla bandiera francese (o il rosso ultimamente): lei, che nella vita di tutti i giorni adora Desigual, si traveste da «presidenziabile», come ripetono da mesi in maniera ossessiva i suoi collaboratori. Parla Marine di un «risultato storico». E aggiunge: «Il sistema ha cercato di soffocare il grande dibattito politico, che adesso finalmente avrà luogo». Era quello che sperava da tempo, affrontare Macron, che pure è il candidato più ostico da battere: impossibile, secondo alcuni. Ma che le permette di opporre una volta per tutte «patriottismo» a «mondializzazione». «La posta in gioco – dice – è la mondializzazione selvaggia, che mette in pericolo la nostra civiltà. E che significa deregulation totale e senza frontiere, le conseguenti delocalizzazioni, la concorrenza internazionale sleale». Propone «l’alternanza, ma quella vera, la grande alternanza. E non l’erede di François Hollande». La chiosa è inevitabile: «Bisogna liberare il popolo francese. E io sono la candidata del popolo».

È chiaro, è in atto un’altra virata nella sua campagna. Da una decina di giorni, presa dall’ansia per i sondaggi che davano un calo nel sostegno alla candidata (confermato dal dato effettivo del primo turno), l’équipe della donna aveva deciso di non insistere più sull’uscita dall’euro, che fa molta paura ai francesi. Bisognava mettere da parte quel filone gollista-sovranista ed economicamente sociale e quasi operaista, che Marine ha sposato da alcuni anni, spinta da Florian Philippot, laureato all’Ena diventato vicepresidente dell’Fn. Sì, bisognava ritornare ai «fondamentali» del partito, quelli del vecchio Jean-Marie, vedi l’avversione senza vergogna all’immigrato e la promessa del pugno duro nella gestione della sicurezza. La donna aveva spinto il piede sull’acceleratore dopo l’assalto sugli Champs-Elysées.

Ora, però, si ritrova di fronte l’ex banchiere di Rothschild: la musica cambia. Jean Messiha, altro laureato all’Ena e altro ex funzionario dello Stato, attirato nel girone della Le Pen, è l’economista che ha coordinato la preparazione del suo programma. Sua è l’idea di un «patriottismo economico» e di una tassa sistematica sull’import per aumentare i sussidi di disoccupazione e i salari più bassi. Ecco, Messiha, scomparso da un po’ di tempo, ieri si è di nuovo materializzato sul palco, a Hénin-Beaumont, mano nella mano con Marine, un po’ impacciato, con il suo completo da economista. Perché ora la Le Pen avrà di nuovo bisogno di lui e di Philippot, per fare a tratti «quelli di sinistra», che lottano contro le élite e il capitale. Per attirare il popolo che crede nelle chimere di un populismo sociale. Un popolo lontano da Parigi e dalle banche d’affari. Che non sa più dove guardare.

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lastampa/Dazi e lotta alle élite, la strategia di Le Pen: “Sono una del popolo” LEONARDO MARTINELLI – HÉNIN-BEAUMONT

FOTO ViViCentro – Under 17, Juve Stabia-Paganese 1-1, il racconto in scatti del match

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Under 17, Juve Stabia-Paganese 1-1, il racconto in scatti del match

Bastava soltanto un punto per andare ai playoff, ne serviva soltanto uno per far si che anche gli Under 17, dopo Under 15 e Berretti arrivassero alle fase finali e così è stato. La Juve Stabia, allenata da mister Nunzio Di Somma, che abbiamo ascoltato, ha raggiunto il traguardo con l’1-1 arrivato contro la Paganese con gol di Romano e pari poi decisivo di Capasso. Questo il racconto in scatti del match.

a cura di Ciro Novellino, foto di Antonio Gargiulo

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Scontro violento tra due auto sulla statale sorrentina: tre i feriti

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Un incidente tremendo è avvenuto sabato notte sulla statale sorrentina, prima dell’imbocco della galleria, tra un Suv e un’utilitaria.

Il violento impatto ha reso necessario il ricovero d’urgenza all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia dei tre feriti, due uomini e una donna, tutti sulla cinquantina e originari di Sorrento.

Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine intervenute sul posto, entrambe le automobili procedevano ad alta velocità. Il Suv avrebbe azzardato un sorpasso, nonostante il divieto, travolgendo in pieno l’altra vettura che proveniva dalla direzione opposta.

Restano gravi le condizioni dei tre feriti, soprattutto quelle del conducente dell’utilitaria, rimasto bloccato tra le lastre di metallo fino all’arrivo tempestivo delle due ambulanze.

FOTO ViViCentro – Under 15, Juve Stabia-Paganese 1-1, il racconto in scatti del match

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Under 15, Juve Stabia-Paganese 1-1, il racconto in scatti del match

Finisce 1-1 il derby giocato al comunale di Casola tra gli Under 15 della Juve Stabia e quelli della Paganese. Una gara che per la squadra di Belmonte serviva soltanto in previsione dei playoff. Nella mischia tanti debuttanti classe 2003 che hanno ben figurato. I gol sono di Grimaldo che apre le marcutere nella prima frazione di gioco e di Pascale che fissa il pari nella ripresa. Questo il racconto in scatti del match.

a cura di Ciro Novellino, foto di Antonio Gargiulo

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Pasqua di sangue: Dublino insorge contro i britannici

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Dublino, pieno centro, un gruppo di uomini armati irrompette in un ufficio postale, il General Post Office, e lo trasformò nel cuore della rivolta, la “rivolta di Pasqua”.

Da una parte il poeta e insegnante Patrick Pearse, che lesse il proclama del governo provvisorio della Repubblica irlandese: “Il diritto del popolo irlandese al possesso della sua terra e al pieno controllo del destino dell’Irlanda”.

Dall’altra il sindacalista marxista James Connolly, che dichiarò: “un solo unico esercito, l’Esercito repubblicano irlandese”, l’Irish republican army, ovvero l’Ira.

Due leader, due comandanti e due anime, era il 24 aprile 1916, i repubblicani socialisti e nazionalisti dichiararono l’indipendenza dell’isola.

Con l’Inghilterra impegnata nella grande guerra contro la Germania, si sperò in un aiuto militare dei tedeschi.

Busto di Patrick Pearse

Roger David Casement, noto per le sue denunce degli orrori coloniali in Africa e dello sfruttamento degli indigeni in Sud America, non esitò a recarsi presso i nemici tedeschi per cercare di arruolare tra i prigionieri irlandesi una legione che sarebbe dovuta intervenire nell’isola per combattere.

Così, nella Pasqua d’insurrezione, confluirono le diverse sfaccettature della vicenda irlandese: dallo spirito di resistenza a una plurisecolare oppressione alla lotta, in nome della ragione illuministica, contro l’intolleranza religiosa; dalle rivendicazioni degli operai e contadini al tentativo di costruire uno Stato indipendente e sovrano per una nazione che era un mosaico di culture e tradizioni differenti, che andavano salvaguardate dal conformismo imposto dai britannici.

Il manifesto di proclamazione della Repubblica irlandese fu firmato da sette uomini e una donna.

Oltre a Pearse e Connolly, il giornalista Sean MacDiarmada, il suonatore di cornamusa Eamonn Ceannt, il poeta e giornalista Joseph Plunkett, il più giovane a morire, il principale organizzatore della rivolta Thomas Clarke, il poeta e drammaturgo Thomas MacDonagh e la passionaria Constance Markievicz, che si batté per il voto alle donne, fu condannata a morte e graziata, poi amnistiata.

Nel 1918 fu la prima donna eletta al Parlamento di Londra.

Statua di Connolly

La rivolta durò 6 giorni, 1250 uomini effettivi a Dublino e circa 3000 nelle altre zone.

Il 29 aprile Pearse dichiarò la resa per evitare un ulteriore spargimento di sangue.

Alla fine, i britannici applicarono la legge marziale e fucilarono Pearse il 3 maggio e Connolly il 12 su una sedia, non riusciva a stare in piedi per le gravi ferite subite nei combattimenti.

Casement, convertitosi al cattolicesimo in prigione, fu impiccato il 3 agosto.

Nello stesso periodo gli altri firmatari della dichiarazione d’indipendenza vennero fucilati insieme a qualche ufficiale dell’Esercito repubblicano.

La “Settimana di sangue” costò tra gli insorti 64 morti, numerosi feriti e 16 condannati a morte. 132 morti nella polizia e tra le truppe britanniche e circa 400 feriti.

Tra i civili ci furono 254 morti e 2217 feriti.

Pearse di fronte alla corte disse: “Non riuscirete mai a spegnere il desiderio di libertà degli irlandesi: se non ce la faremo noi, ce la faranno i nostri figli”.

Nel giro di pochi anni i repubblicani riuscirono a tramutare quella sconfitta in un’epopea.

Roger David Casement

Una rivolta che dal 1919 al 1921 portò l’Irlanda alla suddivisione.

Furono capaci di sostituire all’insurrezione aperta una micidiale guerriglia, che portò al trattato del 6 dicembre 1921.

Questo concedeva a 26 contee di costituirsi in uno Stato libero d’Irlanda, mentre 6 contee dell’Ulster formarono la cosiddetta “Irlanda del Nord”, unita alla Gran Bretagna sotto il dominio della corona.

La trasformazione dello Stato libero in una vera entità politica autonoma, l’Eire, risale al 1937; il nome di Repubblica d’Irlanda è stato adottato nel 1948.

Oggi Pearse e Connolly non si riconoscerebbero nella non facile coesistenza delle due realtà irlandesi e guarderebbero con orrore alla pretesa contrapposizione dei cattolici e protestanti.

Ma certamente resterebbero affascinati da come il seme della libertà gettato in quella Pasqua sia sbocciato tra i più diversi popoli della terra.

Vincenzo Vanacore

VIDEO ESCLUSIVO – Under 17, Juve Stabia-Paganese 1-1: gli highlitghts e i gol del match

VIDEO ESCLUSIVO – Under 17, Juve Stabia-Paganese 1-1: gli highlitghts e i gol del match

Bastava soltanto un punto per andare ai playoff, ne serviva soltanto uno per far si che anche gli Under 17, dopo Under 15 e Berretti arrivassero alle fase finali e così è stato. La Juve Stabia, allenata da mister Nunzio Di Somma ha raggiunto il traguardo con l’1-1 arrivato contro la Paganese con gol di Romano e pari poi decisivo di Capasso. Queste le immagini del match.

a cura di Ciro Novellino

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Juve Stabia, Mainolfi: “Stanotte è venuto a mancare l’amico Domenico “Mimmo” Capobianco, è a lui che dedico il nostro traguardo”

Juve Stabia, Mainolfi: “Stanotte è venuto a mancare l’amico Domenico “Mimmo” Capobianco, è a lui che dedico il nostro traguardo”

Il respondabile del settore giovanile della Juve Stabia, Saby Mainolfi ha dichiarato ai nostri microfoni: “Stanotte è venuto a mancare l’amico Domenico “Mimmo” Capobianco, storico operatore campano di calcio giovanile, era legato da una amicizia ventennale con me e anche con il direttore Turi. Stavo collaborando con noi con La sua Real Vitulazio, dove piu volte siamo stati ospiti per amichevoli, tornei ed allenamenti; e stava portando a noi i migliori elementi della sua zona. Sono veramente rattristito e porgiamo le condoglianze alla famiglia. Ed oggi che per noi è un giorno di festa, da responsabile sono riuscito nell’intento di portare 3 squadre ai play off, è a lui che voglio dedicarlo”.

a cura di Ciro Novellino

RIPRODUZIONE RISERVATA

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“Ciao Renzo”, lo striscione della Sud per ricordare il fratello siracusano scomparso pochi giorni fa

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“Ciao Renzo” è lo striscione che oggi la Curva Sud ha mostrato al cielo, per commemorare il giovane siracusano Renzo Formosa, che pochi giorni fa si è spento in seguito ad un incidente stradale, a soli 16 anni.  Renzo rimasto vittima di un incidente venerdì mattina in via Bartolomeo Cannizzo alla periferia di Siracusa è deceduto dopo diversi tentativi dei medici di strapparlo alla morte.

L’incidente stradale è avvenuto mentre Renzo Formosa era a bordo del suo scooter quando è stato travolto da una Fiat Panda. Secondo quanto si è appreso, il conducente della piccola utilitaria, pare fosse senza patente e di avere preso l’auto senza dire niente al padre.

Renzo Formosa frequentava l’istituto Nautico di Siracusa.

Alla dedica è seguito il coro “mio fratello è siracusano”, riconfermando che la solidarietà e la fratellanza tra le due tifoserie va oltre ogni distanza.

VIDEO ViViCentro – Under 17, Del Prete ed Espostio in coro: “Andiamo a vincere i playoff”

VIDEO ViViCentro – Under 17, Del Prete ed Espostio in coro: “Andiamo a vincere i playoff”

Bastava soltanto un punto per andare ai playoff, ne serviva soltanto uno per far si che anche gli Under 17, dopo Under 15 e Berretti arrivassero alle fase finali e così è stato. La Juve Stabia, allenata da mister Nunzio Di Somma ha raggiunto il traguardo con l’1-1 arrivato contro la Paganese con gol di Romano e pari poi decisivo di Capasso. Al termine del match abbiamo ascoltato Del Prete ed Esposito.

a cura di Ciro Novellino

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VIDEO ViViCentro, Under 17, Diomaiuta: “Siamo contenti, ora c’è da lavorare tanto per i playoff”

VIDEO ViViCentro, Under 17, Diomaiuta: “Siamo contenti, ora c’è da lavorare tanto per i playoff”

Bastava soltanto un punto per andare ai playoff, ne serviva soltanto uno per far si che anche gli Under 17, dopo Under 15 e Berretti arrivassero alle fase finali e così è stato. La Juve Stabia, allenata da mister Nunzio Di Somma ha raggiunto il traguardo con l’1-1 arrivato contro la Paganese con gol di Romano e pari poi decisivo di Capasso. Al termine del match abbiamo ascoltato Gigi Diomaiuta.

a cura di Ciro Novellino

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