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Castel Volturno, doppia seduta per il Napoli in vista della Fiorentina: il report

Doppia seduta per il Napoli a Castelvolturno.

Gli azzurri preparano il match con la Fiorentina al San Paolo per l’anticipo della 37esima giornata di Serie A in programma sabato alle ore 20,45.

Al mattino la squadra si è divisa in due gruppi. Centrocampisti e attaccanti, sul campo 1, hanno svolto attivazione e lavoro tecnico con l’ausilio di paletti. Di seguito sviluppo di gioco con tiri in porta.
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Sul campo 2, i difensori sono stati impegnati in attivazione e allenamento tecnico tattico specifico.

Nel pomeriggio il gruppo ha svolto circuito di forza e partitine con le sponde.

Domani allenamento di pomeriggio.

 

Da sscnapoli.it

Kiss Kiss – Si pensa a Sirigu come vice Reina: è lui il primo della lista

A Radio Kiss Kiss Napoli, nel corso di Radio Gol, è intervenuto il giornalista Diego De Luca rilasciando alcune dichiarazioni:

“Come secondo portiere arriverà un giocatore esperto accanto al titolare Pepe Reina . Il nome più caldo è quello di Salvatore Sirigu, ormai ha scalzato tutti gli altri. Sul taccuino di Giuntoli restano i nomi di Neto, Skorupski,Szczesny e Karnezis”.

Callejon: “Napoletani molto calorosi, per loro il calcio è una religione. Amo il mare, ma ci sono tanti posti belli”

Josè Callejon ha risposto, in diretta sulla pagina Facebook della Ssc Napoli, alle domande di alcuni tifosi attraverso l’hashtag AskJosè.

Le partite più emozionanti che hai giocato con il Napoli? “La finale di coppa Italia e quella di Supercoppa contro la Juventus. Anche la doppia sfida con il Real, sono tornato a casa mia e abbiamo fatto una grande gara al ritorno”.

Cosa ti ha colpito di più della città?. “Mi ha colpito la gente. E’un po’ come gli spagnoli, sempre aperti e calorosi. Per non parlare del mare, sempre bello andarci”.

Cosa mangi più spesso? “Il pesce, lo mangio spesso. Ma anche la mozzarella, i taralli, i cornetti con la nutella la notte. Bisogna stare attenti a non ingrassare”.

Cosa ti porterai a casa da Napoli? “Sicuramente i miei figli che sono napoletani. Tutta la gente, per loro il calcio è una religione e lo porterò sempre con me”:

Quale posto ti piace di più? “Il mare mi piace tantissimo. Sono nato vicino al mare e lo adoro fin da quando ero piccolo. Anche Castel dell’Ovo è molto bello, ma il mare mi piace di più”.

Sussidi e servizi: a Cheremule (SS) non servono assegni, serve un medico

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Nicola Pinna, de La Stampa,  firma un reportage dalla Sardegna spopolata: “Qui non servono assegni” raccontano gli abitanti di Cheremule (Sassari). “Abbiamo bisogno di un medico”.

Nella Sardegna spopolata: “Qui non servono assegni, vogliamo un medico”

Cheremule resiste grazie al mutuo soccorso: “Ma fra mezzo secolo non ci vivrà più nessuno”

CHEREMULE (SASSARI) – Il countdown è già partito: per combattere la povertà e risolvere il problema conseguente, cioè lo spopolamento, a Cheremule hanno a disposizione più o meno una cinquantina d’anni. Massimo sessanta, dicono i massimi esperti di dinamiche umane. Usare i verbi al futuro, in questo paese del Sassarese, è quasi un azzardo, perché la prospettiva è che tutte queste casette in pietra si svuoteranno nell’arco di pochi decenni. Ora sono rimasti in 450 e tra mezzo secolo il paese non ci sarà più: la condanna è senz’appello e non è solo frutto di una ricerca universitaria. È la realtà. Per semplificare bastano i dati del 2016: un solo nato e undici morti. Dei vivi, già 149 hanno superato i 65 anni. I giovani sono tutti fuggiti, i pochi rimasti sono disoccupati.

Leggi anche: Molti sussidi, pochi servizi: il dramma dei poveri

Nella Sardegna che spende (quasi inutilmente) 106 euro a residente per combattere la povertà, l’emergenza più concreta è la fuga di massa: dall’isola all’estero e dai paesi dell’entroterra verso le zone costiere e le città più grandi. «La Regione in questi anni è stata di manica larga nell’erogazione di risorse destinate alla povertà, ma i risultati non sono arrivati – dice il sindaco Salvatore Masia – Non basta dare assegni per sostenere le famiglie in difficoltà. Qui abbiamo bisogno di migliorare i servizi, a cominciare da quelli sanitari, per evitare che la gente sia costretta a fuggire». A Cheremule il medico è pendolare: apre l’ambulatorio tre volte alla settimana e la farmacia funziona nelle stesse giornate. Per la spesa occorre accontentarsi delle scorte dell’unico piccolo market, altrimenti bisogna salire in macchina, affrontare 45 chilometri di superstrada e arrivare fino a Sassari. La scuola media non c’è mai stata e quella elementare ha chiuso alla fine degli Anni Ottanta: i 23 bambini del paese ogni mattina salgono sullo scuolabus e vanno a Thiesi, la cittadina più grossa che da qui dista poco meno di 10 chilometri. La prima azienda del paese si chiama Inps: le pensioni sono davvero il motore dell’economia.

«Gli anziani aiutano i tanti giovani disoccupati, se non ci fossero i vecchi la situazione sarebbe ancora più grave – racconta don Patrizio Branca – Ci aiutiamo a vicenda e per questo l’emergenza non è così evidente». Il Comune paga bollette e passa l’assegno di sostentamento a una decina di famiglie, ma l’amministrazione si è data un obiettivo che sembra quasi un sogno: «I poveri non bisogna sfamarli – sostiene il sindaco – È più importante aiutarli a trovare un’alternativa. Se tutti riescono a risollevarsi, il nostro paese potrà evitare il rischio della scomparsa».

Da queste parti l’assistenza sociale si fa ogni giorno di casa in casa. In silenzio. Lo chiamano «s’aggiudu torrau» ed è una sorta di mutuo soccorso tra famiglie. Funziona e molto meglio dei progetti regionali. «Fossimo stati in una grande città saremmo finiti alla mensa della Caritas, qui siamo riusciti a risollevarci»: Giuseppe Sanna il dramma della disoccupazione l’ha vissuto sulla pelle. Ha perso il lavoro a 45 anni e dopo un breve periodo di cassa integrazione ha messo su due aziende, insieme alla moglie Nives. Lui gestisce il verde pubblico per i Comuni della zona, mentre lei guida il trattore e coltiva ortaggi e foraggio. «Adesso stiamo progettando di fare qualche assunzione e questa è una bella soddisfazione».

Rita Onida ha vissuto 40 anni a Torino e quando è tornata in Sardegna si è trovata in ginocchio: sola, con un assegno di invalidità di 280 euro e nessuna possibilità di trovare un nuovo lavoro. «Ora accompagno i bambini sul pulmino che li porta a scuola. In cambio il Comune mi dà un assegno di circa 400 euro che mi basta per sbarcare il lunario». Federica Sanna, invece, ha 33 anni e una laurea in tasca: deve mantenere una bambina piccola e non trova lavoro. Ma ha deciso che da Cheremule non andrà via: «Non ce la passiamo tanto bene e andare a vivere lontano sarebbe la scelta più facile. Ma a me sembra che qui la povertà si senta di meno».

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lastampa/Nella Sardegna spopolata: “Qui non servono assegni, vogliamo un medico” NICOLA PINNA

Albiol: “Scudetto? Vincerlo sarebbe come un mondiale. A Napoli mi trovo bene, voglio restare qui”

In diretta sulla pagina Facebook della Ssc Napoli, Raul Albiol ha risposto alle domande di alcuni tifosi azzurri attraverso l’hashtag #AskRaul.

Cosa sarebbe uno scudetto a Napoli? “Sarebbe come la vittoria di un mondiale. Questa città ha bisogno di vincere dopo tanti anni, qui è solo calcio. Vincere sarebbe il massimo”.

Il loco del gruppo? “Pavoletti sicuramente è il più pazzo”.

Cosa preferisci della città in particolare? “Mi piace tutto. La gente molto calda, ti fermano per strada per farti i complimenti. Sono qui da quattro anno e sono felice. Calcisticamente abbiamo fatto una grande stagione. Per questo mi trovo bene qui e voglio continuare”.

Come ti trovi con i compagni di squadra? “Con Jorginho male (ride, ndr), non è vero è il migliore di tutti”.

Che emozioni ti dà il San Paolo? “E’ un emozione grande giocare in questo stadio. Gli avversari sanno che è uno stadio caldo e storico. Per noi è un fattore importante, mi ha colpito sin dal primo giorno”.

Con quale dei tuoi compagni vai più d’accordo? “Con nessuno, sto da solo sempre (ride insieme con Callejon, ndr). Mi trovo bene con tutti i miei compagni. Conosco di più Josè e Pepe, ma anche con gli altri ho un ottimo rapporto. Sono da qui da quattro anni e non ho mai avuto problemi con nessuno”.

Molti sussidi, pochi servizi: il dramma dei poveri

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In Italia la spesa assistenziale è in aumento ma il numero di poveri non diminuisce. Sono i numeri a descrivere l’inefficacia dei piani: per ogni milione di euro investito escono dall’indigenza solo 39 persone.

Molti sussidi, pochi servizi. I poveri non diminuiscono

La spesa assistenziale è in aumento, ma è meno efficace che all’estero. Per ogni milione investito escono dall’indigenza soltanto 39 persone

TORINO – «I poveri pagano per tutti. Non sappiamo proprio dove abbiano preso tutto questo denaro». Suona come una beffa, e in effetti lo è: in Italia i poveri sono pieni di soldi, ma non lo sanno. Su di loro ogni anno si riversano oltre 50 miliardi. Eppure restano poveri. Sempre di più.

LEGGI ANCHE – Sussidi e servizi: a Cheremule (SS) non servono assegni, serve un medico

Non è vero che l’Italia si è dimenticata di chi è indietro. E non è vero che spende poco in sussidi, bonus, aiuti. Semmai, è il contrario: spende tanto, forse troppo, sicuramente male. Tra il 2004 e il 2014, per arginare la crisi, lo Stato ha aumentato la spesa assistenziale da 42,6 a 58,6 miliardi l’anno, pensioni escluse. Tutti i canali sono stati irrorati: assegni sociali, da 3,3 a 4,6 miliardi; sussidi, da 2,3 a 10,3 miliardi; servizi sociali, da 6,6 a 9,1 miliardi; assegni famigliari, da 5,4 a 6,3 miliardi. La spesa dei Comuni è passata da 182 a 249 milioni: più contributi economici per l’alloggio (da 64 a 76 milioni) e per l’integrazione del reddito (da 75 a 98 milioni). È servito a nulla.

Un esempio? La social card: 1,3 miliardi stanziati, ma solo un quarto è andato a persone in condizione di povertà assoluta. Il resto a redditi medi o medio-bassi.

Mentre si continuava a spendere 4,6 milioni di italiani sprofondavano nell’indigenza. Le povertà hanno continuato a crescere: affliggono il 9% di chi ha tra 18 e 34 anni (nel 2005 era il 3,1%) e il 7,8% di chi ha tra 33 e 64 anni (nel 2005 era il 2,7%); in generale la quota di popolazione considerata «assolutamente povera» è quasi triplicata, dal 2,9 al 7,6%. Un gruppo di ricercatori della Fondazione Zancan spiega le ragioni di questo cortocircuito in un volume, «Poveri e così non sia», pubblicato da «il Mulino». «Ogni milione in trasferimenti sociali fa uscire dal rischio povertà 39 persone contro le 62 della media europea», spiega Tiziano Vecchiato, il direttore del gruppo di ricerca. «Uno dei principali problemi è che il 90% degli stanziamenti sono trasferimenti monetari, anziché servizi». Un altro sono i criteri di erogazione, evidentemente sbagliati se solo il 9% di tutti trasferimenti va al 20% più povero della popolazione contro il 21,7% dei paesi Ocse.

La dimostrazione di quanto poco efficace sia la spesa si ricava dal confronto con il resto d’Europa. In Italia circa il 25% della popolazione è a rischio di sprofondare nella povertà; dopo l’intervento dello Stato la quota scende del 5%. La media europea è l’8,6%, solo quattro nazioni fanno peggio dell’Italia: Polonia, Lettonia, Grecia e Romania. Le altre oscillano tra l’8% della Spagna e il 12,5% della Gran Bretagna. Le condizioni di partenza sono simili: circa un europeo su quattro è sul crinale; la differenza è che dopo l’intervento dello Stato altrove la situazione cambia sensibilmente; da noi molto meno.

La nostra è una spesa improduttiva, assistenziale, spiegano i ricercatori. E ridondante: un cittadino può contare, in teoria, su 65 diverse forme di assistenza tra Comune, Regione, Stato e altri enti. C’è chi riesce a intercettarne più di una, e talvolta alla fine riceve più di quel che gli serve, e chi nessuna. Molte nascono e dopo poco vengono soppresse. L’efficacia non viene mai analizzata. Un esempio sono i 19 miliardi investiti in misure straordinarie negli ultimi anni: il reddito minimo di inserimento è durato due anni, il bonus straordinario per le famiglie uno solo. I fondi della nuova social card sono stati spesi solo in parte, e così i bonus bebè e famiglie numerose. I contributi per le bollette di luce e gas hanno raggiunto un terzo di chi ne aveva diritto. Provvedimenti con un tratto comune: «Il carattere prevalentemente non strutturale, perché di natura temporale se non addirittura sperimentale», annotano Maria Bezze e Devis Geron che li hanno analizzati.

Nell’ultimo decennio si è pensato di affrontare l’esplodere della crisi aprendo i rubinetti delle finanze pubbliche e inventando nuove soluzioni. «Ma l’aggiunta di una misura non è un piano di lotta contro la povertà», ragiona Vecchiato. «Non abbiamo una ma tante forme di aiuto per affrontare lo stesso problema. Non servono risorse aggiuntive ma una bonifica dei trasferimenti». Spendere meglio per non condannare milioni di italiani a essere poveri a vita.

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lastampa/Molti sussidi, pochi servizi. I poveri non diminuiscono ANDREA ROSSI

Juve Stabia – Reggiana, la rivolta degli ex

Avete presente quelle commedie hollywoodiane in cui il protagonista del film deve fronteggiare litigi e/o avventure con alcune sue ex ragazze? E’ quello che avverrà alla Juve Stabia nella doppia sfida alla Reggiana di sabato e mercoledì.
Tra le fila degli emiliani, infatti, ci sono tre vecchie conoscenze delle Vespe; gli ex gialloblù in questione sono Contessa, Ghiringhelli e Genevier.
Il regista francese è stato il primo ad incrociare la sua strada con i colori gialloblù; nella stagione 2012/13 fu proprio Genevier uno degli elementi scelti dalla società stabiese per far fare il salto di qualità alle Vespe.
Grenevier parte bene, ed affiancato da un centrocampista di sostanza come Mezavilla (o Jidayi), offre prestazioni convincenti. A gennaio, però, si rompe qualcosa: la versione ufficiale della storia vuole che la moglie del calciatore voglia tornare a vivere al Nord e che spinga per la cessione, ma non mancano le voci di una rottura tra lo stesso Genevier e Braglia alla base dell’addio. Ad ogni modo, il francese lascia la Juve Stabia nel gennaio 2013 per accasarsi alla Pro Vercelli.

L’ex decisamente meno rimpianto dai tifosi stabiesi è Luca Ghiringhelli, terzino destro gialloblù nella stagione 2013/14, l’ultima delle Vespe in Serie B. Il difensore arriva sommerso dalle aspettative, in virtù della sponsorizzazione di Adriano Galliani, all’epoca A.D. del Milan, che regala a Manniello uno dei pupilli del settore giovanile rossonero. Il calciatore classe 1992, però, è autore di un campionato da horror, in cui pochissime volte riesce ad ottenere la sufficienza in pagella. Se dall’altro lato la Juve Stabia scopre il talento di Zampano, oggi uno dei terzini più affidabili in Serie A, Ghiringhelli si rivela un flop assoluto. Emblema della stagione del terzino è il gol annullato alla Juve Stabia nella trasferta di Palermo: la conclusione di Vitale è destinata alla rete ma Ghiringhelli, in fuorigioco di due metri, decide di spingere comunque il pallone in rete, facendo annullare la rete della sua squadra tra la disperazione dei compagni.

L’ex più fresco è invece Sergio Contessa, per due stagioni terzino sinistro della Juve Stabia. Il difensore pugliese disputa con la maglia delle Vespe una stagione, la prima, da incorniciare, diventando uno dei terzini più forti della Lega Pro. Il secondo campionato in gialloblù è invece al di sotto delle aspettative, con Contessa vittima di infortuni e spesso in campo svogliato; la sensazione è che la decisione di Contessa di lasciare le Vespe non sia certo maturata nel finale di stagione, con il suo rendimento inevitabilmente condizionato da questa decisione. Proprio Contessa, però, lo scorso gennaio è stato vicino ad un ritorno alla Juve Stabia; alla squadra stabiese serviva un terzino sinistro e lui era in uscita da Lecce. Dopo essersi sfiorati pochi mesi fa, Contessa e la sua ex squadra si ritroveranno uno contro l’altro.

Una cosa è dunque certa: la Juve Stabia, per poter continuare a sognare un futuro bellissimo, dovrà scontrarsi e superare una parte del proprio passato.

Raffaele Izzo

La Camera ha approvato la legge contro il cyberbullismo (Debora VELLA)

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La legge contro il cyberbullismo ha avuto il voto unanime a Montecitorio: 432 favorevoli ed una sola astensione, ed ora è legge dello Stato.

“Questa legge è un primo passo necessario. La dedichiamo a Carolina Picchio ed a tutte le altre vittime del  cyberbullismo”, ha detto nell’Aula della Camera la presidente Laura Boldrini salutando Paolo Picchio, il padre della prima vittima del cyberbullismo, prima di indire la votazione finale sul provvedimento.

COSA PREVEDE LA LEGGE

Entra per la prima volta nell’ordinamento una puntuale definizione legislativa di cyberbullismo. Per bullismo  telematico si intende ogni forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, manipolazione, acquisizione o trattamento illecito di dati personali realizzata per via telematica in danno di minori. Inoltre rientra nel bullismo telematico la diffusione di contenuti online (anche relativi a un familiare) al preciso scopo di isolare il minore mediante un serio abuso, un attacco dannoso o la messa in ridicolo.

Il minore sopra i 14 anni vittima di cyberbullismo (o anche il genitore) può chiedere al gestore del sito internet o del social media (esclusi gli access provider, i cache provider e i motori di ricerca) o al titolare del trattamento di oscurare, rimuovere o bloccare i contenuti diffusi in rete. Se non si provvede entro 48 ore, l’interessato può rivolgersi al Garante della privacy.

Le iniziative contro il cyberbullismo dovranno coinvolgere gli istituti scolastici, nei quali sarà individuato un  referente tra i professori. Al preside spetterà il compito di informare le famiglie dei minori coinvolti in atti di bullismo informatico e attivare gli adeguati provvedimenti. Alle iniziative in ambito scolastico collaboreranno anche polizia postale e associazioni territoriali.

In caso di ingiuria, diffamazione, minaccia o trattamento illecito di dati personali via web, il cyberbullo potrà essere formalmente ammonito dal questore anche in mancanza di una querela o denuncia. Gli effetti dell’ammonimento cessano però al compimento della maggiore età.

Debora VELLA

Sant’Antonio Abate, malmena la fidanzata: arrestato 26enne

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Sant’Antonio Abate – Picchia la fidanzata e poi le ruba il telefono e  fugge sul tetto da dove lancia pietre contro i carabinieri, tutto allo scopo di racimolare i soldi necessari per acquistare una dose di droga. Autore della violenza un giovane abatese di 26 anni.

Quando sul luogo sono giunte le forze dell’ordine allertate dalla ragazza, il ragazzo ha cercato rifugio sui tetti delle abitazioni e, per impedire che venisse preso, ha lanciato contro di loro dei sassi. Un ulteriore comportamento sconsiderato che ha peggiorato la sua situazione: il 26enne è stato arrestato con l’accusa di estorsione e resistenza al pubblico ufficiale.

Quello di oggi non è stato un caso isolato: la droga, l’astinenza, il bisogno di contanti hanno indotto più volte il ragazzo a malmenare la sua donna. Fino a quando lei, stanca e rassegnata, ha deciso di denunciare tutto ai carabinieri.

Il 26enne ora è in attesa del rito direttissimo, la giovane è stata medicata all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia.

Trump e la battaglia delle spie

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A Washington è in atto una guerra di spie che mette sotto pressione l’amministrazione Trump.

L’intrigo a Washington e il cortocircuito degli 007

Da un remoto villaggio della Siria sino allo Studio Ovale. Ecco la soffiata sui piani dell’Isis che ha mandato in tilt l’intelligence di mezzo mondo. E ora il tema sarà centrale al G7

NEW YORK – Da una città della Siria al tavolo del G7 in Italia, passando per l’Ufficio Ovale. È il percorso accidentato che ha compiuto la soffiata sui piani dell’Isis per usare i computer come bombe sugli aerei, che dopo la rivelazione fatta dal presidente Trump ai russi rischia di compromettere i rapporti tra i servizi di intelligence degli alleati mediorientali e occidentali. Infatti verrà discussa nei prossimi giorni dai responsabili del settore, a margine degli incontri preparatori del vertice del G7 di Taormina.

L’informazione era stata raccolta in una città della Siria, che il «Washington Post» non ha rivelato per non fare danni alle operazioni americane contro il Califfato. Il consigliere per la sicurezza nazionale McMaster però ha detto che è stata scoperta nell’ambito di operazioni in corso già note, e quindi non è difficile intuire da dove può essere venuta. La capitale Raqqa è naturalmente nel mirino come prossimo obiettivo dell’offensiva anti Isis, ma anche dai combattimenti per riprendere Mosul sono emerse notizie rilevanti sui piani del Califfato. Il servizio di intelligence che ha ricevuto la soffiata appartiene ad un paese alleato del Medio Oriente, e anche questo non è stato rivelato per non compromettere i rapporti con la nazione interessata, e la rete di spionaggio che lavora per tutelare la sicurezza di tutti. Ma i governi amici della regione che hanno la capacità di operare sul terreno si contano sulle dita di una mano, e quindi non è complicato presumere chi possa avere penetrato gli ambienti dell’Isis. Alcuni alleati hanno una posizione più delicata di altri, perché ad esempio la Giordania vive una condizione di instabilità generata dall’arrivo in massa dei profughi, mentre i suoi tradizionali rapporti di collaborazione con la Gran Bretagna creerebbero un corto circuito ancora più problematico per Washington. Israele però è stato confermato come la fonte, complicando la visita che Trump farà il 22 e 23 nello Stato ebraico.

La soffiata è stata passata dal Mossad alla Cia, che l’ha inserita nel suo rapporto quotidiano che fa al capo della Casa Bianca. Secondo McMaster, però, i dettagli sulla fonte e sui metodi che hanno consentito di raccogliere l’informazione non sono stati neppure rivelati a Trump, anche perché in questi casi si cerca di proteggere il presidente dai rischi collegati al fatto di conoscere troppo. Per lui era sufficiente sapere che l’Isis voleva usare i laptop come armi, come in Somalia nel 2016, e quindi autorizzare le discussioni per vietarli non solo sugli aerei in arrivo dal Medio Oriente, ma anche su quelli in partenza dall’Europa verso gli Stati Uniti.

Durante l’incontro nell’Ufficio Ovale con il ministro degli Esteri russo Lavrov, avvenuto il 10 maggio scorso, il capo della Casa Bianca ha pensato di condividere questo allarme, nel corso delle conversazioni sul terrorismo. Lo ha fatto un po’ per vantarsi dell’efficienza americana, e un po’ per cercare di migliorare la relazione con Mosca, e convincerla a collaborare nella lotta al terrorismo scaricando Assad. Il problema è che i meccanismi di comunicazione nel settore dell’intelligence non sono questi. Come prima cosa, il servizio israeliano non voleva che l’informazione fosse passata ad altri. Poi, anche se Trump non ha rivelato le fonti e i metodi con cui è stata raccolta, ai servizi russi può bastare quello che ha raccontato a Lavrov per capirlo. E quindi cercare di compromettere la rete informativa, visto che il Cremlino ha già una forte presenza militare sul terreno in Siria. Più grave ancora è il rischio che i dettagli arrivino all’orecchio dell’Isis, perché ciò non solo potrebbe spingere il Califfato ad accelerare gli attentati in preparazione, ma metterebbe a rischio la stessa vita di tutte le fonti alleate nel suo territorio, non solo quelle israeliane in Siria, ma anche in Iraq o in Libia.

Questa è la ragione per cui il Mossad ha minacciato di interrompere le comunicazioni, seguito poi ieri anche dai servizi europei e della Nato. Per continuare a collaborare vogliono la garanzia che simili episodi non si ripetano, e questo è stato il lavoro più difficile fatto dal consigliere anti terrorismo di Trump, Tom Bossert, dopo aver saputo che il Washington Post aveva ricevuto il «leak» e stava per pubblicare la notizia: contattare i colleghi e limitare i danni. Nell’ambito del G7 italiano ora ci saranno altre occasioni per discutere al massimo livello, per contenere il danno e continuare la lotta comune al terrorismo.

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lastampa/L’intrigo a Washington e il cortocircuito degli 007 PAOLO MASTROLILLI – INVIATO A NEW YORK

ESCLUSIVA – Capuano: “La Reggiana ha buone individualità”

L’intervento dell’ex allenatore della Juve Stabia, Eziolino Capuano al Pungiglione Stabiese

Nel corso della puntata de “Il Pungiglione Stabiese 2,0”, ci siamo collegati telefonicamente con Eziolino Capuano ex allenatore della Juve Stabia e attuale allenatore del Modena con il quale abbiamo commentato questi spareggi play off e il prossimo avversario delle Vespe.

Mister buonasera, le chiediamo subito un suo pensiero su questa Juve Stabia. Ci sono possibilità di andare avanti in questi play-off:
Ho visto la Juve Stabia dal vivo prima che andassi a Modena contro il Cosenza. Era una squadra che giocava un ottimo calcio e probabilmente l’unico neo era che giocava con una difesa molto alta, a ridosso della linea del centrocampo. Posso dire che sia come qualità di gioco e sia nell’interpretazione delle varie dinamiche, era una squadra che piaceva molto. Una squadra che per lunghi tratti del campionato si era posizionata al vertice del campionato, quindi una squadra costruita bene, anche forte individualmente e voglio ricordare che tra le proprie file annovera calciatori di importanza notevole per questa categoria. Purtroppo non ha retto, e per la schiettezza che mi contraddistingue, onestamente l’organico del Lecce e del Foggia era superiore, cosa che dissi già in Rai quando fui intervistato in occasione di una partita disputata in un posticipo del lunedì. Una squadra che in quel periodo ha espresso il più bel gioco. Ho visto in TV la partita contro il Catania di domenica, e come voi mi potete confermare, le partite di play-off non sono molto belle sotto il profilo dell’estetica, soprattutto quando hai a disposizione due risultati su tre, inverosibilmente giochi sempre condizionato, è stata quindi una partita che lascia il tempo che trova. Questa è la mia disamina e vi dico che la Juve Stabia ha tutte le carte in regola per arrivare fino in fondo, quando meno per provare ad arrivare fino a Firenze. Poi é normale che ne salirà soltanto una, e a quel punto diventa un terno al lotto.
Mister vogliamo farle i complimenti per il suo “miracolo” con il Modena, allenando una squadra non di livello, è stato bravo a centrare la salvezza:
Ci tengo a dire che a Modena non è stato compiuto un miracolo nel centrare l’obiettivo salvezza. Quando sono arrivato la squadra era ultima in classifica e prima della partita di Gubbio, in cui ho fatto giocare molti ragazzi, eravamo la migliore difesa d’Italia e addirittura avevamo subito meno gol della Juventus. Solo tre squadre: Pordenone Parma e Venezia hanno fatto meglio di noi. Voglio dire che abbiamo fatto numeri impressionanti e tutto questo è normale che mi inorgoglisce, insieme a tutto lo staff e ai ragazzi che ho avuto il piacere di guidare.
Qui a Castellammare lei è ricordato davvero con immenso piacere:
Ancora oggi sono legato molto alla Juve Stabia, quindi voglio dire che  probabilmente sabato sera ci sarò anche io in quel di Reggio, perché poi domenica andrò a vedere la partita Piacenza-Parma. Di Castellammare conservo un grandissimo ricordo. Ricordo con piacere la partita vinta contro l’Avellino quando si vinse per 1-0 con un gol segnato da Femiano. Uno dei ricordi più belli della mia vita è stata la partita pareggiata 1-1 a Terni, dove l’uomo è andato al di là del calcio, con un gol di Baclet al 93esimo. Gara che anche voi ricordate meglio di me soprattutto per quello che c’era dietro, quindi stendiamo un velo pietoso. Tanti ricordi belli di Castellammare di Stabia e ogni qualvolta vengo in città so che sono ancora amato dalla gente e questo affetto mi fa molto piacere. Sono stati anni vissuti con grande applicazione, abnegazione, con grande sofferenza e soprattutto con tantissime soddisfazione. Castellammare difficilmente andrà nel dimenticatoio anche quando deciderò di smetterla con questo mestiere.
Mister visto che la Juve Stabia dovrà incontrare proprio la Reggiana, lei a febbraio l’ha affrontata con il suo Modena in occasione di quella partita persa per 1-0 con gol di Carlini. Cosa ci vuole dire di questa Reggiana?
Incontrammo la Reggiana nel miglior momento, dopo il cambio dell’allenatore, avevano mandato  via Colucci ed era la seconda partita di Menichini. Perdemmo in maniera immeritata, con grande onestà ci fu un eurogol di Carlini, mezza rovesciata al volo veramente un gesto balistico bellissimo. Però mi ricordo che facemmo una grandissima partita e non ci venne concesso un rigore al 92′. Con l’onestà che mi contraddistingue l’ho vista anche altre volte e non mi ha fatto la stessa impressione. É una squadra in difficoltà, però attenzione perché annovera calciatori validissimi come Marchi, Cesarini, Carlini, Guidone in avanti, una squadra di grandissimo spessore. Ultimamente non ha fatto benissimo e penso che voi lo sappiate. Infatti in quest’ultimo periodo la Reggiana non è stata la squadra brillante che abbiamo visto nella parte centrale del campionato, e da marzo in poi la squadra non é andata tanto bene, ha perso tante partite soprattutto in trasferta e anche in casa. Ripeto, in queste partite dei play-off vince chi sta meglio fisicamente, chi corre di più, chi riesce a gestire la tensione meglio dell’altra. Sono partite particolari e penso che la Juve Stabia abbia un allenatore molto esperto, molto bravo, ha una squadra importante, sarà una partita aperta perché poi c’è anche il doppio incontro. Sono due squadre importanti.
Perché Ezio Capuano nonostante sia un allenatore di livello, non allena in categorie superiori?
Perché sono un tecnico felice e orgoglioso di rappresentare il popolo, per quella gente che vive per il risultato per una settimana intera. In 30 anni di calcio non ho mai preso una squalifica, solo ultimamente perché è stato detto che volevo comprare il Potenza. Sono fatto così, vivo di calcio, vivo di sentimenti non sono uno Yessment. Sono uno con pregi e difetti come tutti gli essere umani, e ho un grande pregio, ovvero vivo il calcio come in pochi, non sopporto una sconfitta, sono felice quando vinco perché il popolo è felice. Spero di essere stato esaustivo in questa risposta.
Mister ci consente una battuta. Per vincere questi play-off servono realmente 11 scrofe assatanate?
Sì certo. Per scrofe assatanate intendo il tipo di calciatore che va in campo e non rinuncia a un contrasto, a una una seconda palla e che detta il gioco. Mi piace ricordare anche un’altra frase, ovvero che vincere è un desiderio di tutti ma il saper preparare la vittoria è un privilegio per pochi. Vi dico che per avere delle scrofe assatanate devi allenare da maiale porco perché poi se vuoi essere scrofa assatanata la domenica non ci riesci mai.
Abbiamo postato una foto che la ritrae con la felpa della Juve Stabia con lei urlava ai suoi calciatori. Questo é Eziolino Capuano che noi ricordiamo:
Si, ricordo questa foto. Sono questo e questo sarò fin quando farò questo mestiere. Nel momento in cui non prenderò più “le gocce” (che a Castellammare mi dava il grande zio Vincenzo al quale gli mando un abbraccio notevolissimo n.d.a.) , per spronare un mio calciatore, vorrà dire che la fase adrenalinica sta andando scemando e di conseguenza non farò più questo mestiere.
Mister noi la ricordiamo anche quando fu espulso contro il Taranto e scavalcò la ringhiera per non  perdere tempo. Ci soffermiamo in particolare anche su un altro aneddoto, dopo la vittoria con l’Avellino con i festeggiamenti con i tifosi. Noi di Vivicentro abbiamo fotografi un po’ in tutta Italia e un nostro fotografo presente in occasione di una partita del suo Modena, ci ha raccontato che ha visto in lei un mister stile anni ’60, come davvero andrebbe fatto, che trasmette emozioni e indicazioni alla squadra e di conseguenza la squadra lo segue come se fosse un direttore d’orchestra:
Nel mio credo, un allenatore deve essere seguito dalla sua squadra, altrimenti passa per il direttore d’orchestra che dà uno spartito ma ognuno suona per cavoli propri e a quel punto è giusto andare via. L’allenatore va visto come un totem, deve avere qualità soprattutto di trasporto emotivo, allora puoi ottenere dei risultati importanti. Se lo ritieni soltanto bravo, i risultati non li ottieni. L’ allenatore deve essere trascinante, come un capo tribù, come qualsiasi essere umano a capo di una ciurma. Penso che a volte ci riesco e a volte meno, é il mio modo di essere.
Mister dall’alto della sua esperienza in Lega Pro, quale squadra ritiene che possa vincere questi play-off?
Sarebbe molto facile dire Parma, Lecce, Matera o Alessandria. A mio avviso queste sono le squadre che avranno più difficoltà. L’Alessandria ha gettato alle ortiche un campionato,  il Lecce pensa di essere la più forte, idem il Parma malauguratamente non dovesse salire in B. Dire queste quattro squadre diventa molto facile, se proprio dovessi dire un nome, dico di aver paura del Matera. Il Matera la reputo una squadra tosta, di categoria, allenata da un’ allenatore che conosce molto bene la categoria, molto pragmatico e furbo.
Quindi una finale Matera Juve Stabia?
Mi auguro che la Juve Stabia vada in B senza ombra di dubbio, poi con chi dovesse affrontare come finalista penso che non si debbano creare problemi.
Un calciatore della Juve Stabia che potrebbe essere determinati in questi play-off. Chi potrebbe essere?
Non ho mai fatto nomi perché ritengo che poi possa essere ingeneroso nei riguardi degli altri. In questa Juve Stabia ci sono calciatori importanti che anche a gennaio avrei voluto portare a Modena.
In chiusura un suo messaggio alla piazza di Castellammare:
La città deve seguire la squadra, visto che può arrivare fino in fondo e mi auguro dal profondo del cuore e senza nessuna frase di circostanza, che la Juve Stabia nell’immediato futuro possa ritornare in serie B.
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Il New York Times rivela: Trump chiese al capo dell’Fbi di bloccare l’inchiesta su Michael Flynn

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Il presidente Usa Donald Trump chiese al capo dell’Fbi di bloccare l’inchiesta su Michael Flynn, suo consigliere per la sicurezza. A rivelarlo è il “New York Times” avanzando l’ipotesi che la Casa Bianca abbia tentato di insabbiare il Russiagate. Ma i portavoce di Trump negano l’intera vicenda che si sovrappone alle polemiche sull’incontro avuto con il ministro degli Esteri russo Lavrov, al quale sono state rivelate informazioni segrete sull’Isis avute in precedenza da Israele.

“Russiagate”, Trump chiese all’Fbi di fermare le indagini sul suo consigliere

“Mio diritto dare informazioni ai russi”: il presidente rilancia dopo la fuga di notizie sui piani dell’Isis sugli attentati agli aerei. La fonte sarebbe il Mossad. I democratici: consegni i nastri del colloquio con Lavrov

NEW YORK – Donald Trump ha cercato di bloccare l’inchiesta sul Russiagate. Lo ha rivelato ieri il New York Timers pubblicando le note che aveva scritto l’ex direttore dell’Fbi James Comey, dopo un incontro che aveva avuto con il capo della Casa Bianca nell’Ufficio Ovale a febbraio. Se questa denuncia fosse confermata, potrebbe configurare il reato di ostruzione della giustizia per il quale può anche scattare l’impeachment. La Casa Bianca infatti ha subito smentito con forza la rivelazione del giornale, arrivata subito dopo le polemiche per la decisione di Trump di rivelare al ministro degli Esteri russo lavrov delicate informazioni ricevute dall’intelligence israeliana sui piani dell’Isis per fare attentati contro gli aerei usando i computer come bombe.

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Secondo la ricostruzione fatta dal New York Times, nel febbraio scorso, il presidente aveva convocato alla Casa Bianca Comey, il giorno dopo le dimissioni del consigliere per la sicurezza nazionale, Flynn, che era stato costretto a lasciare la sua carica a causa dei rapporti che aveva avuto con la russia prima della Inauguration delle nuova amministrazione. Durante quell’incontro, secondo gli appunti presi dal direttore dell’Fbi, Trump gli aveva detto che Flynn era una brava persona e poi gli aveva fatto una richiesta esplicita: «Spero che tu possa lasciar andare questa inchiesta». Questo atto da parte del presidente potrebbe configurare il reato di ostruzione della giustizia e confermare che Comey è stato licenziato proprio per bloccare l’indagine in corso sui rapporti tra la campagna elettorale di Trump e la Russia.

La posizione di Trump  

Ieri mattina il capo della Casa Bianca ha pubblicato questo tweet: «Come presidente volevo condividere con la Russia (durante un incontro alla Casa Bianca apertamente programmato), cosa che ho assolutamente il diritto di fare, fatti pertinenti al terrorismo e la sicurezza dei voli aerei. Ragioni umanitarie. In più voglio che la Russia aumenti la sua lotta contro l’Isis e il terrorismo». In particolare, voleva fare pressione affinché il Cremlino abbandoni il leader siriano Assad. Sul piano legale il presidente ha ragione, perché ha l’autorità per declassificare qualunque informazione segreta. Il problema è l’opportunità di farlo, in particolare con i russi, perché così rischia di dare loro notizie che possono usare per risalire a fonti e metodi, compromettendo la rete spionistica alleata.

La fonte  

I servizi israeliani sono stati confermati come fonte della soffiata, raccolta in una città siriana che dovrebbe essere la capitale del Califfato Raqqa. L’ambasciatore dello Stato ebraico a Washington ha però emesso un comunicato per ribadire la fiducia del suo governo negli Usa, e la volontà di continuare a collaborare con l’intelligence americana, proprio alla vigilia della visita di Trump che sarà nel suo Paese il 22 e 23 maggio.

La difesa di McMaster  

Il consigliere per la Sicurezza nazionale lunedì sera aveva detto che la notizia del Washington Post sulla rivelazione fatta da Trump a Lavrov era falsa, ma nel frattempo è stato scavalcato dall’ammissione fatta dallo stesso presidente via Twitter. Ieri quindi ha chiarito che «la premessa della notizia era falsa», nel senso che il capo della Casa Bianca «non ha dato informazioni inappropriate». Secondo McMaster, durante il colloquio Trump non ha passato segreti, o rivelato fonti e metodi, «perché non li conosceva».

La reazione politica  

Il leader del Grand Old Party al Senato, Mitch McConnell, ha forse colto l’umore dei colleghi, quando ha detto che «potremmo vivere meglio con meno dramma alla Casa Bianca». Altri, come il presidente della Commissione Esteri Corker, hanno detto che l’amministrazione «deve fermare questa spirale negativa». I compagni di partito non mollano ancora Trump, anche perché senza di lui non sarebbero alla Casa Bianca, e mettendosi contro di lui rischiano di perdere le elezioni Midterm dell’anno prossimo, però chiedono che diventi più disciplinato. I democratici, invece, hanno chiesto i nastri dell’incontro con Lavrov e minacciato l’impeachment. Posizione quest’ultima su cui in serata Nancy Pelosi, leader della minoranza della Camera, ha frenato.

Tumulto alla Casa Bianca  

Questa nuova crisi ha rafforzato le voci secondo cui Trump non è soddisfatto dei suoi collaboratori e medita un grande rimpasto. A partire dal portavoce Spicer, infatti la giornalista della Fox Kimberly Guilfoyle ha rivelato di essere stata contattata per prendere il suo posto. La tensione però è reciproca. Lunedì sera i giornalisti hanno sentito urla dall’ufficio dove erano riuniti il capo di gabinetto Priebus, il consigliere Bannon e Spicer, e alcuni collaboratori cominciano a lamentarsi di come il presidente li mette in difficoltà.

vivicentro.it/cronaca
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lastampa/“Russiagate”, Trump chiese all’Fbi di fermare le indagini sul suo consigliere PAOLO MASTROLILLI – INVIATO A NEW YORK

Castellammare – installati i nuovi posacenere in Villa Comunale

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Castellammare – installati i nuovi posacenere in Villa Comunale

Se un tratto di Villa Comunale, il secondo, è ancora teatro di restyling, con i tempi di consegna che si allungano ogni giorno di più, la prima frazione del lungomare stabiese si arricchisce di dettagli, apparentemente poco rilevanti, ma assolutamente necessari.

Nelle scorse ore sono stati infatti installati vari posacenere, nei quali i fumatori che passeggiano sul lungomare potranno gettare le sigarette terminate. I posacenere hanno lo stesso stile delle fontanine e sono stati posizionati in prossimità di quasi tutti i cestini per i rifiuti.

Si tratta di un passo importante, che permetterà, si spera, di non vedere più mozziconi di sigaretta per terra o sul tratto di spiaggia adiacente al lungomare.

Per stimolare ancor di più il senso civico degli stabiesi, forse non guasterebbe il collocamento di altri cestini per i rifiuti, così che anche i più maleducati (che non riescono a tenere in mano una cartaccia nemmeno per pochi istanti) possano trovare immediatamente il giusto bersaglio per i propri rifiuti.

Reggiana vs Juve Stabia: Inizia la prevendita… si spera nel “porta 2 amici”

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Reggiana vs Juve Stabia sarà una delle tante partite che si disputeranno per questi play off di Lega Pro. I tifosi di entrambe le squadre si stanno organizzando per poter assistere a questo importante match. Mentre nella giornata di ieri, in mattinata, sono stati comunicati i prezzi per i tifosi di casa, in serata è stata aperta anche la prevendita per i tifosi gialloblè che vorranno assistere al match che si disputerà al Mapei Stadium di Reggio Emilia.

La società stabiese ha diramato il comunicato della Lega Pro responsabile, come nella gara con il Catania, di organizzare la partita e di decidere i prezzi e le modalità. Per ora i biglietti possono essere acquistati solo dai possessori della tessera del tifoso, che ricordiamo non sarà necessaria nelle semifinali e nella finale. ma non è escluso che, dopo la riunione del GOS, venga attivata il “Porta DUE amici”. In questa eventualità un solo tifoso tesserato farà da garante per due amici sprovvisti di tessera.

Questo è il comunicato stampa della Juve Stabia:

S.S. Juve Stabia rende noto che, sono disponibili, come da vigente normativa, ESCLUSIVAMENTE per i possessori della Tessera del Tifoso, i tagliandi di ingresso del Settore Ospiti dello Stadio “Mapei Stadium – Città del Tricolore “ di Reggio Emilia per assistere all’incontro di calcio Reggiana-Juve Stabia, in programma sabato 20 maggio, alle ore 20,30 e valevole per il secondo turno, gara di andata, play off Lega Pro Divisione Unica 2016/17.

I biglietti saranno in vendita al prezzo di € 10, inclusi diritti di prevendita, Settore Curva Nord, fino alle ore 19,00 di venerdì 19 maggio, tramite il circuito Ticketone sul territorio nazionale www.ticketone.it nella sezione Cerca Punti Vendita.

E’ stato attivato “stampa casa” che permette di stampare direttamente il proprio titolo di accesso allo stadio per il citato settore purché attivato con i controlli richiesti di inserimento tdt.
Si rende altresì noto che è al vaglio del GOS, che si svolgerà a Reggio Emilia nella giornata di giovedi 18 maggio, la possibilità di attivare l’iniziativa “porta due amici allo stadio”.

S.S. Juve Stabia

Maradona disse alla Juve: “Possiamo accordarci, sono proprietario del mio cartellino”

Maradona disse alla Juve: “Possiamo accordarci, sono proprietario del mio cartellino”

Nei giorni del trentennale del primo scudetto del Napoli, e a due mesi dal conferimento della cittadinanza onoraria di Napoli, esce un libro su vita, opere e disgrazie di Maradona. «Il Pibe de oro» e’ stato scritto da Raffaele Nappi. Parte dalle prime partite con le Cebollitas e arriva allo show dello scorso gennaio al teatro San Carlo, e’ dedicato proprio al 1990. Interessante la ricostruzione della vigilia della semifinale Italia-Argentina al San Paolo, caricata a dovere dal campione: «I napoletani dovranno ricordarsi una cosa. Cosa? Che l’Italia li fa sentire importanti un giorno solo all’anno e negli altri 364 si dimentica di loro. Io invece di loro mi ricordo sempre». Napoli non tifo’ contro l’Italia, ma rispetto’ l’Argentina: è diverso. Ma c’e’ anche la penosa ricostruzione dei giorni bui di Maradona. Diego, che avrebbe voluto porre condizioni pesantissime per il ritorno a Napoli, arrivo’ a dire: «Magari la Juve ha bisogno di qualcuno. Io sono qui, basta metterci d’accordo perche’ sono proprietario del mio cartellino». Proprio lui che nella scorsa estate si e’ unito al coro contro Higuain ricordando che ai suoi tempi mai sarebbe andato alla Juve? Un altro segnale di una forte instabilita’ che avrebbe messo in pericolo la stessa esistenza di Diego, schiavo della cocaina. Lo riporta Il Mattino.

Svolta Ghoulam, il finale di stagione potrebbe convincere De Laurentiis

Svolta Ghoulam, il finale di stagione potrebbe convincere De Laurentiis

Secondo la Gazzetta dello Sport potrebbero esserci delle novità sul fronte Ghoulam: “Il finale di stagione di Ghoulam potrebbe convincere De Laurentiis a rinnovargli il contratto: il terzino algerino è molto stimato dall’allenatore. Al Napoli piace l’atalantino Conti, per il quale c’è una concorrenza spietata: il mercato non è ancora iniziato e di tempo ce n’è per capire l’andamento dell’asta che si sta scatenando intorno a questo ragazzo di 23 anni. Col club bergamasco Giuntoli ha buoni rapporti. Sul fronte straniero, Grimaldo del Benfica e Yuri della Real Sociedad intrigano il direttore sportivo napoletano”

Il Torino ha chiesto Tonelli: spunta il piano offerto a De Laurentiis

Il Torino ha chiesto Tonelli: spunta il piano offerto a De Laurentiis

Secondo Tuttosport si muove qualcosa sull’asse Napoli-Torino. I granata avrebbero chiesto Lorenzo Tonelli. La formula contemplata da Petrachi sarebbe un prestito con obbligo di riscatto fissato a 7-8 milioni. Nel discorso tra i due club sarebbe stato proposto a Cairo anche il centrale Vlad Chiriches che, come Tonelli, è chiuso dalla coppia titolarissima composta da Raul Albiol e Kalidou Koulibaly.

Il Napoli punterà su Meret, decisa già la gerarchia con Reina

Il Napoli punterà su Meret, decisa già la gerarchia con Reina

Secondo la Gazzetta dello Sport ci sarebbero pochi dubbi: il Napoli punterà su Alex Meret per la prossima stagione. Il giovane portiere friulano affiancherà Pepe Reina che resterà titolare. Lo spagnolo poi passerà il testimone all’attuale portiere della Spale dal 2018 quando gli scadrà il contratto con il club di Aurelio De Laurentiis. Ecco cosa scrive la rosea a tal proposito: “Per la questione portiere, si punterà sul giovane Meret, fresco di promozione in serie A con la Spal: il ragazzo potrebbe fare da secondo a Reina nella prossima stagione, l’ultima dello spagnolo, e rilevarne il posto alla scadenza del contratto”

Prende quota la pista Ounas: contatti ripresi nelle ultime ore

Prende quota la pista Ounas: contatti ripresi nelle ultime ore

Prende quota decisamente Ounas del Bordeaux, francese di origini algerine, 20 anni, un esterno molto estroso. Sondaggi, contatti, informazioni sempre più frequenti. Movimenti in tal senso ripresi proprio nelle ultime ore: una trattativa destinata a diventare decisamente calda. Ounas e’ un mancino naturale che si accentra e va al tiro, uno dei maggiori talenti della Ligue One.

Come riporta Il Mattino, Il Napoli lo ha seguito già l’estate scorsa ma poi alla fine non se ne fece nulla: ora però l’assalto è pronto a ripartire. In corsa anche lo spagnolo Castillejo della Real Sociedad. Piu’ defilato l’altro spagnolo finito nel mirino del club azzurro, Oyarzabal, 20 anni, della Real Sociedad, perché il club spa- gnolo non ha intenzione di privarsene.

Giuntoli stregato da Foket

Giuntoli stregato da Foket

Secondo Il Corriere dello Sport ci sarebbe stato un vero colpo di fulmine da parte del Napoli verso Thomas Foket, terzino classe 1994 in forza al Gent. Gli osservatori partenopei lo stanno monitorando già da gennaio, ma le ultime prestazioni del belga avrebbero indotto Giuntoli a fare un tentativo concreto con il club belga. Il promettente difensore ha un contratto in scadenza nel 2018 con il Gent e pare non abbia nessuna voglia di prolungare l’accordo. Le alternative a Foket sono sempre Andrea Conti dell’Atalanta e Widmer dell’Udinese