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Legge elettorale, Grillo tentato dal no

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Intanto Grillo è tentato di dire no all’accordo M5S-Pd-Fi. Ma secondo Francesco Bei «in questa fase in Italia forse la proporzionale, con tutti i suoi difetti, è un ritorno al futuro necessario».

Marte e Venere nell’urna

ROMA – Se il maggioritario viene da Marte, la proporzionale (chiamiamola così, al femminile) viene da Venere. Il maggioritario è legge elettorale per lo scontro tra maschi alfa. È la macchina da guerra di Occhetto, gioiosa ma pur sempre belli instrumentum. È Berlusconi e la sua crociata contro i comunisti che «in Cina bollivano i bambini per poi concimarci i campi». È D’Alema, che il Cavaliere, in caso di vittoria maggioritaria nel ‘94 l’avrebbe visto bene a chiedere l’elemosina. È chi vince piglia tutto, impone i suoi ovunque, è vertigine del potere. Ha funzionato per tanti anni, ma funziona ancora?

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Per i nati dagli Anni Settanta in avanti la proporzionale, al massimo, è un ricordo d’infanzia. Cresciuti con il mito del sindaco d’Italia, che la sera stessa delle elezioni si trova unto di un potere quasi assoluto, tutt’al più mitigato dai «ricatti» dei cespugli che si è dovuto tirare dietro. Fu così con Berlusconi e poi con Prodi. Per oltre vent’anni abbiamo vissuto in un clima da guerra civile strisciante, gli uni contro gli altri armati: nelle rispettive propagande da una parte c’erano i comunisti assetati di tasse, dall’altra gli amici dei mafiosi, i delinquenti, i fascisti. Da una decina di giorni, appena la proporzionale ha iniziato a sprigionare i suoi vapori, sembra che magicamente la rissa continua tra i partiti sia cessata. È come se un velo di bromuro sia calato sul Parlamento, persino Beppe Grillo ieri è parso pacificato, ha quasi chiesto scusa per aver dato l’impressione di voler affossare l’accordo a quattro sulla nuova legge. Venere contro Marte. Per un Paese diviso come il nostro la proporzionale è la medicina che spinge al compromesso, alla rinuncia a quella parte di noi più insopportabile all’altro. Mentre il maggioritario ci lascia nudi di fronte al nemico, la proporzionale elimina l’ansia da prestazione, quella che ti costringe ad avere un voto in più dell’avversario per poterlo schiacciare.

In Italia nessuno si fida di nessuno. La proporzionale spinge i partiti a mettersi d’accordo, a trovare un’intesa – anche di governo – e poi presentarla ai propri diffidentissimi elettori. Non trasforma una minoranza in maggioranza artificiale. Il maggioritario purtroppo funziona nelle nazioni più mature, pacificate, dove la gente si vaccina perché sa che è giusto, non perché ha paura dello Stato. Dove non parli male del tuo Paese e rispetti le regole anche se non c’è un vigile a controllarti. Dove i partiti non si delegittimano l’un l’altro. In questa fase in Italia forse la proporzionale, con tutti i suoi difetti, è un ritorno al futuro necessario.

Senza contare un altro elemento fondamentale. Sia il Porcellum di Berlusconi che l’Italicum di Renzi (non erano tecnicamente leggi maggioritarie, ma comunque majority assuring, ovvero assicuravano una maggioranza certa e un vincitore sicuro) furono leggi elettorali che una maggioranza risicata impose a forza al resto del Parlamento. Stavolta siamo di fronte a un’intesa che coinvolge la stragrande maggioranza delle forze politiche, oltre l’80 per cento dei parlamentari, secondo qualcuno. Domani nessuno potrà rinfacciarla all’altro.

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lastampa/Marte e Venere nell’urna FRANCESCO BEI

Napolitano: se bisogna anticipare le urne «meglio prima che dopo»

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Come scrive Ugo Magri «un voto alla naturale scadenza del 2018 sarebbe considerato sul Colle la strada più sicura.

Ma se proprio si dovrà votare, la previsione di chi meglio conosce Mattarella è che non alzerà le barricate per posticipare di qualche settimana le urne».

Ma il Capo dello Stato guarda con favore all’accordo. Nessuna obiezione al voto

Se bisogna anticipare le urne «meglio prima che dopo»

ROMA – Nove anni di presidenza Napolitano ci avevano assuefatto all’idea che l’ultima parola, la più alta e definitiva, venisse sempre pronunciata sul Colle. Per quel riflesso condizionato, non deve sorprendere che in queste ore tutti gli sguardi siano rivolti al Quirinale. Ciascun protagonista vorrebbe che Sergio Mattarella si schierasse dalla sua parte. In particolare, l’ultima speranza di quanti considerano una disgrazia votare subito è che l’attuale Presidente si faccia sentire, rivendichi le proprie prerogative costituzionali in materia di scioglimento delle Camere e vieti ai partiti di commettere una doppia sciocchezza: correre alle urne il 24 settembre, per giunta con una legge proporzionale che ci riporterebbe ai fasti della Prima Repubblica. E quanto più il Capo dello Stato tace, tanto più forte risuonano le dichiarazioni del suo predecessore: come se Giorgio Napolitano, con la sua opinione sempre autorevole, in qualche misura supplisse alle prudenze e ai silenzi.

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Il riserbo di Mattarella è ormai proverbiale. In questa fase, poi, la stessa cautela contagia i più stretti collaboratori. Però chi conosce il Presidente, e spesso lo frequenta, si è fatto un’idea diversa da quella corrente: che la presunta timidezza (contrapposta alla verve polemica di Napolitano) in questo caso non c’entri un bel nulla. E se Mattarella si astiene dalle esternazioni è perché ha una visione diversa da quanti gli chiedono di entrare in tackle, a piedi uniti, contro Renzi, Grillo, Berlusconi e Salvini. Cioè i leader di partiti che insieme rappresentano l’80 per cento del popolo italiano. Il Presidente non interviene a gamba tesa perché reputerebbe sbagliato farlo.

Intanto, non c’è ancora una legge con cui andare al voto. Esiste un vasto accordo di massima, che ogni giorno deve affrontare la sua pena. I giuristi del Colle tengono ben presenti le obiezioni di quanti annusano un «fumus» di incostituzionalità. Ma il giudizio compiuto lo formuleranno se e quando il “tedesco” sarà legge e arriverà sullo scrittoio presidenziale per la controfirma. Per ora siamo ben lontani da quella fase. Idem per quanto riguarda la data del voto: oggi abbiamo un governo e un premier nella loro piena legittimità. Di urne Mattarella discuterà il giorno che Paolo Gentiloni salirà al Colle, non prima. Le forme sono sostanza, violarle non sarebbe privo di conseguenze politiche. Far circolare dubbi sulla legge elettorale proprio mentre il Parlamento ne sta discutendo, attirerebbe sul Quirinale l’accusa di mettere in pericolo un accordo storico, di «pacificazione e coesione nazionali» (come è arrivato a magnificarlo ieri Brunetta). E se come conseguenza della nuova legge i grandi partiti chiedessero tutti insieme di votare, come potrebbe il Capo dello Stato rispondere «no, ve lo nego»?

Infatti, nelle massime sedi istituzionali già circolano delle ipotesi. Una è che Gentiloni, considerando esaurita la propria stagione, tra qualche settimana si dimetta “sua sponte”. L’altra ipotesi fa riferimento al precedente del 1994, quando le Camere vennero sciolte dall’allora Presidente Scalfaro senza che il governo guidato da Ciampi avesse nemmeno dato le dimissioni. Tutti i possibili scenari vengono presi in esame, nell’eventualità che i grandi partiti concordi pretendano di votare. Poi, è chiaro che Mattarella (al pari di Napolitano) nutre fortissimi dubbi sull’opportunità di precipitarsi alle urne. Ne coglie tutti quanti i rischi, specie per quando riguarda gli impegni finanziari da assolvere, in primis la legge di stabilità. Un voto alla naturale scadenza del 2018 sarebbe considerato sul Colle la strada più sicura. Ma se proprio si dovrà votare, ecco la previsione di chi meglio conosce Mattarella, il Capo dello Stato non alzerà certo le barricate per posticipare di qualche settimana le urne. Anzi, a quel punto tanto varrebbe tenere le elezioni il più presto possibile, perfino il 24 settembre, in modo da avere tempo sufficiente per ricomporre i cocci della politica e scongiurare quantomeno il danno dell’esercizio provvisorio.

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Giorgio Napolitano critica il ”patto extra costituzionale di 4 leader”

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Il presidente emerito Giorgio Napolitano critica il «patto extra costituzionale di 4 leader», mentre Sergio Mattarella è pronto a sciogliere le Camere.

Napolitano: le urne anticipate colpo alla credibilità dell’Italia

E Grillo si lascia scappare il malumore sull’accordo M5S-Pd-Fi: «Stiamo facendo una legge elettorale che non capisce nessuno»

ROMA – Nubi scure sopra il cielo della Camera quando Grillo lancia un’intemerata contro una «legge che non si capisce». E un vento ostile soffia dal Senato, dove Napolitano dal palco di un convegno a palazzo Giustiniani spara ad alzo zero, contro «questa grande intesa di quattro leader di partito che agiscono solo calcolando le proprie convenienze» e «questo abnorme patto extra-costituzionale sulla data del voto». Brivido in sala Pd, dove il timore, subito rientrato dopo rapido giro di telefonate, è che il presidente emerito parli anche per conto del suo successore. E quindi i riflettori si concentrano sui 5Stelle.

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MINACCE DI ROTTURA

«Se Grillo si sfila salta l’accordo», sentenzia il coordinatore Pd Lorenzo Guerini. Del resto, fiutando il temporale in arrivo dalle sponde grilline, i due capigruppo di Pd e Forza Italia fin dalla mattina si mettono al vento e sparano razzi di avvertimento. Il senso è: nessuno si sfili, nessuno faccia scherzi, altrimenti non si va avanti e si va a votare l’anno prossimo con le leggi partorite dalla Consulta. Da ore trapela la voglia dei pentastellati di alzare il prezzo provando a strappare la carta del voto disgiunto, per fare il pieno nelle urne col simbolo M5S a scapito degli altri partiti forse più corazzati nei collegi. Ma le loro due richieste di preferenze e voto disgiunto non sono digeribili da Forza Italia e Pd, quindi l’avviso è chiaro. Quando Grillo da Taranto lancia la prima bordata fa dunque tremare tutti i contraenti. Poi, quando poco dopo si corregge «la legge è costituzionale, avanti così», tutti pensano che lo faccia su richiesta dei suoi alla Camera, ma che abbia voluto lanciare un segnale ostile. «Oggi sono a Taranto e ho visto i segni che l’Ilva ha lasciato sulla città. Per questa gente la legge elettorale è l’ultimo dei problemi. E questo è ciò che ho detto loro». Insomma, allarme rientrato, ma la guardia resta alta e nessuno si fida. «È chiaro che fino al voto finale del Senato, la certezza non la puoi avere», mormorano rassegnati i Dem. Consci che su preferenze e voto disgiunto c’è il niet totale di Forza Italia «e quindi se loro insistono salta tutto».

TAM TAM SUL 24 SETTEMBRE

Le scudisciate di Napolitano preoccupano meno i partiti ma fanno male. Il presidente emerito non digerisce la corsa alle urne, si scaglia contro «il paradossale dibattito sul voto anticipato», che produce incertezza politica. Non gradisce affatto che si giochi con la legge di bilancio e con le date, creando «instabilità di governo, prospettando senza motivazioni sostenibili ipotesi di date per elezioni anticipate e per scadenze come la presentazione del bilancio dello Stato 2018». Appena finisce di parlare telefoni roventi tra i vari Palazzi. E nel Pd torna la quiete solo quando si appura che Napolitano non parla per conto di Mattarella: il quale in ogni caso – dicono i Dem – «prenderebbe atto della volontà maggioritaria del Parlamento». Il tema viene eluso da Renzi, «non c’è nessuna fretta di andare a elezioni», che quando usa lo slogan che «il punto è abbassare le tasse», fa in realtà capire di essere già in campagna elettorale. E nel Pd circola sempre più con insistenza la data del 24 settembre per le urne.

COLLEGI, RISPUNTA L’ITALICUM  

Ma se il diavolo si annida nei dettagli di ogni legge elettorale, non va preso sottogamba il timore che la questione dei collegi da ridisegnare diventi il classico granello in grado di inceppare tutto l’ingranaggio. Alfano bolla la legge come incostituzionale «perché utilizza collegi obsoleti», in base ad un censimento del ’91 e non del 2011 come d’obbligo. Dai piani alti dei Palazzi fanno sapere che per evitare problemi seri, sarebbe meglio far revisionare dal Viminale e dall’Istat lo stato dell’arte, se si andasse al voto. E dunque i grandi partiti stanno valutando di metterci una pezza: tornare alla tabella dei cento collegi previsti nell’Italicum per la Camera, facendoli valere per il Senato. Ma la vera paura di oggi sono i voti segreti sulla parità di genere che possono essere la miccia per far esplodere tutto, occasione di imboscate di franchi tiratori.

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lastampa/Napolitano: le urne anticipate colpo alla credibilità dell’Italia CARLO BERTINI

Attentato di Londra: polizia arresta 30enne a Ilfort

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LONDRA- Un trentenne è stato arrestato questa mattina dalla polizia londinese – nell’ambito delle indagini sull’attacco terroristico di sabato sera – nel quartiere di Ilfort dopo una perquisizione.

LE INDAGINI

La polizia londinese, che sta conducendo a tutto campo le operazioni contro il terrorismo, ha arrestato l’uomo dopo una lunga perquisizione nel quartiere dell’Est di Londra dove vivevano almeno due dei terroristi del London Bridge. Tra le accuse mosse al trentenne c’è anche quella di istigazione al terrorismo.

L’IDENTITA’ DEL TERZO ATTENTATORE

Il terzo attentatore entrato in azione la sera di sabato 3 giugno si chiamava Youssef Zaghba nato in Marocco nel 1995 da padre marocchino e madre italiana. Il ragazzo era già stato fermato dall’Antiterrorismo all’aeroporto di Bologna nel marzo del 2016 mentre cercava di prendere un volo per la Turchia per poi raggiungere la Siria con l’intenzione di combattere.

I PRECEDENTI

L’attacco al London Bridge è simile, per dinamica, all’attentato del 22 marzo scorso in cui, Khalid Massod si lanciò a tutta velocità con un’auto sui passanti a Westminster Bridge per poi schiantarsi sull’ingresso del Parlamento, uccidendo cinque persone prima di essere neutralizzato dalla polizia. E poi ci sono gli attentati del 14 luglio 2016 a Nizza in cui un uomo su un camion falciò 86 persone, e la strage del 19 dicembre dello scorso anno a un mercatino di Natale nel cuore di Berlino, in cui morirono 12 persone.

ARRESTO PER LA STRAGE DI MANCHESTER

Un uomo di 38 anni è stato invece arrestato all’aeroporto di Heathrow nell’ambito delle indagini sull’attacco terroristico del 22 maggio scorso a Manchester durante il concerto di Ariana Grande, costato la vita a 22 persone e definito dalla premier britannica Theresa May “un attacco codardo contro innocenti”. Con questo arresto sono sette le persone detenute in seguito all’attacco.

 

 

 

Roma, rifiutati 30 milioni dall’Inter per Ruediger. Totti: “Non è detto che smetta”

NOTIZIE AS ROMA – «Non è detto che abbia smesso di giocare definitivamente. Intanto mi godo un po’ di relax con Ilary, poi vedremo». Queste le parole di Francesco Totti al settimanale Chi, che certamente non dissolvono i dubbi sul suo futuro. In attesa della proposta giusta dagli Stati Uniti o dalla ricca Cina, il capitano si sta rilassando con sua moglie in Francia ma nei prossimi giorni dovrebbe rientrare in città per parlare con i dirigenti con l’obiettivo di dirimere ogni questione. Secondo La Repubblica (F. Ferrazza), Totti starebbe addirittra meditando sull’ipotesi di effettuare la preparazione atletica agli ordini di Zeman, per farsi trovare in forma da possibili squadre interessate ad acquisire il diritto alle sue prestazioni.

RUEDIGER FORZA 40 – Intanto, si scalda il fronte mercato. La trattativa con il Liverpool per il trasferimento di Salah vive una fase di stallo e nessun rilancio è all’orizzonte da parte dei Reds. C’è, però l’Inter in pressing su Antonio Ruediger: secondo l’esperto di calciomercato Gianluca Di Marzio, i gialorossi avrebbero rispedito al mittente un’offerta di 30 milioni per il difensore tedesco. Per prenderlo, i nerazzurri dovrebbero sborsare ben 10 milioni in più. Intanto, Sabatini prepara uno ‘sgambetto’ a Monchi. Nuovo oggetto del contendere è Sebastian Driussi, che potrebbe approdare in nerazzurro in sinergia con la Sampdoria. Ieri c’è stato un incontro tra Ausilio e Romei per capire la fattibilità dell’operazione.

SZCZESNY-JUVE S’HA DA FARE? – Sembrava ormai fatta per il trasferimento del portiere polacco alla corte di Max Allegri, ma secondo La Gazzetta dello Sport, al momenrto l’offerta del club di Corso Ferraris sarebbe ferma a 5 milioni. Decisamente troppo pochi a fronte dei 16 richiesti dall’Arsenal.

Claudia Demenica copyright-vivicentro

Gennaro Iezzo: Napoli – due, tre tasselli e sei al top!! Tra Cavani e Higuain scelgo..

Grande successo per la premiazione del Football Leader 2017 tenutasi ieri all’Hotel Royal Continental di Napoli. Tra i presenti Gennaro Iezzo, che ci ha rilasciato alcune battute sul presente ed il futuro del Napoli.

Di seguito le parole di Iezzo:

 Il Napoli viene da una stagione esaltante. La finale di Cardiff ha dimostrato come gli Azzurri siano stati eliminati in Champion’s da una squadra eccezionale come il Real Madrid. Credo che al Napoli, per reggere il confronto con queste squadre, magari arrivando a giocare una finale, manchino quei due, tre tasselli di qualità in grado di dare esperienza e continuità a tutta la stagione partenopea. Ad ogni modo, penso che il Napoli visto nel girone di ritorno possa dare filo da torcere alla Juventus; se poi ci aggiungiamo qualche pezzo pregiato non sarebbe male!

Confronto Cavani – Higuain? Sono due giocatori diversi. Gonzalo va innescato e può segnare da qualsiasi posizione, mentre Edi partecipa molto al gioco di squadra. E’ un attaccante che gioca a tutto campo, che parte da lontano per poi finalizzare sotto porta; inoltre Edi ha una fame impressionante, anche in allenamento: poche volte ho visto un calciatore con la sua voglia di gol. Ferme restando le qualità di Higuain, le caratteristiche che ha Cavani lo rendono tutt’ora un calciatore unico.

Juve Stabia – Iezzo: La passione di Manniello deve essere la base per ripartire

All’evento Football Leader 2017 di Napoli era presente ieri anche Gennaro Iezzo. L’ex portiere stabiese ha rilasciato al nostro inviato alcune dichiarazioni sulla Juve Stabia. Da ricordare che Iezzo, nella stagione 2013/14, ha rivestito tra i gialloblù il ruolo di preparatore dei portieri.

Queste le parole di Iezzo:

La Juve Stabia ha disputato una stagione positiva. La prima parte è stata straordinaria, mentre nella seconda la squadra ha accusato un calo che, in parte, penso sia fisiologico. Non ti nascondo che ho spesso guardato la Juve Stabia non soltanto perché sono stabiese e quindi tifoso, ma anche per il gioco spettacolare che esprimeva con Fontana. Vedendo quella Juve Stabia, avrei detto che le Vespe se la sarebbero giocata con Lecce e Foggia per la vittoria finale. Forse, in sede di mercato invernale, sono arrivati calciatori non del tutto adatti alla Lega Pro; non mi riferisco alle doti tecniche, quanto piuttosto, alla mentalità, all’agonismo ed alla grinta che servono in categoria come la Lega Pro. Io in Serie C ho giocato con il Napoli, venendo dalla Serie A, e la ricordo come un campionato completamente diverso, per mentalità e modo di giocare, rispetto alla serie maggiori.

Lo stesso discorso va fatto ora in sede di calciomercato. Bisogna capire che intenzioni hanno sia la società che i calciatori; ci deve essere in tutte le componenti voglia di ripartire. Così tra i calciatori chi non ha voglia di combattere per la maglia è meglio che vada altrove. Castellammare merita la Serie B ed io mi auguro che la spinta primaria possa sempre essere ancora una volta la passione del Presidente Manniello, che tiene alla Juve Stabia come pochi e che meriterebbe nuove gioie.

A cura di Giovanni Donnarumma

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Tonelli e Zapata al Toro come saldo per Maksimovic, mentre Chiriches…

Tonelli e Zapata al Toro come saldo per Maksimovic, mentre Chiriches…

Capitolo Chiriches: come riferisce Il Corriere dello Sport, sarebbe vicino al Galatasaray (il Napoli però ha smentito) e chissà che, con un’offerta congrua, alla fine non possa partire. Anche se, in quel ruolo, Lorenzo Tonelli è maggiormente indiziato rispetto al rumeno: l’ex Empoli (forse assieme a Zapata) potrebbe essere girato al Toro a saldo dell’operazione Maksimovic.

L’innamorato Cavani è tornato a Napoli: il racconto della sua giornata

innamorato Cavani è tornato a ‘casa’

«L’aereo stava atterrando. Dall’alto vedevo Napoli, la mia Napoli che si avvicinava. In una manciata di secondi ho rivissuto emozioni uniche», Cavani è tornato a Napoli dopo 4 anni esatti, vi è entrato dalla porta principale del lungomare e all’ingresso dell’hotel Royal ha riabbracciato i suoi figli, Bautista e Lucas, come riporta Il Corriere del Mezzogiorno. «Ho fatto una promessa a me stesso e alla mia famiglia, se un giorno dovessi tornare in Italia sarebbe solo per Napoli». Una ragazzina dai capelli biondissimi lo osserva e piange, come se avesse rivisto un vecchio fidanzato che l’aveva lasciata all’improvviso. Il matador sorride, ha lo sguardo tirato e reprime l’emozione. «Sapete come è andata. Sarei tornato, ma la mia volontà da sola non bastava. Questa è stata la mia vera casa, qui ho vissuto emozioni che non si provano in nessun altra parte d’Europa». Con De Laurentiis l’incontro è veloce, formale. Senza slancio. Al matador viene consegnato il premio «football leader» e lui, per Napoli, mette il vestito della festa: smoking blu e sorrisi. Fa il campione e fa anche il papà di due bambini che vivono ancora a Napoli e non gli danno tregua. Napoli nel cuore sempre, Il matador segue la squadra di Sarri da Parigi, ci scommette per il prossimo anno. «Giocano un bel calcio e hanno dimostrato di essere cresciuti, sono migliorati grazie al gioco dell’allenatore».

L’Isis attacca l’Iran, spari e kamikaze per doppio attacco a Teheran

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Doppio attacco a Teheran, all’interno del Parlamento iraniano e nel mausoleo di Khomeini a Teheran. Il bilancio è di 12 morti e decine di feriti. Lo ha riferito l’emittente Press Tv, senza precisare tuttavia se nel bilancio finale siano conteggiati anche i kamikaze che si sono fatti esplodere durante gli attacchi e i terroristi uccisi dalle forze di sicurezza.

Gli attacchi sono stati rivendicati dal sedicente Stato islamico (Is), attraverso un comunicato diffuso dall”agenzia’ Amaq e il collaboratore di Agi in Iran racconta in esclusiva le cinque ore di terrore che hanno sconvolto Teheran, per la prima volta obiettivo di un attacco dell’Isis. Nel mirino in contemporanea il Parlamento, il mausoleo dell’imam Khomeini e un terzo obiettivo che ancora non è stato reso noto dalle autorità:

Il bilancio ufficiale delle vittime è di 12 morti e 39 feriti. L’Isis ha rivendicato l’azione ed è la prima volta che colpisce il regime sciita, dove gli attentati sono assolutamente inusuali. Un terrorista è stato catturato vivo al mausoleo Khomeini, ma l’intelligence militare ha riferito di aver sventato un altro piano: del terzo commando, alcuni terroristi sono stati uccisi, altri – non si sa quanti – catturati.

Tra le vittime, almeno 4 persone sono state uccise dentro il Parlamento. E’ morto anche un giardiniere del mausoleo dell’imam Khomeini; altre due persone sono decedute in ospedale. La gran parte dei feriti si conta nell’azione in Parlamento.

I terroristi sono riusciti a introdursi in Parlamento, che ha enormi misure di sicurezza, travestiti da donne. Fonti non confermate sostengono che si sia trattato di pakistani; ma in un video, che circola sui siti jihadisti, si sente un terrorista che parla un arabo perfetto e senza accento. I terroristi non sono mai riusciti a entrare nell’aula centrale, ma solo nei corridoi antistanti. L’attacco è cominciato intorno alle 10:15 ora di Teheran, le 7:45 ora italiana. Quando un terrorista si è fatto saltare in aria sono entrate in azione le ‘teste di cuoio’ dei Pasdaran e intorno alle 13 italiane tutto era finito. 

Gli attacchi sono stati rivendicati dal sedicente Stato islamico (Is), attraverso un comunicato diffuso dall”agenzia’ Amaq. Lo ha riferito sul suo account Twitter ‘Site’, il sito di monitoraggio delle attività jihadiste sui social media diretto da Rita Katz. Se autentica la rivendicazione, si tratta dei primi attacchi in Iran. ‘Amaaq’, l’organo di propaganda del gruppo, ha affermato che “combattenti dello Stato Islamico” hanno messo a segno gli attacchi, senza però aggiungere alcun dettaglio.

I terroristi che si trovavano all’interno del Parlamento sono stati uccisi tutti. Lo ha riferito l’agenzia di stampa semiufficiale Tasnim, precisando che la situazione sta tornando alla normalità. Anche l’emittente Press Tv ha riportato che l’operazione condotta dalle forze speciali si è conclusa con “l’eliminazione di tutti i terroristi” che erano vestiti con abiti femminili. Lo ha riferito il vice ministro dell’Interno iraniano, Hossein Zolfaqari, citato dall’agenzia di stampa ufficiale Irna.

redazione/info da agenzie/agi/adnkronos

Pavoletti all’Udinese in cambio di uno tra Meret e Widmer

Pavoletti all’Udinese in cambio di uno tra Meret e Widmer

Secondo Il Corriere dello Sport, Leonardo Pavoletti, costato 18 milioni (contratto fino al 2021), potrebbe trasferirsi ad Udine: i friulani sarebbero interessati ad assicurarsi i servigi dell’ex Genoa (nonostante l’ingaggio piuttosto alto) e circolerebbero i nomi di Meret e Widmer (più il primo che il secondo) da inserire in una trattativa piuttosto complessa. Per intanto, sempre da Udine, dovrebbe far ritorno Duvan Zapata. Ipotizzabile solo una breve sosta per il colombiano che pare avere una sfilza di estimatori in Italia e all’estero Watford.

Rinnovo Ghoulam, si attende la sua decisione e si lavora su Foket

Rinnovo Ghoulam, si attende la sua decisione e si lavora su Foket

Programmazione gia’ avviata da tempo per il Napoli visti i rinnovi di Insigne e Mertens, ora c’e’ sul tavolo quello di Ghoulam, il terzino algerino che piace al Liverpool ma al quale il club azzurro ha gia’ fatto la nuova offerta da 1.8 milioni piu’ bonus. Si lavora su due portieri visto che oltre alla situazione Reina c’e’ Rafael in partenza e anche Sepe e’ intenzionato ad andare via per giocare di piu’. Si lavora sul terzino destro e ora il belga Foket del Gent e’ in pole position ma il suo arrivo andra’ collegato all’eventuale partenza di Maggio. Lo riporta Il Mattino.

Reina resta ma senza rinnovo, si lavora a quattro nomi

Reina resta ma senza rinnovo, si lavora a quattro nomi

Reina resta e verra’ affiancato da un altro portiere, lo ha annunciato il presidente De Laurentiis dal palco dell’Auditorium del Royal Continental dove è stato premiato con il Football Leder 2017 “Financial Fair Play”: “Ha un contratto in essere e i contratti valgono. Ma e’ anche giusto che il Napoli guardi al futuro”.  Come riferisce Il Mattino: “Quindi, nessun rinnovo in programma, ma nello stesso tempo nessuna intenzione di cedere Reina e un colpo di mercato in arrivo, un numero uno di affidamento che possa alternarsi con lo spagnolo e garantire un futuro per almeno dieci anni. Bisognera’ ora capire le intenzioni dello spagnolo che vorrebbe rinnovare, come confermato dal suo agente Quilon a De Laurentiis la scorsa settimana, e che sa di contare su offerte importanti soprattutto del Newcastle con un triennale da 3 milioni a stagione”.

Parigi: terrore a Notre Dame

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Paura a Parigi dove nella cattedrale di Notre Dame, fra migliaia di fedeli e turisti, uno studente di origini algerine si è avventato con martello e coltelli contro tre poliziotti gridando: «Sono un soldato del Califfato. Questo è per la Siria». Uno degli agenti gli ha sparato, ferendolo al torace. Per circa due ore mille persone sono rimaste confinate nella cattedrale e tutti gli accessi all’isola della Cité sono stati bloccati.

Assalta i poliziotti a Notre-Dame “Sono un soldato dell’Isis”

Algerino aggredisce un agente a martellate. Addosso aveva anche coltelli da cucina. Panico tra i novecento turisti e fedeli bloccati nella cattedrale. Fermato dai colpi dei militari

PARIGI – Un tonfo improvviso: hanno chiuso le porte all’entrata della cattedrale. «Mi sono girata e non capivo perché. Qualcuno ci ha gridato di sederci nella navata centrale ». Marina Oliveira Silva, studentessa universitaria di San Paolo, ieri era andata a visitare Notre-Dame. «Siamo rimasti lì per due ore. Regnava una strana calma, si respirava tensione. Avevo molta paura, all’inizio soprattutto. Ho pensato subito a un attentato. Mi sono detta: forse l’assalitore si nasconde ancora tra di noi ». E, invece, lui, ferito, si trovava era fuori, per terra, sul sagrato ormai deserto. E imbrattato di sangue.

È successo tutto molto in fretta, poco dopo le 16 e 20. Un pomeriggio qualsiasi nella chiesa simbolo della cristianità in Francia, capolavoro gotico e uno dei monumenti più visitati di Parigi, in media 30 mila persone al giorno. I turisti erano numerosi anche ieri pomeriggio, sotto un cielo ballerino: le nuvole correvano rapide, tra scrosci di pioggia e repentini raggi di sole. Sul sagrato, in quella calma apparente, un uomo ha gridato: «Sono un soldato del Califfato». Si è poi avventato su uno dei poliziotti lì a controllare, pronunciando poche parole appena: «Questo è per la Siria».

Con un martello ha colpito il giovane rappresentante delle forze dell’ordine, appena 22 anni, ma è riuscito a ferirlo solo leggermente al collo. Un altro poliziotto, di guardia con lui, ha sparato contro l’assalitore, colpendolo al torace. Un testimone, intervistato poi da «France Presse», e che è voluto restare anonimo, ha detto di aver «sentito gridare molto forte». Poi i colpi d’arma da fuoco «e un movimento di panico tra la folla. La gente correva da ogni parte. Ho visto quell’uomo cadere per terra e il sangue dappertutto». In seguito è stato trasportato all’ospedale della Pitié Salpêtrière, a breve distanza. Non è in pericolo di vita. Gérard Collomb, ministro degli Interni, ha detto che l’assalitore aveva anche dei coltelli da cucina. E un documento che lo identificherebbe come uno studente di origini algerine, residente nella Val d’Oise, uno dei dipartimenti immediatamente fuori della capitale. Secondo fonti vicine all’inchiesta sarebbe nato nel 1977 e sarebbe un dottorando alla facoltà di scienze dell’informazione all’Università di Metz in Lorena.

Subito dopo l’assalto sono stati bloccati tutti gli accessi all’isola della Cité, dove si trova Notre-Dame. Numerosi poliziotti e militari con i mitra spianati vagavano a caccia di eventuali complici, tra i pochi turisti rimasti, perlopiù stranieri, che non capivano cosa stesse succedendo. Intanto, un migliaio di persone rimaneva bloccato all’interno della cattedrale. Su indicazione della polizia, il vescovo ausiliare Eric de Moulins Beaufort ha chiesto a tutti di tenere su le mani. Le forze dell’ordine correvano fra una navata e l’altra. Poi hanno iniziato a perquisire i presenti.

L’operazione di «bonifica» è durata circa due ore. Marina, la giovane brasiliana, non parlava «ma dentro di me ero terrorizzata. Avevo paura che ci fossero dei terroristi lì dentro», ricorda, mentre cammina finalmente sul ponte di Saint-Louis, in genere canonico luogo di selfie con Notre-Dame sullo sfondo. E ieri sera percorso solo da chi veniva allontanato progressivamente dalla chiesa. Fra i turisti e i fedeli bloccati all’interno della cattedrale a un certo momento si è palesata anche Anne Hidalgo, sindaco di Parigi, che ha elogiato «il sangue freddo di tutte quelle persone, dei poliziotti e del personale della basilica». Maria Patricia Escrocchi, argentina di Tucumán, stringe ancora fra le mani il santino con la foto del padre, morto pochi anni fa: «Ho chiesto a lui di proteggermi. Ho pregato. Ho pianto». Si avvia verso l’albergo. Alla fine di un altro giorno di vacanza. In una Parigi che va avanti comunque, mentre il traffico si riappropria dei lungosenna. E il terrorismo si ritrova inesorabilmente parte del quotidiano.

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vivicentro/Parigi: terrore a Notre Dame
lastampa/Assalta i poliziotti a Notre-Dame “Sono un soldato dell’Isis” LEONARDO MARTINELLI

Pinotti: l’esercito per proteggere i grandi eventi

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Dopo il caso dei tifosi feriti a Torino, Roberta Pinotti è disposta a schierare l’esercito per concerti e grandi eventi pubblici. La ministra della Difesa vuole estendere il progetto «Strade sicure» agli appuntamenti che affolleranno l’estate: «Se ce lo chiede il Viminale, siamo pronti a inviare i soldati a difesa delle piazze». I militari potrebbero già essere impiegati per lo show record di Vasco Rossi a Modena, che il prossimo primo luglio richiamerà ben 220 mila fan.

La proposta di Pinotti: “Pronti a schierare l’esercito per proteggere concerti e grandi eventi”

La ministra della Difesa: soldati in piazza se ce lo chiede il Viminale

Soldati ai concerti e ai maxi eventi nelle piazze per tutelare la nostra incolumità. Dopo la terribile serata in piazza San Carlo a Torino, la ministra della Difesa Roberta Pinotti lancia la proposta di estendere il progetto «Strade sicure» anche agli appuntamenti che affolleranno la nostra estate. «Se il Viminale ce lo chiederà – dichiara – siamo pronti a inviare militari a presidio dei grandi eventi pubblici». L’annuncio arriva a Chiavari dove la ministra si trova per sostenere il candidato sindaco del suo partito, il Pd, ma anche per sostenere la costruzione di un cyber-poligono nella caserma locale, che diventerà centro internazionale per la lotta agli attacchi via web.

Il tema caldo, tuttavia, riguarda l’allarme terrorismo – con relativa potenziale psicosi collettiva – e Roberta Pinotti si dice disponibile a mettere a disposizione i militari già per il concerto record di Vasco Rossi a Modena che il prossimo primo luglio richiamerà ben 220 mila fan. «Ribadisco che spetterà al ministero dell’Interno decidere – sottolinea la titolare della Difesa -, ma quello che posso dire è che anche per questa specifica manifestazione noi siamo già pronti a organizzare un contingente nel giro di poco, pochissimo tempo».

«Strade Sicure» è un’operazione interforze tra Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri in funzione dal 2008. Sono 7050 i militari attualmente in servizio nelle piazze e negli incroci principali delle città a garanzia della nostra incolumità. Li vediamo ovunque, alle fermate della metropolitana, alle stazioni ferroviarie, lungo le strade o vicino monumenti e musei.

E d’ora in avanti, se il Viminale dovesse accogliere l’ipotesi della Pinotti, i soldati monitoreranno anche concerti e grandi eventi. Il loro impiego in caso di emergenza non è, del resto, una novità. Basti pensare ai recenti eventi dell’Expo a Milano e del Giubileo a Roma. «Strade sicure è una missione flessibile – prosegue la ministra – a tal punto che ci ha consentito di modulare risposte specifiche per Expò, Giubileo e all’ultimo G7 di Taormina». Una macchina organizzativa presa d’esempio anche all’estero. «Il tema di “Strade sicure” è stato oggetto dell’ultimo vertice Nato, durante un incontro di informale con i ministri inglese e francese. Ci siamo infatti ripromessi di confrontare le reciproche modalità di gestione e di applicazione. D’altra parte noi abbiamo maturato ormai un’esperienza pluriennale, e il progetto Sentinelle attivato in Francia dopo l’attentato di Charlie Hebdo già assomiglia molto al nostro».

A parte il concerto di Vasco Rossi, in primo piano ci sono gli U2 allo stadio olimpico di Roma, il 15 e 16 luglio con 50 mila partecipanti alla volta e Lady Gaga a Mediolanum Forum di Milano il 26 settembre. Il parere del Viminale è quanto mai essenziale, ma occorre un’intesa anche con lo Stato maggiore della difesa e premier. Il regolamento stabilisce infatti che «il piano di impiego del personale delle Forze Armate viene adottato con decreto del ministro dell’Interno, di concerto con il ministro della Difesa, sentito il Comitato nazionale dell’ordine e della sicurezza pubblica (Cnosp) integrato dal Capo di Stato Maggiore della Difesa e previa informazione al presidente del Consiglio dei Ministri.

Ma, al di là dell’aspetto della ulteriore militarizzazione delle nostre strade e delle nostre vite, c’è anche un altro aspetto da non sottovalutare. Quello economico. Per intenderci: in occasione del G7 di Taormina sono stati stanziati 5,3 milioni di euro per coinvolgere 2 mila e 900 militari in più. Per assicurare le «esigenze straordinarie di prevenzione e contrasto alla criminalità e al terrorismo» il governo, con un emendamento alla manovra, ha stanziato 5,3 milioni per «incrementare dall’1 al 28 maggio di 2900 militari il contingente delle forze armate».

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lastampa/La proposta di Pinotti: “Pronti a schierare l’esercito per proteggere concerti e grandi eventi” DANIELE GRILLO, GRAZIA LONGO

Cavani: A Napoli è rimasto un pezzo del mio cuore; ho vissuto momenti indimenticabili.

In occasione del Football Leader 2017, Edinson Cavani, attaccante del PSG, è tornato a Napoli ed a parlare di Napoli. La punta uruguaiana è stata travolta dal calore e dal trasporto dei tifosi napoletani, ancora legatissimi a lui.

Il Matador, visibilmente emozionato, ha rilasciato sul palco queste dichiarazioni.

È un’emozione incredibile essere qui. Tornare a Napoli è un qualcosa di magico; con la città ed i tifosi abbiamo vissuto momenti meravigliosi, impossibili da dimenticare.
In campo, a Napoli, io e i miei compagni non siamo stati mai soli, ma abbiamo sempre avuto il sostegno di questa bellissima città.
La nostra stagione al PSG non è stata forse facile ma sono contento di essere andato a segno 35 volte. Sono in lizza per la Scarpa d’oro, ma le reti nel campionato francese valgono 1,5 punti invece di 2 come quelle siglate nei campionati considerati maggiori. Sarà quindi molto dura.
Domani purtroppo non potrò giocare con la mia nazionale contro l’Italia a causa di un infortunio rimediato contro l’Irlanda.
A Napoli è rimasto un pezzo del mio cuore, e ci sono anche i miei figli, quindi Napoli non potrà mai essere una città qualunque per me.
Ringrazierò sempre le squadre e le città che mi hanno dato fiducia nella mia carriera ma Napoli ha un valore speciale per me.

Raffaele IZZO

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Fabio Quagliarella: L’affetto ed il calore dei tifosi napoletani mi rendono orgoglioso.

Fabio Quagliarella ha vinto il premio Football Leader 2017 Dino Celentano, dedicato alla memoria del grande dirigente scomparso.

La punta stabiese ha parlato della sua stagione e del rapporto rinsaldatosi con i tifosi napoletani.

Queste le sue parole:

Sono emozionato. Tornare nella mia terra è sempre motivo di gioia e ricevere proprio qui questo importante premio è un qualcosa che mi rende orgoglioso.
In questi mesi si è risolta l’orribile vicenda (stalking n.d.r) che ha condizionato per anni la vita mia e della mia famiglia, a cui vanno tutti i miei ringraziamenti per quanto fatto per me. Senza il sostegno dei miei familiari, difficilmente avrei superato questo brutto momento.
È stato un episodio negativo, lungo, e che ha condizionato la mia carriera e più in generale tutta la mia vita.
Se il mio corpo è sempre stato focalizzato al campo, la mia mente era altrove; sono quindi felice di questo lieto fine.
Sono contento di essermi messo da parte questa spiacevole vicenda e che la gente di Napoli mi abbia compreso e capito. Sentire questo affetto è emozionante.

A premiare Quagliarella sono stati la moglie di Dino Celentano ed il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris.
Proprio il primo cittadino partenopeo si è detto felice del rapporto nuovamente rinsaldato tra i tifosi del Napoli e la punta stabiese.

Raffaele Izzo

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Cavani: “Se torno in Italia sarà solo al Napoli. La squadra migliora anno dopo anno”

Edinson Cavani, attaccante del Psg, ha parlato ai microfoni del Corriere dello Sport. Ecco le sue dichiarazioni riportate dall’edizione online del quotidiano:

“Tornerei a giocare in Italia ma solo a Napoli. Ho delle promesse con me stesso e con la mia famiglia e se un giorno torno in Italia sarà solo per venire a Napoli. Quando sono partito ho detto che se le cose cambiavano un po’ mi avrebbe fatto piacere tornare a Napoli. Ma vorrei tornare quando gioco ancora a buon livello. Non voglio tornare a Napoli quando il calcio sta per lasciare me. Sarò io a lasciare il calcio, quindi se torno sarò ancora in forma.

Il Napoli sta migliorando di anno in anno, grazie ai giocatori e al suo allenatore che lo fa giocare bene. Spero che migliori ancora per regalare delle gioie a questa città in cui si respira calcio. Da quando sono andato via il Napoli è cresciuto molto. Hanno un sistema di gioco che funziona bene e questo ha aiutato Mertens a segnare tanti gol trasformandosi da ala in punta centrale. Anche per me Napoli è stata importante in questo, Mazzarri mi diede davvero la fiducia di poter giocare da punta centrale. Insigne? Sono contento che Lorenzo abbia detto così. Qui con lui abbiamo vissuto momenti bellissimi ma lui è cresciuto perché ha lavorato per crescere, i consigli ti fanno bene ma poi dipende tutto da te”.

 

De Laurentiis: Presto arriverà lo Scudetto. Reina? Conflitto costruito dai media

Tra i premiati al Football Leader 2017 vi è stato il Presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, vincitore del Premio Financial Fair play.

Queste le dichiarazioni rilasciate dal numero 1 azzurro.

Siamo soddisfatti del cammino fatto; possiamo dire di aver vinto lo scudetto del fair play finanziario, quello del bel gioco e che puntiamo a vincere presto lo Scudetto più importante e prestigioso.

Quando acquistai il Napoli mi fissai come obiettivo primario quello di avere un costante equilibrio finanziario. A distanza di tredici anni posso dire che il mio Napoli, salvo il periodo immediatamente successivo al fallimento, ha sempre avuto i conti in regola.

Credo che il piu grande “acquisto” fatto non sia stata la società, all’epoca inesistente, quanto una tifoseria semplicemente eccezionale; Napoli ha i tifosi migliori al mondo.

Contrasti con Reina?

Reina ha un contratto fino al 2018, punto; è questo ciò che conta. Poi ci sono i media che amplificano ogni questione o voce societaria.
Questo non è esclude che quando non si è più ragazzini si possa essere affiancati da compagni di prospettiva che possano crescere insieme a tutta la squadra.

Quagliarella? Fabio è stato un grande personaggio; quando era con noi nessuno conosceva la difficile vicenda che stava passando.

Raffaele Rizzo

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Imprese: accordo Unimpresa e Confintesa sulle relazioni sindacali

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Un patto  Unimpresa e Confintesa per il futuro dei lavoratori e delle micro, piccole e medie imprese.

Grazie al potenziamento di relazioni industriali condivise e partecipate, con un nuovo sistema bilaterale nazionale e territoriale confederale delle pmi. Affrontare i temi rinviati dalla contrattazione nazionale e decentrata oltre che dalle leggi in vigore. Erogare servizi e prestazioni certe, esigibili e qualitative per i lavoratori e le aziende del mondo delle micro, piccole e medie imprese. Questi gli obiettivi principali dell’accordo interconfederale presentato oggi a Castellammare di Stabia (in provincia di Napoli) presso la sala Convegno di Unimpresa (Unione nazionale di imprese) e Confintesa (Confederazione Intesa per l’Autonomia sindacale). L’accordo è stato firmato dal presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, e dal segretario generale di Confintesa, Francesco Prudenzano.

L’intesa siglata da Unimpresa e Confintesa prevede, tra altro, la creazione di una commissione paritetica per definire regole condivise sul meccanismo delle relazioni industriali e contrattuali e del sistema bilaterale (nazionale e territoriale) delle micro, piccole e medie imprese oltre che per definire le modalità di erogazione di prestazioni e servizi alle aziende associate e ai lavoratori.

È stato costituito un ente bilaterale nazionale (Ebinforma) per la predisposizione dei contratti tipo delle micro, piccole e medie imprese nei settori tra cui artigianato, agricoltura, commercio, industria, turismo, servizi, pesca, nautica, costruzione, trasporti. È stato pure costituito un ente bilaterale nazionale (EbinWelfare) per il settore socio sanitario assistenziale educativo con la sottoscrizione dei relativi contratti collettivi nazionali di lavoro (Ccnl).

L’accordo include la nascita di un Osservatorio nazionale sullo stato delle micro piccole e medie imprese, sul mercato del lavoro e della formazione professionale e sul welfare aziendale composto da esperti in materia, da economisti e universitari. Nella stessa occasione sono sono stati firmati vari  protocolli: anzitutto sulla sicurezza nel lavoro così come previsto dal decreto legislativo 81 del 2008, e sull’apprendistato, così come previsto dal decreto legislativo 81 del 2005 (articoli 43 e 45). Altri protocolli, poi, sono stati sottoscritti per la costituzione delle rappresentanze sindacali unitarie (Rsu), sulla riforma degli assetti contrattuali, per la disciplina del lavoro temporaneo, per la disciplina dei minimi contrattuali, per l’erogazione dei premi di produttività.

L’accordo generale si incardina nel contratto collettivo nazionale di lavoro, al quale resta affidata la definizione del quadro dei trattamenti sia economici minimi e che normativi di tutti i lavoratori. Verranno definite regole condivise volte a favorire lo sviluppo e la diffusione della contrattazione collettiva di secondo livello. Obiettivo è favorire l’occupabilità e la valorizzazione delle risorse umane, gestire gli elementi di flessibilità contrattuale, prevenire e gestire momenti di crisi, sostenere nuovi investimenti economici ed avvio di attività, favorire forme di partecipazione dei lavoratori, incentivare il conseguimento di obbiettivi concordati di produttività, redditività, qualità, efficienza e definire intese, impegnative per le parti, in ogni materia secondo le previsioni dal contratto collettivo o dalla legge. Verrà valorizzata la contrattazione individuale garantendo le opportune procedure di tutela e di assistenza del lavoratore.

“La crisi e la profonda recessione hanno segnato l’economia italiana e abbiamo bisogno di strumenti nuovi per dare futuro al nostro Paese. Quello di oggi è un accordo importante, col quale vogliamo dare il giusto peso e riconoscimento al mondo delle micro, piccole e medie imprese e ai suoi lavoratori. Ma vogliamo soprattutto dare futuro ai lavoratori e alle aziende che ancora credono nella crescita dell’economia italiana. L’obiettivo è agevolare la competitività, la produttività, delle imprese, l’occupazione e la valorizzazione delle risorse umane. Il patto firmato con Confintesa prende le mosse dalla consapevolezza che le nuove sfide sollecitano una visione comune e una convergenza di interessi tra imprese e lavoratori “commenta il presidente di Unimpresa,  Giovanna Ferrara.

“E’ fondamentale che i lavoratori siano coinvolti nelle scelte strategiche dell’azienda, anche per evitare conduzioni manageriali non condivisibili o allegre che trovano soluzione comode con la cassa integrazione, con il licenziamento, con la sottrazione di grandi capitali, con l’indebitamento dei piccoli risparmiatori, con lo spostamento della produzione dove la manodopera costa poco, i regimi sono amici e il sindacato inesistente. A nostro avviso, il profitto non può né deve essere il solo elemento correlato al capitale ma tutto deve tendere a un nuovo e radicale processo di umanizzazione dell’economia.Per questi motivi abbiamo intrapreso un dialogo comune con Unimpresa, confidando di poter stabilire dei precedenti utili e emulabili da altre parti del tessuto imprenditoriale e del mondo del lavoro“ commenta il segretario generale di Confintesa, Francesco Prudenzano.