ELEZIONI in SICILIA: SE IL BUONGIORNO SI VEDE DAL MATTINO

Le ultime elezioni in Sicilia del 5 novembre scorso sono un esempio paradigmatico del disagio...

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Le ultime elezioni in Sicilia del 5 novembre scorso sono un esempio paradigmatico del disagio civico-sociale nel quale versano le istituzioni regionali garantite dall’autonomia di Regione a Statuto Speciale. La polemica della vigilia sui candidati “impresentabili” sembrava retorica da campagna elettorale.
Ma celebrate le elezioni, con il risultato ormai noto, già dall’indomani i nodi cominciano ad arrivare al pettine. Arrestato e costretto ai domiciliari il deputato (in Sicilia secondo lo Statuto Speciale i consiglieri regionali si fregiano del titolo di Deputati regionali !) Cateno De Luca (UDC) con l’accusa di reati tributari. Dai quali egli si dichiara innocente. E noi, fino a sentenza passata in giudicato, ci crediamo.
Finisce agli arresti domiciliari anche Fabrizio La Gaipa, imprenditore 42 enne, il primo dei non eletti nella provincia di Agrigento per il movimento 5 stelle. Egli è proprietario di un albergo ad Agrigento, l’hotel “Costazzurra Museum&Spa”. Due suoi dipendenti lo accusano di irregolarità fiscali ed esibiscono prove che convincono i magistrati all’arresto cautelare. Anche a lui, fino a processo concluso, è doveroso dare il beneficio dell’innocenza.
Il deputato Edy Tamajo (Sicilia Futura) è accusato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Avrebbe comprato voti a 25 euro ciascuno, soprattutto nel popolarissimo quartiere palermitano di Ballarò. Si è avvalso della facoltà di non rispondere ai magistrati, su consiglio dei suoi legali. Presunzione di innocenza anche a lui.
Tony Rizzotto, neo-deputato leghista (in Sicilia!!!) gestore dell’Is.For.D.D. di Palermo – Scuola di orientamento, formazione e addestramento professionale – finisce sotto inchiesta con l’accusa di peculato nella gestione dell’Ente. Il peculato è il reato commesso da chi “avendo per ragione del suo ufficio o servizio la disponibilità di danaro altrui se ne appropria”. Anche egli si dichiara innocente dicendo di non saperne nulla. Anche a lui doverosa presunzione di innocenza.
Per carità di patria, omettiamo di menzionare tutti gli illustri neo deputati regionali che hanno subito processi e condanne definitive per i reati più disparati: truffa, turbativa d’asta, falso in atto pubblico, voto di scambio con ambienti poco raccomandabili, corruzione elettorale, estorsione, abuso edilizio, compravendita di diplomi, rimborsi intascati indebitamente….
Insomma una allegra brigata di deputati onorevoli, che andranno a legiferare ed amministrare negli interessi dei Siciliani!
Ma adesso è arrivata anche un’altra tegola sull’appena eletto Parlamento siciliano (in Sicilia il Consiglio regionale si chiama così). Qualcuno dei non eletti è andato a spulciare la documentazione presentata dagli eletti ed ha scoperto che 48 di essi risultano inadempienti nei confronti della cosiddetta legge Severino: Decreto legislativo, 31/12/2012 n° 235, G.U. 04/01/2013 – Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità. Quella nella quale è incappato il Cavaliere, tanto per intenderci. La norma prevede che ogni candidato presenti una certificazione di candidabilità. La mancata presentazione della certificazione comporta l’immediata decadenza dalla carica o la mancata proclamazione. Per cui è stato presentato formale ricorso all’Ufficio elettorale regionale. A prima vista sembra la ripicca di un candidato trombato che cerca rivincita e rivalsa. Ma a ben guardare la cosa è alquanto più complessa. Chiunque desidera partecipare ad una competizione elettorale deve presentare una autocertificazione nella quale il candidato dichiara di non rientrare in un determinato elenco di cause ostative. Molti candidati così hanno fatto. Ma molti hanno compilato la autocertificazione sulla traccia di moduli fac-simile forniti dalla Regione, nei quali non si tiene conto delle norme cogenti della citata legge Severino, che è appunto molto severa. I moduli regionali contemplano, invece, le norme previste dall’art. 15 della legge 55/1990, che detta disposizione per la prevenzione della delinquenza di tipo mafioso e di pericolosità sociale. Questa legge tra le cause ostative alla candidabilità contempla solo i reati di mafia. Mentre la legge Severino estende il campo a tutta un’altra serie di reati. Né la regione Sicilia può invocare il suo status di regione a statuto autonomo. È sempre la stessa legge Severino che, all’articolo 14, prevede chiaramente che l’applicazione si estende automaticamente anche alle regioni a statuto speciale.
Su tutta questa situazione pirandelliana (l’aggettivo è d’obbligo!) la giurisprudenza al riguardo fa testo. Già nel recente passato nelle elezioni regionali di Basilicata (2014) e Molise (2011) i ricorsi sono stati accettati. Chi scrive, da siciliano autentico, si chiede: possiamo sperare che anche in Sicilia, ci si ricordi che esiste pure la legge Severino? Vedremo la magistratura che indirizzo prenderà.
L’etica nulla ha potuto verso i cosiddetti impresentabili. Ed invece la norma cogente di una legge dello Stato potrebbe sconvolgere la geografia politica del Parlamento siciliano.
Peccato che in quel caso a farne le spese e ad essere penalizzati siano genericamente i faciloni e non certo specificatamente i soliti marpioni collezionisti dei reati sopra elencati.
Per cui non ci sentiamo di affermare che, anche nel caso la magistratura accettase i ricorsi, il nuovo parlamento siciliano subirebbe un salutare scossone in meglio. Purtroppo no!
La previsione è che si continuerà a navigare a vista. E il buongiorno è sotto i nostri occhi.
Ci auguriamo di essere cattvi profeti. Saremmo i primi ad esserne felici.

Carmelo Toscano

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