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Castellammare di Stabia

Salvini è indagato per i fatti del caso “Sea Watch 3”; ed anche Di Maio e Conte

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Salvini è indagato di nuovo per i fatti del caso Sea Watch 3 commessi “in Siracusa dal 24 al 30 gennaio 2019” ma insiste con lo slogan “Porti chiusi” certo di farla franca ancora una volta tanto più che, questa volta, sono indagati anche Di Maio e Conte visto che, nel caso precedente, hanno reclamato loro accordo.

L

o ha fatto sapere lo stesso Salvini parlando in conferenza stampa in Prefettura a Monza dove ha spiegato di aver ricevuto notizia dal pm Carmelo Zuccaro della Procura di Siracusa dell’invio al Tribunale dei ministri degli atti del procedimento penale per i reati previsti dagli articoli 81, 110 e 605 (sequestro di persona) del codice penale riguardanti, a quanto si apprende, il caso Sea Watch 3, commessi dal 24 al 30 gennaio.

Salvini ha anche spiegato che lo stesso ha fatto richiesta di archiviazione, come già ebbe a fare per la Diciotti, caso per il quale Salvini, dopo aver “sfidato” mari e monti proclamandosi pronto ad affrontare chiunque, ebbe a chiedere, ed ottenere, lo scudo dell’immunità parlamentare per cui ora rieccolo in scena come parte nella stessa commedia e a recitare le stesse battute; tanto da già per scontato che potrà avvalersi, nuovamente, della stessa immunità e, ad onor del vero, la partenza sembra dargli ragione visto che ricalca ancora quella del caso della Diciotti, con il pm Zuccaro nuovamente pronto a fare la solita richiesta di archiviazione e con lui a dichiarare:

“Sono nuovamente indagato, ma ribadisco che fino a quando faccio il ministro dell’Interno i porti italiani rimangono chiusi”
“I trafficanti di esseri umani, finché faccio il ministro, in Italia non ci arrivano”.

In giornata poi, in una conferenza stampa in Prefettura a Monza, trova modo di rafforzare il suo “Io so io e ….” polemizzando anche con Di Maio che ha osato stigmatizzare proprio il suo modo di “sfruttare” la vicenda dei migranti. Modo di fare che appare poter essere anche “pericoloso”, soprattutto ora con il corso degli eventi libici, ma questo è il pensiero degli altri, non certo del Comandante che quindi gli risponde, ancora una volta a muso duro e nello stile dell’imbonitore da fiera:

“Di confini me ne occupo io. Lui si occupi di lavoro”.
“Io rispetto il lavoro del collega Di Maio che si occupa di lavoro e sviluppo economico. Lui si occupa di crisi aziendali e io porto rispetto. Chiedo altrettanto rispetto: di ordine, di sicurezza e confini me ne occupo io. Io ci metto la faccia e rischio personalmente”.

“Me lo dicano” – aggiunge poi – “in Consiglio dei ministri e faremo una sana e franca discussione. Finché sarò ministro, i porti restano sigillati per i trafficanti di esseri umani”.

L’equivalente, insomma, del ragazzo fatti in là e lasciami lavorare. E Di Maio lo lascia lavorare, ancora una volta e questo è il quanto ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini, parlando in conferenza stampa in Prefettura a Monza.

Se il ministro Di Maio e il ministro Trenta sono in disaccordo – ha proseguito Salvini –

“me lo dicano in Consiglio dei ministri e faremo una sana e franca discussione. Finché sarò ministro, i porti restano sigillati per i trafficanti di esseri umani”.

L’equivalente, insomma, del ragazzo fatti in là e lasciami lavorare, e Di Maio ed i pentastellati si fanno in là lasciandogli dire e fare ciò che gli pare; pronti anche a rinnovargli, anche questa volta, lo scudo immunitario visto che, questa volta, l’accusa ha proceduto direttamente anche contro Di Maio e Conte.

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